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Autore: shimichan    07/09/2012    4 recensioni
Raccolta di piccoli momenti non-sense dei due nakama.
[...]
#14. In fondo tra loro è sempre stato così: riescono a cogliere, dell’altro, perfino ciò che non diventa mai suono. Empatia la chiamano, ma sanno entrambi che non è quello il nome del sentimento che li tiene legati, anche se non hanno mai avuto il coraggio di ammetterlo.
#15. La purezza era per loro qualcosa di astratto, vi erano stati strappati troppo presto per provarne nostalgia.
#16. Ti ha accompagnato per tutta la vita, eppure non ti sei mai abituato alla gelida presa della Morte.
#17. Vent’anni prima, in un’isola sperduta del mare occidentale, una donna si fermò dietro una porta ad ascoltare la voce di una bambina che parlava ad un sassolino.
#18. “Ora hai trovato il suo erede…” aggiunge in un tono allegro, smorzato dal mozzicone che stringe tra i denti “…ma che mi dici di te?[...]"
#19. “Non sono sciocchezze!” lo zittisce, perentoria. “Mamma guardava papà nello stesso modo e da quando non c’è più non l’ho più vista rivolgere a nessuno uno sguardo simile!”
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nico Robin, Roronoa Zoro
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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....sulla falsa riga della precedente...




NEED YOU TELL ME SOMETHING?



Non le ci vuole molto per intuire dove si trova. Basta cercare in qualche lercia locanda, dove chi esce, il più delle volte, lo fa strisciando. Come quella che ha di fronte.
Due tipi poco raccomandabili, accasciati sui gradini della bettola, la fissano insistentemente da alcuni minuti. 
Hanno gli occhi vitrei e l'alito di chi non vede mai il fondo del bicchiere.
Robin li ignora ed entra. Il fetore di alcool e sangue le invade le narici, facendole arricciare il naso, gli occhi pizzicano, ma non demorde.
Le ci vuole meno di un secondo per individuarlo tra la massa di nerboruti: Zoro è l'unico ancora in grado di bere in quel posto. 
E come tale troneggia, seduto al bancone.

È da un quarto d'ora che lo fissa. Non alza lo sguardo, non gli occorre per sapere che i suoi occhi cristallini sono puntati su di lui: se li sente addosso. 
È una sensazione nota e terribilmente fastidiosa.

Non gli serve udire lo scricchiolio dei cocci calpestati, né i bisbigli eccitati dei pochi coscienti, che sgomitano tra loro. Basta solo quel profumo dolce che si fa largo tra l'olezzo del locale per fargli capire che è lì.
Svuota, allora, d'un fiato il bicchiere che ha davanti. 
Il bruciore alla gola e la vista offuscata gli dicono che, forse, così potrà affrontarla.

"Nah..Robin? Che c'è?". Lei non si stupisce di essere stata scoperta, in fondo lo voleva.
"Fufufu...pensavo". E ritorna a guardarlo.

"Signorina, desidera?". Il barista sfoggia il suo miglior sorriso, ma ci vuole ben altro per impressionarla. "Mi faccia lo stesso" e indica il bicchiere vuoto del compagno, che ghigna sinistramente. "Vuoi ubriacarti pure tu adesso?".
Lo sguardo lucido e freddo di Robin coglie, in quello severo che lui le ha lanciato, un bagliore di infinita...tristezza; così si limita ad increspare le labbra.
Proprio quello che temeva: a quel sorriso non può controbattere.

"A cosa?". 
Il nero pece dei suoi occhi non la intimorisce. "A te. Quando lo ammetterai?".
L'espressione beota di Zoro le fa capire chiaramente che non sa a cosa si riferisce.

Rimangono in silenzio ad osservare i loro bicchieri riempirsi di rum.
"Che sei venuta a fare?". È lui a rompere gli indugi.
"Ti cercavo". 
Beve un sorso ed avverte subito un gusto amaro riscaldarle la bocca: è una sensazione piacevole, ma non tanto da svuotarne intere casse.
"Beh sono qui, che vuoi?". Il tono é duro, intransigente, ma sa di non riuscire a mantenerlo guardandola negli occhi, per questo fissa il liquore ambrato nel boccale: tra poco non ci sarà più. 
Lo sanno entrambi.

"....che a me ci tieni più di quanto tu voglia mostrare, spadaccino..."
"Tsk! Sciocchezze!". Ma intanto solleva i pesi con maggior vigore.

"Ti riporto alla Sunny. Non vorrei ti perdessi". 
Così si arrabbierà, ne è sicura Robin, ma non può farne a meno. 
"Sto bene qui" biascica in risposta, visibilmente alterato.
"Ho rum e...". "Roronoa". 
Oltre le sue spalle, spunta una giovane di dubbia moralità.
"Che c'è hai cambiato idea? Non vieni più a farmi compagnia?". Sul suo viso compare un broncio capriccioso, mentre gli accarezza la nuca in un eloquente invito. Non serve renderlo esplicito, eppure la donna gli sussurra comunque le sue, allettanti, intenzioni. 
Il suo sguardo corre poi verso la mora che lo affianca. È bella, molto, forse troppo
Ha i capelli setosi, come mai saranno i suoi, la pelle diafana e delicata, le labbra rosa: non ha mai conosciuto la spiacevole compagnia di un cliente, al contrario di lei. E quella differenza la infastidisce. 
Vorrebbe chiedere a Zoro di allontanarla, ma non può permetterselo.

