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Autore: zia_addy    11/09/2012    2 recensioni
Non lo legga chiunque ami gli elfi, questa è la rivincita degli umani.
Dal primo capitolo:
«Un esercito – disse la donna – sono venuti dei soldati... Cercavano te.»
La cercavano?
«Sanno di noi? – chiese esterrefatto Liam – com'è possibile?»
Hairi, improvvisamente realizzò. Non sapevano di loro, sapevano di lei. «No – disse – sanno solo di me.»
«Solo di te? – fece Jona – perché?»
Hairi fece un respiro profondo e disse «Perché sono una schiava.»
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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VI

 
Hairi stava contemplando assorta quel cielo azzurro che sembrava irreale quando la voce di Jona ruppe il profondo silenzio che li avvolgeva. «Non è strano – esordì – che noi siamo nel passato e gli Elfi no? Dopotutto presente e passato sono stati sovrapposti, perché loro non dovrebbero esserci?»
«Perché sta a me decidere chi può interagire con i morti e chi no – rispose Ivan con un certo compiacimento – quindi in questo momento noi siamo in contatto con il passato, che sarebbe il morto, e gli Elfi possono solo stare a guardare per così dire, in realtà per loro siamo invisibili.»
«A proposito di Elfi – disse Harribel – non è che ci sono degli Elfi a guardia di questo posto?»
«Non credo – fece Hairi pensosa – ma non è poi così improbabile, dovremmo risalire e dare un'occhiata.»
«Oppure andare direttamente dagli Umani – obiettò Ganesh – non vedo perché correre inutili rischi. Chiaramente ho bisogno di sapere la nostra destinazione, “Umani” è troppo generico.»
«Giusto – convenne Hairi – allora potremmo andare al Tempio della Sequoia, dopotutto è il più antico, ci sarà sicuramente qualcuno e inoltre Leuca non dovrebbe essere stata ancora fondata.»
«Mi sembra una buona idea – disse Ivan – vogliamo andare?»
Tutti quanti assentirono e partirono così alla volta del Tempio. Hairi ripensò all'ultima immagine che aveva di quel posto: un santuario di morte, ma quando poi uscì dal portale con ancora quella visione negli occhi, fu abbagliata da quel verde brillante che credeva non avrebbe più rivisto. Al di là del verde e marrone degli alberi, però, non c'era altro colore, non un singolo Umano.
«Non c'è nessuno – disse Liam deluso – dove...»
«Zitto – lo interruppe Hairi sottovoce – qualcuno ci osserva.»
In mezzo al fruscio delle foglie le era sembrato di sentire un altro suono, più aspro, uno scricchiolio, rametti spezzati forse...
«Giù!» Gridò e intanto spalancò le braccia scatenando due esplosioni che in un attimo raggiunsero i due Elfi che stavano per attaccarli. Uno dei due era però riuscito ad evitare il suo contrattacco e si preparare a lanciare il proprio. Hairi si voltò per affrontarlo ma improvvisamente si sentì mancare l'aria, annaspò nel tentativo di respirare ma invano. Cadde a terra e la vista le si riempì di puntini neri fino a oscurarsi completamente.
 

***

 

“Aria!” pensò con tutte le sue forze Harribel e i suoi polmoni si riempirono del prezioso elemento, ancora un attimo e avrebbe perso i sensi e sarebbe morta. Diede uno sguardo agli altri, avevano perso tutti conoscenza ma grazie alla sua aria non sarebbero morti. Guardò dunque l'Elfo, aveva un'espressione corrucciata, doveva aver capito cosa lei aveva fatto e ora stava tentando di toglier loro l'aria che era riuscita a creare; ma non ce l'avrebbe fatta, mai.

