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Autore: Serpentina    10/09/2012    3 recensioni
Faith Irving è una giovane londinese non tanto normale dalla vita monotona con una grande passione per la musica e amici stravaganti. Tutto cambia quando conosce i fratelli Cartridge ed entra a far parte di una scalmanata band che movimenterà la sua vita più di quanto avrebbe potuto mai immaginare.
Dal capitolo 4:
"- Come sempre la tua sfiducia è commovente!- sospirò Brian, più divertito che offeso o preoccupato- E se invece portassi buone nuove?
- Tsk! Impossibile!- soffiò Faith, con le palpebre quasi completamente chiuse che davano al suo volto un che di serpentesco- Da quando ti ho conosciuto hai sempre fatto parte di eventi della mia vita che vanno dall’imbarazzante al deprimente, quindi…
- Dovresti essere meno diffidente, sai? Avere fiducia nel prossimo allunga la vita- asserì Brian inzuppando un biscotto nella cioccolata di Faith, che lo lasciò fare, limitandosi a fissarlo accigliata, per poi ribattere, perfida - Non se il prossimo sei tu!"
dal capitolo 7:
"Bramosa di vendetta ringhiò tra i denti e sibilò – Quale parte di “non toccare Puffy” non ti è chiara?
Brian, per niente intimidito dall'atteggiamento aggressivo della ragazza, sorrise e rispose tranquillamente – Ci annoiavamo! Tu eri di là con Abigail, ci avevi abbandonati ed... E' successo! Mi è praticamente saltato addosso, F, non ho potuto resistere! Mica è colpa mia se hai pupazzi maniaci omosessuali!
Faith, rossa dalla rabbia, gonfiò le guance e sbraitò – Puffy non è... E' una femmina, idiota!
Oh- esclamò Brian, palesemente divertito dall'ira della brunetta – Questo spiega molte cose- dopodichè, vedendo che Faith non smetteva di fissarlo con espressione truce prese il peluche e lo posò sul comodino, infine asserì serio – Puffy, sono stato bene con te, ma tra noi non può funzionare. Conserva il ricordo dei nostri momenti felici e... Addio-"
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'United Kingdom of Faith'
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Bentornati all’appuntamento con Union Faith! Grazie mille per le letture!

 

Capitolo 1: Faith, meet Benny

 

Il compleanno di Faith era passato in una nuvola di gloria e il natale era ormai alle porte, come del resto l’attesissima fine delle lezioni per la pausa natalizia.

Quel giorno Faith si svegliò con la luna non storta, nera, aprì la finestra della sua stanza e trovò il tipico tempo londinese a darle il benvenuto nel nuovo giorno; si stiracchiò per bene, andò a farsi una doccia e, tornata in camera sua, iniziò l’ardua scelta dei vestiti per la giornata.

Siccome quel giorno si sentiva di merda, estrasse dall’armadio un dolcevita marrone, degli anonimi jeans, e dalla scarpiera, che occupava da sola metà del ripostiglio dove Faith teneva vestiti e accessori, quelli che sua madre chiamava carrarmati, lei anfibi; guardò l’insieme allo specchio e disse, come al solito: - Faccio decisamente schifo… Ma ormai è tardi per cambiarmi!.

Scese a fare colazione, ma trovò solo sua madre, che la informò che suo padre era stato chiamato d’urgenza;

- Sono le 8 di mattina, a che ora hanno chiamato?- chiese

Sua madre sospirò e le rispose - All’alba

Faith sbuffò e mugugnò - Come al solito…

- Tesoro, che vuoi farci, è il mestiere del medico, se non vuoi questo genere di scocciature non fare medicina. Mangia ora, o farai tardi a scuola

- Mamma… Oggi è sabato, non c’è scuola!- le fece notare Faith

- Ah… Già… Allora perché esci con questo tempo?- chiese Mrs.Irving

- Perché sono una deficiente che come ogni anno si riduce all’ultimo per fare i regali di Natale- rispose Faith - Quindi devo scendere a comprare delle cose decenti per le mie amiche prima che chiudano i negozi perché domani saranno chiusi e dopo non avrò tempo!.. Ora mangiamo, ho una fame che non ci vedo!.

