Capitolo
2
È
inaspettata
Sedermi
al tavolo con lei in biblioteca diviene presto un’abitudine,
credo di non aver
mai studiato tanto come in queste ultime settimane.
Non
posso fare a meno di avvicinarmi a lei e non ne capisco il motivo. Non
capisco
il perché non le abbia ancora chiesto di uscire e
perché noto di lei
particolari mai notati prima in nessun’altra donna. Porta
sempre i capelli alti
sulla nuca tenuti legati da una matita, gli occhi sono verdi, ma la
iride
sinistra è più scura della destra, la montatura
degli occhiali sottile.
La montatura degli occhiali?
Perché mi ricordo
della montatura degli occhiali? Dovrò
evitare le ronde con Paul giusto per mantenere un minimo di
dignità.
Non
sorride spesso, ma quando lo fa sembra illuminare tutta la stanza. Non è perfetta:
è alta e forse troppo magra,
si mordicchia le unghie quando legge una pagina particolarmente
difficile ma mi
attrae come nessun’ altra.
Un
pomeriggio mentre l’accompagno in aula per una lezione si
volta a guardarmi.
Sembra perdersi in qualche pensiero, si mordicchia le labbra e parla
senza
fermarsi a prendere fiato.
“Senti
, pensavo non è un po’ assurdo che ci incontriamo
sempre in biblioteca? Insomma
non che mi dispiaccia ma che ne dici se venerdì sera
facciamo qualcosa di un
po’ più divertente tipo una pizza? Secondo me
pensi che vivo sempre con un
libro in mano.”
Ancora
una volta mi spiazza, ci riesce sempre
con un gesto o con una frase. Sorrido.
“Perché
non è vero? Hai sempre un libro in mano.” Lei
sbuffa e mi guarda male.
“Lascia
stare. Devo entrare adesso.” Fa un passo verso
l’aula, ma io la blocco per un
braccio. Sussulta, come ogni volta che ci sfioriamo inavvertitamente. Perché devo
avere la temperatura corporea di
una stufa?
“Venerdì
avrei un impegno, una specie di tradizione della riserva dove
vivo.”
“Embry,
davvero non è importante… fai finta che non abbia
detto niente.”
Sembra
delusa. Le mie labbra formulano la frase successiva senza chiedere
permesso al
cervello.
“Che
ne dici di venire con me? Non è niente di sensazionale ma
non ci saranno libri.”
“Sicuro?
Non vorrei…”
“Certo
che sono sicuro. Ci possiamo incontrare qua davanti alle…
sette.”
“Alle
sette ok. Allora a
venerdì.” Entra
in classe senza guardarmi.
Cazzo
in che casino mi sono cacciato? L’ho appena invitato a un
falò a La Push, uno
di quei falò. Devo cercare Jake e metterlo dalla mia parte
prima che gli
anziani chiedano la mia pelliccia.
“Non
ci ho neanche pensato, voleva uscire venerdì sera e mi
è sembrato una cosa
normale.”
“Appunto
ti piace.”
“E’
una bella ragazza, sì.”
“Ne
hai avute di più belle.”
“Jake,
se vuoi dirmi qualcosa dilla e basta, ok?”
“No,
io non ti devo dire niente, sei abbastanza intelligente da arrivarci da
solo.” Ride
ed inizia a posizionare i pezzi di legna
per il falò in una catasta. Mentre lo aiuto mi ritrovo a
pensare alle sue
parole. Odio dargli ragione, il suo ego smisurato non ne ha certo
bisogno
eppure… Vivian mi piace. Perché negarlo?
Perché sono un licantropo
mi sembra un motivo abbastanza valido. Perché
esiste una piccola cosa insignificante chiamata imprinting, altro
motivo più
che valido. Jared e Paul si avvicinano con altra legna ed io estraggo
il
telefonino dalla tasca per guardare l’ora.
“Devo
andare… a più tardi.”
“Ok,
Bella non vede l’ora di conoscerla.”
“Chi?
La viso pallido che non gliel’ha ancora data?”
Chiede Paul sghignazzando.
“La
cosa è più grave, lui non ci ha neanche provato,
il nostro playboy si è preso
una bella cotta.” La voce ironica di Jared.
Sbuffo.
“Credete
di riuscire a comportarvi come essere normali per una sera?”
“Hai
paura che ti faremo fare brutta figura?” Ridono ancora. Degli
imbecilli, i miei
amici sono dei completi e totali imbecilli.
“Basta.
Embry valla a prendere, al massimo gli darò un ordine Alpha
per farli stare
tranquilli.” Dice Jacob prima di scoppiare anche lui in un
risata.
Rassicurante, rassicurante davvero.
Non
l’ho mai vista con i capelli sciolti, non so
perché fra le tante cose è questo il
mio primo pensiero mentre la osservo camminare verso di me nel posteggio.
