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Autore: Volpotto    09/09/2012    3 recensioni
Altair, privato del rango di Maestro Assassino, dovrà combattere contro i nove nomi della lista di Al Mualim per riacquistare la sua dignità di Assassino.
Dovrà sopportare le accuse dei suo confraterniti e nascondere un senso di colpa opprimente, ma non sarà da solo.
Al Mualim, temendo l'impulsività del suo allievo, gli affiderà un compagno che avrà l'oridne di controllarlo e aiutarlo.
Potrà l'aquila volare assieme a una volpe?
Genere: Drammatico, Introspettivo, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altaïr Ibn-La Ahad , Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo tre

Riflettere

<< È sufficiente? >>

La voce di Altaïr era stata piatta, priva di emozioni. Il rafiq lo guardava muoversi irrequieto, senza parlare, tenendo la testa alta e lo sguardo perso nel vuoto più totale. Era soprapensiero, a quanto pareva, cosa rara per un Assassino. Qualcosa doveva averlo turbato , pensò prima di osservare l’abbigliamento del ragazzo. I vestiti bianchi di Altaïr era intatti, senza nessun taglio o solco, e nessuna macchia compariva su di essi. Probabilmente l’ex maestro Assassino non aveva dovuto faticare troppo per ricavare quelle informazioni, nonostante fossero degli anni che non indagava per conto proprio. Sospirò, era in momenti come quelli che si rendeva conto del perché era sempre stato l’allievo prediletto di Al Mualim. Il rafiq prese la piuma d’aquila, denominato il segno di Al Mualim, e lo posò davanti all’ex Maestro Assassino. Certo, mai e poi mai si sarebbe permesso di dubitare di Altaïr e delle sua abilità, tuttavia sarebbe stato motivo di divertimento se il moro avesse avuto qualche problema. Sogghignò, in realtà un problema c’è l’aveva, ma non l’avrebbe mai ammesso. L’orgoglio, a volte, poteva essere la rovina degli uomini. E Altaïr non era un eccezione.

<< Allora, rafiq, pensi che possa andare bene? >> ripeté scocciato dalla poca attenzione del suo superiore
<< Si, direi che è perfetto. Sei stato molto in gamba a fare tutto questo lavoro da solo, i miei complimenti. E pensare che i tuoi confratelli Assassini non se ne rendano conto, giusto prima sono passati e… >>
Altaïr scosse il capo, facendo smuovere di poco il cappuccio che, quasi sempre, teneva sul capo. Possibile che quel dannato rafiq, tutte le volte con cui ci parlava, doveva per forza stuzzicarlo? Non gli interessava niente di ciò che gli altri Assassini gli dicevano dietro, tanto sapeva che il coraggio per dirglielo davanti non c’è l’avevano. Un sorriso comparve sul suo volto, nessuno aveva mai avuto il coraggio di dirgli niente, almeno davanti. Sicuramente il motivo era perché l’avevano sempre rispettato e, sicuramente, temuto. Una volta che il rispetto se n’era andato, insieme al braccio di Malik e la vita di Kadar, era rimasto solo il timore.