Finito di fare colazione Faith prese l’ombrello e uscì alla ricerca del regalo perfetto; non sapeva né cosa cercare né dove cercarlo: era un'indecisa cronica, il che, unito ad una nota di perfezionismo ereditata dalla madre, faceva si che impiegasse secoli a formulare un qualsiasi genere di scelta. Armata di puro spirito natalizio e dei soldi ricevuti per il suo compleanno uscì felice e contenta a scovare i regali per amiche e parenti.

Li trovò abbastanza in fretta: a Bridget prese un maiale di peluche ( quello vero già ce l’aveva… Quel porco schifoso del suo ragazzo!), ad Ashley un bagnoschiuma profumato con il profumo abbinato, a Liz una collana e uno specchietto da borsa, a Claude, sua “amica/nemica” ( più nemica che amica, in effetti), un insulso braccialetto pseudo vintage, di quelli che si vendono nei “Poundland”, i negozi dove costa tutto una sterlina, non avrebbe mai speso tanti soldi per quella stronza pettegola.

Le restava solo Abigail, per gli amici Abby, ma, paradossalmente, era la più facile da accontentare, perché, essendo grandi amiche, Faith conosceva a menadito i suoi gusti; perciò, senza esitare, si diresse al più vicino “Manga point”, entrò e diede un'occhiata in giro, sotto lo sguardo visibilmente seccato del proprietario, che la guardava colla coda dell’occhio mentre tentava contemporaneamente di leggere un hentai.

Faith curiosò un po’, e, quando finalmente ebbe deciso cosa comprare, si avvicinò al bancone con aria incerta; l’uomo, seccato, smise di leggere e chiese - Ti serve qualcosa?

- Ehm… Si… Vorrei il pupazzetto di Nana, no non quella, l’altra… Oh, si, quella lì, esatto!... Ehm…potrebbe farmi una confezione regalo per il pupazzetto, per favore?

In quel momento sentì una voce irritante alle sue spalle sibilare - Action Figure

- Come, scusa?- chiese Faith

- Quello che tu chiami 'pupazzetto' in realtà si chiama Action Figure- rispose lo sconosciuto antipatico, guardandola con aria di sufficienza - Profana, vero?

- Profana?- ruggì arrabbiatissima Faith - Ma come ti permetti?

- Beh, da ciò che ho visto deduco che sei il tipo che non gioca ai videogames, sa a malapena cos'è un manga e guarda sporadicamente anime, ma non con la passione di un vero otaku... Una profana, appunto!

Faith non si degnò neanche di rispondere (anche perché non sapeva cosa volesse dire 'otacosa', quindi non sapeva se era un’offesa), pagò ed uscì dal negozio, chiedendosi perché quel presuntuoso deficiente era venuto a fare shopping proprio lì.

- Pazienza- pensò - Tanto Londra è così grande che probabilmente non lo vedrò più!

Non sapeva quanto si sbagliava.

Dopo un sabato sera e una domenica deprimenti le lezioni del lunedì mattina diventano una piacevole variante, soprattutto se quella mattina il Preside comunica che la prof (s)preferita di Faith è impossibilitata a fare lezione.

Le lezioni scivolarono via piuttosto veloci, anche perché le ragazze avevano tutte le materie in comune.

La campanella che segnava la fine della giornata scolastica venne accolta come un soave annuncio di liberazione; le ragazze uscirono, si salutarono e Faith stava per allontanarsi quando Abigail la fermò, trattenendola per un braccio. Faith la fissò con aria inquisitoria e le chiese - Conosco quello sguardo, Ab… Che vuoi?

