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Autore: dubious3    06/09/2012    3 recensioni
Un tributo a Telesette e ai suoi cross-over.
Nella lontana terra di Konohamere, un malvagio stregone risorto dal passato esercita il suo terribile e nefasto potere.
L'unico che che può fermarlo è Ser Sasuke Uchiha, il più leggendario eroe della storia del regno, risorto per la stessa magia del negromante.
Peccato che le leggende, spessissimo, esagerino...
Note dell'autore: cambiamento di rating da giallo ad arancione per linguaggio più "forte".
Genere: Avventura, Comico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Orochimaru, Sasuke Uchiha
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
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L'Ultimo Atto, Parte Prima: battaglia nella Tana con chili e carne(ficina).


 

Con passi lenti ma sicuri, Sasuke scese dalla nave. L'imbarcazione aveva attraccato al grande ponte di pietra che precedeva l'ingresso alla Tana, ed ormeggiava lì, collegata solo con l'asse.

Spaziato con lo sguardo, il nobile osservò a breve distanza dal minaccioso ingresso principale una statua di Hoshigargolla, posta in corrispondenza di uno dei piloni.

Avanzò un poco per toccarla sulla spalla, credendo che il destino stesso gli stesse mandando un ultimo aiuto. La creatura reagì sgranchendosi e strabuzzando gli occhi, visibilmente sorpresa.

"Emmm... Sir Sasuke Uchiha, s-suppongo. Confesso che nessuno di noi si aspettava che arrivassi così lontano; per questo...  non ci eravamo scritti nulla..."

Sasuke fece uno sguardo annoiato. L'essere gesticolò ancora di più.

"Aspetta però un attimo: forse riesco a partorire qualcosa. Il tuo..." tossicchiò un poco per aumentare la propria ispirazione "il tuo incontro finale, con Angmar, ti aspetta oltre questo cancello. Il Signore dei Demoni di questo mondo si è circondato di guardie del corpo innaturali, abominevoli oltre ogni umana comprensione e potenti oltre ogni umana possibilità. Tuttavia, esiste ancora una speranza: potrai portarti in pari, se evocherai la possente magia della Pietra di Anubi!" Ondeggiò per aggiungere enfasi.

"Ora va', Sir Sasuke Uchiha, e ricordati di non fare troppo rumore quando fracasseranno la tua carcassa sul pavimento: è un mese che aspetto questo numero di Statua e Diva, e non voglio essere disturbato, intesi?"

"Intesi, intesi". Il nobile rispose bofonchiando; era certo l'iniezione di fiducia che gli serviva prima di gettarsi nelle braccia della morte...

Inspirò quanto più poté per darsi coraggio, e girò il proprio capo snodato verso la nave di cui era appena diventato capitano: l'intero equipaggio, con l'ovvia eccezione del vecchio capitano, era sui posti per un arrembaggio. Immobili, tutti gli scheletri tenevano sguainate le spade tinteggiate di sangue dalla luce della fortezza stessa, in un tacito ma supremo saluto militare per augurare al loro capitano buona fortuna.

Sasuke liberò la (poca) aria accumulata in un lungo e più tranquillo sospiro; anche se aveva proibito ai suoi nuovi uomini di dargli manforte nella battaglia, per evitare che Angmar potesse usare la propria negromanzia contro di loro, gli avevano dato esattamente il coraggio di cui necessitava disperatamente.

Dalla sua bocca proruppe un addio, quindi girò il capo ed avanzò verso il grande portone nella bocca del serpente senza mai voltarsi. Arrivato ai battenti di bronzo nero, li afferrò e li sbatté con gran forza. L'intera porta risuonò del clangore di un gong; invitata da questo gesto, si aprì scricchiolando dall'indietro sino a spalancarsi del tutto.

All'unico occhio di Sasuke si aprì la vista del cortile interno, un'enorme esedra coperta e cinta dalla lava come l'anticamera dell'inferno. Entrato, l'Uchiha seguì con lo sguardo la ripidissima parte di roccia incandescente sino ad arrivare al cortile principale: assiso sul proprio trono, vide Angmar gongolare e bearsi del proprio potere.

"Sir Sasuke Uchiha, quale immenso onere e piacere mi fate di risparmiarmi la fatica di stanarvi!" Lo salutò il demone con sarcasmo. "Davvero, infilarvi nella bocca dell'inferno senza che nessuno vi getti è una gentilezza squisita da parte vostra".

"Da' un taglio a questi convenevoli, Angmar". Sasuke rispose con voce dura e tagliente come una spada, avanzando sino al centro della piccola piazza.

"Questa è la resa dei conti, Shukaku. E' arrivato il momento che il regno di terrore e distruzione che hai edificato crolli con te, questa volta per sempre".

"Ottimista? Che cosa carina!" Angmar storse la bocca nell'ennesimo ghigno. "Questa tua convinzione di poter essermi più dannoso delle mosche che mi ronzano attorno è tanto puerile e patetica da risultare quasi tenera. E distruggere la cose tenere è per me un piacere immenso.

Del resto, non è bastato certo un secolo per cancellare in te velleità così sciocche; non è bastata la morte umiliante e da codardo che ti è stata inflitta a ridurre quei resti del tuo misero spirito in una larva. Forse, però, se riassaggiassi un poco quel senso di panico così attanagliante, capiresti bene quale è il tuo posto nel mondo".

Da un ingresso di legno rinforzato da travi legate a delle catene, a destra di quello del demone, si udì un lieve scalpitio, seguito da un nitrito particolarmente animalesco. All'improvviso la porta subì una spinta dall'interno, poi molte altre, ad indicare come qualcuno stesse cercando di forzarla.

Sasuke osservò sullo stipite un ferro di cavallo tempestato di argento e opale, e comprese bene dalle zoccolate e dai rumori bestiali chi stesse cercando di entrare.

Sentì riaffiorare dentro di sé un terrore atavico, ed indietreggiò vedendo le schegge volare nella propria direzione.

"Allora riconosci il tuo vecchio amico, Sasuke". Il demone si era reso conto di aver centrato un tasto dolente, e rigirò il coltello nella piaga. "Riconosci sicuramente il vecchio campione di Orochimaru, lord Kabuto, che ora è sotto il mio comando. Non ti sei mai dimenticato di lui, vero? Sicuramente Kabuto non si è dimenticato di te: ogni giorno non fa' che ripetere quanto sia ansioso di colpirti nell'altro occhio".

Indicò con l'indice il proprio occhio destro, spalancando le proprie fauci con malvagia soddisfazione.

La porta venne sfondata in un botto solo, e volò via divelta in anelli rotti e pezzi di legno. Nell'atrio avanzò a passo d'uomo un centauro dal pelo e la pelle di un grigio sporco, molto più scuro di quello di Guy; per contrasto, i suoi capelli piuttosto arruffati brillavano come l'argento temperato in quella fornace.

Da dietro le lenti di occhiali dalla montatura spessa, anch'essa intarsiata d'argento, due occhi ferini guizzavano cercando la preda tanto ambita. Scoprirono presto Sasuke, e lo fulminarono con la loro cupa brama di uccidere.

"Sasuuke Uchiiha, finalmeeente!" L'accento del centauro accento risentiva parecchio del retaggio equino. "Hai finito di nasconderti dietro la sottana di Anko e la balestra di Naruto.

