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Autore: Cloe J    10/09/2012    11 recensioni
Dal primo capitolo:
Lei si tolse gli occhiali, si passò la mano tra i lunghi capelli castani e si sedette, la luce che entrava prepotentemente dalla finestra le illuminò uno sguardo magnetico marrone, profondo caldo, cioccolato fuso. Mi rapì, la fissai, con il rischio di sembrare veramente sfacciato:
< Che altro sai di me, oltre che sono un insopportabile scocciatore, un peso, a volte anche un pazzo e evidente anche dopo una fugace occhiata … un malato … - lo dissi sottovoce.
< Ti osservavo prima, mentre parlavi con Jasper, sotto gli occhiali … - rise – sei molto bello!
< Niente mezzi termini! A dispetto di quest’aspetto così mite!
Devo dire che anche tu non sei male, anche tu mi piaci Bella – risi.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Bella/Edward
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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Tratto dal ventiseiesimo capitolo:
Tornai in camera, non appena mi sedetti, aprì gli occhi, erano rossi,
mi spaventai:
<< Oh Edward tesoro! Ho parlato con Lys al telefono,
sta arrivando il dottor Varner.>>
<< Chi è?>>
<< Esperto di terapia del dolore.>>.
<< Cosa?>>, sgranò gli occhi.
<< Edward domani Lys ti dirà meglio tutto quanto, adesso dobbiamo affrontare l’emergenza, devi collaborare.>>
Mi guardava spaurito, gli passai la mano sulla fronte imperlata di sudore, gliela baciai.
<< Aiutami.>>
Lo feci distendere, sembrò averne beneficio.
****
Si era chiuso a riccio tra il dolore fisico e l’agitazione dovuta a questa novità.
Mi misi accanto al letto, provai a prendergli la mano, me la porse ma come se non sentisse nulla, non reagiva, comunque l’avvicinai alle mie labbra e cominciai a baciargliela.
In tutto questo, anch’io avevo la mia parte di difficoltà e avevo bisogno di sentirlo vicino, di sentire il suo calore.
I minuti passavano ma lui continuava a stringere gli occhi, trattenendosi dal gemere, vedevo i suoi occhi riempirsi di lacrime, che faceva cadere, scrollando la testa, volevo aiutarlo in qualche modo, ma non riuscivo a capire come.
Mi chiese di aiutarlo a spostarsi, sperava forse che cambiando posizione, il dolore si alleviasse, si mise una mano sul petto, l’altra mano sugli occhi a celare quel pianto silenzioso, che non riusciva a fermare.
Ero veramente disperata.
<< Amore ascoltami, oggi pomeriggio ho scaricato e corretto le foto di New York, vorresti vederle?>>.
Il suo sguardo si animò, gli asciugai le lacrime, mi sedetti per terra accanto a lui, il notebook aperto dinanzi a lui, si era stretto entrambe le mani al petto, ancora qualche lacrima sfuggiva al suo controllo, ma sembrava si stesse calmando.
Feci partire la presentazione, erano una quantità spropositata, via via che scorrevano le immagini, aggiungevo dei commenti simpatici, dei ricordi, delle impressioni che le foto mi suscitavano, lui mi ascoltava, attento, ogni tanto mi chiedeva di fermarmi, respirava piano, cercando di controllare il dolore che ancora non lo aveva abbandonato e
poi riprendevamo a guardare.
Era mezzanotte quando terminammo, il farmaco aveva cominciato a fare effetto e lui era più sereno, ma i suoi occhi arrossati, mi facevano stare così male, allungò la mano e mi avvicinai alla sua bocca:
<< Ti amo, sei… sei sempre la mia salvezza.>>, si schiarì la voce rauca, gli misi un dito sulla bocca, lui scosse la testa, abbassò il tono e continuò,
<< sono stato anche… anche stavolta uno stupido, ho valutato male, ti… ti prego… aiutami, non sono lucido e continuo a… a fare errori, che… che mi fanno stare peggio.>>
<< D’ora in avanti staremo più attenti.>>, mi appoggiai sul letto.
<< Ti faccio paura così?>>, sollevò la mano con il catetere,
<< ti… ti ricordo Jacob?>>.
Non volevo mentirgli:
<< Non paura… dispiacere. Certo risentire parlare di terapia del dolore, è stata dura, ma sono consapevole che la tua situazione è diversa, temporanea, reversibile, quindi non posso permettere ai ricordi di offuscare la mia razionalità. Devo concentrami su di te, su come aiutarti ad affrontare ogni complicazione, anche con piccole cose, come ho fatto prima con le foto.>>
Prese il pc:
“ Mi chiedo se dimenticheremo mai tutto questo
o se ne saremo sommersi.”
<< Sommersi? Non pensarlo mai, ne uscirai sulle tue gambe e sarai l’uomo più temprato che io conosca.>>
“ E tu la ragazza spremuta dalla malattia del fidanzato?”
<< Edward non credere neanche per un istante che questo possa spegnermi.
Sto vivendo una storia d’amore così unica, speciale, l’amore che provo per te, mi dà forza, determinazione, tu mi dai forza, non mi esaurisci. So che supereremo insieme tutte le difficoltà e continueremo ad
avere una relazione perfetta.>>
<< Perfetta… sì amore mio, tu sei perfetta per me… sei la mia… dolce, granitica Bella!>>, sorrise, avvicinandosi alle mie labbra, mi baciò, sussurrando, << io ce la farò… ce la devo fare. Ti amo. >>

Capitolo 27

Ricominciare

Casa Cullen era tutta addobbata per il Natale, Mark e Liv attendevano sulla porta,
Non appena la pedana toccò terra, si avvicinarono a Edward e lo strinsero, lui ricambiò con un sorriso quel gesto d’affetto, Bella spinse dentro la carrozzina fino alla stanza.
Carlisle si chinò verso di lui, il ragazzo gli passò il braccio sulle spalle, lo prese di peso e lo depositò delicatamente sul letto. Era diventato così magro da essere spostato quasi senza fatica, al contatto con il letto si contrasse per il dolore.
<< Edward.>>, disse dispiaciuto.
<< E’ solo una fitta ora passa, non preoccuparti papà.>>
Rimase immobile e il dottore uscì.
Non appena riprese il controllo, disse sorridendo:
<< Finalmente a casa, sembra sia passato un sacco di tempo, mi mancava tutto di qui, gli ambienti, gli odori, il calore e la mia stanza, il mio letto.
Sai qual è l’unico aspetto che rimpiangerò del ricovero in ospedale?>>.
<< Non riesco proprio a immaginare cosa potrebbe mancarti.>>
<< Averti accanto a me la notte.>>
<< Oh amore!>>.
<< So che non rimarrai più a dormire con me, ora che saremo qui, ma forse è meglio così, hai bisogno di riprendere la tua vita e proprio il capitolo dormire sarà importante, devi recuperare l’enorme fatica che hai fatto in questi giorni e poi ricominciare a studiare.>>
<< Ti resterò ancora vicino, quanto più possibile, ne ho bisogno quanto te.
Per studiare c’è tempo, posso prendermi ancora qualche giorno di vacanza, non sono poi così stanca come credi tu e non ho bisogno di dormire.>>
<< Oh scusa avevo dimenticato di essere il fidanzato di Wonder woman!>>, rispose ironico.
<< Dico sul serio, sto bene.>>
<< Spero che questo non diventerà motivo di scontro tra noi Bella.>>
<< Tu non pensarci e fidati di me.>>
La ragazza sia avvicinò alle sue labbra, iniziò a stuzzicarlo, Edward prese ad ansimare eccitato, lei a quel punto si staccò un attimo e sussurrò:
<< Dovremmo fermarci adesso o non riusciremo più a trattenerci.>>
<< Perché mai dovremmo farlo?>>.
<< Ti sembra forse il caso? Sei appena rientrato dall’ospedale, c’è la tua famiglia in salotto, possiamo rimandare a un altro momento? Magari nel frattempo pensiamo a qualcosa che sia adatto alla situazione.>>
<< Dovremo essere creativi, visto le condizioni in cui sono.>>
<< Sono certa che ci troveremo una soluzione. Ci vediamo dopo pranzo, i miei mi richiedono.>>
<< Ne hanno tutte le ragioni, ci vediamo più tardi tesoro mio.>>
BELLA
<< Per la cena della vigilia, Rosalie ha organizzato una serata.>>, dissi a mia madre, << ma ha lasciato a Edward la scelta di cosa fare e chi invitare.
