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Autore: Lelaiah    09/09/2012    1 recensioni
Ethelyn è figlia del Vento, ma ha i capelli di fiamma.
Drew vive in un villaggio di minatori, in compagnia del suo fidato amico Blaking.
Simar e Kiron sono gli eredi al trono di un Regno celato da una misteriosa e potente foresta.
Nive è stata abbandonata e si guadagna da vivere facendo la danzatrice.
Zahira è a capo del proprio villaggio, ma è rimasta sola.
Gizah ha la capacità di trasformarsi in un centauro grazie all'eredità paterna.
Infine Roving è l'ultimogenito dell'antica casata dei Kite, indomito come il simbolo della propria famiglia.
Tutti loro sono attesi al varco e si ritroveranno a viaggiare per lunghi chilometri nel disperato tentativo di impedire la morte di uno dei Veglianti, i grandi lupi elementali. Non dovranno temere le ombre perchè è in esse che si cela il loro nemico.
Nessuno di loro è nato per diventare un eroe, ma voi siete disposti ad accompagnarli in questo viaggio?
Qualsiasi sia la vostra risposta, vi do comunque il benvenuto a Suran!
Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Cap. 15 Dietro la facciata c'è un cuore innamorato
Capitolo di... rivelazioni. Il titolo dice molte cose, spero di accontentare le fan che si sono già schierate con uno o l'altro personaggio ;)
Avremo anche un contatto col Cair... che genere di notizie saranno?
Buona lettura! :)



Cap. 15 Dietro la facciata c’è un cuore innamorato


-Hai fatto cosa…?- per poco Drew non urlò.
Ethelyn lo fissò perplessa e anche mortificata. Perché se la stava prendendo tanto?
-Ho passato la notte col principe Simar.- rispose con un filo di voce.
A quelle parole il giovane assunse una strana sfumatura rossa e tentò di alzarsi a sedere. Blaking dovette trattenerlo a forza. –Hai passato… ma sei impazzita?!
Arrivata ad un certo punto, la sua voce si strozzò e morì in un accesso di tosse. –Drew!- i due amici gli si avvicinarono, preoccupati.
Li fermò con un gesto della mano, facendo capire loro che era tutto a posto.
“Cos’è successo mentre dormivo?”, si chiese il ragazzo, sconvolto.
-Non posso parlare con le persone?- domandò la giovane, confusa. “Cos’ho sbagliato?”, si chiese.
-No, certo che no! Non se questo significa “passare la notte” con lui!- ribattè, fuori di sé. Non lo avrebbe mai ammesso, ma gli era scattato un moto di gelosia enorme all’udire le parole della Ferift.
-Drew, perché sei arrabbiato con me? Non ho fatto niente di male!- sbottò lei. E senza dargli il tempo di replicare uscì a passo di marcia.
Il Nun rimase a fissare la porta, interdetto. –Bravo, complimenti.- disse Blaking, chiaramente ironico.
Lui si voltò lentamente a guardarlo, perplesso. La rabbia era scomparsa così com’era arrivata. Sembrava fosse evaporata.
-Ma sei fuori di testa? Ti sembra che lei potrebbe passare la notte col principe in quel senso?- lo guardò dritto negli occhi.
Non rispose, serrando la mascella e vergognandosi per la scenata.
L’Ippogrifo sospirò. –Ieri è stata chiamata, come ben ricordi. Prima che tu ti svegliassi è tornata e si è scusata per aver tardato. Ha detto che si sono chiariti e hanno deciso di ricominciare da capo. Simar si è scusato per il suo comportamento.- gli spiegò, cercando di rimanere calmo.
Drew sembrava non voler ascoltare.
-Sei cocciuto, eh? Non credo che le passi nemmeno per la testa di finirci a letto! Probabilmente non ha mai veramente pensato al rapporto uomo donna in quel senso!- sbottò, esasperato.
-Come fai a dirlo?- finalmente si voltò a guardarlo.
-Ha vissuto per tredici anni in una grotta, secondo te quanti ragazzi può aver mai frequentato?- gli lanciò un’occhiata eloquente.
-Oh.- si lasciò sfuggire. –Giusto…
L’animale scosse il capo, lasciandosi sfuggire un sorriso. –Ascolta… capisco che tu sia… preso da lei, è normale alla tua età. Ma facendo scenate di gelosia non andrai da nessuna parte.- gli fece presente.
