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Autore: ellacowgirl in Madame_Butterfly    09/09/2012    3 recensioni
(Questa fanfic non tiene conto del corso del manga a partire dal cap.575)
Tobi ha vinto, Naruto è stato sconfitto e assieme a Killer Bee è imprigionato in un luogo segreto e assolutamente inaccessibile, introvabile, dove i due demoni aspettano solo di essere prelevati dalle loro forze portanti e aggiunti alla preziosa collezione dell’uomo mascherato.
Madara ha vinto, i cinque Kage sono suoi prigionieri e tenuti in pessime condizioni affinché non si ribellino, mentre l’ultimo Uchiha spadroneggia su Konoha e ha tutte le intenzioni di piegare i rappresentanti delle cinque terre al suo volere.
Kabutomaru non accenna a disattivare la sua tecnica, che gli permette il controllo delle forze portanti e di tutti gli alleati defunti di cui necessita, senza contare che sia riuscito a distruggere i sigilli sui resuscitati sigillati e li abbia riportarti sotto il suo volere.
Le Cinque Terra ninja sembrano essere in ginocchio, mentre i suoi Shinobi sono imprigionati, schiavizzati e tenuti sottomessi con qualsiasi forma brutale di repressione.
Ma nonostante tutto, nessuno di loro ha la minima intenzione di permettere che esseri tanto oscuri e spregevoli vincano sulla loro dignità e sulla terra dei loro cari.
Genere: Avventura, Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Gaara/Matsuri, Hinata/Naruto, Neji/TenTen, Sasuke/Sakura, Shikamaru/Temari
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Avventure!'
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NOTE AUTRICE:
I fatti e le ipotesi di questa fan fiction non rispecchiano le vere vicende del manga, o almeno non tutte!
Considerando che ho cominciato a scriverla un paio di mesi fa, alcune conseguenze della guerra e azioni dei personaggi potrebbero non essere propriamente coerenti con la realtà dell’anime/manga di kishimoto, ma spero che comunque che possa piacervi, anche perché ho cercato di mantenere i personaggi coerenti a se stessi J
Dunque, come “punto di partenza” considerate il momento in cui Naruto e Killer Bee scendono in campo contro Tobi ed i Kage contro Madara.

 

CAPITOLO UNO:
Croci
 

 

Il sole cocente picchiava senza alcun ritegno su quella piazza sterrata, dinnanzi a quello che sembrava un vero e proprio campo di battaglia piuttosto che la piazza principale di Konoha.
Era lì che risiedeva, il nuovo capo delle cinque terre, colui che per anni aveva bramato di possedere tali territori e tale potere e, nel peggiore dei modi, c’era riuscito, ricorrendo persino ad una resurrezione.
Raggi bollenti, violenti, scottavano quella terra già arsa e deturpata dalle battaglie, mentre su di un rialzamento in legno erano innalzate cinque croci, più o meno robuste a seconda di chi vi era incatenato: cinque corpi scottati e feriti, i quali sembravano combattere in silenzio quella loro battaglia, decisi a non invocare pietà nemmeno gli fosse costata la vita.
 
Una grande folla assisteva a quel terribile spettacolo che si protendeva ormai da una settimana, giovani e vecchi ninja che osservavano i volti feriti e rovinati dei loro Kage: si sentivano sconfortati all’idea che quel governo continuasse, avevano paura di quei tre pazzi che erano saliti al potere nel modo peggiore, rubando loro la libertà e la dignità di ninja.
 
