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Autore: Vichy90    11/09/2012    7 recensioni
Nome: Isabella Marie Swan
Città di provenienza: Forks, soprannominata anche dalla sottoscritta "il buco del culo d’America".
Città di residenza attuale: New York, il mio personale inferno sulla terra.
Anche se ad essere sinceri non era la città in sé il mio inferno sulla terra ma una azienda.
La Cullen-Masen Society, Società Finanziaria fondata da Carlisle Cullen e attualmente gestita dal mio ex compagno di classe, ex fratello della mia migliore amica, ex ragazzo con cui ho perso la verginità, Edward Anthony Masen Cullen.
Se la società ero il mio inferno, Edward era di sicuro il Diavolo, Lucifero, Satana, Belzebù.
Gli mancavano solo le corna e il forcone. Ma non ero del tutto sicura che quest’ultimo non lo tenesse nascosto dentro qualche armadio, pronto a scagliarmelo addosso appena gli avessi voltato le spalle.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan | Coppie: Bella/Edward
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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5.
Unconscious Waals




<< signorina è sicuro di volerlo nero? >>
Sicura? Se ne ero sicura? No che non lo ero!
<< lei cosa mi consiglia? >> domandai alla commessa gentile che continuava ad osservare l’abito che avevo scelto per il galà di quella sera con un’espressione disgustata.
<< un oro oppure un bel rosso, è di moda quest’anno lo sa? >>
No, non sapevo nemmeno quello. Io e la moda eravamo molto amiche, ma non amanti. A ricoprire quel ruolo c’era già Rose.
E al nome di Rose una lampadina mi si accese in testa… << mi scusi, può aspettare cinque minuti, devo fare una telefonata urgente! >>
La commessa mi guardò stranita e annuì mentre io mi allontanavo per telefonare alla mia migliore amica.
<< p-pronto? >> balbettò una voce assonnata dall’altra parte del telefono.
<< non dirmi che stavi ancora dormendo? >>
<< Bella… lavorare a stretto contatto con il Signor Cullen ti stà facendo finire per parlare come lui. >> borbottò lasciandomi sorpresa di come avessi usato la stessa modalità con cui lui mi aveva svegliato tempo fà la mattina presto.
Edward e la sua influenza demoniaca!
<< ho bisogno di un favore, un favore grossissimo! >>
<< spara. >>
<< stasera Ed.. il Signor Cullen  >> mi corressi << ha organizzato un galà; sarà molto formale, io sono in un negozio e non trovo l’abito adatto. >>
<< galà? >> domandò Rose facendomi dubitare che avesse ascoltato l’intera mia frase.
<< sì Rose, ha organizzato una serata di gala ed io non ho l’abito! >> ripetei.
<< galà. >> ripeté di nuovo lei. Le si era incantato il disco?
<< Rose.. >>
<< ti prego-ti prego- ti prego voglio venire anch’io! >>
<< cosa? Rose no! Non posso, come fai? Tu sei a New York ed io praticamente a Detroit, inoltre… >>
<< un’ora e sono da te, che sarà mai! È mattina, parto tra mezz’ora e arrivo anche in tempo per aiutarti con l’abito... per favoooooreeee!! È il mio sogno di quando ero bambina partecipare ad una cosa del genere! >>
<< ma come faccio? Non è che posso andare da Edward e chiedergli se posso portare un’amica, non è il party di una confraternita, è una serata di lavoro. Mi farai fare una pessima figura! >>
Quando finii di parlare però al di là della cornetta per parecchi secondi sentii solo il silenzio; questo finchè la voce interdetta di Rose non lo ruppe.
<<  Edward? >>
Nella mia mente solo una parola: M-E-R-D-A.
<< intendevo dire Signor Cullen. >>
<< intendevi dire ma non l’hai detto… che succede lì? >>
<< niente che vuoi che succeda?! >> risposi veloce e forse per questo facilmente smascherabile.
