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Autore: Mistful    28/03/2007    7 recensioni
Ecco a voi la traduzione della fanfic che ha vinto l'Oscar come migliore fanfic del 2005! Con la partecipazione di un Harry estremamente depresso, in un mondo di maghi lacerato dalla guerra, sul punto di essere colpito dallo shock più grande della sua vita nel momento in cui scopre che Draco Malfoy è leggermente più importante per lui di quanto avesse mai immaginato. Include un’amicizia molto strana, molta angst, sospetti, lealtà conflittuali, un Ron poco sveglio, una Hermione sul piede di guerra e due ragazzi alquanto incasinati.
Genere: Drammatico, Thriller, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Harry
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Underwater Light

 

Underwater Light

 

By Maya

 

Tradotta da luciana

Beta: Vale

 

 

 

Capitolo Nove

 

Lo spettatore vede meglio dei giocatori

 

 

 

Sommario:
Vediamo della faccenda cosa pensa Hermione
Ma
i jeans di Draco sono ancora al centro della situazione!

 

 

This is your new thing now

And it makes the whole world spin

It's as least as old as sin

But not quite

This is your new thing now

And now you're turning grinning

But maybe no one's listening

And you might lose it all my darling, yes you might

[E’ il tuo nuovo giocattolino/ E fa girare tutto il mondo / E’ vecchio almeno quanto il peccato / Ma non proprio / E’ il tuo nuovo giocattolino / Ed ecco che inizi a sogghignare / Ma forse non ti ascolta nessuno / E potresti perdere tutto, amore, sì, potresti ]

 

Al cigolio della porta del sotterraneo Harry si svegliò di soprassalto, si mise a sedere e si mosse automaticamente verso Draco guardandosi intorno agitato, finché non vide il professor Lupin alla porta, piuttosto allarmato e seguito da allievi del primo anno.

Il balzo svegliò Draco, la cui testa arruffata si sollevò leggermente dal pavimento.

Lupin sgranò gli occhi quando incrociò quelli di Draco, oltre il ginocchio di Harry.

“Harry. Draco,” disse. “Ehm… che sorpresa.”

Draco guardò i ragazzini alle spalle di Lupin, che li stavano osservando con molto interesse, e cominciò a ridere fra sé e sé.

Era molto d’aiuto.

“Ehm,noi, ehm, stavamo rivedendo l’esercitazione pratica di Pozioni, e ci siamo addormentati…”

Beh, non era proprio una bugia, dato che evidentemente Lupin non credette a una sola parola.

Harry fece un gesto vago in direzione di Draco, che aveva colto l’espressione di Lupin durante le sue rocambolesche spiegazioni, ed era paralizzato dal ridere.

“Ecco, stavo scortando gli studenti in anticipo per prendere posto,” disse Lupin, ancora incerto su come reagire. “Se fate presto, riuscite a fare colazione.

“Non toglierà dei punti?” sussurrò uno del primo anno.

“Non si tolgono punti a Harry Potter,” disse un amico, scandalizzato. Harry quasi soffocò.

Guardò verso Draco, che stava praticamente piangendo dal ridere.

“Grazie, professore,” disse in fretta Harry, afferrando Draco e tirandolo su con la forza.

Lo spinse fuori dalla porta, e Lupin li guardò uscire. Harry non riuscì ad interpretare la sua espressione.

Dopo qualche passo nel corridoio, Draco dovette appoggiarsi al muro.

“La sua faccia!” esclamò debolmente. “La tua faccia… Scusa, ho bisogno di un minuto…”

Harry incrociò le braccia e gli diede cinque minuti, guardandolo con indulgenza.

“Già, molto divertente,” disse, tollerante. “Muoviti. A colazione.”

Draco si ricompose all’istante. “Non senza una spazzola.”

“Questa fissa dei capelli non è salutare, Draco. Devi mangiare di più.”

“Oh, perfetto, così sarò trasandato e soprappeso?” domandò Draco. “Sei un sadico, Potter. Esigo uno specchio.”

Si voltò e cercò di esaminarsi nel vetro della porta. Harry, alle sue spalle, guardò il riflesso di Draco.

Il suo riflesso era ancora più pallido di lui. Sembrava sveglio solo a metà, la bocca ancora morbida di sonno e gli occhi velati e foschi. 

“Tremendo,” disse Draco, guardandosi con aria furibonda.

Mmh?” Harry sbatté le palpebre. “Ti stai comportando da idiota. Il che non accade esattamente di rado, aggiungerei. Avanti. Mi rifiuto di lasciarti di nuovo saltare la colazione.

Lasciarmi?” lo rimbeccò Draco, con una voce che sarebbe stata minacciosa, se solo non avesse sbadigliato mentre parlava. “Come credi di fermarmi?”

Harry sbadigliò e appoggiò la fronte sulla spalla di Draco. Draco si rilassò un po’ e Harry gli mise i palmi delle mani sulla schiena e lo spinse con forza per il corridoio.

“Così, cervellone. A colazione. Subito.”

Draco si lamentò debolmente per tutto il tragitto. Harry continuò a spingerlo ad intervalli strategici.

Finché non si trovarono davanti Pansy Parkinson e Ron.

