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Autore: Stateira    29/03/2007    10 recensioni
Volare via, nel regno dei sogni, anche solo per una notte.
Genere: Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Slash | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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We're walking in the air

Nota: di questa canzone, “Walking in the air”, esistono molte versioni. Le migliori secondo me sono quella dei Nightwish, che personalmente venero, e quella di Celtic Woman, che è quella a cui si ispira la fic.

 

Una dedica specialissima a Black Cat, per il suo compleanno. Che questo possa essere un piccolo, piccolissimo sogno tutto per te!

 

 

 

 

 

 

We're walking in the air

We're floating in the moonlit sky

The people far below are sleeping as we fly

 

 

Quasi sempre, è il senno di poi, che ci frega. Il senno di poi è il gemello vigliacco della coscienza, è lo sputasentenze del “te l’avevo detto”.

Harry aveva la singolare capacità di metterlo a tacere.

Draco no.

Draco cercava sempre di calcolare quanto danno avrebbe procurato un’azione stupida, e mentre la compiva, già pensava al modo migliore per scampare alle sue conseguenze.

Beh, Harry era stata una conseguenza inevitabile di una delle sue azioni più sconsiderate.

Avevano deciso di mettersi l’uno di fronte all’altro, per giocare una partita, e poi, cos’era successo? La partita l’avevano persa entrambi. Nessun Boccino da afferrare, solo una bolla di remore e rancori, di odi all’odio, di parole sputate, e di minacce tanto vuote quanto sibilline. Queste ultime, soprattutto, perché, alla fine di tutto, sia Harry che Draco si erano sempre sentiti minacciati dal vuoto, più che da qualsiasi altra cosa. Chi fosse stato il primo a parlare, poco importava. Probabilmente Harry, era poco verosimile che lui avesse raccolto abbastanza coraggio. Fare le cose di getto era la specialità di Harry, non la sua. La sua era quella di stare ad aspettare. Chi o che cosa, non si sa.

 

Harry diceva sempre di amare il sapore amaro di Draco, di amarlo come si ama una medicina tremenda e potente. Draco lo ripuliva dal fango e dall’inchiostro della solitudine macchiandolo dei suoi silenzi sfrontati. Draco gestiva Harry come un pericoloso punto debole, Harry gestiva Draco come il principe di un incubo.

 

 

I'm holding very tight

I'm riding in the midnight blue

And finding I can fly so high above with you

 

 

- Cosa fai?

Harry socchiuse gli occhi sulla notte lattiginosa e limpida di quel tempo senza stagione, maculato da nuvole blu chiaro.

- Sogno anche per te. –

- Che cosa? –

Spalle che si stringono. – Non lo so. –

Draco aspettò ancora un po’, prima di distogliere lo sguardo da Harry. Voleva essere certo che non sorridesse a tradimento.

Harry lo faceva, qualche volta, e poi gli rapiva gli occhi, e li portava via, ed era la fine, di ogni incertezza, certo, ma anche di ogni prudenza.

Harry sapeva essere questo. Lui che era venuto dopo tutti gli altri, lui che la magia l’aveva capita per ultimo, sapeva indicare a lui, a Draco Malfoy, dove fosse la magia, quando tutto ciò che lui riusciva a vedere erano armi e scudi.

La magia, Harry la conosceva, e la sentiva, forse molto più di lui.  

- Voglio fare una cosa. –

Draco chiuse gli occhi, quando la mano di Harry prese la sua, percorrendone il palmo, prima di insinuarsi ad avvolgere le sue dita.

Harry amava le dita di Draco come se da esse stillasse tutto ciò che Draco teneva in sé. Come se fossero la sorgente del suo sangue e delle sue lacrime, come se da esse potesse vedere, sentire, potesse entrare.

- Voglio portarti via. – mormorò.

- Sarebbe stupido e incosciente. Questa guerra ha bisogno anche di noi. –

- Lo so, lo so. Ma tu vieni con me. Vieni lo stesso. –

- Dove? –

- Ovunque. –

La mano di Harry strinse più forte, e Draco sentì una vertigine. Come se il tetto della Torre di Astronomia avesse cominciato, lentamente, a cedere, a sgretolarsi sotto di loro come un enorme castello di sabbia. Draco tenne gli occhi chiusi, e strinse ancora di più.

 

 

All across the world

The villages go by like dreams

The rivers and the hills, the forests and the streams

 

 

Draco si sentì morire, e immergere nella Pace. Luci, come anemoni, vertigini, e la mano di Harry. Che si voltò, e gli sorrise come un ospite gentile, talmente a suo agio che Draco credette di essere entrato in lui. E si chiese che cosa fosse, un sogno, cosa?

Acque che sembravano mercurio, e ombre delicate come le mani di un albero dalle fronde sottili. Non molto altro, le luci erano intense e impenetrabili, tiepide come se soffiassero un profumo di legno e di mirra. Draco credette di stare vorticando, o forse soltanto fluttuando al centro di un universo che girava. Era una notte illuminata da tutte le luci del giorno, o un giorno velato di smalti serali, di lacche discrete, era come l’inizio del tempo, e la fine di tutto, era un limbo sconfinato, solo per loro due.

Guadagnò la spalla di Harry, che si reclinò all’indietro, attirandolo su si sé.

- Lasciati andare. – gli sentì dire.

- Dove siamo? –

- Non lo so. Siamo nel nostro regno. –

- Non capisco. –

Harry annuì, distratto devoto. – Nemmeno io. Ma tu, vieni con me. –

 

 

Children gaze open-mouthed

Taken by suprise

Nobody down below believes their eyes

 

 

La terra compare sotto di loro all’improvviso. Se terra era. Draco si aggrappò ad Harry di riflesso, e si sentì cingere forte per i fianchi.