Avrei preferito uccidere il tuo amico Uzumaki con le mie stesse mani, per vendicare l'onta della mia morte; piuttosto, eliminarti sarà un semplice ricordare i vecchi tempi in cui incutevo terrore anche nei cuori dei guerrieri più impavidi. Uno sfogo meschino, ma anche piacevole come una cioccolata calda d'inverno".

"Suvvia, Kabuto," lo rimbrottò Angmar con l'apprensione che una madre indulgente riserva al figlio discolo "uccidere non è mai affare meschino, indipendentemente dalla motivazione. Per questa stessa ragione, non posso certo permettere che Sasuke Uchiha esca dalla mia dimora vivo".

Alzò il braccio muscoloso e schioccò le dita. Dal corridoio superiore si udì il gorgoglio dell'acqua corrente, seguito da uno scroscio vigoroso.

Riconoscendo un altro nemico familiare, Sasuke girò a la testa di mezzo giro: riconobbe dalle acque cangianti la figura di Shizuna, che si ergeva torreggiando sopra un'alta colonna di liquido. La ragazza ricambiò il suo sguardo con immensa fatica, lasciando trapelare un rimorso che la devastava.

"Ti prego Sasuke, perdonami, perdonatemi tutti..." disse, quasi piangendo. "Sotto le mentite spoglie di un liberatore, questo demonio mi ha fatto vendere l'anima, condannandomi alla schiavitù eterna. La mia unica via di liberazione ora è la morte..."

"Smettila di blateraree!" La rimproverò il centauro. "Lamentarsi è inutile, in questo caso; piuttosto, aiutami a sconfiggere questo rifiuto".

Kabuto alzò sopra la propria testa un arco magico, versione color fuliggine dell'arma  che Guy aveva donato a Sasuke; incoccò un dardo di folgore violacea e lo scoccò contro il nobile Uchiha. Sasuke si rese conto del pericolo ed effettuò un salto carpiato all'indietro per evitarlo. Non appena la saetta colpì il terreno, essa si espanse con un boato in un'esplosione scintillante.

Compreso che il nemico aveva una versione ben più potente della propria arma magica, Sasuke generò dell'energia sacra nel palmo della mano e si preparò a scaricarla contro il nemico. La Nereide lo anticipò trasformando le braccia in lunghe  fruste acquatiche e sferzando contro l'Uchiha.

Sasuke saltò ancora per evitare l'attacco e mise a segno la propria mossa scagliando il proprio dardo contro Kabuto. Il centauro trottò a destra, schivandolo, ed intensificò il tiro scagliando frecce magiche a ripetizione.

Non potendo evitare quella selva simile ad una tempesta, l'Uchiha evocò il proprio scudo magico; molti dardi in arrivo si infransero contro la barriera magica, ma ogni assalto a vuoto si trasformò in un baleno che abbacinò l'unico occhio di Sasuke.

Per evitare di rimanere completamente accecato, l'Uchiha coprì lo Sharingan con l'altra mano. In questo istanti di distrazione sentì una strana morsa, semi solida, afferrargli le caviglie e fargli perdere l'equilibrio; repentinamente capitombolò all'indietro contro la calda e ruvida pietra, e vi raspò contro mentre veniva trascinato.

"Mi dispiace, mi dispiace infinitamente..." La voce di Shizuka assomigliava ad un pigolio sommesso. La Nereide lanciò a mezz'aria lo scheletro senza alcuna fatica e lo risucchiò all'interno del proprio corpo acquatico come fosse uno spaghetto.

"Brava, Shizuka, molto brava davvero!"  Kabuto si congratulò con la propria alleata.

"Ora quel verme di mezzo-nobile non potrò più scappare. Finiscilo".

Dentro la massa d'acqua che costituiva Shizuka, Sasuke udiva del discorso di Kabuto solo qualche suono ovattato; comprese però quale fosse la natura dell'ordine quando sentì ogni singolo osso del proprio corpo sottoposto ad una pressione devastante.

Tentò con tutte le proprie forze di districarsi, ma la gabbia d'acqua che lo intrappolava intensificava la propria presa con la forza di uno schiacciasassi. Mosso dalle correnti come fili di una marionetta, spalancò le braccia ossute ed unì le gambe all'altezza dei piedi, crocefisso in quella prigione acquatica.

Ogni stilla di forza nel corpo di Sasuke si stava spegnendo; anche muovere la mascella per imprecare o boccheggiare era per lui uno sforzo immane. L'unica attività che quella morsa gli consentiva con una certa facilità era muovere l'occhio rosso, che ruotava indiavolato nella nuda orbita.

Spaziando lo sguardo quanto poteva, tutto ciò vide erano flutti indistinti e immagini sfocate e distorte della fortezza circostante; poi alcuni flussi si unirono in piccoli gorghi, gorgogliando. I mulinelli in breve tempo passarono da una forma indistinta a quella di un delicato volto femminile: Shizuka.

"Ti prego, Sir Uchiha, perdonami..." Disse la figura tra le bolle. Shizuka teneva sempre gli occhi bassi, velati di tristezza. Sasuke avvertì la pressione che comprimeva il cranio allentarsi, segno che la ragazza desiderava parlare con lui.

"Shizuka, cosa vuoi dire? Cosa hai compreso?"

"Ho compreso tardi, troppo tardi, il terribile prezzo che era previsto nel mio patto con Angmar." Rispose quella. "Per me ormai non c'è più speranza di salvezza dalla dannazione, sia quella terrena che quella eterna. Questa è la nostra fine, e la fine di tutta la razza umana..."

"Shizuka, non dire sciocchezze". Replicò l'Uchiha con forza. "Hai ancora la tua volontà, no? E anche io la posseggo ancora. Finché abbiamo fiato in gola da consumare, esiste sempre una possibilità di vittoria, per quanto piccola.

Shizuka, ho portato con me l'artefatto con il potere necessario per sconfiggere Angmar. Prima di utilizzarlo, però, sento che devo sconfiggere quello stallone avariato di Kabuto. Se accetti di liberarmi e darmi man forte, ti do' la mia parola di cavaliere che porterò la vittoria contro le forze delle tenebre".

"La tua... parola?" La ragazza alzò lo sguardo, credendo che l'esistenza di un potere abbastanza grande da sconfiggere Angmar fosse un'eventualità troppo bella per essere vera.

"E con cosa pensi di riuscirci? Quale sarebbe la fonte di una forza del genere?"

"La Pietra di Anubi, Shizuka, l'artefatto mistico più potente di tutta Konohamere. Con esso, possiamo davvero distruggere Angmar".

"E'... è... è..." Balbettò quella speranzosa; poi, ripiombò nel più nero sconforto.

"E' impossibile, Sasuke. Anche se ti facessi evadere da questa prigione, Kabuto e Angmar ti ucciderebbero all'istante. Lì senti questi gorgoglii? In questo momento Kabuto sta scrutando la massa d'acqua che compone il mio corpo: pochi minuti, e sicuramente deciderà di folgorarci entrambi con un suo dardo. E certo, Angmar userebbe il suo vincolo per impedirmi di muovermi".

"Anche questo è effettivamente un problema..." L'elaborata pupilla nerastra di Sasuke si abbassò, ad indicare che stava elaborando una strategia.

Rimase a pensare per pochi secondi, che pure gli sembravano, nella meditazione, come interminabili. Poi alzò il capo, fiero e sicuro di sé e delle proprie idee.

"Cosa hai pensato, Sasuke?" Gli chiese Shizuka speranzosa.

