Fairy Tales
“Adesso
subito a letto ragazzi!”
“Nooo!!
Non vogliamo… per
favore!!!” il bimbetto dagli occhi azzurri e cosparso di
lentiggini si mostrò in un broncio triste con due occhi da cucciolotto
smarrito.
“Non mi
incanti, signorino, con quello sguardo”
“Ma mamma! Non è giusto! Perché devo andare a letto alle
nove e mezza! Ho già sette anni!” la madre sorrise divertita.
“Bene,
allora quando ne compirai dieci ti lascerò rimanere sveglio anche tutta
la notte se lo vorrai.”
“Davvero?”
“Si… ma adesso devi andare a letto con tua sorella.” La bimba
che sperava di averla scampata se ne stava andando in punta di piedi nella
stanza più vicina senza fare rumore.
“Vieni immediatamente qui tu.” la chiamò la madre.
“Non
potto andare a giocale?!”
“Non adesso… domani magari” le disse dolcemente la madre
prendendo la piccola in braccio. Dieci minuti dopo i due bambini erano a letto
rimboccati ben bene. La madre salutò i due bambini e fece per andarsene.
“Mamma…” la chiamò la più piccola.
“Si
tesoro?”
“Ce la lacconti una favola per dommire?” fece la bambina guardando
la madre con intensità nonostante gli occhi di un azzurro chiarissimo.
Non fece in tempo a risponderle che il ragazzino scattò seduto e disse
velocemente
“Si,
si, si dai!! Per favore!!” la madre lo osservò prima di
acconsentire con un sospiro.
“D’accordo…
cosa volete che vi racconti?” fece sedendosi sulla poltrona vicina ad
entrambi i lettini.
“La
storia dei pirati dell’isola dei Troll!!”
“No, è blutta quella!!! Mi fa paura!”
“Per questo è bella!” fece il bambino muovendosi di
continuo.
“No, no! Io voglio sentile quella della Principessa Corvonero!”
“Calmi, calmi bambini… che ne dite della storia di
Cenerentola?” chiese la madre cercando di placare un po’ gli animi.
“Bleah! E’ una storia per femmine!”
“Non è per niente vero, allo zio piaceva tantissimo questa
storia”
“Si, si!! Sentiamola…”
“Bah…” fece il bambino gettandosi nel letto a braccia
incrociate. La madre lo osservò un po’ incuriosita prima di
cominciare a raccontare.
“Allora,
c’era una volta, tanto tanto tempo fa, una giovane ragazza, rimasta
orfana della madre quando era molto piccola. Il padre amava tanto questa
ragazza, ma un giorno decise di sposare una donna bellissima che aveva due
figlie. La donna non sopportava troppo Cenerentola, e quando il padre non era
in casa la trattava malissimo. Sfortunatamente un giorno il padre di
Cenerentola morì e la matrigna e le sorellastre presero a trattarla
ancora peggio. Le levarono i bellissimi vestiti che indossava e la ricoprirono
di stracci, la costrinsero a fare la domestica in casa e non poteva partecipare
a nessuna festa del paese…”
“Ehi
Weasel… hai mai pensato di comprare qualche vestito nuovo per il tuo
guardaroba? Se non sbaglio sono tre settimane che vesti sempre gli stessi
stracci…”
“Malfoy, sbaglio o ti trovo sempre tra i piedi di recente?”
“Sbagli. Il mio era un semplice consiglio.”
“E da quando in qua tu dai consigli a me?”
“Semplicemente da quando hai cominciato a farmi pena” le porse un
sacchettino tintinnante. Nonostante Ginny fosse parecchio diffidente prese il
sacchettino lo aprì e divenne porpora non si sa se dalla vergogna o
dall’indignazione.
“Non
voglio la carità Malfoy” e gli lanciò contro il sacchettino
prima di girarsi ed andarsene a grandi passi
“Nel
paese però tutti le volevano un gran bene, non potevano sopportare come
una ragazza così buona venisse trattata così male dalla sua
famiglia. Dunque tutti l’aiutavano come potevano per riuscire a scamparla
alla matrigna. E la vita per la povera Cenerentola procedeva in questo modo,
andava avanti facendo le pulizie, rattoppando di qua e cucinando di là.
