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Autore: postergirl84    07/09/2012    6 recensioni
Embry Call. Con un piccolo problema peloso che è una bella scusa per non stare con la stessa ragazza per troppo tempo. Finchè non si ritrova innamorato senza preavviso e le cose cambiano, le cose sono sempre più difficili. L'amore è difficile. Ma è proprio per questo che è più forte di qualsiasi altra cosa.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Embry Call, Nuovo personaggio, Quileute
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Storie di Lupi'
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Capitolo 2

È inaspettata

 

Sedermi al tavolo con lei in biblioteca diviene presto un’abitudine, credo di non aver mai studiato tanto come in queste ultime settimane.
Non posso fare a meno di avvicinarmi a lei e non ne capisco il motivo. Non capisco il perché non le abbia ancora chiesto di uscire e perché noto di lei particolari mai notati prima in nessun’altra donna. Porta sempre i capelli alti sulla nuca tenuti legati da una matita, gli occhi sono verdi, ma la iride sinistra è più scura della destra, la montatura degli occhiali sottile.
La montatura degli occhiali? Perché mi ricordo della montatura degli occhiali?  Dovrò evitare le ronde con Paul giusto per mantenere un minimo di dignità.
Non sorride spesso, ma quando lo fa sembra illuminare tutta la stanza.  Non è perfetta: è alta e forse troppo magra, si mordicchia le unghie quando legge una pagina particolarmente difficile ma mi attrae come nessun’ altra.
Un pomeriggio mentre l’accompagno in aula per una lezione si volta a guardarmi. Sembra perdersi in qualche pensiero, si mordicchia le labbra e parla senza fermarsi a prendere fiato.
“Senti , pensavo non è un po’ assurdo che ci incontriamo sempre in biblioteca? Insomma non che mi dispiaccia ma che ne dici se venerdì sera facciamo qualcosa di un po’ più divertente tipo una pizza? Secondo me pensi che vivo sempre con un libro in mano.”
Ancora una volta mi spiazza, ci riesce sempre  con un gesto o con una frase. Sorrido.
“Perché non è vero? Hai sempre un libro in mano.” Lei sbuffa e mi guarda male.
“Lascia stare. Devo entrare adesso.” Fa un passo verso l’aula, ma io la blocco per un braccio. Sussulta, come ogni volta che ci sfioriamo inavvertitamente.  Perché devo avere la temperatura corporea di una stufa?
“Venerdì avrei un impegno, una specie di tradizione della riserva dove vivo.”
“Embry, davvero non è importante… fai finta che non abbia detto niente.”
Sembra delusa. Le mie labbra formulano la frase successiva senza chiedere permesso al cervello.
“Che ne dici di venire con me? Non è niente di sensazionale ma non ci saranno libri.”
“Sicuro? Non vorrei…”
“Certo che sono sicuro. Ci possiamo incontrare qua davanti alle… sette.”
“Alle sette ok. Allora  a venerdì.”  Entra in classe senza guardarmi.
Cazzo in che casino mi sono cacciato? L’ho appena invitato a un falò a La Push, uno di quei falò. Devo cercare Jake e metterlo dalla mia parte prima che gli anziani chiedano la mia pelliccia.

 

“Quindi ti piace davvero questa Vivian. Non hai mai portato nessuna qua a La Push.”
“Non ci ho neanche pensato, voleva uscire venerdì sera e mi è sembrato una cosa normale.”
“Appunto ti piace.”
“E’ una bella ragazza, sì.”
“Ne hai avute di più belle.”
“Jake, se vuoi dirmi qualcosa dilla e basta, ok?”
“No, io non ti devo dire niente, sei abbastanza intelligente da arrivarci da solo.”  Ride ed inizia a posizionare i pezzi di legna per il falò in una catasta. Mentre lo aiuto mi ritrovo a pensare alle sue parole. Odio dargli ragione, il suo ego smisurato non ne ha certo bisogno eppure… Vivian mi piace. Perché negarlo? Perché sono un licantropo  mi sembra un motivo abbastanza valido. Perché esiste una piccola cosa insignificante chiamata imprinting, altro motivo più che valido. Jared e Paul si avvicinano con altra legna ed io estraggo il telefonino dalla tasca per guardare l’ora.
“Devo andare… a più tardi.”
“Ok, Bella non vede l’ora di conoscerla.”
“Chi? La viso pallido che non gliel’ha ancora data?” Chiede Paul sghignazzando.
“La cosa è più grave, lui non ci ha neanche provato, il nostro playboy si è preso una bella cotta.” La voce ironica di Jared.  Sbuffo.
“Credete di riuscire a comportarvi come essere normali per una sera?”
“Hai paura che ti faremo fare brutta figura?” Ridono ancora. Degli imbecilli, i miei amici sono dei completi e totali imbecilli. 
“Basta. Embry valla a prendere, al massimo gli darò un ordine Alpha per farli stare tranquilli.” Dice Jacob prima di scoppiare anche lui in un risata. Rassicurante, rassicurante davvero.