In prima fila, attaccata ad una staccionata in legno massiccio che teneva lontana la popolazione dalle croci di una decina di metri, una ragazza dal volto sconvolto continuava a fissare la figura al centro di quei cinque personaggi: i suoi occhi chiari erano sgranati e pieni di dolore, mentre due lacrime copiose le rigavano il volto, fino a bagnarle il collo e gli abiti ancora rovinati dalla battaglia di poche settimana prima.
Strinse i pugni con tutta la forza che aveva, mentre la rabbia la pervadeva ed una leggera brezza le muoveva i capelli rosati e corti alle spalle: non ce la faceva, non riusciva a reggere la visione della sua sensei ridotta in quello stato, le faceva troppo male…
E poi Naruto, lui che era sempre lì per sostenerla, anche lui le era stato sottratto brutalmente.
Sasuke, di lui non aveva più avuto notizie dalla fine della battaglia, ma non sapeva se quei tre sadici lo avessero ucciso o lasciato in vita come una marionetta.
 
Sentì un pianto a malapena contenuto provenire da qualche metro da lei, così fece lo sforzo di voltarsi in quella direzione e tra la gente intravide una ragazza giovane dai capelli corti e nocciola che piangeva dinnanzi a quello spettacolo indegno: portava il copri fronte della sabbia, di conseguenza Sakura non impiegò molto tempo a riconoscere in lei la giovane allieva del Kazekage.
Le si avvicinò lentamente: non era nelle condizioni di consolare qualcuno, ma condividevano lo stesso dolore e non poteva che starle vicina.
 

- Non piangere, Matsuri… -

Si sentiva patetica da sola, in quel contesto: lei che era la prima a piangere ora cercava di essere forte, di consolare qualcuno che non sarebbe mai stato consolato in alcun modo.
L’abbracciò, permettendole di bagnarle il petto con le copiose lacrime, mentre lentamente si calmava e cercava di riprendere contegno, per quanto non riuscisse ancora ad alzare il volto.
 

  • - Dove sono Temari e Kankuro? –

  • Le chiese la rosa con un filo di voce: se Gaara era lì, i suoi fratelli potevano essere o molto vicini o molto lontani, certo era che se volevano tentare qualsiasi cosa non potevano farlo da soli.
    La ragazza tirò su con il naso, prima di trattenere le lacrime e rispondere con la voce ancora impastata dal pianto.
     

    - Li hanno presi… Non so dove li abbiano portati, loro e gli altri migliori shinobi del nostro villaggio… -

    Sakura strinse i denti: allora avevano fatto la medesima “pulizia” in tutti i villaggi, considerando che i maestri Kakashi, Gai, Kurenai ed Anko fossero letteralmente spariti dalla circolazione da un giorno all’altro.
    O erano riusciti a nascondersi tanto bene anche dai possessori del rinneghan, oppure erano stati catturati come tutti gli altri.
    Lei non era ancora stata considerata un problema, ma era certa che prima o poi sarebbero venuti a cercarla: aveva sconfitto Sasori ed era l’allieva del Quinto Hokage, sicuramente l’avrebbero catalogata come un possibile pericolo considerando che persino Shizune fosse stata imprigionata in quanto confidente e allieva dell’Hokage.
    Da quello che era riuscita a sapere, però, non in tutti i villaggi era ancora stata fatta una vera e propria pulizia, forse non avevano avuto ancora il tempo materiale per dare la caccia ai migliori shinobi: era più importante spaventare la popolazione, scoraggiarla, mostrarle quanto fossero potenti nonostante la guerra appena finita.
     
    Nel silenzio inquietante di quella piazza, un grido di dolore si levò in aria e l’attenzione di tutti fu puntata verso il centro, precisamente sulla croce all’estrema sinistra dove la Mizukage sembrava non sopportare più il dolore lancinante: le vesti strappate, ferite sanguinanti ed una delle braccia che probabilmente si era spezzata, costringendo l’altra a portare il peso dell’intero corpo.
    Sakura impedì a Matsuri di guardare una scena simile, mentre i suoi occhi tremavano dalla paura, dalla pietà, dall’angoscia.
     
