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Autore: postergirl84    29/08/2012    10 recensioni
Embry Call. Con un piccolo problema peloso che è una bella scusa per non stare con la stessa ragazza per troppo tempo. Finchè non si ritrova innamorato senza preavviso e le cose cambiano, le cose sono sempre più difficili. L'amore è difficile. Ma è proprio per questo che è più forte di qualsiasi altra cosa.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Embry Call, Nuovo personaggio, Quileute
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Storie di Lupi'
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Ricordo tutto di quella mattina. La mattina in cui la vidi per la prima volta. È assurdo, ma ogni dettaglio è impresso nella mia memoria  come  la pellicola di una fotografia. E dire che ho sempre creduto che tutta questo  fosse roba da donna e che di certo non sarebbe mai successo a me una cosa simile. Eppure… in questo preciso istante, in questo momento, in cui potrei perderla, tutto mi torna alla mente.  E allora mi chiedo se le cose sarebbero potute andare diversamente, cosa avrei potuto dire o fare prima di arrivare a questo punto. Il punto in cui  mi devo giocare il tutto per tutto per non farmela scivolare via come sabbia fra le dita. Perché lei semplicemente è il mio perché.

 


 

Capitolo 1

Riesce sempre a spiazzarmi

 

“Un caffè doppio.” Mi  appoggio al bancone della caffetteria dell’ università e la cameriera mi sorride voltandosi versa la macchinetta.  Osservo il suo sedere fasciato da un paio di jeans stretti. Non è niente male la ragazza, deve essere nuova o l’avrei notata prima. Torna a sorridermi porgendomi la mia ordinazione e mentre apro la bocca per chiederle il nome, la tazza vola via dalle mie mani per finire alla bocca di quel coglione del mio migliore amico che mi sorride angelico bevendosi tutto il mio caffè.

“Grazie, Embry. Ne avevo proprio bisogno.” Sbuffo guardando l’ora, tempo per ordinarne un altro non ne ho proprio.

“La tua fidanzata non ti fa più la colazione , Jake?”

“Era in ritardo stamattina.”

“Lo sono anche io. Ci vediamo.”  Mi avvio verso l’uscita della piccola caffetteria e Jacob mi è subito a fianco.

“Che fine hai fatto ieri sera? Ti aspettavamo a casa di Jared.” dice.

“Dovevo uscire con Miriam.”

“Waw, amico mi sorprendi. Cos’è quasi un mese?”

“Probabile, ma l’ho lasciata. Iniziava a fare troppo domande.”

“Embry, lo sai che non deve essere per forza così.”

“Jake non rompere ho lezione e non ho voglia di sentire tu che ripeti le solite cose. Ci vediamo più tardi in biblioteca.”

Svolto l’angolo ed entro in classe per la prima lezione del giorno, ringraziando di aver potuto usare quella scusa per troncare il discorso con Jacob. La realtà è che, da quando lui e Bella si sono messi insieme, è diventato ancora più rompipalle di quando soffriva per lei. Lui e la sua teoria sul grande amore. Ridicolo!  Prima o poi incontrerò il mio fottuto  imprinting e allora che senso ha legarmi a qualcuno con la certezza che tanto non  durerà?

Non che l’idea dell’imprinting mi faccia impazzire, anzi mi terrorizza abbastanza la totale perdita di liberta. Alla stronzata dello spostamento di gravità e al fatto che sia la cosa più sensazionale del mondo, non ci ho mai creduto, ma è quello il mio destino quindi è inutile cercare di andare contro corrente, l’accetterò come tutto il resto. Per Jake è diverso, è l’Alpha , da sempre il più forte del branco. Sono  certo che lui  riuscirebbe a combatterlo, ma non penso davvero  di poter fare altrettanto e allora perché sprecare energie in una relazione già condannata in partenza?

Mi sento tremare come ogni volta che mi soffermo troppo su questi pensieri perciò li cerco di allontanare concentrandomi sulla voce monotona dell’insegnante.

 

Non ho lezione di pomeriggio e il mio turno di ronda inizia solo alle sei, il che mi lascia un discreto margine di tempo per iniziare  a lavorare sulla tesina di fine trimestre.

Faccio scorrere il budge nel tornello elettronico ed entro in biblioteca. Jake è seduto al nostro solito tavolo vicino alla finestra, la testa posata sul libro che in teoria dovrebbe studiare, mi avvicino dandogli una gomitata. Alza gli occhi su di me e sbadiglia.

“Odio le ronde notturne.” Dice infine afferrando una matita.

“Che poi che senso ha continuare a farle, non vediamo un vampiro da mesi.”

“Sam pensava fosse una buona idea proseguirle.”

“Adesso sei tu l’Alpha, potremmo anche cambiare alcune cose.”

