Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni
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Autore: dragon_queen    09/09/2012    4 recensioni
"Vi siete mai chiesti cosa si provi a essere amati da Lucifero in persona? O meglio, essere posseduti da quell'angelo così bello e arrogante da essere stato scacciato dal Paradiso da Dio stesso?"
Questa storia parla di Laila, la quale si troverà incappata in qualcosa più grande di lei, ma la quale le farà capire che non sempre le tenebre nascondono qualcosa di malvagio...
Spero di avervi incuriosito e vorrei sapere cosa ne pensate. Buona lettura XD
[Aggiunta copertina nel prologo XD]
Genere: Dark, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti
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Era un incubo, solo un dannato e fottutissimo incubo!!

Questo continuavo a ripetermi mentre mi guardavo allo specchio, i capelli ancora grondanti di acqua e il corpo che tremava. Alzai una mano e sfiorai il pentacolo che risaltava scuro sulla mia pelle bianca, ma la ritirai, come scottata.

Quel dannato diavolo l'avrebbe pagata, non importava che potesse ardermi con un solo gesto della mano, ma giuro che in qualche modo l'avrebbe pagata. Stavolta ero davvero incazzata!!

Così mi vestii velocemente ed uscii dalla mia stanza.

Percorsi il campus senza una meta: dove si era cacciato? Possibile che quando non volevo incontrarlo era sempre tra i piedi e quando invece lo cercavo non si facesse trovare?

Ad un tratto avvertii delle risatine provenire da una delle stradine secondarie, proprio dietro un'alta siepe. La aggirai velocemente, trovandomi davanti una scena che mi fece quasi vomitare: lui, semisdraiato sulla panchina di pietra, mentre una biondona dal seno prosperoso e le movenze da gatta morta gli stava letteralmente incollata. Una mano di Alec scivolava languidamente sulla schiena di lei, mentre quella gli si stava avvicinando sempre di più. La bionda gli stava lentamente sbottonando i bottoni della camicia, accarezzando l'addome scolpito e la pelle leggermente abbronzata, mentre i loro visi erano vicinissimi e lei ridacchiava come una demente.

Non sembravano essersi accorti della mia presenza. Tossicchiai e l'attenzione dei due si fece finalmente su di me.

-Laila, che bella sorpresa...- mi disse lui, malizioso.

Che stronzo!!

-Tesoro, chi è quella?- disse lei fissandomi con sufficienza, mentre continuava a sbattere le sue enormi tette contro il petto di lui, al quale sembrava non dispiacere.

Che puttana!!

Senza degnare lei di uno sguardo, mi rivolsi a lui, seria:

-Possiamo parlare?-

-Sono impegnato- mi liquidò lui, mentre teneva gli occhi fissi sulle due mongolfiere che lei gli stava letteralmente sbattendo in faccia.

Il mio cuore perse un battito e non sapevo neanche io perchè. Non avevo niente per ricattarlo per seguirmi, il gioco lo conduceva lui. Poi, pensandoci meglio, replicai:

-Bene, vorrà dire che andrò a cercare Gabe- e feci per andarmene.

Prima però di voltarmi, vidi il suo corpo irrigidirsi e nei suoi occhi ambra saettare una scintilla che non identificai bene, ma che in qualche modo mi fece sorridere, vittoriosa.

-Scusa piccola, ma devo andare- le disse lui mentre si alzava.

Piccola? Ma come osava?

-D'accordo, ma non tardare troppo, Alec. Ti aspetto-

Mi voltai proprio nel momento in cui lei lo raggiungeva e gli mangiava letteralmente le labbra in un bacio che non aveva niente di casto. Poi, lanciandomi un'occhiata, se ne andò, dimenando i fianchi come se fosse pagata.

-Dunque?- disse lui, voltandosi finalmente a guardarmi, dopo essere stato ad ammirare il fondoschiena della bambola di gomma.

-Sai che sei proprio un bastardo schifoso?-

-Parli di lei?- chiese quello con aria innocente indicando il punto dove prima si trovava la bionda.

-Parlo di questo- risposi io, sollevando la maglia scoprendo l'ombelico e mettendo in bella vista il pentacolo.

-Ah, finalmente è apparso. Mi chiedevo quanto ci avesse impiegato. Devo ammettere che il tuo corpo è davvero forte. Ci ha messo un po' per cedere-

-Cedere a cosa?- domandai, spaventata.

-Tesoro, ricordi il nostro primo incontro?-

Arrossii. Lo ricordavo perfettamente. Come avrei potuto dimenticarlo?

-Ti feci ingoiare una capsula, la quale, una volta nel tuo corpo, ha sprigionato una tossina di mia invenzione. Quella ti lega ancora di più a me, dato che, non sto a spiegarti come, posso decidere io stesso quando renderla mortale per il tuo corpo e la tua anima-

Rimasi impietrita. Non me lo sarei mai aspettato. Quindi ero semplicemente un giocattolo nelle sue mani?