Può darsi che domani non si senta di far nulla, potrebbe non lasciare neanche la sua stanza, oppure saremo solo noi, la sua famiglia e voi o può darsi che darà carta bianca a Rosalie e allora sarà un festa in piena regola.>>
<< Adesso che è tornato come ti organizzerai?>>
<< Cercherò di stargli vicino il più possibile almeno fino a quando non riprenderà l’università, domani verrà il terapista, poi dobbiamo vedere come reagisce a farmaci ordinari per il controllo del dolore, ci sono tante cose a cui dovremo pensare.>>
<< Posso fare la mamma apprensiva per trenta secondi, hai bisogno di staccare, sei molto stanca tesoro, devi ritemprarti, se crolli, come farà Edward?>>
<< Lo so ma mi viene difficile restargli lontano, valuterò di giorno in giorno, se la situazione migliora, mi comporterò di conseguenza. >>
Casa Cullen era immersa nel silenzio, entrai piano in camera, sembrava dormisse, mi sedetti vicino a letto ad aspettare.
Allungò la mano e mi attirò verso di lui, mi misi in ginocchio e mi tuffai in quegli occhi verdi:
<< Riprendiamo da dove ci siamo interrotti prima?>>, disse.
Lo baciai, mi prese il viso e mi tenne incollata alle sue labbra. Sentimmo bussare, mi scostai leggermente, era il dottore, poggiò una scatola sul comò.
<< Allora ti medico e ti cambio le bende, c’è qualche traccia di sangue, tutto il movimento fatto per tornare a casa può aver fatto sanguinare un po’ le ferite, Bella scusa la domanda ma sei capace di fare delle sottocutanee?>>.
<< Sì dottore.>>, risposi.
<< Papà posso farle da solo, non condizionare Bella anche a quest’impegno.>>.
<< Sono quì ad un passo e posso farlo tutte le volte che ci sarà la necessità.>>
Restai inginocchiata vicino a lui che aveva chiuso gli occhi, aspettando che iniziasse la medicazione, infilai le dita tra i suoi riccioli, poi quando cominciò a stringere il lenzuolo, mi avvicinai e sottovoce gli dissi:
<< Apri gli occhi, guardami, concentrati su di me, ascoltami, respira piano tesoro, sta passando Edward … amore.>>
<< Baciami ancora.>>
Mi avvicinai e cominciai a depositargli dei piccoli baci sulle labbra, rilassò i tratti del volto, rispose ai miei baci e allentò la presa sul lenzuolo.
<< Ho finito.>>. disse Carlisle.
<< Vorrei distendermi sulla schiena, ho male al fianco.>>
<< Fammi dare un’occhiata. È un po’ arrossato, devi evitare per qualche tempo di dormirci sopra, Bella puoi pensarci tu a mettergli sopra un po’ di questa pomata, si è fatto un po’ tardi e con il traffico prenatalizio rischio di arrivare molto in ritardo in ospedale, poi sarò in ferie per tutta la settimana.
Ci vedremo domattina. Riposati e chiamate per qualsiasi evenienza.>>
Non appena uscì suo padre, gli scoprii il fianco e gli misi la pomata:
<< È l’anticamera di una piaga, lo sai vero?>>
<< Non è nulla, è solo un arrossamento che passerà in un paio di giorni, niente film Edward.>>
<< Sicuro, non dobbiamo pensare che la mia malattia abbia le stesse caratteristiche di una a lunga degenza, ho gli stessi arrossamenti in corrispondenza del busto, la circolazione sanguigna è pessima e vista l’immobilità a cui sono costretto, se continuerò così, presto gli arrossamenti si trasformeranno in piaghe. E’ non è finita qui! Lys dice che se il tramadolo non è efficace o ha effetti collaterali fastidiosi, passeremo alla morfina.>>
<< Se… se… Edward per favore, possiamo preoccuparci solo quando e queste possibilità diventeranno certezze, ora che riprenderai a muoverti un po’ di più, starai meglio e risolveremo tutto senza drammi.>>
Rimase a fissare il pavimento, gli sollevai il mento e lo guardai, mi sorrise, mi baciò e disse:
<< Ok mia anima positiva, vieni qui abbracciami, voglio fare il pieno del tuo odore.>>, e si mise a ridere.
Verso le sei arrivò il fisioterapista che gli fece un’ora di mobilizzazione, mangiammo insieme nella sua stanza, poi vinto dalla stanchezza e dalla fatica, si addormentò presto.
Rimasi a fissarlo nella penombra, era magro, pallido, gli zigomi prominenti, le mani e le braccia piene di lividi bluastri per le flebo e i prelievi.
Mi resi conto che riuscivo a nascondere bene la preoccupazione quando stavo con lui, ma ora mi sentivo male solo a guardarlo.
Mi avviai a casa, con la testa piena di pensieri, ma con la speranza che nella calma della propria casa, accudito amorevolmente da tutti noi, potesse riprendersi rapidamente.
EDWARD
La stanchezza accumulata in dieci giorni ed essere tornato nel mio rifugio, la mia stanza, ebbero l’effetto di farmi dormire di sasso.
Al mio risveglio, la vidi seduta accovacciata sulla poltrona, libro in mano, sorridente e distesa, bellissima.
<< Buongiorno.>>, mi disse e si apprestò a baciarmi.
<< Buongiorno anche a te. E tanto che sei lì?>>.
<< Da un pò.>>
<< Che ore sono?>>.
<< Le dieci e mezzo, il terapista arriverà tra mezz’ora, dico a Liv di portarti un’abbondante colazione?>>.
Storsi la bocca.
<< L’ho posta come una domanda? Oh scusa ho sbagliato, doveva essere un’affermazione, devi fare colazione, dobbiamo riprendere qualche chilo amore mio, quindi niente ma.>>
Uscì, passarono cinque minuti e la vidi rientrare insieme e Rosalie che reggeva un enorme vassoio.
<< Buongiorno principe, ben svegliato.>>, mi disse.
Bella si avvicinò e senza dire nulla mi cinse la schiena con le braccia e piano mi aiutò a sollevarmi, Rosalie sistemò i cuscini e mi poggiò sul letto il vassoio.
<< Servizio completo signore.>>, disse ancora mia sorella.
Si sedettero sui due bordi del letto e capii di non avere scampo e cominciai a mangiare.
<< Sapevo che la vostra alleanza sarebbe stata per me un vero disastro, ma non pensavo fino a questo punto.>>
<< E quante storie per una colazione.>>, esclamò Bella, << su mangia e finisci tutto.>>
<< Tesoro mio è vero che sono una maga nell’organizzare.>>, disse Rosalie, << ma si dà il caso che oggi sia il ventiquattro dicembre e la bacchetta magica l’ho dimenticata in Florida. Non vorrei metterti pressione, ma hai deciso qualcosa… tesoro rispondimi!>
<< Posso inghiottire il boccone o vuoi che mi strozzi.>>
<< Dettagli.>>
Un sorriso. Ripresi:
<< Puoi invitare chi vuoi, pongo un’unica condizione, niente cena seduti, voglio potermi muovere e defilarmi nella mia stanza, se è il caso, senza che nessuno se ne accorga.>>
<< Benissimo… tutto quello che desideri.>>, era scattata in piedi, << ok vado a dopo.>>
Era giunta alla porta poi tornò indietro sorridendo, mi baciò e aggiunse:
<< Grazie Edward.>>
<< Grazie e di che? Sei davvero un tesoro.>>
Uscì dalla stanza, Bella sorrideva:
<< L’hai fatta davvero felice.>>
<< So quanto ci tenesse e ha ragione lei dobbiamo festeggiare, dobbiamo ricordarlo questo Natale e sarà indimenticabile, ci sei tu adesso accanto a me e lei, finalmente in famiglia, poi non so quanti anni sono passati dall’ultima festa organizzata in questa casa, sarà divertente vedere cosa riuscirà a mettere in piedi in così poco tempo.>>
<< Tu non sai chi ha coinvolto per darle una mano.>>
<< Alice?>>
<< Chi altro. L’ha messa in pre allarme, dicendole però che bisognava aspettava una tua decisione, ma saranno già adesso al telefono e credo che non passerà molto tempo e il ciclone arriverà qui.>>
Scostai il vassoio, asciugandomi la bocca:
<< Basta sono sazio, non riesco più a mandar giù nulla.
<< Edward è ancora troppo poco, hai bisogno di più mangiare di più.>>
<< Poco alla volta Bella, te lo prometto, ma se adesso tentassi di mettere altro nello stomaco, mi sentirei solo male.>>
Mi guardò sconsolata, ma tra il periodo della preparazione agli esami, in cui mangiavo in maniera disordinata e in quantità minime e la degenza in ospedale, il mio stomaco non era più abituato a ricevere cibo in quantità normali.
Bussarono alla porta, entrò il terapista, Bella si affrettò a portare via il vassoio e rimase sulla porta, lui mi aiutò a distendermi, mi mise il tutore e iniziò a lavorare.
Quand’ebbe finito, Bella si avvicinò e gli chiese:
<< Crede che potrei fare io qualcosa in questi due giorni di festa in cui lei non verrà o rischio di far guai?>>.
<< Bella non occorre.>>
<< No signor Cullen, sarebbe invece molto utile, come vede i movimenti da far fare sono piuttosto semplici, non può arrecare alcun danno.>>
<< Bene allora ci proverò.>>
Clayton salutò ed uscì.