"Ho appena avuto un'idea così folle che potrebbe funzionare. Tu credi che Angmar ti ordinerebbe di rimanere ferma sul posto, vero?"

"Sì, ne sono abbastanza sicura".

"Allora farai esattamente quello dice. Ascolta..."

Mentre Shizuka e Sasuke confabulavano sul da farsi, il Maresciallo delle Ombre ed il centauro rimanevano a guardare la Nereide. Sorretta sullo stesso pilastro liquido che faceva parte del suo corpo, il volto di Shizuka rimaneva immobile, completamente inespressivo.

Kabuto era sempre più sospettoso: scrutando attraverso gli occhiali, vedeva che le acque prima terse in cui era inglobato il corpo di Sasuke erano scosse da continui moti vorticosi, che sfocavano la figura scheletrica dell'Uchiha sino a renderla un miscuglio di macchie poco distinguibili fra loro.

"Mio signore," domandò "avvertite ancora l'energia vitale dell'Uchiha?"

"Sì, l'avverto bene".  Rispose il signore dei demoni. Il suo tono di voce esprimeva una sottile gioia sadica.

"Probabilmente gli sta fracassando tutte le ossa. E' esattamente il tipo di morte lenta e crudele che desidererei per un mio nemico scheletrico".

Le candide sopracciglia del centauro si corrugarono in un'espressione di diniego.

"Con tutto il rispetto, mio signore, non credo sia la pista giusta: sapete bene quanto Shizuka vi odi, e certo non perderebbe un'occasione per tradirvi. E' possibile che quei stiano architettando un piano per far evadere il prigioniero dalla gabbia d'acqua".

Angmar storse il labbro da tasso: la sua perversa felicità si era incupita.

"Cosa suggeriresti, allora, Lord Kabuto?" Gli chiese quasi intimandolo.

"La soluzione migliore, a mio avviso, sarebbe quella di colpirli il prima possibile con uno dei miei dardi elettrici. Una bella folgorazione e passa subito ogni spavento. Cosa ne dite?"

Angmar borbottò annoiato, quindi generò della piccole vampe dai polpastrelli pelosi delle dita.

"Una scelta del genere richiederebbe il sacrificio di Shizuka. Non che questo mi importi: una ragazza così piena di coscienza non può che risultare nauseante; tuttavia, perdere un discreto elemento per una semplice supposizione non mi pare una scelta oculata".

"Mi signore," il tremolio nella voce di Kabuto tradì una leggera ansia "ciò che dite è verace, ma proprio per questo è fondamentale considerare il restio profilo psicologico della vittima: se la uccidiamo immediatamente, oltre che liberarci di una presente fastidiosa spina nel fianco, elimineremo un potenziale elemento di disturbo da non sottovalutare".

"Bah! Fa' allora come ti pare: come ti ho già detto, non mi dispiacerebbe vedere Shizuka ridotta ad una massa di vapore urlante. Solamente, assicurati di una cosa..."

Il volto bestiale del demone si deformò in una grottesca maschera di collera.

"Assicurati che ciò che hai supposto abbia un fondo di verità; nel caso in cui la ragazza stesse adempiendo ai suoi compiti ed infliggendo all'Uchiha una tortura così squisita, sarà il tuo scheletro a venire frantumato osso per osso".

Il centauro sentì un sudore freddo intirizzirgli la pelle: il temperamento violentemente psicopatico del suo signore era noto anche a lui, ma doveva comunque correre questo rischio se non voleva finire in un ginepraio ancora più inestricabile.

Incoccò un altro dardo magico sull'arma, che sfrigolò e zampillò come un vero e proprio fulmine, per mirare dove l'indefinita figura dell'Uchiha mostrava una testa.

Shizuka pareva seguire con gli occhi questa azione, senza perdere minimamente la sua stoica indifferenza.

"Shizuka" gli diede un ordine il suo signore "ti proibisco tassativamente di spostarti di un millimetro dalla tua attuale posizione. Non osare muovere un passo".

La figura acquatica della Nereide ruppe la propria imperturbabilità con un sorriso che irradiava soddisfazione, al ché Kabuto comprese la veridicità della propria ipotesi e scoccò la propria saetta.

Un istante prima, le acque che componevano il corpo della Nereide si divisero all'altezza del busto, formando un buco simile a quello di una ciambella abbastanza grande da contenere un uomo adulto. In quel grosso incavo risiedeva Sasuke Uchiha, il quale, in piedi su di uno smussata pavimento acquatico, metteva i palmi delle mani in avanti per evocare il proprio scudo magico.

 Il fulmine deflagrò contro la protezione in una cascata di scintille, senza sfiorare né  Sasuke né la Nereide.

"Traditriceee!!" Kabuto lasciò uscire il proprio lato equino con un nitrito rabbioso.

Shizuka replicò piegando gli angoli della bocca in un'espressione di vittoria. L'Uchiha, dal suo corpo d'acqua, balzò toccando di nuovo la terra asciutta e sfoderò la propria fedele Pinnadisqualo. Scattando in avanti come un felino predatore, si preparò a sferrare un micidiale fendente contro Kabuto.

Il nobile centauro capì che non era affatto saggio sfidare l'Uchiha in uno scontro frontale; saltò a destra e partì al galoppo per aggirare le zanne e le spine dell'arma vivente, poi partì con una seconda raffica di frecce magiche. Alcuni dardi, questa volta, erano diretti anche contro la vecchia alleata.

"Prendi questooo!"

Sasuke divorò con la propria arma i fulmini magici a portata di mano come fossero stuzzichini; allo stesso tempo, la Nereide lanciò una sfera d'acqua contro la salva elettrica. Il globo liquido assorbì le scariche e scintillò come una lampada sino a ridursi in una massa di vapore rovente.

Ancora avvolta dai fumi, allungò una seconda volta le proprie braccia in sferze informi e le schioccò sul terreno; al loro impatto saltarono in aria piastrelle di ossidiana e ferro.

"Traditrice, io?" Chiese al centauro, così furibonda che l'acqua stessa di cui era composta iniziò a bollire. "Sono stato forse io a mentire sulla vera natura di questa organizzazione? Sono stata forse io a macchiarmi del sangue innocente di chi avevate giurato di proteggermi?!? Onore e lealtà sono concetti che non vanno sprecati per dei vermi dell'Averno del vostro calibro; per essermi immondi come voi il tradimento non è che un pagamento con eguale moneta".

"Non è colpa mia se il tuo cervello non ha maggiore sostanza dell'acqua che compone il tuo corpo".  Ribatté il centauro pieno di stizza."Non c'è bisogno di un dottorato per sapere che i demoni e i loro accoliti sono i mentitori per eccellenza. Non cercare di mascherare la tua ingenuità dandoci la colpa di aver semplicemente seguito il richiamo della nostra natura".

"Se è così, questa è una ragione ulteriore per spedirvi tutti all'inferno da cui provenite". Si intromise Sasuke, gelido. "Non credevo che esistessero esseri tanti immondi come voi servitori dell'Oscurità, creature così depravate da gioire e godere nel vedere le vostre vittime soffrire e morire; pensando a gente come Angmar, Sasori e te, adesso mi rendo conto dell'esistenza di tali abominazioni. E' quindi mio preciso dovere di paladino di questo regno difendere gli abitanti di Konohamere da creature tanto malvagie".

"Paladino del regno?" Il centauro strabuzzò gli occhi dallo stupore e scoppiò una cacofonia di ragli e risate.