Un giorno mentre era in paese a fare la spesa sentì un messaggero di
corte gridare a tutti “Il principe cerca moglie, tutte le giovani donne
di buona famiglia possono presentarsi”
24 Dicembre ore 20:30
Tutti i ragazzi a partire dal quarto al settimo
anno possono partecipare al ballo in maschera che si terrà
quest’anno la vigilia di natale, a mezzanotte sarà obbligatorio
togliere le maschere.
“Wow!
Ehi Gin, hai letto l’annuncio cosa dice?!” una ragazza dai capelli
biondi saltellava da una parte all’altra attorno a Ginny Weasley, che
stava seriamente perdendo la pazienza.
“Si Luna, ho visto! Non c’è bisogno che lo venga a sapere
tutta la scuola vedendoti saltellare come una pazza!” fece la rossa
bloccandola per le braccia.
“Oh,
giusto hai ragione… che figata però!”
“Certo come No…” fece Ginny mentre il suo sguardo ricadeva
all’unico tavolo verdeargento.
“Quando
lo venne a sapere la matrigna volle assolutamente che le sue due figlie
partecipassero a quel ballo, ma naturalmente quelle erano bruttissime ed il
principe mai avrebbe accettato di sposare una di loro. Comunque sia la madre
fec comprare i vestiti più belli, le fece sistemare nel modo più
bello possibile. Cenerentola, nonostante fosse quasi certa della risposta che
avrebbe ricevuto, chiese alla matrigna se anche lei poteva presentarsi al
ballo, ma la matrigna la guardò con disprezzo e le disse semplicemente
che una sguattera come lei non poteva di certo presentarsi al ballo del
principe.”
“Davvero
erano così cattive le sorellastre?” il piccolo si era ormai reso
interessato alla storia e parlò con incredulità.
“Esattamente.
Erano talmente tanto cattive che arrivarono a rubarle tutti i bei vestiti che
inizialmente la matrigna aveva proibito a Cenerentola di indossare. Quando
arrivò la sera del ballo dunque con i bei vestiti e i gioielli magnifici
le due sorellastre andarono alla festa insieme alla madre, chiudendo la povera
cenerentola a chiave dentro casa.”
“Povelina!” fece la piccolina con le lacrime agli occhi. La madre
sorrise e continuò il racconto.
“Ma magicamente, poco dopo che la matrigna e le sorellastre se ne erano
andate davanti a Cenerentola, che
stava piangendo per la tristezza, comparve una fata.”
“Ohhhhh!!”
i due bambini si proclamarono in una esclamazione estasiata.
“Una fata dolce e mattacchiona, un po’ tipo la nonna” il
bimbo ridacchiò “con un grande cappello a punta ed un lungo
vestito azzurri.”
“Il cappello dei maghi di solito non è nero, mamma?”
“Si,
ma questa non è una strega, è una fata, e dunque aveva il
cappello azzurro. Cenerentola era rimasta veramente senza parole, non sapeva
cosa dire né cosa fare. La fata allora cominciò a parlare
“Io sono la tua fata Madrina, e voglio esaudire il tuo desiderio…
tu andrai a questo ballo.” le disse Cenerentola tutta felice
annuì, ma si rattristò immediatamente vedendo che non aveva un
vestito. La fata però con un incantesimo trasformò gli stracci
che indossava in un bellissimo vestito bianco e scintillante completato da due
bellissime scarpette di cristallo, con un altro incantesimo le acconciò
i capelli con una coroncina di diamanti e con un ultimo incantesimo le
creò una magnifica carrozza bianca da una zucca e quattro topolini.”
“Quattlo topolini?!”