<< Non voglio che faccia anche questo.>>, dissi deciso.
<< Cosa c’è di male?>>
<< Ti stancheresti, le mie gambe sono quasi un peso morto ed io non ho la forza di collaborare quasi per niente, non voglio che tu ti affatichi così tanto.>>
<< Sciocchezze! Smettila vedrai sarò bravissima>>
Prese un fazzoletto dal mio comodino e mi asciugò la fronte, poi mi baciò, scostai involontariamente la testa:
<< Ehi Cullen che succede?>>, disse sollevandosi.
<< Sono a disagio… sono tutto sudato, non faccio una doccia per intero da un bel po’, tutto qui.>>
Rifletté un attimo poi disse:
<< Ma se coprissimo le ferite con cerotti impermeabili e ti aiutassi a fare una doccia, questo migliorerebbe il tuo umore?>>, mi fece l’occhiolino.
<< Io non sono di cattivo umore, non voglio che aggiungi fatica a fatica, ma devo dire che l’idea m’intriga molto come pensi di fare?>>.
<< Nelle tue condizioni il sedile presente nella doccia, non è sicuro, metteremo nel box una sedia che si possa bagnare e il gioco sarà fatto.>>
<< Tu farai la doccia insieme a me?>>
<< Ti aiuterò.>>
<< Un progetto sempre più interessante.>>, risposi malizioso.
<< Non farti strane idee, la doccia è basta, almeno per il momento.>>
<< Dammi il telefono.>>, le dissi.
Dopo aver parlato con mio padre, Bella prese dal suo studio degli enormi cerotti trasparenti, completamente impermeabili, li mise sopra le bende e mi aiutò a raggiungere il bagno.
Ero così impaziente e solo per fare una doccia.
Realizzai con una punta di amarezza, che i semplici gesti quotidiani erano diventati tanto importanti, quanto complessi da mettere in pratica, ma solo l’estrema creatività della mia Bella poteva trovare di volta in volta, soluzioni brillanti e quanto mai originali.
Liv mise una sedia da giardino nella doccia e andò via, Mark aiutò Bella a farmi sedere e ci lasciò soli.
Avevo ancora addosso il pigiama e mi sentivo ridicolo, ero imbarazzato e quasi pentito di questa mia richiesta, farmi vedere in questo stato era per me molto penoso.
Ma lei ormai esperta a leggermi nel pensiero, disse:
<< Non c’è niente di male nel farsi vedere vulnerabili, Cullen la grandezza di un uomo non si vede nel sentirsi o nell’essere invincibile.>>
Chiuse la porta del bagno, entrò nella doccia e mi spogliò, completamente, poi dopo aver accuratamente posato tutto, lasciò cadere a terra i suoi vestiti.
Me la ritrovai dinanzi completamente nuda, bellissima, forse più del solito, mi sorrideva rassicurante.
Miscelò l’acqua e mentre le gocce cominciavano a bagnarmi i capelli, prese la spugna e lasciò cadere il bagnoschiuma, una fragranza si liberò nell’aria, chiusi gli occhi e le presi i fianchi, cominciò a strusciarmi addosso la spugna, con fare lento, mentre l’acqua bagnava anche il suo corpo, il suo profumo di diffondeva dentro la doccia, era inconfondibile.
Non riuscii a resistere che pochi secondi poi poggiai la bocca sul suo ventre e cominciai a baciarla e lei chiuse gli occhi, gettò indietro la testa e sussurrò:
<< Oh Edward, come mi sono mancate le mani.>>
Sospirava e teneva le mani tra i miei capelli, era controllata, nei gesti forse per paura di farmi male, ma il suo corpo invece era completamente in mia balia. La sfiorai appena e si lasciò andare, poi iniziai a toccarla, la sua intimità tra le mie mani, la portai fino al limite.
Era sempre la mia Bella, solo mia, nonostante tutto mia. Mi sentii scosso da un moto di virilità.
Pensai che fosse un miracolo averla ancora tra le mie braccia, , desiderarla ed essere desiderato da lei, poterla possedere ancora, questa era senza alcun dubbio la mia ricompensa, per tutti i sacrifici che stavo affrontando.
Le chiesi di fermarsi un attimo, mi guardò preoccupata:
<< No amore mio tutto bene!>>, m’affrettai a dirle, << sei così bella, vitale, mi fai sentire così uomo e poi ti desidero tanto, vorrei far piano.>>
<< Tutto il tempo che vuoi amore mio.>>
Ripresi poco dopo senza controllo, raggiunsi il mio apice, sussurrando il suo nome, appoggiai la testa sul suo petto sospirando, poi sollevai il viso e sgranando gli occhi ed esclamai:
<< Oh Bella! La pillola! Tu non prendi più la pillola! … Oh Dio come ho potuto dimenticarlo! … Io … io non sono riuscito a trattenermi … Bella.>>
<< Edward… È andata … pazienza. Non preoccuparti non è poi una cosa così tragica.>>
<< Che vuoi dire?>>
Si drizzò e si appoggiò contro il vetro della doccia, si passò le mani sui capelli bagnati e continuò:
<< Intanto visti i miei problemi, non penso sia così semplice che io rimanga incinta, ma anche se dovesse capitare, non ne farei un dramma e tu?>>
<< Io… io… un bimbo adesso! Oh certo non sarebbe certamente facile da gestire, in questo momento.>>
<< Cosa vuol dire difficile da gestire!>>
Colsi una punta di stizza nel suo tono:
<< Bella con me in queste condizioni… una gravidanza…>>
Non aggiunsi altro, mi fissò qualche secondo in attesa, riaprì l’acqua mi sciacquò i capelli e il corpo, poi passò rapidamente anche lei sotto la doccia e uscì, si asciugò in fretta e si rivestì, mi porse un asciugamano che usai per coprirmi e chiamò Mark. Rimasi dentro seduto, consapevole e dispiaciuto per averla ferita, quando fui sul letto, la chiamai.
<< Dimmi.>>, rimase vicino alla finestra.
<< Ti prego vieni qui.>>
Si avvicinò riluttante:
<< Ti chiedo scusa… sono stato indelicato.>>
<< Concordo. Ho così paura di non poter diventare madre, che mi dispiace tu possa considerare questa evenienza come un problema.>>
<< Non è così… non ricordi che ho detto che vorrei un figlio da te… io amo i bambini, ma se ciò accadesse adesso, non potrei starti vicino, non potrei nemmeno seguirti, godermi appieno la gioia dell’attesa, non è egoismo il mio, sarebbe solo dispiacere per non poterti essere d’aiuto.
Perdonami amore… non volevo farti star male…>>, l’attirai a me, << se dovessi essere incinta, sarebbe una scelta pienamente condivisa anche da me, riusciremmo ad organizzarci.>>
<< Non pensiamoci più. È inutile costruire castelli su un’ipotesi così remota.
Adesso ho bisogno di andare a casa per un po’, tornerò dopo pranzo.>>, mi diede un bacio e uscì.
Non le dissi nulla, avevo fatto proprio una cazz…ta, rimasi lì disteso a fissare la scritta “ti amo”, sul muro, sperando che mi perdonasse e che dimenticasse in fretta le mie parole.
Chiusi gli occhi e tentai di far piazza pulita dei pensieri terribili che mi saettavano nella mente, mi lasciai andare e mi addormentai.
<< Pensi di partecipare a questa cena che ho organizzato in tuo onore, dormiglione?>>, stropicciai gli occhi, Rosalie mi stava davanti, con le mani ai fianchi e il cipiglio serio.
<< Che ore sono?>>
<< Le sette. Tra mezz’ora cominceranno ad arrivare gli ospiti e tu sei ancora da restaurare. Forza che ti do una mano … ma Bella? … L’ho vista dopo pranzo, tu dormivi ed è andata via, è successo qualcosa Edward?>>
<< Abbiamo avuto una discussione.>>
<< Niente di grave spero?>>.
<< Mi auguro di poter riparare alla stupidaggine che ho fatto.>>
Anche Mark dovette aiutarmi per riuscire a vestirmi, ero a terra e meno collaborativo del solito, chiesi a Rosalie di mettere il busto sotto la camicia, non volevo si notasse più del dovuto.
A dire il vero adesso, avrei voluto rintanarmi nella mia stanza e non vedere nessuno, ma Rosalie era lì accanto a me, mi accudiva con una tale sollecitudine, non potevo darle questo dispiacere.
Mi portò in salotto, mio padre e mia madre erano seduti sul divano, stavano sorseggiando un bicchiere di vino, avevano il viso disteso, accoccolati una all’altra.
<< Edward hai riposato tanto.>>, disse mia madre.