Sembrò essersene reso conto perché lanciò un nuovo incantesimo, lei sentì la terra tremare sotto i suoi piedi, spiegò allora quattro paia di ali ed evocò sei aquile giganti per i suoi compagni e spiccò il volo appena in tempo per evitare enormi spuntoni di roccia emersi dal terreno. L'Elfo fece allora come un salto e volo veloce come un proiettile verso di lei, roteò in aria con incredibile agilità e le sferrò un calcio. Lei lo parò con il braccio protetto da un'armatura di diamante, la sua gamba era pesante come il piombo e fu  scaraventata a terra.
Creò un'enorme rete che rese elastica in modo da sfruttare la violenza del colpo a suo vantaggio. In un attimo stava volando contro l'Elfo, il suo corpo proteso in avanti mentre braccia e gambe all'indietro. Harribel si fece crescere per tutta la lunghezza degli avambracci affilatissime lame e quando fu a un soffio da lui gettò le braccia in avanti così da tagliargli la testa. Ma fallì. L'Elfo si dissolse come fumo, riapparve dietro di lei e le diede un colpo alla testa. Harribel riuscì a proteggersi appena in tempo, ma di nuovo non poté evitare di venire scagliata a terra. Non poteva ripetere lo stratagemma di prima, siccome stava volando a terra di faccia e non di schiena, così creò un enorme cuscino per attutire la caduta che però quasi la soffocò.
Un pensiero improvviso le attraversò la mente. Fece scomparire il cuscino e rotolò a terra schivando dei dardi magici lanciati dall'Elfo, ma quasi andando a sbattere contro gli speroni di roccia. Si rialzò e guardò in alto verso di lui.
«E così ti piace strangolare la gente eh? – gli gridò – ti accontento!»
Lui la guardò con un'espressione confusa, che si trasformò in stupore quando una serie di anelli si formarono attorno al suo collo fino a materializzarsi in un serpente che prese a strozzarlo, istintivamente lo afferrò tentando di liberarsene, ma ottenne l'effetto contrario e alla fine precipitò con un tonfo a terra, sbattendo contro uno di quegli spuntoni da lui creati.
Sentì la morsa alla gola che la obbligava a respirare artificialmente sciogliersi e così poté cessare di creare aria. Fece atterrare le aquile e si guardò attorno, il paesaggio era stravolto, ma il Tempio era rimasto intatto; per un attimo pensò che quel posto portasse sfortuna.
Raggiunse le aquile e constatò con sollievo che tutti stavano effettivamente bene, soffermò però il suo sguardo su Ivan. Da quando erano nel passato era pallido come un cadavere e aveva notato che aveva il respiro affannato, benché tentasse di nasconderlo, inoltre era certa che quando l'Elfo aveva impedito loro di respirare fossero tornati per un momento nel presente. Avrebbe retto per settimane, forse mesi? Scacciò quel pensiero, non doveva farsi prendere dalla sua tendenza al catastrofismo.
Fuse insieme le sei aquile creandone una sola che potesse trasportarli tutti e caricò così i suoi compagni in groppa alla creatura, si sarebbero certamente svegliati a breve, ma temeva l'arrivo di altri Elfi e quindi voleva andarsene da lì al più presto. Si sistemò sulla testa dell'aquila che prese il volo diretta a nord.
 

