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Autore: Distress_And_Coma    06/09/2012    3 recensioni
Miracle è la storia di un sogno. Sono quattro ragazze le protagoniste, e si chiamano Guren, Kaisui, _Hime_ e Yuri. Diventeranno delle famosissime star in tutto il mondo. Se volete sapere come va avanti io vi accompagno!
Disclaimer: I PERSONAGGI CHE PRENDONO PARTE A QUESTA STORIA, SEBBENE BASATI SU PERSONE REALI, NON ESISTONO.
Genere: Generale, Introspettivo, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shoujo-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ormai erano passate le tre settimane, da quando lei si era ammalata.
Il tempo a disposizione dei suoi Versailles si stava inesorabilmente esaurendo.
Pensò che chiunque avesse fatto loro del male, l'avrebbe pagata.
Si ricordò una cosa, piuttosto importante, a quanto sembrava.

Devo chiamare Sara e dirle che nonostante abbia seguito i suoi consigli, non sono migliorata.
Spero che lei non abbia detto nulla alla mia dolce Sofia.

E aveva pure aumentato la sua energia spirituale, ma stava comunque male.
C'era qualcosa che non le tornava.
Molto probabilmente era una specie di maledizione.
Quindi sollevò il cellulare che aveva vicino a quel suo letto tanto bollente.
Sentire la voce calda della sua amica, anche se per tramite aveva un metallico cellulare, era già stato un temporaneo sollievo.
"Hm...Sara...S-Sara ascolt-t-ami...Non sto bene...Vie..."
E svenne.
"Piccola? Tesoro? Tesoro ci sei?"
Non ricevette risposta.
Così Sara scelse di recarsi a casa dell'amica.
Avrebbe dovuto prendere il treno.
Ma voleva che anche le altre due ragazze fossero con lei.
"Pronto Valentina?"
"Dimmi tutto. Che è successo?"
"E' successa una cosa a Martina. Mi aveva chiamata, ma era molto debole... E poi non ha risposto più." disse, quasi piangendo, al cellulare.
"Dimmi se magari prima l'avevi sentita. Che io sappia sta benissimo..."
"Non dopo quello che è successo con i suoi tanto amati Versailles. Da quando sa che hanno annunciato una pausa per Dicembre, sta malissimo.
Non ne vuole sapere di vivere una vita senza di loro, e così..." ma la chiamata si chiuse.
Di colpo, senza preavviso alcuno.
Chiaro segno che, o a Valentina della sua amica non importava un bel nulla, o le era venuto in mente un piano geniale.
"Dannazione. Io ho paura... Tesoro mio, dove sei?"
Chiamò Sofia, la Kohai della sua amica.
"...ed è svenuta."

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Il telefono cellulare le squillava.
Lo prese per rispondere.
Quello che lei sentì le gelò il sangue nelle vene.
La sua Senpai, la sua tanto amata Senpai, era in fin di vita.
Secondo Sara la colpa, a quanto pareva, era da assegnarsi ad una maledizione che qualcuno aveva diretto originariamente ai Versailles.
Ma che la sua Senpai aveva rispedito al mittente con tutta la sua forza spirituale.
Annullando così, quasi del tutto, la sua forza, per poter vivere.
Scese al piano inferiore.
Cercò sua madre, e tentò di spiegarle che una cara amica stava molto male, e che desiderava vederla.
"Non se ne parla Sofia, tra poco dovrai iniziare le superiori."
"Cosa?? Ma mamma io le voglio molto bene!!"
"Papà, c'èun'amica mia che sta tanto male e che ha bisogno che io la raggiunga per guarire! Posso andare?"
"No, Sofia, tua madre ha detto che non puoi."
"Ma papà! Ha bisogno di me!"
"Sofia, non la conosci neanche!"
"E invece si che la conosco, lei mi vuole tanto bene, e così io a lei!"
Corse su per le scale, e sotto al suo caldo letto trovò un pezzo di tela.
La sua Senpai le aveva insegnato a creare uno zainetto facendo un cappio con della tela attorno ad un bastone.
Ci mise dentro 300 euro di paghetta settimanale raccolta nel tempo, il portafoglio, il cellulare, la matita.
E si portò dietro la sua amata chitarra acustica, che usava per suonare in casa.
Scappò letteralmente di casa, in fondo, di quello che pensavano i suoi genitori non che gliene importasse, se le proibivano di vedere un'amica. Ora doveva solo sperare che a suo fratello maggiore non venisse un attacco di ipergelosia, o come lo chiamava lei.
Richiamò Sara, si fece dare il nuovo indirizzo di casa della sua Senpai.
Almeno le lezioni di geografia alle scuole medie le erano servite a qualcosa!