    Improvvisamente, dalla folla emerse un uomo sulla quarantina, capelli grigi e tunica verde, il quale aveva saltato la staccionata e aveva colpito violentemente uno degli Zetsu a guardia di un tale spettacolo: si dirigeva rapido verso le cinque croci, tagliando la testa alle copie di quell’alieno nero e bianco con una spada affilata e non lasciandosi assolutamente intimorire dal pericolo.
    Arrivò sino alla piattaforma e con un gesto rapido liberò la Mizukage delle corde che la tenevano imprigionata a quei due pali di legno: la tenne fra le braccia mentre lei non riusciva quasi ad aprire gli occhi, tanto era dolorante ed evidentemente quasi priva di sensi.
     

    - A-Ao… -

    - Non si sforzi, Mizukage. –

    Mei gli sorrise istintivamente mentre l’uomo le iniettava una sostanza nel braccio: sapeva che sarebbe stato impossibile portarla in salvo o farla allontanare, perciò tutto quello che poteva fare per permetterle di sopravvivere era iniettarle una sostanza curativa altamente concentrata sul momento, sperando che facesse effetto il primo possibile.
    Strinse i denti nel vedere le condizioni pessime in cui era ridotta, mentre gli occhi di tutti i ninja erano puntati su di lui, ad ammirarne il coraggio e la volontà: ognuno di loro avrebbe fatto altrettanto se la morte non fosse stata lì in agguato.
     
    Si sentirono alcuni passi particolarmente pesanti posarsi sul quel rialzamento in legno, tanto forti da attirare l’attenzione del più fedele shinobi di Kiri, il quale teneva stretta a sé la donna dall’occhio smeraldo come a volerla proteggere nonostante la situazione disperata.
    Il vociare di poco prima cessò e dinnanzi a quella voce fin troppo irritante e possente anche gli altri kage si sforzarono di aprire gli occhi.
     

    - Dunque la Mizukage non sembra riuscire più a reggere un simile trattamento, a quanto vedo… -

    Tsunade sgranò gli occhi nel vedere le condizioni della sua collega, mentre Shirai e Gaara cercavano di mantenere una certa impassibilità ed il vecchio Onoki lottava contro i suoi terribili dolori di schiena.
     

    - Tu sei un pazzo! Un assassino! Non puoi permetterti di trattare in questo modo una kage, non ti permetterò di farle ancora del male! –

    Aveva i denti serrati, il viso teso ed una rabbia incontrastata che gli batteva in petto: sapeva che di lì a poco un qualsiasi demone sarebbe arrivato ad ucciderlo, lo sapeva, eppure non sembrava voler lasciare la sua kage per nulla al mondo.
    L’uomo mascherato rise di gusto dinnanzi a quella scena, come se per lui fosse un bellissimo spettacolo, mentre la Mizukage con le poche forze che le erano rimaste cercava di far ragionare quello che era un amico ed un fidato collaboratore.
     

    - A-Ao… Ti prego, s-scappa… Non puoi f-fare nulla… Per me… -

    - Io non l’abbandonerò, Mizukage, non posso permettere che la uccidano! –

     
    La mano delicata quanto sanguinante della donna sfiorò la guancia dell’uomo, come a voler attrarre verso di sé tutta l’attenzione possibile, quella necessaria a salvargli la vita.
     

    - Tu devi… P-proteggere il nostro… Popolo… -

    - Ma –

    - F-Fallo per me… -

    L’uomo lasciò che una lacrima gli rigasse il volto, prima di stringere a sé la donna un’ultima volta e poi lasciarla distesa a terra: lanciò uno sguardo di sfida ad un Tobi che ancora rideva di gusto, prima di voltarsi nella direzione opposta per scappare.
    Si sentiva un cane, si malediva, eppure sapeva che non c’erano alternative.
     

