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Autore: Nana Kudo    10/09/2012    9 recensioni
Un sogno. È cominciato tutto così: come un sogno.
Ma poi qualcosa è cambiata, gli ingranaggi di quel orologio chiamato destino hanno deciso di andare avanti a muoversi lo stesso senza prendere minimamente in considerazione l'idea di ritornare indietro all'ora esatta. No. Hanno deciso di non farlo.
Ed ora l'unica cosa che posso fare io invece, per far sì che quel filo rosso che mi lega ancora a tutto ciò che non voglio assolutamente perdere, Ran, e ciò che ancora voglio ottenere, non si spezzi, è cercare in tutti i modi un raggio di luce in questo buio che vuole sembrare perenne, cercare in tutti i modi i Corvi e riuscire finalmente a liberare il cielo dalle loro piume scure e tetre.
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OAV 9. The stranger of ten years afters.
Abbiamo creduto tutti che fosse solo un sogno. Ma in realtà ci sbagliavamo.
Perché? Per saperlo non vi rimane altro che leggere.
Genere: Introspettivo, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Heiji Hattori, Kogoro Mori, Ran Mori, Shinichi Kudo/Conan Edogawa, Un po' tutti | Coppie: Heiji Hattori/Kazuha Toyama, Ran Mori/Shinichi Kudo, Shiho Miyano/Ai Haibara
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Capitolo due
Porshe 356A
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...Porshe 356A…
 
