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Autore: Francesca_c    11/09/2012    6 recensioni
Questa storia è ambientata in futuro lontano e tecnologico. La protagonista è una ragazza orfana che si prende cura della sorella minore da quando aveva 8 anni, età in cui i suoi genitori sono morti. Il padre è stato assassinato per una ragione sconosciuta e lei da tempo continua a fare degli incubi spaventosi che riguardano lui e la madre. Capirà, anche grazie all'aiuto dell'affascinante ragazzo legato in qualche modo al suo passato, che non tutto è come sembra, che potrebbe scoprire i segreti del suo mondo, e distruggerli...
Genere: Fantasy, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 3

<< Va bene adesso tocca alla ragazza vicino Charlie. >> ricordò la professoressa indicandomi.
Cercai di alzarmi non dando troppo a vedere di essere nel bel mezzo di una simpatica crisi isterica.
Tentativo fallito. O almeno così mi era sembrato.
<< Si professoressa mi chiamo Grace Prior. >> riuscii a dire con una voce inaspettatamente calma e sicura.
<< Grace, che bel nome! Anche mia figlia si chiama Grace! Bene raccontaci un po' di te. >> mi incitò lei.
<< Ecco ho frequentato le medie alla J.K Rowling e ho scelto il liceo tecnologico perche da grande vorrei diventare una Catalogatrice o una Programmatrice. >> non potevo più rimandare. Era arrivato il momento di essere sinceri. << Allora, non ho doti particolari. Forse il fatto di avere buona memoria. Si ecco la mia memoria è abbastanza buona. >>
<< Beh allora direi che la catalogazione è la tua strada! Senti che ci dici dei tuoi genitori? Hai fratelli o sorelle? >>
Ci siamo. Aver paura significa arrendersi.
<< Vivo da sola con mia sorella Shelby. I miei genitori sono morti otto anni fa. >>
Per qualche secondo ci fu solo silenzio. Io continuavo a fissare gli occhi della professoressa ma riuscivo lo stesso a cogliere le espressioni di alcuni compagni.
Pietà, fenomeno da baraccone. Pietà, fenomeno da baraccone.
Queste parole mi ronzavano fastidiosamente in testa. Adesso anche gli occhi della Mill trasudavano compassione. Non sapeva cosa dire, ma chi poteva biasimarla? Dopotutto il mondo era così poco abituato alla morte. Probabilmente nessuno dei miei compagni aveva ancora mai conosciuto e amato una persona poi deceduta. Certo l'aspettativa di vita del 3000 sfidava la morte, quasi vincendola.
Tutti arrivavano tranquillamente fino ai 150 anni senza malattie o problemi gravi. Quindi era un caso più che raro di trovare ragazzi orfani. Dopo quei secondi di silenzio, la Mill si decise a parlare.
<< Oh povera cara! Santo cielo è veramente un' ingiustizia!>>
Sapevo che prima o poi me lo avrebbe chiesto. Era troppo curiosa e anche i miei compagni lo erano.
La domanda era praticamente sospesa nell' aria e vista la tranquillità che senz' altro ero riuscita a spiaccicare sulla mia faccia, la Mill azzardò a chiedere.
<< Cara, che cosa li ha... cioè che cosa li ha fatti... >>
<< Mia madre è morta di cancro >> la interruppi << mio padre tre pallottole nel cuore. >>
<< O santo cielo. Mi, mi dispiace davvero tanto, insomma avevi otto anni quando è successo? >>
Annuii e cercai di sostenere il suo sguardo. Nonostante fosse chiaramente a disagio, riusciva a guardarmi negli occhi. La stimavo per questo.
<< Mi dispiace veramente tanto. >> continuò lei.
<< Non si preoccupi. Entrambi sapevano di dover morire, non è stata una sorpresa. Né per loro, né per me. E poi è stato tanto tempo fa, non si deve preoccupare. Dico sul serio. >> le sorrisi dolcemente.