Il Nun arrossì visibilmente. –Io non sono…
L’amico lo bloccò, inclinando la testa. –Ah no? Ho visto come la guardi.- lo tanò. Lui allora sospirò, abbassando lo sguardo sulle proprie mani. –Non ti sto dicendo che è una brutta cosa, ma che devi gestirla con calma.- si affrettò ad aggiungere.
-E come? All’inizio ero solo incuriosito da lei… dal suo essere così indipendente…- ammise.
-E poi?- lo incoraggiò a proseguire. In quel momento aveva bisogno di una sana chiacchierata tra uomini, anche se al suo posto ci sarebbe dovuto essere suo padre. “Non ho nemmeno mai trovato la femmina della mia vita.”, si ritrovò a pensare.
Drew lasciò uscire un sospiro e gli lanciò una rapida occhiata, vedendolo sinceramente interessato. –Be’… poi siamo arrivati qui.
L’Ippogrifo si fece confuso. Non gli sembrava ci fossero stati cambiamenti nella ragazza, a parte il vestiario. –E’ per i vestiti?- chiese infatti.
L’altro scosse la testa, poi annuì. –Non solo. Mi sembra più rilassata… forse è solo un’impressione. Ma è più femminile.- arrossì leggermente ripensandola col vestito acquamarina.
-Mhm… e tu sei ancora incuriosito da lei?- indagò. Doveva capire se era una semplice infatuazione dettata dagli ormoni o qualcosa di più. Non poteva permettersi di veder disintegrare il gruppo a causa di un cuore infranto.
Il giovane si grattò la testa, arruffando i capelli castani. Gli si erano allungati, arrivando a lambirgli le spalle, mentre fino a qualche tempo prima mancavano diversi centimetri.
-Non voglio provare tanto per divertirmi. Questo no.- iniziò. Non sapeva bene come spiegarsi, ma ci avrebbe provato.
Un’occhiata dell’amico gli fece capire che doveva continuare.
-Non la conosco ancora bene, ma quel poco che ho visto mi piace. Quando si è aperta con me, quando si è sfogata, è stato bello. Mi sono sentito utile.- si lasciò sfuggire un sorriso, imbarazzato per l’aver ammesso quel pensiero così personale. –Non sono mai stato la spalla di nessuno, al villaggio. Solo la tua e nemmeno troppo spesso. Semmai il contrario.
-Sì… eri un frignone.- lo prese in giro, beccandosi un colpetto sul muso.
-Credo di essere abbastanza maturo per potermi prendere cura di qualcuno. Non credi?- gli domandò, speranzoso di ricevere una risposta affermativa.
-Sì, sei molto maturo e hai la testa sulle spalle. Ma lei non è un cucciolo, è una persona. E se veramente provi dei sentimenti per lei, sentimenti che vuoi renderle noti, dovrai impegnarti sul serio.- lo mise in guardia. Il Nun deglutì, agitato.
-Be’, credo che prima o poi arriverà a capirlo… che mi interessa, intendo.- ragionò. –Prima le ho fatto una scenata. Simar non va bene per lei.
Blaking lo guardò male. –Sei già a questo punto? Pronto a decidere cosa fa per lei e cosa no? Non andrai molto lontano, così.
Lui allora sospirò. –E cosa devo fare, allora?- domandò.
-Fare chiarezza nella tua testa e poi, nel caso, rivelarle quello che provi. Il resto dipenderà da voi due.- gli sorrise, incoraggiante.
-Sembra tutto troppo facile.- commentò il ragazzo.
-Ti riferisco la teoria. Non l’ho mai messa in pratica.- alzò le spalle.
-Strano. Dovresti esser circondato da femmine pronte a metter su famiglia.- ridacchiò Drew.
-Nah… ora devo occuparmi di altro.- i suoi occhi brillarono, divertiti.
L’amico, però, si fece improvvisamente serio. –Giusto… hai avuto notizie dal Cair, per caso?- chiese.
Scosse la testa. –No… ma vorrei chiedere alla regina se c’è un modo per mettermi in contatto con lui.- rivelò. –Sono preoccupato. E poi bisogna informarlo su quello che è successo.
Drew annuì. –Sì, concordo.
-Bene… più tardi, quando sarà tornata Ethelyn o tu sarai intorpidito dal latte di papavero, andrò a parlarle.- decise.
Lo guardò con tanto d’occhi. -Ehi, mi drogate per farmi dormire?
-Devi riprenderti il prima possibile. Prima si rimarginano le ferite, prima Celine potrà usare la magia.- gli disse.
Il giovane si limitò ad annuire, perfettamente d’accordo.