<< Signorina Swan, non è che per caso stà giocando a Monica Lewinsky e Bill Clinton vero? >>
<< no! Ma che dici… no! >>
<< oh mio dio! >> esclamò lei eccitata nonostante la mia negazione.
<< Rose ti ho detto di no! >>
<< e tu pensi che io ti creda, piccola pervertita che non sai altro?! Non ci credo, non ci credo!! >>
<< perché non è vero! >>
<< ah sì? E allora sentiamo da dove nasceva tutto quel “Edward”? >>
<< io… ecco noi… >> balbettai combattuta << ci conoscevamo da piccoli va bene?! >>
Rose stette di nuovo muta.
<< davvero? >>
<< sì. Abbiamo fatto le scuole assieme e… siamo stati anche assieme alla fine del liceo. Rose che non si sappia in giro o giuro che ti uccido con le mie mani! >>
<< ma di che ti preoccupi? Ho mai raccontato in giro le tue cose?… ma non ci credo.. tu e il capo… sono davvero shockata! >> ridacchiò.
<<  non è niente di chè. >> cercai di sminuire la cosa.
<< sì infatti, non è niente di che. Infatti dato che “non è niente di che” ora hai un pretesto in più per andare dal Signor Cullen e chiedergli se una tua amica che si trova in città per la sera può venire al galà! >>
<< Rose no ti prego… >>
<< vai!! Ed io ti giuro che ti porterò il vestito più bello che tu abbia amai visto! >> e senza aggiungere altro mi chiuse gentilmente il telefono in faccia.

Bussare o non bussare? Questo era il problema! E domandarlo o non domandarlo? Shakespeare avrebbe potuto scrivere un’intera tragedia usando la mia vita.
Bussare.
<< entri e cerchi di darsi una mossa che non ho tempo da perdere.. >> urlò irritato Edward mentre giravo il pomello della porta << ah sei tu.. perdonami, credevo fosse un’altra persona. >>
E da quando era così gentile con me?
Cercai di nascondere il sorriso che le sue parole mi avevano causato ma non ci riuscii.
<< scusami se ti disturbo, se hai da fare passo in un altro momento.. >>
Ma soprattutto da quando io ero così gentile?
<< no no, dimmi pure. >> rispose lui sorridendomi
Presi coraggio <<  c’è una mia amica in città questa sera. In effetti è la mia migliore amica e lavora anche lei per la società, e siccome non volevo lasciarla sola io mi domandavo se… >>
<< puoi portarla. >> mi interruppe lui senza scomporsi.
<< davvero? >>
<< sì. >>
Per un attimo rimasi senza parole da tutta quella gentilezza… non ci ero più abituata.
<< g-grazie. >> balbettai confusa dal fatto che fosse stato così semplice.
Mi voltai e mi avviai nuovamente alla porta quando però la sua voce mi fece fermare.
<< Signorina Swan? >>
Mi girai e vidi che si era alzato dalla sua poltrona e veniva verso di me.
<< lei ricorda le disposizioni che ho dato per il suo abito.. vero? >> mormorò basso osservandomi serio.
Scollato. Molto scollato.
Annuì.
<< bene. >> e vidi il suo sguardo scendere verso le mie labbra. << ci vediamo stasera nella hall con gli altri. >>
<< va bene >> bisbigliai cercando di trattenermi dal fare un passo in più e baciare quelle labbra che mi stavano attirando come una maledizione.
Quel passo però lo fece lui, ma invece che mangiarmi le labbra come desideravo io fare con lui, mi deposito un piccolo e casto bacio all’angolo della bocca, che ebbe però il potere di incendiarmi ancora di più.
Edward. Io volevo Edward.

Come previsto Rose arrivò in città due ore dopo, con il mio abito già pronto e togliendomi così dall’impaccio di passare la giornata a cercarne uno nelle varie boutique.
Era blu notte, lungo fino ai piedi e morbido e leggero come la seta.  La schiena e le spalline erano fatte semplicemente in pizzo, chi lasciava intravedere la mia pelle, e la parte davanti era scollata fino alla vita, dove una piccola cintura blu dello stesso tessuto stringeva la mia figura accentuandone le curve.