<< Ma... voglio dire il Governo... tu e tua sorella non potete stare da sole. Il Governo è a conoscenza? Il Governo vi ha... >>
<< Il Governo non c' entra nulla. I miei genitori sapevano che sarei stata in grado di badare a me e mia sorella ed era questo l' importante. Non viviamo clandestinamente. Prima della sua morte, mio padre ha fatto in modo che potessimo vivere da sole senza la tutela di nessuno. Non gli hanno dato retta subito ma alla fine hanno ceduto. Davanti ad una legge scritta che ci permetteva in qualche modo di farlo, effettuando comunque un controllo mensile sul mantenimento della casa e sullo stato di salute di entrambe. Questo è quanto. >> conclusi sedendomi.
Avevo tralasciato il fatto che la disputa tra mio padre e il Governo era durata quasi un anno. E che dopo la sua morte avevo continuato io a lottare presentando quella legge al Consiglio; che alla fine, dopo averci sbattuto in più di cinquanta orfanotrofi (da cui riuscivamo sempre a scappare) aveva ceduto sfinito. 
Arrendersi non è mai giusto. Bambina mia, tu non arrenderti mai.
Aveva ragione. Non mi ero arresa ed ero riuscita a farci vivere in pace proprio come mio padre aveva voluto. Ventiquattro facce allibite mi fissavano.
Quando avevo sentito la Mill nominare il Governo, mi ero agitata e avevo cominciato ad alzare la voce. Odiavo tutto ciò che lo riguardava. I politici si facevano credere giusti e leali. Ma era tutta una messa in scena. Non sapevano affrontare i problemi e avevano approvato ogni singolo progetto di 'civilizzazione della natura' come lo chiamavano loro.
Avevo sentito dire che i politici del Sud Europa erano più giusti e clementi. Io vivevo in quella zona di terra che una volta era chiamata Gran Bretagna.
Ma durante la Quarta Guerra Mondiale (2915-2935) gli Inglesi e gli Americani avevano intrapreso la conquista del mondo, riuscendo a sottomettere gli altri popoli.
Così tutte le altre lingue erano state abolite. Il passato e le culture dimenticate. Gli Inglesi decisero di riunire tutte le nazioni d' Europa sotto un unico governo, annullando i confini tra i paesi e dividendo il continente in tre fasce: Europa del Nord, Centrale e del Sud. E così avevano fatto con gli altri continenti.
Avrei tanto voluto essere nata al Sud. C' era un clima meraviglioso e il mare era caldissimo d'estate. Davvero una meraviglia.
E poi in quella penisola che poneva fine all' Europa del Sud erano rimasti molti spazi verdi.
Quanto avrei voluto vederli... Non mi bastava più rifugiarmi nel mio giardino per leggere i miei libri. Volevo l'avventura, volevo conoscere il mondo. Volevo sapere perché mio padre fosse stato ucciso. Si forse alla fine era questo che mi tormentava. Non sapevo nulla della sua morte, volevo scoprire il motivo dell' assassinio e l' omicida. Era un'idea folle e sconsiderata. Per questo mi attirava. Non ci speravo per niente naturalmente. Dopotutto che cosa avrei mai potuto fare?
Credi sempre in ciò che fai, bambina mia.
Non smettere di sperare e continua a combattere per avere ciò che vuoi.
Credi sempre. Credi e spera.
La speranza è tutto ciò di cui abbiamo bisogno per vivere. La speranza è la nostra vita.
Le sagge parole di mio padre mi risuonavano chiare in testa.
Aveva ragione. Come sempre. La speranza è tutto. Ma non potevo illudermi a tal punto da sperare di conoscere i segreti di papà da un giorno all' altro. Non potevo illudermi e basta. Illudersi è da deboli. Anche sperare lo era? No, io credevo alle parole di mio padre. La speranza è tutta la nostra vita. Lasciai vagare la mente ancora un po' prima di accorgermi che la professoressa stava ascoltando le parole di altri ragazzi. Le domande erano le stesse ma l'atmosfera era del tutto cambiata: era carica di tensione d' imbarazzo.
Poco prima che suonasse la campanella, la Mill si dispiacque nuovamente per i miei genitori.
Però quella volta più serena e sorridente, alleggerendo così il nervosismo della classe.
Gliene fui grata, inizialmente. Però quando uscì dall' aula mi trovai immediatamente al centro dell' attenzione di un gruppo di ragazze e ragazzi che mi chiedevano le cose più stupide e insignificanti sul fatto di vivere da soli. Avevano una bella faccia tosta.
Avrei tanto voluto scappare da tutto quello, ma per mia fortuna l' insegnante dell' ora successiva non ci mise molto ad arrivare.
Poi mi tornò alla mente che lei non sapeva nulla di ciò che avevo detto alla sua collega, così mi infastidii ancora di più.
Nelle seguenti quattro ore, avevo spiegato a ben sei insegnanti (tutte quelle della nostra classe) la mia condizione di ragazza orfana.
Le reazioni erano state quasi tutte come quelle della Mill. Però la professoressa di Elettronica Avanzata era stata la più sfortunata di tutte.
Quando avevo accennato alle tre pallottole nel petto di mio padre stava bevendo acqua da una bottiglietta. Inutile dirlo che per lo shock che le avevo causato, aveva annaffiato i due studenti davanti alla cattedra, sputando tutto per non strozzarsi. Niente male come primo giorno di scuola.
  
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