   Ethelyn si allontanò il più possibile, irritata.
Proprio non capiva il motivo della sfuriata di Drew. Lei non aveva fatto niente di sbagliato.
Assolutamente.
“Ho bisogno di sfogarmi…”, pensò, raggiungendo l’ingresso al palazzo. Superò le due guardie davanti all’enorme portone e proseguì oltre, diretta verso il campo d’addestramento.
Una volta arrivata si rese conto di non indossare gli abiti adatti e anche di aver dimenticato le armi in camera.
“Che stupida!”, batté un piede a terra.
-Ethelyn…?- Tùrin le si avvicinò, curioso. –Che fai qui? Il campo è occupato.- le fece notare.
Allora si guardò intorno e si rese conto di essere circondata da Elfi appartenenti agli Ulver e non. I veterani si riconoscevano a colpo d’occhio dagli aloni lasciati su mani e viso dall’impasto che usavano per mimetizzare la pelle.
Probabilmente erano reduci da un pattugliamento.
-Oh… mi dispiace.- si scusò, facendo qualche passo indietro. Tra i presenti intravide anche il principe Kiron e, poco più in là, sua moglie Caitlin, intenta a discorrere con alcune dame di compagnia.
-Hai bisogno di qualcosa?- le chiese il maestro d’armi, cortese. Lo guardò, esitante. –Cercavi qualcuno?
Scosse la testa. –No… vorrei… posso avere un arco? Ho bisogno di distrarmi un po’.- disse a mezza voce.
-Sicuro.- le sorrise. Le fece segno d’aspettarlo e andò a recuperarle un arco. Era una bella arma, non eccessivamente lunga. In caso contrario avrebbe avuto qualche difficoltà a maneggiarlo.
-Grazie mille.- disse, prendendo anche la faretra di frecce.
-Come state?- s’informò l’uomo.
-Drew si sta riprendendo. E anche Blaking, ormai non zoppica più.- rispose, cercando di essere il più gentile possibile. Non era con lui che ce l’aveva.
-E tu?- le riservò uno sguardo penetrante che le fece abbassare la testa.
-Sto bene. L’ala è guarita.
Lo sentì sospirare. –Mi fa piacere. I bersagli si trovano oltre la staccionata. Mi raccomando, rilassati e non esagerare o ti verrà un bel male al braccio.- la avvertì.
Annuì, desiderosa di allontanarsi.
Si scambiarono un saluto e poi ognuno andò per la sua strada. Mentre attraversava il grande spiazzo dall’allenamento, attenta a mantenersi sul bordo, vide che parecchi Elfi le lanciavano occhiate curiose. Altri le fecero brevi cenni col capo.
  Confusa e stupita si mise al sicuro, raggiungendo la lunga striscia erbosa riservata al tiro con l’arco. Dato che erano tutti impegnati nel corpo a corpo aveva piena libertà di manovra.
Ed era un bene, considerato che non era tutta questa maestria.
L’aveva scelto apposta: avrebbe dovuto concentrare mani e mente per evitare di far dei danni. E quello le avrebbe permesso di farsi scivolare addosso l’episodio di poco prima.
Non amava discutere, tanto meno con gli unici amici che aveva.
-Ok… vediamo un po’ che riesco a fare…- arrotolò le maniche del vestito fino all’altezza del gomito e saggiò la durezza dell’arma.
Era abbastanza dura, ma ce la poteva fare.
Si mise la faretra in spalla ed estrasse una freccia, facendo attenzione a non impigliarne la punta tra i capelli.
La incoccò e tese la corda, concentrandosi sui cerchi concentrici del bersaglio.
Prese un respiro profondo e scoccò.
Il dardo compì una traiettoria parabolica per poi conficcarsi nel penultimo cerchio, verso l’esterno.
Un po’ delusa abbassò l’arma.
-Bene… almeno avrò modo di sfogarmi.- si disse, già pronta ad un secondo tiro.

  Drew si era addormentato poco dopo l’ora di pranzo.
Celine aveva una dote particolare nel prendersi cura dei propri pazienti, soprattutto di quelli recalcitranti.
Blaking gli lanciò un’ultima occhiata, prima di uscire in cerca di Dama Undine.
Arrivò davanti all’appartamento che condivideva col sovrano e si trovò davanti un Elfo dall’aspetto famigliare.
-Devon, giusto?- disse a mo’ di saluto.
Quello annuì. –Avete bisogno di sua maestà?- chiese senza scomporsi.