Era un piccolo capolavoro.
<< A Clinton verrà un infarto quando ti vedrà con questo abito! >>
Alzai gli occhi al cielo a quel soprannome.
Effettivamente però quando ci ritrovammo tutti quanti nella hall, il mio vestito, unito a quello di Rose che era rosso sangue e a sirena, attirarono gli sguardi di tutti gli uomini della sala. E se lo sguardo di tutti vagava da me a Rose, lo sguardo di uno rimaneva sempre fisso sulla sottoscritta.
<< è incantevole stasera Signorina Swan >>
Il complimento di Edward davanti a tutti mi fece imbarazzare ed arrossire. Balbettai un grazie stentato prima che la limousine venisse a prenderci.

Per il resto della serata io ed Edward non parlammo più. Lui era impegnato a dispensare sorrisi finti a chiunque andasse a salutarlo, e anche se ogni tanto lo coglievo a fissarmi, oltre a qualche piccolo sorriso non mi rivolse mai la parola.
Per fortuna con me c’era Rose che per tutta la sera mi fece compagnia, chiacchierando e facendosi raccontare tutti i particolari della mia storia passata con Edward.
Ovviamente per essere discrete e non farci sentire da orecchie inopportune continuammo a riferirci a lui come a “il Presidente”.
Mentre passeggiavamo per la sala però Rose si fermò all’improvviso, afferrandomi per il braccio.
<< e quello chi è? >>
<< quello chi? >> domandai confusa.
<< il bocconcino tutti muscoli che parla con il capo! >>
Mi girai in direzione del suo sguardo e dall’altro lato della sala vidi Edward, bello come non mai, fasciato in uno smoking nero, i capelli spettinati come suo solito e così alto da essere difficile ignorarlo, mentre parlava con Emmet McCarty.
<< Oh quello è il suo manager… quello che gli organizza le conferenze stampa. >>
<< è un figo da paura. >>
Lo osservai meglio. In effetti era un uomo molto attraente; muscoloso, capelli mori e ricci… non sarebbe stato niente male neanche per me se non si fosse trovato di fianco al mio personale Demone della Lussuria, sfigurando in confronto a lui.
<< è sposato? >>
<< e io che ne so! >>
<< domandalo ad Edward. >>
<< e da quando tu tifi per “Edward”? >> domandai mettendo enfasi nel nome dato che la mia amica non si era mai azzardata a chiamarlo così.
<< Da quando ho scoperto che ha come manager un modello do Abercrombie! Ti prego presentamelo! >>
<< No! >>
<< Bella dai… >>
<< ho detto no! >>
<< ma Bella! >>
<< no è no Rose. Non ho intenzione di avvicinarmi al Signor Cullen per cercare di… >>
<< per cercare di fare cosa Signorina Swan? >>
E come nelle più classiche sit-com anni ’90, Edward si era materializzato dietro di me e quella traditrice della mia amica, troppo impegnata nella sua opera di convincimento, non mi aveva avvertita in tempo.
<< ah.. emm.. ecco.. io >>
<< non balbetti Signorina Swan, sono sicuro che se si impegna è anche lei capace di esprimersi come una persona normale. >>
Emmet al suo fianco soffocò una risata.
Stronzo.
<< la mia amica Rosalie voleva farle i complimenti per –il suo super sexy manager- la riuscita della serata! >>
<< oh grazie mille Signorina. Lei è Rosalie Hale giusto? La stagista del settore marketing se non sbaglio. >>
<< sì sono io! >> rispose Rose parlando ad Edward ma continuando a fissare senza pudore Emmet, cosa che ovviamente a lui non passo inosservato.
<< oh perdonate la scortesia, non vi ho presentato Emmet McCarty, il mio addetto alle pubbliche relazioni. >>
Io lo avevo già incontrato qualche volta ma gli strinsi ugualmente la mano, notando con sorpresa che quando lo fece accompagnò il gesto con un occhiolino.
Ma che faceva? Ci stava provando con me?
