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Autore: vale563    08/09/2012    1 recensioni
...La mattina seguente mi svegliai ed ero completamente senza fiato. Feci un sogno strano, ma bellissimo. Sognai un volto, un ragazzo bellissimo, con un sorriso che mi scaldava il cuore, riuscivo a distinguere perfettamente le linee del suo volto e i suoi occhi di un azzurro intenso che mi fissavano come se avessero visto un angelo. Ma l’angelo era lui, ne ero sicura. Ma era solo un sogno …
Se diventasse realtà?
In questa ff Bella è una diciassettenne, matura, responsabile e ... ancora vergine! Ma qualcosa in lei cambierà quando andrà a passare le vacanze estive con suo padre dopo 11 anni a New York e conoscerà Edward, ragazzo molto misterioso e soprattutto bellissimo, è più grande di lei e nasconde un misterioso segreto. Ma tutto ciò non la fermerà. Fino a che non dovrà fare una scelta...
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Volturi | Coppie: Bella/Edward
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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 Pov Edward.
 
“Allora, Ed. Che mi dici? Come sta tua sorella?”
“Come se t’importasse. Dimmi cosa vuoi che faccia questa volta e finiamola.”
Quel grassone stava spaparanzato su quella poltrona, come sempre, a fumare il suo sigaro con quel chiwawa posseduto.
“Ed, se continui con questo atteggiamento, non andremo molto d’accordo. Lo sai, vero?”
Non dissi nulla.
“C’è da fare questa consegna al porto. E’ roba da poco, ma gli scagnozzi di Del Santos amano fare casino. Quindi prendi questa.” Mi porse una pistola.
“No, lo sai. I patti parlano chiaro, niente sparatorie. Io faccio solo consegne.”
“No,no, no. Edward, tu fai quello che ti dico di fare. E io ora ti sto dicendo di prendere questa cazzo di pistola e fare la consegna!”
Ero un maestro nel far arrabbiare Big Mike.
“Adesso vattene, ti chiamerò io per dirti quando e dove.” Disse.
Uscii da quella stanza e mi diressi verso casa.
Conobbi Big Mike per caso. Dopo la morte dei miei genitori tutto stava andando a rotoli e non sapevo come mantenere mia sorella. Ero a pezzi. Avevo solo 18 anni. Una sera decisi di entrare in un locale, così, per svagarmi un po’. Big Mike si avvicinò a me e mi disse: “Hei, ragazzo. Ti va di fare soldi?”
Come potevo rifiutare, in quel periodo ne avevo bisogno. Avevo accumulato molti debiti e lui si era offerto di saldarmeli tutti a patto che lavorassi per lui.
Una volta che finisci in questo circolo vizioso … Non puoi più  uscirne. E’ come la droga, che mi trovo a consegnare ogni notte. E’ sbagliato, ma mi promette dieci mila dollari a settimana.
Ho bisogno di Big Mike come lui ha bisogno di me. Ho imparato presto a fare un lavoro pulito e questo a lui sta bene. Ma non mi ero mai avvicinato alle armi. Era nel patto. Io dovevo fare solo consegne e niente di più.
Quella notte, la pistola che portavo addosso mi faceva sentire pesante, per la prima volta mi faceva sentire colpevole. Non avevo mai rimpianto quel “lavoro”, ma quella pistola mi fece notare quanto fosse terribile.
Andai nella mia stanza e inizia a piangere come un bambino.
Mi sentivo vulnerabile, molto fragile e parecchio solo.
In quell’istante pensai a Bella.
Il suo sorriso, il suo viso tenero. Mi sono sentito un po’ bastardo quando le dissi che quel bacio è stato un errore. In verità non era così. Desideravo baciarla. Farla mia.
Non mi è mai capitato con nessuna ragazza.
Ma comunque lei non aveva bisogno di un ragazzo come me, assolutamente.
Ero la persona sbagliata. Poteva frequentare mia sorella quanto le pareva, ma dovevo iniziare a stabilire dei confini tra me e lei, non volevo assolutamente, in nessun modo, metterla in pericolo o farla soffrire.
Il mattino seguente mi svegliai stordito e accesi subito il telefono. Un messaggio di Big Mike.
La consegna era prevista per quella sera alle undici. Diavolo.
Non ero preoccupato. Mi sentivo solamente troppo colpevole. Quella pistola la sentivo bruciare nel mio cassetto.
Tutti mi avrebbero perdonato se avessi confessato. Avrebbero capito le mie intenzioni e il mio problema, ma la mia coscienza non lo avrebbe fatto. Lei non perdona mai.
Ma non potevo smettere.
