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Autore: hele    06/09/2012    3 recensioni
Mi strattonò con forza costringendomi ad entrare nella stanza. La carne del mio polso nudo, serrato nella morsa impietosa del suo pugno, bruciava lì dove le dita stringevano. Guidata dal suo avanzare arrivai alla parete sbattendovici contro. Sapevo cosa sarebbe successo di lì a poco. Sapevo che non avrei potuto fare nulla per sfuggirgli, per divincolarmi. Sapevo che mi avrebbe preso e che non sarebbe stato come nei miei sogni.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bulma, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Bulma e Vegeta love story


                                                                                                     Discussioni su discussioni..



-Ecco fatto!- esclamai compiaciuta rimirando, con il capo leggermente inclinato, l'alone roseo che contornava la ferita appena ricucita sul fianco di Vegeta. Avevo fatto proprio un ottimo lavoro, nulla da dire! Bulma riusciva in tutto, dalla meccanica alla medicina! Se avessi potuto farlo senza sembrare una sciocca, mi sarei autocelebrata con una bella pacca sulla spalla.

-Tra qualche giorno toglieremo i punti, nel frattempo tu vedi di non sforzarti troppo- lo ammonii con il tono più autorevole di cui ero capace, ma in cuor mio sapevo che erano parole al vento. I saggi consigli in questa casa venivano seguiti di rado, specialmente i miei.

-Tsk, stupidaggini- rispose, infatti, il Sayan - sai benissimo che ho un allenamento da portare avanti, non ho tempo da perdere per uno stupido taglietto- concluse perentorio, tirandosi su a sedere facendo leva su un gomito.

Distolsi lo sguardo dalla cicatrice per rivolgergli un'occhiata di rimprovero. Ma gli occhi che incontrai esprimevano tutta la determinazione e la cocciutaggine che contraddistinguevano l'alieno.

Eravamo alle solite! Ma infondo perchè sperare che un bralume di intelligenza rilucesse di tanto in tanto in quella testaccia ampiamente vuota?

Sostenni il suo sguardo duro per una manciata di secondi prima di appurare che sarebbe stato del tutto inutile il cercare di farlo ragionare, infondo chi ero io per imporgli cosa dovesse o non dovesse fare? 

-L'allenamento, l'allenamento! Non sai pensare proprio a nient'altro?- sbuffai scocciata, accovacciandomi sulla moquette e cominciando a riporre tutti i miei strumenti da lavoro nella cassetta del pronto soccorso. -Non sono passati neanche due mesi da quando Goku ci ha detto di questi dannati cyborg! Hai ancora ben due anni e dieci mesi per diventare il più forte del mondo!Un breve periodo di pausa non potrà impedirti di...-

-Ah ah ah io sono già il più forte di questo insulso pianeta!- mi interruppe la sua risata supponente.

-Dimentichi Goku..-

Lo aggiunsi così, in un soffio, mormorandolo piano, ma con tutta l' intenzione di essere ascoltata. 

Era una sfida perenne tra me e lui, un continuo battibeccare, e non vi nascondo che il più delle volte ero io ad incominciare.

Ci provavo uno strano gusto di divertimento nel fargli perdere le staffe, e sapevo che nominando Goku il gioco era fatto.

Gli davo le spalle, non potevo vederlo direttamente in volto, ma  immaginare la sua espressione scurirsi,  i pugni stringersi con violenza, le nocche sbiancarsi, e i denti digrignare, mi riuscì molto facile.

Ben ti sta, pensai prima di decidere, imprudentemente, di rincarare la dose.

-Infondo lui è diventato il leggenderio super Sayan, giusto? Te ci sei riuscito?- chiesi con finta innocenza, sapevo già la risposta. Sistemai con più cura del necessario il sacchettino di cotone tra i rotoli di garza. Se ci fosse riuscito ero certa che tutti ne saremmo venuti a conoscenza quanto prima.

