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Autore: Sere_Horan    10/09/2012    6 recensioni
«Ragazzi, lui è Blaine Anderson e vorrebbe entrare a far parte del glee club.»
Il ragazzo annuì e fece un segno di saluto con la mano, poi prese posto al centro del palco e diede il via libera alla band, che iniziò a suonare Cough Syrup.
Shuester scese dal palco e si sedette in platea, vicino a Finn.
«Com’è?»
«Troppo bravo.» rispose serio il ragazzo, senza distogliere lo sguardo da Blaine.
“Questo ragazzo è a dir poco magnifico” pensò Rachel, che non appena lo vide uscire dalle quinte sentì come un impulso di saltargli poco aggraziatamente addosso.
“Decisamente gay” Kurt riusciva a pensare solo quello, continuando a sorridere ingenuamente e a fissare i movimenti coordinati del moro che cantava sopra al palco.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Finn Hudson, Kurt Hummel, Rachel Berry, Un po' tutti | Coppie: Blaine/Kurt, Blaine/Rachel, Finn/Rachel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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1
You are perfect to me.

 
«Dobbiamo parlare.»
Rachel sobbalzò e guardò storto Finn per un secondo.
«Per quale motivo hai chiuso l’anta del mio armadietto, rischiando di farci rimanere incastrato il mio povero nonché bellissimo naso?» urlò isterica lei, iniziando a camminare senza nemmeno prestare attenzione al ragazzo che le correva dietro.
«Insomma, vuoi fermarti e starmi a sentire un secondo?» urlò lui, afferrandola per un polso.
Lei sbuffò e si voltò a guardarlo, alzando scetticamente un sopracciglio.
«Perché fino a due giorni fa mi incontravi per strada e ti inchinavi ai miei piedi e adesso fai come se io non esistessi?»
«Perché il mio posto non è qui, Finn. Né con te! Devo iniziare a puntare in alto, non posso perdere tempo.» si giustificò Rachel, agitando le mani.
«Sono anche attraente e simpatico, ma non stupido.» ribatté lui.
«Cosa?!»
«Ti piace Blaine.»
«Ma che…?» disse la ragazza, alquanto infastidita.
«Si vede! E poi lui è talentuoso, sexy, bravo a ballare…»
«Bisessuale e più piccolo di me di un anno.» concluse la frase Rachel.
All’inizio Finn rimase ad annuire, per poi scuotere la testa e guardare la ragazza con una faccia perplessa.
«Bicosa?» chiese, sconcertato.
«Hai capito bene.» ripeté lei, per poi rigirare i tacchi e continuare a camminare per il corridoio.
Finn sospirò e ricominciò a tenere i suoi passi.
«E tu come lo sai?»
«Un po’ lo avevo capito da sola. Insomma, diciamocelo: sembra gay. Poi ieri pomeriggio siamo andati a prendere un caffè al bar e con noi c’era anche Kurt. Abbiamo iniziato a fargli delle domande e quando gli ho chiesto se aveva una ragazza lui ha risposto “Bè, sono molto indeciso sui miei gusti”.» spiegò lei, senza badare alle persone che aveva intorno.
«Ohw…» disse Finn per rompere l’imbarazzo.
Se solo Rachel avesse capito il motivo di quella discussione, la vita di quel povero ragazzo sarebbe finita all’istante.
Lui aveva finalmente capito di amarla, ma quell’estate era successa una cosa poco convenevole per tutti.
 

***

Rachel e Finn erano tranquillamente seduti al bar, come due normali fidanzatini.
Quando però la porta si aprì, per l’ennesima volta d’altronde, entrò l’ultima persona che entrambi – soprattutto Finn – avrebbero voluto vedere: Jessie St. James.
Alla vista dei suoi “amici”, il ragazzo si avvicinò al loro tavolo, con uno strano sorriso malizioso sulle labbra.
«Ciao Jessie!» esclamò euforica Rachel.
«Rachel… Finn.» li salutò lui. «Ho sentito che state uscendo insieme.»
«Stiamo insieme, Jessie. Quindi non provarci nemmeno.» rispose a tono Finn, ricevendosi un’occhiataccia da parte della ragazza.
«Siete troppo diversi per stare bene insieme. Non prenderla sul personale Finn, ma lei merita di meglio.» disse sarcastico Jessie, fissando Rachel in un modo che Finn trova alquanto inopportuno.
«I tuoi capelli sembrano il risultato di una ciotola di noodles caduta sulla tua testa. Non prenderla sul personale, Jessie.»
«Ehi, ragazzi: smettetela, okay? Jessie, prenditi un caffè e siediti al nostro tavolo.» si intromise Rachel.
Il ragazzo sorrise beffardo ed annuì, allontanandosi per prendere un cappuccino ed una brioche, mentre Finn lanciò un’occhiataccia a Rachel.
«Perché?»
«Siamo stati amici, Finn…» cercò di giustificarsi lei, ma senza risultato.
«No! Lui è stato il tuo ragazzo, mai un mio amico! Perché lo fai? Non ti basto io? Jessie è migliore di me, non è vero?» iniziò a sbraitare Finn e, nonostante tutti i tentativi di Rachel nel farlo calmare, non sembrò averne la più pallida idea. «Sai cosa facciamo? Prenditi una pausa caffè con Jessie e cerca di capire chi è davvero che vuoi! Io ho bisogno di tempo.» concluse lui, alzandosi dal tavolo e uscendo dal locale.
Una lacrima solcò il volto di Rachel e scese fino a bagnarle le labbra. Poco dopo tornò Jessie al tavolo e, vedendola in quello stato, la abbracciò.
 
Due notti dopo finirono a letto insieme.
Finn volle vendicarsi, così tornò a stare con Quinn, che però lo lasciò due settimane dopo.