Le sorrisi, allungai la mano, lei si avvicinò:
<< Sono così felice di averti a casa … di avervi … tu e Rosalie.>>
<< Anch’io mamma.>>
Bussarono, era Jasper con i suoi genitori, poco dopo arrivarono Alice e Angela con le loro famiglie, rapidamente, mi ritrovai circondato dai miei amici e dai loro genitori, ma continuavo a guardare in direzione della porta, in attesa o forse nella speranza che arrivasse, avevo tanta paura che avesse deciso di non venire più. E forse me lo sarei anche meritato.
Quando vidi entrare anche Renèe e Charlie, mi mancò veramente il respiro:
<< Renèe dov’è Bella?>>, chiese Rosalie, facendoli accomodare.
<< Era chiusa nella sua stanza, si stava ancora preparando credo, ci ha detto di precederla.>>
Abbassai la testa, mi sentii sconfitto. Spinsi la sedia fuori dal salotto, verso la cucina, contento che nessuno mi seguisse.
Mi versai un bicchiere di vino e mi sistemai vicino alla finestra, dopo qualche minuto, sentii una mano sulla spalla:
<< Si dice che chi beve da solo, ha qualcosa da dimenticare.>>
Scrollai le spalle.
<< Dov’è Bella, come mai non è con te?>>.
<< Le ho detto delle cose stupide e gravi, che l’hanno ferita, se non volesse vedermi per un po’, potrei capirla.>>
<< Non è possibile, non sarebbe da Bella.>>
Sentimmo il campanello, Jasper si spostò, dinanzi alla porta, io mi presi un altro bicchiere di vino e restai a guardare fuori.
<< Professor Long.>>, sentii dire a mia sorella, << mi fa piacere che abbia accettato il mio invito.>>
Non prestai orecchio alla risposta, m’irrigidii.
<< Professore.>, dissi entrando, << è un piacere averla qui.>>
<< Il piacere è mio, sarebbe stato veramente difficile e quanto mai scortese declinare il gentile invito di sua sorella.>>
<< Sì Rosalie sa essere molto convincente, la ringrazio per essere venuto tante volte in ospedale per informarsi delle mie condizioni, ma non doveva disturbarsi tanto.>>
<< Non è stato un disturbo… Bella?>>
<< Non è ancora arrivata.>>, si affrettò a dire Rosalie, << prego accomodatevi ho già servito gli aperitivi … Edward.>>
Mi avvicinai al tavolo presi un bicchiere di champagne e lo alzai:
<< A mia sorella Rose, al piacere di averla qui questo Natale e ai tanti momenti felici che mi ha regalato, da quando ritornata in famiglia.>>
<< Oh Dio Edward.>>, arrossii violentemente, mi baciò.
Sentimmo ancora il campanello, Mark aprì, mi sporsi a guardare verso la porta, era lì ferma, mi mossi, ma lei svelta annullò la distanza tra di noi e mi disse all’orecchio:
<< Scusa la solita ritardataria. Perdonami.>>
<< L’unico imperdonabile, stupido, insensibile sono stato io. Ti chiedo scusa, sono così felice che tu abbia deciso di venire. >>
<< Hai pensato davvero che ti avrei lasciato solo?>>.
Mi baciò, poi sospinse la sedia fino al salotto e si sedette accanto a me.
Le tenevo la mano, come se avessi paura che andasse via, ma alla fine mi rilassai, ci lasciammo circondare da quell’atmosfera festosa, piena di entusiasmo.
Mia sorella s’intratteneva in conversazione con il professar Long, ogni tanto incrociavo il suo sguardo e lui mi sfuggiva, decisi che gli avrei parlato direttamente, lo vidi vicino alla finestra e approfittando dell’assenza di Bella, lo raggiunsi:
<< Si sta divertendo?>>, sobbalzò.
<< Oh sì grazie! I suoi amici e la sua famiglia sono veramente una compagnia piacevole, poi Rosalie…>>.
<< Lei è eccezionale! Scusi la franchezza ma lei è interessato a mia sorella>>
<< Sua sorella… oh no!>> rispose confuso. << la trovo una bellissima donna ma io … no non sono interessato.>>
Sorrise.
<< Sa sono per natura iperprotettivo e molto geloso delle donne della mia famiglia.>>
<< Ne ha tutte le ragioni ed è davvero un atteggiamento che condivido molto.>>
<< Bene raggiungo Bella, si diverta.>>, si sistemai meglio sulla sedia e andai verso la mia stanza.
Mentre parlavo con Long, il dolore alla schiena si era intensificato in un lasso di tempo molto breve. A quel punto, mi resi conto che non avevo fatto l’iniezione, raggiunsi il letto e facendo forza sulle braccia, riuscii a trascinarmici sopra, sentivo delle fitte intense e prolungate e non riuscivo a trovare una posizione che attenuasse il male.
Passarono pochi minuti e Bella entrò:
<< Amore.>>
<< Fa male Bella! Fa male!>>.
<< Ha fatto la dose pomeridiana?>>.
<< No!>>
<< Come no.>>
Preparò in fretta la siringa e me la fece, quindi mi sollevò la camicia e piano cominciò a carezzarmi la schiena, poi a massaggiarli delicatamente, chiudevo gli occhi e respiravo, cercando di controllare gli spasmi che sentivo, poco dopo entrò mio padre:
<< Cosa è successo Edward?>>
<< Pomeriggio non ha fatto l’antidolorifico.>>, rispose Bella.
<< Bella è andata via a pranzo e mi sono addormentato, quando mi sono svegliato non avevo dolore, non ci ho più pensato, poco fa si è scatenato in maniera così violenta … papà non riesco a muovermi, fa troppo male!>>
<< Chiamo Varner vediamo cos’altro possiamo fare.>
<< Lascia stare papà è la Vigilia di Natale… aspettiamo, speriamo mi calmi, torna dagli ospiti, trova una scusa, vedrò di raggiungervi, ma ti prego non dire nulla alla mamma.>>
<< D’accordo.>>
Mi stringevo le braccia al petto e respiravo, Bella continuava a lisciarmi la schiena:
<< Parlami, raccontami qualcosa ti prego.>>
Si avvicinò e sottovoce cominciò a raccontare delle feste natalizie trascorse a New York, con Jacob e di come trascorrevano la vigilia, mi raccontò degli Oneida e delle loro strane usanze.
La sua voce mi distendeva, la sua vicinanza era come sempre confortante, spostava la mia concentrazione dal dolore che provavo.
Non so quanto tempo era passato ma il dolore si era attenuato.
<< Vuoi provare a tornare di là?>>, chiese.
<< Sì ma ho bisogno di stare disteso.>>
<< Non credo proprio che qualcuno avrà obiezioni.>>
Si aprì la porta, era Rosalie:
<< Tesoro … cos’hai?>>.
<< È tutto passato, aiutami a sedermi, voglio far onore a questa bellissima serata che hai organizzato per me.>>
Sulla porta sfoderai un gran sorriso, ero davvero contento di aver superato la crisi e potermi godere ancora la compagnia di tutti.
Rosalie e Bella mi fecero distendere sul divano, non ero neanche troppo imbarazzato, in fondo avevo intorno tutte le persone che mi conoscevano e mi amavano, non c’era niente di male, scambiai uno sguardo con Long, mi sorrise e restò in disparte.
La festa proseguì con la cena, Bella continuava a scattare foto, che poi mi faceva vedere, erano bellissime, mi godetti le infinite attenzioni delle mie amiche, giocammo a black-jack, Emmett e Mike dettero fondo alle loro doti di intrattenitori e quindi ci godemmo l’alba sulla veranda sorseggiando un gustosissimo punch caldo.
Felice e stretto tra coloro che mi amavano, trascorsi un Natale davvero da ricordare.
BELLA
Seppur molto stanco continuava a parlare e scherzare con i ragazzi, io con la testa sulla sua spalla, giocherellavo con i suoi capelli, ascoltavo Jessica e Alice, stavano programmando una serata speciale per Natale, in un locale a Los Angeles:
<< Alice non sei ancora andata a casa a dormire e già pensi a un’altra festa, ma dove la prendi tutta quest’energia?>>, sbottai.
<< Vorrei ricordarvi che il quattro gennaio ricomincia l’università, a metà marzo ci saranno le sessioni di esami invernali e ho promesso a mia madre di restare in regola con le materie.
Quindi ora voglio divertirmi più che posso! Domani potremo provare a portarti con noi.>>
<< Alice non credo sia il caso.>>, dissi.
<< Vedremo… può darsi che possa farcela, non spegniamo l’entusiasmo del folletto sul nascere.>>, rispose.
<< Ragazzi direi che ora di togliere le tende.>>, disse Jasper, << altrimenti rischiamo di addormentarci qui nel giardino e passare il pranzo di Natale, ancora in casa Cullen.>>
<< Jasper scusami.>>, disse Bella, << potresti farmi una foto! Ho monopolizzato l’uso della macchina e non ne ho neanche una con Edward.>>
Mi strinsi a lui e lo baciai, Jasper ne fece una serie e mi riconsegnò la macchina, li rivedemmo e Edward sorrise.
