Ricordo
tutto di quella mattina. La mattina in cui
la vidi per la prima volta. È assurdo, ma ogni dettaglio
è impresso nella mia
memoria come la pellicola di una
fotografia. E dire che ho
sempre creduto che tutta questo fosse
roba da donna e che di certo non sarebbe mai successo a me una cosa
simile.
Eppure… in questo preciso istante, in questo momento, in cui
potrei perderla,
tutto mi torna alla mente. E
allora mi
chiedo se le cose sarebbero potute andare diversamente, cosa avrei
potuto dire
o fare prima di arrivare a questo punto. Il punto in cui mi devo giocare il tutto per
tutto per non
farmela scivolare via come sabbia fra le dita. Perché lei
semplicemente è il
mio perché.
Capitolo
1
Riesce
sempre a spiazzarmi
“Un
caffè doppio.” Mi appoggio
al bancone
della caffetteria dell’ università e la cameriera
mi sorride voltandosi versa
la macchinetta. Osservo
il suo sedere
fasciato da un paio di jeans stretti. Non è niente male la
ragazza, deve essere
nuova o l’avrei notata prima. Torna a sorridermi porgendomi
la mia ordinazione
e mentre apro la bocca per chiederle il nome, la tazza vola via dalle
mie mani
per finire alla bocca di quel coglione
del mio migliore amico che mi sorride angelico bevendosi tutto il mio
caffè.
“Grazie,
Embry. Ne avevo proprio bisogno.” Sbuffo guardando
l’ora, tempo per ordinarne
un altro non ne ho proprio.
“La
tua fidanzata non ti fa più la colazione , Jake?”
“Era
in ritardo stamattina.”
“Lo
sono anche io. Ci vediamo.” Mi
avvio
verso l’uscita della piccola caffetteria e Jacob mi
è subito a fianco.
“Che
fine hai fatto ieri sera? Ti aspettavamo a casa di Jared.”
dice.
“Dovevo
uscire con Miriam.”
“Waw,
amico mi sorprendi. Cos’è quasi un mese?”
“Probabile,
ma l’ho lasciata. Iniziava a fare troppo domande.”
“Embry,
lo sai che non deve essere per forza così.”
“Jake
non rompere ho lezione e non ho voglia di sentire tu che ripeti le
solite cose.
Ci vediamo più tardi in biblioteca.”
Svolto
l’angolo ed entro in classe per la prima lezione del giorno,
ringraziando di
aver potuto usare quella scusa per troncare il discorso con Jacob. La
realtà è che,
da quando lui e Bella si sono messi insieme, è diventato
ancora più rompipalle
di quando soffriva per lei. Lui e la sua teoria sul grande amore. Ridicolo!
Prima o poi incontrerò il mio fottuto imprinting e allora che
senso ha legarmi a qualcuno
con la certezza che tanto non durerà?
Non
che l’idea dell’imprinting mi faccia impazzire,
anzi mi terrorizza abbastanza
la totale perdita di liberta. Alla stronzata dello spostamento di
gravità e al
fatto che sia la cosa più sensazionale del mondo, non ci ho
mai creduto, ma è
quello il mio destino quindi è inutile cercare di andare
contro corrente, l’accetterò
come tutto il resto. Per Jake è diverso, è
l’Alpha , da sempre il più forte del
branco. Sono certo
che lui riuscirebbe
a combatterlo, ma non penso
davvero di poter
fare altrettanto e
allora perché sprecare energie in una relazione
già condannata in partenza?
Mi
sento tremare come ogni volta che mi soffermo troppo su questi pensieri
perciò
li cerco di allontanare concentrandomi sulla voce monotona
dell’insegnante.
Non
ho lezione di pomeriggio e il mio turno di ronda inizia solo alle sei,
il che
mi lascia un discreto margine di tempo per iniziare
a lavorare sulla tesina di fine trimestre.
Faccio
scorrere il budge nel tornello elettronico ed entro in biblioteca. Jake
è
seduto al nostro solito tavolo vicino alla finestra, la testa posata
sul libro
che in teoria dovrebbe studiare, mi avvicino dandogli una gomitata.
Alza gli occhi
su di me e sbadiglia.
“Odio
le ronde notturne.” Dice infine afferrando una matita.
“Che
poi che senso ha continuare a farle, non vediamo un vampiro da
mesi.”
“Sam
pensava fosse una buona idea proseguirle.”
“Adesso
sei tu l’Alpha, potremmo anche cambiare alcune
cose.”
“Ho
già cambiato le cose,
ad esempio ti
lascio le serate libere per i tuoi appuntamenti.” Sghignazza e io faccio
altrettanto prima di
aprire i libri. Devo passare di nuovo in caffetteria
e procurarmi il numero di quella tipa.