"Questa è davveeero bella! Come puoi definirti il paladino di questo regno, se in vita non hai fatto altro che scappare come uno codardo di fronte a tutto? Ti ricordo bene nel nostro ultimo incontro, poco prima che terminassi la tua inutile esistenza: eri pallido come un cencio e tremavi tutto, quasi che ogni cosa stesse per sbranarti. Per quali ragioni dovrei credere che hai guadagnato la grinta necessaria e tenermi testa? Le tue armi con cui mi combatti non ti appartengono, Sasuke". Indicò Pinnadisqualo, che rispose con un ringhio.

"Esse non sono che il frutto dell'impegno e della fatica di qualcun'altro. Ogni cosa di buono di cui sei in possesso ti è stata regalata: il tuo arsenale, le tue amicizie, il tuo Sharingan... nulla di ciò che ti ha permesso di avanzare sino a questo punto è veramente tuo. Onestamente, ti riterresti tanto abile da poter raggiungere questa tana fluttuante ed affrontare Demoni delle Ombre senza il tuo arco magico o la Tagliateste? Se ti fosse rimasto ancora un briciolo di sale in zucca, non peccheresti di una simile presunzione..."

"Sasuke, non lo ascoltare!" Esclamò Shizuka con voce rotta. "Non dare peso a quello che dice Kabuto: cerca di solo di farti perdere fiducia nelle tue capacità... Sasuke!"

Lo scheletro non sembrava ascoltarla; assorto in chissà quali pensieri, ciondolava il cranio sull'esile colonna vertebrale.

Come poteva, effettivamente, negare ciò che Kabuto aveva appena affermato? Ogni sua abilità, ogni sua arma gli era stata donata: escludendo le proprie rinomate capacità da ballerino classico, non c'era nulla in lui che poteva qualificarlo come eroe, nulla di buono o utile in lui...

Osservando gli effetti della propria lettura, Kabuto fece un cupo sogghigno, così come il suo signore dall'alto del proprio scranno. Ormai vedeva la fiducia del proprio avversario sgretolarsi sotto i suoi piedi come un pavimento vecchio di secoli.

Alzò il proprio arco ben oltre la propria testa, per dare un tono solenne alle sue parole, e si preparò a sferrare il colpo di grazia.

"Shizuka, non lo vedi? Sasuke stesso è d'accordo con la mia analisi; non negare dunque la realtà. Quello che vedo davanti a me è solo la maschera di un eroe, dietro la quale si nasconde il pusillanime di sempre, e che sempre rimarrà tale!"

"Ben detto, Lord Kabuto, ben detto". Aggiunse Shukaku. "Dimostra ad entrambi il vero e infimo carattere di Sir Sasuke Uchiha. Probabilmente, in questo momento se la sta facendo sotto dalla paura... Scommetto che ha tanta voglia di piangere!"

L'Uchiha alzò lo sguardo, e, falsando ogni loro pronostico, incominciò a ridere di gusto.

"Eheheheh..avete ragione, avete ragione su molte cose; tuttavia, su altrettante non avete capito nulla. Sì, lo ammetto: sono stato capace di arrivare sin qui solo grazie ad un costante aiuto da parte di terzi. Senza Al, Kukulann, Isaribi, la Luce, Anko e tanti altri (troppi da elencare in uno spazio così breve), non avrei mosso praticamente un passo. Ora che ci rifletto, se sono qui lo devo in particolare ad Orochimaru: senza la sua magia, sarei ancora rinchiuso in quella specie di limbo..."

"Se ammetti senza problemi di essere un incapace, allora perché sembri tanto contento?" Gli domandò Kabuto.

"Ti sbagli, non ho ammesso questo: ho semplicemente detto che non sarei arrivato così lontano senza il sostegno dei miei compagni. Il lato migliore di questa avventura è che io e i miei compagni ci siamo costantemente spalleggiati a vicenda, dandoci  sempre una mano dove necessario e collaborando per la riuscita dell' impresa.

Il mondo non aveva bisogno di un super-prescelto invincibile e infallibile; era invece necessario l'impegno e della collaborazione di molti per poter sconfiggere il male".

"Resta il fatto che sei solo, ormai!" Replicò il centauro veementemente.

"Hai fatto ancora cilecca: io non sono mai davvero solo. I miei compagni, anzi i miei amici mi hanno dato la loro forza e la loro fiducia e continuano a darla tutt'ora".

Si posò la mano sulla cassa toracica; le pupille nere dello Sharingan si ritrassero all'interno.

"In questo momento, pregano per me. Riesco a sentire il loro calore, le loro voci, e mi stanno incitando a non arrendermi. Forse colui che state affrontando è la scamorza che dite, ma l'esercito che sostiene quella scamorza la rende più pericolosa di qualsiasi Superman".

Gli occhi turchesi della Nereide scintillavano dall'ammirazione; quelli di Kabuto, da sotto gli occhi, rifulgevano di una rabbia glaciale.

"Parole alquanto inspirate, dovrei dire, se non fossero più piene di cliché di un cartone per bambini o di un manga shonen". Disse il centauro fra i denti stretti. "Pensa comunque come ti aggrada: alla fine, solo il combattente migliore uscirà vincitore da questo scontro, indipendentemente dalla sue convinzioni. Preparatiii!!"

Nitrì con tutto il fiato che aveva in gola e partì al galoppo con l'arco puntato contro l'Uchiha, pronto ad una nuova raffica. Sasuke sgattaiolò a destra e sfoderò anch'egli il proprio arco magico; rapidamente generò una freccia di elettrica e la scoccò dove il torso umano di Kabuto si congiungeva con la sua parte equina.

L'aspetto quadrupede del subordinato di Angmar gli davano una velocità eccezionale, ma ne riducevano sensibilmente la capacità di effettuare virate in breve tempo: perciò, mentre Sasuke si abbassava indenne sotto la pioggia di fulmini, Kabuto venne trafitto al costato dal dardo bruciante.

Nitrendo dal dolore, il centauro gettò l'arco a terra con un gesto rabbioso e drizzò i palmi delle mani come fossero coltelli; essi si soffusero di una strana aura di colore azzurro dall'aspetto tagliente come un rasoio.

Caricò ancora il nemico, incurante delle ferite, con le mani incrociate e pronte a sferrare un fendente contro la testa dello scheletro. Senza cercare di evitarlo,Sasuke effettuò una capriola nella sua direzione; gli finì sotto il torace, accanto alle zampe anteriori, e sfoderò la Tagliateste per effettuare un rapido fendente atto a trinciare gli arti al nemico.

Kabuto si impennò di scatto sulle zampe posteriori, evitando la certa sgarrettatura. Ritirò immediatamente dopo gli arti anteriori, tenendoseli accanto al ventre, e li rilasciò subito dopo con due colpi esplosivi degni di un campione di boxe.

L'assalto prese Sasuke in contropiede; gli enormi zoccoli ferrati del mostro gli si incastrarono nelle intersezioni fra le scapole e gli avambracci e nel tempo di un istante lo inchiodarono violentemente al pavimento. Per la seconda volta nel corso di questa lotta il suo teschio provò la calda e dura consistenza del pavimento; l'unica differenza era che questa volta era Kabuto a tenerlo in trappola.

L'Uchiha ruotò il capo snodato fino a guardare il volto del proprio aguzzino; il centauro intanto si aggiustava la posizione degli occhiali con il palmo della mano, senza che l'energia che lo circonfondeva li intaccasse minimamente.