Smisi di riempire la valigetta lasciando fuori, vicino al mio ginocchio, la boccetta dell'alcol (non si poteva mai sapere), ed aspettai pronta la sua reazione.

-Kaharot  non  resterà  il  numero  uno  per  molto  tempo  ancora- mi raggiunse la sua voce vibrante di rabbia, tanto da farmi pensare per un attimo che questa volta mi ero spinta troppo in là. -Ancora poco tempo  e potrò schiacciarlo come una formica- .

Non riuscii a trattenere una risatina nervosa, capii subito che sarebbe stato meglio farlo.

-Ma cosa ne vuoi capire tu, donna- replicò sprezzante in risposta alla mia avventatezza, concentrando tutto il suo sdegno in quell'ultima parola, come a volersi vendicare del torto appena subito, quel paragone che nessuno mai avrebbe dovuto azzardarsi a fare. Mi resi conto che per lui  era stata una pugnalata dritta al cuore del suo immenso orgoglio, un oltraggio al pudore. Un subordinato qualsiasi, un guerriero di livello inferiore,  incapace anche di svolgere il ruolo assegnatogli, lo aveva superato, surclassato dando vita e corpo al leggendario guerriero.

Lui era il Principe dei Sayan, superiore a Kaharot, come continuava a chiamare Goku, in tutto : sangue, testa e valore.

-Quali sono le tue preoccupazioni, è, sciocca ragazzina viziata? Mentre noi ci alleniamo per fronteggiare i cyborg, qual'è il tuo ruolo?-

E superiore a me.

-Tu, che ti permetti di parlarmi con tanta impertinenza, cosa stai facendo per aiutare il tuo insignificante pianeta?-

Io per lui ero questo, nient'altro se non una mocciosetta viziata ed inutile, che pensava solo ai vestiti, ai capelli, ad inezie del genere. Non al suo livello, non una sua pari.

-Non che a me interessi la sorte di questo ammasso di terra, acqua e aria e dei suoi insulsi abitanti. Il mio unico scopo è dimostrare a quel pallone gonfiato di Kaharot qual'è il posto che meglio gli compete- ghignò tra sè, forse immaginando,  un Goku sconfitto ed umiliato reduce da un futuro scontro tra i due. 

-Ora puoi anche andartene dalla mia stanza. Non avevo chiesto il tuo aiuto e sopratutto la tua opinione-.

Chinai il capo, gli occhi fissi sulla moquette.
  
-Ah. Tieni, anche questa è da lavare- disse gettando al mio fianco la maglietta, sporca di quel sangue che prima avevo lavato con tanta cura dal suo corpo.
 
-Preferirei riuscissi a farmi riavere la mia tuta da combattimento al più presto, questa roba si straccia e sporca subito. Hai capito donna?-

Hai capito donna.

Donna.

No. Questo era troppo.

Mi alzai di scatto dandogli ancora le spalle. I miei pugni erano talmente stretti che sentivo le unghie premere inclementi sulla pelle dei palmi, quasi a lacerarla.  L'ira dentro di me cresceva prepotente, ad ondate la sentivo pervadere il mio corpo.

-ORA BASTA!!- urlai isterica girandomi verso il mio interlocutore con uno sguardo assassino.

-TU NON PUOI TRATTARMI IN QUESTO MODO!- gli gridai addosso avanzando verso di lui a testa bassa. Ero rossa di rabbia, mi sentivo avvampare, ero sicura che di lì a poco sarebbe uscito del fumo dalle mie orecchie.
 
Quando fui a pochi centimetri di distanza da quella sua facciaccia gli puntai un dito sul petto.

-IO MI CHIAMO BULMA! BULMA! B U L M A! CAPITO!?-

Il Sayan arretrò di un passò, preso alla sprovvista da quella reazione irruenta.
 