“… non certo più di te, Weasley, brutto zotico rossiccio,” gridò Pansy, appena prima di notare Draco e di lanciarglisi addosso. “Draco!” Allungò una mano per toccare i suoi capelli, e Draco le cinse il polso gentilmente. Allora si limitò ad indicarli. “Ma… non sono pettinati.”

Lo sguardo di accusa che rivolse a Harry gli fece credere, per un terribile istante, che stesse per domandare, Cosa hai fatto al mio bambino?

Prese a trascinarlo nella Sala Grande, chiedendogli a voce alta cosa volesse mangiare. Harry lo afferrò per un attimo. Lei si girò e gli scoccò un’occhiata velenosa, Harry la fissò gelidamente e lasciò la presa.

Ron aveva uno sguardo torvo quando entrò.

“Ho bisogno di una tazza di caffé,” si lagnò Draco. “Togliti, Pansy.”

Guardò il tavolo dei Serpeverde, incrociò lo sguardo ad occhi stretti di Blaise Zabini e si voltò di proposito verso Harry.

“Ci vediamo stasera, Harry?”

“Sì,” disse Harry. “Certo. Perfetto.”

Draco proseguì. Ron aveva l’aria di chi avesse appena morso un limone.

Dov’eri?” sibilò.

“Non sono affari tuoi,” gli rispose freddo Harry.

Ron espirò forte dal naso e incrociò le braccia. “Ascolta, io… Hermione e io abbiamo parlato. E’ stato… non dovrei accusare nessuno, senza prove.

Harry si rilassò un po’.

“Ron, tu non lo conosci.”

E fu sicuro che tutto era tornato a posto tra loro, anche se Ron fece una faccia strana e bisbigliò, “Tu sì?” mentre raggiungevano il tavolo dei Grifondoro.

Hermione e io abbiamo parlato, aveva detto Harry, ma Hermione non lasciò trasparire nulla, e gli offrì un toast.

Si chiese cosa mai pensasse di tutta la faccenda.

*

Hermione non aveva idea di come comportarsi, in una situazione così inquietante.

Era sconcertante.

Lei era abituata ad avere idee, ad essere ragionevole, a capire. Sentiva che Ron era più adatto alla parte di quello perplesso.

Ma adesso…

Era raggomitolata su una sedia davanti al camino della sala comune Grifondoro al calare della sera, e pensava a Harry.

Di rado Harry le dava da pensare. Un amico certe cose le capiva solo con uno sguardo.

Pensò al viso di Harry. Era uno di quelli che amava di più al mondo, un viso che aveva guardato così tante volte da essere pazza anche dei suoi difetti.

Per molti versi era ancora il viso di un bambino. Snello e bianco, con un’ossatura così delicata da renderlo quasi triangolare. Era un viso così aperto. Rifletteva tutto ciò che pensava.

Sorrise lievemente ripensando al modo in cui Harry si comportava con Cho Chang il quarto anno, a come arrossiva, a come mandava occhiate oblique e a come gli si annodava la lingua ogni volta che lei era nei paraggi.

Era l’opposto di Ron, che fissava esplicitamente e tirava le code di cavallo. Harry era più il tipo timido e adorante.

Il sorriso di Hermione si spense quando pensò all’espressione che Harry aveva avuto spesso, sin dal quarto anno.

Oh, Harry. Pensava di dissimulare tutto alla perfezione, quando chiunque poteva leggergli in volto quell’infelicità devastante. Anche se sapeva quanto odiava quella opprimente commiserazione, Hermione non riusciva a non cercare di stargli accanto, perché non riusciva a smettere di stare in ansia per lui. Aveva visto gli occhi di Harry divenire piatti e freddi come le lenti degli occhiali tondi che insisteva a portare. Ogni volta che vedeva quello sguardo, le si spezzava il cuore. Non voleva vederlo mai più.

Era stata così felice di vederlo contento. Ma adesso…

Hermione vedeva anche cose che non voleva vedere.

Vedeva gli sguardi tra lui e Malfoy nei corridoi, privati e intimi come un tocco. Vedeva come sembravano venirsi incontro istintivamente. Ricordava l’odio nero ed esplosivo di Harry, che eruttava in sfoghi che facevano scappare gli altri studenti a gambe levate nei corridoi, e vedeva che l’energia di quei tempi era scomparsa.

Vedeva piccole cose, come Harry e Malfoy a Cura delle Creature Magiche che dividevano un libro, lo sfioramento casuale ed esitante tra due mani, il sedersi più vicini del necessario. Vedeva le occhiate di Harry a Malfoy, come quando dimenticavano di accarezzare il libro e quello mordeva Malfoy, e lo imitava ridendo, da istrione… e lei pensava, non è normale

Proprio in quel momento entrò Harry. Hermione posò lo sguardo sul suo viso arrossato e sui capelli scossi dal vento. Lui sorrise e sparì su per le scale.

C’era qualcosa di tenero nella pelle candida di Harry: il fatto che mostrava ogni emozione. Harry non le poteva nascondere nulla, nemmeno quando lei faceva di tutto per non rendersene conto.

Si accorse, fissando il fuoco, che stava cercando di capire se Harry fosse attraente o no.

Lo amava come un fratello, quindi non aveva mai dato molto importanza alla cosa. Ma ora doveva alzare gli occhi e pensare a Harry in un contesto completamente diverso da quello a cui era abituata. Alla luce degli ultimi eventi, sentiva di dover pensare alla questione.

