Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: Steam    06/09/2012    2 recensioni
La storia è ambientata in una Londra steampunk (se non sapete che significa, informatevi!). Emily è una ladra ricercata in tutta la città; il Generale delle guardie, esausto dalle catture fallite, chiede aiuto ad un sensitivo di nome Reaver che spesso lavora come sicario. Ma quando Emily e Reaver si incontrano, un evento imprevedibile li costringe ad allearsi insieme ad altre persone sconosciute per affrontare le sfide accuratamente progettate da un uomo mascherato.
Dal prologo:
Il vapore schizza fuori dagli ingranaggi della mia piccola nave alata, io mi giro e guardo sorridente come si scontra sui volti di quei coglioni. Stupide guardie londinesi, mai niente di meglio da fare che darmi la caccia tutti i giorni. Forse è anche colpa mia, cento sterline non mi sono finite nella borsa da sole. Poco importa, per adesso l'importante è seminare questi ritardati.
*
Il racconto è un po' strano, in ogni capitolo ci sono paragrafi che portano il nome di uno dei personaggi: il personaggio da cui prende il nome il paragrafo è il protagonista di quella parte di testo :) ok, siccome non so spiegarmi, entrate se vi ho incuriosito :)
Genere: Fantasy, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

II

L'enigma

 

 

Reaver

Il mio indice accarezza le piume nere tatuate nella mano

«Magari è solo uno scherzo» dice lo spirito imitando il mio gesto. Il suo dito mi raffredda la mano, quindi la chiudo allontanandola da lui.

Sospiro. Erano passati tre giorni dall'incontro con lo stregone. Da quel giorno ho seguito alla lettera tutte le regole, o per lo meno quelle che avrei potuto infrangere. Non ho fatto parola con il Generale delle guardie anche se me lo sono ritrovato faccia a faccia ieri. Mi chiedeva di Emily e di come proseguiva la mia ricerca. "Ogni cosa ha suo tempo" gli ho detto. Lui, palesemente insospettito, è uscito dal mio studio incrociando le braccia e tentando di nascondere l'irritazione. Di lui non devo preoccuparmi. Non ha motivo di indagare su quello che faccio, per adesso. E poi, l'episodio di stamattina. Appena sono passato accanto alla porta l'ho notata: un'altra lettera, fatta scivolare probabilmente durante la notte. In essa c'era scritto: "X+V=III". Sotto questo, una luna. Un enigma. Un semplice enigma. Fin troppo forse.

«Credevo che la magia non approvata dal Re fosse bandita a Londra.» afferma Robert interrompendo i miei pensieri.

«Lo è infatti, con la differenza che uno stregone così potente non si vedeva da anni.»

É stato capace di comandare uno stormo di cornacchie facendole apparire dal nulla, di creare una sua immagine e di tatuare dei simboli sulla mia mano e su quella della ragazza dai capelli rossi. Questo non lo rende un potente stregone, ma se ciò che c'è scritto sulla lettera è vero, allora è da temere.

«Ai miei tempi esistevano tanti stregoni. Potenti almeno quanto questo.»

«I tempi sono cambiati, caro Robert.»

Prendo la tazzina poggiata sul tavolo del mio studio, l'avvicino alla bocca e bevo un sorso di caffè.

Un partecipante non può far sapere a nessuno dell'esistenza di questa competizione. Quindi se le guardie scoprissero in cosa sono coinvolto morirei. Insieme alle guardie che lo hanno scoperto, certo. E questo vale anche per Emily. In effetti, se riuscissi a farle rivelare al Generale l'esistenza di questa gara sia lei che Peterson morirebbero. Ma forse così violerei la prima regola, non posso ucciderla in nessun modo. Anche se, secondo il patto fatto con il Generale, sono io che devo trovarla e ucciderla. Ma non posso.

«E riguardo a Emily cosa hai intenzione di fare?» chiese Robert, come se mi avesse letto nel pensiero. La tazzina tintinna quando la appoggio sul tavolo. Se la lettera ci impone di collaborare, così sia.

«Ottima domanda, Robert.» Gli spalanco un sorriso. In risposta, da parte dello spirito una smorfia di preoccupazione si mostra sul suo pallido volto.


 

 

 

 

Emily

«Emily, prova questo» dice Edgard lanciandomi un'arma da fuoco. La prendo al volo con entrambe le braccia, è così pesante che mi costringe a piegare le gambe per non cadere.

«Quello è un Urlatore. Funziona a onde soniche, basta che premi il grilletto e scatena l'inferno ovunque tu lo stia puntando.»