"Devo ammettere che forse non sei totalmente privo di abilità, ma è comunque tutto inutile". Disse senza mostrare emozioni. "Questa è la fine del tuo folle viaggio".

Puntò le dita della mano destra, unite a guisa di coltello, contro l'unico occhio del nemico. La magia si rafforzò ruotandole attorno, sempre più gagliarda; in breve tempo, essa si estese sino a diventare la punta di un lungo giavellotto energetico.

"Allora Sir Sasuke, hai un ultimo desiderio prima di passare dall'essere semplicemente orbo ad uno stato di cecità completa?"

"Sì," gli rispose quello con stizza "che tutto questo non vale! Colpire un avversario mentre è a terra va contro il codice cavalleresco".

Il centauro ridacchiò sotto i baffi, stupendosi dell'ingenuità di chi aveva di fronte.

"Povero ragazzo! Ancora legata a quella zavorra di codice? Dovresti aver capito già da un bel po' di tempo che con il gioco pulito non si può sperare di vincere una battaglia all'ultimo sangue. Una concezione della lotta come scontro onorevole fra pari va lasciata nei tornei e nei duelli tra i mocciosi; per coloro che lottano fino all'ultimo sangue è necessario impiegare ogni risorsa, ogni mezzo possibile per conseguire la vittoria".

L'Uchiha prese ad una breve pausa nel rispondere, riflettendo bene sul da farsi. Poco dopo, con maggiore serenità e padronanza della situazione, rispose:

"Confesso che anche in questo frangente devo darti ragioni. Quando è in palio la salvezza del mondo intero e la propria pellaccia, non è possibile lasciarsi trascinare da convinzioni sull'onore. Per queste ragioni ti ringrazio del consiglio, e lo seguo seduta stante con immenso piacere!"

Quasi urlando nel finire la frase, Sasuke sferrò una tallonata contro i gioielli di famiglia più blasonati di Kabuto. Il centauro strinse la bocca in un muto fischio di dolore e scalciò più volte in aria.

L'Uchiha, libero dalla stretta dei ferri, afferrò con nuova forza l'elsa della propria spada piatta e smezzò con una sciabolata estremamente precisa i due femori della bestia.

Il muscoloso corpo del centauro scivolò sugli arti affettati, poi crollò all'indietro in preda alle convulsioni. Nitrendo come un dissennato, Kabuto provò con tutte le forze ad alzare l'immenso torace, scivolando tra i suoi stessi spruzzi di sangue.

"Ma che ideaa di merdaaa che ho avutooo!" Ragliò. "Purtroppoo hai imparato bene la lezionee... troppo benee..."

"Non avrei mai imparato così bene se non avessi avuto una dimostrazione pratica eccellente quanto la tua; per questo devo aggiungere anche il tuo nome nel lungo elenco dei ringraziamenti".

La voce di Sasuke non vibrava di alcuna emozione se non di un amaro sarcasmo. Il centauro rispose con un abbozzo di sorriso, alternato a colpi di tosse e sputi.

Senza dire una parola, si tolse gli occhiali e levò la testa verso l'altissimo soffitto della fortezza nera, più oscuro e minaccioso del cielo stesso che la circondava.

"Non vedo quasi più nulla... senza di questi..." Strinse con lenti quasi sino ad accartocciarle. "Ma non ne ho più bisogno: nel posto in cui andrò, solo tenebre mi aspettano..." Prese un lungo e calmo respiro, a cui seguì un riso continuo e sfiatato. "Confesso di non aver creduto di dire ad uno come te la frase che sto per pronunciare ora, ma è stata davvero una partita migliore di quanto mi aspettassi. Sono stato fortunato ad averti incontrato cento anni fa, quando il tuo animo era ancora oppresso da paure e insicurezze: se ti fossi comportato come adesso avrei conosciuto la morte prima ancora che per mano delle quadrelle del tuo amico..."

"Cosa... vuoi dire?" Chiese il nobile non-morto.

"Voglio dire che mi avresti ucciso prima tu, cranio bacato!" Esclamò il centauro con quel poco di voce che gli era rimasta.

Sasuke non sapeva cosa dire; rimase a bocca aperta, forse persino grato che questo nemico che era stato il suo spauracchio per lunghi e bui anni ora gli stesse facendo i complimenti.

Tuttavia, ciò non durò che poco: dal cortile sovrastante partì una proiettile di fuoco nero che piroettò lungo tutta la sala prima di esplodere contro il corpo del centauro, avviluppandolo nelle fiamme letali.

"Che noia, che noia..." Borbottò il signore dei demoni. "Uccidere è divertente solo quando la vittima è davvero disperata; altrimenti diventa una frustrazione immensa.

Beh, almeno adesso non devo più pulire la stalla di quel ronzino..."

Ancora scosso per un assassinio così a sangue freddo, Sasuke si voltò verso il signore delle forze del male. Attorno al grande trono cinto da due teste di boa si stava radunando energia oscura a folate sempre più vorticose, come se il corpo demoniaco di Angmar fosse un'esca vivente per le potenze oscure.

"Sasuke Uchiha, confesso che la brutalità che hai mostrato in questo scontro mi ha piacevolmente sorpreso. Forse, facendo passare il giusto tempo, apprezzerai pienamente le gioie del massacro indiscriminato e abbandonerai quella strada che non porta altro che delusioni e sconfitte".

"Continua a vivere nei tuoi sogni, Shukaku" rispose il nobile freddo come il marmo "preferirei morire piuttosto che diventare un essere simile a te".

"Davvero? Eppure siamo più simili di quanto tu stessi voglia ammettere. Riflettici attentamente: entrambi siamo di natali antichi e rinomati per potenza e valore; entrambi abbiamo dovuto subire l'onta di essere delle pecore nere, incomprese e derise per le nostre deficienze. Visto che abbiamo degli elementi in comune?"

Ghignò sino a ringhiare, al ché lo sguardo di Sasuke dardeggiò rabbia. Con un gesto circolare della mano, Angmar agitò la cappa oscura che andava formandosi; essa si condensò in un mulinello sempre più intenso finché non assunse una forma umana.

Quando vide che alla destra di Angmar era apparso il proprio fratello Itachi, Sasuke trasecolò.

"I-Itachi? Sei tu? Ti prego, rispondimi! Rispondimi!" Sasuke implorò il corpo del fratello con tutte le forze, ma questi restava inerte e inespressivo come una statua.

Il signore dei demoni strinse le guance tinte di un velo di grigio dell'Uchiha fra gli artigli e portò il suo volto ad un palmo dal suo.

"Hai notato il tuo adorato fratello maggiore, vero? Forse è qui che noi ci assomigliamo maggiormente: ad entrambi il destino ha posto al proprio fianco un fratello in possesso di tutti i doni che a noi mancavano: talento, socievolezza, magnanimità... Questi fratelli sono per noi le prove viventi della nostra inettitudine, i giganti che tentiamo di emulare sempre e che sempre non riusciamo a raggiungere.

O, almeno, era così fino a poco tempo fa: tuo fratello ora è poco più che una marionetta, mentre io con i miei poteri oscuri posso eguagliare e uccidere il mio. Abbiamo entrambi l'opportunità di scalzarli dal piedistallo e prenderne il posto; entrambi siamo giunti su vette tali da poter guardare questi giganti dall'alto in basso".