<< molto piacere. >> miagolò Rose vicino a me rischiando di farmi scoppiare a ridere in faccia a tutti.
<< i vostri lavori hanno punti molto simili, immagino vogliate parlarne, ma dato che ne io ne la Signorina Swan apprezziamo come voi l’affascinante mondo della pubblicità, vi lasciamo soli.
Isabella, posso offrirle qualcosa da bere?  >>
Era la prima volta che Edward mi chiamava davanti a tutti con il mio nome completo.
Era una scemenza, me ne rendevo conto, ma quella cosa unita al complimento che mi aveva fatto nella hall, mi fece andare in brodo di giuggiole.
Stava cercando di farmi capire che era pronto per iniziare qualcosa con me? Tipo una relazione?
Che voleva si sapesse che eravamo vicini… amici magari? E poi con il tempo qualcosa di più?
Magari mi avrebbe di nuovo chiesto di ballare, come l’altra volta, e forse mi avrebbe trascinata in un impeto di passione in un balcone, dove mi avrebbe baciata con trasporto e abbracciata con sentimento, sussurrandomi parole romantiche nell’orecchio…
Oh, sì… sarebbe stato perfetto!
<<  di un po’, la tua amica è una che la dà la prima sera?  >>
<<  Edward!!  >>
<< shh! Non urlare, non lo vedi che c’è gente! >>
<< e tu che razza di domande fai allora? >>
<< niente ero solo curioso. >> rispose lui vago nascondendo un sorriso << come stà andando la serata? Ti stai divertendo? >> mi domandò mentre mi passava un calice di champagne.
<< sì, il cibo è ottimo, i drink anche >> e nel dirlo alzai il calice per brindare con lui << e la compagnia perfetta. >>
<< mi dispiace non essere venuto prima a parlare un po’ con te.. purtroppo questo genere di situazioni mi obbligano a passare la maggior parte del tempo a cercare di fare bella figura con i nostri clienti… e il diritto di controllo del socio di minoranza… >> continuò mentre un uomo passava vicino a noi << … scusami. >> balbettò abbassando la voce e distogliendo lo sguardo dal mio.
<< stia tranquillo Signor Cullen. Comprendo perfettamente. >> gli risposi tranquilla facendogli un piccolo sorriso di incoraggiamento. Mi dispiaceva infatti vederlo imbarazzato per quel suo comportamento, ma in fin dei conti lui era a capo di una grossa azienda di cui anche io facevo parte come figura minore, e capivo la sua paura di poter creare dei problemi se si fosse capito che tra di noi c’era qualcosa.
Perché non stavamo insieme, non avevamo nessun legame ufficiale che potesse considerarci amici, amanti o chissà cos’altro… ma qualcosa c’era, di questo ero sicura.
<< sei bellissima questa sera..  vorrei passare più tempo con te. >> riprese.
<< non preoccuparti… fai quello che devi fare, io ho Rose a farmi compagnia. >>
<< e dopo? >>
<< dopo cosa? >>
<< dopo il galà. Vuoi venire a bere qualcosa nella mia suite? Ho un disperato bisogno di.. >> e si zittì di nuovo mentre passavano vicino a noi un gruppo di uomini << .. di parlare senza stare attento a quello che dico. >> terminò la frase quando questi si furono allontanati.
Sorrisi timida << va bene. >>
<< va bene? >> domandò come se non potesse credere al fatto che gliela avessi data vinta così facilmente << bene allora. Ti aspetterò… e non cambiarti d’abito, rimani con questo. >> aggiunse a bassa voce illuminandomi con un meraviglioso sorriso, per poi voltarsi e andare incontro all’ennesimo dirigente che lo stava chiamando.

<< emm…Bella… pss Bella?! >>
Mi voltai sentendomi chiamare alla spalle e mi guardai attorno.
<< Bella… hey sono qui! >> la voce proveniva da un Ficus.
<< c’è una pianta che ti chiama. >> sussurrò Edward che era tornato vicino a me mentre su un piccolo palco il direttore della Crysler faceva un discorso, senza però distogliere lo sguardo dalla sala, come per nascondere il fatto che mi stesse rivolgendo la parola.
