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Autore: silverhind    08/09/2012    2 recensioni
E se il protagonista di Harry Potter non fosse più il famoso Harry ma una semplice altra ragazza di Hogwarts? Se il prescelto fosse una prescelta ignara fino all'ultimo del suo destino? Bene questa è la storia del destino di una ragazza. La storia di un amore difficile, ostacolato, combattuto, ricercato, rinato, tormentato, dimenticato, maturo, dolce, di sacrifici, vissuto, impulsivo, prorompente, vivace, segreto, esagerato, tenero. La storia d'amore tra un professore all'apparenza severo, insensibile, arrogante e prepotente ma in realtà anche lui capace di provare ammirevoli sentimeti, e una studentessa, all'apparenza normale ma in realtà l'essere più speciale per lui. E se è vero che il fiore nato nella tempesta è il fiore più bello e duraturo, i problemi e le difficoltà che i due protagonisti dovranno affrontare li uniranno in un legame indissolubile... o almeno lo spero!
Genere: Azione, Commedia, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Minerva McGranitt, Nuovo personaggio, Severus Piton
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Quando la ragazza si aprì gli occhi vide che la sveglia sul tavolo indicava che era quasi ora di pranzo. “Ma dove diavolo….” pensò, non riuscendo a ricordare dove si trovasse. Poi le venne in mente tutto, la preside che la chiamava nel bel mezzo della notte, il camino acceso, la smaterializzazione, Piton che le metteva sempre più soggezione… Piton! Se lo era appena trovato di fronte, sguardo fisso su di lei come se fosse una minaccia; poi inarcò un sopracciglio e la guardò come per dire “Mi fai pena povera inutile studentessa”. Girò sui tacchi e si diresse verso la cucina.
<< Mangiamo qualcosa? >> chiese la ragazza. Non ottenne risposta. << Pronto?? Si mangia? Ha fame? Io si. Mi preparerò qualcosa, lei mangia? >>. La risposta non giunse nemmeno questa volta. La ragazza, spazientita, si alzò dal divano di scatto volendo andare a chiederglielo in faccia, ma sentì una forte fitta di dolore alla schiena e fu costretta a bloccarsi. “Accidenti a me che mi addormento nelle posizioni peggiori! Sì sì sto comoda, finalmente un divano comodo, altro che quelli della sala comune di Hogwarts… Brava stupida! Bè basta parlare con te stessa… quest’uomo deve imparare che è maleducazione non rispondere alle persone!”. Con un andamento non certo diritto e perfetto arrivò così in cucina e si piazzò proprio dietro a Piton che era davanti a una credenza intento a cercare qualcosa. << Guardi che è maleducazione non rispondere alle persone. E anche è stato estremamente scortese da parte sua scendere e guardarmi male senza neppure salutare. Capisco che a lei possa non importare nulla dei suoi studenti, che lei vive nel suo mondo nero, cupo e scuro, da solo, ma qui in questa casa dovremo convivere per un po’, e spero il meno possibile sinceramente, quindi per favore vorrebbe voltarsi e dirmi cosa cazzo ha intenzione di mangiare o devo farle un bel Legilimens?! >>. La ragazza , soddisfatta delle sue parole e del tono con cui era riuscita a imporsi, attendeva con le mani sui fianchi che l’uomo che le stava dando le spalle le concedesse l’onore di diventare suo interlocutore per una brevissima conversazione sul pranzo. Quando Piton iniziò con movimenti lenti a voltarsi verso di lei le si stampò un ghigno soddisfatto in faccia, e porse l’orecchio destro in avanti per sentire bene quello che l’uomo aveva da dirle. Piton parlò come al solito scandendo bene le parole, con tono calmo e piatto: << Ho sistemato nella credenza il materiale per le mie pozioni. Ti invito caldamente a non toccare e/o spostare e/o usare alcuno di questi ingredienti perché in ogni caso io lo verrò a sapere. Poiché come lei signorina ha ben detto dovremo condividere questi spazi, le suggerisco di non occupare queste mensole, di non interferire con le mie pozioni, e di non assillare il sottoscritto con domande sciocche e senza senso, altrimenti potrei accidentalmente farle accadere qualcosa di sgradevole, proprio con questi ingredienti >>. Il ghigno soddisfatto sulla faccia della ragazza era sparito. In compenso comparve sulla faccia di Piton, che alzò il mantello, si girò e andò nella sua stanza. Lei rimase impietrita a guardare il punto dove pochi secondi prima si trovava l’odioso professore, e sentì rabbia e nervoso crescerle dentro. Non le era mai capitato di essere snobbata in questo modo. Aprì il frigo, cercò del pane e mangiò quel poco che trovò in giro, tanto lo stomaco le si era chiuso.