Aveva abbastanza soldi dietro per coprire l'equivalente di tre viaggi.
Giunta alla stazione, prese il primo treno per Bologna.
Poi da Bologna sarebbe arrivata a Faenza, e da lì si sarebbe potuta ricongiungere alla sua Senpai.
Una volta salita sul treno, trovò un posto vicino alla finestra.
Da li poteva vedere la vegetazione che tornava a crescere sempre di più.
Ci mise circa quattro ore e mezzo, ormai stava giungendo il tardo pomeriggio.
Forse avrei dovuto ascoltare i miei. Dove Cristo dormo ora? pensò infatti lei.
Hm, forse è il caso di cercare un hotel, o una pensioncina.
Ma intanto devo giungere a Faenza.
"Prossima fermata: Bologna Centrale" sentì dire dalla fastidiosa voce metallica registrata.
Pensò che in circa dieci minuti poteva scendere.
La Senpai le aveva anche ricordato che Bologna era città universitaria universalmente nota, e che quindi lì fosse tutto pieno zeppo di studenti.
Con un po' di fatica scese dal vagone, senza rischiare di essere uccisa dalla calca.
Quando fu in uno spazio poco affollato e un poco appartato, controllò il cellulare.
C'erano svariate chiamate perse, innumerevoli provenivano dal suo fratello maggiore che era iperprotettivo con lei e dai suoi genitori.
Ovviamente in ansia.
Lei le cancellò tutte con uno scatto, e rispose tranquillamente "Non mi chiamare e non cercarmi. Sto bene. Sono quasi arrivata da lei. Poi ti farò sapere".
Subito dopo le giunse un messaggio "Sono tuo fratello, mi hai fatto prendere un colpo. Ma almeno sono riuscito a convincermi e a convincere i nostri genitori che quello che tu fai, lo fai perchè vuoi bene ad una persona."
"Grazie".


"Sofia?" pensò di essere stata chiamata.
Si voltò, e vide una grande calca di studenti. In mezzo a loro ce n'era una che indossava un fuku alla marinara rosso, ma non era giapponese.
"Sara?" chiamò lei. O piuttosto, tirò ad indovinare.
Sara annuì e si avvicinò. "Sai, sono venuta su anche io per Martina. Aspetta, andiamo fuori dalla stazione e mangiamo qualcosa."
In quel momento lo stomaco di Sofia brontolò.
Si era completamente dimenticata che praticamente non mangiava da ore, per la precisione dalla mattina, quando aveva mollato la sua famiglia.
Si sedettero su una panchina, e Sara tirò fuori dallo zainetto nient'altro che due confezioni di ramen in lattina.
Acquistato, a quanto pare, al negozio giapponese sotto casa sua.
"Ma tu... Vieni dal Giappone?" chiese Sofia, meravigliata.
"Hahahahahahahahaha!!! Ah, accidenti! Il travestimento mi è riuscito appieno...
No, è solo un trucco che uso spesso per non farmi ammazzare dalle calche di studenti. Quando un occidentale vede un fuku alla marinara indossato, credo che pensi che la persona con la divisa vada rispettata. Quindi si sposta."
"Quindi...Le persone vedono te nel fuku alla marinara, pensano che tu sia degna di rispetto come studentessa, e si spostano?"
"Sei un genio!"
"Grazie!"
"Ehi! Ma io sono degna di rispetto! So suonare il basso e la chitarra!"
"Io sono fissata con la chitarra elettrica, invece."
"Martina mi aveva confidato che il suo più grande desiderio è quello di mettere su una band, e suonare, un giorno, con i suoi tanto amati..."
"Versailles! Si lo so. La Senpai me lo ha confidato. Ma temo che stia male...E tanto."
"Sono sicura che con una lattina del mio ramen portentoso tornerà in forma, vedrai."
"Ehi voi due? Cos'è questa? La riunione delle fan del visual kei?"
Si voltarono. Sul marciapiede c'era una ragazza dal bellissimo aspetto. Sembrava Sango.

  
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