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Autore: Hischocolateeyes    09/09/2012    2 recensioni
Ok, non sono per niente brava con le introduzioni, quindi... spero di non fare un colossale fiasco xD. Evelyn, è la protagonista di questa storia. Una ragazza come me e voi, che vive nel 2012, ha i suoi problemi, la sua vita e una colossale ammirazione per Titanic, anzi, un'ossessione per quel film. Questa è lei, con i suoi momenti no, i suoi pianti e le sue gioie. Questa è lei, italiana fino al midollo. Questa è lei che sogna. Questa è lei, che ama. Questa è lei che, a sedici anni suonati, piange ancora per Titanic. Questa è lei, capelli lisci come spaghetti e di un castano chiarissimo, che diventa biondo durante l'estate. Questa è lei, con i suoi occhi nocciola. Questa è lei, nelle sue molteplici imperfezioni. Questa è lei, e credo di aver detto tutto.Oh, dimenticavo: è innamorata di Jack Dawson.
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jack Dawson, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'It was only just a dream'
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Capitolo 4: Forse, a volte, bisogna solo essere se stessi.
 
Sei appoggiata al petto di Jack, e osservate le stelle quando Morfeo sembra reclamarti. Abbandoni la vista spettacolare del cielo, per stringerti a Jack, abbandonare la testa contro il suo petto e, in meno di cinque secondi, metterti a  dormire come se stessi sul letto più comodo del mondo e non su una scomoda panchina.
 