 

Non l’ho mai vista con i capelli sciolti, non so perché fra le tante cose è questo il mio primo pensiero mentre la osservo camminare verso di me  nel posteggio.
Indossa un berretto di lana calata in testa e i boccoli rossi le ricadono sulle spalle. Sciarpa e guanti per non sentire il freddo, di sicuro io la scalderei volentieri.
Si avvicina e sorride, perché non lo fa più spesso? È  davvero bellissima. Quando mi è di fronte le poso un bacio sulla guancia e poi le tiro giù il berretto sugli occhi. Lei sbuffa, rimettendoselo apposto.
“Ma le giacche per te sono un accessorio fuori moda?”
Rido. Rido forte .
“Non soffro il freddo.”
“Ma ci sarà un grado stasera.” Mi alzo nelle spalle e le apro la portiera della macchina.  
“Sicura di non voler andare a casa a prendere qualche libro? Sai non vorrei ne sentissi troppo la mancanza.”
“In questo momento se ne avessi uno te lo tirerei in testa, quindi è meglio di no.” Sorrido di nuovo ed inizio a guidare verso la riserva.
Siamo circa a metà strada quando alla radio passa una canzone degli Aerosmith. Lei si blocca e mi guarda.
“Posso alzare?” Annuisco. Sorride.
“Adoro questa canzone. È da viaggio.”
“Che vuol dire da viaggio?” le chiedo guardandola con la coda dell’occhio.
“Ma si… hai presente quando sei in macchina e passa una canzone che è il sottofondo perfetto. A quel punto non ti resta che abbassare i finestrini ed iniziarla a cantare, e sai che ogni volta che l’ascolterai di ricorderai di quel momento preciso.”
Alzo ancora di più il volume ed abbasso il finestrino.
“Intendi una cosa del genere?”
“Si… ma adesso devi cantare.”
“No, sono stonato.”
“Chi se ne frega, Embry. Dai.”
Inizia ad intonare la canzone, scuoto la testa sorridendo e mi ritrovo a fare altrettanto.  La sua teoria è vera, sono sicuro che non lo dimenticherò mai questo viaggio. Quando la canzone finisce siamo praticamente arrivati. Posteggio la macchina e lei diventa improvvisamente pensierosa.
“Ehi… che c’è?”
“Sei sicuro che sia una buona idea?”
“Ormai siamo qui.. sarebbe stupido tornare indietro.” Mi sembra la cosa più naturale tenderle la mano, lei la stringe e ci avviamo verso il falò.
Siamo gli ultimi. Le ragazze stanno sistemando piatti e bicchieri su un tavolo, Jake  e Seth controllano la legna  mentre gli altri si passano un pallone da calcio. Paul ci vede blocca la palla fra le mani e ci viene incontro.
“Ehi, tu devi essere Vivian.  Embry ci ha parlato tanto di te.” Ridacchia ricalcando la parola parlato.
“E tu sei?” Gli chiede Vivian senza scomporsi.
“Paul. L’amico bello di Embry”
“No, mi spiace io non ho mai sentito parlare di te.”  Jared scoppia a ridere, prima di presentarsi anche lui. Non so perché sono nervoso, forse ci tengo solamente che Vivian si trovi bene con loro, il che è assurdo, perché non mi è mai interessato presentare le ragazze con cui esco ai miei amici. Non ne ho mai avuto un vero motivo eppure… la osservo ridere con le ragazze e mi sento sollevato.

Quando la cena finisce Billy si prepara per iniziare il racconto. Sorrido e lei si siede vicino a me.
“Che succede adesso?”
“Il capo tribù racconta le nostre leggende. Sei l’unica estranea a parte Bella- indico con una mano la ragazza abbracciata a Jacob - ad ascoltarle.”

Fin dall’inizio i Quileute erano un piccolo popolo. E siamo ancora un piccolo popolo ma non siamo mai scomparsi. Questo perché nel nostro sangue c’è sempre stato un potere magico…”

La voce di Billy inizia a tessere la storia. La storia che ascolto una volta al mese da anni. Le nostri origini, le leggende che si sono rivelate vere. È  sempre stato un momento solenne per noi lupi, una presa di coscienza di ciò che davvero siamo, fra le risate  le prese in giro, è qua che emerge il profondo senso del nostro dovere. Sulle nostre spalle il peso di proteggere un popolo e soprattutto la consapevolezza di essere diversi. Per quanto possiamo ignorare, noi non torneremmo mai  gli adolescenti spensierati e cazzoni di quattro anni fa, siamo cambiati. I vampiri, le guerre, le responsabilità. È troppo per sperare che non abbia lasciato segni profondi dentro di noi. Siamo venuti a conoscenza che tutto quello di cui da piccoli avevamo paura si nascondesse nel buoi esiste davvero.
Siamo ragazzini cresciuti troppo in fretta che nascondono dietro sorrisi e buoni umori un profondo disagio.
Guardo il profilo di Vivian, la luce tenue del falò le illumina il viso, ancora una volta mi trovo a chiedermi perché l’abbia invitata. Questa è la mia vera vita, una vita da cui tengo lontano persino mia madre.
Forse sono  solo stanco della solitudine. Forse c’è una parte di me che chiede qualcosa che non sono ancora pronto a dare.