Disinvolta acchiappai un calice di champagne posato sul vassoio di un cameriere e mi avvicinai al Ficus.
<< chi parla? >> chiesi seria.
<< idiota sono io!! Dietro la pianta! >> la voce di Rose, sussurrata e misteriosa mi fece andare le bollicine di traverso.
<< Rose ma che diavolo fai… si può sapere perché ti nascondi? >>
<< devo chiederti un favore! Un favore enorme, enormissimo… ti prego non so come fare!! >> parlò agitata aggrappandosi al mio braccio disperata.
<< cerca di calmarti.. si può sapere che è successo? >>
<< Emmet! Oh… Emmet! Emmet!! >>
<< tesoro, non stai aggiungendo alcuna informazione! >> le feci notare.
<< si lo so scusa è solo che…. Ma tu lo hai mai visto nudo? >>
Lo champagne mi andò di traverso per la seconda volta.
<< ma cosa stai dicendo? >>
<< ho bisogno della tua stanza all’hotel Bella! Non per molto… non so un’oretta o due, poi sparisco te lo giuro! >>
<< cosa?! No Rose, neanche per sogno! Vatti a prendere un’altra stanza! >>
<< sono esaurite… sono tutte esaurire, ma ti rendi conto! E io non mi chiuderò in uno squallido motel a ore sull’uscita autostradale, assolutamente no! >>
<< e Emmet? Lui dove dorme, non puoi andare da lui? >>
<< è ospitato da sua sorella Alice a Detroit… non può portargli una donna in casa, ti pare? >>
<< mi pare  di più che tu voglia usare la mia camera per… accoppiarti. >> dissi con faccia disgustata.
<< ma lo hai visto? È così bello, romantico e gentile! Ha detto che quando torniamo a New York mi porta fuori a cena… Bella ti prego!!! >>
Merda, perchè mi dovevo sempre cacciare in queste stupide situazioni?! Volevo bene a Rose e vedevo che gli piaceva davvero molto Emmet, ma quella era la mia camera e io poi dove sarei andata a dormire?
Il nome del Maligno mi saltò subito in testa, ma con un cenno lo cancellai,.
Non mi sarei mai abbassata a chiedergli ospitalità per la notte, chissà che strani pensieri si sarebbe fatto.
No, avrei aspettato in camera sua finchè Emmet non se ne sarebbe andato… e poi sarei tornata a dormire in camera mia. Sì, avrei fatto così.
<<  non usare il mio letto Rose! >> le intimai puntandole il dito contro.
<< come? >>
<< sul pavimento, o sul divano… il mio letto no! >>
Lei alzò gli occhi al cielo ma il sorriso che le si formò sulle labbra mi fece capire quanto fosse felice.

Quando la serata terminò e tutti assieme tornammo all’hotel, appena varcato il portone principale vidi Rose ed Emmet ridere e correre come bambini mano nella mano verso l’ascensore diretto in camera, infischiandosene  totalmente le persone che erano attorno a loro.
Sorrisi nel vedere la mia amica così felice, ma dalla parte opposta mi sentii gelosa di lei.
Lei poteva tenere la mano di un uomo in pubblico e al contrario lui teneva la sua, totalmente disinteressato del parere delle persone intorno a loro.
Lui l’aveva appena conosciuta, eppure già aveva mostrato in pubblico il suo coinvolgimento nei suoi confronti.
Io conoscevo Edward da metà della mia vita, e ora mi ritrovavo seduta al bancone del bar dell’hotel ad aspettare che si facesse sufficientemente tardi per salire nella sua suite e non farmi vedere da nessuno.
Il pensiero mi fece venire uno strano nodo alla gola.
Quando finalmente i corridoi si svuotarono e i miei colleghi furono scomparsi nelle loro stanze mi diressi da Edward e, aperta la porta, me lo trovai davanti ancora in abito elegante; la cravatta allentata e i primi tre bottoni della camicia aperti a lasciar intravedere il petto e quella sua deliziosa voglia al cappuccino che aveva sulla clavicola.