-NON DONNA, NON TERRESTRE, NON RAGAZZINA VIZIATA! BULMA!-

-E DOVRESTI RINGRAZIARMI PERCHE' TI HO CURATO, PERCHE' HO LAVATO LE TUE COSE, PERCHE' CONTINUO A SFAMARTI, PERCHE' TI HO DATO I MEZZI PER ALLENARTI E PERCHE' TI HO ACCOLTO NELLA MIA CASA! DOVRESTI SOLO RINGRAZIARMI!-

-E VUOI SAPERE UN'ALTRA COSA!? SE VOI STUPIDI AVESTE ASCOLTATO I MIEI CONSIGLI, ORA NON DOVRESTE NEANCHE ALLENARVI TANTO PER SALVARE QUESTO INSULSO PIANETA COME LO CHIAMI TU, PERCHE' IO AVEVO PROPOSTO DI SBARAZZARCI DI QUEL DOTTOR GELO TEMPO FA, E INVECE VOI NO!! FACCIAMOGLI COSTRUIRE QUESTI ROBOT INFERNALI CHE CAUSERANNO MORTE E DISTRUZIONE SOLO PERCHE' DOBBIAMO GIOCARE A CHI E' IL PIU FORTE! ORA L'UNICA COSA CHE MI RESTA DA FARE, PER IL MIO PIANETA, E' SOPPORTARE LA TUA PRESENZA! PERCIO' NON AZZARDARTI PIU' A CHIEDERMI QUAL'E IL MIO RUOLO!  TSE!-  finii dando un calcio alla maglietta che aveva gettato ai miei piedi.

-E IO QUELLA NON TE LA LAVO DI CERTO, FINCHE' NON IMPARERAI A CHIEDERMI PER FAVORE! E LA VUOI SAPERE UN'ALTRA BELLA COSA? PER ME GOKU  RESTERA' SEMPRE IL GUERRIERO PIU' FORTE DELL'UNIVERSO PERCHE' QUELLO CHE COMPLETA UN GUERRIERO E' LA NOBILTA' D'ANIMO! LA NOBILTA' D'ANIMO CHE TU NON HAI! TU NON CE L'HAI UN ANIMO, NON HAI NEANCHE UN CUORE! TRATTARE A QUESTO MODO UNA POVERA RAGAZZA INDIFESA CHE SI FA IN QUATTRO PER TE! NON SEI IN GRADO DI APPREZZARE NIENTE! NON TI AZZARDARE MAI PIU' A RIVOLGERMI LA PAROLA!- girai sui tacchi, dimentica anche della mia valigetta che mi aspettava sprofondata sul morbido pavimento, ed uscii sbattendo per la seconda volta in quella giornata burrascosa, la porta alle mie spalle.



Da non credere! Da non credere!

Come si faceva ad essere così ottusi!

Incrociai le braccia sotto il seno con veemenza. Quel villano da quattro soldi! Altro che principe e principe! Ah! Se solo fossi stata più forte, quel tanto che bastava per sferrargli un bel  cazzotto su ...

-Bulma!-

Mi girai, riscossa dai miei pensieri omicidi,  in direzione del grido di richiamo. Yamcha stava correndo verso di me lungo il corridoio, indossava un completo elegante e una cravatta color avorio.

Strano, pensai, Yamcha non è solito indossare indumenti tanto formali.

-Ma si può sapere che fine hai fatto? è tutto il pomeriggio che ti chiamo sulla tua linea privata, ma niente!- inveì non appena mi ebbe raggiunto.

-Ehm..-

-Mi sono preoccupato e sono venuto qui. Tua madre mi ha detto che ti avrei trovato nell'ala est della casa. E' mezz'ora che ti cerco, si può sapere dove diavolo ti eri cacciata? -

-Ma perchè sei qui?- chiesi smarrita, ancora frastornata dalla discussione che avevo avuto precedentemente.

-La cena! Ti ricordi che avevo prenotato in quel locale in centro? Dai, sei stata te ad insistere tanto-

-Oh è vero!- esclamai battandomi una mano sulla fronte. Erano settimane che letteralmente supplicavo Yamcha di portarmi a mangiare in quel ristorante all'ultima moda che aveva aperto da poco in città.