Harry entrò di nuovo, in pigiama, e balzò nella poltrona accanto alla sua.

Hermione decise che era piuttosto carino. Era più bello del solito con quei vestiti nuovi, e i suoi occhi splendevano di entusiasmo… ma no, il suo non era un fascino convenzionale.

Avevano stabilito una sorta di routine.

Harry rientrava ad orari pressoché assurdi e si sedeva accanto a lei, fissandola con quegli occhi euforici. Dopo un po’, Hermione si arrendeva e gli chiedeva della sua giornata.

Valeva la pena di vederlo accendersi in volto.

A quel punto si lanciava in una descrizione eccitata dell’ultima incredibile avventura che gli era capitata quella sera, disseminando intenzionalmente nel racconto frasi chiave come “e poi Draco ha detto…” Il suo sorriso durante tutta la storia era sereno e deliziato.

Era da un po’ che andava avanti così. All’inizio, Hermione era stata sollevata dalla scomparsa di quella brutta depressione. Poi aveva iniziato a pensare che quella amicizia era troppo intensa per essere salutare. E poi…

Sempre meglio dei giorni in cui Malfoy non si faceva vedere. Succedeva circa due volte a settimana e, a prescindere dall’opinione che Hermione aveva di Malfoy, odiava con tutte le sue forze vedere Harry afflosciato davanti al fuoco tutta la sera. Non faceva altro che declinare mestamente offerte di partite a scacchi o a Spara Schiocco.

Era una fregatura essere così trasparente. Rendeva troppo vulnerabili.

“Allora, Harry, che hai fatto oggi?” indagò Hermione con un sorriso rassegnato.

Harry si tirò su a sedere, tutto allegro, e le raccontò tutto con entusiasmo.

Fu un racconto lungo e coinvolgente. A quanto pareva, Malfoy aveva pensato che sarebbe stato estremamente divertente far volare un tappeto con la magia, e alla fine quello li aveva scaricati su un albero.

A quanto pareva gli indomiti rivestimenti per pavimenti erano il cavallo di battaglia di Harry. Sembrava che si fosse divertito parecchio.

Hermione notò che sembrava più piccolo quando era seduto, e più alto di quanto fosse realmente quando era in piedi. Stranamente, la sua corporatura snella rendeva possibili entrambi gli effetti.

E gli donava anche grazia, ma di uno strano tipo. A prima vista sembrava impacciato, ma poi ci si rendeva conto che aveva l’agilità di un uccellino. A prima vista o alla seconda, si restava sempre colpiti dalla totale mancanza di calcolo di ogni suo movimento.

Era un bambino anche nella spontaneità.

Si comportava da adulto solo quando era alle prese con un’emozione intensa, e allora era più saggio e più maturo di chiunque altro avesse mai conosciuto.

Gli voleva bene. Voleva bene davvero al serio, imprudente, assolutamente vulnerabile Harry, un amico che contava più di un fratello.

Dev’essere stato divertente,” disse, per assecondarlo.

Il viso di Harry risplendeva. “Già,” convenne. “E poi Draco ha detto…”

“Ehi Harry, Hermione.” Ron era ai piedi della scala. “E’ ora di andare a letto.”

Harry si alzò volentieri, mandando a Hermione il timido sorriso vi-lascio-soli. Mai era più ovvio di quando cercava di essere sottile.

Oh, ma non aveva più quell’aria solitaria e sconsolata, quando li lasciava.

Hermione era perplessa. Non riusciva a decidere cosa fosse meglio.

“Amore, sembri pensierosa.”

Hermione guardò il viso leggermente preoccupato di Ron. Era un viso dai lineamenti grandi, e pieno di lentiggini, non molto attraente per un osservatore noncurante. Ma, in qualche modo, lei aveva imparato ad amarlo.

Senza un perché, se non che non riusciva a farne a meno.

Si alzò e gli mise le braccia intorno al collo, dimenticando tutti i pensieri su Harry.

Era tutto così difficile e spaventoso negli ultimi tempi. Quella era l’ennesima cosa di cui preoccuparsi, l’ennesima minaccia a chi amava.

Affondò il viso nella spalla di Ron e cercò di non pensare a niente per un po’.

*

Il giorno dopo, le preoccupazioni di Hermione ritornarono.

A volte pensava che Ron aveva ragione: rifletteva troppo.

Era una di quelle belle mattinate grigie disegnate sulle tazze da tè. Frammenti di nuvole indugiavano nel cielo, che indossava tuttavia pallide eco della luce del sole. Il paesaggio sembrava insolitamente tranquillo.

L’aria del mattino era frizzante mentre camminavano a passo svelto verso la capanna di Hagrid, per la lezione di Cura delle Creature Magiche.

Ron e Hermione stavano mano nella mano, stretti stretti per darsi calore. Hermione offrì l’altra mano a Harry, ma proprio in quel momento si accorsero che davanti a loro c’erano i Serpeverde, che si spostavano tutti insieme verso la capanna.

Harry fece quell’irrefrenabile sorriso giovanile, e scostò la mano.

Naa,” disse.

Non si fermò neanche prima di avanzare: non finse un approccio casuale.

Muovendosi scaltramente come un serpente tra gli amici Serpeverde, Malfoy scivolò dietro al gruppo. Quello fu l’unico segno che aveva visto Harry, finché Harry non gli si avvicinò, e allora annuì rigido.