Mi venne voglia immediatamente di baciargliela.
<< buonasera Isabella. >> mormorò sorridendo
<< buonasera Signor Cullen. >> risposi io stando al gioco ed entrando nella stanza.
<< posso offrirle qualcosa da bere? Un gin tonic? Un martini? >>
<< Un martini andrà benissimo… molto secco, con tante olive. >> continuai mentre camminavo sui miei tacchi alti osservando i quadri appesi ai muri, copie di alcuni celebri ritratti.
<< credo che io abbia vinto la scommessa. >>
<< quale scommessa? >> domandai voltandomi verso di lui e prendendo il cocktail dalle sue mani.
Lui rise e si sedette sul divano in modo scomposto.
<< quella della tua amica e di Emmet >>
Alzai gli occhi al cielo.
<< gli piace molto sai? >> continuò << quando è venuto a dirmi che scappava con lei aveva la faccia di un bambino al Luna-Park! >>
<< si, anche Rosalie aveva la stessa espressione! >> ridacchiai
<< mi ha fatto i complimenti anche per te… effettivamente stasera sei accecante. >>
A quelle parole lo osservai. Sguardo tranquillo e rilassato come non mai, mezzo steso su quel divano a godersi il suo drink.
<< mi ha fatto l’occhiolino quando gli ho dato la mano. >> gli raccontai per vedere la sua reazione. Si sarebbe ingelosito?
<< si prendeva solo gioco di te.  >> rispose invece lui con un sorriso.
<< come prego? >>
<< dopo quello che gli ho detto ha voluto solo prenderti un po’ in giro… lui è così, grande e grosso, ma burlone come un ragazzino. >>
<< dopo quello che gli hai detto? >> chiesi conferma rimanendo con la mente all’inizio della sua frase.
<< di noi. >> rispose lui semplice << lui è il mio migliore amico, sa tutto di me. Non potevo nascondergli la tua presenza. >>
Di noi.
Nel mio cervello quelle due parole continuarono a ripetersi come un’eco infinita.
<< sei arrabbiata? Non volevi ne parlassi con nessuno? Puoi stare certa che lui è una persona molto discreta. >>
<< no, non sono arrabbiata… non me l’aspettavo. >>
<< che ne parlassi con qualcuno? >>
<< che considerassi un noi. >> affermai franca.
<< e come pensavi considerassi questa cosa? >> domandò allora lui curioso.
In realtà non lo sapevo neanche io.
<< niente… >> mormorai, per poi accorgermi che con quel niente che avevo semplicemente detto per far cadere la conversazione e fargli capire che in realtà non ci avevo ancora pensato, alle sue orecchie significava ben altra cosa.
<< sei in piedi di fronte a me Bella, nella mia suite a notte fonda, con un vestito scollato fino alla vita che indossi solo per il semplice fatto che io te l’ho chiesto, e stai pestando lo stesso pavimento nel quale qualche notte fa abbiamo fatto l’amore…. Tutto questo non mi sembra niente. >>
Quell’abbiamo fatto l’amore mi fece andare il cuore a mille.
<< spogliati. >>
<< c-cosa? >> balbettai ancora confusa da quello che mi aveva appena detto.
<<  ti avevo detto che mi sarei vendicato ieri pomeriggio, ricordi? Voglio che ti spogli. >>
<< m-ma io.. >> mormorai imbarazzata. Certo mi aveva già vista nuda, sia in passato che qualche giorno fa, ma una cosa era essere presi dalla passione e strapparsi i vestiti di dosso, un’altra cosa e fare uno spogliarello davanti ad un uomo seduto in poltrona che mi osservava con attenzione.
Arrossii.
<< non essere timida Bella… ti avevo detto che volevo guardarti no? >>
<< pensavo che volessi guardarmi con il vestito. >> lo ammonii.