Punto verso il manichino in fondo alla stanza. Premo il grilletto con l'indice. Dall'estremità della canna le onde d'urto trasparenti travolgono il fantoccio, scaraventandolo per aria.

«Non male» gli dico, «ma non mi pare che crei molti di danni.»

«Dillo alle persone che sono diventate sorde grazie a quel giocattolo» ridacchia e si riprende l'arma con una sola mano.

«Hai bisogno di qualche altra bomba con detonatore a tempo?» chiede abbassando lo sguardo verso di me. La sua stazza mi intimorisce ogni volta che lo guardo, anche se lo conosco da anni. Vive nei vicoli sotterranei della metropolitana da molto prima che lo conoscessi.

«Pochi giorni fa ne ho utilizzata solo una, quindi credo che per oggi vada bene così.»

«Come ti pare. Ma stai attenta alle guardie, un mio cliente mi ha raccontato che stanno reclutando sicari per ucciderti.»

«Sì, lo so. Per la precisione ne ho già incontrato uno, mi aveva messo alle strette ma poi non puoi immaginare cosa è successo.» Era da qualche minuto che lo avvertivo. Quel freddo, quel brivido che mi percorreva la schiena. Ma dall'ultima frase il gelo si era espanso in tutto il corpo.

«Che genere di cosa?» mi domanda. Socchiudo la bocca, il mio respiro crea una piccola nuvoletta che si sparge in aria.

«Non senti questo freddo?» mi stringo tra le spalle sfregandomi le braccia con le mani. Ed mi guarda con un'espressione di dubbio dipinta sul suo volto scuro.

«Devo andare.» Prendo il mantello e lo indosso, nascondendomi la testa.

No, non mi piace per niente questa sensazione. Appena mi volto il freddo si separa da me e questo mi preoccupa ancora di più. Come un presentimento. Come se non volesse che parlassi.

Davanti a me un vicolo della metropolitana è illuminato da lampadine. Una di queste, la più vicina a me, lampeggia. Mi avvicino e smette improvvisamente. Pochi secondi e brilla un'altra a poca distanza. Così fanno tutte le lampadine a cui mi avvicino, quindi le seguo, guardandomi intorno a passi lenti. Non sono sola, lo sento. Ma non vedo anima viva.

In un vicolo, le luci smettono di lampeggiare. Su una parete, disegnato con vernice nera appare: "X+V=III". Mi soffermo un attimo davanti alle lettere. Sotto di esse ci sono i contorni di una luna. La vernice non sembra fresca. Un'altra ondata gelida mi colpisce la schiena, mi volto e vedo che più avanti nel vicolo una lampadina sta brillando a tratti.

Le lampadine mi conducono ad una porta in metallo arrugginito, la spingo e a fatica riesco ad aprirla. Le persone camminano verso l'uscita della metropolitana, talmente prese dai loro impegni che non mi notano nemmeno. Mi aggiungo alla folla che esce a passi frettolosi dalla sotterranea.

Dove procedo ora? La gente si divide procedendo in strade diverse. La presenza sembra essersi dissolta. Mi guardo attorno, nessuno sembra avermi notata. Eccetto delle guardie che parlano tra di loro mentre mi fissano con occhi sospettosi. Chissà da quanto mi guardavano. Il cappuccio cela il mio capo, ma non il mio volto. Merda. Mi volto, facendo finta di nulla. Li vedo con la coda dell'occhio avvicinarsi. Comincio ad avanzare, sperando che non mi seguano. Dannata quella presenza occulta che mi ha condotto fuori! Correre attirerebbe ancora di più l'attenzione e lanciare una bomba ucciderebbe persone innocenti. Veramente innocenti, voglio dire. Sono a due passi da me.

Una mano si appoggia sulmio fianco, in modo dolce, gentile.

«Juliet, come è andata ieri con tuo cugino Nick?» una figura alta e nera mi fa cambiare direzione.

«Chi sei?» bisbiglio. Lo guardo, indossa una giacca e una tuba nera dal quale spuntano ciocche di scuri capelli castani. È il sicario.

«Le ho appena salvato la vita, Emily» dice a bassa voce. «E le assicuro che ciò non è un iperbole.»

Non ho idea di cosa voglia dire iperbole né so che intenzioni abbia. Ma appena mi volto vedo le guardie procedere per un'altra strada, e questo mi basta per non farmi domande.

«So cavarmela da sola, non mi serve il tuo aiuto» mi scrollo il suo braccio di dosso.

«Se ha letto la lettera, sì invece» afferma.