“...il tempo trascorse e i discendenti  di Taka Aki non si trasformarono più in lupi, raggiunta l’età adulta. I lupi sarebbero tornati soltanto in casa di necessità nel caso in cui un freddo si fosse avvicinato di nuovo.”

 Billy e il vecchio Ateara si guardano ed annuiscono, il racconto finisce così per questa riunione, la presenza di Vivian  li ha costretti a saltare l’ultima parte della leggenda quella di cui noi siamo protagonisti.
Il ritorno dei freddi, la nuova guerra.
Jared ulula e spezza così la tensione. Kim  scuote la testa e gli pizzica il fianco, rivolgendosi  poi a Vivian.
“Giuro che ogni tanto sa comportarsi normalmente. Evidentemente non oggi.”
“Qualcuno dorme sul divano stanotte.”  Lo schernisce Paul prima che la risposta di Rachel lo metta a tacere.
“Sì e probabilmente sarai tu.”  Altre risate, battuti e scherzi e poi a poco a poco ognuno si congeda.
“Ti sei annoiata?” chiedo a Vivian mentre taglio per la spiaggia per tornare alla macchina.
“No, è stato davvero inaspettato.”
“Inaspettato?” Lei annuisce e si ferma.
“Sai da dove vengo io non c’è nessuna storia del genere da raccontare intorno al falò.”
“A proposito, non me l’hai mai detto da dove vieni?” La sento sbuffare e la guardo.
“ E dai, tu sai che discendo dai lupi e io non so neanche dove sei nata. Non mi pare corretto.”
“E va bene, te lo dico ma non fare battute cretine… Las Vegas.”
Scoppio a ridere.
“Ecco appunto.”
“Scusa e che non hai l’aria di una di Las Vegas.”
“Ti potrà sembrare strano, ma non ci vivono solo spogliarelliste e criminali.”
“Certo che dalla città del divertimento a quella del eterna pioggia è un bel salto.”
“Volevo solo un posto tranquillo. Questo mi sembrava lo fosse.”
Se si escludono armate di vampiri inferociti è senz’altro un posto tranquillo.
“Ogni tanto sparisci, sembra che rincorri un pensiero che ti porta decisamente non nello stesso posto dove sono io.”
La guardo, come diavolo ha fatto ad accorgersene? Sorrido cercando di cambiare argomento.
“Posso garantirti che esattamente qui che vorrei essere.” Mi chino sul suo volto lentamente, lei non si muove anzi incurva le labbra in un lieve sorriso e la bacio.
Le sue labbra sanno di ciliegia, probabilmente è il gusto del suo burro cacao. Si stringe di più a me posando le mani sulle mie spalle mentre le nostre bocche si aprono approfondendo il contatto, risponde al mio bacio come mai mi sarei aspettato. La lascio dettare il ritmo  e tutto quello che ho imparato a conoscere di lei in queste settimane è l’esatto opposto di quello che scopro con il nostro bacio.
Sembra spingersi dentro di me, la percepisco , non è quello che voglio ma mi sembra impossibile tirarmi indietro. Non mi accorgo neanche della pioggia che incomincia a cadere e quando ci stacchiamo per riprendere fiato la guardo incredulo. Che cazzo mi prende?
Lei scoppia a ridere piegando la testa all’indietro.
La pioggia cade sempre più forte  e oramai è completamente bagnata, torna a baciarmi e di nuovo non sento più l’acqua.  Le accarezzo la schiena e appoggio la fronte contro la sua.
“Lo sai che piove vero?”
“Credo di averlo intuito.” Sorride.
“E sai anche che sei completamente zuppa?”
“Avevo capito anche questo.”
“Non ti sfugge niente allora.”
“Mi sfugge il perché hai smesso di baciarmi.”
“Scusa.” Le dico prima di tornare sulle sue labbra



Angolo autrice.

 
Le  leggende narrate da Billy, evidenziate in grassetto,  sono riprese da “Eclipse.”
Per il resto grazie davvero a chi ha iniziato a seguire questa  storia e a chi  ha lasciato un parere. E un enorme grazie ad un amica speciale che so essere la mia prima fan. (<3) .
A venerdì prossimo
Noemi

 

   
 
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