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Autore: Giuls_x    08/09/2012    2 recensioni
Spoiler 3x12 in poi.
Questa era una one-shot, che ho deciso di cambiare in fanfiction. Spencer va a trovare Toby in prigione, arrestato con l'accusa di stalking. Anche dopo questo fulmine a ciel sereno che avrebbe dovuto portare un po' di chiarezza, la situazione è ancora molto misteriosa. Mona, Toby... C'è ancora qualcuno ? Se si, chi è quel qualcuno ? Cos'ha spinto Toby a fare ciò che ha fatto ? Cosa ne sarà di Spencer ?
Genere: Drammatico, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Spencer Hastings, Toby Cavanaugh, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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La ragazza si accomodò nervosamente sulla fredda sedia per gli ospiti della prigione statale. “Cavolo, già i visitatori si sentono a disagio, figuriamoci su queste sedie ghiacciate. Un cuscino gli fa schifo al direttore ?” Cercò di scrollarsi di dosso quei pensieri assurdi e concentrarsi. “Spencer, diamine, non sei qui per i cuscini ! Ma mi ricorderò di comunicarlo a qualche pezzo grosso". Il nodo allo stomaco che aveva ormai da giorni non si era ancora sciolto. Ed era certa si sarebbe stretto ancor di più, dopo quell’incontro. Cominciò a tamburellare con le dita ossute sul tavolino, e il suo sguardo corse sul suo braccio. Era visibilmente dimagrita. Era certa che, se avesse continuato così, di lei sarebbe rimasto solo un mucchietto di ossicini sottili. Ogni tanto lo sperava, in realtà. Dopo qualche minuto di ingiustificato ritardo –la ragazza si promise di comunicare anche questo fatto al direttore- eccolo arrivare. Spencer sobbalzò, alla sua vista: la barba incolta gli segnava la mascella ancor più spigolosa –anche lui, evidentemente, aveva perso peso-, le occhiaie sotto quei magnifici –o tremendi, dipende dai punti di vista- occhi azzurri erano molto marcate, e gli davano un che di misero. Gli addetti alla sicurezza lo fecero accomodare con cautela, ma comunque il ragazzo non oppose resistenza.
-E’ sicura di quello che fa, Signorina Hastings ?
-Sicurissima.
Rispose lei con un fil di voce. Poi si pizzicò una gamba, per punizione. Toby non sentiva la sua voce da mesi, e lei non voleva assolutamente apparire come un cucciolotto spaventato. Non lo era mai stata. I primi venti secondi trascorsero lenti, in un imbarazzante silenzio. Lei ricordava quanto prima fosse piacevole rimanere in silenzio con Toby. Quale Toby, alla fine dei fatti ? La voglia di rompere il vetro, saltargli addosso e baciarlo dappertutto si contrapponeva al disgusto mischiato al terrore, alla consapevolezza di ciò che quel ragazzo poteva fare. Che le aveva fatto. Ma lei, nonostante tutto, sentiva ancora quei brividi primitivi. Nonostante si trovassero in una prigione, lui in veste di criminale e lei di visitatore, Spencer si sentiva meglio che in qualunque posto avesse visitato durante gli ultimi mesi, quando ancora le proibivano di vedere il ragazzo. “E’ troppo pericoloso” Le ripetevano, “Non dimenticare quello che ti ha fatto passare per mesi”. Nonostante il resto, lì, davanti a lui, suo malgrado, ricordava solo quello che le aveva fatto passare durante un pomeriggio, in camera sua. Il giorno più bello della sua vita. Tutto distrutto.
-Sei dimagrita.
La ragazza sobbalzò, di nuovo. Era stato Toby a rompere il silenzio. “Diamine, la sua voce !” Pensò lei, mentre nel suo stomaco continuava ad ardere quel sentimento di un tempo. “O quello, o i succhi gastrici che mi tartassano cercando qualcosa da sgretolare, a causa della mia chewin-gum". Pensò. La sensazione non era tanto diversa, dopotutto. Ben presto, quel bruciore si mutò in rabbia.