Il sorrisino di Harry fu generoso e schietto.

Dio, se erano diversi.

Hermione li osservò bene, cercando di analizzarli ancora una volta. Era difficile, perché in testa aveva un coro greco che cantava “Bastardo!” ogni volta che Malfoy era nei paraggi.

Non fece che guardarli insieme, e pensare a tutti i dettagli che aveva notato in Harry la sera prima, per confrontare le due immagini.

Uno studio in bianco e nero.

Malfoy era pallido, ovviamente. In quello somigliava a Harry. Ma la pelle di Harry era una pergamena chiara dove i suoi sentimenti erano scritti a chiare lettere.

Invece i sentimenti non riuscivano a penetrare la pelle di Malfoy… oddio, sempre che avesse mai provato sentimenti. Persino l’intensa attività fisica lo rendeva rosato, non rosso.

Non c’era niente di tenero nella sua calma serafica. Era agghiacciante quella sua abilità di essere sempre rilassato e aggraziato.

La perfezione è un tratto estremamente irritante in chi si disprezza.

Era l’antitesi di Harry, lei amava così tanto, e per cui provava quel gran senso di protezione.

Guardò storto la testa bionda che si voltò leggermente verso quella spettinata e scura di Harry. Sembrava che quel contrasto fosse intenzionale.

Bastardo! disse il coro greco. Perfino i suoi capelli sembrano avere secondi fini.

Poi Hermione vide il suo viso quando guardò Harry, e le venne in mente un’altra cosa.

Anche il suo viso era diverso da quello di Harry. Era fatto per mascherare, piuttosto che mostrare, calcoli piuttosto che sentimenti. Era un viso snello, dai lineamenti ascetici, con una bocca fatta per storcersi, un mento a punta e occhi che brillavano come il ghiaccio.

E, sì, Hermione dovette ammetterlo… era bello.

Eppure in quel momento c’era qualcosa di spontaneo nella sua espressione vagamente divertita che… le dette da pensare.

Poteva essere che non se ne fosse accorto?

Ovviamente, alcuni non se n’erano accorti. I Serpeverde non lo sapevano, infatti ultimamente non c’erano state molestie sanguinose per liberarsi di Harry. I Grifondoro erano per la maggior parte ignari di tutto.

Ron non lo sapeva, perché altrimenti avrebbe dato di matto.

Tuttavia… c’erano state delle voci al tavolo dei Corvonero, dei sussurri tra i Tassorosso, e qualche sopracciglio alzato tra i membri dello staff. E c’era lei stessa, che aveva cercato e cercato di negarlo, ma era stata costretta ad accettare ciò che era lampante.

Lo sapeva abbastanza gente da poter dire ‘Lo sanno tutti…

Lo sapevano tutti che Harry era completamente partito per Draco Malfoy.

Il povero innocente Harry, ovviamente, non ne aveva idea. Ma Malfoy…

Hermione aveva dedotto che sapeva tutto (era un tipo sveglio, il piccolo bastardo) e che stesse manipolando Harry per un suo sporco proposito.

Eppure, quello sguardo… beh, non era amichevole, ma neanche controllato. Malfoy era sembrato quasi normale, e non una persona che complottasse la rovina del prossimo.

Certo, probabilmente era proprio quello il suo obiettivo. Bastardo!

O Malfoy aveva capito tutto, e stava tramando una trappola per Harry, oppure era allegramente all’oscuro di quel gran casino.

In entrambi i casi…

“A cosa stai pensando, Hermione?” chiese Ron, cingendola con le braccia mentre camminavano insieme.

Lei girò il viso verso il suo collo per cercare conforto, assaporando il calore privo di complicazioni e la vicinanza. Alla fine rispose.

“Guai,” disse cupamente.

*

I guai possono essere più vicini di quanto sembri.

Hermione se ne accorse il giorno dopo. Era un sabato, e cominciò la giornata seduta di fronte a Harry.

Il suo sorriso smagliante Non-è-un-giorno-fantastico-per-essere-vivi-e-sul-punto-di-incontrare-Draco-Malfoy? le fece passare l’appetito.

Così come le sbirciatine costanti verso il tavolo dei Serpeverde, oltre la sua spalla.

“Oggi c’è la partita di Quidditch Corvonero contro Tassorosso,” dichiarò Harry, posando un uovo nella tazza con cura.

“Lo so,” replicò Hermione. “E’ sempre una buona occasione per averti con noi sugli spalti.”

Eccetto all’ultima partita Serpeverde-Corvonero, aggiunse tra sé e sé, quando tenesti le dita incrociate per i Serpeverde e per poco non scoppiasti di gioia in segreto, quando Malfoy (il bastardo!) ebbe preso il Boccino.

Harry arrossì: quella tinta infantile gli macchiò la pelle.

“Oh, beh… A dire il vero, visto che è l’unica partita in cui non gioca nessuno dei due, io e Draco avevamo pensato di guardarla insieme.” Si confidò. “Abbiamo fatto una scommessa.”

Oh, Harry, adorabile idiota, pensò Hermione, con un’improvvisa e dolorosa fitta d’impazienza. Potresti essere più cotto?

Potresti essere più stupido?

Malfoy entrò nella Sala Grande, con quei vestiti babbani acquistati di recente.

Harry fece cadere l’uovo dalla tazza.