<<…comunque è sempre meglio di niente, dico bene? >>

Il giovane sobbalzò, colto di sorpresa. Non si aspettava che il rafiq chiudesse per lui la frase, neanche sapesse leggere nel pensiero, ma un momento dopo si accorse che era stato solo un caso. Se quell’uomo non fosse stato un suo superiore di certo l’avrebbe assassinato, talmente lo irritava. Prese il segno di Al Mualim e lo guardò un attimo, tornando col pensiero al suo Mentore e Maestro di vita. Anche lui, adesso, stava irritando Altaïr. L’aveva declassato a novizio e mandato a recuperare il suo onore costringendolo a portarsi dietro un ragazzino e sopportarsi quel dannato rafiq. E se lo conosceva bene, non era finite lì le sorprese, Al Mualim non dimenticava facilmente. Mentre riponeva la bianca piuma strinse gli occhi pensieroso, dov’era finito quel dannato moccioso? Dopo la loro discussione era scomparso senza dirli niente, lasciandolo turbato. Fino ad allora erano stati in pochi a sfidarlo apertamente, molti dei Scosse nuovamente la testa, non era mai stato una persona paziente, ma ultimamente era sempre peggio. Era stressato da quella orribile situazione che lo faceva sentire un fallito, un cane infame di cui tutti vorrebbero liberarsi ma nessuno osa toccarlo per paura di prendersi qualche malattia. Intanto il rafiq aveva capito che il suo confratello Assassino, nonostante negasse e assumesse la sua solita aria di superiorità, in realtà soffriva di quella situazione. Non l’avrebbe ammesso con nessuno, forse nemmeno con se stesso, ma per lui essere considerato un traditore era ciò che più lo feriva. Se fosse stata una persona saggia sicuramente sarebbe stato zitto, ma il rafiq amava giocare col destino, sebbene rischiasse che la nera lama di Altaïr si conficcasse nella sua gola. Tuttavia non era uno sprovveduto e nonostante l’apparenze lui l’aveva guadagnato quel rango, e non sarebbe stato Altaïr a privargliene.

Tossicchiò un po’prima di incominciare a parlare << Posso porgerti una domanda, Altaïr? >> aspettò il segno di approvazione fatto col capo prima di riprendere a parlare << Non vedo quel tuo giovane compagno di viaggio, che fine ha fatto? L’hai mandato a raccogliere qualche informazione in più? >>
Altaïr decise di non mentirgli, soprattutto perché il ragazzo probabilmente era passato da lì. D’altro canto lui non aveva bisogno di trovare delle scuse per mascherare le sue azioni << Abbiamo avuto una discussione e lui ha preferito ritirarsi, non so dove sia andato e francamente non mi interessa saperlo. >>

<< Come siamo duri Altaïr, è solo un ragazzo. D'altro canto cosa può aver fatto per aver scatenato in te tanta ira? >> lo schernì << Non è da te arrabiarsi tanto. >>

<< Senti, non ho tempo da perdere, tanto meno se è per parlare di quel ragazzino. Ora, se non ti dispiace, io avrei da fare. Tamir non aspetterà il mio arrivo. >>
<< Certo, certo Altaïr, non vorrei mai che fallissi. >> rigirò malignamente il coltello nella piaga << Però mi raccomando fai attenzione, o rischi per ritrovarti con un nemico al tuo fianco al posto di quel ragazzo. Se Al Mualim ha scelto lui come compagno di viaggio, un motivo ci sarà >>
L’intento del rafiq non era quello di metterlo in guardia, poiché il suo sesto senso gli diceva che quel ragazzino dai capelli color ebano non gli avrebbe mai rivolto contro la spada, bensì per esortarlo a tenere conto della presenza di Ivanoe. Ma erano parole al vento, poiché ormai Altaïr aveva varcato la soglia della porta, preparandosi a colpire. Il rafiq sospirò rumorosamente, sicuramente un giorno o l’altro avrebbe spiegato a quella testa calda che scappare dai problemi non era un soluzione. E forse non era nemmeno tanto lontano, quel giorno…

***

<< Nhabial, scusa ma dove stiamo andando? >>

Ivanoe osservò il ragazzo davanti a lui alzare le spalle, stressato dal fatto che il moro fosse così diffidente nei suoi confronti, anche perché non era poi un novizio. Nhabial L’av-eb, figlio di Jesuè L’av-eb, era il gli occhi e la bocca di Damasco. Tutti coloro che erano residenti nella città sapevano benissimo che, qualsiasi cosa facessero, sarebbe presto arrivata alle sue orecchie e questo li teneva sempre diffidenti nei confronti della gente. Tutti lo conoscevano, ma nessuno sapeva chi fosse. Dopotutto lui era l’unico allievo del rafiq della città, e si sa, l’allievo è lo specchio del maestro. E Nhabial con quel suo ghigno e quei due occhi pieni di vita ricordavano benissimo gli atteggiamenti del direttore della Dimora. Nhabial decise di rispondere fingendo di non aver afferrato la domanda ringraziando il suo Dio che Ivanoe gli fosse alle spalle altrimenti l’avrebbe visto sorridere.