- Io? Niente… Perchè mai dovrei volere qualcosa?- rispose l'altra, dopodichè guardò di sottecchi l'amica, che non smetteva di fissarla con diffidenza, e aggiunse - Solo… Soltanto se ti va… Ma non credo faccia per te, no, non è il genere di cose che ti interessano…

- Vuoi arrivare al dunque prima che moriamo di vecchiaia?- la rimbeccò Faith

- Ok, ok, non ti scaldare… Mi sono iscritta ad un concorso di disegno, “Manga&Anime”- disse eccitata, battendo le mani come faceva sempre quando era al massimo della felicità

- Ah si? Bella pensata, i tuoi disegni sono fantasmagorici!- esclamò Faith, per poi domandare - Io che c’entro?

- Beh, ecco… Conosci il mio proverbiale senso dell’orientamento… Se potessi accompagnarmi…- pigolò Abigail, spostando il peso da un piede all'altro, in attesa di una risposta

Faith ci pensò su, poi rispose - E va bene, ma smettila di fissarmi con quell’aria implorante da cagnolino bastonato!

- Si, si tutto quello che vuoi! Dov'è che dobbiamo andare?

- 90 di Albertson Lane... Tra trenta minuti

- Cosaaaaaaaaaa? E me lo dici adesso? Spicciamoci!- strillò Faith, quindi, afferrata Abby per il braccio, corse alla metropolitana, ringraziando in cuor suo l'efficienza del trasporto pubblico. Miracolosamente arrivarono in anticipo alla sede del concorso.

Affannata per la corsa Faith si sedette sui gradini, Abigail si sistemò alla sua destra, appoggiata a una colonna, e rimasero in attesa.

Poco dopo Abigail esclamò - Essere umano all’orizzonte! Sesso maschile, circa della nostra età... Carino!

Faith si girò con fare indifferente, dato che era più unico che raro che le piacessero i ragazzi che Abby giudicava “carini”, e lo vide: alto, lunghi capelli biondi, occhiali da sole, puzza sotto naso, sigaretta in bocca, costosissimo cellulare ultimo modello in mano… Era lui, il tizio antipatico della fumetteria!

- Ma porca puttana- imprecò sottovoce, cercando un modo per eclissarsi, o meglio, scappare.

- Guarda chi si vede!- esclamò la voce irritante che tanto odiava - Non sapevo che il concorso fosse aperto anche ai profani… Altrimenti non mi sarei mai iscritto!

- E io non pensavo fosse aperto ai palloni gonfiati! Comunque non preoccuparti piccolo Lord Presuntuoso, ho solo accompagnato la mia amica- rispose Faith, indicando Abby - Anzi, stavo per andarmene. Ci vediamo domani, Ab, in bocca al lupo per il concorso. Falli neri!

- E’ lei quella a cui hai regalato il “pupazzetto” di Nana?- le chiese il biondino antipatico mentre si alzava, Faith non rispose, gli voltò le spalle e andò via inviperita.

Non conosceva nemmeno il nome di quel ragazzo, ma sapeva per certo che lo odiava a morte; detestava tutto di lui, i suoi occhiali da sole (in pieno Dicembre!), i suoi vestiti griffati da ricco figlio di papà , la sua voce, il suo modo di fare col sorriso sprezzante e la battuta sempre pronta di chi sa di poter comprare tutto coi soldi… Le dava il voltastomaco, e pregò tutte le divinità che conosceva che le loro strade non si incrociassero mai più.

Nel frattempo al civico 90 di Albertson Lane era in corso una guerra verbale tra Abigail e il ragazzo senza nome; fu Abigail ad attaccare - Come ti è venuto in mente di offendere così la mia amica?- abbaiò

- Mi irritava- rispose l'altro con semplicità - Epoi è stato divertente!

- Non per lei… E nemmeno per me!- ribattè Abigail

- Che lagna! Si vede che siete amiche, due palle… Senza offesa, eh

- Ma figurati…stronzo!- replicò Abigail

- Uuh, siamo passate alle parolacce!- la schernì lui - Non va bene, una così dolce fanciulla non dovrebbe parlare come uno scaricatore di porto!