“Scusa,” disse a Ron, che fissava l’uovo nei suoi cereali. “Mi conosci, sono sempre maldestro.”

Sì, pensò Hermione con sarcasmo. Sei la nostra star del Quidditch davvero scoordinata. Poveri noi.

Hermione proprio non capiva perché facesse tante storie. Certo, Malfoy era slanciato nei suoi jeans babbani, e la camicia bianca col collo aperto mostrava un po’ più di petto, ma era pur sempre il re del Bastardshire.

Malfoy vide Harry e gli concesse un altro di quei freddi assensi.

Oh, guarda com’è assalito dai sentimenti, pensò Hermione. Bastardo!

Il sorriso di Harry fu semplice e gioioso.

Non se ne accorge nemmeno, rifletté Hermione quando vide Harry prendere un toast e spalmarci sopra la marmellata di lamponi soprappensiero, proprio come Malfoy al tavolo dei Serpeverde.

Harry sembrava troppo concentrato a guardare Malfoy mangiare per accorgersi di ciò che stava mangiando. Hermione dette un’occhiata e vide Malfoy sogghignare e conversare animatamente con Blaise Zabini, agitando il toast in aria con fare melodrammatico. Quindi vide il riflesso fioco dell’espressione di Malfoy sul viso di Harry, che baluginava come i raggi del sole sull’acqua. Stranamente sembrava pura, filtrata da quei lineamenti così diversi.

Dio, Harry. Hai idea di cosa stai facendo? Non ricordi che suo padre era un Mangiamorte? Lucius Malfoy non è morto per la nostra causa. E’ stato punito per doppio gioco dal suo amato Signore Oscuro. Era un Mangiamorte assassino a sangue freddo, fra i peggiori della sua categoria. E suo figlio è proprio come lui, solo che si trova dalla nostra parte per la sua dolce vendetta, e non possiamo permetterci di fidarci di uno così… specie di questi tempi.

E tu ti dovevi innamorare del bastardo.

*

Fu durante la partita di Quidditch che Hermione ebbe la netta e sgradevole certezza che il disastro stava per abbattersi su di loro.

I Tassorosso e i Corvonero stavano giocando davvero bene, e gli studenti si stavano godendo la suspense dovuta all’assenza di Harry Potter, che giocava meglio di tutti, e di Draco Malfoy, che imbrogliava meglio di tutti.

La giornata era luminosa ed estiva, e la partita andò avanti piacevolmente per gran parte del giorno, fino a quando il sole scivolò dietro l’orizzonte e il cielo diventò viola.

Hermione si stava quasi divertendo, appoggiata ad un Ron entusiasta, impegnata a guardare la partita con il sole che le accarezzava le spalle nude.

Quasi.

Se non fosse stato per lo spettacolo dei due ragazzi accanto al campo da Quidditch.

Non erano sugli spalti. Ron non l’avrebbe sopportato, e (Hermione controllò gli sguardi biechi di Pansy, Zabini, Tiger e Goyle) i Serpeverde avrebbero squarciato Harry da parte a parte.

No, stavano appena fuori dal campo, vicino alle panchine dove i giocatori tenevano gli asciugamani e dove stavano sedute le riserve. Malfoy era appoggiato all’indietro sulle mani, le gambe tese e le caviglie incrociate, il viso alzato verso il cielo. Harry aveva le braccia incrociate attorno alle ginocchia e gli occhi fissi sulla partita.

Errore, gli occhi generalmente fissi sulla partita. Hermione notò che la sua concentrazione, ogni tanto, dava forfait.

Ad esempio quando Malfoy sventolò una bandiera immaginaria e strascicò, “Forza Corvonero. O quando Malfoy si stiracchiò languidamente, o scosse la testa così che le ciocche dei suoi capelli sfolgorarono nel sole.

Gli occhi di Harry si staccavano dalla partita senza che potesse farci niente, guardavano e fuggivano. Non sembrava neanche accorgersene. Ma Hermione se n’era accorta, eccome. Ed era anche disgustata.

Si chiedeva di cosa stessero parlando, così mormorò una scusa a Ron e raggiunse senza fretta un punto degli spalti dove poteva spiarli in modo discreto. Sapeva che era poco etico, ma… era disperatamente preoccupata per Harry! Doveva scoprire cos’aveva intenzione di fare Malfoy con lui.

Nel momento esatto in cui iniziò ad origliare, la folla esplose in una ola.

Hermione decise che era la Vita.

Alla fine riuscì a distinguere una certa voce odiosa.

“Hanno vinto i Corvonero! Mi devi cinque lecca-lecca al sangue.”

Hermione, per un terribile istante, pensò si trattasse di un doppio senso.

“Trionfa finché puoi, Draco,” disse la voce di Harry. Hermione bruciò quando sentì quella voce, quella voce dolce e mite, giusto un pizzico più profonda di quella che ci si aspetterebbe da un viso così giovane, rivolgersi a Malfoy come a un amico. “La prossima settimana ti userò per pulire il campo.

“Provaci, e ti tratterò con l’odio più assoluto per l’eternità.

Ecco, ci siamo. Ricatto emotivo.

Hermione strinse i pugni sentendo l’improvvisa vibrazione d’incertezza nel tono di Harry.

“Davvero? Per…”

“Per l’eternità,” lo imbeccò Malfoy. “Perciò ti conviene non rivolgermi la parola per… oh, tre giorni.