<< Ivanoe a cosa ti servono gli occhi se non ne fai uso? >> sbuffò << Siamo sui tetti di questa meravigliosa città, non ti basta come spiegazione? >>

Ivanoe sbuffò, scuotendo la testa. O era lui che non formulava bene le domande o erano gli altri che si divertivano a girarci intorno. Damasco era una bella città, molto accogliente e piena di posti attraenti da visitare, ma Ivanoe intuiva che sotto a tutto quello ci fosse qualcos’altro. Qualcosa che permetteva a tutti di vivere con serenità. E se non erano i Templari, erano per forza gli Assassini. Perché si, Ivanoe era convinto che i Templari non erano solo male, ma non l’avrebbe mai ammesso. E per quanto riguardava le guardie sui tetti di Damasco si erano accurati di evitarle tutte, poiché mettere in allarme la città mentre Altaïr mentre eseguiva una missione non sarebbe stato cortese e saggio. L’Assassino più vecchio si guardò in giro, nella speranza che le indicazioni del suo Maestro fossero corrette e svoltò a sinistra dirigendosi verso il bordo della casa. Ivanoe lo guardò acquattarsi e indicarli un punto del Souk al-Silaah. Nhabial non disse nulla, assorto nei suoi pensieri, sperando che l’esperienza di oggi potesse giovare al ragazzo.

<< Nhabial? >>
Il più vecchio si mise l’indice sulle labbra imponendo il silenzio << Zitto e guarda. >>

Ivanoe, non capendo cosa volesse, si voltò a guardare senza proferire una parola. L’attenzione di Nhabial era attirata dalla piazzetta cerimoniale, dove molta gente era accorsa formando un cerchio intorno a due persone. Il giovane Assassino cercò con lo sguardo l’amico, cercando di avere qualche aiuto e Nhabial puntò il dito su uno dei due uomini sussurrando piano Tamir. L’uomo indossava un particolare turbante a scacchi, una lunga tunica elegante e dei comodi pantaloni di seta. Stava discutendo con l’uomo davanti a se, ma ad alta voce, probabilmente voleva attirare l’attenzione. E l’uomo che ormai doveva essere sulla cinquantina cercava di rispondergli, seppur titubante. C’era un forte sole a Damasco e il caldo si stava facendo sentire, ma nessuno nella piazza sembra accorgersene, talmente presi dallo spettacolo che si stava svolgendo davanti a loro. Poi però vide la mano abbronzata di Nhabial cambiare direzione posandola su una persona in particolare che si stava confondendo tra la folla e Ivanoe poté distinguere chiaramente che si trattava di Altaïr, rimanendo sorpreso. Il suo maestro se ne stava lì a guardare, aspettando paziente l’occasione di prendere la vita di Tamir e Ivanoe fu tentato di andargli incontro. Poi un urlo catturò la sua attenzione, Tamir aveva affondato la lama nel ventre del vecchio e ora quest’ultimo era caduto nella

Fontana, privo di vita. Il moro rabbrividì e l’istinto gli consigliò di scendere in piazza, ma l’Assassino più anziano lo fermo, mandandogli un occhiataccia. Gli occhi color nocciola si rispecchiarono in quelli verdi del ragazzo, lasciandolo turbato.

