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Autore: MaybeTomorrowMorning    08/09/2012    3 recensioni
Questa è la mia prima fanfiction! Siate clementi e ditemi che ne pensate!
Due ragazze, un sogno, un amico ritrovato che le catapulterà nel frenetico e disinibito mondo del rock insieme ai suoi "particolari" amici....cosa succederà beh...non lo so...leggete e scopritelo!
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Axl Rose, Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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OPEN YOUR HEART.


Sfrecciava per le strade senza prestare attenzione a ciò che lo circondava. Affondava il piede nell’acceleratore con una foga quasi disperata. Più spingeva, più il motore gracchiava. Stringeva con forza il manubrio, tanto che le nocche diventarono bianche; la sua stretta era salda, come per impedire al mezzo che lo avrebbe portato alla felicità di svanire sotto al suo tocco. Gli occhi, ridotti a due fessure, guardano dritto dinanzi a sé. La strada si proiettava lunga oltre l’orizzonte.  Spinse ancora di più sul pedale aumentando la velocità. Era una lotta contro il tempo la sua. La macchina divorava l’asfalto, le ruote giravano così velocemente che sembrava non toccassero quasi terra; quando all’improvviso…
Bum.Uno scoppio. Tanto fumo.

“Cazzo!” esclamò dando una manata sul volante.

Non ci voleva. Il motore era andato. Ma infondo cosa si aspettava: era una macchina vecchia, non una da corsa.
Si guardò intorno. Era in una zona di L.A che non conosceva, era deserta. Tutti i negozi erano chiusi, tranne uno. Un fioraio.
Cosa ci fa un negozio di fiori aperto alle tre del mattino? Pensò.
Ma aveva bisogno di aiuto, quindi con pochi passi arrivò davanti alla porta del negozio. Entrò. La porta aprendosi urtò uno scacciapensieri che tintinnò echeggiando per tutto il locale. Era molto piccolo, pieno zeppo di fiori e un piccolo bancone posto di fronte alla vetrina. Da una porticina uscì una signora di colore.

“Salve” disse a Will. Era una vecchietta dall’aspetto molto singolare: aveva un enorme vestito colorato a motivi floreali. Ricordava tanto una di quelle orribili camicie di Izzy. Il viso era segnato da profonde rughe che le conferivano un aspetto saggio, ma anche tanto dolce; gli occhi erano vispi e brillanti, sembravano capaci di leggerti dentro. In testa aveva una specie di turbante, dal quale usciva ribelle qualche ciocca candida.

“S-salve” balbettò il rosso quando incrociò il suo sguardo.

“Di cosa hai bisogno, figliolo?”

“Ho bisogno di aiuto. Mi si è fermata la macchina qui davanti e….” cominciò a spiegare, ma venne subito interrotto dalla solenne voce della donna.

“No, non è questo il tuo problema” sentenziò.

“Come scusi??”

“Io lo vedo. Tu hai un problema molto più grosso di un motore in panne. Il tuo è un problema di cuore, figliolo”

“Non so di cosa lei stia parlando. Vorrei solo usare il suo telefono per chiamare un carro attrezzi”

Axl cominciava ad innervosirsi. Non gli piacevano i ficcanaso, persone che credevano di sapere tutto, quando in relatà non era così. Non poteva di certo immaginare che non fosse questo il caso.

“Non mentire, William. Io lo vedo”

Axl arretrò istintivamente di un passo. L’aveva chiamato William? Come faceva a sapere il suo vero nome? Lui non conosceva quella vecchia, non l’aveva mai vista in vita sua.

“C-come fa a s-sapere il m-mio nome?”

“Non avere paura, figliolo. Voglio solo aiutarti.”

“Perché?” chiese in un sussurro.

“L’hai detto tu; ne hai bisogno.”

“Come può aiutarmi? Lei non sa niente” disse duro.

“Io so. Quando si ha a che fare con l’amore si ha bisogno di tutto l’aiuto possibile. L’unico modo per essere felice è aprirsi all’amore. Tu vuoi essere felice, William?”