Cara
Ginny,
Sono la
mamma, mi spiace non averti potuto inviare un po’ di soldi, so che ci
tenevi a comprare un bel vestito per il ballo, ma in casa abbiamo dei problemi,
lo sai tesoro. Fred e George vanno alla grande, ma non bastano loro per mandare
avanti la famiglia, Bill è in sudafrica e Charlie in Normandia ed io e
tuo padre non riusciamo a pagare le spese. Spero capirai… sarà per
l’anno prossimo magari..
Un Bacio
Mamma
Lesse la
lettera velocemente. Immaginava che sarebbe arrivata, prima o poi… erano
due anni che andava avanti in quel modo, sempre la stessa storia. Aveva
rinunciato a chiedere soldi per un vestito l’anno prima, ed ora ecco
arrivare la classica lettera che confermava le sue vedute.
“Ginny?
Ginny?! Stai bene?” la voce di Luna la fece risvegliare dai suoi
pensieri. La guardò un po’ spaesata per un attimo prima di
rispondere.
“Certo,
perché me lo chiedi?”
“Perché
ti stavo parlando tranquillamente quando ti ho vista persa ed un po’
triste per un attimo.”
“Nulla… figurati. Piuttosto che stavi dicendo?”
“Ah, ecco… allora, non so con chi andarci a questo ballo Gin…
realmente non lo so… anche se io vorrei andarci con tuo fratello, come
ben sai… però… io non ho alcuna intenzione di andare a
dirglielo. Se ci andassi con Zach Smith?”
“Quello?! A questo punto è meglio quella capra di mio
fratello.” fece accennando ad un sorriso. Anche Luna sorrise per un
secondo, prima che il suo sguardo tornasse stralunato.
“Dimmi
una cosa… che hai intenzione di mettere il 24?” chiese, ma non si
riusciva a capire se fosse seria o un po’ persa nel vuoto.
“Non
preoccuparti Luna, ho già deciso cosa mettere” mentiva. Ovviamente
mentiva, sentiva la sua lingua essere sul punto di andarsene da sola per come
il suo tono era falso. Luna non capì e si avvicinò
all’armadio.
“Ah, ok. Meglio. Comunque, ho dimenticato di farti un regalo per il
compleanno quest’anno, e pensavo di dartelo per natale, ma te lo do
prima, nel caso in cui tu cambi idea sul vestito da mettere. Sai, se dovessi
preferire questo…” e le porse un pacco ben incartato. Ginny lo
guardò un po’ sconcertata. Lo aprì e trovò un
bellissimo vestito bianco lungo fino ai piedi e senza spalline, con coordinate
due scarpine dello stesso colore con un tacchetto basso. La maschera, bianca
anch’essa, era a forma di farfalla e la immaginava come perfetta addosso
a se stessa. Trattenne un sorriso a stento. Lo sapeva, sapeva che sarebbe
andata a finire così, e dunque Luna aveva reagito di conseguenza.
“Non
so se è più bello di quello che vuoi mettere per il ballo, ma a
me piaceva parecchio…” disse con un mezzo sorriso la bionda.
“Si,
in effetti non c’è male” fece sorridendo anche Ginny.
“Cenerentola
era veramente bellissima quella sera, e quando si presentò al castello,
con quel vestito quasi brillante, diamanti dappertutto e una carrozza da re,
tutti quanti rimasero senza parole. La ragazza aveva una grande paura di essere
riconosciuta dalle sorellastre o dalla matrigna, ma la voglia di andare a quel
ballo era talmente tanto forte che fece del suo meglio per non essere
riconosciuta. Il principe, attorniato da ragazze, ma soprattutto dalle due
sorelle, che non si allontanavano un attimo da lui, notò immediatamente
Cenerentola, e si allontanò da tutte le pretendenti e cominciò a
ballare con Cenerentola tutta la serata, mentre le sorellastre si chiedevano
chi mai fosse quella bellissima ragazza. Ma la mezzanotte arrivò
rapidamente, e quando i rintocchi del grande orologio si fecero sentire alle
orecchie di Cenerentola, la paura di tornare ad essere una semplice sguattera
la fece fuggire lontano dal principe che per tutta la serata non aveva avuto
occhi che per lei…”
“Che bello!” la bambina con occhi sognanti guardava la madre, un
lieve sorriso carico di dolcezza le incurvava le labbra.