-Beh, non serve che tu mi chieda il perché.
La sua voce tremava più di prima, e ribolliva anche di rabbia. Come osava fare un’osservazione del genere ? Era lui che l’aveva ridotta in quello stato. Lo sguardo del ragazzo era vago, tra l’assente e l’amareggiato. Non era quello sguardo che aveva visto così tante volte. Le faceva quasi paura.
-Ma io… Beh, io mi sento in diritto di chiedertelo. Perché, Toby ? Perché ? Perché hai finto tutto questo tempo ? No, aspetta… Come ! Ecco, dimmi come hai fatto a fingere per tutto questo tempo !
Nonostante la ragazza avesse cominciato con tono basso e sprezzante, la sua voce era involontariamente salita di un’ottava.
-Mi sarei sentita meglio, se ti avessero rinchiuso in un manicomio. Mi sarei sentita meglio vedendoti ogni giorno prendere delle dannate medicine, sdraiato in un dannato letto con le sbarre, in una dannata stanza protetta con uno stradannato sistema d’allarme ! Diavolo, Toby !
Un addetto alla sicurezza le fece cenno di calmarsi. La ragazza si ricompose, non era da lei esplodere in quel modo. Ma non aveva ancora finito. Avvicinò leggermente il viso al vetro.
-Mi fidavo di te, e tu lo sapevi. Eri l’unica persona che mi era rimasta. Non so perché ti dico tutto questo. Molto probabilmente sono arrivata al punto a cui volevi che arrivassi. Passo più tempo nello studio della mia terapista che a casa mia, mi ricattano per farmi mangiare. Ma spero che sia rimasto un briciolo di umanità in te, sempre se c’è mai stata. Ma che dico… E’ tutto inutile.
Sospirò infine, adagiando il dorso allo schienale della sedia. Si guardò un po’ intorno, principalmente perché non riusciva a sostenere quello sguardo scrutatore, e privo di ogni emozione. Sentì le lacrime che ormai premevano per uscire, bloccate solo dal super-autocontrollo tipico degli Hastings che, dopo la sfuriata iniziale, aveva deciso di tornare in suo aiuto. Aveva pianto decisamente troppo, per i suoi gusti. Lei era una vincente. Quando sentì di poter nuovamente mettere insieme una frase senza scoppiare in singhiozzi, prese fiato:
-Un’ultima cosa, Toby.
Si riavvicinò un’altra volta al vetro.
-Perché mi hai portata a letto ? Immagino ti sia divertito, comunque. Ti è piaciuto, vero ? Non potevi, che ne so, farti una corsa ? O una partita ai videogames ? Toby, hai abusato di me.
Scandì le parole lentamente, soffermandosi di più sull’ultima frase. Voleva trasmettere al ragazzo tutta la sua rabbia, tutto il suo ribrezzo. Per tutta risposta, lui ruotò leggermente la testa, stringendo gli occhi. La stava ancora osservando, da un’altra angolazione.
-Signorina Hastings, il tempo è quasi scaduto.
-Si, tanto me ne sarei andata.
Raccolse la borsa, e si girò un’ultima volta verso quel ragazzo che aveva amato così tanto.
-Mi fai schifo.
Batté le mani sul tavolino, e si avviò a grandi passi verso la porta.
-Cerca di mangiare di più.
La voce sgomenta del ragazzo catturò l’attenzione di Spencer, ormai vicina alla porta. La ragazza si girò, e Toby era già in piedi, con un addetto alla sicurezza che gli teneva le braccia. Ma, come qualche minuto prima, lui era tranquillo. Si guardarono per un attimo interminabile, dopodiché Spencer si congedò, con un sentito ‘và al diavolo’. Prima Alison, poi sua sorella, i suoi genitori… Ed infine Toby. L’unica persona di cui davvero si era fidata, fino infondo. Chi altro le mentiva ? Chi altro era destinata a perdere ? Finalmente lontana dai cancelli del grande edificio, si lasciò cadere a terra, e sfogò tutto quel risentimento e quella disperazione, protagoniste delle sue battaglie interiori.
  
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