- Ooh, taci!- ringhiò Abigail, stufa di quel battibecco

- Solo se risponderai alla domanda da un milione di sterline- rispose lo sconosciuto, Abigail deglutì, annuì, aspettandosi chissà cosa, invece le chiese semplicemente – Come ti chiami?

- Io? Ehm... Abigail. Abigail Venter

Il biondo sorrise, le tese una mano e disse, amichevole – Piacere di conoscerti, Abigail. Io sono Ben Cartridge.

Abigail strinse la mano che le aveva porto e gli sorrise: al contrario di Faith le stava simpatico a pelle.... Qualcuno Lassù voleva male a Faith!

Nel frattempo, vicino al liceo di Faith, Bridget Mc Duff complottava con Claude Sheridan per rimediare alla figuraccia fatta alla cena di compleanno di Faith.

- In pratica vorresti organizzarla una seconda festa, a sua insaputa? Mi piace! Sai che dove c'è festa, c'è Claude!- squittì la bionda

- Più che altro vorrei organizzare un'uscita a sorpresa... Per rimediare alla figura di merda che ho fatto fare a F al suo compleanno... Potremmo... Che so, dirle che andiamo all'Hard Rock Cafè e invece la portiamo in un locale chic...- illustrò Bridget

- Uhm... Mi piace, e conosco anche un posto perfetto: il 'B 4 Babylon', è un locale di tendenza, un po' periferico ma molto, molto cool- trillò Claude, felice di potersi mettere in mostra organizzando la festa riparatoria a sorpresa per Faith

Bridget annuì, entusiasta, e lasciò carta bianca a Claude per la messa a punto del piano.

Faith non ebbe il minimo sospetto, d'altronde come avrebbe potuto? La scusa che le rifilò Bridget per convincerla ad uscire fu di quanto più plausibile e ben recitato ci potesse essere: il compleanno dell'Amore suo, per Faith e gli altri 'il Buzzurro'.

Così, alle 9 p.m spaccate del 22 dicembre Faith, fasciata in un vestito nero a collo alto, coperta dal giubbotto di pelle imbottito e una sciarpona di lana, attendeva sotto casa l'arrivo di Claude e sorella, che avrebbero trasportato lei e Abigail al luogo della festa.

Per evitare che potesse tradirsi e rovinare così la sorpresa Abigail era stata tenuta all'oscuro del piano, perciò non stupisce che salutò Faith corrucciata, a braccia conserte: l'idea di una serata in compagnia di Buzzurro and friends non era certo in cima alla sua lista dei desideri.

Per tentare di estorcerle un sorriso Faith si complimentò con lei per l'abito: rosa, naturalmente, con un grosso fiocco dietro e la scollatura a V maliziosamente profonda (altro che il mini-burqa di Faith), abbinato alle ballerine e al fermaglio che raccoglieva i capelli.

Faith, osservando il proprio riflesso nel finestrino, non riuscì a salvare nulla del proprio aspetto, dai capelli, di un banale castano scuro, alle gambe eccessivamente tornite, al viso, a suo dire troppo paffuto e rotondo... Se soltanto avesse potuto si sarebbe coperta con un sacco!

Non appena Claude fece segno di scendere dall'auto Faith cominciò a nutrire qualche sospetto, sospetti che aumentarono quando, invece che nel portone del palazzo, Claude la guidò all'interno di “B 4 Babylon”, dove la assalirono tutti i suoi compagni di classe, più qualche extra, urlando “BUON COMPLEANNO!”.

Presa alla sprovvista, Faith perse l'equilibrio, finendo col sedere per terra; si rialzò tra le risate e boccheggiò – Ma cos... Cosa significa tutto questo?

- Idea di Bridget- rispose Claude – Voleva farsi perdonare per la disastrosa cena

- Bridge... Grazie!- pigolò Faith mentre correva ad abbracciare l'amica

- Su, su, basta abbracci, la serata-cucco deve cominciare!- intervenne Claude separandole

Faith, perplessa, e pure un tantino spaventata, domandò – S-Serata... Cucco?

