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Autore: Yuna_Orange    10/09/2012    3 recensioni
(Dal capitolo 13)
- Posso sapere almeno che cazzo ci fai qui? – Sputò, acida.
Quello ci pensò su, prima di rispondere con uno scialbo: - Non lo so, Gaho ieri notte mi ha portato qua. –
Cane traditore!
- E ti sembra una spiegazione sensata? –
- Boh, forse: avevo sonno e non sapevo neanche dove mettevo i piedi. –
- Ah, adesso sì che ha senso! –
Genere: Fluff, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 3 - We Belong Together
 
 
 La febbre ormai era andata via ed era passata quasi una settimana da quando Nives l’aveva accolto in casa sua. E doveva ammettere che ci si trovava proprio bene. La ragazza, nelle lunghe giornate che aveva speso a dormire a causa della febbre, gli aveva procurato dei vestiti nuovi, principalmente felpe e tute. Non avrebbe mai potuto ringraziarla abbastanza per tutto quello che stava facendo per lui.
Quando le chiese come mai parlasse con disinvoltura anche il coreano, lei gli rispose che, indecisa se studiare lingua giapponese o coreana, alla fine aveva deciso di studiarle entrambe.
Apprese che era italiana e che si trovava lì in Giappone in qualità di traduttrice e che lavorava principalmente a casa, che aveva delle date di scadenza da rispettare e che doveva recarsi in ufficio di tanto in tanto per aggiornare il suo editor o per fare da interprete.
Quella mattina, Nives era costretta andare in ufficio: doveva fare gli auguri per l’anno nuovo ai suoi colleghi e aveva l'obbligo di partecipare a ben due riunioni.
- Mi raccomando, non combinare guai, io sarò di ritorno questa sera. Questo è il mio numero di cellulare, per qualsiasi cosa chiamami. – 
Era sempre premurosa nei suoi confronti. Si comportava da sorella maggiore nonostante fosse di un anno più piccola di lui. Ma la cosa non gli dava fastidio. In realtà non poteva che esser grato a quella ragazzetta, con lei, nonostante convivessero da pochissimo, riusciva a sentirsi se stesso. Non doveva contenersi, non doveva essere T.O.P., rapper dei BigBang, seducente e affascinante a tutti i costi. Con lei era solo Choi Seung-hyun, un ragazzo buttato fuori di casa dai propri genitori. Perché era questo che le aveva raccontato.
Ok, le aveva rifilato una bugia, era anche poco credibile, ma che avrebbe dovuto fare fare?
Certamente non poteva dirle la verità.
 