Ci pensa un attimo prima di rispondere e posa il libro sulle ginocchia.
"Allora l'altra notte...".
"L'altra notte non c'entra!". 
"...e....quelle precedenti?".

"Vedo che qui hai già compagnia". 
Robin si alza, recupera il suo zaino e si avvia all'uscita, impassibile.
È proprio per quell'impassibilità che Zoro sa di averla ferita.
"Chi è quella Roronoa?". 
"Nessuno". Ma i suoi occhi dicono tutt'altro.

"Ero ubriaco". Una spiegazione fin troppo banale perché Robin ci possa credere realmente, ne è consapevole anche lui, ma non può dargli altro.

"Ehi bellezza, te ne vai in giro tutta sola a quest'ora di notte?". 
Un uomo tarchiato si avvicina barcollante alla nakama e l'afferra per un braccio. La sua mano è grande e ruvida, screpolata dal sole e dalla salsedine. 
"Che ne dici di stare un po' qui con me?". Lei non si scompone. 
Ama le buone maniere, ma è perfettamente conscia di non poterle trovare in un posto simile.
La stringe a sé, l'ubriaco, e sulla sua guancia, Robin, avverte il calore metallico della croce d'argento che questo porta al petto: segno di una religione che non ha mai conosciuto.
Osserva l'ottima manifattura della catena. L'avrà rubata
È il suo unico pensiero.

"E così è solo questo?". La sua voce è ferma, misurata, in fondo quella era la risposta che aspettava...eppure fa male lo stesso.

Zoro è di spalle, non assiste alla scena, preferisce continuare a bere. 
Con la mano, però, accarezza l'elsa tornita della katana, il pollice corre veloce alla coccia e, in un gesto che ha ripetuto fin troppe volte, la solleva. 
La lama riverbera nell'oscurità.
Il suo è un monito silenzioso, ma arriva dritto alle orecchie di chi sa ascoltare.
L'uomo all'ingresso spalanca gli occhi annacquati dall'alcool. Ha sentito parlare del tipo seduto al bancone, maestro nell'arte delle tre spade. 
"Sono pochi quelli che l'hanno incontrato e possono raccontarlo" gli hanno detto.
Le sue pupille si fanno ancor più enormi, quando riconosce nel volto di Robin quello di un vecchio avviso di taglia: è "Il diavolo di Ohara" quella che stringe tra le braccia.
La lascia immediatamente, meglio non scherzare con i demoni.

"Già". Continua i suoi allenamenti, ma il peso maggiore è quello che si porta dentro, quello che gli impedisce di muoversi quando la vede allontanarsi, in silenzio con il libro ancora aperto abbandonato sulla sdraio.

Al cigolio della porta, Zoro sbuffa. Questa me la farà pagare, pensa. 
Purtroppo per lui è più che una supposizione.
E tutto per non ammettere che, in fondo, a lei ci tiene. Fin troppo.

----------------------

È ormai l'alba quando la Sunny lascia il porto. 
Il vento gonfia le vele e la bandiera dove spiccano fiere quelle ossa incrociate. 
I pirati, in quell'isola, non sono bene accetti, come in tutte le parti del resto, ma quel giorno l'attenzione dei pescatori é rivolta a tutt'altro.
Fuori da una locanda, in un quartiere malfamato della città, è stato trovato un uomo in fin di vita col petto lacerato dal fendente di una spada. Capitano spesso liti tra i balordi rissosi, scatenate per racimolare qualche soldo, e chi ha la peggio, il giorno dopo, è steso a terra in una pozza di sangue, proprio come quel tipo. 
Ciò che non torna però è che l'unica cosa che potevano rubargli -una croce latina d'argento- pende ancora dal suo collo.

Zoro ha poche certezze nella vita: le sue spade, il rum, i suoi compagni e l'assoluta convinzione che le donne siano una perdita di tempo.
È certo che le sue spade saranno sempre pronte per essere sguainate, a scintillare sotto il sole di una nuova battaglia.
È certo che, al termine di suddetta battaglia, troverà del rum per brindare alla vittoria.
È certo che per i suoi nakama sarà sempre disposto a sacrificare la vita.
Sull'ultimo punto, invece, comincia ad avere qualche perplessità, ma in attesa di sciogliere i suoi dubbi non può permettere a quella donna di far perdere tempo a qualcun altro.

Ciò che suscita più scalpore, però, è la donna che urla al suo fianco. 
Ha un braccio rotto, come dimostra l'ematoma violaceo che lo ricopre.
Dice di essere stata aggredita all'improvviso da alcune mani spuntate nel nulla...
"È una povera pazza" borbottano i passanti, attirati dai suoi schiamazzi.

Robin sa molte cose. Sa leggere i poignee griffe, sa ascoltare, sa studiare le persone.
Sa che nonostante si ostini a negarlo, Zoro ci tiene davvero a lei.
Sa che, prima o poi, glielo confesserà, per questo attende, paziente, che imbocchi la strada giusta.
Ma sa anche che lo spadaccino non ha senso dell'orientamento e per questo non può permettergli distrazioni durante il percorso.


***spazio autrice***
Salve!!! Si lo so che è praticamente identica all'altra, ma non ho resistito alla tentazione di inscenare una specie di 'dramma della gelosia'...che c'è anche se velato, molto velato...ma con questi due babbei, ehm sciocchini non potevo far altro! 
Prometto che le successive shot saranno ambientate in location differenti e magari senza prostitute i mezzo! 
Non ho altro da aggiungere..anzi si recensite numerosiXD!!! Bye, Bye!!!!!

 

  
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