    - Prendetelo. –

    Immediatamente un uccello bianco si levò da quello che era l’ex palazzo dell’Hokage e si diresse rapido all’inseguimento del ninja di Kiri, mentre un paio di altri shinobi resuscitati lo seguivano a ruota.
    Sorrideva, il traditore dalla chioma bionda e la passione per l’esplosivo, certo che si sarebbe divertito con un ninja di così alto livello.
    Sakura seguì la figura di Ao con gli occhi e notò che qualcuno della folla si era separato dalla massa e si era diretto nella foresta, nella medesima direzione della guardia del corpo della Mizukage, ma era evidente che non fossero nemici o alleati dei nuovi signori delle terre ninja: anche se erano coperti da mantelli biancastri, la ragazza riuscì a distinguere due chiome nerastre contenute da una coda alta, rassomigliante ad un ananas.
     
    “Shikamaru e suo padre! Allora non sono stati catturati, sicuramente cercheranno di aiutare Ao.”
     
    Uno sguardo determinato si dipinse sul suo viso ancora ingenuo: sì, aveva paura, ma non poteva restare ancora lì a piangere e a disperarsi, doveva trovare un modo per cercare di migliorare la situazione e certamente unirsi ai due Nara sarebbe stato un buon inizio, anche se non sapeva bene per cosa.
    Lanciò un rapido sguardo a Matsuri e si rese conto che anche la giovane ninja di Suna aveva compreso ogni cosa, così entrambe si allontanarono da quello spettacolo indegno e partirono all’inseguimento di Ao, nella speranza di riuscire ad essere d’aiuto a Shikamaru e Shikaku ed impedire che facessero prigioniero un altro importante ninja.
     
    Ne frattempo, Mei cercava di rialzarsi faticosamente ma le forze sembravano mancarle ogni volta, tanto che era riuscita a malapena a restare sorretta sui gomiti, mentre il resto del corpo era abbandonato a terra: ansimava, esausta e sfinita ma con ancora la volontà di non arrendersi.
    Affianco a lei apparve rapidamente un ninja dal manto nero coperto da nuvolette rosse, il quale costrinse la donna ad alzarsi, tenendola saldamente immobile con le braccia muscolose quanto grigiastre: lo aveva sentito arrivare, Kisame, ma non aveva avuto la forza di reagire.
     

    - Vi conviene arrendervi, kage, non riuscirete a sopravvivere ancora per molto. –

    Si avvicinò ulteriormente alla Mizukage e mettendole un dito sotto il mento la costrinse a guardarlo, dritto in quegli occhi assassini mentre lei faticava a respirare.
     

    - E devo ammettere che sarebbe un vero peccato… Non siete d’accordo con me, Mizukage? –
     
    Una voce ironica e sottile ma questa volta Tsunade non riuscì a trattenere la rabbia che la pervadeva e permise alla sua sfrontatezza di avere la meglio: non sopportava che quell’essere immondo mancasse di rispetto in modo tanto indegno a quella che era una sua collega ed amica, non lo tollerava.
     

    - Lasciala stare, lurido verme!! –

    L’aveva detto con più grinta di quello che il suo corpo potesse permetterle, tanto che respirò affannosamente per qualche istante ma le sue parole bastarono per fare in modo che quella maschera grigiastra si voltasse verso di lei, abbandonando la Mizukage che aveva ripreso a respirare.
    Avanzava verso la croce centrale, dove l’Hokage resisteva con tutte le sue forze mentre i capelli biondi erano sciolti sulle spalle ed il suo manto verde completamente stracciato, per non parlare dei pantaloni e del kimono grigio che a malapena la coprivano.
     

    - Vuole essere la prossima a soccombere, Quinto Hokage? O preferisce arrendersi ed accettare che io abbia vinto sui vostri insignificanti paesi? –

    Una terribile vena di nervosismo comparve sul volto graffiato della donna, tanto che prese quante più forze avesse in corpo e sputò a terra, a qualche centimetro dall’uomo mascherato davanti a lei: ansimava ora, l’Hokage, ma non aveva paura di morire ed i suoi occhi ambrati sfidavano quelli sanguinari di Tobi.
    Lui restò immobile per qualche istante mentre l‘aria era tesissima: il gesto di Tsunade era stato un affronto chiaro e fin troppo sfacciato nei confronti di chi aveva il coltello dalla parte del manico, tanto che gli altri kage non osarono immaginare cosa le sarebbe accaduto.
     

