AMARO COMPLEANNO
Era passato un anno da quando
i fratelli Pevensie avevano lasciato il regno di Narnia per tornare
alla realtà
della guerra, ma da quel momento il portale non si era più
attivato.
Da allora
vivevano nella dimora del professore, tra libri e noiose regole di
galateo,
mentre aspettavano l'attesissima fine della guerra.
-
Lu abbassa la voce, così
svegliamo Ed! - bisbigliò Peter
- Susan... ma quando possiamo
accendere la luce, io sono stufa!! - sussurrò la piccola
Lucy - Non lo possiamo
svegliare noi? Ti prego.. -
- Aspetta!! - mormorò Susan
Edmund fece qualche verso e
cominciò a rigirarsi nel letto.
- Mnnhmn... Che ccosa succedeee...
- farfugliò assonnato
- Buon compleanno Edmund!!! -
Lucy gli saltò addosso - Auguri fratellone!! Dai forza,
muoviti, alzati!!! -
Lucy non stava più nella pelle.
- Ma io ho sonno!! Non
possiamo dormire ancora un pò?!! - domandò il
piccolo figlio d'Adamo - Io non
mi alzo!!-
- E dai Ed, non fare il
pigrone - Peter levò le coperte dal letto del fratello ormai
undicenne - Ora
vieni con noi a fare colazione e poi festeggiamo. D'accordo?? -
aggiunse.
- Ahah...mnnhmmn!!! - mugugnò
scocciato.
Susan prese una ciotola e la
riempì fino all'orlo di acqua
- Non provarci nemme... - si
affrettò a dire Edmund, ma ormai era troppo tardi.
- SUSAN!!!!!!!! - urlò Edmund
cercando di asciugarsi il volto.
- Ops.. Non l'ho fatto
apposta, te lo giuro!!! - sghignazzò Susan. Edmund si
alzò di scatto dal letto.
- Venite qui!! Se vi prendo..
- e cominciò a rincorrerli per tutta la casa.
- E’ inutile che correte,
tanto vi prenderò ugualmente!! – gridò.
- Corri, corri fratellino!! –
Peter scese per le scale e si fermò davanti alla porta in
fondo al corridoio.
- Vi… siete.. decisi… allora
– disse affaticato Ed.
- Apri la porta – lo
incoraggiò Lucy.
Edmund la aprì e sgranò gli
occhi
- Oh... Non so cosa dire.. - Era
evidentemente sorpreso.
La
cucina era colma di festoni e palloncini colorati,
la tavola era imbandita di dolci a non finire e vicino al caminetto
c'erano tre
piccoli pacchetti.
Edmund fece qualche passo, poi si voltò verso i fratelli.
-
Grazie... Non dovevate disturbarvi!! -
- E' pur sempre il tuo
compleanno, o sbaglio.. - gli disse Susan - Allora, cosa aspettiamo a
mangiare
tutto questo ben di Dio... Non possiamo lasciarlo lì a
muffire... – e si
buttarono a capofitto sulle cibarie finendo anche le briciole.
- Forza Ed, ora i regali! -
Peter finì l'ultimo sorso di thè al tamarindo.
- D'accordo, d'accordo. Quale
apro per primo?? - domandò.
- Il mio, il mio, il mio!!! -
urlò entusiasta la piccola Lucy dandogli il suo regalo fra
le mani. Lo guardò
più volte, ma alla fine decise di aprirlo.
- Una collana.. carina!!! -
Edmund la esaminò accuratamente: il ciondolo era una chiave.
- Ti piace Edmund? Ho trovato
quella piccola chiave per terra, poi l’ho legata ad un
cordino e… vualà!! Ti ho
fatto una bella collana – spiegò Lucy –
Ti piace? Ti piace? Ti piace? Ti
piace?... –
- Ho capito!! Si, mi piace.
Contenta?!! –
- Meno male, se no non sapevo
cosa regalarti. – Edmund abbracciò la sorellina.
- Ora il mio. Spero ti
piaccia – disse Susan porgendogli il regalo.
- Un blocco di fogli e un
calamaio…. Beeeeello! – Ed ringraziò la
sorella.
- Così almeno potrai studiare
anche qui! – gli disse sorridendo.