<< Grazie per lo splendido Natale, indimenticabile davvero.>>, disse.
<< Che stupido a ringraziarci.>>, disse Emmett, << ci siamo divertiti da pazzi! Rosalie è una maga a organizzare, Alice ne hai da fare di strada, per raggiungere i suoi livelli, riuscire a metter su una serata simile in così poco tempo. Mitica!>>.
<< Ci sentiamo più tardi.>>, disse Jasper, << fammi sapere come stai e se dobbiamo venirvi a prendere.>>
Andammo direttamente nella sua stanza, mi guardava soddisfatto:
<< Torni a casa?>>.
<< Dovrei.>>
<< Però mi avevi fatto una promessa.>>
<< Edward sono le sei e mezza, mettiti comodo, ho un regalo per te.>>
<< Un regalo.>>
<< Dopo esser data andata via, ho preso l’auto, ho fatto un giro, per schiarirmi le idee e alla fine ho capito che non tu non c’entravi, avevi detto una cosa saggia, sono io che vivo con questa paura che mi annebbia anche la capacità di razionalizzare.
Poi ho pensato che avere te sempre accanto, essere così serena, forse farà cambiare la situazione, mi sono rilassata e mentre girovagavo ti ho preso un piccolo regalo.>>
Aprii la borsetta e gli porsi un sacchettino di velluto blu, lo aprì e prese un braccialetto era in caucciù e aveva una placchetta d’oro su cui avevo fatto incidere “ti amo”, sul retro avevo fatto scrivere “chi sa soffrire, tutto può osare”, la lesse, glielo misi, l’accolsi tra le mie braccia.
<< Io non ti ho preso nulla, accidenti il nostro primo Natale insieme e non ho pensato a regalarti qualcosa.>>
<< Io l’ho già avuto il mio regalo, è talmente prezioso e mi ha reso così felice che nessuna cosa materiale può reggere il paragone.>>
<< Buon Natale amore mio.>>
<< Buon Natale anche a te, ti amo mio dolcissimo, coraggioso Edward.>>
Non ebbi il coraggio di lasciarlo, stava stretto a me con uno sguardo sognante, mi tolsi il vestito, indossai una sua t-shirt e tornai accanto a lui.
<< Grazie amore mio.>>
<< Ti prego non farlo, smettila di ringraziarmi, sono felice e basta così.>>, dissi e lo baciai.





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Ci svegliammo solo pomeriggio inoltrato, mi rivestii in fretta ed entrai nel salotto con gli occhi bassi, imbarazzata, i Cullen erano tutti seduti. Edward era raggiante, guardava sua madre, sua sorella, mi carezzava, mostrando tutta la sua soddisfazione.
Corsi a casa a cambiarmi, declinammo l’invito di Alice, Rosalie uscì con i suoi amici e noi cenammo tutti insieme.
La serata in famiglia, trascorse piacevolmente, accanto a lui, abbracciati sul divano semplicemente guardando un film.
Era stato uno dei più bei Natale che avessi mai vissuto.
I giorni a seguire furono molto intensi, Edward e Rosalie passavano tanto tempo insieme, a parlare ore e ore, raccontarsi miriadi di episodi, nel calore familiare, che a entrambi era mancato; io dedicavo una parte della mia giornata ai miei genitori, in giro con mamma per negozi e con papà, che sarebbe partito per affari tra qualche giorno, abbracciati sul divano, a farci le coccole.
A volte stentavo a credere che mio padre fosse tanto cambiato in un lasso di tempo così breve, era più aperto, più coinvolto da ciò che mi accadeva, preso ed attento a tutto ciò che mi riguardava. Adoravo questo suo cambiamento, mi faceva sentire finalmente rientrata nel suo mondo inferiore, di nuovo meritevole del suo affetto e della sua considerazione.
EDWARD
Qualche giorno dopo Natale, papà chiese al dottor Lys di venirmi a visitare:
<< I punti sono quasi tutti cicatrizzati, ma preferisco toglierli la prossima settimana, quando verrai in ospedale. Come procede la riabilitazione?>>
<< Bene, abbiamo interrotto solo il giorno di Natale e il ventisei, è piuttosto faticosa, ma riesco a reggerla.>>
<< Devi cominciare a fare qualche passo, le ferite sono suturate e l’assetto posturale deve tornare normale e cominciare riprendere un po’ di tono, sempre e solo con il tutore.>>
<< Mi sta facendo dei segni in corrispondenza delle ossa del bacino avanti e dietro e sulla spalle, che posso fare?>>, chiesi.
<< Il tutore è fondamentale adesso ti sostiene e protegge le zone operate, non mette sotto stress gli impianti, che devono ancora assestarsi, facilita la guarigione delle fibre tendinee e muscolari che sono stati recise durante l’intervento, è indispensabile.>>
<< Ho capito!>>, risposi irritato, << ma se vengono fuori le piaghe che devo fare?>>.
<< Metti uno spray e delle pomate, te le prescrivo, Edward sono gli ultimi disagi.>>
<< Si certo solo che in questo momento ogni novità porta con sè solo fastidi.>>
<< La prossima settimana vorrei spiegarti come procederemo per la timectomia.>>
<< Di già?>>
<< Controlleremo innanzitutto con una radiografia come procede la stabilizzazione della colonna, ma dobbiamo cominciare a pensare di risolvere la miastenia. Non potrai essere operato prima di un mese, ti descriverò la tecnica toracoscopia che intendiamo utilizzare, ma ne riparleremo più avanti. Scappo in ospedale, ci vedremo il tre gennaio per i punti, passa un buon Capodanno e salutami la tua ragazza.>>
Mi riappoggiai sui cuscini, le mani dietro la testa a fissare il soffitto, poco dopo entrò Bella, si fermò sulla porta e sorrise, mi guardò:
<< Vieni.>>, allungai le braccia.
<< La visita? Come è andata?>>.
<< Tutto come da programma. Lo scienziato dice che devo iniziare a camminare, come se fosse semplice, dimentica che per me mai nulla è semplice, sono Edward Cullen una complicazione continua.>>, risi.
<< Che succede… amore, qualcosa ti ha turbato?>>.
<< No il solito malumore post-Lys.>>
<< Oggi posso richiedere qualche attenzione in più? Ho bisogno di coccole.>>
La guardai preoccupato, si distese accanto a me, le cinsi le spalle:
<< Dovrei essere felice per quello che sto per dirti, ma non ci riesco completamente.>>
<< Bella mi sta venendo l’ansia.>
<< Ho il ciclo, mi è venuto stamattina.>>
<< Davvero! Ma dai Bella.>>
<< Certo erano cinque anni che aspettavo questo momento, ma adesso… lo so è pazzesco… ma adesso io avrei voluto … oh Dio Edward sto vaneggiando! Non farci caso.>>
<< Ho capito Bella… ma un passo alla volta tesoro! Se ti è ritornato il ciclo significa che tutto sta tornando normale, il tuo medico aveva ragione nel dire che era solo un problema psicologico e quindi quando vorrai un bambino potrai averlo.>>
<< Quando vorremo...>>
<< Certo amore quando vorremo un bambino… lo avremo.>>
Era riuscita superare un blocco psicologico così grave, un episodio che aveva segnato tutta la sua vita sessuale.
Potevo dire grazie a me? Grazie al mio modo di amarla, di farla sentire donna?
Ero veramente tanto felice, dimenticai tutte le mie stupide inquietudini e la tenni stretta.
Entrò il terapista. Mi disse che aveva parlato con il dottor Lys e aveva ricevuto indicazioni di iniziare a farmi camminare. Mi fece un po’ di mobilizzazione e poi mi aiutò a spostare le gambe fuori dal letto, poggiai i piedi per terra, mi porse le braccia e mi alzai sorretto da lui, non stavo in piedi da quindici giorni e stentavo a reggermi:
<< Come si sente?>>, chiese il terapista.
<< Strano, ho delle forti fitte alla schiena e le gambe non riescono proprio a muoversi, ma devo pur provare a camminare.
Si pose al mio fianco e provai a muovere un passo, ne feci qualcun altro, ma il dolore s’intensificava e la mia concentrazione andava a farsi benedire, gli chiesi di riaccompagnarmi a letto.
<< Signor Cullen, vedrà sarà ogni giorno più facile, il busto le sarà molto utile, le darà sostegno e non sovraccaricherà la schiena. >>
Non appena fu uscito, Bella si avvicinò:
<< E’ bello rivederti in piedi.>>
<< Già ma è ancora troppo poco, la schiena mi sta dando il tormento.>>
Guardò l’orologio:
<< È presto per fare l’analgesico, posso accorciare i tempi, ma solo dopo pranzo.>>
<< Non ce la faccio a mangiare adesso!>>
<< Niente capricci, mi faccio dare da Liv qualcosa e ti faccio pranzare qui.>>
<< Bella.>>.