 
E così si ritrovò solo.
Era la prima volta che la ragazza lo lasciava a casa da solo.
Pensò di chiamare GD. Doveva chiamarlo appena arrivato in Giappone, ma non ne aveva avuto la forza.
Sapeva già cosa lo aspettava: un JiYong ululante per la rabbia, un Daesung preoccupato, un Taeyang già pronto per partire e raggiungerlo e un SeungRi incantato sulla frase – Quando torni? - .
Accese il cellulare e vi trovò, come previsto, valanghe di chiamate perse: 382 per GD, 297 per Dae, 392 per Tae, 451 per Ri e in più un altro centinaio di chiamate.
Sono nella merda. Mi uccideranno.
Compose il numero di G-Dragon e attese.
- TU! – Tuonò la voce del leader.
- Io…-
- Dovevi chiamarmi appena arrivato!! Ti rendi conto che ormai ti davamo per disperso?!? DOVE SEI BRUTTO IDIOTA? DEVO VENIRE LI’ E METTERTI SOTTO CON LA MIA MACCHINA!! – Aveva dovuto allontanare il cellulare dall’orecchio tanto che gridava forte.
Quando non sentì più sbraitare, si mise di nuovo in ascolto.
- …Hyun…ci sei? – Era la voce di Tae.
- Sì, sono qui. Scusatemi se non vi ho chiamato subito, ma ho avuto…ecco, un piccolo cambio di programma –
- Aspetta che imposto la chiamata in vivavoce –
- HYUUUUN!!! – La voce di SeungRi – Quando torni? Qui è una noia senza di te, non fanno altro che lamentarsi: ‘e quando chiama, perché non si fa vivo? ‘ –
- Ma lo chiudi un po’ il becco? – La voce di Taeyang era seccata, come se non avesse fatto altro che zittire il maknae per tutto il giorno.
- Ma GD e Dae dove sono? Non li sento…-
- Ti sentiamo forte e chiaro Hyun! Non ti preoccupare, siamo qui! – Annunciò D-Lite.
- Sentiamo un po’, perché non c’hai chiamati? – Sentiva la rabbia del leader scorrere da ogni singola parola.
Così decise di raccontare tutto.
Raccontò di come, atterrato sul suolo giapponese, avesse preferito prendere un treno piuttosto che un altro aereo; di come avesse conosciuto Nives e di come quella ragazza si fosse preso cura di lui, ma soprattutto spiegò che lei non sapeva chi fosse.
- Credo sia l’unica persona in tutta l’Asia che non conosca i BigBang! Per i primi due giorni ha continuato a chiamarmi Choi-kun!! –
Silenzio.
- Sei sicuro che non ti abbia riconosciuto? Almeno un po’? Eppure il Giappone è pieno anche delle nostre foto…- Taeyang sembrò in qualche modo deluso.
- Secondo me ti sta solo illudendo. Penso che sappia benissimo chi sei, ma lo tiene nascosto per non farti scappare via – Sputò acido JiYong.
- Non mi sembra una persona così subdola, non si chiama mica Kwon Ji Yong! –
Sentì tre dei suoi compagni sghignazzare e avrebbe giurato che in quel momento GD stesse per esplodere.
- Fa come cacchio ti pare! Poi quando lei comincerà a voler fare l’arrampicatrice sociale, non venire a piangere da me!! –
- Pff…lei non si chiama neanche Miku! -
Ancora silenzio. Ma questa volta era denso.
Non avrebbe mai dovuto pronunciare quel nome. Sapeva quanto il ricordo di quella ragazza ferisse l’amico.
Poi SeungRi spazzò via la pesantezza di quel silenzio esordendo con una delle sue affermazioni fuori luogo: - Ma sai quanto me ne importa di come si chiama! Piuttosto, passiamo alle cose serie, com’è messa? –
T.O.P., ancora dispiaciuto d’essersi fatto scappare quel nome, non aveva capito dove voleva andare a parare il maknae – Eh? –
- Dai che hai capito! E’ il prototipo della ragazza mediterranea, tutta tette e culo? – *SCHIAF* - AHIA! Ma che ho detto di male? –
- M-ma ti sembrano domande da fare?? – Disse un Taeyang, probabilmente più rosso di un peperone.
Seung-hyun ci rifletté pure su, prima di rispondere: - Sei un pervertito, Ri, questo è noto a tutti. Comunque non lo so, non c’ho fatto caso –
- UH? – Erano increduli, tutti e quattro.
- Ehi, ehi, non è mica colpa mia se si veste come un maschio. Sempre felpe e tute. –
Sentì G-Dragon ridere come un pazzo.
- Immagino che sia pure brutta come la peste! – Disse poi, ridendo ancora più forte.
- Ma quanto sei cretino, tu? E poi la bellezza di una persona non sta tutta nell’aspetto fisico – Gli disse, serio.
- Ok, ragazzi avete sentito? La tipa che ha accolto Bingu è un cessooo!! – GD si stava vendicando come meglio poteva, lo sapeva.
- Sei un idiota senza cervello!! –
 
 
Continuarono a chiacchierare per quasi due ore. Parlarono anche del tour incombente, degli impegni che avevano i quattro membri e di lavoro in generale.
Al momento dei saluti Dae cominciò con i discorsi da mammina premurosa: - Mandaci un messaggio ogni giorno!! Non farci stare in pensiero, per favore. – Quando parlava così faceva tenerezza anche ad una parete di granito, come dirgli di no? – E una volta alla settimana, almeno, chiamaci, che ci manchi! –
- Lo farò, anche voi mi mancate –
Ed era vero, loro erano i suoi fratelli, la sua famiglia.
 
 
                                                       ~~~~~
 
 
L’ufficio distava una ventina di minuti dal suo appartamento.
Vi si recò in moto.
Lei adorava quell’arnese, anche se non era un’esperta, non era mai andata così in fissa per le due ruote da appassionarsi più di tanto.
Semplicemente lì su si sentiva libera.
Era come liberare la tigre nascosta nella sua anima, diventava euforica, tanto da rendersi irriconoscibile alle persone che la conoscevano poco.
La sua era una Suzuki Hayabusa. Tutta nera.
 