- Già, non desideravo altro…
- le disse sarcastico
- Il mio regalo è l’ultimo –
Peter diede il proprio regalo a suo fratello. Ed scartò
l’ultimo pacchetto.
- Un portafoto, un po’
vecchio, ma è pur sempre un portafoto. –
puntualizzò Peter – Ti piace? –
- Si, ma a cosa mi serve. Non
abbiamo foto da mettere dentro. – disse Ed.
- Lo so, ma appena torneremo
a casa potremo metterci dentro una foto di mamma e papà
– spiegò.
- Grazie mille Peter!! – Quello
era sicuramente il regalo più bello che Peter gli potesse
fare.
- Che si fa ora? – chiese
Susan
- Non saprei. Penso che
dovrebbe decidere il festeggiato. – disse Peter.
- Giochiamo a nascondino! –
propose Lucy.
- Ancora? Lucy, te lo abbiamo
già detto – le disse Peter – non
possiamo più infilarci nell’armadio. Quante
volte te lo dobbiamo ripetere… ? –
- Ma perché. A me manca
Narnia. Io voglio rivedere il signor Tumnus – disse triste
– e salutare i
castori. A voi non manca tutto questo?? – chiese.
- SI. – rispose Susan – Ma non
possiamo fare nulla per cambiare le cose –
- Non siamo stati noi a
decidere di non tornarci – Peter baciò
affettuosamente la fronte della sorella.
- Ora però non
rattristiamoci. È il mio compleanno! Che ne dite se
andiamo a lavarci e
vestirci? Decideremo più tardi sul da farsi –
Edmund si alzò – Forza!! –
Corsero
su per le scale
quando sentirono le voci in fondo al corridoio del professore e della
governante insolitamente preoccupate.
-
Non possiamo farlo – disse
Kirke
- Hanno il diritto di sapere!
– ribattè
- Ma non sono in grado di regger una simile
notizia, sono ancora dei
bambini – disse lui titubante.
- Queste sono sciocchezze –
inveì lei – lo sappiamo
entrambi che non lo sono più: Peter e Susan hanno ormai
quasi raggiunto la maggiore età e Lucy e Edmund stanno
crescendo in fretta –
Appena
dietro la porta, la
confusione cresceva e i ragazzi si agitavano sempre più.
-
Insomma, che farai? –
domandò la governante – Non
puoi certo fare finta di niente –
-
Lo so ma… -
- Niente
ma, questa è una questione troppo importante! Non potremo
proteggerli ancora per molto –
-
Certo bisogna trovare una soluzione; ci troviamo in
una situazione molto spiacevole, ma lo è più
per i ragazzi che per noi – disse il professore
– Capisco benissimo che la
realtà è questa –
chiarì – ma
finché abbiamo la possibilità di tenerli
all’oscuro di tutto, ti prego, facciamolo! Dammi ascolto –
- Mi spiace. Questa volta non posso proprio –
La governante fece per
andarsene.
– Ma qual è il problema
se aspettiamo ancora qualche giorno –
domandò
Kirke alla Macready
- Aspettare non cambierà le cose.
HANNO PERSO ENTRAMBI I GENITORI A CAUSA
DI QUESTA MALEDETTA GUERRA, e questo non potrà mutare –
Edmund a quella frase sbarrò
gl’occhi, divenuti ad un tratto vuoti, e abbassò
lo sguardo; allargò le dita e
la cornice di Peter, che avrebbe dovuto ospitare i loro genitori, cadde
e si
frantumò in mille pezzi.
Prese a correre per il
corridoio, non badò a nient’altro che a correre,
correre e correre.
Si fermò davanti ad una porta
di legno finemente intagliata che conosceva molto bene.
La aprì e si ritrovò davanti
all’unico mobile nella stanza: un enorme armadio di quercia
scura.