-Sì… vorrei parlare con la regina, se è possibile.
-Vedo se può ricevervi.- e detto questo bussò alla porta alle proprie spalle, scomparendo poco dopo.
L’Ippogrifo rimase in attesa, muovendo leggermente la zampa ferita per testare la guarigione. Ormai si era ripreso perfettamente. “Per fortuna.”, pensò sollevato.
-Potete entrare.- annunciò Devon. Non l’aveva sentito chiudere la porta e per poco aveva sobbalzato, colto di sorpresa.
-Grazie.- mormorò, mentre quello gliela teneva aperta. Una volta dentro si bloccò, cercando la Ninfa.
La trovò seduta ad una scrivania, intenta a revisionare una lettera. Sollevò lo sguardo solo quando il battente si richiuse alle spalle del suo ospite. –Blaking.- gli sorrise.
-Salve, maestà.- fece un cenno col capo.
-Come mai qui? Ci sono problemi con Drew?- domandò, facendosi preoccupata.
Lui si affrettò a scuotere il capo piumato. –No… dovrei parlarvi. Anzi, chiedervi un favore.
-Certo, dimmi pure.- si alzò, avvicinandosi con passo leggero. –Gradisci qualcosa?- gli chiese prima che potesse iniziare a parlare.
-No, grazie.- accennò un sorriso. Fece vagare lo sguardo per la stanza, tre volte tanto quella che avevano assegnato a Drew.
-Si tratta degli animali…?- tentò d’indovinare la donna.
-Ho bisogno di sapere se avete avuto contatti col Cair del Vento.- si decise a fissarla negli occhi color ambra.
A quella richiesta lei si accigliò. –No… non lo sento da prima del vostro arrivo.- ammise.
“Brutto segno.”, pensò l’Ippogrifo. –Penso sia il caso di comunicargli quello che è successo. Solo che non so… la mia telepatia non è così sviluppata.- ammise, imbarazzato.
Non voleva rivelarle chi era in realtà, sempre ammesso che non lo sapesse già ed evitasse di dirlo per cortesia. E avvedutezza.
-Se vuoi possiamo contattarlo ora, non c’è problema.- sorrise Undine.
Blaking la guardò con tanto d’occhi. –Sul serio?
Lei annuì.
-Sarebbe magnifico, altezza.- accettò, agitato.
-D’accordo… dammi un attimo per concentrarmi. Vi farò da tramite. Tu fai pure a me le domande e io ti risponderò per conto suo.- si sedette sul letto, sistemando l’ampia gonna del vestito.
Chiuse gli occhi e prese un respiro profondo.
Subito, la regina sentì che qualcosa cercava di ostacolarla. Faticava a spingere il proprio pensiero oltre la foresta del Mentore. Serrò gli occhi fino a vedere macchie di colore e concentrò un altro po’ di potere nel secondo tentativo.
“Padre… rispondi.”, chiamò.
La richiesta andò a vuoto. Senza darsi per vinta tentò nuovamente.
Finalmente avvertì il famigliare strappo e capì che Fenris aveva risposto. “Undine, cosa succede?”, domandò. Sembrava affannato.
“Blaking ha bisogno di comunicare con te. Non si fidava ad usare i suoi nuovi poteri.”, spiegò.
Ci fu un attimo di silenzio, in cui avvertì l’Ippogrifo muovere nervosamente un’ala.
“E’ successo qualcosa? Io mi trovo al confine con l’Est.”, rivelò infine.
La donna aggrottò le sopracciglia. –Ha detto che si trova al confine con l’Est.- riferì.
Blaking la fissò, perplesso. –Sta cercando di entrare in contatto col Cair?
“Hai contattato il Cair?”, gli pose la domanda.
Lo sentì sospirare. “Vorrei esserci riuscito. Ho fatto qualche progresso. Purtroppo Shunka sta lentamente scomparendo. Avverto la sua volontà affievolirsi…”, ammise.
Undine trattenne a stento un’esclamazione di sorpresa. –Ha detto che ha fatto passi avanti, ma che il Cair del Tuono si sta indebolendo.
-Si sta indebolendo? Come può esserne certo? Ha detto che non riusciva a comunicare con lui.- era confuso.
“Hai comunicato con lui?”, domandò lei.
Un altro sospiro, questa volta di rassegnazione. “No. Ma il mio potere si è indebolito. E questo succede solo se il potere di un compagno sta svanendo.”, fu costretto ad ammettere.
-Shunka sta svanendo…- mormorò.