 
I giorni trascorrevano così, tra una battuta acida di Piton e una domanda sciocca della ragazza che scatenava le rivendicazioni verbali del professore. Pian piano la povera e inutile studentessa però stava iniziando a prendere più coscienza di se stessa, a rispondere al professore con altrettante battute acide e fini, e in fondo quella convivenza forzata iniziò a sembrarle meno dura e noiosa, visto che occupava il tempo anche pensando a nuove frecciatine per punzecchiare l’arrogante ma non stupido professore di Pozioni.
 
Un giorno, mentre la ragazza sistemava il salotto e Piton era solo al piano superiore (come sempre del resto), si sentì bussare alla porta. Le indicazioni della McGranitt erano state chiare (come quelle delle mamme apprensive): << Mi raccomando, non aprire a nessuno, controlla sempre chi c’è alla porta, non uscire di casa, non farti vedere alle finestre >> e dulcis in fundo << e poi, cara, non accettare caramelle dagli sconosciuti! >>. Ogni volta che la ragazza ripensava alle raccomandazioni di “zia Minerva” le veniva da ridere, e ora pensava che sarebbe stato il colmo se si fosse presentato alla porta un uomo che la intimava ad uscire in costume per il caldo per prendere un sacchetto di caramelle inviatole per posta da degli sconosciuti! Sì, una fantasticheria davvero poco simpatica e ancor meno possibile!
Quando aprì la porta, bacchetta alla mano, non credette ai suoi occhi: Lupin e Sirius erano lì, con un mazzetto di fiori in mano e una scatola di cioccolatini! “Finalmente del cibo decente!” pensò la ragazza che spalancò la porta senza esitazione. Le parole degli ospiti però furono abbastanza dure: << Non dovevi aprirci la porta! Ma non ti ha spiegato niente la McGranitt? E se fossimo stati due Mangiamorte trasformati dalla pozione polisucco? >> << Saresti già stata catturata e forse uccisa. E dov’è quell’arrogante di Piton che dovrebbe stare qui a proteggerti invece che giocare con le sue provettine da chimico? >>. Fu solo uno sfogo temporaneo perché subito dopo la ragazza fu stretta in un lungo e caldo abbraccio dai due suoi fedeli amici. << Scusate, non lo farò più. Adesso però entrate e sedetevi! Ho una grandissima voglia di chiacchierare un po’ con qualcuno che non sia la televisione… >>.
I tre si misero nel tavolo in cucina e cominciarono a parlare di come andava ad Hogwarts, di cosa combinavano i Mangiamorte per spaventare studenti e professori, e di come se la passava lei reclusa segretamente in quella casa. Lupin parlava con tono comprensivo e amichevole, sapeva che era comunque in mani sicure, e le dava tutto il sostegno morale che poteva. Sirius invece quando parlava usava parole dure, cattive e un tono di disprezzo, perché i suoi discorsi vertevano quasi esclusivamente sul fatto che a suo avviso Piton fosse la persona meno adatta per svolgere questo compito. Una volta Lupin le aveva spiegato perché Sirius ce l’aveva tanto con Piton: “Vedi, Sirius non è mai riuscito a perdonare Severus per aver ucciso Silente, l’uomo che era riuscito a farlo scampare alla morte. Quando Bellatrix lo aveva colpito con l’anatema che uccide in qualche modo Silente era riuscito a proteggerlo tramite un incantesimo che funzionava anche a molta distanza, e un talismano che gli aveva dato quando ancora era uno studente, poiché sapeva che anche da ragazzo Sirius tendeva a cacciarsi nei guai o fare cose in cui poteva non uscire propriamente illeso. La notizia della morte di Silente ha sconvolto tutti, ma lui si è sentito profondamente colpito, come se Piton lo avesse fatto apposta per togliergli un amico prezioso. Ovviamente nessuno più dell’Ordine si è fidato di Severus, e forse nessuno mai lo farà più”.
La ragazza sapeva che era stato Piton ad uccidere Silente, lo dicevano tutti, ma non capiva perché. Anche a lei Piton sembrava arrogante, presuntuoso, e tutte quelle cose che si dicevano su di lui, ma era convinta che in fondo anche lui avesse un’anima, e anche lui fosse stato a suo modo fedele a Silente. Ne aveva parlato con Lupin, che era il suo professore preferito, sia per la materia che aveva ripreso a insegnare (Difesa contro le Arti Oscure), sia per il modo che aveva di porsi con le persone, e lui aveva sempre detto di essere sinceramente perplesso per quanto riguardava Severus, ma se Silente lo aveva accolto per tutto quel tempo ad Hogwarts un motivo c’era di sicuro. Per Sirius queste erano solo cazzate, lui credeva a ciò che vedeva, e niente gli avrebbe fatto cambiare idea, tanto che continuava a inveire contro Piton e offenderlo.
