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Autore: Mila__    08/09/2012    1 recensioni
Sono Kayla Bloom.Avevo 17 anni,lì nella Contea del Surrey,ero sola,triste e povera.Ero la sfigata di turno,a scuola e a casa non ero importante per nessuno. Sfogavo la mia frustazione nell'autolesionismo. Ma un 21 Dicembre la mia vita cambiò..Quel ragazzo mi apparve come un angelo e in qualche modo riuscì a farmi cambiare,per sempre.. E ora .. beh,ora sono pienamente felice,tutto grazie a lui e all'amore. La mia storia ha un lieto fine e un messaggio importante per tutte le adolescenti, spero che vi sia utile.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Era una grigia e fredda mattina di Dicembre.
Il cielo era velato,di un candido chiarore grigio, sembrava che la nebbia avesse inghiottito il sole,lasciandone traspirare solo qualche raggio, qualche fioco raggio.
Lì, nella contea inglese del Surrey, in un paesino lontano dal chiasso caotico della città c'era la mia casa, una piccola e modesta casa nella quale io e la mia famiglia abitavamo, da sempre.
 
Solo io,mio padre e mia madre. Ma mio padre .. era come se non ci fosse. Maltrattava me e mia madre, tornava a casa in tarda nottata e non si preoccupava di farci avere il sorriso sulle labbra, anzi, non se ne fregava proprio.
Non avevamo vicini di casa,l'unica residenza si trovava a 3 km dalla mia abitazione. 
Ho sempre vissuto così, da sempre. Persino mia madre mi considerava asociale,acida,permalosa, ma io non potevo farci niente. Non potevo ribellarmi, non potevo dire "no" ai miei genitori. Era già un cameo se vivevamo in quella casetta spersa nelle campagne.
 
Sono Kayla Bloom, a quei tempi avevo 17 anni.
Quel giorno mi affacciai alla finestra, all'alba, e non vedevo niente. "Niente" equivale a  distese verdi e cielo grigio.
Sospirai.
Era Domenica, non dovevo andare a scuola. Per fortuna.. odiavo quel posto. 
 
Io ero quella ragazza che si differenziava,e non sapevo se in bene o in male. Ero quella ragazza che andava a scuola con jeans vecchi e felpe oversize, niente più.
Nessuno mi guardava,nessuno provava ad essere mio amico, nessuno era interessato a scambiare due parole con me.
Quando camminavo davanti al cortile, i ragazzi facevano smorfie e si giravano e le ragazze sghingnazzavano fra loro. E io, a testa bassa e umore sotto ai piedi, attraversavo tutti gli sguardi indiscreti della gente.
 
Nessuna migliore amica, nessun fidanzato o roba varia, no. Nessun briciolo di amore o amicizia colmava la mia vita. Come avete potuto capire, ero SOLA: a casa, a scuola, ovunque. 
E mentre guardavo il paesaggio disperso del Surrey, alzai le maniche della felpa: i miei polsi erano pieni di tagli, tagli che permettavono di sfogarmi nei momenti più brutti.
Tutte le più cattive,perfide,disgustose frasi che la gente mi diceva rimbombavano nella mia testa, mentre esprimevo il mio dolore.
 
" Lo sai che esistono le magliette normali,vero?"
" Gira a largo da me, non sono amica di grezze campagnole."
" Sei proprio senza cuore, senza emozioni, senza sorrisi.. dico, ma ce l'hai un cuore e un cervello?"
" Io? Uscire con te? Ma ti sei vista allo specchio?"
 
Si, eccome che mi vedevo allo specchio. 
Ma non mi vedevo nello stesso modo delle ragazze altezzose della mia scuola.
Ogni volta che mi vedevo allo specchio, era come un suicidio: mi fissavo, con espressione vuota e triste, occhi freddi e rigidi, e poi con un unico scatto prendevo il coltellino (perenne nella mia tasca) e mi tagliavo, tante e tante volte.
Non urlavo, mamma di sarebbe spaventata troppo, papà mi avrebbe picchiata.
La frustazione e la sofferenza presero il sopravvento su di me: non ero come volevo essere. Ero uno schifo. Mi sentivo così.
 
Il sangue cominciava ad uscire, a farsi sentire. I tagli erano sempre più profondi e incidevano nella mia pelle come un proiettile che ti attraversa la testa. E io lo osservavo,osservavo ciò che c'era parte di me.. quella ero io.
Reggevo il dolore, chiudevo gli occhi e soffrivo.. Ma la domanda era: me lo meritavo?
Quella domanda era sempre sintonizzata alla mia mente, e ogni volta che chiudevo gli occhi, si accendeva davanti ai miei occhi chiusi e brillava, facendomi sentire ancora più depressa.
 
Andavo a dormire, mi sforzavo di sorridere ma non ci riuscivo. Mi ero quasi dimenticata come si sorrideva.
Ma un giorno, quel giorno.. Quel giorno che non dimenticherò mai. Quel giorno, forse il più importante della mia vita. L'unico giorno in cui.. non mi sentivo più SENZA CUORE. Avevo una speranza. Provai delle emozioni autentiche. Quel giorno incontrai.. 
  
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