Edmund rimase lì a fissarlo
mentre le lacrime cominciarono a rigargli le guance, a scorrergli sul
viso, ma
lui non le asciugò: non gli importava, non gli importava
più di nulla ormai…
L’unica cosa che risuonava
nella sua mente era la voce di sua madre quando cantava alla mattina,
dal piano
di sotto, per svegliarli dolcemente…
Come se il sogno appena
finito riprendesse subito dopo aver aperto gl’occhi;
l’unica cosa che riusciva
a vedere era suo padre seduto sulla sua inconfondibile poltrona blu
mentre
leggeva il solito giornale, con quei soliti occhiali tondi buffi che
facevano
tanto ridere Lucy e gl’altri… e qualche volta,
anche se più raramente,
addirittura lui… così restio a sorridere, con
quel carattere così chiuso e
spesso cupo.
Ora le cose sarebbero
cambiate: non ci sarebbero più state né parole
gioiose cantate al mattino, né
strani occhialetti buffi a far sorridere persino lui.
Ora vivevano solo ricordi ed
immagini che cominciavano già a sfocare nella sua mente, ma
non nel suo cuore,
dove regnava un grande silenzio: un silenzio di dolore, di tristezza,
di
nostalgia, di rabbia, di inquietudine… un silenzio raccolto
ma che nello stesso
tempo urlava, scalpitava che non sapeva dov’era la sua fine.
Edmund avrebbe voluto
rimanere lì per sempre, senza mangiare né bere,
senza parlare, senza pensare.
Ma sapeva bene che presto
sarebbero venuti a cercarlo e che avrebbe dovuto ricominciare a vivere,
anche
se sapeva della morte di mamma e papà; non c’erano
più ed era colpa della
guerra, di quella maledetta guerra, di quelle maledette bombe, di quei
maledetti
aerei che ogni sera sorvolavano la loro vecchia casa che ora non
c’era più, che
era solo un mucchio di macerie…
Ma non era quella la cosa che
più gli bruciava, quello che gli faceva più male
era il fatto che erano solo
due innocenti.
Devi
essere forte, pensa a Lucy si ritrovò a pensare ... maledizione!!! Edmund si rannicchio
con il viso fra le mani.
Rimase davanti a quella
porta socchiusa, il suo sorriso sparì, così come
il suo sguardo si spense,
l’allegria nei suoi occhi scomparve: ora tutto in lei
denotava tristezza, la
tristezza che, da quel momento, abitava nel suo cuore.
Una lacrima cadde e le
solcò il viso, seguita da un’altra e poi
un’altra lacrima ancora.
Si sentì
abbracciare… riconobbe il caldo abbraccio di Peter,
l’abbraccio di colui che
stava patendo lo stesso suo dolore, lo stesso senso di abbandono e di
sconforto
che provava lei. Susan fissava il vuoto, strinse i pugni, le unghie
affondavano
nella sua pelle, non pianse, non subito… guardava sua
sorella e suo fratello in
quell’abbraccio malinconico.
La
porta dello studio del
professore si spalancò e i tre ragazzi si trovarono davanti
la signora Macready
con le lacrime agl’occhi
-
Non avrei mai voluto che le
veniste a sapere in questo modo. Sono immensamente addolorata della
vostra
perdita… -
- Non vi abbandoneremo –
disse il professore che comparve alle spalle della Macready –
non vi lasceremo
soli in un momento così difficile –
Susan si alzò di botto
cercando di asciugarsi invano le lacrime.
- Dov’è Edmund – singhiozzò e
senza attendere risposta prese a correre lungo il corridoio nella
speranza di
ritrovare suo fratello.
- Susan, ASPETTA!!! – Peter,
presa in braccio la sorella che ancora tremava, la rincorse senza
voltarsi
indietro.
Ci scusiamo per il ritardo ma siamo stato molto impegnate con la scuola...
Il terzo capitolo è quasi pronto e lo pubblicheremo al più presto: con il prossimo capitolo torneremo tutti nella terra di Narnia!!! Non vi anticipo nient'altro per non rovinarvi la sorpresa, vi dico solo di aspettarvi di tutto perchè come avete letto nel primo capitolo la strega ha fatto un incantesimo.
Ciao e al prossimo capitolo
by Fedetenera e Ki@s91
P.S. dimenticavo!!! vi consiglio di leggere la ficcy della nostra socia SONAJ: è una storia su Harry Potter (NC17) che si intitola "A OGNI SERPE IL SUO GRIFONE" ed è una Draco/Hermione