    - Amaterasu. –

    Fiamme nere avvolsero il corpo dell’Hokage mentre lei stringeva i denti e si sforzava di non gridare dal dolore, di non dare a quel mostro una tale soddisfazione fin quando le fiamme bruciarono le corde che la tenevano imprigionata e lei cadde a terra, rantolante.
    Shirai ed Onoki sgranarono gli occhi dinnanzi ad una simile scena fin quando Tobi decise di far cessare quella terribile tecnica oculare e permise all’intera popolazione di vedere il corpo ormai esanime dell’Hokage, la quale restava immobile a terra e coperta di ferite, mentre il cuore tuttavia continuava a battere come non volesse arrendersi.
    Decisamente sì, era una fortuna che possedesse tanta forza fisica.
     

    - Tsunade! –

    La voce roca del Raikage, nonostante fosse meno potente del solito, attirò l’attenzione dei presenti e mentre i suoi possenti muscoli si irrigidivano, le parole ferme quanto amare dell’anziano incatenato affianco a lui lo costrinsero a non lasciarsi trasportare dall’ira.
     

    - Risparmia il fiato, R-Raikage… Noi dobbiamo sopravvivere… Per il bene d-del popolo… -

    Tossì con fare dolorante dopo queste parole e mentre Shirai stringeva i denti come non mai, Tobi sembrava quasi divertito da quella scena, mentre l’intera popolazione osservava disgustata quello scempio.
     

    - Sembra che lo Tsuchikage sia l’unico che abbia compreso la situazione, a quanto pare… Ad ogni modo, visto che le croci sembrano non aiutarmi a raggiungere il mio obbiettivo, sarà necessario fare una chiacchieratina con voi Kage. –

    Fece un rapido gesto con la mano e le corde nerastre che tenevano imprigionati i rappresentanti delle cinque terre si spezzarono, permettendo così anche agli altri tre si scendere a terra.
    Lo Tsuchikage digrignò pericolosamente i denti non appena toccò il suolo, considerando che la sua anziana schiena faticasse a reggere simili colpi e le sue condizioni fossero sufficientemente precarie, mentre il ragazzo dai capelli rossi non sembrava mostrare il minimo segno di dolore nonostante il suo volto impassibile nascondesse le sofferenze più crude.
    Il Raikage si guardò rapidamente intorno, come se anche in quelle condizioni avesse voluto sperare di trovare una qualche soluzione, una qualsiasi per liberare lui ed il suo popolo ma immediatamente i demoni dalle sette, sei e cinque code li circondarono, come a volergli intimare di non tentare alcun tipo di gesto, considerata anche la presenza di quel Tobi e di Kisame.
    Shirai si lasciò sfuggire una smorfia alquanto consistente nel rendersi conto che non avrebbe potuto fare nulla, così si avvicinò all’Hokage e prese il suo corpo quasi privo di sensi fra le braccia, mentre con una rabbia feroce notava il terribile stato in cui lo Sharingan l’aveva ridotta.
     

    - Se volete seguirmi… -

    Disse l’uomo mascherato con un’apparente gentilezza e si avviò verso quello che un tempo era il palazzo dell’Hokage, mentre i cinque lo seguivano con sdegno ed i tre demoni li scortavano impassibili, i loro cercoteri sui dorsi e gli occhi ipnotizzati da quella terribile e quasi infallibile tecnica.
     
    Mentre quel “convoglio” si allontanava, la popolazione era ancora allibita dinnanzi alla staccionata e mentre pian piano ogni ninja si allontanava, diretto verso una terra che non sembrava nemmeno più appartenergli, due figure nella penombra di una delle abitazioni rimaste osservavano ogni cosa con il massimo sdegno.
     