Si era fatta seria la voce di Nhabial << Niente sentimenti Ivanoe, non farti coinvolgere da loro, oppure non sarai in grado di mantenere il sangue freddo. Ora osserva il tuo compagno di viaggio, mi raccomando. Sta per colpire. >>

Seppur riluttante lo fece, mordendosi le labbra, mentre i suoi occhi seguivano Altaïr. Non sopportava le persone come Tamir, che si macchiavano le mani di sangue per delle scempiaggini simili, soprattutto perché non c’era motivo di uccidere quel vecchio. Seguendo con lo sguardo il suo maestro si rese conto che anch’egli non si era fatto prendere dai sentimenti, al contrario si era messo a pedinarlo senza dare segni di nervosismo. Presto la vita di quell’uomo sarebbe scivolata via da questo mondo, per mano di Altaïr. Vide Nhabial alzarsi, mentre un lieve venticello gli scompigliava l’abito, mentre la sua espressione si raddolciva.

<< Adiamo, torniamo dal mio Maestro. >> sentenziò voltandosi per prendere la strada del ritorno << Abbiamo visto abbastanza, non ti pare? >>

Ivanoe si voltò verso la piazza ma Altaïr non c’era più, e nemmeno Tamir. Si morse il labbro inferiore prima di rivolgersi all’altro Assassino con tono piatto e poco espressivo. Voleva capire il perché di tutto questo ma sfortunatamente Nhabial non sembrava incline a rispondergli. Alzò le grandi spalle e gli mostrò un sorriso amichevole.

<< Mi spiace Ivanoe, ma devi arrivarci da solo, e non mi sembri stupido. In ogni caso ti sconsiglio di parlarne con il Maestro Altaïr, almeno finché non vi sarete chiariti. Potrebbe non farli molto piacere. >> poggiò una mano sulla spalla << Sai, se vai a dirgli che lo pedinavi potrebbe arrabbiarsi. Infondo dopo quello che è successo, sembrerebbe una mancanza di fiducia in lui. >>

Ivanoe lo guardò sorpreso << Guarda che io non sapevo nemmeno che mi stessi portando da lui, ad osservare i fatti. E non capisco nemmeno il perché, dato che Altaïr stesso non mi voleva presente, quindi… >>
<< Oh, andiamo Ivanoe, possibile che tu sia così cocciuto? >>

<< Cocciuto? >> ripeté Ivanoe << Cocciuto perché lui mi ha espressamente consigliato di non farmi vedere perché sono di troppo? Io ho tentato di parlarci ma quello mi ha respinto, nemmeno gli avessi piantato un coltello nelle viscere! >>
Nhabial lo guardò con pazienza << Ma scusa, dopo tutto quello che è successo, secondo te come può sentirsi Maestro Altaïr? Prima era al vertice della classifica e ora si ritrova a essere al rango più basso, tutto nel giro di pochi giorni. >> iniziò a incamminarsi << L’unico compagno con cui era riuscito a istaurare una amicizia valida ha perso un braccio e il fratello, a causa sua. E come se non bastasse il suo Mentore e Maestro decide di mettergli dietro qualcuno per controllarlo. Tu come ti sentiresti? Io personalmente non mi sentirei di accettare quella persona come mio compagno e ti posso assicurare che il mio carattere non fa distinzioni fra persone. >>
Ivanoe si fermò a fissarlo allontanarsi, mentre la spada gli batteva su un fianco, sentendo improvvisamente una fitta nel torace. Quello che Nhabial l’aveva scosso come un secchio di acqua fredda, facendoli capire dove stava sbagliando a criticarlo in quel modo.