***

 
Hairi si svegliò e sentì qualcosa solleticarle il viso, poi udì un battere ritmico, come di ali, quando aprì gli occhi scoprì di trovarsi su di un enorme bestia volante che poi riconobbe essere un'aquila. Si guardò attorno spaesata e vide gli altri che riprendevano conoscenza in quello stesso momento, c'erano tutti a parte Harribel. Fu presa dall'agitazione, ma poi si calmò quando la vide seduta più in là; lei si voltò, un sorriso le illuminò il volto e li raggiunse.
«Per caso siamo morti e adesso stiamo volando all'Altro Mondo?» Le chiese Liam quando arrivò.
«Non essere stupido – rispose lei e lo schiaffeggiò – come puoi vedere sei vivo e vegeto.»
«Come abbiamo fatto a sopravvivere allora? – le domandò Jona – io sono certo di non essere intervenuto.»
«Ho creato l'aria che l'Elfo voleva toglierci – disse Harribel con aria trionfale– voi siete tutti svenuti e io mi sono sbarazzata di lui.»
«È sorprendente che non sia svenuta anche tu», commentò Ganesh.
«Sono piuttosto allenata a trattenere il fiato», fece lei compiaciuta.
«Sai cos'altro mi sorprende? – le disse Liam – che quest'aquila si muova, ai leoni avevo dovuto dare io la vita.»
«Quello si era reso necessario perché non avrei potuto controllarli una volta che ci saremmo separati, altrimenti avrei potuto farli muovere come avrei voluto. Di fatti, sono io a far sbattere le ali a quest'aquila, non lo fa autonomamente», spiegò Harribel.
«Ad ogni modo – li interruppe Ivan – dove stiamo andando?»
«A nord – rispose lei – è la zona con il maggior numero di villaggi, prima o poi qualcuno lo troviamo.»
Lui fece un leggero ceno di assenso, Hairi notò che sembrava incredibilmente stanco, «Continuiamo a muoverci con quest'aquila – eruppe – Ivan, tu hai bisogno di riposarti e noi tutti di organizzarci.»
«Sono d'accordo con Hairi – disse Harribel – secondo me sarebbe meglio se d'ora in poi ti astenessi dal combattere, Ivan. Inoltre, è da un po' che ci pensavo, cosa diremo agli Umani quando li raggiungeremo? “Salve veniamo dal futuro”? Non credo ci accoglieranno a braccia aperte. Poi ci sono gli Elfi, mi sono sembrati diversi, come più forti; ma forse sono solo io che penso sempre alle cose più stupide quando invece potrei creare qualunque cosa.»
«La tua impressione non è sbagliata – fece Ivan – gli Elfi che conosciamo sono arroganti e pieni di sé, credono di aver a che fare con bambini capricciosi che per ripicca fanno i dispetti: non ci prendono sul serio, si credono superiori. Questi invece sanno con chi hanno a che fare, hanno ottenuto la magia da poco, conoscono i loro limiti e ciò di cui sono capaci gli Dei; come loro non ci sottovalutano così noi dobbiamo fare. Comunque avete ragione, non sono in condizione di combattere, farò del mio meglio per non esservi d'impiccio.»
Ganesh scosse la testa e disse «Non vedo come colui che ci permette di essere qui possa essere “un impiccio”.»
Ivan sorrise e poi aggiunse «Per quanto riguarda gli Umani, direi che l'unica cosa che possiamo fare è tentare di spiegare la situazione.»
«Intanto pensiamo a trovarli, poi si vedrà», commentò Liam.
Tutti quanti annuirono e tra di loro calò il silenzio, ognuno immerso nei propri pensieri, nelle proprie ansie e aspettative.
Prima di potersene rendere conto, Hairi si addormentò e quando fu poi svegliata da Raja, il sole era alto nel cielo, indicando che era mezzogiorno se non più tardi. Raja le indicò qualcosa al di sotto di loro, lei si voltò a guardare in quella direzione e vide il mare. Le venne in mente la prima volta che lo aveva visto, era in viaggio con il Duca chissà verso dove e tutto ciò le provocò un certo fastidio, ma poi i sui pensieri furono interrotti da Jona che le disse con una vena di eccitazione nella voce «Siamo quasi arrivati al Golfo dei Pirati, abbiamo già scorto qualche nave.»
Di nuovo Hairi guardò il mare e vide delle piccole figure scure solcarne la superficie, ben presto avrebbero incontrato gli Umani, pensò emozionata.
«Come dovremmo fare per raggiungerli? – chiese Liam – se atterriamo con questa bestia ci attaccheranno di sicuro.»
«Ci attaccheranno in ogni caso», commentò Ganesh.
«Però potremmo...» cominciò Liam ma fu interrotto da due sonori schiocchi e poi cominciarono a precipitare. Era come se si fossero spezzate le ali dell'aquila e non stavano semplicemente cadendo, qualcosa li stava trascinando a terra.
«Non riesco ad aprire un portale!» Esclamò Ganesh e in quel momento Hairi capì cosa stava succedendo, ma non fece in tempo ad aprire bocca che raggiunsero il mare e vi atterrarono violentemente alzando due altissime pareti d'acqua che ricaddero su di loro sotto forma di pioggia. Prima che potessero reagire in alcun modo furono afferrati da delle specie di rami e radici e come la loro cavalcatura scomparve, loro rimasero sospesi in aria.