L’animale non ebbe bisogno di chiedersi a chi appartenesse quel nome, non era necessario. –Potresti riferire che noi siamo bloccati qui a palazzo?- chiese dopo un po’.
Vide l’Elfa annuire, sempre ad occhi chiusi.
Era surreale.
“I ragazzi saranno bloccati a palazzo per un altro po’. Siamo stati attaccati.”, lasciò fluire il pensiero fino al Cair.
“Siete stati attaccati?!”, la sua risposta non tardò ad arrivare. Dal tono si capiva che era allarmato.
“Sì. La notte dell’incoronazione del Mentore. Holean ha deciso di lasciare il Regno a uno dei ragazzi, ma siamo stati attaccati. Lupi, orsi, cani e un Grifone.”, fece un breve resoconto.
Gli parve quasi di vederlo adombrarsi. “Un Grifone? Non si spingerebbero mai fin nella foresta.”, disse.
“Era chiaramente corrotto. Abbiamo trovato tracce luminose su quasi tutti gli animali uccisi. Ovviamente sul terreno dove giacevano prima di sparire.”, rivelò.
“Ci sono state delle perdite…?”
“Tre guardie. Simar è stato ferito gravemente assieme a Drew, il Nun del gruppo che ci hai inviato.”, fu costretta a riferire.
“Allora non abbiamo tempo da perdere. Falli partire appena puoi, se si verifica un altro attacco avvertimi immediatamente. Io devo assolutamente trovare gli altri Cair.”, il suo tono era perentorio.
“D’accordo… a presto, padre.”
“Proteggili finché sono nel Regno.”, le chiese.
“Certo.”, assicurò. Esitò un attimo. “Ti voglio bene.”, aggiunse infine.
Dopo un breve silenzio, il Vegliante le disse di stare attenta. Si era sempre trovato in difficoltà quando si parlava di esternare i propri sentimenti.
Finalmente la regina riaprì gli occhi, impiegando qualche secondo per mettere a fuoco gli oggetti attorno a sé.
-Ha detto di ripartire il prima possibile. A quel che sembra la presenza del Grifone lo ha preoccupato: come dargli torto, non era assolutamente normale. Per quanto riguarda il Cair dell’Acqua sembrava speranzoso.- si focalizzò sul suo ospite.
Blaking era leggermente scosso. Se il Cair della Luce era peggiorato a tal punto da minare il potere dei suoi fratelli, con cosa avevano a che fare?
-Non so cosa sia in atto, ma ti giuro che vi darò tutto l’aiuto possibile.- assicurò Undine.
-Grazie, ve ne sono grato. Ora è meglio che torni da Drew e mi informi circa le sue condizioni.- disse.
-Celine ha detto che tra poco potrà usare la magia.- replicò lei.
Con un cenno del capo, l’Ippogrifo si congedò. Aveva un brutto presentimento: le parole di Fenris facevano intuire che la situazione era più grave di quello che appariva.
“Dobbiamo affrettarci.”, pensò.

  Era rimasta fuori fino all’ora di cena.
Si era fermata poco nel salone, giusto il tempo per mangiare qualche boccone. Poi era stata indecisa su dove andare. Non voleva lasciare le cose in sospeso con Drew, ma aveva paura di poter rispondere in malo modo.
La sua uscita l’aveva offesa, soprattutto perché lui aveva insinuato cose fuori dal mondo.
Sospirò, già decisa ad andare in camera. Magari, quando Blaking fosse tornato per andare a dormire, gli avrebbe chiesto com’era la situazione.
“Mamma mi ha sempre detto che gli uomini sono incomprensibili… inizio a capire perché.”, si disse, lasciandosi cadere sul letto.
Il principe non l’aveva mandata a chiamare, quindi avrebbe potuto andare a dormire ad un’ora decente.
Sollevò il capo, ricordandosi che non poteva dormire vestita, ma poi ci rinunciò. Appoggiò il capo sul materasso, sistemata diagonalmente rispetto ad esso, e chiuse gli occhi.
Cadde in uno strano dormiveglia, che durò fino a quando non si sentì scuotere delicatamente da qualcuno.
Mugugnò qualcosa, ancora intontita dalle nebbie del sonno e poi si mise a sedere, convinta di trovare Blaking.
Quando si tolse i capelli dal viso ebbe una sorpresa.
-Oh, salve!- quasi sobbalzò.
L’Elfo davanti a lei fece un cenno del capo. –Mi dispiace avervi svegliata, ma il principe chiede di voi.- disse.