Scesi a preparare la colazione, ma sentii dei rumori provenire dalla stanza di Alice e mi affrettai a vede cosa stava succedendo.
“Alice!” Mi catapultai nella sua stanza, ma mi accorsi che si stava solo prendendo a cuscinate con Bella.
“Bella?” Dissi, dopo un attimo. Poi continuai, “che ci fai qui?”
“Oh, ieri abbiamo passato la giornata insieme e le ho chiesto di farmi compagnia per la notte. Tu non c’eri quindi …” Lasciò la frase in sospeso.
“Capisco. Bhè io sto preparando la colazione, quando volete scendere, scendete.” Dissi, poi guardai meglio bella. Indossava un pigiama niente male …
“Hei Bella, carino il pigiama.” Dissi e le feci l’occhiolino, la vidi arrossire. Adoravo le sue guance rosse.
Ma spezzai di nuovo i confini. Che idiota che sono.
Dopo circa dieci minuti scesero e le preparai la scodella, i cereali e il latte.
“Allora che avete fatto di bello ieri?” Dissi.
“Niente.” Dissero in coro.
Rimasi in attesa per capire che stava succedendo.
“Alice.” Chiamai mia sorella.
“Ehm, ok. Abbiamo invitato un po’ di amici.” Disse sorridendo.
“Quali amici?” Dissi.
“ Dei ragazzi che …” La interruppi.
“Cosa? Dei ragazzi? Ma dico sei impazzita? Senza il mio permesso e mentre io non c’ero?”
“Bhè se la metti cosi tu non chiedi mai il permesso quando porti qui una delle tue puttanelle per scopartele!”
Le diedi uno schiaffo.
“Tu non sei mio fratello, ti odio! Hai capito? Ti detesto!” Disse.
Anche se mi dispiaceva, non potevo permettere che mi mancasse di rispetto. In assenza dei miei genitori dovevo occuparmi io di mia sorella e dovevo insegnargli i principi fondamentali.
“Era proprio necessario?” Disse Bella.
“Tu non ti azzardare a giudicare. Anzi, cosa direbbe tuo padre se lo sapesse? Cavolo! Pensavo che fossi un po’ più matura!”
“Ah, io dovrei essere quella più matura tra me e te? Ma ti senti?”
“Senti, Bella. Tu non sai minimamente cosa vuol dire perdere all’improvviso i genitori e doversi occupare di una ragazzina con gli ormoni in fermento. Hai idea? Io credo proprio di no. E’ una cosa difficilissima per me, e come diventare padre a 16 anni, capisci? Quindi non venirmi a fare la predica perché sto cercando di essere un buon esempio per Alice!”
Stava per piangere.
“Ma sentiti. Mi sembra un po’ tardi per rinfacciare queste cose, non credi Edward? Se non volevi occuparti di tua sorella, perché non te ne sei andato lasciandola da sola? Magari adesso sarebbe anche più felice! E poi, tu vuoi darle il buon esempio? Ma fammi il piacere, Edward! Tu che porti le tue sgualdrine ogni notte quando c’è tua sorella! Quindi non credo che tu sia proprio un buon esempio per lei. E tanto per chiarire quelli che sono venuti ieri erano miei amici di infanzia! E se avessi aspettato te lo avrebbe detto anche lei!
Ma tu come sempre fai la cosa giusta, no?
Sai una cosa Edward? Credevo tu fossi migliore di tutto questo e invece sai che penso? Che sei proprio uno stronzo.”
In parte aveva ragione, non ero mai stato un buon esempio per mia sorella. Ma qualcosa dentro ma dalla sera prima stava cambiando, come se mi fossi svegliato da un brutto sogno. Ma la realtà sembrava ancora peggio. Mi stavo rendendo conto per la prima volta che stavo perdendo anche Alice.
Sbollita la rabbia andai in camera di mia sorella.
“Posso entrare, Alice?” Dissi, in maniera più dolce possibile.
“Che vuoi?” Era ancora in lacrime.
“Voglio parlare. Solo … “ Specificai.
“Entra …”
Entrai e mi sedetti sul letto a fianco a lei.
“Mi dispiace, per lo schiaffo, per quello che ho detto, per tutto. Hai ragione tu.” Iniziai.