“Ma
nella corsa per raggiungere la carrozza prima che si ritrasformasse in una
zucca perse una scarpetta di cristallo…”
“Davvero?” chiese il bambino curioso, seduto comodamente sulle
ginocchia ad ascoltare ammaliato il racconto della madre.
“Co-come
sto?” chiese ad Harry mentre scendeva le scale del dormitorio femminile.
Non riuscì a vedere bene l’espressione del ragazzo poiché
il volto era ricoperto da una maschera verde smeraldo, come i suoi occhi, ma
riuscì a notare come appariva sbalordito.
“Sei
assolutamente… fantastica Gin, se non avessi già
un’accompagnatrice ti chiederei di esserlo tu…” Hermione al
suo fianco lo colpì ad un braccio con un finto fare arrabbiato.
“Ah,
è così?! Vai Ginny, è tutto tuo non ho intenzione di
ballare con il mio ragazzo stasera.”
“Come
no Herm?!”
“No,
assolutamente no!”
“Calmi ragazzi, Herm non voglio ballare con Harry, Harry spiacente ma non
avrei accettato il tuo invito” fece ridendo mentre continuava a camminare
davanti a loro, mentre il moro borbottava qualcosa dietro tipo “Ma era un
se non una
richiesta” che fece ridere Hermione. Non appena uscì dalla torre
Grifondoro si trovò davanti Luna, vestita di uno stravagante abito
arancione decorato con tante scritte indecifrabili.
“Ehi Gin! Ci avevo azzeccato assolutamente sul colore allora! Sei uno
splendore tesoro!”
“Anche tu non scherzi… chi aspetti?” fece con aria maliziosa
“Un Grifondoro misterioso dai capelli rossi… infatti ci ho abbinato
il colore del vestito, noti?!” ostentò la bionda. Ginny
annuì, ormai a piena conoscenza del carattere strambo dell’amica.
“D’accordo, io scendo…”
“Vai vai, tanto te lo guardo io il fratellone” fece con un
occhiolino la bionda prima che se ne andasse.
La sala
comune era eccezionale. Non vi erano altre parole per descriverla: i tavoli,
scomparsi erano stati rimpiazzati da una marea di gente che chiacchierava e
qualcuno che ballava nella pista. Non le sembrava di riconoscere nessuno; come
era cambiata in quel momento la gente, trucco, maschere e abiti fatati avevano
reso tutto inverosimile. L’atmosfera sul tardi si era fatta più
intensa, Ginny aveva ballato di tanto in tanto con le poche persone delle quali
aveva riconosciuto a stento la voce o alcuni tratti. Guardò
l’enorme conto alla rovescia glitterato risplendere nell’aria grazie
ad un incantesimo di Silente in persona: mancava ancora mezz’ora alla
mezzanotte.
“Mi
concede questo ballo, Cenerentola?” una voce profonda alle sue spalle
aveva parlato. Si voltò con aria sorpresa e vide una figura alta ed
imponente che elegantemente le porgeva una mano. L’abito da cerimonia
nero, con bordi argento coordinato perfettamente alla maschera nera lucida
spruzzata da una serie di brillantini argentati, calzava a pennello al fisico
scolpito del ragazzo dei quali riusciva a scoprire solo le labbra sottili e
rosee, che un attimo prima avevano pronunciato un invito a ballare e i capelli
di un biondo dorato, come spighe di grano dorato splendenti sotto la luce del
sole estivo. I contorni del volto, appena visibili sotto la maschera scura,
apparivano sicuri e al contempo delicati, gli occhi limpidi e bellissimi come
un lago invernale le davano una sorta di tranquillità, e non seppe come
mai, ma accettò quell’invito a ballare. Notò a distanza
Luna parlare animatamente e rivolgerle uno sguardo vincente, Harry impegnato
con Hermione e Ron concentrato nell’ascolto delle parole vane della sua
accompagnatrice. Non parlarono molto, ed ambedue evitarono accuratamente di
parlare del personale. Quella situazione di calma andava bene ad entrambi. Un
rintocco possente la fece sobbalzare. Si guardò intorno ed il suo
sguardo cadde nuovamente sul conto alla rovescia disegnato elegantemente per
aria.
