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Autore: Francibella    09/09/2012    2 recensioni
Neville Paciock non è solito intromettersi troppo nella vita dei propri figli, ma un giorno viene colto da alcuni pensieri, che lo porteranno a confrontarsi con Frank. 
"«Non sono gay, papi. Mi piacciono le ragazze, solo che…» Forse avrebbe potuto dirlo a suo padre. Lui l’avrebbe capito, sapeva cosa voleva dire non essere corrisposto. Lo sapeva di sicuro. «C’è una ragazza. Io ho una megacotta per lei, ma non mi guarda.»
«Perché? »
«Perché mi ha sempre visto. "

Neville decide allora di fare ciò che non dovrebbe, spingere Dominique Weasley nelle braccia di Frank, ma potrebbe non essere facile. Potrebbero volerci molto anni e molta fatica per tutti. Ne varrà la pena, alla fine?
Primo esperimento su Frank e Dominique e anche prima minilong dopo tanto tempo (non giudicatela dal riassunto, non è proprio il mio forte)
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Dominique Weasley, Neville Paciock
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Born to be free


«Hai parlato con Dominique?» Un adirato Frank Paciock stava in piedi davanti al padre nella Serra. «Mi tratta in maniera strana da quando… Da quando ho parlato con te. E ho saputo che l’hai convocata.»
«I suoi voti stavano calando, Frank.»
«Lei mi evita e abbassa lo sguardo quando io la cerca.»
«Starà riflettendo sui suoi sentimenti.»
«Non prendermi in giro, papà.»
«Lasciale ancora un po’ di tempo. Poi potreste parlarle. Sai, dirle che la…»
«No!»
                                                                       ***
«Professor Paciock, dobbiamo parlare.» il tono era autoritario, molto Fleur. Anzi, forse era più da Molly. Dominique si confermava una Weasley.
«Dimmi, Dominique. Di cosa ti va di parlare? Del fatto che oggi ti ho richiamata tre volte perché eri distratta.»
«No, di Frank. Perché mi ha detto quella cosa?»
«Quale cosa?»
«Quella che io e Frank staremmo bene insieme e tutto il resto. Ora lo guardo come un ragazzo!»
«Prima come lo guardavi, come un gufo?» Neville si girò per nascondere un sorriso, poi ricordandosi di quando aveva parlato con Frank aggiunse «o come una carota?»
«No, come un amico di infanzia. Non certo come uno che potresti baciare o…»
«E in questi nuovi sguardi cosa vedi? Insomma come ragazzo com’è?»
«Figo e dolce. E premuroso. E non so perché le sto dicendo tutte queste cose, ma adesso forse mi sono presa una cotta per lui ed è tutta colpa sua.» Tipico di Dominique, anche questo. Era così sincera e genuina che non riteneva di dover mettere un filtro alle sue parole, nemmeno quando parlava con Neville Paciock, suo professore e padre di Frank.
«Mia?»
«Sì, mi ci ha fatto pensare.»
«Nessun ragazzo ti direbbe di no, Dominique. Nemmeno Frank.»
Dominique sorrise mesta, in quel modo che è tutto suo e che non si poteva associare a nessuno dei suoi eccellenti genitori.
                                                                       ***
Dominique si stiracchiò per l’ennesima volta. Non riusciva proprio a studiare, troppo presa da pensieri che andavano in tutte le direzioni, meno che in quella di Difesa Contro le Arti Oscure. Per l’ennesima volta raccolse i capelli in una coda, che dopo pochi minuti avrebbe sciolto. Non indossava la divisa scolastica, come sempre fuori dall’orario di lezione. Qualche professore storceva il naso, ma era il suo modo di sentirsi libera e indipendente. Dominique ne aveva davvero bisogno. Essere la figlia di mezzo era strano. I suoi genitori le volevano molto bene, ma lei non era un animale sociale come i suoi fratelli. Vicky non appena aveva un problema correva nelle forti braccia di Bill, mentre Louis passava il tempo attaccato alla gonna di Fleur. Dominique era uno spirito libero, e i suoi genitori lo stavano finalmente capendo. Scacciando questi pensieri, tornò a concentrarsi sul tema che avrebbe dovuto scrivere.
«Qui a Corvonero studiate così?» Senza alcun bisogno di girarsi, sapeva che era Frank. Lo aveva evitato negli ultimi giorni, è vero, ma non era una cosa così incredibile. Non erano migliori amici o roba del genere. Erano amici, basta. Anche se lui a volte sembrava capirla meglio di tanti altri. E poi c’era il particolare del tatuaggio. Era stato Frank ad averla accompagnata, ad averle tenuto la mano e ad aver confuso il tatuatore per evitare le obiezioni davanti al fatto che non era maggiorenne (dannati Babbani, cosa vuol dire diventare maggiorenni a diciotto anni?). Certo, poi l’aveva presa in giro per quello che aveva scelto, ma la pelle era sua e faceva quel che voleva.
«Sono un po’ distratta»
«Notavo» con una grazia che non ci si sarebbe aspettati da un ragazzo grande e grosso come lui, Frank si sedette accanto a lei. «Anche i vostri indovinelli, diventano sempre più banali. Il vostro standard si sta decisamente abbassando.»
«Senti chi parla! Fred mi ha detto che all’ultima lezione di Astronomia hai tenuto il telescopio con il coperchio per metà della lezione.» Frank sorrise in maniera un po’ tirata, annuendo. «Stavo pensando a quando siamo andati a fare il tatuaggio.»