<< Io non lo difendo, poiché ha sbagliato ha essere così ottuso, e la punizione inflittasi dal grande Al Mualim è giusta secondo me. Quello che ha fatto ha macchiato di vergogna il nome degli Assassini. >> parò ancora il più vecchio dei due << Ma d’altro canto non posso nemmeno additarlo tutte le volte che passa, senza dargli un’occasione di redimersi. >>

Ivanoe sorrise, afferrando il succo del discorso, riconoscendo come Nhabial fosse molto più maturo di lui. Non compatirlo, ma affiancalo. Il giovane Assassino ringraziò per un momento Altaïr per averlo fatto tornare indietro e aver così conosciuto quel ragazzo. Adesso sapeva cosa doveva fare e non avrebbe indugiato un minuto di più. Doveva parlare con Altaïr, spiegarli come la pensava lui e mettere le cose in chiaro. Soprattutto perché i due avrebbero dovuto collaborare per ancora un bel po’e una guerra non conveniva a nessuno dei due.

<< Grazie Nhabial, ora so cosa fare. >> ammise incamminandosi verso la Dimora << Immagino che tutto questo sia frutto della mente del rafiq non è vero? >>
Il più vecchio alzò le spalle << Può darsi, può darsi Ivanoe. Confido in te, e la prossima volta che ci vediamo voglio vederti meno titubante. Ricordi la strada per tornare alla Dimora? >>
<< Si, certo, ma tu non vieni? >>

<< Mi spiace molto Ivanoe, ma devo sbrigare delle faccende per il mio Maestro. Visto che lui non ha voglia tocca a me farle >> alzò le spalle << Mi sfrutta proprio, quello. Manco fossi uno schiavo, devo ricordarmi di farlo presente al grande Maestro Al Mualim. >>

<< Dimmi solo più cosa. >> lo trattenne ancora Ivanoe << È da tanto tempo che sei col tuo maestro? >>
<< Una vita più o meno, perché? >>
<< Avete mai litigato? >>

Nhabial sorrise, quello che voleva Ivanoe era solo un incoraggiamento e non sarebbe stato di certo lui a negarglielo << Di norma due volte al giorno. Ma normalmente si conclude sempre in due modi: o lui si arrende perché troppo pigro per continuare o mi sbatte fuori dalla Dimora perché non sa perdere. >>
Si sistemò meglio il cappuccio << Non vi annoiate mai voi due. >>

<< Già, con il rafiq mi aspettano sempre ardue battaglie. >> sorrise << Ora però devo andare, altrimenti poi mi spetta una bella lavata di capo ma ci rivediamo la prossima volta che vieni qui. Salute e pace Ivanoe, >>

Ivanoe gli rivolse un sorriso << Altrettanto Nhabial. >>

Si separarono da amici, conviti che si sarebbero rivisti, mentre Ivanoe strinse gli occhi. L’ardua battaglia sarebbe stata la sua, soprattutto perché non si aspettava di uscire vittorioso da uno scontro contro Altaïr. Tuttavia provare non gli costa niente, e se il suo destino era quello di morire per mano sua allora l’avrebbe accettato senza opporsi. Si incamminò verso la Dimora degli Assassini, mentre sotto di lui le guardi si stavano muovendo per catturare un omicida. Tamir era stato assassinato e il suo Assassino non doveva essere lontano. Ivanoe sorrise, conoscendo l’Assassino in questione probabilmente era dietro di loro, ma nessuno se ne sarebbe accorto.

 

Capitolo tre

Nella tana della Volpe

Ecco finalmente il terzo capitolo dopo un mese e passa di ritardo. Chiedo venia, come mio solito, ma ho avuto veramente poco tempo. Il prossimo cercherò di scriverlo prima.
Bene che dire…Nhabial ha fatto riflettere Ivanoe e il rafiq Altair perché si, l’ha sentito. Come al solito ringrazio i lettori, i recensori e anche chi solo lo sfoglia il capito. Grazie anche a chi coregge questo povero analfabeta, poichè la grammatica non è il suo forte

In particolare grazie a:

Archi – Narjis – DarkRozan – madoka94 - Rainage -

Grazie e buona lettura!
Bacioni Volpotto!

P.S. perdonate il ritardo, ma come si suol dire…alle ferie non si comanda!

  
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