Ero talmente sconvolta che non lo sentii avvicinarsi, ma avvertii il tocco della sua mano sul mio viso.

-Ma non temere. Ho ancora voglia di divertirmi- ridacchiò sadico.

-Io mi libererò dalla tua prigionia, demonio. Non so quando, non so come, ma mi libererò e allora sarò io a ridere di te- gli dissi tra i denti e mi scostai dal suo tocco.

Vidi i suoi occhi fissarmi, stupiti per la prima volta, ma non aspettai una sua reazione, dato che mi allontanai velocemente.

-Non ci riuscirai. Non spezzerai un patto di secoli-

Sembrava preoccupato. Poi, in fretta, aggiunse:

-E stai lontana da quel Gabe-

Io allora mi voltai e tagliente risposi:

-Sai Alec, questa è una cosa che non puoi impedirmi- e me ne andai.

 

POV ALEC (LUCIFERO)

 

Giuro, se non si fosse trattato di lei l'avrei già portata ad ardere tra le fiamme dell'Inferno!! Ma poi cosa mi impediva di farlo? Forse il fatto che quella ragazza mi consentiva di divertirmi come non facevo da secoli?

Il mio ruolo era sempre stato quello di tentatore, di persecutore. Quindi vederla così indifesa alla mia mercee mi dava un sadico divertimento.

Avrei potuto far finire tutto con uno schiocco di dita. Dopotutto io stavo tralasciando i miei impegni del sottosuolo per stare dietro ad una mortale, anche se era l'ultima discendente di quel bastardo di Iscariota.

No, penso che mi sarei divertito ancora un po'.

Dopotutto quel campus era una concentrazione di puledre che si sarebbero fatte cavalcare senza problemi e rimorsi, per poi venire divorate.

Come la bionda con cui lei mi aveva trovato. L'avevo abbordata per puro caso e quella, nel giro di qualche minuto, mi era letteralmente saltata addosso.

Come avevo goduto quando avevo visto il suo sguardo mentre ci fissava abbracciati, l'ennesima vittoria su quella sciocca ragazzina.

Ma allora perchè avevo scaricato il mio pasto non appena lei aveva nominato quel Gabe? Mi sembrava di essere stato chiaro quando le avevo intimato di stare lontano da lui, ma su quell'argomento Laila non mi ascoltava e questo mi faceva terribilmente arrabbiare.

Ma perchè poi? Non ne ho neanche io la certezza, ma odio l'idea di poterla vedere tra le braccia di qualcun altro. Sarebbe solo un ennesimo impiccio.

Lei è mia, solo mia, una preda alla quale non sono disposto a rinunciare.

Dannata Laila, giuro che quello che hai provato e visto finora non è ancora niente.

 

Me ne stavo seduta su una panchina isolata rispetto alla via principale del parco del campus. Ero sconvolta, letteralmente, nonostante davanti a lui mi fossi dimostrata forte per la prima volta.

Non era abbastanza quello che mi stava capitato? Adesso anche quella dannata tossina nel mio corpo? Non ne sarei uscita, almeno, non da viva. Le speranze stavano scemando come polvere nel vento ed io ero sempre più stanca.

Mentre stavo pensando che probabilmente non valeva la pena di aspettare che fosse lui a farmi fuori e togliergli quindi questa sua visione perversa di potere su di me, una voce mi fece riscuotere.

-Tutto bene?-

Alzai gli occhi e lo vidi. Gabe era in piedi accanto a me, dei libri nella mano sinistra, mentre mi guardava e pareva preoccupato. Era l'unico dopo giorni che mi fissava in quel modo e sentii il cuore stringere in una morsa.

Non so come, non so perchè, ma scattai verso di lui e lo abbracciai, d'istinto. Avevo bisogno di sentirmi protetta da qualcuno. Sentii i libri che aveva in mano cadere a terra, mentre le braccia di lui mi strinsero a sua volta. Quel contatto mi fece stare improvvisamente bene. Poi però mi resi conto di quello che stavo facendo e mi scostai.

-Scusa Gabe, non so cosa mi abbia preso-

Mi fissò per qualche secondo, anche lui confuso dal mio repentino cambiamento. Poi lo vidi portare una mano verso il mio viso. Chiusi gli occhi. Dopo qualche secondo il tocco leggero delle sue dita sulle mie guance mentre mi asciugavano i segni delle lacrime.

Alzai lo sguardo verso di lui, incontrando i suoi occhi celesti come il cielo. Mi sorrise.

-Ti va un caffè?-

Rimasi spiazzata dalla domanda, poi però sorrisi a mia volta e feci un cenno di assenso con la testa.

Gabe raccolse i libri che gli erano caduti, dopodichè mi fece strada con il gesto di una mano. Mentre stavo per passare oltre, sentii il suo braccio che mi circondava le spalle e mi spingeva verso di lui. Arrossii, ma non parlai.

Non sapevo però che quel gesto avrebbe avuto delle conseguenze.

  
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