“Dieci, Nove, Otto…” tutti avevano preso a contare,
emozionati per il giungere del Natale tanto atteso, smettendo di ballare per
quei dieci secondi mancanti.
“Sette,
Sei, Cinque, Quattro…” un panico improvviso la colse. Non voleva
rivelare la sua identità a quegli occhi ghiacciati.
“Tre,
Due, Uno…” il battito sordo del suo cuore pulsava nelle sue
orecchie con la potenza di una grancassa, facendola sussultare ad ognuno. Il
fiato venne a mancarle, i polmoni cominciavano a dolere… fuggire.
“Zero!”
l’urlo finale del conto alla rovescia fu come lo sparo iniziale ad una
corsa tra atleti. Sentì la presa leggera sul suo braccio sfuggire,
qualche parole che non riuscì a comprendere, e mentre varcava il portone
della sala grande la maschera cadde candidamente sul pavimento.
“Proprio
così…” annuì la madre continuando il suo racconto
“Così il principe, che aveva provato a raggiungerla prima che se
ne andasse trovò su uno scalino la scarpetta di cristallo e
ritornò alla festa, dicendo che non avrebbe sposato nessuna delle donne
presenti in sala.”
“Voleva sposale Cenelentola!” esclamò la bambina.
“E ci
credo! Di sicuro non voleva quelle due racchie delle sorellastre… mamma
quanto erano brutte da uno a dieci?”
“Almeno venticinque!”
“Così
tanto?! Nemmeno io me le sarei sposate. Meglio Melina…” fece a
bassa voce il bimbetto.
“E
chi è Melina?!” la bambina curiosa si protese verso il fratellino,
che nel frattempo era diventato di un allegro color porpora in volto.
“La
mia compagna di banco… mamma continua la storia!” fece veloce prima
di voltarsi verso la madre che sorrideva un po’ complice un po’
maliziosa dell’ingenuità del figlioletto.
“Bene,
allora dove ero rimasta? Ah, si, il principe disse di non voler sposare nessuna
delle ragazze presenti nella sala, ed il giorno dopo fece spargere per il paese
la notizia che avrebbe sposato chiunque avesse calzato perfettamente quella
scarpetta.”
“Oh, ma allora non poteva andare a tutti quella scalpetta!” fece
improvvisamente allarmata la piccola portandosi un dito davanti alla bocca.
“Eh,
no, perché Cenerentola era l’unica nel paese ad indossare una
minuscola scarpina. Quindi non potevano sbagliarsi”
“Blaise”
“Si,
Draco?”
“Devo
assolutamente scoprire chi diavolo era quella ragazza.” fece il biondo
rigirandosi tra le mani la mascherina bianca a forma di farfalla. Era piccola,
relativamente parlando, e circondava un viso piccolo e ovale, del quale
ricordava esattamene solo le labbra rosse e gli occhi castani.
“Tu
sei andato amico mio… mi sa che non troverai mai la tua
cenerentola” fece Blaise, guardando l’amico e cugino con aria
compassionevole. Il biondo non rispose, rigirandosi ancora tra le mani la
mascherina bianca notando la piccola incisione sull’angolo destro di
questa che citava due lettere “GW” e ripensando alla sera prima.
Chi era quella strana ragazza? Non sapeva come mai, ma da subito l’aveva
attirato. I capelli rossi accessi elegantemente arricciati e posati
delicatamente sulle spalle, il volto candido, in perfetta sincronia con il
colore dell’abito e della maschera, e gli occhi castani profondi e caldi,
completamente l’opposto di quello che vedeva intorno a se stando tra i
suoi “amici”. Ed intanto non poteva far altro che imprecare. Per
quale diavolo di motivo era scappata alla mezzanotte?! Perché non era
rimasta lì con lui?! Proprio non riusciva a capirlo.
