Storie originali > Drammatico
Segui la storia  |       
Autore: evelyne_    07/09/2012    4 recensioni
tutto per colpa di quella notte, di quel giro in barca.
decisi di lasciarti, avevo paura di te del male che potevi continuare a farmi
ma il vero amore non ha mai una fine, ricorda...
Genere: Drammatico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Incompiuta, Tematiche delicate
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
CAPITOLO 2.

La prima cosa  che i miei occhi videro furono quelle pareti bianche, continuavo a fissarle e a fissarle era come perdersi nel vuoto.
Avevo un forte mal di testa, la stanza dell’ospedale in cui mi trovavo ai miei occhi appariva rotante.
Ero ancora viva? una domanda che continuavo a ripetermi da quei pochi minuti che avevo ripreso coscienza. Come era possibile? continuai.
Ero priva di forze, debole come non mai.

Ero proprio come il bianco di quelle pareti che continuavo a fissare, vuota e insignificante mi sentivo esattamente così.
“c-cristiano”-bisbigliai con quella vocina rauca.
Avevo paura che stesse soffrendo, che non ce l’avesse fatta, non avrei sopportato un dolore così grande.

Per colpa dell’alcool ha messo in pericolo la sua vita, e la vita della persona più importante per lui, diceva che ero questo per lui.
Cercai di chiamare qualcuno, un’infermiera, un medico facendo dei piccoli colpi di tosse, solo quello la mia bocca riusciva ad emettere.
Entrò un signore con un camice bianco, continuava a sorridermi forse per rassicurarmi, forse per il sollievo che ero viva.

Dietro di lui comparve una signora, quella signora era mia madre.
Mi venne in contro a passo veloce si fiondò tra di me singhiozzando, aveva le lacrime agli occhi.
Ho avuto tanta paura per te-mi sussurrò baciandomi la fronte con quelle sue labbra così sottili e fredde
Le sorrisi, ero contenta di vederla era l’unica persone che avevo, oltre beh… cristiano.

Proprio così, mio padre era morto in un incidente stradale quando avevo soli 6 anni, niente sorelle o fratelli, solo io e lei.
Sarà stato un sollievo vedermi ancora una volta, vedermi di nuovo.
“m-mi dispiace mamma”-pronunciai quelle parole sotto voce, facendo uno sforzo con la testa per alzarmi da quello stupido letto in cui ero bloccata.
Mi accarezzò la guancia facendomi poggiare la testa sul cuscino, dalla sua espressione capì che mi aveva perdonato, che l’unica cosa che importava e che io stavo bene.

Il medico mi fece diversi controlli, non avevo nulla di grave dovevo solo stare a riposo per qualche giorno, potevo uscire da quel postaccio quando mi sarei sentita meglio.
Poi arrivò quella domanda, quella domanda che non avrei voluto mai fare per paura della risposta, paura della verità… ma dovevo.
“si, è ancora vivo”- feci un respiro profondo dopo aver sentito quelle parole pronunciate dall’uomo col camice bianco, delle parole con le quali iniziai a credere ai miracoli, era grazie a loro che era ancora vivo.
Volevo vederlo, per l’ultima volta…

Camminando per quel corridoio in maniera cauta e con delle infermiere che mi aiutavano a reggermi mi fermai davanti ad una stanza, c’erano due ragazzi ma non ragazzi qualunque.
Li riconobbi all’istante, erano anche loro su quella maledetta barca.
Erano ricoperti dal sangue, pieni di bende ed attaccati a delle macchine, macchine ormai spente… erano MORTI.

La cosa che mi fece più male era vedere delle persone che piangevano vicino ai loro corpi, persone che li hanno amati che li ameranno, quei corpi così vuoti, senza un’anima, senza una speranza.
Proseguì il corridoio, arrivai all’ultima stanza quella in cui c’era lui.
Entrai senza fare rumore, le infermiere ci lasciarono soli, ero seduta su una sedia accanto a lui, avevo la testa chinata non potevo crederci che era ancora vivo, che era lì davanti a me, ma ormai avevo preso una decisone.
Mi alzò il viso guardandomi negli occhi, feci lo stesso. Erano ancora luminosi e pieni di energia, si notava il sollievo sul suo volto, era tanto felice perché sarei stata bene.