<< Vado e torno, t’imbocco se vuoi?>>, sorrise.
<< Non è trattandomi come un bambino che mi si aprirà l’appetito?>>.
<< Vedremo.>>
Dopo poco rientrò:
<< Ho portato rinforzi.>>, dietro di lei c’era Angela.
<< Ciao tesoro come stai?>>
<< Un fiore… ma non so di quale bruttissima pianta.>>
<< Sei favoloso come sempre.>>, mi carezzò il viso e si sedette.
<< Sei sola?>>
<< Sì Lee è a Pasadena da parenti tornerà per Capodanno.
Ehi Cullen vedi di riprenderti, Alice, Emmett e tua sorella hanno idee bellicose per la notte del trentuno.>>
<< Come no… credo proprio che dovranno recedere da ogni proposito, sto proprio da schifo.>>
<< Ma dai Edward.>>, disse Bella, incrociando lo sguardo con Angela.
Mi passò una compressa di gastroprotettore e poi iniziò a tagliare la bistecca:
<< Davvero non ce la faccio a mangiare.>>
<< Sforzati o non potrò neanche farti l’analgesico.>>
Aprii la bocca e ingurgitai ciò che lei porgeva controvoglia, allora abbozzò un sorriso.
Angela descrisse i programmi del gruppo per il Capodanno, Rosalie pensava di organizzare una festa in una villa a Malibù e Alice, che ci aveva preso gusto, la stava aiutando.
<< Oh no Angela!>>, disse Bella, << Non credo di voler passare il mio primo Capodanno con Edward in mezzo a una bolgia di persone che neanche conosco, Alice riuscirà ad invitare mezza Los Angeles e per Rosalie è il primo Capodanno a casa dopo tanto tempo è giusto che si circondi di tutti i suoi amici.>>
<< Non credo proprio che sarà una bolgia, vedrai sarà una festa super organizzata e ci saremo noi, staremo insieme, ci divertiremo, non avremo certo la necessità di fare public relations, potremmo starcene per conto nostro!>>.
<< Edward non mi guardare in quel modo, so che stai pensando che lo faccio solo per te … non è così, almeno non completamente, la verità è che non sono in forma, sono stanca, non credo di potercela fare.>>
<< Se stai male non insisto.>>, dissi, << ma se possiamo pensarci su un giorno o due prima di dare una risposta, vediamo come ti senti, io potrei anche reggere.>>
Era confusa, scambiò uno sguardo con Angela e disse:
<< Ascolta Angela in un altro momento avrei detto di sì senza pensarci due volte, sai che se vedo Edward così deciso, lo seguo a ruota, ma ora come ora, non so, datemi qualche giorno, vedrò come mi sento e vi farò sapere.>>
<< Ok dirò ad Alice di lasciarvi in pace e aspettare la vostra risposta. Tesoro ti lascio ci risentiamo domani un bacio.>>
<< Cosa ti fa male?>>, le chiesi appena fummo soli.
<< Tutta la parte bassa della pancia, ma è normale e poi mi sento a terra.>>
<< Ne parlo a mio padre?>>.
<< Ho già preso un appuntamento con il ginecologo per domattina.>>
<< Tieni sotto controllo la situazione, per favore.>>
<< Tranquillo non mi dissanguerò, né lascerò che questa cosa mi sfugga di mano, So di essere molto preziosa.>>,
<< Sei molto di più che preziosa, sei il mio amore… devi aver cura di te, come ne hai di me.>>, la baciai, mi soffiò sulle labbra, << amore mio devo parlarti e non mi viene facile per niente affrontare questo argomento, dopo andato via Clayton, ho riflettuto sul fatto che il Contramal non basta più a farmi star bene, o meglio non è sufficiente a farmi fare tutto quello di cui ho bisogno, ossia mettermi in piedi, riprovare a camminare, prepararmi all’altro intervento e per la rieducazione.>>
<< Dove vuoi arrivare?>>.
<< Voglio chiedere a Lys se posso passare alla morfina.>>
<< Come?>>.
<< Al punto in cui sono, ritengo sia meglio affrontare di petto la situazione, con una compressa da dieci milligrammi di morfina sarei coperto quatto ore, con il livello analgesico superiore, non avrei il fastidio delle iniezioni, ma soprattutto potrei fare fisioterapia, alzarmi e muovere qualche passo, senza dolore, riprenderei a dormire …>>
<< Perché non ci riesci?>>
<< Non dormo una notte intera da cinque giorni, esclusa la notte della vigilia. Mi sveglio per le fitte e non riesco a riaddormentarmi, diventa un vero strazio.>>
<< Perché non me l’hai detto?>>
<< Cosa avresti fatto, ti saresti trasferita da me e avresti ricominciato la vita fatta in ospedale? No grazie, preferisco che riposi tranquilla, nel tuo letto, a casa tua.>>
<< Non pensi agli effetti collaterali?>>.
<< Non sarebbero diversi o più gravi di quelli che ho avuto già, prenderei i cosiddetti farmaci adiuvanti.>>, mi stavo innervosendo,<< mi farei controllare spesso, non rischierei certo di più di adesso.
Sto cercando di superare in fretta il disagio e le preoccupazioni che a questa cosa mi provoca, ma non ho scelta, non posso continuare a lungo in queste condizioni, devo tirarmi su e in fretta, ho troppo da perdere e non posso permettermelo.>>
Mi guardava, fisso e aveva i lucciconi, le presi la mano e la strinsi:
<< Ti prego Bella appoggiami anche stavolta, ormai non posso più tornare indietro e devo fare tutto il necessario per raggiungere il miglior risultato possibile.>>
Chiamai Lys mi ascoltò attentamente, disse che avrebbe incontrato mio padre in reparto e gli avrebbe spiegato tutto e che avrebbe dato a lui le indicazioni terapeutiche.
Mi rilassai almeno mentalmente, andammo in salotto e trascorremmo il pomeriggio a giocare a carte con Rosalie e mia madre, nell’attesa che rientrasse mio padre.
Sapevo già che avrei dovuto affrontare l’argomento con tutta la famiglia e che non sarebbe stato facile.
BELLA
Quando vidi l’espressione del viso del dottor Cullen, sulla porta, lessi tutta l’apprensione che lo affliggeva, lui non aveva certamente preso bene le intenzioni di Edward.
Andò a cambiarsi e ci raggiunse in salotto:
<< Giornata pesante amore?>>, chiese Esme, mentre lo guardava versarsi da bere.
<< Abbastanza.>>
Si sedette accanto a sua moglie e sorseggiò il suo drink, lo guardai preoccupata.
<< Hai parlato con Lys?>>, esordì Edward.
<< Sì.>>, rispose lui secco.
<< Che ne pensi?>>.
<< Sono molto preoccupato.>>
<< Che succede?>>, chiese Rosalie.
<< Ho chiesto al dottore di passare alla morfina.>>, rispose Edward.
<< Cosa!>>, esclamò Esme.
<< Il Contramal non è efficace a tenere sotto controllo il dolore, soffro troppo nel fare la rieducazione, non riesco a riprendere a camminare e poi non riposo bene, mi sveglio tante volte e la mattina sono troppo stanco, sono come un cane che si morde la coda.>>
<< Forse hai bisogno solo di un po’ di tempo in più per riprenderti.>>, disse ancora sua madre.
<< Sono passati quindici giorni dall’intervento non ho avuto grandi miglioramenti.>>
Il dottore posò il bicchiere e disse:
<< Varner mi ha dato il protocollo terapeutico, mi ha anche indicato i farmaci che devi associare per evitare gli effetti collaterali, ha detto che dovrò farti un emogas ogni tre giorni e tenerlo aggiornato, ma ha acconsentito alla tua richiesta.>>
<< Non capisco Carlisle, trovo assurdo che Trevor sia d’accordo … lo so anch’io cosa rischia con la miastenia. La morfina mi sembra una scelta eccessiva!>>
<< Eccessiva mamma, su che base la giudichi eccessiva? Non puoi sapere quanto dolore sento, durante la giornata … solo io posso decidere di cosa ho bisogno! In questi mesi non mi sono mai lamentato? Se sono arrivato a questa scelta e perché non riesco più a sopportare.
Reggere la riabilitazione, che è diventata più intensa e riprendere un minimo di tono muscolare delle mie gambe, per iniziare a reggermi, prima dell’altro intervento, sono fondamentali e in queste condizioni non ci riesco.>>
<< Bella.>>, riprese sua madre, << tu eri al corrente di questa sua decisione?>>.
<< Me ne ha parlato dopo pranzo.>>
<< E cosa ne pensi … sei d’accordo con lui? Rispondimi Bella!>>.
<< Ma perché ti stai rivolgendo a lei in questo modo mamma!>>, gridò Edward.