“Poco importa, devo riuscire a scoprire chi è. Dovessi girare
tutta la scuola” fece a bassa voce, riflettendo tra se e se. Blaise,
poggiato tranquillamente contro la parete osservava a braccia incrociate il
cugino.
“Bhé, potresti cominciare dalle Serpeverdi, no? Spargi un
po’ la voce del ritrovamento di questa maschera… sono sicuro che la
proprietaria la sta cercando… sembra essere di qualità alla fin
fine.” fece con disinteresse. Draco lo guardò e annuì
convinto.
“Tutte
le ragazze del paese allora cominciarono a presentarsi alla reggia del re,
provando ad indossare la scarpetta e sperando in un po’ di fortuna, che
naturalmente non c’era. Tutte le ragazze del paese. A questo punto il
principe ormai disperato decise di andare lui stesso a casa di tutte le
più altolocate famiglie dell’epoca, sperando che in qualcuna delle
ragazze che avrebbe visto vi fosse Cenerentola. Ma nonostante ciò non
riuscì a trovarla. Quando arrivò il giorno in cui il principe
arrivò a casa di Cenerentola, le due sorellastre e la matrigna erano
felicissime dell’arrivo del principe, ma temevano la presenza di
Cenerentola in quanto di troppo. La fecero dunque nascondere in una stanza
stretta e buia e chiusero la porta a chiave. Le sorellastre entrambe provarono
la scarpetta ma non riuscirono a calzarla affatto, visti i piedoni che si ritrovavano…”
i bambini risero di gusto all’affermazione della madre.
La
notizia di una maschera persa durante il ballo di Natale si era sparsa alla
velocità della luce nella scuola il giorno dopo, soprattutto quando si
era venuti a sapere che il ragazzo che cercava la proprietaria della maschera
era nientemeno che Draco Malfoy, il ragazzo più ricercato e voluto dopo
Harry Potter da tutte le ragazze dal secondo al settimo anno che amassero un
pizzico in più l’aura di mistero e malizia del biondo rispetto a
quella di sicurezza e ingenuità di Harry. Vedeva tutte le ragazze fare
la fila per riuscire a vedere quella maschera, sperando in un qualche modo che
potesse essere la loro. Ginny imprecò mentalmente. Doveva proprio
lasciarsela sfuggire quella maschera?! Stava facendo più danni che
altro.
“Ginny, ma quella non è la tua maschera?” chiese Luna alla
sua destra, seduta comodamente come lei ai piedi di una quercia davanti al
lago. Ginny mugugnò qualcosa in risposta.
“Si, è proprio la tua, ricordo di averla scelta io, aveva una
forma bellissima e particolare… immaginavo ti sarebbe stata
benissimo.” continuò l’amica assorta nei suoi pensieri. In
quel momento vide il soggetto dei suoi pensieri, ossia la maschera
materializzarsi, si direbbe magicamente quasi, anche se si sa che è
praticamente impossibile ad Hogwarts, insieme al secondo soggetto dei suoi
pensieri: alto, biondo e dagli occhi di un azzurro limpidissimo. Il primo
impulso, appena lo vide anche quella volta fu quello di fuggire lontano. Ma
stranamente i piedi ed il sedere non avevano intenzione di muoversi dalla
posizione comoda nella quale si trovavano, o più semplicemente non aveva
la forza necessaria nelle gambe per una corsa in quel momento. Nel suo campo
visivo si aggiunse anche la figura formosa di Pansy Parkinson, che con una
breve corsetta raggiunse il ragazzo e dopo un po’ di parole
incomprensibili per Ginny, vide come lui le consegnava la maschera, che lei
subito indossò.