- Tesoro, è una tradizione assolutamente trendy del locale: la festeggiata gira con questo- rispose Claude mostrandole una catenina con appeso un enorme cuore rosa di lustrini, che fece accapponare la pelle a Faith – Al collo, e deve cuccare tanti ragazzi quanti gli anni che compie!

- A saperlo avrei chiesto a mia madre di festeggiare qui il mio primo compleanno- ironizzò la festeggiata, che non ebbe tempo di protestare per l'assurdità di quella consuetudine perchè la sorella di Claude le infilò a forza l'obbrobrioso cuore di lustrini e strillò – CHE LA CACCIA ABBIA INIZIO!

- Ah, Faith, quasi dimenticavo- disse Claude – I tizi che cucchi... Devi baciarli!

- CHE COOSA? MA VOI SIETE TUTTI MATTI!- tuonò Faith

- Che vuoi che sia un bacetto, su! Ora va, ti attende una lunga serata- trillò Bridget, per poi scoppiare a ridere.

Faith si guardò intorno, in cerca di sguardi compassionevoli, ma, a parte Abigail, anche lei sconcertata, non ne trovò: erano tutti parecchio divertiti dalla cosa.

Sconsolata, si lanciò in pista, convinta che, prima avesse 'cuccato', prima la tortura sarebbe finita; non aveva fatto i conti con la follia delle sue amiche, che la rapirono, costringendola a ballare, non a bordo pista come avrebbe voluto, bensì nell'occhio del ciclone, dove Faith, compressa all'inverosimile, decretò che da quel momento in poi avrebbe avuto un rispetto tutto nuovo per le sardine in scatola.

Dopo due pezzi dichiarò di avere i piedi doloranti, nella speranza che la lasciassero un po' in pace, invece le sue aguzzine, ehm, amiche la trascinarono al bar, dove, nonostante la disapprovazione di Abigail, insistettero affinchè la festeggiata bevesse qualcosa di alcolico, e non la lasciarono alzare prima del quarto cocktail.

Con la testa che le girava Faith si mise alla ricerca di diciotto anime pie disposte ad aiutarla; trovarle fu meno difficile di quanto pensasse, anche se non si può certo dire che Faith si comportò da tipica single in cerca: arpionava la preda, gli mostrava il ciondolo e diceva, con voce annoiata, come se parlasse del tempo – Ciao. Scusami tanto. Festeggiata. Diciotto anni. Dammi un bacetto e finiamola alla svelta.

Rimasta da sola, Abigail, dopo aver osservato Bridget ubriacarsi come d'abitudine, incitata da Ashley ed Elizabeth, le quali si divertivano un mondo a farla sbronzare per poi lasciarla libera e guardare i casini che combinava, decise di respirare una boccata d'aria fresca; era sul punto di uscire quando incontrò, o meglio, si scontò con... Ben Cartridge.

- Abby!- esclamò lui, sorpreso di trovarla lì

- Ben! Ciao!- rispose lei – Non sapevo... Insomma... Non ti facevo tipo da... Non che non sia elegante, eh, però...

- Ero uscito con mio fratello, da 'Ruffles' c'era la serata in bianco e nero. Ma ho dimenticato la cravatta... Un crimine tanto grave da impedirmi di entrare, così, per non tornare a casa...- spiegò lui, mentre il suo sguardo vagava sulle forme di Abigail, ben valorizzate dal vestito, soffermandosi sulla scollatura – Stai benissimo

La ragazza arrossì, mormorò un “grazie”, e stava finalmente per varcare la soglia del locale quando Ben la fermò; - Abby, aspetta- le disse

- Dimmi, Ben

- Ehm... L'altra volta non te l'ho chiesto... Mi è mancato il coraggio... Mi daresti il tuo numero?

- Quale? Civico, di scarpe, portafortuna...- rispose lei con ironia: Ben le sembrava un bravo ragazzo, ma non voleva dargli il numero di cellulare, non si fidava.