Lei guardò fuori dalla finestra. La luna era alta nel cielo, cosa ci faceva ancora sveglio?
-Va bene… arrivo.- represse uno sbadiglio e scese dal letto. Lisciò le pieghe della gonna e recuperò una stola da metter sulle spalle.
-Venite.- il servo le fece strada, anche se ormai avrebbe saputo raggiungere la camera dell’erede al trono da sola.
Il tragitto si concluse davanti alla famigliare porta. L’uomo si congedò e lei bussò discretamente.
-Avanti.- disse una voce dall’interno.
Aprì lentamente e sgusciò dentro.
-Oh, Ethelyn.- la salutò Simar. La ragazza lo fissò, perplessa. Sembrava completamente sveglio.
-Cosa fai ancora in piedi?
A quella domanda si rabbuiò. –La gamba… il dolore non mi permette di dormire.- rivelò.
-Prendi il latte di papavero.- suggerì, ma lui scosse la testa con decisione.
-No, mi annebbia i sensi. Non lo sopporto: meglio il dolore.
Aggrottando le sopracciglia, gli si avvicinò. –Ma così non riuscirete mai a recuperare in poco tempo… dovete terminare anche la cerimonia.- senza rendersene conto era tornata al tono formale.
Lo vide sorridere. –Non darmi del voi, per favore. Per la cerimonia… non ti preoccupare.
-Avete già deciso chi sarà re?- chiese, curiosa. Lui si limitò ad annuire, senza rivelare altro. –Oh… non posso saperlo, giusto.- ragionò lei.
-Siediti.- la invitò, vedendola ancora in piedi. –Kiron mi ha detto che ti ha vista giù al campo dall’allenamento.
La Ferift si bloccò a metà del movimento. –Sì… avevo bisogno di sfogarmi.- si giustificò, improvvisamente a disagio. Non aveva infranto nessuna regola, giusto? Tùrin non l’aveva mai rimproverata, per essersi allenata.
-Ha detto che sembravi… irritata.- ammise, riportando alla mente le parole del fratello.
-Sì… un po’.
-E posso sapere perché?- le chiese. Lei scosse la testa. –Ok. Ti fa male il braccio?
Lei alzò lo sguardo su di lui, poi si sfiorò l’arto. –No, è solo intorpidito.
-Quindi prima ti faceva male. È successo anche a me, prima di imparare a dosare le mie forze.- le disse, incoraggiante.
-Be’, immagino sia diverso per una donna.- commentò.
-Sì, è più faticoso. Sai, tra gli Ulver abbiamo due guerriere.- la guardò, sperando di poterle risollevare l’umore. Se la persona che doveva tenerlo su di morale era irritata, non sarebbe stata molto d’aiuto.
-Davvero? Non le ho viste, durante l’attacco.- fece, sorpresa.
-Be’… Alina era insieme ad uno dei gruppi più a monte.- ricordò. –Mentre Marion è in maternità, aspetta il suo primo bambino.
-Oh… wow!- si lasciò sfuggire la rossa. Le sarebbe piaciuto incontrarle e parlare con loro. Doveva essere difficile sopravvivere in un gruppo composto praticamente da soli uomini.
-Sì, sono anche molto brave.
-E tu…? Tu e Kiron siete sergenti, giusto? È un rango alto.- gli chiese, decidendosi finalmente a sedersi.
-Siamo i secondi in comando. Se Arun dovesse essere incapace di comandare o, peggio, morto, noi dovremmo assumere il controllo delle truppe.- rivelò. –E’ una bella responsabilità.
-Vi hanno assegnato l’incarico perché siete gli eredi al trono?- azzardò la domanda.
La guardò con tanto d’occhi, offeso. –No! Ce lo siamo guadagnati.
Si ritrasse, imbarazzata. –Mi dispiace, non volevo dire che… ecco…- farfugliò.
Lo vide scuotere la testa. –Tranquilla. Ma sono suscettibile su questo argomento. Sai, l’aver sempre tutto solo perché si è figli di re… è un cliché che non sopporto.- confessò. Aveva riassunto l’espressione di prima, calma e pacata.
-Come siete diventati sergenti?- tentò nuovamente, questa volta pronta ad evitare domanda scomode.
Simar sospirò. –Avevamo sedici anni. Tutti quelli che hanno antenati Ulver nella famiglia sono chiamati a sostenere l’esame, compiuta quell’età. Accade ogni anno.- iniziò a raccontare. –Veniamo sottoposti a diverse prove e, se risultiamo idonei, veniamo accettati tra i ranghi come reclute.