“Ehi, ma quella è la tua maschera! Ginny!” fece Luna
alterata, mentre Ginny abbassava lo sguardo mormorando semplicemente.
“Mi sa che è meglio così…”
“Cenerentola
sentendo la voce del principe cominciò ad urlare aiuto, ed il principe,
che realmente sperava quella scarpetta non sarebbe mai andata alle due
sorellastre, e che non poteva interessarsi di meno a loro due, cominciò
a correre verso il piano di sopra, superando la matrigna che aveva provato con
una scusa a bloccarlo.”
“Ma pelché è così cattiva con Cenelentola la
matligna?” chiese la bambina, con gli occhi aperti solo per seguire la
storia, dato che si notava stava morendo di sonno.
“Perché era una ragazza dolce, buona e bellissima, il contrario
delle sue due figlie.” rispose semplicemente la madre. La piccola
annuì, portandosi il pollice alla bocca e cominciando a ciucciarselo, segno
di profonda stanchezza. Il bambino invece sembrava stesse facendo una lotta
privata con se stesso per resistere fino alla fine della favola.
“Salì
al piano di sopra e trovò Cenerentola chiusa nella stanzetta buia e
piccola. Aveva capito solo guardandola che era lei la ragazza, ma le fece
provare prima la scarpina di cristallo, che le calzava esattamente a
pennello.”
Un mese
dopo tutto era tornato alla normalità. O meglio, tutto era tornato come
era sempre stato prima di quel ballo. Ginny aveva ormai dimenticato
completamente la serata di natale, come se non ci fosse mai stata, e passava
con un’indifferenza unica davanti alla nuova coppia scoppio del momento
formata da Draco Malfoy e Pansy Parkinson. Se inizialmente in un qualche modo
vederli insieme la turbava ora non trovava più in loro alcun interesse
particolare. Luna invece sconfortata
quando li vedeva insieme scuoteva la testa rassegnata volgendo poi uno
sguardo di sottecchi all’amica. Quel giorno era decisamente furiosa. Era
corsa ai campi da quidditch per allenarsi di più. Harry le aveva fatto
un macello perché in quei giorni non era riuscita a prendere una pluffa
nemmeno da Colin. Cominciò a volteggiare per aria veloce, mentre
l’aria le sferzava il viso con potenza, sentiva quasi le lacrime solcarle
le guance, ma probabilmente erano invece gocce di pioggia, dato che aveva
cominciato a piovere da pochi minuti. Imprecò mentalmente: solo la
pioggia le mancava in quel momento.
“Ehi Weasel, cosa diamine ci fai tu qui sotto la pioggia?!” una
voce la richiamò dal basso. Ginny colta di sorpresa sobbalzò un
po’ con la sua scopa.
“Che diamine vuoi Malfoy?!” ringhiò quasi la rossa dalla sua
altezza, essendo praticamente certa che le lacrime le stessero realmente
solcando le guance.
“Calmina
calmina, eh! Ti si potrebbe alzare la pressione… perché non
scendi, visto che sicuramente ti prenderà una bella febbre?” fece
in tono canzonatorio il biondo incrociando le braccia. Ginny notò come
in un certo qual modo stava sorridendo.
“Non
voglio scendere. Perché non te ne vai tu, potrebbe venire anche a te la
febbre.” rispose acida, pentendosi un attimo dopo del carattere
scorbutico che aveva.
“Non
costringermi a venire a prenderti, non mi va di salire fino a
lassù.” fece in tono indecifrabile il biondo scrutandola attento
con gli occhi ora di un azzurro torbido simile al grigio della tempesta.
“Oh, ma finiscila” fece Ginny sfrecciando in avanti, e continuando
come niente fosse il suo allenamento. Meno di due minuti dopo si sentì
agguantare da un braccio possente alla vita.
“Ti
avevo avvertita che sarei venuto a prenderti, mia cara Cenerentola” fece
in un sussurro al suo orecchio il ragazzo. Ginny sgranò gli occhi e si
voltò bruscamente a guardarlo.