“Certo. Ma non so cosa devo fare. Ho paura.”

Le parole gli uscirono dalle labbra da sole, senza che lui ne desse il consenso. Ma ormai non poteva rimangiarsi tutto; ormai lo aveva ammesso, non poteva più indossare la maschera del duro.

“Devi seguire il tuo cuore: condividi con lei ciò che custodisce nel profondo. Solo così potrai avere il suo amore. Solo donando te stesso puoi avere lei.”

“Ma lei…non sono sicuro che mi ami”

“Niente è sicuro in questa vita: devi rischiare. Senti questa vecchia che della vita ormai ha raccolto i frutti. Vai da lei, buttati, lascia parlare la tua anima. Al momento giusto lei saprà cosa fare.”

“Grazie…”

Fece per andarsene quando si sentì nuovamente chiamare dalla donna. Si girò e la vide con una rosa rossa in mano. Gliela porse.

“Donagliela.  È una rosa muscosa: simboleggia la dichiarazione d’amore. Magari ti porterà fortuna. Ora và”

Uscì di corsa, ma ritornò quasi subito sui suoi passi: doveva chiamare un carro attrezzi. Si girò per rientrare nel fioraio, ma con grande stupore vide che le luci all’interno erano spente e c’era esposto il cartello chiuso. Alzò lo sguardo sull’insegna: “Magic Cafè”. Nessun fioraio. Nessuna vecchia dai vestiti fiorati. Guardò la rosa che aveva tra le mani. Non poteva essere un’allucinazione. Ma allora cos’era appena successo?? Poco importava. Adesso doveva trovare il modo di arrivare da lei.

*

05.45.

Non so perché ma quella mattina mi svegliai molto presto, con un impellente bisogno di uscire di casa. Mi infilai qualche vestito alla rinfusa e uscii in spiaggia per una passeggiata. Il sole era appena sorto, un nuovo giorno stava per iniziare. La solitudine di quei giorni mi aveva costretta a pensare a quello che ero, quello che volevo essere, a quello che ero diventata. Ero arrivata a Los Angeles per uno scopo ben preciso: formare una band con Charlie e spaccare qualche culo, non era contemplato innamorarsi. Avevamo messo da parte i nostri sogni e non ce ne eravamo nemmeno rese conto. I miei pensieri si spostarono anche su Charlie e Duff, su Izzy, su Axl. Axl. Cosa dovevo fare con lui? Inizialmente credevo i odiarlo: con quei suoi modi arroganti, quell’aria da stronzo, mi faceva salire il sangue al cervello. Ma poi…poi ho imparato a guardare oltre, ho conosciuto il suo lato dolce e gentile, un lato che cerca di nascondere dietro a mille maschere. Lui non è Axl. Lui per me è diventato solo Will. Axl è una copertura. Da quando le cose con Izzy andavano male ci siamo ritrovati sempre più vicini; una vicinanza capace di confondere. Il suo solo pensiero adesso mi provoca uno strano formicolio lungo la schiena; se immagino i suoi occhi non posso non perdermi in quel verde acceso; se penso alle sue labbra sottili non desidero altro che baciarle fino a consumarmi su di esse. Ma c’è il rovescio della medaglia: per quanto mi stia innamorando di lui, non posso. Ho sofferto molto per amore: sono stata tradita, umiliata e ferita. Se questo dovesse accadere un’altra volta ne morirei, ne sono certa. Devo allontanarlo da me. Devo allontanarmi da lui. Persa com’ero nei miei pensieri non mi ero resa conto di essere ritornata davanti casa. Le mie gambe si erano mosse da sole, mi avevano condotto là inconsciamente. Eppure, non avevo proprio voglia di entrarci. Stavo per ricominciare la mia passeggiata quando un qualcosa catturò la mia attenzione: una chioma rossa. Mi avvicinai camminando a passo sempre più spedito, finchè tutto non mi fu chiaro. Seduto sugli scalini del portico c’era Will. La solita bandana azzurra domava ciocche ribelli vicino al viso, gli occhi, i suoi magnifici occhi, erano oscurati da un paio di occhiali dalle lenti a specchio. Potrei stare ore intere a descrivere quanto fosse bello illuminato dalle luci dell’alba. Nel vederlo il mio cuore perse un battito: era lì, per me. Potrei dire che ero la donna più felice del mondo; potrei dire che gli rivolsi il più bello e sincero dei sorrisi; potrei anche dire che mi gettai tra le sue braccia, trovandone il mio porto sicuro. Ma non posso. Rimasi immobile davanti a lui. Solo due parole mi passarono per la mente: deve andarsene.

