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Autore: Kosmos    11/09/2012    2 recensioni
«Potesti dirmi, a bassa voce, quanto ancora mi ossessionerai? Puoi aiutarmi, stringimi. Vieni da me ora, lentamente. Accarezzami, senza problemi, calma le mie paure e rasserenami. Muovi le tue mani su di me, porta via le mie preoccupazioni da me. Io sacrificherò tutto quello che ho nella vita per liberare la mia coscienza.»
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash
Note: Lime | Avvertimenti: Triangolo
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I Capitolo: Come Closer.

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Scusa per tutto, non ho mai avuto bisogno di un'amica come adesso,
scusa ti ho abbandonata, scusa..


Aprelevka (Russia) 11 Maggio.

-Ehi Jul, sono arrivate le pizze! Chiama Lena e dille di darsi una mossa, dobbiamo finire il progetto, dopo cena- Trillò Aleksandra dal piano di sotto, rivolta all'amica, intenta a ripassare il contorni di una rosa. Ella lasciò andare la matita sulla scrivania, e si stiracchiò, prima di alzarsi dalla sedia girevole. Quella sera faceva freddo fuori, e in strada non c'era quasi nessuno, quindi Julia e Lena avevano deciso di riunirsi  al calduccio, a casa della loro migliore amica, per terminare un progetto scolastico in corso da circa una settimana. Ma la rossa non era ancora arrivata e Aleksandra stava cominciando a spazientirsi, prendendosela con la povera Julia che doveva interrompere il lavoro, circa ogni quarto d'ora. -L'ho chiamata cinque minuti fa, e ha detto che era bloccata nel traffico a causa della neve!- Esclamò ad alta voce per farsi sentire dal piano di sopra. Nello stesso momento in cui ebbe terminato la frase, sentì il suono acuto del campanello e il cane abbaiare di risposta. -Porca puttana, Lena ci hai messo una vita! Vuoi farmi morire di fame?!- La rossa fu investita dalle urla isteriche di Aleksandra, dovute ai morsi della fame. Quindi, le posò una mano sulla testa e con assoluta pacatezza, mormorò:-Sono qui ora, quindi tu e il tuo stomaco potete smettere di brontolare, mh?- Sorrise picchiettandole piano sulla testa e la superò, togliendosi il piumino rosa per poi appenderlo all'attaccapanni, mentre Aleksandra borbottava qualcosa d'incomprensibile, raggiungendo la cucina, seguita dal piccolo Nelson, il chiwawa che i suoi le avevano regalato per il suo diciassettesimo compleanno. -Len! Sei arrivata, vieni a vedere come sta venendo il disegno- Lena alzò la testa e sorrise, vedendo Julia saltellare eccitata, in cima alle scale. Quindi la raggiunse e la strinse in un abbraccio soffocante. Era sempre stato così, tra di loro, non potevano fare a meno di abbracciarsi, accarezzarsi o tenersi per mano, erano proprio come una coppia di fidanzatini. Ciò provocava loro dei piccoli screzi da parte dei compagni di scuola, ma ciò non le toccava più di tanto. Julia  aveva sempre risposto alle prese in giro, perchè Lena odiava sentirsi presa di mira, ma quando entrambe ebbero capito che era inutile arrabbiarsi con persone di basso livello come quelle che le sfottevano, iniziarono ad alzare le spalle e a fare finta di nulla, continuando a comportarsi come sempre. Lena si sedette alla scrivania ed esaminò il disegno, rappresentante delle edere che si rampicavano su un grattacielo, illuminato da un sole esageratamente grande che assumeva la forma di una rosa. -Che ne pensi? Fa schifo?- Mormorò la moretta preoccupata dal silenzio dell'amica -No anzi è fantastico! Sei davvero brava, non avrei saputo farlo meglio- Rispose Lena con sincerità. Aveva sempre ammirato Julia per il suo carattere forte, per il suo talento e per i suoi modi di fare e non c'era davvero nulla che avrebbe cambiato in lei, a volte aveva anche pensato di voler essere come lei, di riuscire a guardare in faccia le persone, anche quelle che la spaventavano, e riuscire a dire loro ciò che pensava. Ma ogni volta si limitava a rimanere nel suo bozzolo e rifugiarsi tra le braccia di Julia, quando aveva bisogno di aiuto. Altre  volte quando la guardava negli occhi sentiva una sensazione che non poteva spiegare a parole, era un misto di timore e attrazione, come in quel momento, sentiva la gola secca e lo stomaco sottosopra, proprio ciò che accade quando si ha una cotta per qualcuno. Ma quindi questo significava che aveva una cotta per la sua migliore amica?