Vide l’uomo dai capelli color platino e gli occhi di ghiaccio prendere il cellulare in mano, e comporre un numero a lui sconosciuto.
Decise di spiarlo e senza fare alcun minimo rumore si nascose dietro una parete lì vicino, sporgendo lievemente il capo all’infuori in modo da poter ascoltare la conversazione del tanto odiato nemico.
Che sta succedendo? Che ci fa Gin qui?
Continuava a chiedersi mentalmente, impaziente di ricevere almeno una risposta a tutte quelle domande che iniziavano a mandargli in tilt il cervello.
Lo intravide mentre accostava l’apparecchio elettronico all’orecchio e accendersi una sigaretta.
Uno squillo…
Due squilli…
Il criminale sembrava a dir poco calmo dinanzi all’attesa, tanto da avvicinare l’orecchio alla spalla e mantenere il cellulare su di essa, mentre controllava e inseriva dei proiettili all’interno della sua Beretta.
Il detective invece, era tutto meno che calmo.
Continuava ad imprecare contro colui che Gin cercava di chiamare da parecchi minuti ormai, e quando stava per raggiungere il limite di sopportazione, improvvisamente sentì l’uomo dallo sguardo freddo e agghiacciante proferire parola.
“Pronto. Sono Gin” cominciò il criminale.
Purtroppo il liceale era troppo lontano, quindi non poteva sentire ciò che la persona dall’altra parte diceva.
“Sì, siamo arrivati davanti al vicolo. Lo stiamo aspettando” continuò, mentre buttava la sigaretta –ormai finita- dal finestrino e ne accendeva un’altra, per poi incastrarla nuovamente fra i denti. “Una valigetta ha detto? D’accordo, prenderemo anche quella già che ci siamo” rispose per poi chiudere la chiamata.
“Allora? Che ha detto?” gli chiese Vodka, che per tutto questo tempo era rimasto seduto senza fiatare.
C’è anche Vodka?! Ma certo, dove c’è Gin c’è sempre anche lui…
Si sbalordì Conan, nel notare solo ora l’uomo robusto e col viso coperto da un paio di occhiali neri, anche lui all’interno della vettura.
“Dovrebbe essere qui a minuti” disse di rimando il biondo, mentre preparava la fidata Beretta nella tasca dell’impermeabile. “Oltre a quello che deve darci, dobbiamo prendere una valigetta. Non ho idea di ciò che si trova al suo interno, ma dopo averla presa dobbiamo ucciderlo” finì con tono atono, senza trapelare ansia né qualsiasi altro tipo d’emozione.
U-ucciderlo..?!
Dannazione, devo fare qualcosa!
Pensò sbattendo piano un pugno sulla parete di mattoni che lo proteggeva da quegli assassini spietati che gli avevano rovinato la vita.
Ma cosa poi? Non posso andare così come Conan, e poi loro sono armati! Pensa Shinichi, pensa…
Fu il rumore delle gomme di un’auto a contatto con l’asfalto che però lo destarono dai suoi pensieri.
Un taxi dai vetri stranamente oscurati.
Da esso ne uscì un uomo sulla quarantina, con una ventiquattrore di pelle tra le mani e l’aria preoccupata, ansiosa e che trapelava una briciola di terrore.
Si avvicinò alla Porshe parcheggiata lì dapprima, e fece cenno col capo alla persona al volante di seguirlo, per poi entrare nel vicolo.
“Vengo anch’io?” chiese Vodka al fratello.
“Se proprio vuoi” rispose l’altro, aprendo la portiera ed inoltrandosi anche lui in quel vicolo disabitato e privo di luce.
“Gin?” domandò titubante l’uomo, vedendo una figura coperta da un impermeabile nero e i capelli lunghi platinati avvicinarsi a sé.
“Sì. Lei deve essere il signor Satoru Ooba” rispose l’altro, seguito dal compagno di crimini.