La
verità è che in un branco in cui la maggior parte
dei lupi ha subito
l’imprinting essere uno dei pochi a non averlo è
una fregatura. E non per i
motivi che si possano pensare. Se ad esempio Jared e Paul volevano la
serata
libera, bastava che inventassero una balla assurdo su un bisogno
fondamentale
delle loro compagne e buff, il
grande
e temuto Alpha gli concedeva tutto. Tanto c’eravamo io e Seth
a parare il culo
a tutti e a coprire i buchi. Aggiungiamo pure questa alla lunga lista
del
perché odio l’imprinting.
“Domani
ricordati del compleanno di Claire.” Mi dice
all’improvviso Jake.
“E
chi se lo scorda? Non
mi perderei per
nulla al mondo Quil vestito da principessa.”
“Ho
preparato la video camera.” Scoppiamo entrambi a ridere
incuranti di mezza
biblioteca che si volta a guardarci. Provo a smettere ma ogni volta che
mi
calmo l’immagine di Quil con una coroncina in testa mi balena
davanti agli
occhi provocandomi altri attacchi. Nascondo il viso contro il braccio
appoggiandomi
al banco e continuo a ridere fin quando qualcuno mi punzecchia il
gomito probabilmente
con la punta di una penna.
Alzo
gli occhi e spalanco la bocca. La ragazza che ho davanti
è… da mozzare il
fiato.
“Sai,
c’è gente qua che vorrebbe studiare, se non vi
è di troppo disturbo.” Scuoto
la testa ma le parole non vogliono proprio saperne
di uscire. Jake mi guarda e poi interviene al posto mio.
“Scusaci.
Faremo i bravi.” Sfodera quello che sono certo sia il suo
miglior sorriso ma lei
sbuffa e ci dà le spalle tornando a sedersi un paio di file
avanti a noi. Fisso
con insistenza la sua nuca, come se potesse girarsi solo con la forza del pensiero,
finché Jake
non fa scorrere la mano davanti ai miei
occhi.
“Amico,
stai bene?”
“Ma
l’hai vista?”
“La
secchiona rompipalle?”
“Cazzo
è…”
“Imprinting?”
Sbuffo. È proprio una fissazione la loro.
Rifletto
alcuni istanti. La gravita è ancora al suo posto, nessuna
corda d’acciaio che
mi trascina verso di
lei, anche se la
voglia di seguirla c’è eccome, tutto sommato mi
sento ancora me stesso.
“No.
Però cavolo…”
“Beh,
Embry ,di sicuro è rimasta colpita anche lei da te, avevi
una faccia da
coglione che non si dimentica.”
La
vedo chiudere il
libro con un rumore
secco e poi infilare tutte le sue cose nella borsa, probabilmente
irritata dal
fatto che non abbiamo ancora smesso di parlare, ci passa accanto
lanciandoci un’
occhiata capace di gelare l’inferno ed io sono
certo di non aver mai
visto occhi
così belli anche da arrabbiati.
“Io…
si .. ciao, Jake.” Metto
via i miei
appunti e corro fuori dalla biblioteca. Ho fatto una figura da idiota,
Jake ha
ragione, tanto vale seguirla e cercare di rimediare.
La
trovo ferma a pochi passi dall’uscita della biblioteca,
intenta a leggere
alcuni avvisi appesi in bacheca, probabilmente gli orari di qualche
esame. La sessione
invernale è ormai prossima. Mi avvicino. E perché
diamine le mani mi sudano?
“Ciao.”
dico strofinandole contro la stoffa dei jeans, sembra non accorgersi
della mia
presenza. Riprovo. “Mi spiace per prima.”
Finalmente si volta dandomi un
occhiata che mi fa sentire incredibilmente idiota. “In
biblioteca.” Specifico.
“Sì,
mi ricordo.” E torna a leggere la bacheca.
“Posso…offrirti
un caffè?” Si
volta di nuovo a
guardarmi.
“Perché?”
Perché? Che vuol dire perché? Nessuna ragazza ha
mai risposto così ad un mio
invito. Anzi… di solito mi basta guardarle per ritrovarmi il
loro numero fra le
mani. Mi sforzo di trovare una scusa qualsiasi, è assurdo ma
voglio davvero
fermarmi a parlare con lei.
“Perché
sono stato un cafone in biblioteca e vorrei farmi perdonare.”
Sorrido. Il
sorriso funziona sempre , spero lo faccia anche stavolta. Lei sembra
pensarci alcuni
istanti che mi paiono incredibilmente lunghi e
poi alza le spalle .
“Non
bevo caffè… ma puoi offrirmi una coca. Ah sono
Vivian.”
“Embry.”
Mi stringe la mano, decido di catalogare come del tutto normale quel brivido che provo al
contatto con la sua
pelle e mi avvio con lei verso la caffetteria.