-Evelyn, hai visto?- Jack guarda la sua nuova amica, e con un mezzo sorriso si accorge che sta dormendo, stretta al suo petto per proteggersi dal freddo della notte di aprile sull’Atlantico. Certo che quando dorme è proprio carina Jack, o no? Sembra quasi… innocente. Sembra una bambina. Senti il suo respiro regolare, la sua mano sul tuo cuore che, non sai perché, sembra impazzito. Il suo petto si alza e si abbassa regolarmente contro il tuo fianco, e tu capisci che non ha senso stare da solo a guardare le stelle, nonostante siano bellissime. In più stai cominciando a congelare, quindi decidi di ritornare nella tua cabina con Evelyn. Facendo attenzione a non svegliarla la prendi in braccio, e lei si muove solo un po’ sistemandosi meglio tra la tua spalla e il tuo petto, stringendoti la maglia con una mano, mentre l’altra è poggiata mollemente sul tuo cuore. Inizi a camminare, sempre piano per paura di svegliarla, e sempre tenendola ben stretta, premuta contro il tuo corpo, per farle sentire meno freddo possibile. Quando arrivi nel corridoio dove si trova il tuo alloggio, ti viene in mente che non sai dove farla dormire. Insomma, avete solo quattro letti e lei non può dormire per terra. Poi ti viene in mente che, veramente, avete già deciso che tu dormirai con lei, quindi… il problema non si pone. Quella piccola parte di razionalità che ti strilla, nella mente, di non fare scemate e di essere, per una volta nella vita, un gentiluomo, lasciandole il letto e dormendo per terra, sembra zittirsi di colpo non appena osservi il suo viso: le ciglia si poggiano sulle guance, e ha la bocca leggermente aperta. Sorridi come un’ebete mentre, con non pochi problemi, apri la porta ed entri nella stanza. Sono tutti ancora svegli, e intuisci stessero aspettando il vostro ritorno. Appena entri e ti vedono con Evelyn in braccio, lasciano immediatamente perdere tutto e, per quanto lo spazio permetta, si avvicinano.
-Fate piano ragazzi. Evelyn sta dormendo.- Li avvisi, mentre fai cenno a Fabrizio di chiudere la porta e ti sposti, facendo attenzione a non far urtare alla ragazza il letto dei due russi. Ti siedi sul tuo letto, tenendo rigorosamente in braccio Evelyn, e Fabrizio si siede accanto a te, mentre i vostri coinquilini per una settimana si siedono sul letto a castello di fronte. Improvvisamente, nella stanza cala il silenzio, e tutti siete impegnati a fissare quella ragazza che tu tieni stretta. Lei mormora qualcosa, mentre strizza gli occhi, e tu la stringi di più, inconsciamente. Avete paura che si svegli e tutti e quattro trattenete il fiato; ma tutto dura un paio di secondi, poi lei si calma tra le tue braccia, tornando a dormire.
- Guardala Jack.- Ti dice Fabrizio, osservando Evelyn – Non è dolcissima?- Il tono che ha usato non ti è piaciuto per niente, e non sai nemmeno perché. Decidi, però, di lasciare correre, evitando di indagare più a fondo su quello che provi.
-Già. È dolcissima.- Posi di nuovo gli occhi su di lei e sorridi. Come un’ebete, ovviamente. Gli occhi scuri di Fabrizio saettano veloci tra te e lei, andata e ritorno, poi, a un certo punto fa: -Ah…- E poi riprende a fissarvi, alternandovi, come se stesse pensando a una cosa importantissima che vi riguarda.
-Ah… oh... - deve essere arrivato a una conclusione che gli pare giusta, perché ha quello sguardo chiaramente soddisfatto che a te non piace per niente.
-Oh… cosa?-
-Oh, niente.- A quel punto ti riservi il diritto di lanciargli un’occhiataccia.
-Avanti, Fabrizio. Dimmelo. Dai... se non lo dici a me, che sono tuo amico a chi lo dici?-
Non è che, effettivamente, Fabrizio si faccia pregare per dire quello che pensa; si vede che muore dalla voglia di renderti partecipe dei suoi pensieri.
-Sei innamorato.- Due parole, che ti si rovesciano addosso come un fiume in piena.
-Cosa?- La tua voce è un’ottava più alta, e quasi molli la presa su Evelyn.
-Sei innamorato, sei innamorato, sei innamorato!! Avete capito ragazzi? Il nostro Jack si è innamorato!- I due russi annuiscono sorridendo, mentre tu hai la faccia che ha raggiunto la tonalità dei capelli di Rose, ovvero un bel rosso scuro, quasi un rosso mattone.
-Non è vero! Io non sono innamorato di nessuna. E ora, per l’amor di Dio, fate silenzio che Evelyn sta dormendo e vorrei farlo anch’io!- A questo punto Evelyn borbotta qualcosa di nuovo, e tu lanci un’occhiata di fuoco ai tuoi tre coinquilini.
-Giuro, se l’avete svegliata io vi uccido.- Evelyn si aggrappa alla tua camicia con ancora più forza, poi s’immobilizza, e senti il suo respiro accelerare. Da come strizza gli occhi, capisci che sta avendo un incubo, e quando vedi una lacrima solcarle la guancia, intuisci che deve essere anche piuttosto brutto.
-Okay ragazzi, tutti a letto. Meglio non svegliare l’innamorata di Jack, se no lui ci uccide e ci fa diventare spezzatino di esseri umani.- Questa è la voce di Fabrizio, e tu gli dai silenziosamente ragione, mentre cerchi di calmare Evelyn.  Vi sdraiate entrambi sul letto e tu la molli, mentre ti togli le scarpe. L’hai lasciata andare solo per un paio di secondi, mentre ti velocizzi al massimo nel toglierti gli stivaletti e le bretelle, ma lei ha iniziato a piangere sul serio, sebbene stia ancora dormendo, e il suo sonno si è fatto molto più agitato. Ci metti dieci secondi per sfilarle le scarpe, e poi ti sdrai accanto a lei, abbracciandola. Appena senti il contatto col suo corpo, il tuo cuore riinizia a fare le bizze, battendo molto più velocemente del normale. E, accanto a te, Evelyn smette pian piano di piangere, e si tranquillizza piano, mentre torna stringere la tua maglia, seriamente intenzionata a non lasciarla andare. La tua mano si muove sulla sua schiena mentre e canti una canzoncina all’orecchio, per calmarla.
-Come, Josephine, in my flying machine…-
Hai appena finito la canzone,  quando lei si sveglia di soprassalto e ti guarda con gli occhi sgranati e ancora lucidi. Tu la molli, inconsapevolmente.
-Jack…- ti implora con un filo di voce, e tu non ti fai pregare. Immediatamente, le tue braccia sono –di nuovo- a circondare il suo corpo, più forti di prima e le tua mani le accarezzano ora la schiena, ora la testa. Le parli, piano, dicendole un sacco di cose inutili, come tutte le cose che ti sono capitate mentre eri a Parigi, e facendo mille e più battutine idiote, che però raggiungono il risultato sperato. Dopo un po’, infatti, lei si calma tra le tue braccia e torna a dormire. Sorridi solo una volta, Jack, prima di addormentarti anche tu.
                                                 *°*°*°*°*°*°*
Ti svegli grazie ad un fastidiosissimo raggio di sole che ha deciso di voler posarsi sul tuo viso. Ti volti, cercando un corpo che sei sicura ha dormito con te tutta la notte. Jack non c’è, e tu scatti a sedere, terrorizzata dall’idea che il tuo sogno sia giunto al termine. Ti tranquillizzi subito però: guardandoti intorno hai capito che sei decisamente nella cabina di Jack e Fabrizio. Ti alzi in piedi, facendo attenzione a non sbattere la testa, e ti rinfili le scarpe che ti avevano tolto per metterti a letto e, appena rialzi lo sguardo noti, appeso all’altro letto a castello, un vestito. Ti avvicini, incerta, e quasi inciampi in qualcosa. Una volta recuperato il tuo scarso senso dell’equilibrio, ti chini e prendi in mano l’oggetto che ti ha fatto inciampare: sono un paio di scarpe nere, lucide, con un poco di tacco che si legano, con un cinturino alla caviglia. Sorridendo, le lasci da parte, concentrandoti sul vestito. È chiaramente un vestito da sera, completamente nero, e molto semplice. L’unica cosa vistosa è la rosa, formata da brillantini –o brillanti-, che si intreccia sul busto. È semplice, e bellissimo. Ora l’unico problema è indossarlo. Come diavolo si fa ad indossare un corsetto e, soprattutto, come fai a legartelo da sola dietro la schiena? Dopotutto, tu non hai portato roba del genere, e l’unico vestito che hai mai indossato è stata la tunica della tua comunione, in quarta elementare. E comunque non aveva il corsetto.
Proprio in quel momento una testolina bionda fa capolino dalla porta, e tu ti volti, sorridendo, contentissima di vederlo.
-Jack!- Gli salti addosso, abbracciandolo e stampandogli un bacio sulla guancia contemporaneamente. –Grazie Jack! È bellissimo, davvero!-
-Figurati, Evelyn. Lo sai anche tu che non puoi andare in giro vestita così.-
A questo punto non sai se devi offenderti o lasciar correre. Dopotutto, ha appena insultato i tuoi vestiti. Alla fine, decidi che un’occhiata truce può bastare: lo guardi come se non volessi altro che ammazzarlo e lui alza le mani, sorridendo.
-Oh, andiamo, Eve. Sai anche tu che a me piacciono i tuoi vestiti, ma sai anche che non sono adatti a una signorina per bene di questi anni.-
-Si. Lo so… ma questi sono comodi.-
-Ci credo. I pantaloni sono sempre più comodi.-
-Come fai a dirlo?- Inarchi un sopracciglio, perplessa.- Non dirmi che hai mai portato un corsetto.-
-Be.. io no, ma sono sicuro che i pantaloni sono più comodi.-
Annuisci, dandogli ragione. Solo dopo ti viene in mente che lui è l’unico che può aiutarti a chiudere quel bellissimo vestito.
-Comunque… dovresti aiutarmi ad allacciare il corsetto, Jack.-
Lo vedi arrossire, prima di annuire.
-Ma certo, Eve.-
 