<< Voglio capire se almeno lei può indurti a ragionare o se anche lei non si rende conto della gravità della cosa.>>
<< Signora Esme, Edward ha riflettuto prima di fare questa sua scelta, ne ha parlato con il suo medico, io cosa potrei dirgli?
Ha ragione lui quando dice che noi non possiamo capire cosa sente, quanto intenso sia il dolore, quanto sia stanco di sopportarlo.
Da quando lo conosco hai fatto sempre le scelte giuste, quindi io credo sia legittimo appoggiarlo anche in questa.>>
Mi erano venuti fuori dei lacrimoni incontrollati, mi dispiaceva che Edward mi vedesse in queste condizioni, ma non riuscivo proprio a trattenermi, mi asciugai in fretta gli occhi.
Il dottor Cullen si alzò, prese alcune scatole di farmaci:
<< Ti ha prescritto il Duramorph, è una compressa a rilascio immediato, comincerai con una da dieci milligrammi ogni quattro ore, è la dose minima, vediamo se è efficace altrimenti Varner tarerà la dose in base al livello di dolore, questo è il farmaco per tenere sotto controllo l’acidosi respiratoria, è chiaramente più forte del precedente, domani porteranno una bombola di ossigeno, la voglio in casa, per qualsiasi evenienza, questi sono per la nausea e il vomito, li prenderai al bisogno e questo è per la stipsi.>>
Sua madre era scattata in piedi ed era uscita di corsa dalla stanza, Rosalie l’aveva seguita:
<< Potevi spiegarmi tutto dopo, da soli, senza coinvolgere il resto della famiglia o Bella!>>.
Carlisle ribattè:
<< Edward da oggi in poi avrai tutti noi addosso, non ti lasceremo mai un minuto solo, dovrò controllarti regolarmente e sto pensando di prendere un infermiere che ti segua giornalmente.>>
<< Non pensarci nemmeno, non ne ho bisogno!>>.
<< Edward calmati.>>, gli dissi.
<< Non ho bisogno di nessuno, posso badare a me stesso, poi considera che il quattro gennaio riprenderò l’università e quindi dovrò gestire il mio tempo fuori da qui, da solo.>>
<< Ma sei impazzito!>> esclamò suo padre, << non sei in condizione di tornare ai tuoi ritmi normali, è ancora troppo presto, non è passato neanche un mese dall’intervento. Stai facendo una scelta affrettata!>>
<< Non credo proprio, magari non seguirò tutte le materie previste, ne sceglierò alcune, ma non manderò la sessione in malora.>>
Intervenni:
<< Cerchiamo di ragionare con calma. Intanto avrai una settimana per testare la terapia, vediamo come reagisci, il tre gennaio hai la visita di controllo e insieme a Varner vedremo cosa dicono le analisi poi in base a come ti sentirai e a quello che ti diranno i dottori, prenderemo in esame la questione dell’università, senza forzare nulla. Sei d’accordo che la tua salute e l’esito favorevole degli interventi sono le tue priorità?>>.
<< Mi sembra chiaro non sono incosciente!>>.
<< Bene allora godiamoci questo periodo di vacanza, non creiamo motivi di tensione o conflitto e in questa settimana lascia che tuo padre ti controlli strettamente.>>
<< Prenderai la prima compressa alle otto, così da regolare gli orari di somministrazione e crearti il minor disagio possibile di notte.>> ed uscì.
<< Chiama Jasper e vedi se lui ed Alice vogliono andare fuori a cena, ho bisogno di svagarmi ma non di stare nella confusione.>>
Rosalie mi venne incontro mentre stavo uscendo:
<< Vai a casa? Posso accompagnarti?>>.
Sulla strada disse:
<< Sta facendo una pazzia?>>.
<< Non credo e poi Lys e Varner non avrebbero dato il loro consenso, se i rischi fossero eccessivi.>>
<< Sta davvero tanto male, per aver bisogno della morfina.>>
<< È bravo a dissimulare, non vuole farci preoccupare, ma dev’essere veramente dura.>>
<< Il suo fisico così debole, potrà reggere a tutto questo?>>, le tremava la voce.
<< Vuoi che sia sincera? Non lo so, ora posso solo stargli accanto e aiutarlo.>>
<< Io devo ripartire il due mattina, devo rientrare in Florida, sono molto indietro con il lavoro, ma adesso non me la sento di lasciarlo.>>
< Io sarò sempre con lui, tuo padre e Lys non lo molleranno un istante, ma tua madre però deve tranquillizzarsi, in questo modo rischia solo uno scontro ed Edward finirebbe solo col chiudersi di nuovo a riccio con lei.>>
<< Le ho parlato e spero che papà farà il resto, ma siamo stravolte, cerca di capirci.>>
<< Lo immagino, ma allo stesso modo ho imparato a conoscere a mie spese le reazioni di tuo fratello e posso solo consigliarvi di stargli vicino e sostenerlo, se non volete che vi tagli fuori.>>
<< Ora chiamo Alice e mi tiro fuori dall’organizzazione del Capodanno, sarebbe meglio forse fare qualcosa di meno stancante per lui, una cosa in famiglia.>>
<< No parlane con lui, invece potrebbe aver bisogno di distrarsi totalmente:>>
Rientrai in casa a passo spedito, arrivai in camera mi gettai sul letto, sentivo un gran mal di pancia e poi avevo trattenuto un pianto che, abbracciandomi al cuscino, aveva trovato il suo libero sfogo.
Sentii una mano sulla testa, mia madre era arrivata silenziosamente come sempre a consolarmi:
<< Se ti serve parlamene, ma se ti fa star male anche solo ripensarci, posso abbracciarti e lasciarti piangere, capirò.>>
Rimasi in silenzio, singhiozzando, poi mi asciugò le lacrime, mi porse un vestito e uscì dalla stanza, sulla porta disse:
<< Metti un buon strato di trucco o non fregherai Edward.>>
<< Ho sempre la scusa del dolore mestruale volendo.>>
<< Insomma! Quel ragazzo è troppo intuitivo, ti consiglio di celare quegli occhi rossi! Pensi di farcela domani per la visita dal ginecologo o l’annullo?>>
<< Dai per scontato che non dormirò in casa.>>
<< So che avete bisogno di stare insieme, quindi decidi, potresti anche andare con lui domattina.>>
<< Non so, ti farò sapere.>>
Mi preparai di corsa, ero in ritardo come al solito, presi l’auto e raggiunsi casa Cullen, mi aspettava sul portico, era compiaciuto e bello da morire, Rosalie gli aveva portato un sacco di vestiti, aveva un jeans sbiadito, un maglione e una giacca fantastici e poi quel sorriso che gli illuminava il viso, era sì magro e pallido, ma stupendo.
<< La sua carrozza principe.>>, gli dissi andandogli incontro.
<< Oh sì! E che autista, sei bellissima amore!>>, mi avvicinai, mi baciò, poi mise la mia mano sul suo petto ed esclamò, << non raccontarlo in giro che ma esci con Ironman. Brava mia sorella vero?>>
<< Una maga.>>
<< Sei così attraente.>>, aggiunse Rosalie, << che nessuno si concentra su una così insignificante imperfezione, per giunta celata sapientemente da un abbigliamento super trendy.>>
<< Certo… certo la perfezione in carrozzella.>>, disse Edward, << andiamo prima che Rosalie continui con le sue scemenze.>>
Lo sostenni appena e lui si sollevò, poi Mark lo aiutò ad arrivare al sedile e a sedersi agevolmente, il suo viso non mostrò alcun segno di dolore, ne fui contenta e preoccupata insieme.
Salutò con la mano e partimmo, subito dopo disse:
<< Rilassati ho preso tutte le medicine, prima di uscire, ho dietro qualcosa se dovessi aver nausea.
Riguardo a mia madre non ci siamo incrociati, capisco che non riesca ad accettarlo e ho deciso di darle un pò di tempo, lei è fatta così e mi dispiace che sia così sconvolta, voglio aspettare che se ne faccia una ragione.
Soddisfatta, adesso baciami e portami in giro su per le colline di Hollywood, prima di andare al ristorante, vorrei respirare un po’ d’aria, ti ricordo che sono chiuso in casa da quindici giorni, mi merito un tour di Los Angeles by night.>>
Girammo in auto mezz’ora, salimmo sulle colline e ci fermammo a guardare la veduta di Los Angeles illuminata.
Era euforico e mi raccontava delle storie del liceo, quando aveva iniziato ad uscire con i ragazzi, poi raggiungemmo Alice e Jasper, in un ristorantino ad Hollywood:
<< Che bello vederti di nuovo in giro.>>, disse Alice.
<< Posso muovermi abbastanza sia pure grazie a mille accorgimenti. Ascolta non mi stressare per il Capodanno, me ne hanno già parlato Rosalie ed Angela, vi faremo sapere come sempre all’ultimo secondo. Poi ho deciso che riprenderò con voi l’università, almeno in questo mese vorrei frequentare e provare a non compromettere la sessione.>>
<< Quando è fissata l’altra operazione?>>
<< Forse a fine mese, ma Lys dovrà valutare la situazione generale, prima di procedere.