Indossa
un berretto di lana calata in testa e i boccoli rossi le ricadono sulle
spalle.
Sciarpa e guanti per non sentire il freddo, di sicuro io la scalderei
volentieri.
Si
avvicina e sorride, perché non lo fa più spesso?
È davvero
bellissima. Quando mi è di fronte le
poso un bacio sulla guancia e poi le tiro giù il berretto
sugli occhi. Lei
sbuffa, rimettendoselo apposto.
“Ma
le giacche per te sono un accessorio fuori moda?”
Rido.
Rido forte .
“Non
soffro il freddo.”
“Ma
ci sarà un grado stasera.” Mi alzo nelle spalle e
le apro la portiera della
macchina.
“Sicura
di non voler andare a casa a prendere qualche libro? Sai non vorrei ne
sentissi
troppo la mancanza.”
“In
questo momento se ne avessi uno te lo tirerei in testa, quindi
è meglio di no.”
Sorrido di nuovo ed inizio a guidare verso la riserva.
Siamo
circa a metà strada quando alla radio passa una canzone
degli Aerosmith. Lei si
blocca e mi guarda.
“Posso
alzare?” Annuisco. Sorride.
“Adoro
questa canzone. È da viaggio.”
“Che
vuol dire da viaggio?” le chiedo guardandola con la coda
dell’occhio.
“Ma
si… hai presente quando sei in macchina e passa una canzone
che è il sottofondo
perfetto. A quel punto non ti resta che abbassare i finestrini ed
iniziarla a
cantare, e sai che ogni volta che l’ascolterai di ricorderai
di quel momento
preciso.”
Alzo
ancora di più il volume ed abbasso il finestrino.
“Intendi
una cosa del genere?”
“Si…
ma adesso devi cantare.”
“No,
sono stonato.”
“Chi
se ne frega, Embry. Dai.”
Inizia
ad intonare la canzone, scuoto la testa sorridendo e mi ritrovo a fare
altrettanto. La sua
teoria è vera, sono sicuro che non lo
dimenticherò mai questo viaggio. Quando la canzone finisce
siamo praticamente
arrivati. Posteggio la macchina e lei diventa improvvisamente
pensierosa.
“Ehi…
che c’è?”
“Sei
sicuro che sia una buona idea?”
“Ormai
siamo qui.. sarebbe stupido tornare indietro.” Mi sembra la
cosa più naturale
tenderle la mano, lei la stringe e ci avviamo verso il falò.
Siamo
gli ultimi. Le ragazze stanno sistemando piatti e bicchieri su un
tavolo,
Jake e Seth
controllano la legna mentre
gli altri si passano un pallone da
calcio. Paul ci vede blocca la palla fra le mani e ci viene incontro.
“Ehi,
tu devi essere Vivian. Embry
ci ha
parlato tanto di te.” Ridacchia ricalcando la parola parlato.
“E
tu sei?” Gli chiede Vivian senza scomporsi.
“Paul.
L’amico bello di Embry”
“No,
mi spiace io non ho mai sentito parlare di te.” Jared scoppia a ridere,
prima di presentarsi
anche lui. Non so perché sono nervoso, forse ci tengo
solamente che Vivian si
trovi bene con loro, il che è assurdo, perché non
mi è mai interessato
presentare le ragazze con cui esco ai miei amici. Non ne ho mai avuto
un vero
motivo eppure… la osservo ridere con le ragazze e mi sento
sollevato.
Quando
la cena finisce Billy si prepara per iniziare il racconto. Sorrido e
lei si
siede vicino a me.
“Che
succede adesso?”
“Il
capo tribù racconta le nostre leggende. Sei
l’unica estranea a parte Bella- indico
con una mano la ragazza abbracciata a Jacob - ad ascoltarle.”
“Fin dall’inizio i Quileute erano un
piccolo
popolo. E siamo ancora un piccolo popolo ma non siamo mai scomparsi.
Questo
perché nel nostro sangue c’è sempre
stato un potere magico…”
La
voce di Billy inizia a tessere la storia. La storia che ascolto una
volta al
mese da anni. Le nostri origini, le leggende che si sono rivelate vere.
È sempre
stato un momento solenne per noi lupi,
una presa di coscienza di ciò che davvero siamo, fra le
risate le prese in
giro, è qua che emerge il
profondo senso del nostro dovere. Sulle nostre spalle il peso di
proteggere un
popolo e soprattutto la consapevolezza di essere diversi. Per quanto
possiamo
ignorare, noi non torneremmo mai gli
adolescenti spensierati e cazzoni di quattro anni fa, siamo cambiati. I
vampiri, le guerre, le responsabilità. È troppo
per sperare che non abbia
lasciato segni profondi dentro di noi. Siamo venuti a conoscenza che
tutto
quello di cui da piccoli avevamo paura si nascondesse nel buoi esiste
davvero.