<< ti ho guardata tutta la sera con quell’abito, ora voglio vederti senza. Ricorda che mi sei debitrice, sia per ieri che per la scommessa vinta su Rose ed Emmet. >>
<< non avevamo fatto nessuna scommessa! >>
<< io sì. Spogliati. >> ripetè.
Per un attimo rimasi fissa a guardarlo, sentendo il respiro veloce e le guance in fiamme.
Poi con calma appoggia il bicchiere sul tavolino vicino a me e con gesti forse un po’ impacciati, feci scivolare l’abito lungo le spalle, in modo che questo, leggero com’era, scivolasse da solo lungo tutto il mio corpo fino a finire arricciato attorno ai miei piedi, lasciandomi così di fronte a lui coperta solo da degli slip. I tacchi ancora ai piedi.
Per un attimo vidi Edward chiudere gli occhi per sospirare, e poi riaprirli, osservandomi serio e profondo.
<< vieni qui.. >> mormorò allungando una mano verso di me.
Con naturalezza gliela afferrai, e guidata da lui mi sedetti su un suo ginocchio, lasciandomi avvolgere della sue braccia. Il suo viso sprofondò nei miei capelli.
<< sei così maledettamente bella, Isabella. >>
Arrossì ma non dissi nulla, mentre sentivo le labbra di Edward lasciarmi un bacio sul collo.
<< non voglio che pensi ti abbia chiesto di venire qui per questo.. >> mormorò con ancora le labbra appoggiate alla mia pelle. << in realtà volevo solo che stessi un po’ con me… volevo solo averti tutta per me.. >>
<< Edward.. >> sussurrai mentre sentivo le sue mani spostarmi i capelli di lato, e le sue labbra scivolare avanti e indietro in una carezza delicata che partiva dal collo per arrivare alla mia spalla.
<< non avrei nemmeno dovuto dirtelo… sarebbe dovuto rimanere un segreto.. non volevo tu sapessi quello che mi fai.. >>
<< perché, cosa ti faccio? >> domandai mentre ad occhi chiusi mi lasciavo trasportare da quelle dolci carezze
<< essere me stesso… >>
mi voltai e lo osservai in viso, notando in lui un’espressione di sincero tormento.
<<  sapere che hai ancora questo potere su di me mi terrorizza. Sapere che sei ancora capace di deludermi, mi terrorizza. Sapere che ti voglio ancora… mi terrorizza. >>
<< Edward io.. >>
<< non è colpa tua Bella. 10 anni fa, e stata colpa tua. Ora però è tutto a causa mia. Sono io che devo imparare ad accettare questa cosa. Sono io che devo accettare quello che provo. >>
<< cosa provi Edward? >> gli domandai stringendomi più a lui.
Mi gurdò negli occhi, ma non mi rispose e io mi sentii male.
Avevo capito che provava ancora qualcosa per me… quello che però avevo anche capito era che non si fidava più, e che questo lo spingeva anche a volermi tenere lontana.
<< mi dispiace Edward.. >> sussurrai abbassando lo sguardo << lo so che hai detto che era troppo tardi, e che non volevi le mie scuse… me mi dispiace.. davvero… >> e mentre parlavo una lacrima rigò la mia guancia, e in quel momento la mia nudità mi parve fuori luogo.
Mi alzai veloce e ripresi il vestito da terra coprendomi malamente, pronta per scappare via da quell’appartamento.
<< non andare via… >> mormorò lui seguendomi con gli occhi << rimani qui… dormi con me… >>
Volevo. Lo volevo disperatamente, ma allo stesso tempo la parte più orgogliosa ed egoistica di me mi diceva di andare via. Di andare via prima che fosse stato troppo tardi.
Prima che il mio cuore, per la prima volta, battesse davvero per Edward Cullen, e che lui iniziasse ad avere il potere che fino a quel momento avevo sempre avuto io.
Il potere su chi ti ama.
Il potere di distruggere.
Un tempo avrei detto e fatto di tutto per proteggere me stessa dall’amore.