Hermione fu allarmata dal sentirli ridere entrambi: la risatina odiosa di Malfoy si unì al ridacchiare di Harry.

Comunque,” continuò Malfoy, “stavolta vincerò io. Vedi, questo tuo flusso interminabile di vittorie non è stato, come alcune teste di legno nel pubblico avranno pensato, un’offerta di compassione al tuo cuore abbattuto. In verità è stato tutto un astuto piano dei Serpeverde per far sì che ti cullassi in un finto senso di sicurezza. E ora che è successo…”

“Draco, smettila di delirare. Che ore sono?”

Il pigro e inequivocabile affetto nel tono di Harry fece sì che Hermione li guardasse con ira protettiva. Strinse gli occhi, quando si posarono su Malfoy.

Se mai un ragazzo si era meritato un altro ceffone…

Poi sgranò gli occhi allarmata.

Harry si era sporto con disinvoltura per guardare l’orologio di Malfoy, appoggiandosi con una mano alla sua spalla.

Malfoy si era voltato e inclinato verso Harry per dirgli l’ora.

I loro volti finirono a pochi centimetri di distanza l’uno dall’altro.

Il cuore di Hermione le si bloccò nel petto con puro terrore.

I loro profili si stagliavano contro il cielo violetto. Riusciva a scorgere la pallida luce che risplendeva sui capelli lisci di Malfoy, e la graduale sfocatura degli occhi verdi di Harry.

Sembrava che avesse smesso di respirare. La sua mano non afferrava più la spalla di Malfoy, ma era solo posata lì, con le dita attorcigliate ai suoi capelli. Hermione vide il tremolio delle labbra e delle ciglia di Harry, vide l’esitazione trasformarsi in consapevolezza…

Se si fosse mosso leggermente, avrebbe sfiorato la bocca di Malfoy con la sua.

Malfoy era aristocratico e immobile come sempre. Si voltò via, controllando di nuovo l’orologio.

“Sono le sei e un quarto.”

Harry si ritirò, e quel momento in cui si era quasi accorto di tutto si dissolse. La sua mano restò un attimo di troppo sulla spalla di Malfoy.

Malfoy la guardò, quelle dita che gli toccavano i capelli, e Hermione pregò per un segno che lasciasse intendere che almeno lui aveva capito…

“I miei capelli sono di nuovo troppo lunghi,” commentò vago. “Orrendi.”

Hermione sentì delle braccia scivolarle attorno alla vita, e trattenne eroicamente un grido di allarme.

“Eccoti qui,” disse Ron alle sue spalle. “Ti stavo cercando.” Le strofinò il naso sul collo. “Allora, dimmi, quando accadranno questi guai di cui parlavi?”

Hermione si appoggiò alle sue braccia per sicurezza, anche se la sua mente era ancora impegnata ad esaminare varie possibilità.

Harry e Malfoy si stavano alzando. Vide Malfoy girarsi verso di loro e guardarli con occhi grigi e freddamente diffidenti.

Harry, ovviamente, non aveva occhi che per lui.

Cosa significava quello sguardo? Cos’aveva intenzione di fare, Malfoy? Presto o tardi Harry l’avrebbe scoperto, e allora…

Hermione ripensò a Cho Chang. Harry era stato molto nervoso prima di invitarla al ballo, ma alla fine ce l’aveva fatta. Una ragazza carina, popolare, più grande… una che molti ragazzi non si sarebbero nemmeno sognati di invitare.

Non che Harry fosse sicuro di sé… era che non poteva fare a meno di inseguire ciecamente ciò che voleva. Non poteva fare a meno di desiderare qualcosa con tutto il cuore.

La questione non era cosa avrebbe fatto Harry. Ma Malfoy... gli avrebbe semplicemente spezzato il cuore, o aveva forse un progetto ancora più sinistro?

Hermione si ricordò di Lucius Malfoy, e rabbrividì.

“Non ti preoccupare, Ron.”

Posso farlo io per entrambi.

*

Hermione capì che quella riunione del Club dei Duellanti sarebbe stata diversa dalle altre quando fu chiesto a tutti loro di presentarsi in abiti casual babbani.

I suoi sospetti furono confermati quando entrarono e videro la stanza piena di materassini. E quando, all’inizio della lezione, a Lupin si unì Sirius, a cui in genere non era permesso avvicinarsi ai Serpeverde.

Hermione notò una certa quantità di battiti di ciglia tra le ragazze, quando videro Sirius. Il loro nuovo professore, ora che poteva accedere a bagni e pasti regolari, era davvero molto attraente, e il suo oscuro passato, nonché la motocicletta volante, non facevano affatto male.

Hermione pensò che era ridicolo. Sirius Black era quasi un padre.

No… non era vero, giusto? Harry sarebbe stato molto più in forma, se Sirius Black avesse avuto l’atteggiamento di un padre.

Voleva bene a Harry, questo Hermione non l’aveva mai messo in subbio. Avrebbe sacrificato la vita per lui in un attimo: stava combattendo quella guerra con determinazione per salvare Harry ad ogni costo. Era nato per gesti drammatici come omicidi per vendetta, evasioni dalla prigione e adozioni impulsive.