Intanto Conan, aspettò che entrambi i tre uomini fossero abbastanza concentrati nei loro affari, e cogliendo quel loro attimo di distrazione, si accostò alla parete vicina alla vettura di Gin.
Almeno così potrò sentire ciò che dicono.
Prima però controllò che vicino a lui non ci fosse nessuno, non voleva che l’episodio del Tropical Land si ripetesse, né tantomeno ritrovarsi vent’anni più giovane del dovuto.
Constatò che nei paraggi non vi era anima viva, e lentamente tese la testa in modo da poter captare ogni singola parola o rumore proveniente da quel posto buio e lugubre.
“Esatto” rispose l’uomo, per poi notar qualcosa spuntare dall’inizio del vicolo, dalla parte desta della parete.
“Allora, dove sono le informazioni?” andò dritto al punto l’uomo in nero.
L’altro rivolse uno sguardo al suo interlocutore, poi a quella piccola ciocca trapelante dal muro di mattoni, per poi far spazio ad un ghigno divertito sul suo volto.
“D’accordo” rispose assumendo un’espressione spavalda, per poi riferire ciò che aveva scoperto ai criminali. “Ho fatto alcune ricerche come mi avete chiesto… e sì, Shiho Miyano è morta. Non ci sono più sue notizie da più di dieci anni, ho controllato ovunque ma nessuno l’ha più vista. Come mai v’interessa?”
“Non sono affari tuoi” si limitò a dire il biondo. “Piuttosto, dammi la valigetta” aggiunse allungando il braccio.
L’altro lo scrutò per qualche attimo, per poi passargliela e abbozzare un sorriso spavaldo.
“Ora mi ucciderete, giusto?” chiese, incrociando le braccia al petto.
“Ma come sei perspicace” ironizzò Gin, passando la valigetta a Vodka per controllarne il contenuto.
“Beh, forse cambierete idea se vi dico che ho scoperto anche qualcos’altro” riferì, attirando l’attenzione degli altri due e del detective che stava ancora dietro alla parete di mattoni.
“Parla!” sbottò l’uomo dagli occhi di ghiaccio, mentre gli puntava una pistola alla tempia.
“No, così non va” rispose con tutta calma Ooba. “Prima abbassiamo le armi” finì lui.
L’altro si limitò a sbuffare seccato, per poi riporre la pistola nella tasca da cui poco prima era spuntata.
“Così va meglio?” ironizzò poi.
“Si, così va meglio”
“Ora parla” lo incitò Gin. “Cos’hai scoperto?”
“Che la luce sorge ancora ad est”
“Che significa?!”
“È un codice, sta a voi decifrarlo. Ma vi do un inizio: domani sera al Beika Centre Building, alle 19:40. Troverete la soluzione” rispose per poi allontanarsi, e tornare all’entrata del vicolo.
“Aspetta un attimo” lo seguì lentamente l’altro. “Dove credi di andare?” disse con fare spavaldo, tirando fuori la sua Beretta per la seconda volta in pochi minuti.
“Mm.. io so cose che potrebbero interessarti Gin. Se mi uccidi non potrai mai saperle” replicò l’uomo.
Stettero un paio di secondi a guardarsi, quando il più pericoloso dei due chiamò con un cenno della mano il compagno con la valigetta.
“D’accordo, ma se domani non scopro niente dì pure addio alla tua vita” ghignò, per poi superarlo e avvicinarsi alla macchina.
Oh cavolo..
Pensò il liceale, allontanandosi di fretta da quel posto per non essere scoperto.
“Mi raccomando, non dimenticatelo” gli ricordò il quarantenne, prima di chiamare un taxi per tornare a casa.
“Quello a preoccuparsi dovrebbe essere lei, non se lo dimentichi” rispose con un ghigno divertito Gin, per poi entrare nella fidata Porshe e allontanarsi da quella zona allegra, dove le famiglie passavano i pomeriggi in compagnia, per tornare alla base dove l’unico a regnare era il nero.
 