 
Una volta indossato il bellissimo e alquanto scomodo vestito, sei seduta sul ponte, con un foglio sulle gambe e una matita –fregata a Jack- tra le dita, che scivola veloce sulla carta, fino a pochi secondi prima immacolata. Scrivi, Evelyn, ma non una storia, e nemmeno una pagina di diario. Stai scrivendo una canzone, che ti gira in testa già da un po’, che fa uscire tutti i tuoi sentimenti e le tue emozioni. Non è ancora finita, in realtà hai solo ben definiti, nella tua testa, le parole e il ritmo. Ma è pur sempre un inizio, no? La matita corre, seguendo i tuoi pensieri, imprimendo sulla carta ciò che provi. Ogni tanto ti fermi, rileggendo il testo, apportando piccole modifiche, e scrivendo le iniziali di tutte le persone che, nella tua canzone, hanno un ruolo principale. La canzone che stai scrivendo è dedicata a Francesco, Roberta e tutti i tuoi amici perché speri che possano ottenere solo il meglio dalla vita, anche se tu non sarai con loro.
Perché lo sai, Eve, e ti senti un’idiota, ma la tua vita è sul Titanic ormai.
Perché non è possibile innamorarsi di un sogno.
Perché sai che la Evelyn che si risveglierà non sarà uguale a quella che si è addormentata.
Persa in queste riflessioni non ti accorgi che una bambina si è seduta accanto a te, e ora sbircia interessata i fogli con le tue canzoni. La riconosci al primo sguardo: si tratta di Cora, la bambina che ha ballato con Jack alla festa, nel film. La famosa festa si terrà questa sera e tu non sai se andarci o no, anche se Jack non andrà con Rose, tu non sei mai stata una grande amante delle feste, anzi.
-Cosa sono?-
-Canzoni.-
-Oh… e… tu le canti?-
-No. Io le scrivo soltanto. Sono molto stonata.-
Tu che canti? No, tu sei stonata come una campana. È matematicamente impossibile che tu riesca a cantare. Anche se la bambina sembra di essere di un altro parere.
-Dai, per favore, me ne canti una?-
Subito rifiuti, ma poi, date le insistenze della bambina, ti sciogli, e inizi a cantare. Sei stonata, ma non te ne importa. Perché, per una volta, puoi essere te stessa. Con Jack hai sempre provato a raggiungere la perfezione, ma forse non è questo quello che lui cerca in una donna. Forse, a volte, bisogna essere se stessi.


Angolo autrice:
Dai, questa volta non ci ho messo tanto! Non ho molto da dire, se non che questo capitolo non mi convince più di tanto.
Non so, ma non mi piace. Forse ho fatto un pasticcio con Jack, ma non spaevo cosa inventarmi. Spero di sentire le vostre opinioni.
Bacioni,
Marty <3
  
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