***

 
Il ragazzo rimase a guardare Rachel allontanarsi da lui a passo svelto.
Aveva sbagliato. Avevano sbagliato entrambi.
Non servivano di certo dei geni per capirlo, ma lei gli mancava, nonostante lui cercasse di nasconderlo.
Gli mancavano le sue paranoie, le sue lunghe chiacchierate su se stessa, i suoi sogni su Broadway e le cene con Kurt, dove Finn si sentiva leggermente escluso. Però quello a lui piaceva: lo faceva sentire amato, lo faceva sentire a casa.
E solo in quel momento, vedendola allontanarsi da lui, si rese conto che non sarebbe riuscito ad ottenere di nuovo quel contatto che aveva con lei un tempo.
 
 
«Kurt!»
Il ragazzo si voltò impaurito, ritrovandosi Mercedes, Tina ed Artie dietro di lui.
«Cosa c’è? Ho fatto qualcosa di male?» chiese, osservandoli uno ad uno.
«Bè, potresti aiutarci a far sì che non accada il finimondo.» disse tragicamente Tina.
«Secondo noi Rachel si è presa una cotta per Blaine, il ragazzo nuovo.» andò avanti Artie.
«E tu sai benissimo che quello lì è pieno di talento, quindi se quei due finiscono insieme avranno tutti gli assoli possibili ed inimmaginabili.» sbraitò Mercedes, avvicinandosi a Kurt tanto da mettergli ancora più paura.
«E noi? Noi siamo nel glee dall’inizio, e non abbiamo ancora nessuna posizione.» si lamentò Tina.
Kurt annuì, fissando negli occhi la ragazza che era distante pochi centimetri da lui, la quale gli puntò un dito contro.
«Senti, questo è il mio ultimo anno e se non riesco ad avere almeno un assolo io lascio le Nuove Direzioni.» lo minacciò Mercedes.
Il ragazzo indietreggiò di qualche passo e deglutì rumorosamente.
«Ma Blaine è bissessuale…» cercò di giustificarsi.
«Bisessuale o no, tu fa’ sì che quei due non si mettano insieme.» concluse Artie, lanciando un’occhiataccia a Kurt e andandosene via con le altre due.
Appena si allontanarono, il giovane lanciò un sospiro di sollievo e si guardò intorno.
“Certo che se Mercedes vuole è peggio di Karofsky”pensò, ancora stremato.
Scosse la testa e si voltò, riprendendo il suo cammino.
Ma poi sentì una forte pressione sulla spalla sinistra e si ritrovò appiccicato ad un armadietto.
Non fece in tempo a riprendersi che gli arrivò una granita dritta e in faccia e lo fece rabbrividire.
Sentì una rabbia immensa dentro di sé ma sapeva benissimo di non poter reagire.
Non erano le spinte contro gli armadietti o l’essere buttati nei cassonetti a spaventarlo, ma quel mezzo toro di David Karofsky. Kurt era a conoscenza dell’omosessualità del ragazzo, ma se solo lo avesse detto a qualcuno o se solo avesse provato a ribellarsi lo avrebbe fatto fuori, in tutti i sensi.
E lui non voleva perdere quella battaglia. Voleva vivere giorno per giorno, nonostante quella maledetta solitudine li rendesse grigi e a volte completamente bui.
Ma lui d’altronde era un lottatore, non un ragazzo qualsiasi: era speciale.
Un unicorno, come lo definiva Brittany: nonostante tutti continuassero ad avere dubbi sulla sua esistenza, lui continuava a vivere, a crescere e, perché no? Anche a farsi degli amici.
Pochi, che si ricordavano di lui solo all’occorrenza… ma pur sempre amici.
E Kurt non li avrebbe abbandonati, perché sapeva cosa significa perdere qualcuno di speciale.
Era così buono, così dolce e così sensibile che avrebbe fatto di tutto, pur di non urtare o ferire chi amava. Si sarebbe sacrificato per le persone a lui care.
E lo stava facendo anche per un ragazzo che continuava a prenderlo in giro e a spingerlo contro gli armadietti.
A volte, nel silenzio della sua stanza, la notte, Kurt si chiedeva perché lo facesse. Ma poi trovava una risposta da solo: perché Karofsky, infondo, era speciale e debole, ovvero di quelli che soffrivano come lui. Ma ognuno soffre in maniera diversa: lui lo sapeva bene.
Si passò due dita davanti agli occhi, rimuovendo la granita che gli impediva di aprirli e finalmente si guardò intorno: a nessuno importava di lui.
Poi però sentì dei passi svelti avvicinarsi ed alzò la testa.
«Va tutto bene? Ti hanno fatto male?» disse una voce maschile.
Kurt non la riconobbe e gli ci volle un po’ prima di arrivare al volto della persona di fianco a lui.
Poi incontrò quegli occhi nocciola così caldi e spaventati, così simili ai suoi in quel momento.
Sentì il suo volto allargarsi leggermente in un sorriso ed annuì.
Blaine stese la mano verso di lui e lo aiutò ad alzarsi.
«Non dovresti lasciare che si impossessino di te così facilmente. Diventeresti una vittima.» gli consigliò il moro, ma Kurt scosse la testa saggiamente.
«Credimi, Blaine: loro sono vittime più di chiunque altro.»



Ciao a tutti! :)
Eccomi qui con il primo capitolo!
Vorrei ringraziare da morire chi segue la storia, chi l'ha recensita e chi l'ha già messa tra i preferiti! 
Sono davvero felice che vi piaccia. :)
Spero di non aver deluso nessuno è.é
Magari lasciatemi qualche recensione per farmi sapere cosa ne pensate!
Se volete potete trovarmi su twitter: sono @xdarrenssmile.

Un bacio, Serena xx
  
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