Mollò l'Uchiha maggiore come stesse per schiaffarlo. Istintivamente, Sasuke evocò la Pietra di Anubi e la pose davanti a se tra il volto e il torace, a mo' di scudo, poi minacciò il signore dei demoni:

"Stai attento, Angmar: azzardati a torcere un solo capello a mio fratello o a Shizuka, e il tuo gigantesco deretano demoniaco assaggerà ancora una volta l'ardente fondale degli inferi!"

Il demone non agì; fu l'Uchiha a balzare agilmente dal piano superiore, e atterrò con estrema grazia a pochi passi dal fratello minore.

"Per ciò che ci accomuna, ti concedo qualcosa che non avevo mai dato da quando sono entrato a far parte dei Demoni delle Ombre: un dono". Proseguì Shukaku. "Imporrò a tuo fratello qualsiasi cosa il tuo cuore desideri come fosse un mio ordine; potrai ordinargli di inchinarsi, di torturarsi, di strisciare ai tuoi piedi...

Non hai desiderato, nemmeno per un istante, di vedere Itachi strisciare ai tuoi piedi? Vedere l'uomo che è sempre stato migliore di te in ogni cosa come tuo servitore...  non lo hai mai sognato? Non hai mai sognato che ti dicesse, almeno una volta, "bravo, sono fiero di te?"

Confessamelo, Sasuke: nessuno saprà nulla se non quando sarai al mio fianco nel dominio del mondo..."

"Sasuke, non farlo, non farlo!" Lo pregò Shizuka una seconda volta, ancora più accorata.

Udendo le sue preghiere, Angmar storse la bocca in un ringhio ferino e schioccò le dita. Il corpo della Nereide venne investito da un nugolo di scariche, che la fecero crollare a terra, urlante. Sasuke per un attimo si distrasse dal proprio fratello e si precipitò verso Shizuka, intrappolata dai fulmini come fossero delle catene.

"Non ti preoccupare, Sasuke..." Disse la Nereide con filo di voce prima di cacciare un altro grido di strazio "sapevo che sarebbe stata la mia fine: ti prego solo di non perdere tutto quello che hai guadagnato lungo questo viaggio... Non tradire i tuoi amici come ho fatto io, ti prego... !"

E ricominciò a strillare, più forte che mai; tra le urla, si udivano flebilmente gli sbuffi annoiati di Angmar.

"Che rottura di coglioni questo piagnisteo!" Esclamò il demone. "Certo, le grida di dolore sono sempre una grande delizia da ascoltare, ma questo avvertimento di "seguire il proprio cuore, coscienza, reni e blablabla" è stato pronunciato una volta di troppo perché io non riportassi un po' di sana cattiveria nel tutto.

E per cambiare discorso, per quale motivo dare retta ad un essere inferiore come lei? Tu sei legittimo possessore della Pietra di Anubi: nessuno al mondo, ad eccezione del sottoscritto, potrebbe mai opporsi al tuo potere. Per quale ragione dovresti rimanere ancora legato a quelle deboli zavorre che chiami amici? E' vero, ti sono stati utili sino a questo punto, ma ora sarebbero solo un ostacolo alla tua ascesa, Sasuke.

Tu hai la forza della Pietra; tu hai la forza degli dei stessi. E gli dei non devono rendere conto a nessuno. A nessuno!" Le ultime parole di Angmar furono accompagnate dal violento divampare di fiamme nere.

L'Uchiha osservava ancora la propria nuova salvatrice in preda ad un'angoscia tremenda: non aveva alcuna idea di come salvarla, né di come salvare Itachi dalla schiavitù eterna.

Una cosa però, era assolutamente sicuro di dover fare, lo doveva a se stesso e alla propria coscienza. Si alzò con flemma, inspirò profondamente e ritornò da Itachi.

Suo fratello era sempre lì ad aspettarlo, e dal suo sguardo immobile non trapelava alcuna emozione. Sasuke rimase per pochi secondi a guardare il proprio fratello, rapito nel constatare che era rimasto esattamente identico a come era morto, se non per l'incarnato così innaturale.

Ritirò l'artefatto mistico nella propria custodia dimensionale. Pochi, interminabili attimi, e gli si gettò al collo, abbracciando la fredda armatura cerimoniale con tutto il trasporto di cui era capace.

"Sasuke... non posso credere che tu sia davvero qui... Itachi, cosa ti ha fatto questo mostro? Perché non sei nella tua tomba a meritarti il giusto riposo nella Sala degli Eroi? Fratello mio... vorrei solo restituirti il sonno degli uomini liberi..."

Senza più alcuna remora, singhiozzò stringendo lo schienale d'acciaio e madreperla con maggior vigore. Sulle nude ossa della mascella avvertì la pelle di Itachi, ben più liscia, sfregare contro di esse dandole una piacevole sensazione di calore.

Per la prima volta nella mente di Sasuke balenò l'ipotesi di un assurdo miracolo; si spostò di scatto e guardò il proprio fratello nel volto. Lentamente, come un bambino che deve pronunciare le prime incerte parole, Itachi inarcò le labbra e balbettò:

"Sa... su... ke..."

Sasuke non trovava le parole per esprimere la propria gioia, che comunque durò un lampo: il corpo di Itachi si irrigidì di colpo in una marionetta, e levitò pochi metri dal terreno per fluttuare verso dove era venuto. Vicino a lui levitava Shizuka, il cui possente corpo acquatico era ridotto a poco più di una grossa pozzanghera.

I due incominciarono a ruotare davanti l'arco dove sedeva il signore il signore dei demoni; questi si alzò dal proprio scranno e camminò fino a che i suoi artigli non si avvinghiarono bene al muro portante. La sua bocca era serrata in un ringhio di collera.

"Immagino che questa risposta sia un no, vero? VERO?!?" Ruggì. "Stupido ingrato senza talento! Non dovevo nemmeno sprecare un minuto del mio tempo a cercare di convincerti della mia visione del mondo. Torturarti lentamente senza perdere tempo sarebbe stata la scelta più saggia; c'è comunque tutto il tempo del mondo per rimediare..."

Evocò da una nube di fumo il proprio scettro e lo sollevò oltre il proprio capo. Dalla testa gemmata dell'arma partirono dei fasci di spire infernali che andarono a colpire i due corpi svolazzanti, avviluppandoli e stringendoli in una morsa dolorosa.

Con un gesto repentino, Sasuke sfoderò ancora il proprio manufatto mistico più potente e lo agitò davanti alla faccia.

"Ti avverto, Angmar, la mia promessa è valida più che mai: mollali immediatamente, oppure scoprirai il vero potere della Pietra di Anubi!"

Angmar scoppiò in un ghigno di follia.

"Liberare il potere della Pietra? Povero pazzo! Molti dei più talentuosi e dotti maghi della storia sono giunti alla pazzia mentre tentavano di decifrarne il mistero che la circondava, e il gran capitano della Real Squadra di Crocquet sarebbe capace di risolvere tutto il quattro e quattr'otto? Che assurdità! Se vuoi veramente assistere ad una dimostrazione di vero e tangibile potere supremo, guarda ora e trema!"

La nebbia nera che sempre latente circondava il demone si infittì all'improvviso, trascinata dalla presenza oscura del demone come fosse una calamita. Al suo turbinoso passaggio tutte le porte che conducevano alle stanze più interne si spalancarono con tanta forza da non rompere per poco i cardini. In mezzo a quella tormenta, tuonò l'invocazione del signore delle tenebre:

"Venite avanti, figli delle tenebre, fratelli miei nell'oscurità più nera, venite Fazgul!"