                                                                                       ***
Corse fino ad arrivare nei pressi di un centro commerciale, dove sicuramente Gin e Vodka non l’avrebbero visto, e si sedette a riflettere sul accaduto su di una panchina lì vicino.
Quell’uomo lo già visto da qualche parte, ne sono certo, ma non ricordò dove…
Rifletté, appoggiando i gomiti alle ginocchia e strofinandosi il mento con le dita.
E poi quel codice “Che la luce sorge ancora ad est”… che vorrà significare?
E Shiho… perché quei criminali la cercano ancora?  E cosa conteneva quella valigetta?
Continuava a chiedersi mentalmente, mentre la gente intorno a lui girava sorridente con parecchie buste fra le mani.
Rimase lì a pensare per qualche minuto, per poi alzarsi ed estrarre il cellulare dalla tasca dei pantaloni.
Sarà meglio avvisare Haibara. Credo che domani al Beika Centre Building ci saremo anche noi.
 
“COSA?!” sbottò la ragazza, gettando la rivista di moda che stava leggendo sopra il tavolino del salotto di casa di Agasa.
“Beh, si… ho visto Gin e…” cercò di spiegarle il liceale, mentre si riaggiustava in viso gli occhiali.
E COSA?! Ti rendi contro di ciò che hai appena detto?!” gli urlò contro Haibara, avvicinandosi pericolosamente a lui.
In quel momento avrebbe preferito essere nell’agenzia Mouri a vedere Oji-san intento a bere birre, piuttosto che assistere ad una Haibara incavolata.
Per tutto il tragitto dal centro di Beika a casa del dottore aveva pensato alla reazione della ragazza nel sentire i nomi Gin e Vodka. Pensava si sarebbe incupita di colpo, avrebbe iniziato a tremare terrorizzata… la sua reazione invece?
“Ma si può sapere dove avevi la testa?! Quegli uomini sono pericolosi! Devi scappare quando li vedi! Non fare il grande detective e metterti a spiarli! Baka!” imprecò la scienziata, per poi lasciarsi ad un sospiro di rassegnazione e sedersi sul divano.
“Comunque” proferì parola dopo tanto tempo il giovane occhialuto. “Non vuoi sapere che ho scoperto?” le chiese con fare spavaldo.
“Sentiamo” rispose lei, mentre ritornava a sfogliare le pagine della rivista che poco prima aveva gettato sul tavolino.
“Continuano a darti la caccia, Sherry” disse Conan, intraprendendo un espressione e un tono serio. L’altra sgranò gli occhi, incredula ma allo stesso tempo terrorizzata alla notizia, per poi ritrovare un po’ di calma e rispondere.
“Sono pur sempre un loro ex membro, è normale che continuino a cercarmi anche dopo dieci anni dalla mia fuga”
“Infatti, però rimane il fatto che dobbiamo stare attenti. Anche se loro ti credono morta, sappiamo benissimo entrambi che Gin non smetterà di cercarti fino a quando non vedrà la tua lapide in un cimitero”
Aggiunse il detective, mentre la ragazza si limitò ad annuire col capo.
“L’uomo che ha fatto ricerche su di te gli ha dato anche una valigetta, non so cosa contenga ma credo qualcosa d’importante”
“Potrebbero essere soldi come polvere da sparo” riflette ad alta voce Haibara.
“Già. E non è tutto” continuò il ragazzo. “Ha detto di aver scoperto anche qualcos’altro. È una specie di frase in codice”
“E che dice?” chiese curiosa la liceale.
“Che la luce sorge ancora ad est” riferì il ragazzo.
“Che significa?”
“Non lo so” rispose facendo spallucce. “Però ha detto che la soluzione la troveremo domani al Beika Centre Building alle 19:40”
“Scommetto che qualcuno qui non vuole mancare all’appuntamento, non è così Kudo-kun?”
“Esatto, non posso proprio mancare”
“Lo sai vero che è pericoloso?” gli chiese Haibara, con uno sguardo che nonostante fosse freddo, trapelava la paura che in quel momento stava provando.
“Si lo so. Ma come ti ho già detto, non posso mancare” ripeté l’altro.
“D’accordo. Ma se fai solo un passo falso, l’organizzazione potrebbe-"
“Rintracciarmi e uccidermi. Lo so, non hai fatto altro che ripetermelo per cinque anni” la precedette Conan. Sì, anche se non erano il massimo, negli ultimi cinque anni quei discorsi gli erano davvero mancati, e non poteva che sorridere al pensiero che forse tutto sarebbe ritornato come una volta.
“Non c’è da scherzare Kudo, lo sai bene anche tu. Ma se sei così deciso nel seguirli, non mi posso fare altro che augurarti buona fortuna” disse la scienziata, dirigendosi verso le scale che conducevano al suo laboratorio.
“Tranquilla Shiho, gliela farò pagare” rispose Shinichi. “Per me, per te e… per Ran” aggiunse arrossendo leggermente all’ultimo nome.
L’altra si lasciò sfuggire un risolino, per poi sparire dal salotto di Agasa.
Ora non resta che prepararsi a domani.
Pensò l’ospite, uscendo dalla porta della villa e tornare all’agenzia.
 
 
 



Blacky's Corner:
Minna konnichiwa! ^^
Ed eccomi con il secondo chap di questa long! :D
Quindi, Gin e Vodka s'incontrano con questo Satoru Ooba (Più avanti si scoprirà perché il nostro Shinichi sospetta di averlo già visto da qualche parte), i MIB continuano a cercare Haibara nonostante sono passati dieci anni.... che conterrà la famosa ventiquattr'ore?? Che signifia "Che la luce sorge ancora ad est"?? Che succederà al Beika Centre Building??
Su detective! aspetto le vostre teorie! ^^
Poooi, dopo quest'altro chap più o meno introduttivo, faranno la loro apparsa anche Ran (Nd tutti: finalmente!) e Kogoro! 
Cmq, spero che il chap vi sia piaciuto ^^
Ma ora passiamo ai ringraziamenti:
Grazie di cuore a Hoshi Kudo, aoko_90, 88roxina94, Kaori13, Kaori_ e Shana17 per aver recensito lo scorso chap.
Grazie ad aoko_90, 88roxina94 e Kaori_ per averla inserita nelle seguite.
Grazie anche a sharry per averla inserita fra le preferite e Shana17 per averla inserita tra le ricordate.
Grazie 100000000000000000 ragazze!! *^*
Beh, non mi rimane che salutarvi e sperare che il capitolo vi sia piaciuto.
A presto!!!

XXX,
Blacky


 
       
 
 
   
 
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