Ma non era nato per la vita di tutti i giorni. Non sapeva come prendersi cura di un bambino né come dimostrare la considerazione e l’affetto che irradiava sempre il professor Lupin, più stabile. Era volubile e inattendibile di natura, il ragazzo che aveva quasi ucciso Snape, e dodici anni ad Azkaban avevano solo esasperato quelle qualità.

Semplicemente, non era il padre di Harry. Non poteva farci niente. E Harry non riusciva a non starci male.

Hermione vide lo scambio di sorrisi fra loro, e pensò che Sirius era stato tanto impegnato da non aver avuto il tempo di assorbire la situazione tra il suo figlioccio e Draco Malfoy.

Chiaramente, neanche Harry.

Ma era solo questione di tempo.

Gli occhi di Hermione si strinsero quando Draco Malfoy e i Serpeverde arrivarono al Club dei Duellanti. E lo stesso fecero, notò agitata, quelli di Sirius.

*

Harry sorrise, scosse la testa e disse col labiale Sei in ritardo, quando Draco entrò nella stanza.

Draco roteò gli occhi verso di lui e continuò a discutere con Blaise Zabini, che sembrava convinto che una maglietta aderente lucida si potesse definire casual.

Ovviamente il fastidioso Draco si era messo dei vestiti del tutto appropriati: una t-shirt bianca sbiadita e pantaloni da combattimento neri, che (notò Harry) furono presto adocchiati dalla piccola Natalie MacDonald.

“Siete in ritardo, Serpeverde,” osservò Sirius, gli occhi ridotti a fessure scure.

Harry si preparò ad un’allegra rimozione di punti in massa. Draco rivolse a Sirius un’occhiata gelida.

“Faremmo meglio ad iniziare, allora,” s’intromise gentilmente Lupin. “Ragazzi, il professor Black ha accettato gentilmente di mostrarvi alcune tecniche di lotta di cui, lo confesso, non m’intendo molto. Suppongo che sappiate ben poco dei combattimenti corpo a corpo?”

Ron, che viveva con cinque fratelli più grandi, sbuffò, e si guadagnò un sorriso ironico prima che Lupin proseguisse.

“Credo sia un’abilità molto importante da acquisire. Potrebbe essere decisiva in un duello. Se voi e il vostro rivale doveste disarmarvi contemporaneamente, sarebbe cruciale per la sopravvivenza. Spero che presterete la massima attenzione e che farete del vostro meglio, quando vi sarà chiesto di duellare.

“Io ho imparato queste cose a scuola,” esordì Sirius, sorridendo malizioso a Harry in particolare. “Potete farlo anche voi.”

La maggior parte dei presenti ricambiò il sorriso.

“Meraviglioso,” disse Draco, non proprio sottovoce. “La guerra contro le forze del male si è ridotta a una rissa da bar.”

Blaise Zabini ridacchiò, Lupin scelse saggiamente di non sentire e Sirius strinse di nuovo gli occhi.

“Sapevo di dovermi aspettare quel genere di commento, dal figlio di Lucius Malfoy.

Draco alzò il mento e assunse quell’aria superiore che solo a lui veniva così bene. “Esatto.”

“Bene, sono sicuro che ha un sacco di trucchi sporchi pronti per le emergenze,” disse cupo Sirius, “ma, se non le dispiace, credo di avere ancora qualcosa da insegnarle.”

Si era girato, mettendosi una mano tra i capelli neri con inutile vigore, quando tutta la stanza sentì Draco sussurrare non abbastanza piano:

“Ne dubito.”

Harry cercò di intercettare gli occhi di Draco, gli occhi di Sirius, di chiunque, ma erano occupati a guardarsi in cagnesco.

“Perfetto,” disse Sirius a denti stretti. “Visto che lei è così esperto, signor Malfoy, forse vorrà proporsi volontariamente come mio assistente?”

Lupin tossì in modo urgente, e fu completamente ignorato.

“Sarebbe un piacere,” ribatté Draco.

Harry guardò Sirius angosciato. Sapeva di non potersi fidare del temperamento di Sirius quando era seccato… l’anno prima aveva dato un pugno al professor Snape.

“E’ sicuro?” chiese Sirius. “Potrei scompigliarle i capelli.”

I suoi occhi guizzarono con disprezzo appena velato sui capelli di Draco, che gli sorrise tranquillo.

“In quel caso dovrei ucciderla.”

Sirius storse le labbra.

“Bene, ragazzi,” annunciò. “Guardate con attenzione, per favore. Le assicuro,” aggiunse rivolto a Pansy, che era aggrappata al gomito di Draco, “che non farò molto male al signor Malfoy.”

“Ne sono certo,” replicò Draco, scrollandosi di dosso Pansy e spostandosi di buon grado verso il materassino dove si trovava Sirius.

Ron mormorò sentiti ringraziamenti al fato. Harry dovette resistere all’impulso di trascinare via Draco e di non lasciarlo andare prima di avergli messo un po’ di sale in quella sua zucca dura.

“Lei è anche il favorito di Snape,” disse Sirius, occhieggiando Draco con crescente disprezzo. “State bene attenti mentre circondo il giovane signor Malfoy…”

“Il professor Snape è l’insegnante migliore che abbia mai avuto,” rispose austero Draco. “E’ davvero un esempio per i suoi colleghi.

Sirius strinse i denti con un clic.

“Prego, stia attento, signor Malfoy,” disse. “Sono stato in prigione per un bel po’. Si imparano dei bei trucchetti.”