Siamo
ragazzini cresciuti troppo in fretta che nascondono dietro sorrisi e
buoni
umori un profondo disagio.
Guardo
il profilo di Vivian, la luce tenue del falò le illumina il
viso, ancora una
volta mi trovo a chiedermi perché l’abbia
invitata. Questa è la mia vera vita,
una vita da cui tengo lontano persino mia madre.
Forse
sono solo stanco
della solitudine. Forse
c’è una parte di me che chiede qualcosa che non
sono ancora pronto a dare.
“...il tempo trascorse e i discendenti
di Taka Aki non si trasformarono più in lupi,
raggiunta l’età adulta. I lupi sarebbero tornati
soltanto in casa di necessità
nel caso in cui un freddo si fosse avvicinato di nuovo.”
Billy e il vecchio Ateara si
guardano ed
annuiscono, il racconto finisce così per questa riunione, la
presenza di Vivian li
ha costretti a saltare l’ultima parte
della leggenda quella di cui noi siamo protagonisti.
Il
ritorno dei freddi, la nuova guerra.
Jared
ulula e spezza così la tensione. Kim
scuote la testa e gli pizzica il fianco, rivolgendosi poi a Vivian.
“Giuro
che ogni tanto sa comportarsi normalmente. Evidentemente non
oggi.”
“Qualcuno
dorme sul divano stanotte.”
Lo
schernisce Paul prima che la risposta di Rachel lo metta a tacere.
“Sì
e probabilmente sarai tu.” Altre
risate,
battuti e scherzi e poi a poco a poco ognuno si congeda.
“Ti
sei annoiata?” chiedo a Vivian mentre taglio per la spiaggia
per tornare alla
macchina.
“No,
è stato davvero inaspettato.”
“Inaspettato?”
Lei annuisce e si ferma.
“Sai
da dove vengo io non c’è nessuna storia del genere
da raccontare intorno al
falò.”
“A
proposito, non me l’hai mai detto da dove vieni?”
La sento sbuffare e la guardo.
“
E dai, tu sai che discendo dai lupi e io non so neanche dove sei nata.
Non mi
pare corretto.”
“E
va bene, te lo dico ma non fare battute cretine… Las
Vegas.”
Scoppio
a ridere.
“Ecco
appunto.”
“Scusa
e che non hai l’aria di una di Las Vegas.”
“Ti
potrà sembrare strano, ma non ci vivono solo spogliarelliste
e criminali.”
“Certo
che dalla città del divertimento a quella del eterna pioggia
è un bel salto.”
“Volevo
solo un posto tranquillo. Questo mi sembrava lo fosse.”
Se
si escludono armate di vampiri inferociti è
senz’altro un posto tranquillo.
“Ogni tanto
sparisci, sembra che rincorri un
pensiero che ti porta decisamente non nello stesso posto dove sono
io.”
La
guardo, come diavolo ha fatto ad accorgersene? Sorrido cercando di
cambiare
argomento.
“Posso
garantirti che esattamente qui che vorrei essere.” Mi chino
sul suo volto
lentamente, lei non si muove anzi incurva le labbra in un lieve sorriso
e la
bacio.
Le
sue labbra sanno di ciliegia, probabilmente è il gusto del
suo burro cacao. Si
stringe di più a me posando le mani sulle mie spalle mentre
le nostre bocche si
aprono approfondendo il contatto, risponde al mio bacio come mai mi
sarei
aspettato. La lascio dettare il ritmo
e
tutto quello che ho imparato a conoscere di lei in queste settimane
è l’esatto
opposto di quello che scopro con il nostro bacio.
Sembra
spingersi dentro di me, la percepisco , non è quello che
voglio ma mi sembra
impossibile tirarmi indietro. Non mi accorgo neanche della pioggia che
incomincia
a cadere e quando ci stacchiamo per riprendere fiato la guardo
incredulo. Che
cazzo mi prende?
Lei
scoppia a ridere piegando la testa all’indietro.
La
pioggia cade sempre più forte
e oramai è
completamente bagnata, torna a baciarmi e di nuovo non sento
più l’acqua. Le
accarezzo la schiena e appoggio la fronte
contro la sua.
“Lo
sai che piove vero?”
“Credo
di averlo intuito.” Sorride.
“E
sai anche che sei completamente zuppa?”
“Avevo
capito anche questo.”
“Non
ti sfugge niente allora.”
“Mi
sfugge il perché hai smesso di baciarmi.”
“Scusa.”
Le dico prima di tornare sulle sue labbra
Le leggende narrate
da Billy, evidenziate in
grassetto, sono
riprese da “Eclipse.”
Per
il resto grazie davvero a chi ha iniziato a seguire questa storia e a chi ha lasciato un parere. E
un enorme grazie ad
un amica speciale che so essere la mia prima fan. (<3) .
A
venerdì prossimo
Noemi