-No sono ridicola!- Pensò battendo le palpebre e distogliendo lo sguardo, tornando a guardare il disegno -Ehi, io scendo a mangiare, va bene?- Mormorò Julia, stampandole un bacio sulla guancia, prima di uscire dalla stanza e raggiungere Aleksandra in cucina. Lena prese un bel respiro e socchiuse gli occhi -Va tutto bene, devo calmarmi, va tutto bene- Lanciò un'ultima occhiata al progetto e uscì dalla stanza  e corse giù dalle scale per poi dirigersi in cucina e sedersi insieme alle altre due, intente a divorare le loro pizze. Ma quella domanda continuava a rimbombarle nella testa:-Perchè mi sento così, quando i miei occhi incontrano i suoi? Perchè sento di avere costantemente bisogno, di un contatto fisico con lei?- In quel momento, i suoi occhi incontrarono quelli chiari e puri di Julia, che le rivolse un sorriso affettuoso e lei non poté fare a meno di arrossire, pensando a come avrebbe reagito la mora, se avesse saputo a cosa stava pensando in quel momento. –Ehi Lena, torna sul pianeta terra, stai ungendo il tavolo, mia madre mi ammazza!- La voce di Aleksandra la risvegliò dai suoi pensieri e lasciò cadere la fetta di pizza nel cartone –Scusa, non ho molta fame, ci mettiamo a lavoro?-  Chiese alzandosi dalla sedia velocemente, come se stesse cercando di scappare da qualcosa. Julia alzò le spalle e si alzò per  aiutarla a sparecchiare, mentre Aleksandra la guardava come se fosse un’aliena  -Hai tutta questa voglia di lavorare?- Le  chiese inarcando le sopracciglia –Beh? Non ci trovo nulla di male, voglio solo che sia perfetto. Sono una studentessa ambiziosa io.- Annuì la rossa con grande convinzione. L’amica per tutta risposta, si sfilò il solito elastico dal polso e raccolse i lunghi capelli castani in una coda, per poi prenderla per mano e trascinarla in salotto –Io dico che dovresti rilassarti, miss Einstein.- Mormorò, lasciandole la mano per accendere lo stereo  a tutto volume. Julia si sporse dalla cucina guardandole –Ehi! Non inizierete mica la festa senza di me!- Lasciò le posate nel lavabo e prese tre birre dal frigorifero, raggiungendole subito dopo.  –Vedi, tu sì che mi capisci al volo, piccola- Ghignò Aleksandra strappandole una birra dalle mani, poi estrasse l’accendino dalla tasca della tuta da ginnastica e aprì la bottiglia con facilità, Lena nel frattempo era seduta in un angolo del divano immersa nei suoi pensieri e fu Julia a farla rinsavire, quando fece dondolare la bottiglia di birra, davanti ai suoi occhi verdi e persi, battè le palpebre e prese la birra, bevendone subito un sorso. Julia si allontanò nuovamente da lei per avvicinarsi ad Aleksandra e iniziare a cantare a squarciagola, ridere, scherzare e saltare insieme a lei. Lena bevve un altro sorso mentre le osservava con un piccolo sorriso –Fa caldo qui dentro, credo che tu abbia alzato troppo la temperatura del riscaldamento!- Esclamò Julia ad alta voce per sovrastare la musica  e subito dopo si spogliò della maglia. Un altro sorso di birra, mentre la osservava e sentiva di non riuscire a frenare le sue emozioni. Julia le si avvicinò con la birra tra le mani continuando a cantare e le prese la mano. Un altro sorso di birra giù per la gola fino ad arrivare allo stomaco. Seguito da un altro e da un altro ancora. –Avvicinati- Pensò Lena mentre si mordeva il labbro inferiore –Ti prego, avvicinati- Strinse la sua mano e la tirò a se, la mora atterrò sul divano di pelle nera, proprio accanto a lei, che si girò e la fissò negli occhi, si perse nei suoi occhi, si perse così tanto da ritrovarsi a pochissimi centimetri dal suo viso –Sei bellissima..- Le parole le scivolarono di bocca senza preavviso, e si sentì come se non fosse stata la sua bocca a pronunciarle, si sentiva strana, sentiva una strana scarica di adrenalina, che la spingeva ad osare sempre di più, fino a trovarsi con le labbra premute ripetutamente contro quelle di Julia, che non la respingeva e che con sua grande sorpresa la assecondava –Devo essere pazza, e lei deve essere ubriaca- Furono le ultime parole che le vorticarono in testa, prima della nebbia che calò completamente sulla sua mente. Le loro lingue si muovevano all’unisono in una danza proibita e passionale al sapore di luppolo. Ogni parte dei loro corpi era immersa in quel bacio, immersa in quel piacevole torpore dovuto all’alcool e a quel bacio inaspettato per entrambe. Julia fu la prima a staccarsi dalle labbra dell’altra che intanto supplicava un altro bacio e tentava di riavvicinarsi a lei. –Ehi, Len..no! Len..basta così, okay?- Mormorò la mora, prendendola per un braccio e trascinandola nella stanza di Aleksandra, che intanto giaceva ai piedi del divano completamente ubriaca.

 

«Ho perso la testa,ho perso la testa.


Ho bisogno di lei,ho bisogno di lei.»

Fine primo capitolo

  
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