 
Sarà stata una buona idea lasciarlo a casa da solo?
Più ci pensava, più era preoccupata.
Quel ragazzo gli sembrava un incapace.
Non sapeva cucinare, non sapeva pulire, non sapeva mettere in ordine una camera.
Zero.
Lo aveva testato per due giorni, ma niente. C’aveva ricavato solo un gran mal di testa.
L’unica cosa che sembrava fare bene era leggere, perché quando gli fece vedere lo scaffale contenente i libri in coreano gli si illuminarono gli occhi e ponderò a lungo sulla scelta del testo che avrebbe letto.
La cosa non gli dispiaceva, anche a lei piacevano i libri. Come potevano non piacerle se ci lavorava 24 ore su 24?


Arrivata davanti alla struttura, trovò il suo editor, il signor Hiro Miroji, in attesa, con due tazze in mano.
Chiamarlo ‘signor Miroji’, però, significava invecchiarlo di almeno venti anni.
Aveva la sua stessa età, 24 anni. Era il figlio del capo, ma non per questo la strada che percorreva era tutta rose e fiori. Anzi il Miroji-senior  faceva di tutto per mettergli i bastoni fra le ruote e verificare la sua effettiva bravura, per appurare il fatto che il lavoro che occupava fosse meritato al 120%.
Aveva stretto amicizia con quel ragazzetto, che in realtà la trattava come una regina, nonostante fosse una sua subordinata.
“Buongiorno, Nives-san! Questo è per te!” le disse, porgendogli una delle tazze che aveva con se “è mocaccino, il tuo preferito!” aggiunse, con un sorriso a 32 denti.
“Oh, grazie, non dovevi Hiro-san” rispose Nives, imbarazzata.
Si scambiarono i soliti auguri per l’anno nuovo ed entrarono nell’edificio.
 
 
Durante le due riunioni alle quali era tenuta a partecipare, Nives non doveva fare altro che da interprete. In una doveva mediare per un gruppo di editor, dall’italiano al giapponese e viceversa. La seconda era più importante, era una riunione fra dirigenti, per gemellaggi e diritti, dal coreano al giapponese.
Fare da interprete le svuotava il cervello per poi lasciarla sfibrata. Guai ad andare nel pallone, soprattutto durante la seconda riunione, sarebbe stata licenziata, un solo passo falso e l’avrebbero buttata fuori. E la colpa di tutto questo era dovuta anche alla bella parentela del suo editor.
 
 
Prima di ritornare a casa, comprò del sushi, non aveva la forza di mettersi anche ai fornelli quella sera.
Entrata in casa trovò colui che aveva soprannominato Ao-san steso beatamente sul divano, che dormiva, appropriatosi delle sue cuffie che aveva collegate al suo cellulare.
Curiosa di sapere che tipo di musica ascoltasse quel tipo, ne prese una.
Era in coreano, ed era musica…pop?
Le sembrava quasi una serenata, la musica era malinconica, ma non troppo.
Prese il cellulare e lesse il titolo: ‘Always’.
Doveva ammetterlo, quella canzone era davvero bella. Le sue orecchie non erano abituate a quel genere di musica, ma, tutto sommato, non era male.
 
 
                                                     ~~~~~
 
 
Si era addormentato con le cuffie nelle orecchie, riascoltando le canzoni che, solo una settimana prima, gli facevano venire i conati per quante volte le avesse ascoltate, cantate e ballate. Ma i suoi amici gli mancavano e l’unico modo per sentirli vicini era ascoltare la loro musica.
Aprì un occhio e nel suo campo visivo ne trovò un altro, chiuso.
Spaventato, s’alzò a sedere di scatto.
- C-che cosa stavi facendo? – Disse rivolto alla sua ospite, col cuore che batteva a mille per lo spavento.
- Ero curiosa di sapere che musica ti piacesse – rispose lei, pacata – scusa se t’ho fatto paura –
Seung-hyun tirò un sospiro di sollievo.
- Chi è che canta quella canzone? – chiese la ragazza.
- Quale canzone? –
- Prima, c’era una canzone davvero bella…mi pare che il titolo fosse ‘Always’ –
- Ah – T.O.P. era un po’ spaventato da quella domanda. Aveva paura che i sospetti di GD in qualche modo fossero fondati.
- Quelli sono i BigBang, un gruppo coreano – le disse, cercando di non dare a vedere la sua agitazione – tu…tu non li conosci? –
- A dire la verità, no. Non mi è mai interessata la musica coreana o giapponese, anche se una mia amica voleva convincermi a dargli una chance –  non sembrava che stesse mentendo – mah, che ci vuoi fare? Il mio amore per i gruppi rock e metal americani non può morire così…-
Musica rock?
- Ah! Quindi a te piace quel genere di musica! Sentiamo, che gruppi ascolti? – T.O.P. cercava palesemente di far scorrere il discorso su un altro binario, sperando che la ragazza non andasse a cercare informazioni sul gruppo che aveva udito poco prima.
Non voleva essere trattato anche da lei come un idol.
Non voleva perdere quell’amicizia che, sentiva, sarebbe potuta sbocciare fra di loro.
Non voleva perderla.
 