    - Vorrà costringerli a collaborare, di conseguenza dobbiamo agire prima che sia troppo tardi. –

    Una voce ferma ma non troppo autoritaria, mentre un cappuccio nerastro nascondeva capelli di un biondo luminoso ritti sulla nuca.
     

    - Cos’hai intenzione di fare, Darui? –

    Il giovane fidato del Raikage assottigliò lo sguardo, mentre tratteneva l’irritazione nel vedere in quale situazione ogni singolo ninja si trovasse a causa di quella spietatezza.
     

    - Dobbiamo assolutamente trovare Killer Bee e Naruto e liberarli, prima che gli sottraggano i demoni e riescano a portare a termine il cosiddetto piano “occhio di luna”. –

    - Ti rendi conto che questo è praticamente impossibile, vero? –

    Gli occhi giallastri della giovane ninja della Nuvola si posarono con fare interrogativo e dubbioso sul compagno, per quanto anche dentro di lei battesse lo stesso sentimento di vendetta e riscatto nei confronti di chi li stava umiliando.
    Ci fu qualche minuto di silenzio, prima che il ragazzo rispondesse alle parole della compagna.
     

    - E’ impossibile se cerchiamo di farlo da soli, Karui, ma se troviamo validi alleati la cosa potrebbe diventare fattibile. –

    - E a chi vorresti affidarti?! Noi shinobi più abili siamo ricercati come dei ladri in tutte le terre, dubito che altri ninja siano disposti a sacrificare la vita per un’impresa tanto improbabile! –

    Non credeva davvero in ciò che diceva, ma le scene che si era ritrovata a vedere l’avevano letteralmente sconvolta: il suo maestro Killer Bee imprigionato e probabilmente torturato chissà dove, il Raikage nelle mani di un nemico insaziabile e la terra per cui aveva combattuto una guerra intera completamente sottomessa.
    No, non vedeva un futuro così roseo, non per loro almeno, ma lo sguardo serioso di Darui divenuto improvvisamente severo la costrinse a dubitare delle sue stesse parole.
     

    - Le Cinque Terre ninja si sono unite per tentare di sconfiggere criminali simili, ogni singolo shinobi ha fatto del suo meglio per questo, ogni ninja ha accettato di combattere con persone di altri villaggi pur di proteggere ciò che amava. Ognuno di noi e di loro ha dato il massimo per la propria terra e il non essere riusciti a vincere una prima volta non significa che dobbiamo arrenderci così. –

    Karui restò impietrita dinnanzi a quelle parole, mentre seguiva lo sguardo del compagno che andava a posarsi di nuovo sui cinque kage che lentamente venivano scortati nella loro prossima prigione.
     

    - Loro non si sono arresi, né si arrenderanno mai. Perciò anche noi dobbiamo fare la nostra parte, non ho intenzione di veder morire altri innocenti per una simile pazzia. –

    La sua mente vagava verso ricordi della guerra appena terminata, mentre un’altra si prospettava davanti a loro, forse ben peggiore.
    La ragazza dai capelli rossicci si fece improvvisamente più determinata e, stringendo i pugni, attirò nuovamente l’attenzione del braccio destro del Raikage.
     

    - Allora non dobbiamo perdere altro tempo. –

    Il ragazzo fece un cenno di assenso con il capo ed entrambi si mossero rapidi in direzione della foresta, decisi ad andare in aiuto degli shinobi delle altre terre: se avessero voluto fare qualcosa, qualsiasi cosa per migliorare quella situazione, allora non potevano fare altro che cercare di ritrovarsi tutti insieme per decidere la loro prossima mossa. 
     




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    (Lascio il link di un Forum di Naruto gestito da me e da un'altra autrice di EFP, è soptrattutto un Gioco di Ruolo dove si possono interpretare, scrivendo, i personaggi di Naruto :D
    http://ninetails.forumfree.it/
    )
      
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