L'avevo completamente scordato.

-Ma insomma, sai che la lista d'attesa per quel posto è chilometrica! Ma.. - alzò lo sguardo verso la porta alle mie spalle.

-Sbaglio o questa è la camera di Vegeta?- Annuii incerta  -Cosa stavi facendo lì?-

-Si era fatto male, l'ho medicato- risposi distogliendo lo sgaurdo dai suoi occhi che mi scrutavano indagatori.

-Di nuovo? Ma perchè devi farlo tu?!- sbraitò perdendo il controllo.

-Beh, mi trovavo da queste parti e, sai che con le medicazioni sono piuttosto brava..- tentai di giustificarmi con titubanza. Sapevo che Yamcha odiava Vegeta più di qualsiasi altra persona al mondo, non sopportava che passassi il mio tempo con lui anche se gli avevo spiegato mille volte che la permanenza non era mai delle più piacevoli.

Ma mi ripresi subito. Perchè dovevo giustificarmi infondo? Questi uomini pretendevano un po' troppo da me ultimamente.

-E quindi hai pensato bene di prenderti cura di  lui é!-

-E allora? cosa c'è, sei geloso?- replicai a muso duro.

-Tse, figurarsi se devo essere geloso di uno scimmione del genere! E' che non capisco il tuo comportamento. Insomma Bulma, quel tizio mi ha ucciso, te lo ricordi? Ha ammazzato il tuo ragazzo e tu che fai? Te lo porti in casa e te ne occupi quasi come fosse tuo marito! Come pensi che dovrei sentirmi?-

-Volevo solo essere ospitale, ne abbiamo parlato mille volte! E poi scusa, tu hai deciso di andartene da questa casa mesi fa, no? Ora  non puoi metterti a discutere quello che decido di fare io-

-Ma ascolti quello che dici? Hai preferito che me ne andassi via io pur di tenerti in casa quel mostro!-

Proprio in quel momento la porta alle mie spalle si spalancò con irruenza, facendo svolazzare la mia gonna per lo spostamento d'aria, ed andando a schiantarsi con un sonoro BAM sulla parete.

Yamcha arretrò di un passo deglutendo.

Vegeta sulla soglia della sua stanza, ancora a petto nudo con la ferita pulsante ben in evidenza sul fianco, gli mandò un occhiata raggelante, avrei giurato stesse addirittura ringhiando.

Il contatto visivo durò pochi istanti, giusto il tempo necessario al Sayan per far valere la sua predominanza. Dopodichè con passo rapido si diresse verso il fondo del corridoio sparendo dietro l'angolo.

 Se Yamcha odiava Vegeta non è che quest'ultimo lo avesse tra le sue grazie.

Era chiaro a tutti gli abitanti della casa cosa pensasse a riguardo del mio ragazzo. Non aveva mai fatto mistero di come lo considerasse un miserabile , l'avevo ripreso più volte sentendolo affibire al suo indirizzo gli epiteti più umilianti ed offensivi.

Non si facevano mancare, poi, le minacce che erano soliti scambiarsi quotidianamente al posto del comune saluto.

-L'hai visto?- sussurrò Yamcha in mia direzione -Pensa di mettermi paura facendo il gradasso!-

-Se non hai paura perchè stai parlando a bassa voce?- non sopportavo quel suo ridicolo comportamento. Mi piaceva pensare che il mio uomo sarebbe stato in grado di proteggermi da chiunque, capace di affrontare a testa alta anche il nemico più temibile.

E invece lui continuava a comportarsi in quel modo deplorevole, facendo il grande alle sue spalle e rintanandosi con la coda fra le gambe in sua presenza.

-Io non sto parlando a bassa voce!- si lamentò offeso -Comunque questo non cambia le cose! Cosa stavi facendo nella sua stanza, dimmelo!- mi ordinò riassumendo un tono imperioso.