“Ho già cambiato le  cose, ad esempio ti lascio le serate libere per i tuoi appuntamenti.”  Sghignazza e io faccio altrettanto prima di aprire i libri. Devo passare di nuovo in caffetteria  e procurarmi il numero di quella tipa.

La verità è che in un branco in cui la maggior parte dei lupi ha subito l’imprinting essere uno dei pochi a non averlo è una fregatura. E non per i motivi che si possano pensare. Se ad esempio Jared e Paul volevano la serata libera, bastava che inventassero una balla assurdo su un bisogno fondamentale delle loro compagne e buff, il grande e temuto Alpha gli concedeva tutto. Tanto c’eravamo io e Seth a parare il culo a tutti e a coprire i buchi. Aggiungiamo pure questa alla lunga lista del perché odio l’imprinting.

“Domani ricordati del compleanno di Claire.” Mi dice all’improvviso  Jake.

“E chi se lo scorda?  Non mi perderei per nulla al mondo Quil vestito da principessa.”

“Ho preparato la video camera.” Scoppiamo entrambi a ridere incuranti di mezza biblioteca che si volta a guardarci. Provo a smettere ma ogni volta che mi calmo l’immagine di Quil con una coroncina in testa mi balena davanti agli occhi provocandomi altri attacchi. Nascondo il viso contro il braccio appoggiandomi al banco e continuo a ridere fin quando qualcuno mi punzecchia il gomito probabilmente con la punta di una penna.

Alzo gli occhi e spalanco la bocca. La ragazza che ho davanti è… da mozzare il fiato.

“Sai, c’è gente qua che vorrebbe studiare, se non vi è di troppo disturbo.” Scuoto  la testa ma le parole non vogliono proprio saperne di uscire. Jake mi guarda e poi interviene al posto mio.

“Scusaci. Faremo i bravi.” Sfodera quello che sono certo sia il suo miglior sorriso ma lei sbuffa e ci dà le spalle tornando a sedersi un paio di file avanti a noi. Fisso con insistenza la sua nuca, come se potesse girarsi solo con  la forza del pensiero, finché  Jake non fa scorrere la mano davanti ai miei occhi.

“Amico, stai bene?”

“Ma l’hai vista?”

“La secchiona rompipalle?”

“Cazzo è…”

“Imprinting?” Sbuffo. È proprio una fissazione la loro.

Rifletto alcuni istanti. La gravita è ancora al suo posto, nessuna corda d’acciaio che mi trascina verso  di lei, anche se la voglia di seguirla c’è eccome, tutto sommato mi sento ancora me stesso.

“No. Però cavolo…” 

“Beh, Embry ,di sicuro è rimasta colpita anche lei da te, avevi una faccia da coglione che non si dimentica.”

La vedo  chiudere il libro con un rumore secco e poi infilare tutte le sue cose nella borsa, probabilmente irritata dal fatto che non abbiamo ancora smesso di parlare, ci passa accanto lanciandoci un’ occhiata capace di gelare l’inferno ed io sono  certo di non aver  mai visto occhi così belli anche da arrabbiati.

“Io… si .. ciao, Jake.”  Metto via i miei appunti e corro fuori dalla biblioteca. Ho fatto una figura da idiota, Jake ha ragione, tanto vale seguirla e cercare di rimediare.

La trovo ferma a pochi passi dall’uscita della biblioteca, intenta a leggere alcuni avvisi appesi in bacheca, probabilmente gli orari di qualche esame. La sessione invernale è ormai prossima. Mi avvicino. E perché diamine le mani mi sudano? 

“Ciao.” dico strofinandole contro la stoffa dei jeans, sembra non accorgersi della mia presenza. Riprovo. “Mi spiace per prima.” Finalmente si volta dandomi un occhiata che mi fa sentire incredibilmente idiota. “In biblioteca.” Specifico.

“Sì, mi ricordo.” E torna a leggere la bacheca.

“Posso…offrirti un caffè?”  Si volta di nuovo a guardarmi.

“Perché?” Perché? Che vuol dire perché? Nessuna ragazza ha mai risposto così ad un mio invito. Anzi… di solito mi basta guardarle per ritrovarmi il loro numero fra le mani. Mi sforzo di trovare una scusa qualsiasi, è assurdo ma voglio davvero fermarmi a parlare con lei.

“Perché sono stato un cafone in biblioteca e vorrei farmi perdonare.” Sorrido. Il sorriso funziona sempre , spero lo faccia anche stavolta. Lei sembra pensarci alcuni istanti che mi paiono incredibilmente lunghi e  poi alza le spalle .

“Non bevo caffè… ma puoi offrirmi una coca. Ah sono Vivian.”