- Ehm.. Il cellulare- precisò Ben, che non aveva voglia di giocare – Per... Beh... Scambiarci gli auguri di Natale, cose così... Oh, a proposito di natale, ho un regalo per te!... A casa, però, mi spiace. A saperlo l'avrei portato con me.

Abigail parve pensarci su, poi, però, acconsentì, quindi uscì fuori a respirare la tanto agognata aria fresca.

Faith, intanto, era sprofondata nella disperazione: le mancava un ultimo bacio per potersi liberare di quell'affare orripilante che teneva al collo, ma i volontari erano finiti... Come avrebbe fatto? Aveva persino scoperto che Claude e la sorella la tenevano d'occhio per accertarsi che non barasse!

Stava giusto chiedendosi se baciare il proprio riflesso nello specchio all'ingresso valesse come cucco quando vide Ben, il biondo antipatico, e pensò: “Se mi salva, smetterò di chiamarlo antipatico”.

Gli si avvicinò e lo salutò con un vivace – Ehilà! Chi non muore si rivede!

- Speravi fossi morto?

- Più che altro me l'aspettavo... Con tutte le maledizioni che ti ho mandato...

- Che gentile! Cosa vuoi?

- Festeggiata. Diciotto anni. Un bacetto e diventeremo amici per la pelle- recitò Faith tutto d'un fiato, sventolandogli davanti agli occhi il ciondolo

- Auguri. Cento di questi giorni. No, grazie, piuttosto bacio una lumaca bavosa- rispose Ben, freddando all'istante il suo entusiasmo

- Grazie, eh!- sputò Faith, incazzata, per poi allontanarsi borbottando commenti poco carini su Ben.

Per sua fortuna Faith completò presto il suo carnet: poco dopo il fallimentare tentativo con Ben venne raggiunta da... Bridget, più ubriaca che mai, la quale, al solo vederla, emise un grido di gioia e si fiondò su di lei strillando – AMOORE! ECCO DOV'ERI FINITO!- attirando l'attenzione di parecchia gente, compreso Ben, che le guardò sghignazzando, infine, ciliegina sulla torta... La baciò!

Faith, divincolatasi dalle spire, ehm, braccia, dell'amica, storse la bocca, schifata, ed esclamò – Bridge, ti sei bevuta il cervello? Mi hai baciata! E hai pure provato a infilarmi la lingua in bocca! Che... Schifo! Io sono fottutamente etero, cazzo, ancora più etero dopo questo!

Bridget balbettò qualcosa di incomprensibile, dopodichè si accasciò su un divanetto e lì rimase.

Assolto il suo compito di festeggiata cuccatrice Faith mollò gli ormeggi e veleggiò verso casa; bevve una camomilla, perchè tutto quell'alcool a digiuno le aveva fatto venire mal di stomaco, e si infilò sotto le coperte abbracciata al suo peluche preferito.

Era appena scivolata nel dolce torpore del sonno quando il cellulare, lasciato inavvertitamente acceso, squillò; chiedendosi chi mai potesse rompere a quell'ora rispose acida: - Chi è che rompe, anzi, interrompe la mia attività onirica?

- Abby?

- No, hai sbagliato- borbottò Faith con voce di sonno

- Faith?- disse chi aveva chiamato

Faith cercò di riconoscerne la voce, ma era troppo assonnata e intontita per riuscirci, per cui si limitò a mugugnare – Si. Ma tu chi... Ha attaccato. Fanculo!- aggiunse quando sentì il click di fine chiamata.

All'altro capo del telefono uno stupefatto Ben Cartridge meditava sulla scaltrezza di Abigail, la quale, a quanto pareva, non si fidava abbastanza di lui... Ma non sarebbe stato certo con giochetti come questo che lo avrebbe seminato, e se ne sarebbe resa conto molto presto.

 

 

Secondo capitolo andato, dal terzo in poi entreranno in scena nuovi personaggi e la storia si farà più interessante. Aspetto i vostri commenti! ^.^ 

   
 
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