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Autore: Ginevra_Alexia    10/09/2012    5 recensioni
Questa storia racconta, di come, avvolte, basti una gita, una giornata diversa, per catapultare tutto.
Genere: Erotico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Scolastico
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Ciao, io sono Anastasia, una ragazza punk di 14 anni, punk nel senso che mi vesto così; ai polsi bracciali con borchie e teschi ovunque. Sono sempre stata giudicate per i Dramalove, un gruppo musicale, non molto noto, ho subito del vero e proprio bullismo per loro, vi state domandano se è tutto finito e se me ne pento? In tutti e due i casi la risposta è no. No, non me ne pento, no, non è finito. Quella mattina era la prima di scuola, dopo le vacanze di natale, ed io ero nel ultimo banco, sola, come sempre. Stavo guardando fuori dalla finestra, durante l’ora di storia, quando ad un certo punto arrivano loro, i ragazzi che si divertivano a rendermi impossibile la vita. Feci un respiro profondo, la mia mano iniziò a tremare, come sempre avevo paura, uno di loro tre, Kevin, il classico tipo che si crede figo perché è biondo e ha gli occhi azzurri, si sedette vicino a me e ridendo mi disse:- allora? Il cantante ricambia il tuo amore?- poi cercò lo sguardo dei suoi amici, e il suo scagnozzo, travestito da rap aggiunse accarezzandosi la fronte:-Dramalove, vi amoo, ooh, sti stronzi stanno facendo bullismo, venitemi a salvare- . Kevin rise e aggiunse:- dove sono? He? Non ci sono? E allora perché non la smetti di amarli tanto? loro non ti aiuteranno mai- avrei voluto spiegargli che loro, mi servivano per superare tutto questo, che da quando li ascolto mi sento leggermente meglio, ma a cosa sarebbe servito? Loro non avrebbero mai capito, quindi abbassai la fronte e non risposi, attesi che se ne andarono e scoppia in lacrime, nessuno, nemmeno uno si avvicino per chiedermi cosa avessi, i professori insistevano a dire che era frutto della mia fantasia, ma credetemi, non lo era. Passarono le ore, era arrivata l’ultima, quella da me tanto odiata; educazione fisica. La odiavo da quando avevo paura di sbagliare, l’unico che li mi stava vicino era un ragazzino, si chiamava Cristian, capiva come mi sentivo e ogni volta che non ne potevo più, mi dava un po’ di energia, forse anche lui passava ciò che passavo io. La prof ci condusse in palestra, ma le galline della mia classe, fecero chiasso, e per punizione ci fece correre tutta la lezione, anche se ero asmatica adoravo correre, era l’unica cosa che facevo volentieri, quindi per me non fu’ di certo una punizione. Alla fine del ora, poco prima che suonasse, la prof ci fece sedere in cerchio e lei andò in mezzo e inizio a dire, con tono da madre, come se si stesse per comunicare la nascita di una sorellina o un fratellino;- bene ragazzi, voi sapete che la scuola serve per educare no?- omiodio ora dirà di Kevin e gli altri due, no no no ti supplico, pensai ma lei prosegui, i miei pensieri non la sfioravano- in un'altra classe, ci sono troppi studenti, e noi, per educarvi a convivere con altre persone, li abbiamo accolti nella nostra classe, e dopodomani si trasferiranno da noi, pretendo, da ognuno di voi, massimo rispetto- la prof guardò i bulletti e incalzò- e non dimenticatevi che ci sarà una gita, e ovviamente ci saranno anche loro, quindi, se non volete rimanere a casa, comportatevi come si deve intesi?- la campanella suonò e tutti ci alzammo, io corsi per prima verso la porta, la spalancai e scappai via dall’istituto. Non ne potevo più, già tre bulli, non volevo quelli anche delle altri classi. Arrivai a casa e lasciai cadere lo zaino per terra all’entrata, mia madre era di riposo e mi accolse calorosamente a casa, io le raccontai tutto, di come mi avevano trattato di nuovo i soliti tre, della gita e dei ragazzi che arrivarono il giorno seguente; la campanella era già suonata da un ora, ciò significa che era già iniziata la mattinata, e io stavolta non avevo ne borchie ne indumenti strani, solo i capelli legati da un nastro nero, mi ero svegliata tardi e avevo indossato il primo pantalone nero che trovai e la prima maglia azzurra che afferrai nell’ armadio. Entrò la professoressa di italiano è come un lampo, tuonò:- bene ragazzi oggi si interroga, Anastasia alla lavagna, e non voglio sentire scusanti- sta calma, pensai, ero agitatissima, io di grammatica scarseggiavo, come in ogni materia, ma credo che il mio problema dipendesse dal bullismo, non ero per niente rilassata e non riuscivo a ragionare, sparavo parole, lettere e suoni a caso. Ad un certo punto bussarono, io mi girai e vidi Kevin che mi suggerì , in preda al panico scrissi ciò che mi disse, entrarono tre ragazzi, uno bello come il sole, con la carnagione chiara, biondo e gli occhi neri, l’altro capelli color carota occhi coperti dal ciuffo e grassottello, non notai il colorito della pelle ed infine l’ultimo, a no scusatemi, lui era solo il bidello. Ero troppo assorbita dalla bellezza del biondo per rendermi conto che il cancelletto mi era caduto prima sulla maglia, poi sui pantaloni, lasciandomi ovunque il segno bianco ed infine in terra. La prof mi vide e scoppio a ridere, poi guardò la lavagna, e mi corresse cio che mi aveva fatto scrivere Kevin, io mi voltai verso di lui e lo vidi piegato in due dalle risate, con la voce dispiaciuta la proff. mi disse:- Ana che succede? Dai vai a posto che adesso ci sono loro, si presentano e settimana prossima ti interrogo nuovamente.- Il bidello chiese il permesso per entrare, e si avvicinò alla prof in un orecchio le bisbigliò, qualcosa e poi uscì. In una situazione normale non ci avrei fatto caso, ma ora stranamente, stavo tenendo la faccia alta e guardavo in giro, anche se più che altro guardavo il biondino, era cosi bello, sperai con tutte le mie forze che si sedette vicino a me, e ciò capitò, prese la sua cartella e la mise a terra, poi l’aprì afferrò le cose che gli servivano e le mise sul banco, ciò che non capivo era il motivo di perché aveva preso un pacco di sigarette e il telefono acceso.
   
 
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