“Embry.” Mi stringe la mano, decido di catalogare come del tutto normale  quel brivido che provo al contatto con la sua pelle e mi avvio con lei verso la caffetteria.  Nonostante l’ora riusciamo a trovare un tavolo libero, lei si siede e io vado a prendere le ordinazioni per entrambi. Quando torno la trovo con gli occhi sprofondati in un libro. Metto la sua coca sul tavolo mentre lei posa il libro per bere un sorso.

“Grazie.”

“Davvero non bevi caffè? Come fai quando devi preparare un esame?” Mi sorride per la prima volta e qualcosa mi colpisce allo stomaco. Sorride con gli occhi  non solo con le labbra.

“Cerco di sbrigarmi prima che arrivi il sonno.”

“Non sembra male. Potrei provarci qualche volta.”

“Certo dipende dalle materie , con alcune restano solo i pizzicotti.” Scoppio a ridere e lei fa altrettanto e di nuovo avverto quella morsa allo stomaco.

Quando metà della tua vita si svolge nelle sembianze di un grosso lupo impari ad innalzare un muro intorno a te. Insomma, mai essere troppo spontaneo con la gente, mai parlare davvero di te, mai lasciarsi andare. Eppure mi sembra che con questa ragazza sconosciuta si sia appena aperta uno spiraglio, minuscolo intendiamoci, ma è sempre più di quanto abbia mai fatto chiunque altro. E’ qui davanti a me mi guarda ed ascolta, non fa nessuna domanda, aspetta che sia io ad iniziare un discorso e persino i silenzi non sanno di vuoto.

Con rammarico guardo l’ora e maledico il mio turno di ronda.

“Devo andare… a lavoro.”

“Sì, dovrei andare anche io. Allora grazie per la coca.” Si alza in piedi e prende la sua borsa.

“Possiamo rifarlo?”

“Io che ti sgrido o la chiacchierata?”  chiede lei con un sorriso.

“Tutte e due?”

“Domani mattina mi trovi in biblioteca a studiare.” Non aggiunge altro ed io rimango fermo come un idiota a guardarla camminare fuori dalla caffetteria. Scuoto la testa e mi avvio alla porta. Di  sicuro domani mi alzerò incredibilmente presto o meglio, data la ronda notturna, credo che non ci andrò proprio a dormire.

 

La mattina dopo entrando in biblioteca il suo profilo è il primo che cerco fra gli studenti chini ai tavoli. La vedo e mi avvicino posando vicino a lei una lattina di coca cola. Sorrido sedendomi di fronte a lei. 

“Volevo essere gentile e portarti la colazione… ma davvero questa cosa del caffè mi spiazza.” Lei alza gli occhi su di me, ma torna subito al suo libro. Platone? Chi diavolo legge Platone al giorno d’oggi? Ah giusto,  studia filosofia.

“Non bevo  caffè ma non vuol dire che sono un’aliena. E poi perché volevi essere gentile? ci conosciamo bene.”  Com’è possibile che  riesca sempre a farmi domande che mi spiazzano? E cosa dovrei risponderle ora?

Il messaggio è abbastanza chiaro, non gli interesso e mi sto rendendo ridicolo. Sospiro e sposto la sedia per alzarmi ma la sua voce mi blocca.

“Embry?” La guardo e stavolta mi regala un vero sorriso.

“Brioche al cioccolato.” Inarco un sopracciglio senza capire che cosa voglia dire e lei continua.

“Di solito è quella la mia colazione.” Arrossisce e torna a sottolineare i suoi appunti. Non posso trattenere un enorme sorriso mentre tiro fuori il mio libro e mi ci immergo facendo finta di leggere statistica in realtà studio ogni dettaglio del suo viso, e ok è vero anche della scollatura del suo maglioncino.

 

 

 

 

Angolo autrice

Come vi avevo anticipato  da oggi vi farò  compagnia con questa nuova storia per circa sei settimane.

Dovevo postare venerdì… e tutti gli altri capitoli verranno appunto di venerdì, ma oggi è stata una giornata molto pesante e strana ed avevo bisogno di questo momento.

Fra tutte le storie che ho scritto è questa quella a cui probabilmente tengo di più, c’è sempre un pezzo di noi fra le nostre righe ma qua c’è ne davvero tanto.

Avevo bisogno di scriverla, di dare vita all’Embry che io immagino e di cui sono follemente innamorata. Avevo bisogno di scrivere di quello che provo io attraverso gli occhi di Vivian.

Su di loro avevo già scritto una shot

Father's Day. Questa è una sorta di prequel.

Per cui grazie già da adesso a chiunque leggera e a chi vorrà lasciarmi il suo parere.

Grazie a aniasolary per la consulenza. Grazie a Ellie per il banner. A voi dedico queste pagine. Dedico il loro amore, i loro sorrisi , le loro lacrime. A voi dedico il nostro Embry.

   
 
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