“Come…”
“Come potrei non riconoscere la ragazza che a ballato con me tutta la
sera.” fece serio l’altro, accennando ad un sorriso poi e
mostrandole la delicata mascherina bianca che teneva all‘asciutto sotto
il mantello.
“Così
il principe la portò via con se da quella casa dove nessuno la voleva, e
da sguattera quale era divenne una regina dolce ed amata da tutti, primo fra
tutti il suo principe e marito. Fine” fece la madre notando la bambina
con gli occhi chiusi ed un sorrisino aperto sul volto, il bambino aveva gli
occhi socchiusi e con un enorme sbadiglio li chiuse definitivamente anche lui
abbandonandosi al mondo dei sogni. La madre li osservò per un attimo
incantata, prima di spegnere la luce ed andare in cucina. La porta principale
di casa si aprì in quel momento.
“Ciao
tesoro, come è andata al lavoro?” chiese la moglie. L’altro
sbuffò sonoramente, gettandosi di peso sulla prima poltrona che
trovò. Gli occhi azzurri, identici a quelli dei figli, erano stanchi per
la spossante giornata di lavoro.
“Quell’idiota
di Potter non riesce mai a farsi gli affari suoi, eh?!” fece in un
borbottio irritato.
“Cosa è successo stavolta?” chiese in un sospiro la moglie
sedendosi su una sedia davanti al marito.
“Come
al solito la sindrome dell’Eroe lo ha colpito nuovamente, solo che questa
volta se non fosse stato per me e Paciock ci sarebbero andate di mezzo almeno
cinquecento persone…” la rossa sospirò, era normale, era
sempre stato così, quei due non si sarebbero mai sopportati.
“Comunque,
come stanno Dominic e Sarah?” chiese poco dopo, calmandosi un po’.
“Dormono, ci è voluto un po’ più del solito a
convincerli ad andare a dormire… quel bambino ti somiglia anche
troppo” fece in un sorrisino.
“Mi pare ovvio, è mio figlio…”
“Già comincia a parlare di una certa Melina”
“Melina? Melina Gobbons?”
“Non ne ho idea, una sua compagna di classe dice…”
“Bravo figliolo… cominci a fare conquiste, eh?” ghignò
il padre mentre la madre sospirava alzando gli occhi al cielo.
“Si, si, adesso non montarti…”
“E come hai fatto a farli dormire?”
“Gli ho raccontato una favola… quella di Cenerentola” fece
con un sorriso osservando attentamente l’uomo che aveva davanti.
“Cenerentola,
eh? Gliel’hai detto che l’abbiamo inventata noi quella
storia?” fece alzandosi dalla poltrona ed avvicinandosi alla donna.
Come destino voleva Draco Malfoy lasciò Hogwarts affiancato non da Pansy Parkinson, bensì da Ginevra Weasley. Il ragazzo si unì alle file degli Auror, con la voglia di contrastare la forza del padre. La Seconda Guerra ebbe inizio solo durante il settimo anno ad Hogwarts di Ginevra Weasley, e finì dopo cinque anni. Anche lei appena finita la scuola si unì alle fine degli Auror, con la voglia di stare vicina a tutte le persone a lei più care. Ci volle un po’, ma anche il resto della famiglia Weasley riuscì a fidarsi del nuovo arrivato Malfoy. E quando dopo più di due anni rivelarono la loro storia non si sa come mai, ma non vi era stata una reazione troppo sorpresa, forse grazie all’intervento acuto di Luna Lovegood… un po’ la fata protettrice di Ginny. Quando la Seconda Guerra ebbe fine Draco chiese inaspettatamente a Ginny di sposarlo, ed il 26 Maggio di quell’anno si sposarono. Dopo un anno nacque Dominic, allegro bimbetto identico alla madre se non per dagli occhi azzurri, e solo dopo altri tre anni nacque Sarah, una bellissima bambina dagli occhi azzurri e i capelli biondissimi, identico in tutto e per tutto al padre, se non nel carattere… qui ha fine la nostra storia…