 
Si rese conto dopo d’aver sbagliato a chiedere quali gruppi le piacessero.
Cominciò a parlare dei Green Day e dei loro album, per poi passare ai Three Days Grace, agli Slipknot, ai Breaking Benjamin passando per i Blink 182, per i Sum 41, per gli Escape The Fate fino a giungere quasi alla fine, dove si dilungò ad insegnargli la storia dei Led Zeppelin, degli AC/DC, dei Guns’n’Roses e dei Deep Purple.
T.O.P. non ce la faceva più.
Ma si faceva coraggio pensando Preferisci questo o che faccia domande scomode sui BigBang?
Dopo più di un’ora e mezza passata ad ascoltare quella specie di lezione sulla Nives’s Music, finalmente mangiarono.
 
 
C’aveva riflettuto tutto il giorno.
Sarebbe dovuto andare via da quella casa, non c’era più motivo di starsene lì.
Eppure qualcosa lo frenava. Non gli dispiaceva la compagnia di quella ragazza.
Dopo aver mangiato l’ultimo uramaki che gli spettava, cominciò:
- Ti sembrerò indiscreto a chiederti questa cosa…ma tu quanto paghi d’affitto? – Era intenzionato a chiederle di dividere la spesa, così da poter continuare a vivere lì.
- Nulla, questa casa è mia. È il ‘regalo per la laurea’ da parte di tutta la mia famiglia. Carino no? – disse lei, col sorriso sulle labbra – Tranquillo, non mi devi niente, se stai considerando l’opzione di ripagarmi in qualche modo, non ci pensare neanche. Non accetterei nulla, sappilo. –
- Ma che fai, leggi nel pensiero? –
 
 
L’appartamento della ragazza era abbastanza grande. Nell’ingresso c’era il tradizionale gradino che segnalava al visitatore di togliersi le scarpe prima di entrare e c’era un mobiletto con dentro tutte le scarpe della padrona di casa e 7 paia di pantofole, per eventuali ospiti. L’ingresso era separato, per mezzo di un muro basso, dal salotto, che era tutt’uno con la cucina. Lo stesso salotto aveva un ampia vetrata, dalla quale si poteva vedere Tokyo in tutto il suo splendore. Da quello spazio si accedeva a tre stanze: una era la camera da letto di Nives, l’altra un bagno e l’ultima era una camera vuota, quasi inutilizzata, che la proprietaria usava come studio…più che altro ci metteva dentro i libri che non potevano più entrare nella sua libreria, già stracolma, e cianfrusaglie d’ogni genere chiuse in grandi scatoloni.
- Da oggi questa è la tua camera, contento? – Gli disse Nives aprendo la porta di quest’ultimo locale.
- Quanta roba c’hai ficcato qui dentro? – Chiese T.O.P., avvilito all’idea di perdersi nel labirinto di scatoloni che occupavano la camera.
- Non fare quella faccia, domani mattina diamo una bella pulita e buttiamo tutto. Stanotte dormirai ancora nella mia camera. –
 