Poi si calmò un poco, e cantilenò una nenia flebile, quasi impercettibile. Presto essa crebbe di volume, facendo sempre più stridente e ossessiva, accompagnata dai secchi colpi che Angmar dava ritmicamente con il proprio scettro. Dalle sale incominciò a levarsi dell'altro fumo, denso e particolarmente nero persino in quella corrente oscura. Similmente alla magia che aveva evocato Itachi, esso cominciò a vorticare in tanti gorghi di forme diverse, ma tutte assimilabili a figure umanoidi.

Ai lati di Angmar comparvero Demoni delle Ombre ibridi di innumerevoli animali; all'apparenza sembravano quasi uguali a dei semplici demoni delle Ombre, ma le tre paia di ali membranose che sormontavano la loro schiena e l'aura di potere oscuro che emettevano indicavano un potere incomparabilmente superiore ai loro simili di basso rango.

Con un ultimo, cupo colpo di bastone la nebbia magica svanì nel nulla. Ieratico, il signore dei demoni spalancò le braccia per introdurre il fiore all'occhiello della sua armata in tutta la sua gloria.

"Questi, verme,"spiegò "sono i Fazgul. Demoni delle Ombre di immenso potere, sono secondi solo a me in quanto a possanza e autorità nel mio esercito. Con loro al mio fianco non esiste nemico che non possa piegare, Pietra di Anubi o meno. Ora, Uchiha, preparati ad incontrare ciò di cui persino i tuoi incubi hanno terrore".

Sasuke spalancò la nuda mascella: ora era certo che la Pietra di Anubi sarebbe stata la sua unica ancora di salvezza. Respirò a bocconi ampi e profondi, e concentrò tutta la sua mente sulla pietra in una tacita preghiera; senza nemmeno chiedersi come, pregò anche la Luce di dargli la forza.

Il manufatto, contro ogni sua aspettativa, iniziò a reagire: brillò dapprima debolmente, poi incendiandosi sempre di più raggiunse la luminosità di una piccola stella. Il calore che Sasuke avvertiva era paragonabile a quello che aveva ricevuto in dono con la folgore della luce: calmo e incredibilmente piacevole.

La banda di demoni osservava la Luce farsi accecante, al punto da doversi coprire gli occhi per non perdere la vista. Nei cuori di molti serpeggiò il panico.

"Mio signore, dobbiamo concentrare le nostre energie oscure per superare il potere della Pietra prima che sia troppo tardi!" Latrò un demone dalla testa di rinoceronte.

Angmar allargò le narici inspirando aria rovente e rispose, calmo.

"Avete ragione: fratelli, radunate le vostre forze, ho un piano!"

I demoni annuirono come una sola persona e si circonfusero di auree nero-verdastre; esse si fusero in un unico, grande globo vorticante, che rivaleggiava in potenza con la luce della Pietra.

Le due energie grandeggiavano sempre più vigorose, irradiando l'intero quartier generale. Per un attimo si toccarono e si scontrarono in una sorta di danza. Il globo sembrava per il momento quello più grande, ma quello luminoso guadagnava rapidamente terreno; presto la sua luce lo avrebbe surclassato.

Sasuke osservò il mondo attorno a se dentro quella sfera ovattata: tutto era avvolto in un bagliore soffuso, tranne che una vistosa e tentacolare macchia nera davanti a sé, che indicava la presenza delle forze oscure. L'atmosfera lo riempiva della pace e della pienezza di un utero materno, senza che però i suoi sensi nei fossero intorpiditi di un punto; al contrario, l'Uchiha era più che mai vigile e attento

In mezzo alle tenebre, si squarciò uno spiraglio che dava su Shizuka e Itachi: le energie malefiche erano penetrate nei loro corpi come tante fibre aguzze come coltelli, stritolandole le membra e bruciandole come fuoco. Il cadavere di Itachi avvizziva a vista d'occhio, mentre il corpo liquido di Shizuka era ridotto ad una massa di vapore tenuta a malapena a freno dalla volontà della ragazza.

Vedendo i loro occhi sbarrati dall'orrore e dal dolore, Sasuke sentì svanire dentro di sé ogni gioia; provò a concentrare ogni stilla di magia che la Pietra gli forniva per bucare la macchia oscura e liberare i suoi amici. L'energia luminosa affluì in una corrente che andò a scagliarsi verso la macchia di oscurità sempre più rovinosa.

Mentre il nobile Uchiha si sforzava di concentrare sempre più energia, udì la voce familiare della Luce rimbombargli nella testa.

Sasuke, aspetta! Non sei ancora pronto: l'energia accumulata non è ancora sufficiente!

L'Uchiha strinse i denti e fissò con il proprio sguardo infuocato la macchia nera.

"Mi spiace, Luce, ma non ho più tempo: devo salvare mio fratello e la mia amica. Spero che capirete..."Per darsi forza, spalancò la bocca in un grido senza voce.

In un primo momento l'energia della Pietra parve avere la meglio, assottigliando quella nera dei Demoni sempre di più. Poco dopo, tuttavia, il potere dei demoni ebbe il sopravvento: la macchia oscura si espandeva possente sino a divorare la luce stessa.

Gli sforzi del nobile per riprendere il controllo si moltiplicarono, ma erano sempre più vani e disperati. Con un ultimo, sordo risucchio di sifone, la magia oscura divorò quella della Pietra definitivamente, lasciando Sasuke privo di qualunque difesa.

Subitaneamente- troppo subitaneamente perché l'Uchiha potesse difendersi- la forza oscura venne sparata contro il suo corpo, che venne travolto da quella tempesta come una foglia.

Sbattuto contro il muro portante della Tana in maniera così rovinosa che la pietra si spezzò in più punti, lo scheletro precipitò a terra con un movimento dinoccolato, ridotto ad un mucchio di ossa senza forza. Il potente manufatto era caduto a pochi metri da lui, troppo lontano perché potesse raggiungerlo.

La vista del proprio nemico sconfitto e battuto in maniera totale instillò in Angmar una felicità perversa che non provava così forte da tempo; sghignazzò sguaiato, lasciando che le fiamme nere crepitassero sul suo corpo muscoloso.

"Ho vinto... ho vinto... ho vinto!" Ripeté gongolando. "E tu, Sasuke, hai perso ogni cosa. Hai voluto correre stupidamente il rischio di un attacco per salvare i tuoi amici, e per la tua stoltezza perderanno la vita!"

Abbassò lo scettro, che brillò ancora più intensamente. Le spire di energia raggiunsero l'apice della potenza sino a svanire del tutto in un bagliore verde.

Quando esso si concluse, il corpo di Shizuka era totalmente evaporato, mentre quello di Itachi era ridotto a poco più che un mucchio di cenere molto densa.

Assaporando ogni momento, ogni istante del suo trionfo, Angmar planò verso l'Uchiha. Sollevò le sue ossa annerite dall'energia malefica e lo guardò nel volto; il rosso dello Sharingan era sparito dal suo unico occhio, che era rimasto dilatato in un'espressione vacua ed assente.

"Sasuke, lo so che puoi sentirmi ancora, nonostante la batosta che ti abbiamo appena inflitto. Sei stato un insetto parecchio fastidioso; ma ogni insetto finisce inevitabilmente schiacciato sotto il tallone di un essere più forte di lui". Disse. Sasuke non rispondeva.