Dannazione. Non rispondo e continuo a camminare al suo fianco. Sa qualcosa. Si ferma davanti a una porta in legno, prende una chiave dalla tasca e la apre.

«Da questa parte» allunga un braccio oltre l'entrata, facendomi entrare per prima. Riguardo le buone maniere ammetto che ci sa fare.

Perché non mi dovrei fidare? Se avesse voluto uccidermi o consegnarmi alla giustizia avrebbe potuto lasciarmi alle guardie. Entro in casa sua, è molto più pulita e ordinata della mia. Ma un'atmosfera macabra si apre davanti a me: su teche e scaffali sono esposti teschi, carte dei tarocchi, maschere di legno e fogli nel quale vi sono disegnati schemi incomprensibili.

«Come ti chiami?» gli chiedo.

«Il mio nome è Reaver Harington, sensitivo e sicario. Vivo a Londra da diciotto anni, da quando i miei genitori si trasferirono.» dice aprendo una porta nel corridoio. «Le porgerei la stessa domanda ma la fama la precede.»

«Meglio così perché non mi va di farti la mia biografia. Ti ho chiesto solo il nome.»

«Come desidera. Questo è il mio studio, puoi accomodarti sulla poltrona» mi siedo e lo guardo con occhi attenti avanzare fino a un tavolo e sedersi sulla sedia. Rimane per qualche secondo fermo. Ad un certo punto annuisce e sospira rumorosamente.

«Perché non ha letto le regole?» chiede improvvisamente.

«Come fai a saperlo?»

«Sono un sensitivo. Adesso, mi piacerebbe ricevere una risposta.»

Cazzo. Tanto vale dirlo.

«Non so leggere» abbasso lo sguardo e attendendo una risposta.

«Non si vergogni, Emily. C'è molta gente come lei ai giorni nostri» afferma. Quello che ha detto non mi consola per niente, l'idea di non sembrare più intelligente di un mendicante mi infastidisce. Prende una lettera appoggiata sul tavolo dello studio e la legge a voce alta, parola per parola: sono le regole del gioco. La cosa che più mi preoccupa è che lo stregone ha scritto "le prime quattro". Le prime regole. Come se quelle già scritte non fossero abbastanza severe.

«La sfida vi verrà annunciata in futuro?» ripeto. «Questo significa che ci potrebbe essere già arrivato il segnale?»

«Certo. A dirla tutta, il segnale è già arrivato» si alza dalla sedia prendendo un'altra lettera poggiata sul tavolo. Nella lettera c'è scritto "X+V=III" con sotto disegnata una luna. Proprio come nel vicolo sotterraneo della metropolitana.

«Che vuol dire?» gli restituisco la lettera.

«Questi sono numeri romani. Una somma di numeri romani, per l'esattezza. Dieci più cinque, è uguale a tre.»

Mi acciglio per un attimo. «Il calcolo è sbagliato.»

«Il calcolo non è sbagliato, il nostro ragionamento lo è.» Sorride.

Le sue dita entrano sotto la giacca. Appena le estraei mi lancia un piccolo oggetto color rame, attaccato a una catenina tintinnante. Lo afferro al volo. Ne apro il coperchio e noto il quadrante.

«La soluzione è un orologio da tasca?» domando.

Lui mi guarda e annuisce. Riguardo il quadrante, ci sono numeri romani a simboleggiare le ore. Guardo la lettera X che indica le ore dieci, poi sposto lo sguardo sulle lettere III. Era più semplice di quanto pensassi.

«L'enigma indica un quadrante.» concludo.

«Esatto. Se in questo momento fossero le dieci, fra cinque ore esatte sarebbero le tre. Dieci più cinque, è uguale a tre.»

«Ma ciò non ci aiuta. Indica solo l'orario. Dove dovrebbe svolgersi la sfida quindi?»

«Un quadrante con numeri romani, a Londra. Non le viene in mente nulla?»

Incrocio le braccia, «La Clock Tower?»

Reaver annuisce con convinzione. «Oggi, alle tre di notte, nella torre.»

«E come hai intenzione di arrivarci?» gli chiedo.

«Semplice. Ha o no una nave alata?»

 

 

 

 

Angolo autore.

E anche questo capitolo è andato! Ringrazio tutti quelli che mi stanno seguendo e che recensiscono. Spero che la parte di Emily non risulti troppo lunga e monotona :) scusatemi per errori grammaticali che non ho visto, spero vi piaccia, nel prossimo capitolo ci sarà la vera e propria competizione!

Grazie ancora, recensite se vi piace, al prossimo capitolo!

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: Steam