“Sì, ne ho sentito parlare,” disse Draco. “Scommetto che ha combattuto con i ragazzini anche lì. Stia attento a dove mette le mani.”

“Draco,” disse severo Lupin, circondato da sibili nella stanza.

Sapevano tutti che il professor Black non era esattamente un insegnante convenzionale, ma la cosa stava andando troppo oltre. Harry tenne a bada fieramente l’impulso di trascinare via Malfoy.

Sirius attaccò.

Nonostante fosse furioso, non avrebbe mai fatto del male ad uno studente. Harry lo vide controllarsi mentre si lanciò, muovendosi con l’intenzione di togliergli il fiato e di immobilizzarlo, piuttosto che colpirlo. Sirius fu veloce e agile come Harry aveva immaginato.

Ma Harry non aveva pensato al fatto che Draco non aveva simili scrupoli, e che era rapido come un serpente.

Sferrò un colpo. Sirius barcollò all’indietro.

La classe trattenne il respiro all’unisono.

Con i capelli scompigliati sul viso furioso, Sirius balzò su Draco, gli afferrò il braccio, Draco lo guardò torvo con aria di sfida, sarebbe bastato torcerlo e Harry sarebbe stato costretto ad alzarsi e a gridare…

“Sirius!” Fu l’avvertimento del professor Lupin. “Forse sarebbe meglio disporre in coppie gli studenti, e istruirli passo dopo passo.

L’ira balenò sul volto di Sirius, ma lasciò andare il braccio di Draco.

“Va bene,” disse a denti stretti. “Harry… perché non prendi lui?”

“Con piacere,” rispose in fretta Harry. Saltò su e prese il braccio di Draco, tirandolo via da Sirius. “Lo sai, vero, quanto riesci ad essere incredibilmente stupido?” gli disse nell’orecchio.

Draco sembrava offeso, e Sirius, dopo averli squadrati incredulo, parve oltraggiato.

Quindi si mosse per sistemare gli altri in coppie.

“Ron e Hermione, voi due insieme, Neville e… Millicent, perché no, Neville, non piagnucolare… Il primo che riesce a mandare l’altro al tappeto per cinque secondi vince.”

Draco lo guardò, gli occhi simili a fessure grigie di ghiaccio.

“Detesto quell’uomo,” dichiarò a voce alta.

“Stai zitto,” disse Harry. “Stiamo parlando del mio padrino.”

Si allontanò da Draco e si affrontarono sul tappeto.

Gli studenti erano disposti a coppie per tutta la stanza. Hermione stava ridendo di Ron, che fingeva di lottare contro di lei. Blaise Zabini stava gridando qualcosa a Pansy, che lo teneva in una presa di testa.

Harry attaccò debolmente Draco, e Draco si spostò di lato senza perdere un secondo.

“Il professor Snape mi ha raccontato tutto ciò che gli ha fatto,” disse, accigliandosi e sferrando un colpo che Harry evitò solo grazie all’agilità di Cercatore.

“Era uno scherzo!”

Draco lo guardò perplesso. “Bello scherzo,” disse alla fine. “Il tentato omicidio non mi sembra così divertente. Sapeva maledettamente bene cosa sarebbe successo, se un lupo mannaro si fosse trovato davanti il professor Snape. E quel licantropo era anche suo amico.”

Harry si fermò e Draco lo colpì quasi. Non aveva mai pensato all’azione di Sirius come a un tradimento nei confronti di Lupin.

“Beh…” disse. “Se ha fatto degli sbagli li ha pagati, non credi? Dodici anni ad Azkaban pagano per qualsiasi cosa, secondo me.

Draco aggrottò la fronte, ma non rispose. Harry approfittò del vantaggio.

Non è che il professor Snape non abbia fatto gravi errori, a suo tempo. Ma ha pagato, e ora è tutto a posto. E’ così che va la vita. Fai uno sbaglio e poi rimedi… e la gente ti perdona.

Draco sorrise brillantemente e cercò di fare uno sgambetto a Harry.

“Sì? E tu quando mai hai fatto uno sbaglio, Potter?”

“Io… ti ho fatto andare a colazione coi capelli spettinati.”

E non potrai mai rimediare a quello. Vade retro, Satana!”

Harry sorrise e cercò di afferrare il braccio di Draco.

E’ il mio padrino… gli voglio bene. Perché non gli dai una possibilità?”

Draco strinse le labbra. “Non sono sicuro di credere nelle possibilità. Non me ne hanno mai offerte molte.”

Harry si bloccò e lo guardò serio. “Io… io te la darei.”

Se ricordo bene, l’hai già fatto.” Ricambiò la sua espressione allarmata con un sorriso attraente. “Ma d’altronde, tu ti fidi troppo.”

Draco gli si gettò addosso e lo placcò sul pavimento.

Harry finì steso sulla schiena con Draco addosso, e doveva averlo colpito piuttosto forte, perché gli mancava il fiato. Respirò a fondo, stordito, lasciando passare i secondi. I capelli e il respiro di Draco gli sfiorarono appena la pelle.

I capelli di Draco erano circondati da un’aura per la luce alle sue spalle. Sorrise dispettoso a Harry, un sorriso luminoso e sfuggente come un brivido. Quindi puntò i gomiti sul petto di Harry, e cambiò posizione per alzarsi.

“Troppo facile, Potter.”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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