"Non temere però: questa volta non sarai qui quando massacrerò i tuoi amici con l'immenso potere della Pietra di Anubi. Non che i tuoi tormenti finiscano qui, certamente....

Orochimaru per sbaglio ti ha riportato in vita, e io, seduta stante, ti rispedisco nel mondo dei morti. Addio, Sasuke Uchiha: il tuo cranio avrà sempre un posto d'onore nella mia sala dei trofei!"

Appoggiò la punta centrale del tridente alla pupilla dello scheletro, e fece fuoco con una scarica verde. Se mai Sasuke percepisse con lo sguardo ancora qualcosa, dopo questo lampo di luce malata il mondo per lui venne inghiottito dal buio...

 

 

***************

 

Le gelide acque del mare del nord di Konohamere inzuppavano la pelliccia di Al Kyubi sino a quasi le ginocchia, ma il genio non se ne curava. Finalmente nel pieno possesso della sua forza, egli torreggiava nelle sue colossali dimensioni originarie.

Sul proprio capo erano seduti tutti i guerrieri della Luce ad eccezione di Isaribi, che alta quanto lui, gli camminava affianco.

I suoi sensi superiori avevano avvertito la presenza del castello di Angmar già a distanze ben maggiori, ma in quel momento si erano avvicinati abbastanza alla fortezza che la sua pesante aria nera spaziava abbondantemente nel cielo.

Tutti strabuzzarono gli occhi per osservare con maggiore precisione le fattezze della tana di Angmar; tra le nubi, riluceva di riflessi vulcanici.

"Per tutti gli Olandesi Cosmonauti, è qui che quella feccia lacustre ha edificato il suo covo?" Domandò Sagiri, meravigliato.

"Esattamente". Rispose Al, serio. I suoi aguzzi occhi di volpe scrutavano ogni guglia e torrione di quella magione infernale. Da qualche parte lì, lo sentiva, suo fratello stava accumulando le forze per sferrare il suo attacco finale al regno di Konohamere.

E da qualche parte, lì, si trovava Sasuke, impegnato in una lotta titanica che il gruppo non poteva nemmeno immaginare.... una lotta che sembrava stesse perdendo, dato che il genio non percepiva più la sua presenza.

"Sasuke, Sasuke!" Ruggì, sebbene sapesse che non avrebbe ottenuto risposta. Nella gola gli si formò un groppo dalla preoccupazione.

Comprendendo le difficoltà di Al Kyubi, Anko scostò uno strato di pelame fitto e lungo come erba selvaggia e gli grattò il capo. Sussurrando con voce dolce, tentò di rincuorarlo:

"Coraggio, Al... è vero, neanche io avverto più la presenza di Sasuke, ma non disperare: la speranza è sempre l'ultima a morire, e il nostro scheletro cavaliere è pieno di risorse. Se la caverà, vedrai".

"Lo credo anche io". Aggiunse Gozu. "Quello scheletro è più tosto dei vecchi scarponi di Ebisu dopo la trentesima maratona".

Kukulann alzò il sopracciglio di fieno e chiese sorpreso:

"Da quando ti metti a parlare a metafore come Al?"

"Diciamo che, dopo queste giornate, ne ho assimilato un po' di gergo. Del resto, finalmente Al si è deciso a parlare italiano correttamente, no? E' giusto anche andargli incontro..."

"Ehi, avrò problemi di lingua, ma l'udito mi funziona ancora alla perfezione!" Rispose Kyubi con una stizza scherzosa.

Tutti risero un poco per questa battuta, ma il clima ritornò subito fosco per una ventata di aria gelida proveniente dalla fortezza.

"Cosa è?" Chiese Isaribi. In quel momento avvertiva un brivido ghiacciargli la spina dorsale.

"E' Angmar che sta accumulando energia oscura..." la risposta di Al non fu più che un sussurro impaurito. "Sta radunando le forze per scatenare magie nere dal potere inimmaginabile. Se vogliamo che il mondo ora si salvi, è fondamentale più che mai che mi prepari ad affrontare Shukaku con tutte le mie forze!"

"Come hai detto "mi prepari"? Hai intenzione di affrontare Angmar da solo?" Domandò Kukulann, pensieroso.

"Assolutamente. Shukaku è formalmente mio fratello, ed è mio preciso dovere fermarlo anche per pulire il buon nome della mia famiglia. Inoltre..."

"Inoltre cosa?" Isaribi lo interruppe spazientita: non sopportava l'idea di essere estromessa.

Si posizionò davanti al genio e mise le mani sui fianchi, per sembrare più convincente e seria.

"Ascolta bene, Al Kyubi: abbiamo affrontato quest'epopea insieme, e cercheremo di portarla a termine insieme. La minaccia di Angmar riguarda tutti noi, e tutti noi abbiamo i nostri conti da regole con quel bastardo. Per quel che mi riguarda non sopporterei l'idea di restarmene con le mani in mano, considerato che ho ancora la forza di combattere".

"Dovresti essere piuttosto stanca, invece, dopo tutto il gas che hai assimilato e lo scontro con Orochimaru; dovreste essere tutti affaticati..." Al spostò le pupille sino a guardarsi in testa dove sedeva il gruppo.

"Uno scontro con Angmar potrebbe risultare fatale, nelle vostre condizioni..."

Mentre i due discutevano, Anko si alzò all'improvviso. Era ancora quasi del tutto prosciugata di forze, sbiancata e smunta. Reggendosi a malapena sulle proprie gambe indicò con l'indice l'oscura magione; sul volto le passò un pallore mortale

"Sarebbe potenzialmente fatale in ogni caso possibile: il potere di Angmar sta raggiungendo l'apice... Mirate bene".

Dalla fortezza si udì un ghigno satanico, che sembrava dare il benvenuto al gruppo di avventurieri, seguito da un boato assordante. Il vento che le soffiava intorno vorticò in una tempesta che travolse le guglie stesse della magione.

Isaribi e Al Kyubi indietreggiarono allibiti osservando la trasformazione della fortezza: sentirono e videro i muri portanti frantumarsi, torrioni franare e i contrafforti accartocciarsi come pezzi di cartone. Ogni ornamento e struttura in metallo e pietra turbinò verso il centro attirato da una forza misteriosa, ma di natura certamente oscura.

In breve tempo, un'aura nera inghiottì ogni cosa della fortezza, lasciando al suo posto un globo talmente buio che era impossibile anche solo intuire cosa vi potesse essere dentro; sennonché fuoriuscì dalla copertura un'estensione indefinita, un abbozzo d'arto.

La forma assunse l'aspetto di un titanico braccio, nero come la sfera che lo avvolgeva come una placenta, munito di lunghissimi artigli. L'arto tastò la fredda aria circostante con movimenti incerti, poi, ben più sicuro ghermì a vuoto il cielo.

Per il gruppo, non c'era più bisogno di dire nulla. Coloro che furono in grado di combattere si misero in posizioni di guardia, mentre gli altri sussurrano le loro preghiere.

Lo scontro finale era appena iniziato.

 

****************

 

Angolo dell'autore: un capitolo alla fine di questa roba. Da come è partita, il tono si fatto più descrittivo, più epico e tanto tanto più allungato ( e lo sento pure io...)

Per tutti coloro che hanno seguito il mio lavoro, grazie di cuore. Vedrò di sfornare un capitolo finale degno di questo nome.

Per il resto, stay gold and bye bye!

  
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