“Cosa ci fai qui?” chiesi con finta ostilità.

Da dietro la schiena estrasse una rosa rossa. “Sono qui per te!”

Me la porse. Era bellissima. Lentamente la avvicinai e la annusai. Se non fossi stata assolutamente certa del fatto che dovevo troncare il tutto sul nascere, gli avrei anche sorriso.

“Una rosa rossa?” il mio tono di voce era freddo, ma dentro di me ero tutta un fuoco.

“Beh si…come dire, mi rappresenta non trovi? È rossa, verde…” disse sorridendo sghembo e avvicinandosi a me, sfiorando delicatamente il fiore.

“E ha tante spine” gli diedi le spalle e mi incamminai verso la porta.

Lo sentii sospirare. Le cose non andranno come hai previsto, mi dispiace.

“Alex…aspetta!” disse prendendomi per il polso.

“Vattene. Voglio stare da sola, non capisci? Và via!” credimi sarà la cosa migliore per entrambi.

Mi lanciò uno sguardo carico di tristezza e si voltò. No. Rimani. Resta con me, ti prego. Come se avesse sentito i miei pensieri si fermò e con pochi passi colmò la distanza che ci separava. Eravamo faccia a faccia. I suoi lineamenti adesso erano duri, severi.

 “Sai che ti dico? Io resto qui e ti dico quello che dovevo già da molto tempo. Il resto non mi importa!” disse quasi con furia.

“Allora forza, che aspetti! Prima  parli, prima posso sbatterti fuori!”

Fece un profondo respiro.

“Ok, ci siamo. Ecco…in relatà…io…” balbettò.

“Tu, cosa?” sbuffai spazientita.

“Volevo dirti…”

“si??” lo interruppi ancora.

“E fammi parlare, cazzo!” sbottò.

“Uff…ma si può sapere che cavolo vuoi?”

“VOGLIO TE, CAZZO! OK? E dire che ero venuto qui con le migliori intenzioni, ti ho perfino portato le rose…avevo in mente uno di quei discorsi smielati che mai e poi mai farei, ma a quanto pare non sarebbe comunque servito a nulla. Tu sei qui a struggerti d’amore per Jeff e io sono solo un coglione!” urlò tutto d’un fiato. Aveva le guance arrossate e gli occhi sbarrati fuori dalle orbite.
No, no non può dire sul serio. Non può. E ora cosa faccio? Ero nel pallone. Lui…lui si era dichiarato e io sono divisa a metà: gli dico che anche io lo voglio o seguo il mio piano originale e lo mando via? Amore o menzogna? Lui attendeva una mia reazione, ma non riuscivo a muovere un muscolo: lo guardavo a bocca aperta come una scema. Mi prese per mano; i nostri occhi si fusero, le nostre anime si intrecciarono. Arrossii violentemente, conscia del fatto che era inutile resistere ormai. Quando l’amore bussa alla tua porta, non puoi non aprire.

“Su questo non ci sono dubbi! Ma chi ti dice che non sarebbe servito a niente?” gli dissi sorridendo furba e allacciando le braccia intorno al suo collo.

Mi sorrise. Un sorriso così luminoso e sincero forse non l’avevo mai visto.
 

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Ragassuole, eccomi ritornata! Spero che questo nuovo capitoletto vi piaccia! Un grazie a tutte voi che leggete silenziosamente a voi che recensite! Siete fantastiche! *-* Un bacione enorme....e buona lettura! ;)
  
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