Questo atteggiamento non andava a genio alla ragazza, che si sentiva invece profondamente infastidita, perché aveva capito che Sirius detestava Piton, ma non serviva che ribadisse così tante volte il concetto, cadendo sempre in una volgarità eccessiva. Era talmente stanca di questi discorsi che sbottò: << Non puoi comportarti così! Basta basta basta con tutte queste offese! Sono stanca di sentirti parlar male di Piton, cosa credi che non lo strangolerei anch’io quando mi dice che non mangia facendo un discorso di mezzora facendomi solo intuire che non toccherà cibo preparato da me, o che non si fa mai vedere e non parla facendomi impazzire? Sì, è difficile stare con lui, ma non è neanche da trattare in questo modo. Io non penso che dovresti prendertela così tanto, dovresti provare a metterti nei suoi panni… >>. Ora lei stava urlando, e per il rumore non si era accorta che Piton aveva sceso le scale, incuriosito da tutte quelle parole e voglioso di offendere a sua volta uno dei suoi nemici d’infanzia e di età adulta, si era posizionato ai piedi della scala, nascosto da una parte di muro, e stava in silenzio ad ascoltare cosa diceva la ragazza. << E’ solo, è sempre stato da solo, non ha la minima idea di cosa voglia dire socializzare o avere un amico. È maleducato, certo, è anche pungente e arrogante, ma non puoi offenderlo come hai fatto fino ad adesso, non puoi dire che è uno sfigato fallito, non puoi accusarlo di aver rovinato e vanificato tutto ciò che ha fatto l’Ordine. Lui ha ucciso Silente, e Silente si fidava di lui… forse non l’ha fatto perché voleva fare anche del male a te ma per qualche strano motivo che non conosco e che magari è riconducibile alla volontà stessa di Silente! Cosa ne sai te? Come ti permetti di rovinare ulteriormente la reputazione già distrutta di un uomo? Forse prima dovresti un attimo guardare te stesso, conoscere Piton, e fare qualcosa che riporti ordine ad Hogwarts e nel mondo della magia tanto stravolto da Voldemort. Prima di parlare bisogna essere i migliori. Prima di giudicare bisogna conoscere e sapere. >> Detto ciò fece una pausa, guardando negli occhi il suo interlocutore e cercando lo sguardo di Lupin che però era rivolto, come incantato, al pavimento. << Bene, spero di non dover più tornare sull’argomento e di non dover sentire più strane cose o offese sul conto di nessuno. Sono stata sufficientemente chiara? Perfetto >>.
Fu a quel punto che sbucò fuori Piton da dietro il muro che separava le scale dalla cucina. Sirius si alzò di scatto ma fu trattenuto per la mano da Lupin, che guardò Piton con lo sguardo più cordiale che gli riuscisse in quella situazione. La ragazza si irrigidì e divenne tutta rossa, sicura che Piton avesse sentito tutto. “Sono una stupida” continuava a ripetersi, “devo smetterla di parlare e dire la mia idea, perché ogni volta faccio queste figure del cavolo!”.
<< Vi ho visti arrivare, non mi siete sembrati una minaccia. O meglio, ritengo che se dei Mangiamorte si fossero trasformati in voi con una pozione avrebbero seriamente rischiato di essere riconosciuti, perché è impossibile essere più sfacciati, impudenti e scocciatori di voi >> disse Piton con il suo solito tono calmo e le parole ben scandite. << In ogni caso, sono sceso per darti la pozione che ti serve, Lupin, e per vedere che come al solito Sirius vorresti prendere a pugni la gente anche nella propria abitazione >>. A questa provocazione Sirius avrebbe risposto volentieri, se non coi pugni con la magia, ma Lupin lo controllava. La ragazza invece avrebbe voluto nascondersi per la vergogna, sia verso Piton, perché in fondo lo aveva difeso, sia verso gli ospiti perché Piton si era rivelato provocatore e arrogante, come suo solito.
Per fortuna Lupin era calmo e gentile, prese la sua pozione, strappò via dalla cucina Sirius e si diresse verso l’uscita. << Passerò altre volte per vedere se hai bisogno di qualcosa, o se va tutto bene. Non so se porterò ancora Sirius però. A presto! >>.
 
Erano spariti, tutti e tre. Lupin e Sirius smaterializzati, Piton non era più al piano terra. E lei era rimasta sola, di nuovo, seduta sul divano con i cioccolatini che le avevano portato i suoi ospiti, e mentre li mangiava con una certa voracità pensava a quanto Lupin fosse un vero amico, a quanto Sirius fosse sanguigno e a suo avviso quasi cattivo, a quanto Piton si rivelasse sempre il solito ma allo stesso tempo sempre più avvolto da un alone di mistero, e a quanto mal di schiena avrebbe patito l’indomani se si fosse addormentata nuovamente in quella posizione su quel divano viola scuro quasi nero tanto comodo quanto infido.
  
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