Comunque te lo sto dicendo, perché dovreste riprendere tutti voi, a dare una mano ad Bella, altrimenti comincerà a fare la trottola tra il suo dipartimento e il mio, con il risultato di ridursi ancor più magra, più stanca e più stressata di oggi, niente commenti Bella, non hai diritto di replica.>>
<< Nessun problema.>>, rispose Jasper, << come intendi organizzarti? Spero non tutta la giornata, perché tu parli di Bella, ma ti sei guardato allo specchio?>>.
<< Viva la franchezza! Penso di restare solo al mattino, sono più riposato e reggo sicuramente meglio.>>
<< Verrai all’università con Bella e a turno ti riporteremo a casa per il pranzo.>>
<< State organizzando tutto come se io non ci fossi.>>, intervenni.
<< E’ proprio quello che intendevo fare.>>, disse, << tu mi spupazzi tutto il resto della giornata, lascia che i miei amici godano anche loro della mia presenza, egoista.>>
<< Simpatico.>>, risposi.
Iniziammo a cenare, conversando, di tanto in tanto incrociavo il suo sguardo, si soffermava, mi sorrideva, era veramente sereno.
Mi accarezzava e mi passava la mano sulla pancia, era così sensibile; nonostante tutto quello che aveva passato e stava tuttora affrontando, si preoccupava per me, di come mi sentissi.
Non ci accorgemmo nemmeno che era molto tardi, così presi dal nostro parlare, Edward, guardò l’orologio, si mise la mano in tasca e tirò fuori i due blister, prese le pillole e riprese a parlare come se niente fosse accaduto, sbocconcellando un dolce, poi si rivolse ad Alice e disse:
<< Ascolta in questi giorni ho la tendenza a prendere decisioni al momento, caricandomi di tutte le responsabilità.>>, mi fece l’occhiolino.<< Facciamo che organizzi anche per noi, ho il sospetto che sarò in piena forma per Capodanno e così anche la mia piccola, vero Bella?>>
<< Come vuoi tu amore, in fondo voglio proprio vedere cosa sapete organizzare gente della costa ovest per Capodanno. Mi fa veramente specie non vedere neve, non sentire freddo, senza guanti, sciarpa e cappello e invece, passeggiare su una spiaggia, coperta appena da un giubbotto.>>
<< Potrai indossare uno dei fantastici mini abiti che Rosalie ha portato per te!>>, disse lui sorridendo, << E io mi godrò quel tuo corpicino mozzafiato, semiscoperto.>>
<< Sei un vero impertinente.>>
<< A chi vuoi darla a bere.>>, s’intromise Alice, << viste le tue ultime performance da Otello. Passerai tutta la notte con gli occhi addosso a Bella, attento se qualcuno si avvicinerà più del dovuto o se le faranno delle avance e magari dovremo sedare qualche rissa.>>
<< Che esagerata. Mi dipingi come un macho attaccabrighe e invece sono praticamente un relitto.>>
<< Un relitto?… Non fare la vittima… quando c’è di mezzo Bella riusciresti ad affrontare anche un bisonte.>>
Abbassai lo sguardo compiaciuto.
<< Lei ti annebbia la percezione, non ti chiedi neppure, se una cosa sia fattibile o no, non esistono più ostacoli impossibili, tu prendi di petto tutto e basta.>>
<< Alice.>>, intervenne Jasper.
Edward rispose:
<< No… no ha ragione, accanto a lei niente mi sembra irrealizzabile, ma in una cosa si sbaglia di grosso, in quattro mesi non mi ha mai consigliato qualcosa che non fosse alla mia portata o che non avesse risvolti positivi per me! >>
Mi baciò, ci alzammo e ci avviammo verso la porta, Jasper si attardò, capii al volo e rallentai anch’io:
<< Com’è che siamo tornati agli analgesici a compresse?>>.
<< Quella è morfina a rilascio immediato.>>
<< Cosa dici!>>.
<< Ha cominciato oggi, quattro ore fa.>>
<< Non è troppo?>>
<< Forse era il dolore a essere troppo Jasper, ecco perché, visti gli effetti collaterali della morfina, se dopo la visita di controllo, potrà riprendere l’università, non dovremo perderlo di vista neanche un attimo. >> << Organizzeremo tutto per bene, non deve correre rischi inutili e non devi vivere nell'angoscia continua. >>
<>
Presi l’auto, aiutammo Edward a entrare li salutammo:
<< Dove si va mio principe?>>, gli chiesi.
<< A casa Bella, hai notato che è un po’ tardi?>>.
<< Appunto dove andiamo?>>.
<< Resterai con me stanotte?>>.
<< Sì amore, rimane da decidere, dove andare a dormire.>>
<< Cottage, ho requisito il doppio mazzo di chiavi, ormai è il nostro nido, nessuno può entrare senza chiedermelo.>>
<< È troppo freddo per te e quel letto non è comodo.>>
<< Con te accanto potrei dormire bene anche in Alaska, in un sacco a pelo. Andiamo.>>
Dopo aver resa più calda la stanza, lo aiutai a togliersi vestiti e armatura, come la chiamava lui, ci distendemmo, aveva uno sguardo sognante, mi sembrava di rivivere momenti passati, prima dell’intervento, sbirciò l’orologio e lo guardai anch’io mi alzai e presi i farmaci, una bottiglietta d’acqua e glieli porsi. Mi disse:
<< Amore niente sguardo triste stanotte, sono veramente al top, tra le tue braccia, sto bene, ti desidero così tanto, facciamo l’amore, posso farcela, basterà stare attenti.>>
Ci lasciammo andare a un rapporto morbido e dolce, era tanto tranquillo, il suo viso mi diceva che tutto andava bene, che non aveva male, mi sentii sospesa tra una gioia infinita per averlo accontentato e una preoccupazione che mi attanagliava lo stomaco, sapendo bene come avesse raggiunto questo benessere.
Si abbracciò al mio petto, passarono davvero pochi minuti e si addormentò, riconoscevo un altro degli effetti con cui avrebbe dovuto convivere, la letargia improvvisa, quanto profonda.
La sua vita da adesso sarebbe stata preda di tutta una serie di spiacevoli inconvenienti, ma ero cosciente che combattere il dolore era assolutamente necessario. Non aveva confessato a nessuno quando soffriva, era stato ancora una volta attento e preoccupato più per chi lo amava che per se stesso.
Il mio Edward, ancora una volta stava facendo una scelta coraggiosa e azzardata. Questo pensiero m’invase la mente e allora non riuscii a trattenere le lacrime.
E buon pomeriggio
Come state… rientrate nei ritmi di lavoro…. Io sì scuola, casa, figli e due gattini cuccioli che corrono per tutta la casa.
Ebbene sì mio marito mi ha fatto trovare al mio rientro dalle vacanze due piccoletti una miele e uno nero a cui ancora non abbiamo dato un nome (si accettano suggerimenti), certo il mio Kobe smarrito in Sicilia, mi manca tanto, ma questi due cuccioletti devo dire mi stanno conquistando giorno per giorno ed hanno soprattutto consolato un pò i miei due figli.
Bene dopo gli eventi accaduti in casa Cloe (mi sento Linus di radio Deejay con casa Linetti) passiamo alla storia (che forse può interessarvi di più).
Il rientro in casa di Edward, così desiderato, atteso, anche se siamo ben lontani dal riprendere i ritmi di prima dell’intervento e poi il Natale, la festa, la famiglia e gli amici, un vero toccasana per lui.
La necessità di riprendersi di iniziare da subito a rendersi indipendente… e ahimè il controllo del dolore… passare alla morfina, un vero colpo.
Che mi dite del disegno un po’ spinto della nostra Lalayasha, gradite il lato b della nostra Bella, o avreste preferito il lato A di Edward…vedo le vostre facce vogliose!
Ma come non soffermarsi poi sulla bellissima notizia,(passata forse un po’ sottotono, viste le circostanze) della ricomparsa del ciclo per la nostra piccola, forte Bella, era prevedibile che ciò accedesse? Sono stata forse un po’ troppo scontata… il ginecologo aveva ragione… superare il trauma con serenità e io aggiungerei una relazione sessuale così intensa, dolce, accattivante, da favola.
Relazione da favola sì, ma ancora in costruzione, la reazione di Edward all'errore nella doccia e poi quella di Bella, denotano come ancora gli equilibri tra i due, su certi argomenti siano alquanto fragili e soprattutto come sia fragile l'animo del nostro protagonista che, con tutte le ragioni possibili, ha la tendenza ad andare in crisi molto facilmente.
Un bacio grandissimo a tutte voi, sono sempre attenta alle vostre recensioni e ricevo sempre molto volentieri consigli e suggerimenti sull'impostazione della mia storia.
A presto
Cloe J
  
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