«Non mi ricordare il momento più basso di tutta la mia vita. Ingannare un povero Babbano per permetterti di marchiarti la pelle.» Dominique rise dell’indignazione del povero Frank.
«Vuoi vederlo?» Fortunatamente Dominique era tornata a osservare il fuoco e non poté vedere il rossore che si diffondeva sul viso di Frank.
«Me lo ricordo piuttosto bene.» la ragazza fece come se non avesse sentito e aprì la camicetta, facendo scivolare una spallina, fino a scoprire la scapola.
Frank rimase fermo qualche secondo, poi posò un dito sulla pelle candida di Dominique. Con il polpastrello seguì il contorno della scritta e del disegno, senza accorgersi dei tremiti che tutto ciò provocava in Dominique.
«Born to be free. Banale e scontato.»
«Io preferisco vero e reale.»
«Questione di punti di vista. Comunque non è così brutto, se te la sentivi.» Dominique si voltò di scatto e fissò Frank con intensità.
«Voglio che si chiaro a tutti, non voglio dare adito a fraintendimenti. Non sono di nessuno e non lo sarò mai.»
Forse era questo il motivo per il quale non si era mai dichiarato a Dominique. Non avrebbe mai potuto averla, lei non lo avrebbe mai amato con la stessa intensità con cui l’amava lui. Ed era frustrante; doloroso e frustrante.
«Magari un giorno cambierai idea.»
«Sinceramente, non credo proprio.»
«Non è così male l’idea di essere di qualcuno. In senso lato intendo. Guarda i tuoi genitori, si amano, si sono dati l’uno all’altra, ma non sono infelici. »
«A volte mi chiedo se mia madre sia davvero felice. Avrebbe potuto avere tutto quello che voleva e invece…»
«Lo ha avuto. Voleva Bill Weasley, e lo ha avuto nonostante le proteste di Molly. Voleva una bella famiglia, e l’ha avuta nonostante la guerra.»
«Come fai a sapere che era quello che voleva?»
«Se ne sarebbe andata. Tu potrai dire che sei lo spirito libero della famiglia, ma non è proprio così. Non sei l’unica. Tua madre è quel tipo di donna che se vuole una cosa se la prende, e se non le va bene cambia le carte in tavola.»
«Che ne sai? Tu non la conosci così bene!»
«Conosco bene te.» Frank seppe immediatamente di essersi compromesso. Il passo successivo sarebbe stato dire a Dominique che lei era come sua madre. «Un po’ le assomigli, sotto questo aspetto.»
«Va bene, loro si amavano e hanno quello che vogliono, ma non tutti sono nati per vivere in una coppia. Per sposarsi, per fare bambini.»
«No, Dominique, non tutti, ma io credo che tutti alla lunga desiderino qualcuno con cui condividere alcune esperienze, alcuni momenti. E non vuol dire dipendere da qualcuno. Forse confondi le due cose.»
«Lo sai dove mi vedo tra quindici anni?» Frank scosse la testa «Con un bel lavoro, libera, bella, indipendente, single, senza famiglia, in viaggio per posti nuovi e sconosciuti. Una lettera a casa ogni tanto e un gadget per i figli di Vic e Teddy.» Frank non gliel’avrebbe mai detto, nemmeno sotto tortura, ma trovava quella prospettiva di vita un po’ deludente e squallida. «Tu dove ti vedi, Frank?»
«Felice e soddisfatto, spero. Senza rimpianti.»
«Non è una risposta alla mia domanda.»
«Un po’ ingrassato, con meno capelli, con un lavoro che mi piace. Sposato con la donna che amo e circondato da almeno un paio di bambini. Tante foto in casa, molti libri nella libreria e almeno un paio sul mio comodino. La scopa sempre pronta per un giro tra i cieli con i miei amici o con i figli più grandi. »
«Un quadretto felice, insomma.» Il tono della ragazza era più sprezzante che altro.
«Avrò viaggiato prima, Dom, avrò fatto le mie esperienze. Ma fra quindici anni, avrò trentadue anni e mi sembra un’età adatta per pensare a farmi una famiglia.»
«Avere una famiglia vuol dire dipendere da qualcun altro, dover dare spiegazioni e cose di questo genere.»
«Dominique, io non ti sto convincendo a cambiare la tua visione del mondo e non dovresti farlo neppure tu. Non è solo questione di aver paura di rimanere da solo, voglio qualcuno che condivida gioie e dolori della vita con me. Voglio avere una donna che mi ami e che mi abbracci al funerale di mio padre. Tu no, tu cerchi altre cose, non vedo che problema ci sia.»
Il problema era – almeno per Dominique – che al solo pensiero di Frank sposato con un’altra donna, il cuore della ragazza era stato presa dalla gelosia più cieca. L’idea che lui potesse prendere da un’altra donna quello che lei non avrebbe mai voluto dargli la uccideva. Ed era irrazionale, perché era Dominique stessa ad aver rifiutato quel futuro.
Quando andarono a dormire, il cuore e la mente di Dominique e di Frank spaziavano negli stessi sentimenti e pensieri. Entrambi vedevano l’altro più lontano di prima, ma Dominique si rendeva conto di provare forti sentimenti per Frank, mentre questi aveva deciso di sotterrarli per sempre. Non poteva amare qualcuno che non avrebbe mai visto la vita nella stessa maniera. Sapeva che era stupido, perché avevano appena diciassette anni, ma certamente dopo i M.A.G.O. Dominique avrebbe trovato il modo di partire e volare.

   
 
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