-Uffa! Te l'ho detto, si era fatto male! Gli ho solamente ricucito la ferita..-

-Ah! Solamente dice lei! Una cosa da niente insomma! E nel frattempo ti sei completamente dimenticata di me, guarda un po'-

-Senti Yamcha, ho avuto una giornata stremante, davvero. Non so come sia stato possibile, ma mi è completamente passato di mente.- mi scusai sinceramente dispiaciuta.
 
-Perchè ti diverti a fare la sua schiava?! Mandalo via Bulma-

-Non puoi chiedermi questo! Dove lo farei andare? Sai bene che potrebbe essere un pericolo per la popolazione-

-Beh se resta qui diventerà un pericolo per la nostra relazione!-

-Smettila di fare il geloso!-

-Non sono geloso! Vorrei solo che capissi come mi sento io! Non ti sento praticamente più da quando mi sono trasferito con Pual  e ogni volta che vengo qui sei troppo indaffarata a far qualcosa per lui.. Non si merita tutte queste attenzioni da parte tua! Te ne rendi conto?-

Sì, me ne rendevo conto perfettamente, eppure dopo ogni lite, ogni diverbio, ogni scontro, ero sempre pronta a dimenticare tutto e tornare da lui, da Vegeta.

Abbassai lo sguardo  per la prima volta, dopo averlo tenuto fisso per tutto il tempo nei suoi occhi così diversi da quelli fieri e risoluti del Sayan. Negli occhi di Yamcha da un po', vedevo solo insicurezza e paura, forse paura di perdermi una volta per tutte.

-Yamcha io..- ma proprio in quell'istante notai il suo pugno contrarsi in un gesto di difesta. Meccanicamente mi girai e scorsi Vegeta fare capolino all'angolo del corridoio addentando un gigantesco sfilatino, probabilmente preparatogli da mia madre. Mentre avanzava verso di noi continuava a fissare Yamcha accigliato come se fosse un insetto fastidioso e dovesse liberarsi il prima possibile della sua presenza. Senza dire a ci sorpassò per andare a chiudersi nella sua stanza.

Per un attimo, un attimo soltanto, una frazione di secondo, sperai che si fermasse, che dicesse qualche cosa. Che mi desse un motivo per andaremente, per scappare.

Subito dopo mi diedi della sciocca per aver pensato una cosa del genere. Da cosa dovevo scappare? Dal mio ragazzo che mi stava semplicemente chiedendo chiarezza?

Ma ero stanca di tutte quelle liti, di tutte quelle discussioni.

Volevo solo un po' di tregua.

-Allora? Cosa vogliamo fare?- mi chiese senza distogliere lo sguardo dalla porta appena chiusa come se avesse paura che da un momento all'altro potesse riaprirsi.

-Io veramente..-

-Sono ancora le otto- constatò mandando una rapida occhiata polso -Forse se ci sbrighiamo facciamo in tempo, potrebbero averci tenuto il tavolo-

-Io a dir la verità sarei un po' stanca..-

-Bulma, non dire sciocchezze! So quanto ci tenevi ad  andare in quel posto, dimmi la verità centra lui?-

-No, ma che dici, è solo che..-

-Basta devi scegliere cosa fare! Vieni o no?-

Abbandonai le braccia lungo i fianchi, sapevo che con il mio comportamento stavo rischiando di perderlo eppure non avevo voglia di combattere questa volta.

-BULMA!-  quella voce così familiare tuonò da dietro la porta chiusa. -LA CICATRICE MI FA MALE! VIENI A VEDERE CHE HAI FATTO!-

Bulma.

Mi aveva chiamato per nome.

Era la prima volta che lo faceva.

Alzai le spalle, rivolta a Yamcha, in segno di scuse, non riuscii a dire nient'altro.

Mi voltai, poggiai la mano sulla maniglia e la spinsi verso il basso.






  
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