«Non siamo Elfi! – gridò Hairi – Siamo Draghi! Lo Spirito della Sequoia potrà confermarvelo!»
Tanto gli uomini sulle navi quanto i suoi compagni la guardarono con stupore, ma lei ne era certa: il Gran Maestro e Drago del Tempio della Sequoia era lì, era lui che li aveva catturati e quegli uomini non potevano nasconderglielo.
«Io non ti ho mai vista prima d'ora – disse un uomo che si era appena fatto largo tra le persone che affollavano una delle navi – come fai a conoscere quel nome?»
Hairi lo guardò con attenzione, era un uomo tra i trenta e i quarant'anni, alto e dal fisico possente, aveva barba e capelli scuri, una cicatrice gli attraversava longitudinalmente la parte sinistra del volto e anche se l'occhio sinistro era chiuso, lei riusciva a vedere chiaramente che il destro era dorato.
«Anch'io vengo dal Tempio della Sequoia – rispose lei – solo che noi sette apparteniamo al futuro, capisco che sia abbastanza assurdo, ma è la verità! Questa guerra verrà persa e alla fine della guerra verrà fatta una profezia che annuncia il ritorno dei Draghi ad opera dei Sette, ebbene eccoci qui! Nel nostro tempo gli Umani sono stati prima ridotti in schiavitù e poi sterminati. Per favore, credeteci!»
Gli uomini si guardavano e mormoravano incerti chiedendosi se crederle o meno, poi il Drago disse «Vi porteremo dal Gran Maestro del Tempio dei Venti e ne discuteremo con lui.»
Hairi fu attraversata da un moto di trionfo e i suoi compagni erano visibilmente contenti del risultato, intanto i rami si mossero e li portarono sulla nave dove si trovava il Drago che li condusse sottocoperta e li chiuse in una stanza vuota; poi la nave cominciò a muoversi.
«Come facevi a sapere che il Gran Maestro del Tempio della Sequoia era presente?» Le chiese Jona.
«Ne ho riconosciuto i poteri – rispose lei – lo Spirito della Sequoia rappresenta e protegge i legami familiari e affettivi in generale, il che in battaglia si concretizza con la capacità di immobilizzare e cioè di “legare alla terra”; può anche obbligare delle persone a rimanere insieme e così via. Ecco perché Ganesh non poteva più aprire un portale e, come avrete notato, siamo arrivati in questa stanza senza aver mosso consapevolmente un passo.»
«Non credevo che un Dio minore potesse contrastare uno dei Sette», disse Harribel stupita.
«Per la verità – fece Ganesh – riesco ancora ad aprire un portale, ma è troppo piccolo anche per trasportare soltanto me e si chiude talmente in fretta che vi rimmarrei intrappolato dentro, morendo.»
Ad Hairi sembrò un po' seccato, il che la divertì, ma cercò di non darlo a vedere e piuttosto disse «Adesso non resta che parlare con il Gran Maestro del Tempio dei Venti, speriamo non ci siano problemi.»
«Non credo ce ne saranno – commentò Liam – dopotutto gli Spiriti ci riconosceranno come Umani e allora non potranno continuare a sospettare di noi.»
Quello che diceva era vero, quindi in un certo senso potevano stare tranquilli, ma sapeva che non avrebbero conquistato la loro piena fiducia fino a che non avessero combattuto, dimostrando così di possedere veramente i poteri dei Sette.
Il viaggio proseguì per forse un'oretta, poi il Drago venne a prenderli e li scortò fuori. Il paesaggio era sorprendente, erano circondati da un'imponente scogliera bianca, si trovavano sicuramente in uno dei numerosi fiordi che caratterizzavano la costa a nord del Nuovo Mondo. L'enorme parete rocciosa era punteggiata da palafitte arroccate fino alla sua sommità ed erano collegate da ponti sospesi di corda, inoltre un'infinità di moli si protendeva sul mare per ospitare le numerose navi. Quello a cui avevano attraccato era in una posizione più o meno centrale ed era collegato ad una curiosa scala un po' ricavata dalla roccia, un po' costruita in legno, che conduceva ad un edificio ancor più singolare. Era in legno come tutti gli altri edifici, ma si notava che era stato come costruito in una nicchia, si stagliava imponente oltre la cima della scogliera e con le sue guglie e pinnacoli sembrava una specie di corona.
«Quello è il Tempio dei Venti – disse Jona attirando gli sguardi del Drago e degli altri uomini che li accompagnavano – e quella che stiamo per percorrere è chiamata Scala del Cielo.»
«Piuttosto poetico», commentò Ivan.
«Già», fece secco il Drago sottintendendo che dovevano tacere, e così cominciarono la salita di quella lunga scala che li avrebbe portati un passo più vicini al loro futuro.
 
 
 
 
 
 

Salve! avete visto siao tornate subitissimo, stavolta. Ci perdonate?
So di non aver risposto alle recensioni ma cercherò di farlo entro dopodomani, visto che Chiara mi ha già detto coa dirvi.
Non ci rimane che augurarvi buona lettura e rassicurvi dell'esistenza del prossimo capitolo =)
Ciao Addy e Chiara

  
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