-Quindi vostro padre è stato un Ulver?- domandò. L’Elfo annuì. –Non era il capitano?
-No. Diventano capitani solo gli Elfi che hanno capacità telepatiche.- spiegò.
-Ah… non lo sapevo.- ammise.
-Be’, sono i segreti del mestiere. Ma non è una cosa così segreta.- si lasciò sfuggire un sorriso. Ebbe un momento d’esitazione, indeciso se confessarle o meno le capacità che stava sviluppando.
-Be’, ma quindi come avete ottenuto l’incarico? Non me l’hai ancora detto.- gli chiese, impaziente.
Il suo sorriso si allargò. La sua curiosità era genuina, quasi quanto quella dei bambini. –Non ti so dire come… ma nel giro di un anno avevamo raggiunto delle capacità tali da imbatterci nei nostri Fisàans. Sono i lupi a scegliere il momento per farsi catturare.- le disse. –Nehir e Dunehin si sono mostrati e sono caduti nella trappola, sospetto volontariamente. Abbiamo sempre avuto un rapporto speciale, con loro, forse perché sono gemelli come me e Kiron.
Vederlo parlare della sua vita era molto bello: gli occhi gli brillavano sia quando raccontava degli Ulver che quando accennava al fratello.
Ethelyn desiderò, scioccamente, di aver avuto un fratello o una sorella con cui condividere la propria solitudine.
-Ehi… tutto ok?- le chiese il principe, vedendola improvvisamente intristita.
Rialzò la testa. –Come? Oh, sì.- disse, sforzandosi di sorridere. Ora che non ce l’aveva più a morte con lei stava mostrando un lato di sé molto premuroso. “Quasi come fosse un fratello maggiore.”, si ritrovò a pensare.
-Se vuoi posso cambiare argomento.- le propose, cercando qualche indizio nella sua espressione.
-No… non è necessario. Ehm… Kiron è venuto a trovarti?- si guardò attorno, cercando tracce dell’altro erede al trono.
-Sì, verso l’ora di cena. Mi ha riferito le ultime novità dei pattugliamenti: ha deciso di prendere il mio posto, anche se era stato esentato dal servizio. Ovviamente me lo farà pesare per molto tempo.- ridacchiò alla prospettiva.
-E’ un tipo particolare, vero?- Ethelyn si aggregò a lui.
-Oh, non sai nemmeno quanto.- confermò, divertito. Lei non poteva sapere cos’avevano combinato fin da piccoli e non voleva rovinare la reputazione del suo gemello. Solo perché sapeva che si sarebbe vendicato.
Si fissarono per un po’ negli occhi, poi la giovane abbassò lo sguardo. “Posso chiedergli del matrimonio…?”, si domandò. Credeva di aver intuito che dietro quella cerimonia ci fossero molti più sottintesi di quanti se ne vedessero.
Vedendola pensierosa, Simar le chiese:-C’è qualcosa che non va?
-Volevo chiederti una cosa… ma credo di poter risultare indiscreta.- mormorò.
-Tu prova. Poi vediamo.
Prese un respiro profondo e sollevò gli occhi. –Come mai tuo fratello si è spostato così giovane?- chiese.
“Ecco… non volevi parlargliene, Simar? Bene, questa è la tua occasione. Forse ti sentirai meglio.”, gli sembrò di sentire la propria coscienza.
Fece per parlare, ma un improvviso dolore lo fece irrigidire. Non all’altezza del cuore, ma alla gamba.
Probabilmente un riflesso delle sue ultime sofferenze amorose.
La ragazza non si mosse, aspettando che si rilassasse. Non sapeva se era stata colpa sua o meno, ma il principe non sembrava voler aiuto.
Lentamente si rilassò, riappoggiandosi alla pila di cuscini con la schiena.
-Caitlin… è praticamente cresciuta con noi.- iniziò a raccontare. Lei si sistemò sul letto, cercando di non mostrare reazioni di sorta. Dentro di sé era pentita di aver chiesto: non sembrava un argomento piacevole.
-È figlia di nobili?- indagò.
-Sì. Alcuni conoscenti dei nostri genitori. Non sono male, per essere dei nobili.- disse. –Hanno iniziato a portarla con loro quando venivano in visita qui e, con la scusa di dover parlamentare di questioni delicate, finivano per lasciarla con noi.
-Non vi stava simpatica?- non capiva il tono di voce che aveva usato.