Nonostante l’ora riusciamo a trovare un tavolo
libero, lei si siede e io
vado a prendere le ordinazioni per entrambi. Quando torno la trovo con
gli
occhi sprofondati in un libro. Metto la sua coca sul tavolo mentre lei
posa il
libro per bere un sorso.
“Grazie.”
“Davvero
non bevi caffè? Come fai quando devi preparare un
esame?” Mi sorride per la prima
volta e qualcosa mi colpisce allo stomaco. Sorride con gli occhi non solo con le labbra.
“Cerco
di sbrigarmi prima che arrivi il sonno.”
“Non
sembra male. Potrei provarci qualche volta.”
“Certo
dipende dalle materie , con alcune restano solo i
pizzicotti.” Scoppio a ridere
e lei fa altrettanto e di nuovo avverto quella morsa allo stomaco.
Quando
metà della tua vita si svolge nelle sembianze di un grosso
lupo impari ad
innalzare un muro intorno a te. Insomma, mai essere troppo spontaneo
con la
gente, mai parlare davvero di te, mai lasciarsi andare. Eppure mi
sembra che
con questa ragazza sconosciuta si sia appena aperta uno spiraglio,
minuscolo
intendiamoci, ma è sempre più di quanto abbia mai
fatto chiunque altro. E’ qui
davanti a me mi guarda ed ascolta, non fa nessuna domanda, aspetta che
sia io
ad iniziare un discorso e persino i silenzi non sanno di vuoto.
Con
rammarico guardo l’ora e maledico il mio turno di ronda.
“Devo
andare… a lavoro.”
“Sì,
dovrei andare anche io. Allora grazie per la coca.” Si alza
in piedi e prende
la sua borsa.
“Possiamo
rifarlo?”
“Io
che ti sgrido o la chiacchierata?”
chiede lei con un sorriso.
“Tutte
e due?”
“Domani
mattina mi trovi in biblioteca a studiare.” Non aggiunge
altro ed io rimango
fermo come un idiota a guardarla camminare fuori dalla caffetteria.
Scuoto la
testa e mi avvio alla porta. Di sicuro
domani mi alzerò incredibilmente presto o meglio, data la
ronda notturna, credo
che non ci andrò proprio a dormire.
La
mattina dopo entrando in biblioteca il suo profilo è il
primo che cerco fra gli
studenti chini ai tavoli. La vedo e mi avvicino posando vicino a lei
una
lattina di coca cola. Sorrido sedendomi di fronte a lei.
“Volevo
essere gentile e portarti la colazione… ma davvero questa
cosa del caffè mi
spiazza.” Lei alza gli occhi su di me, ma torna subito al suo
libro. Platone?
Chi diavolo legge Platone al giorno d’oggi? Ah giusto, studia filosofia.
“Non
bevo caffè
ma non vuol dire che sono un’aliena.
E poi perché volevi essere gentile? ci conosciamo
bene.” Com’è
possibile che riesca
sempre a farmi domande che mi
spiazzano? E cosa dovrei risponderle ora?
Il
messaggio è abbastanza chiaro, non gli interesso e mi sto
rendendo ridicolo.
Sospiro e sposto la sedia per alzarmi ma la sua voce mi blocca.
“Embry?”
La guardo e stavolta mi regala un vero sorriso.
“Brioche
al cioccolato.” Inarco un sopracciglio senza capire che cosa
voglia dire e lei continua.
“Di
solito è quella la mia colazione.” Arrossisce e
torna a sottolineare i suoi
appunti. Non posso trattenere un enorme sorriso mentre tiro fuori il
mio libro
e mi ci immergo facendo finta di leggere statistica in
realtà studio ogni dettaglio
del suo viso, e ok è vero anche della scollatura del suo
maglioncino.
Angolo
autrice
Come
vi avevo anticipato da
oggi vi farò compagnia
con questa nuova storia per circa
sei settimane.
Dovevo
postare venerdì… e tutti gli altri capitoli
verranno appunto di venerdì, ma oggi è stata una
giornata molto pesante e
strana ed avevo bisogno di questo momento.
Fra
tutte le storie che ho scritto è questa quella a
cui probabilmente tengo di più, c’è
sempre un pezzo di noi fra le nostre righe
ma qua c’è ne davvero tanto.
Avevo
bisogno di scriverla, di dare vita all’Embry
che io immagino e di cui sono follemente innamorata. Avevo bisogno di
scrivere
di quello che provo io attraverso gli occhi di Vivian.
Su
di loro avevo già scritto una shot
Father's
Day.
Questa è una sorta di prequel.
Per
cui grazie già da adesso a chiunque leggera e a
chi vorrà lasciarmi il suo parere.
Grazie
a aniasolary
per
la consulenza. Grazie a Ellie per il banner. A voi dedico queste
pagine. Dedico il loro amore, i loro
sorrisi , le loro lacrime. A voi dedico il nostro Embry.