Un tempo, infastidita dalle sue parole, me ne sarei andata da quella stanza dicendogli di chiarirsi le idee prima di contattarmi di nuovo, oppure gli sarei saltata in grembo, e avrei fatto l’amore con lui per convincerlo dei suoi sentimenti. Della sua necessità a stare con me.
Per avere meno paura.
Per avere le conferme di cui avevo sempre avuto bisogno ma che mai avevo dato a mia volta.
Quella notte però, per la prima volta nella mia vita, misi da parte me stessa, e posi al primo posto lui.
Lo presi per la mano, e lo feci alzare dal divano, portandolo assieme a me nella sua stanza, dove sotto il suo sguardo aprii il letto.
Mi tolsi il vestito, e con attenzione tolsi anche il suo abito, slacciandogli e sfilandogli la camicia, e togliendogli i pantaloni, le scarpe, i calzini.
Nel silenzio più totale lo portai a letto con me, e spenta la luce, lo abbracciai forte, affondando la testa nel suo collo e sospirando circondata dal suo profumo.
Le sue mani mi avvolsero e un piccolo bacio si depositò sulla mia fronte.
<< buona notte mia Bella.. >>
<< Buona notte.. >> … mio amore.

Lui mi aveva raccontato della sua paura di rimanere di nuovo deluso; in quel momento mi resi conto che tra i due, questa volta, quella che sarebbe finita in pezzi se la cosa non avesse funzionato, ero solamente io.




Voglio scrivere  qui un pensiero che durante la risposta alle recensioni sono finalmente riuscita a mettere per iscritto:
quello che c'è tra Edward e Bella e una sorta di piccola battaglia l'uno contro la fortezza dell'altro, nella quale entrambi cercano di buttare giù il muro altrui.
Da una parte Edward non si fida ancora del tutto di Bella e per questo la spinge di continuo a sbilanciarsi e parlare di quello che pensa e prova, perchè vuole avere conferme prima di ritrovarsi a sperare in qualcosa con lei e rischiare nuovamente di ritrovarsi a mani vuote.
Bella dall'altra parte combatte contro Edward, ma solo per questioni di carattere. E' solo una ragazza molto chiusa che ha sempre pensato solo a sè stessa, e ritrovarsi davanti un vecchio amore che le ha fatto capire l'errore e che nonostante questo è ancora lì con lei, le ha fatto comprendere i suoi sbagli e la stà spingendo a migliorare.
In effetti forse è meglio dire che più che cercare di buttare giù il muro altrui, ognuno stà cercando di distruggere il proprio. E' una lotta l'uno contro l'altro e anche contro se stessi.

Ecco è per questo motivo che per me è stata davvero dura scrivere l’ultima parte del capitolo; perché era importante che si chiarissero l’uno con l’altro e con sé stessi, su quello che vogliono e che si aspettano, però d’altra parte  la loro chiusura, la loro paura e l’ostinazione tipica del carattere forte di entrambi, mi ha frenato molto e continuava a frenarmi ad ogni lettera che schiacciavo sulla tastiera e ad ogni parola che gli facevo dire. Perché è dura per loro parlare ed aprirsi, e questo a reso dura per me scrivere e lasciargli spiegare.
Insomma, come loro il mio unico desiderio era quello di nascondermi in un angolino e dire “no, questa conversazione non la voglio proprio fare… non voglio che l’altro veda quanto mi stò sbilanciando”. Ma alla fine era necessario che entrambi crescessero e imparassero a smussare insieme quei lati del loro carattere che gli hanno fatti allontanare e ferire a vicenda.
Bella ancora non ha davvero espresso i suoi sentimenti, ma stà capendo come migliorare e stà finalmente iniziando a mettere in atto ciò, e questo è forse più importante di qualunque parola.

Vi lascio con un mega ringraziamento a tutte quelle che recensiscono, ai 180 che hanno messo la mia storia tra le preferite, seguite e ricordate, e alle nuove pazze che mi hanno aggiunto come autore preferito (avete dei seri problemi ragazze!! ;) )
Il prossimo capitolo è già in viaggio!

  
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