Scosse la testa. –Non proprio… Kiron si divertiva a fare scherzi a chiunque e, ovviamente, lei divenne un bersaglio perfetto. Io cercavo di difenderla, dato che in un qualche modo mi sentivo il fratello maggiore.- sorrise al ricordo. –Però ero più interessato ai libri.
-Oh, ti piace leggere? Anche a me!- esclamò lei, contenta.
-Mi aiuta ad evadere.
-Ti capisco…- sorrise dolcemente, ripensando a tutte quelle belle pagine, abbandonate nella grotta.
-Pian piano siamo cresciuti. All’età di quattordici anni Kiron rimaneva comunque il più assennato, tra noi due. E mi confessò di essere attratto da lei.- le lanciò uno sguardo, aspettandosi una qualche domanda. Ma Ethelyn tacque. –Io la consideravo una sorella.
-E lei?
-Lei stava in compagnia di tutti e due. Non credevo avesse preferenze, all’epoca.- fece spallucce.
-Poi cos’è successo?- chiese, sempre più interessata. Le faceva piacere che Simar si stesse confidando con lei, faceva passare la loro conoscenza ad un piano diverso. Molto simile all’amicizia o almeno sperava.
L’Elfo le piaceva, esclusi i momenti di arroganza in cui era caduto non molto tempo prima.
-Kiron è stato preso da un’altra ragazza… quando siamo diventati Ulver, più o meno.- alzò gli occhi al soffitto, riportando alla mente quei giorni passati. –Io ho iniziato a passare sempre più tempo con Caitlin. Mi ispirava un senso di protezione molto forte.
Abbassò lo sguardo, sentendosi in imbarazzo a rivelare così tante cose di sé ad una ragazza appena conosciuta. Ma poteva fidarsi di lei, lo sentiva sulla pelle.
-Vi siete innamorati?- gli chiese.
Annuì, lentamente. –Volevo confessarglielo, ma… be’, avevo paura di poter rovinare la nostra amicizia. Di tutti e tre.- ammise. –Che stupido sono stato.- si mise una mano tra i capelli, scompigliandoli.
-No, perché? Secondo me sei stato… corretto.
-Sei mai stata innamorata?- le chiese.
A quelle parole lei non seppe cosa rispondere. Ovviamente aveva la risposta ed era no, ma non voleva dirglielo. Si sarebbe sentita stupida.
-In ogni caso… quando finalmente avevo deciso di dirglielo, be’ è ricomparso Kiron, con i suoi modi di fare così accattivanti, il suo carisma, la sua disarmante sincerità…- si bloccò, stringendo i pugni. Sentiva un po’ del vecchio rancore riaffiorare.
E rivedeva loro due, persi nel piacere del loro rapporto. “Perché diavolo non me ne sono andato, quella volta?!”, si rimproverò.
Simar si era innervosito, poteva capirlo dalla rigidità delle sue spalle e dai pugni chiusi. –Non importa, fa niente.- gli disse.
Aprì gli occhi, di scatto e la guardò. –Come?
-Non importa che continui, non preoccuparti.- ripeté.
Si rese conto di essersi perso nei propri pensieri e nelle vecchie sensazioni che credeva di aver sopito.
“No… il mio cuor sanguina ancora.”, smentì. –Io e Kiron abbiamo litigato…- continuò in un sussurro. –Non volevo presenziare al matrimonio, per questo ero di pattuglia, quella sera.
Ethelyn realizzò una cosa: Simar le aveva scaricato addosso tutto il suo dolore per la morte del fratello e probabilmente anche i suoi problemi di cuore!
“No, io non sono il sacco di nessuno. Non potete prendere e scaricarmi addosso i vostri problemi!”, pensò, arrabbiata.
-Mi hai scaricato addosso anche questo… assieme al resto?- chiese, alzandosi.
La guardò a bocca aperta, non sapendo cosa dire. Quello, almeno, non era stato intenzionale.
-Siete impossibili! Io non merito di essere trattata così!- sbottò. I suoi occhi lampeggiarono. Lui cercò di ribattere qualcosa, ma lei non gliene diede il tempo.
Gli lanciò un’occhiata sprezzante e poi disse:-Buonanotte.
Girò sui tacchi ed uscì.
Per la seconda volta, in quella giornata, era stata il bersaglio degli sfoghi emotivi di qualcuno. No, era troppo! Lei aveva avuto un sacco di problemi, ma non per questo si era mai scagliata contro le persone.
Simar rimase a fissare la porta. –Cretino…- si disse.
“Ho fatto un passo avanti e due indietro.”

  
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