Non possiamo più stare insieme”-balbettai ad altra voce, ero convinta di quello che dicevo. Se continuavo a stare al suo fianco avrebbe potuto farmi del male, avrebbe potuto cacciarmi in un altro disastro. Non potevo mettere la mia vita in  pericolo, non potevo.
Quei suoi occhi color oceano si riempirono di lacrime che man mano scendevano sul suo viso, non cercò di farmi cambiare idea, sapeva che non ci sarebbe riuscito.
Uscì dalla stanza, chiudendola alle mie spalle.
Ormai era finita, dovevo voltare pagina.

Ma come si fa ad andare avanti quando il tuo primo amore, colui che ami con tutta te stessa è uscita dalla tua vita per sempre? Non ci riuscivo, non volevo.
Passò un anno, e ogni giorno trascorso della mia vita continuavo a pensare a lui, a quanto fosse difficile lasciare l’unica persona che vorresti per sempre al tuo fianco.

Era una nuvolosa giornata di Novembre,
mi trovavo stesa sul letto assolta dai miei pensieri, come era mio solito fare.
Di cristiano non avevo più notizie da quel giorno in ospedale, quando lo vidi per l’ultima volta. Credevo sempre che un giorno sarebbe ritornato, che io l’avrei perdonato perché il nostro amore è più forte di tutto, ma perdevo la speranza, perdevo la convinzione di queste parole.

Il mio cellulare iniziò a squillare, mi avvicinai al tavolo dove era poggiato e sullo schermo comparve la scritta “amore”, che stupida non avevo ancora cambiato il nome, non l’avevo ancora cancellato.
Iniziai ad agitarmi, ero confusa.
Perché mi sta chiamando?-continuai a guardare lo schermo.
Presi un respiro profondo e risposi, non era la sua voce, era la voce di una donna, mi disse che Cristiano aveva fatto un incidente che era in grave pericolo di vita, voleva vedermi.
Attaccai la chiamata e lanciai il cellulare per terra, non riuscivo più a reggerlo.

Mi accasciai sul pavimento, disperata.
Le parole di quella signora rimbombavano nella mia mente.
“è in grave pericolo di vita…”
Quelle parole mi distrussero completamente,  mi sembrava di stare di nuovo su quella barca, di vedere il vuoto davanti a me.
Mi precipitai all’ospedale, ero fuori la sua stanza lì per terra che continuavo a tremare in attesa di una risposta.

Uscì un medico da quella stanza, la 22.
“grazie per essere venuta, purtroppo devo comunicarle che il ragazzo ha subito delle lesioni troppo profonde, non possiamo fare niente per rimediare. Può andare da lui, la sta aspettando”
Il medico si allontanò, la porta era semichiusa riuscì ad intravederlo attaccato a tutte quelle macchine che non potevano salvargli la vita, ormai era finita.

Non volevo crederci, non lo avrei accettato.
Attraversai la porta e mi avvicinai a passo lento a quel lettino, si girò guardandomi, il suo volto si illuminò come se fossi la sua unica fonte di salvezza, l’unica che poteva farlo stare meglio.
Presi le sue grandi e forti mani e le intrecciai con le mie, sentì un brivido percorrermi la schiena, era di nuovo lì, di nuovo con me.

“ti prego perdonami, scusa se ti ho fatto soffrire non avrei mai voluto.
Adesso sono in questo stupido ospedale, mi restano pochi minuti, pochi istanti e voglio passarli con te, prima di andarmene devo sapere che mi hai perdonato che non hai mai smesso di amarmi proprio come me…”-a quelle parole provai troppe emozioni messe insieme, non ha mai smesso di amarmi lì il mio cuore si ricompose riempiendolo di gioia, ma il fatto che aveva ormai accettato la sua morte non mi consolava affatto.

“non sono mai stata arrabbiata con te, non devo perdonarti.
Ti ho amato sempre, e lo farò fino alla fine”- mi asciugò le lacrime che continuavano a percorrere tutto il mio corpo.
I nostri sguardi si incrociarono ancora una volta, i suoi occhi erano così penetranti che riuscivo a vedere la sua anima abbandonare il suo corpo, sempre più.
Ti amo-mi sussurrò per l’ultima volta.

I suoi occhi stavano perdendo la loro brillantezza, chiudendosi.
La sua mano aveva perso forza, aveva perso contatto.
Il dolore mi intrappolò.

Era morto lui, la parte più bella di me quindi è come se fossi morta con essa.
Non gli dirò mai addio, ci rivedremo e staremo insieme per sempre lassù.

Devo solo aspettare, e aspetterò tutta la vita…
  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Drammatico / Vai alla pagina dell'autore: evelyne_