Aspettai, ma non disse nulla. Allora continuai: “Sai, quando ero piccolo e facevo qualcosa di sbagliato, avevo sempre paura che papà mi prendesse a schiaffi. Ma sai una cosa? Non lo ha mai fatto. Mi guardava semplicemente in un modo che sapeva fare solo lui. Mi attraversava l’anima e feriva più di qualsiasi altra parola o gesto, poi mi faceva promettere che non lo avrei più fatto e infine mi abbracciava ed io scoppiavo sempre a piangere. Vorrei essere come lui, Alice. Vorrei sapermi comportare con te come faceva lui con me. Ah e poi la dolcezza infinita della mamma … Ti veniva voglia di proteggerla per quanto sembrava fragile. Vorrei saper essere anche come lei. Ma ho perso le speranze già da parecchio. Non sarò ma come loro.” Dissi guardando attraverso la finestra le nuvole bianche che formavano una specie di orso.
“Non è vero. Tu me li ricordi molto, Ed. Davvero … “
“Ah, Alice. Devo essere stato davvero odioso in questi 3 anni. Me ne sto rendendo conto solo ora. Sono un idiota.”
“Io non ti odio, dicevo per finta. Ero arrabbiata con te. Però se mi dai un altro schiaffo ti odio sul serio!” Disse e ridemmo.
“Dai, vieni qui, piccola. Scusami.” Dissi e la strinsi a me.
“Ti voglio bene, Ed.”
“Non voglio perderti sorellina, ho deciso di prendermi cura di te perché voglio farlo e lo farò.”
Rimanemmo abbracciati.
Guardando fuori dalla finestra ripensai a quello che avrei dovuto fare quella sera. Mi assalì una nausea terribile. Come potevo pretendere che mia sorella non si cacciasse nei guai quando io ero il primo a farlo.
Non esisteva un modo per tirarmi fuori dal quel giro.
Chi poteva aiutarmi?
Poi mi rivenne di nuovo in mente il viso di Bella. Mi ricordai che dovevo delle scuse anche a  lei.
L’ho ferita parecchio.
“Ora devo chiedere scusa anche a Bella.” Dissi ad Alice sciogliendo l’abbraccio.
“Dovrai inventare qualcosa di grandioso per farti perdonare.”
“Ah, lo sai non sono bravo in queste cose. Mi aiuteresti?”
Mi consigliò di prenderle un mazzo di fiori ed essere sincero. Niente di nuovo insomma.
Andai a comprarle un mazzo di rose profumate. Alice mi disse che le piacevano quelle bianche. Così mi venne l’idea di comprarne solo tre. Tre per ogni sbaglio che avevo fatto per lei.
1 per averla baciata.
2 per averla presa in giro
3 per averle dato la colpa del mio comportamento immaturo.
Andai sotto casa sua e suonai il citofono.
La feci scendere. Miracolosamente accettò.
Aprì il portone e rimase in silenzio.
“Io non sono bravo con le parole …” Mi interruppe.
“Ah, prima sei stato bravissimo. Mi hanno fatto scappare le tue parole.”
“Lo so, sono stato un idiota, non ho avuto cuore. Non dovevo ferire te. L’unico colpevole sono io. Anzi, oltre a chiederti scusa, devo dirti grazie. Perché grazie a te io mi sono svegliato. Mi hai fatto rendere conto che stavo perdendo il bene più prezioso: Alice.
Sono venuto qui con tre rose bianche, sono sincero, Alice mi ha detto che sono le tue preferite. Tre rose perché ho tre motivi per cui chiederti scusa e perché da quando ti ho conosciuta ho sbagliato tre volte con te. La prima volta quando ti ho baciato, la seconda perché ti ho fatto crede di averti preso in giro e non è cosi e poi, infine, ho scaricato le mie colpe su di te. Quindi scusa per essere stato uno stronzo vigliacco immaturo. So che non puoi perdonarmi. Non avresti neanche nessun interesse. Però ci tenevo a scusarmi.”
Prese le tre rose dalle mie mani e le annusò.
“Ah, sono vere. Bravo, se erano finte te lo scordavi il perdono.”
Ridemmo.
Era così semplice essere felici con lei. Potevi toccare il cielo con un dito. Avevo sempre una voglia irrefrenabile di condividere ogni istante con lei, quasi come se fosse l’ultimo. La portai a casa mia e mangiammo insieme ad Alice. Tutto era tornato normale …
Tutto tranne dentro di me. Bella mi piaceva, anche troppo. Ma il cellulare che vibrava nella mia tasca era la mia parte oscura che mi diceva di tornare alla realtà: Per me non c’era un futuro con lei se volevo proteggerla da me stesso.
Risposi a Big Mike.



Angolo autrice: Salve gente! :D
Lo so, lo so. Ci ho messo troppo tempo prima di agiornare questa storia, ma non ho avuto troppo tempo a mia disposizione. >.<
Spero che questo capitolo via piaccia, un bacio e al prossimo capitolo :) 
Vale. <3
  
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