 
                                                     ~~~~~
 
 
Nives si svegliò per prima.
Come al solito.
Neanche le cannonate riuscivano a svegliare quella testa azzurra.
Ma lei l’avrebbe svegliato, con le buone o con le cattive.
Erano ormai le 9 e mezza del mattino quando si decise a buttarlo giù dal letto.
Lo scosse gridando: - Seung-hyun! Seung-hyun, svegliati!! –
Niente, le buone non funzionavano.
Prese la gatta, che era accorsa in camera, e gliela mise in faccia.
Un fiasco totale, continuava a dormire.
Di solito, se non si svegliava neanche con il ‘Cat Attack’, lo lasciava dormire.
Ma quella mattina no. Almeno un po’ l’avrebbe aiutata nelle faccende, anche se era un completo disastro.
- Ah, anche questa mattina non l’avrai vinta! –
Gli tirò di dosso le coperte e quello si mise in posizione fetale.
Quanto è carino!
Non poté non pensarlo. Dormiva beato e in quella posizione sembrava un bambino piccolo.
Doveva aver fatto tenerezza anche ad Aria, perché gli si avvicinò e cominciò a strusciare il musetto sul naso di quel bambinone.
Con sua grande sorpresa, quel tocco così innocente riuscì a svegliarlo.
La mia gatta ha i superpoteri.
Quello, che non s’era accorto della sua presenza, cominciò ad accarezzare la micia, che, tutta contenta, gli faceva le fusa.
- Pure Charlie…quanto mi manca…-
- Chi è Charlie? – Chiese Nives, senza il minimo tatto.
Seung-hyun sobbalzò. Si girò verso di lei e la guardò, con un po’ di malinconia negli occhi: - Oh, buon giorno anche a te, eh! – Disse, abbozzando un sorriso. Appena sveglio la sua voce era cavernosa, ancora più bassa, sembrava uscita dall’oltretomba – Charlie è il mio cane –
- Hai un cane? E hai lasciato un povero cucciolo solo in chissà quale posto? –
- Ma che solo, lui se la spassa, è in compagnia di Gaho e Boss –
E mo chi è questa gente?
La sua faccia confusa parlava per lei.
- Sono i cani di due miei amici, si prendono cura anche di lui ora –
- E questi due non potevano ospitare pure te, già che c’erano? –
La sua affermazione lo gelò. Il ragazzo divenne prima color gesso poi color pomodoro.
- Ehmm…non potevo disturbare…uhmm…la loro quiete…-
- Ah! Ho capito! I tuoi amici sono gay e tu non volevi ‘disturbarli’ – rise – Potevi dirmelo chiaramente, eh! – Un caso disperato, il suo livello di delicatezza rasentava lo zero.
Con sua grande sorpresa, Ao-san rise fino alle lacrime.
- Sì, ci hai azzeccato! – E rise ancora più forte, per quanto fosse possibile.
 
                                                     ~~~~~
 Quella tipa era un mito.
Appena GD e Taeyang avessero saputo che erano stati scambiati per una coppia omosessuale, o sarebbero scoppiati a ridere o sarebbero morti sul posto per l’imbarazzo.
- Smettila di ridere e muoviti, che dobbiamo mettere in ordine la tua camera! –
Le rispose con un sonoro sbadiglio.
Agli ordini generale!
 
Certo è che in quella stanza c’aveva ficcato di tutto.
C’erano libri, vestiti, mobili, addirittura trovarono un gommone lì dentro.
La sentiva dire qualcosa in italiano ogni tanto, ma non chiese il significato delle sue parole, perché capì da solo che erano imprecazioni varie.
Avevano gia accumulato 13 scatole piene di ciarpame vario e cose che non le servivano più, che andavano buttate.
La vide trafficare con una scatola più grande delle altre.
Le si avvicinò per aiutarla, quando la ragazza gli chiese: - Ti può essere utile un tapis roulant? –
A quella domanda T.O.P. rispose con un sorriso smagliante.
- Lo prendo per un sì – e lasciò la scatola al suo destino.
Il rapper era giustappunto preoccupato per la sua linea. Se fra cinque mesi fosse ritornato in Corea con 20 kg in più, il suo manager lo avrebbe ucciso. Quell’aggeggio lo avrebbe salvato da morte certa.
 
 
Quella notte, per la prima volta dopo mesi di silenzio, ricevette un messaggio da parte di Park Bom.
‘Mi manchi <3’
 
 
 
The idiot’s space o(゜∇゜*o)(o*゜∇゜)o〜♪
Buona sera!! (o buon giorno, dipende da quando leggete ._.’’) Eccoci qui con il terzo capitolo di V.I.U *fiera* credevo di non finirlo più -_-
Ah…sì..devo spiegare il titolo del capitolo...non voglio che fraintendiate. Quindi dico semplicemente che con questo bel titolone (?) volevo sottolineare quanto uniti fossero i BigBang (: niente di più u_ù
Per il resto…è inutile che parli…vado direttamente a nascondermi *scappa*
 
Devo ringraziare quelle santissime e pazientissime persone che hanno avuto la premura di lasciarmi una recensione. Vi voglio bene! *^*
Grazie anche a chi ha anche solo letto questa roba, voglio bene anche a voi! Ùwù
 
Baci, abbracci e biscottini a tutti voi!
Good Bye!
Yuna.
   
 
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