- Precipiteremo. –

- No. –

Harry mosse un passo in avanti, come se si stesse muovendo su un vetro delicato, e Draco rimase a guardarlo, frastornato.

- Cammini… - soffiò, persino intimorito.

- Vieni! – rise Harry. – Coraggio, vieni! –

 

Draco si morse l’interno della guancia, e, al diavolo, andò. Mise un piede in avanti, e lo sentì cedere sul vuoto. Serrò gli occhi, e si preparò a cadere, ma al momento di sollevare il piede, rimase sospeso. Sul niente, eppure sospeso. Era troppo, e troppo complicato, la sua testa minacciava di urlare, e il suo cuore di esplodere, ed era così bello, era così vero, così fisico, come un sogno fatto di marmo, come la speranza, finalmente, di dire addio a tutto il resto.

 

- Muoviti, fifone! –

Draco sorrise con gli occhi stretti, e un nodo esasperato alla gola. E si mise a correre nel vento, incespicando e ridendo, e finendo addosso ad Harry, e che gli scompigliò tutti i capelli.

- Stiamo volando senza scope, senza niente. –

- Voliamo perché siamo insieme. –

- Dove siamo? –

Harry scosse la testa, e scrollò le spalle. - Ovunque vogliamo essere. –

 

 

We're surfing in the air

We're swimming in the frozen sky

We're drifting over icy mountains floating by

 

 

- Vieni. –

Draco sentì l’aria correre, tutt’intorno a sé, e accettò la mano di Harry, che lo coinvolse in un volo abbracciato. Sotto ai piedi, sentì la consistenza dell’aria come fosse stato un velo di ghiaccio su cui pattinare, senza mai poter cadere.

Harry si lasciò scivolare verso un paesaggio assonnato e arcaico. Il mantello gli volava attorno strizzandosi ed avvitandosi come un’ala impazzita, modellata dai venti che la sostenevano e giocavano a nascondersi dietro la sua schiena.

- Io sono innamorato di te, Draco. –

 

Draco lo sentì, era una voce imperatrice, una voce su ogni cosa.

Innamorato, di te.

 

La differenza fra un “ti amo”, e un “sono innamorato di te”, dov’è? Qual è?

Draco inspirò a fondo, per riuscire a sentirla. Più pulita, più lunga, un abbraccio che sapeva dei petali avvolti di una rosa.

Ti amo si dice in riva al mare, sono innamorato si dice nelle favole.

Ed Harry costruiva ponti incantati, tutt’intorno a lui, elevava fortezze magiche, e fontane prodigiose, alzava la voce contro il vento, perché cantasse per lui, vestiva gli alberi di neve immobile e brillante. Perché lo facesse, Draco non lo sapeva. Non riusciva a sentire il bisogno disperato di Harry, di sognare un futuro diverso da quello di un campo di battaglia lurido di cenci e di morti. Non ancora.

E la guerra, in quel momento, era lontana, troppo lontana, talmente tanto da sembrare lei, la favola. La favola triste di un mondo addormentato.

 

 

Suddenly swooping low

On an ocean deep

Rising up a mighty monster from his sleep

 

 

Draco provò a chiedersi come mai, nelle favole, I mostri più terribili dormono sempre. I bambini non possono essere tanto stupidi da sentirsi rassicurati così, come se non sentissero il peso di quel respiro regolare e sommesso. E la realtà, la vita che avevano sotto gli occhi, dimostrava loro giorno dopo giorno che a volte, i mostri, si risvegliano.

 

Ma non quella notte.

 

L’aria gli tempestò i capelli, e Draco rinunciò a cercare di capire se fossero stelle, quelle che lo circondavano, o fate, o incantesimi di magie sconosciute. Ogni cosa sarebbe stata ciò che lui voleva, come se la realtà fosse diventata un origami antico, una creta.

Il confine fra magia e incanto, lo aveva davanti ora, e si spiegava squadernandosi al suo cuore, con la stessa semplicità con cui era nata, con lo stesso rumore di cristallo che fanno le regole quando si infrangono.

Si lasciò precipitare sullo specchio di un laghetto, vi affondò senza bagnarsi, riemerse gocciolando perle d’argento, vide spiriti e sogni, ed ali che volavano senza corpo, e corpi che volavano senza ali.

Harry raccolse il suo polso fra le dita, e di Draco, vide gli occhi di seta, e le paure guerriere. Lesse le chiavi che teneva nascoste, per aprire il suo volto ad un sorriso celeste, e le scelse per schiudergli il cuore.

Volarono ancora più in alto, in vortice, e videro come ogni cosa diveniva più piccola, come facesse tenerezza, passando sotto di loro, come nessun muro, nonostante allungasse le sue braccia di mattoni rossi e grigi, riuscisse più a raggiungerli.

 

Harry sollevò il viso di Draco con una mano, e lo sentì appoggiarsi a lui. Lo baciò tendendo i muscoli del petto, lasciando che Draco divenisse ogni cosa, respirando l’aria calda della sua guancia, guardando, attraverso le palpebre chiuse, mondi oltre quel mondo.

Draco non capiva più, se stessero salendo all’infinito, o precipitando nel vuoto. La vertigine si faceva forte, sempre di più, fino a completarlo, e a guidarlo.

Harry, mago dei suoi sogni, tracciava per loro un cammino che forse non c’era, per un luogo che chissà, forse sorgeva proprio davanti a loro.

 

 

We're walking in the air

We're dancing in the midnight sky

And everyone who sees us greets us as we fly

 

 

Draco riaprì un occhio, spiando prudentemente la situazione. Il venticello, fatto di correnti fredde e calde, mescolate fra loro come diverse sfumature di un'unica chioma di capelli, gli accarezzò il volto e i sensi, risvegliandolo con indulgenza.

Sotto di sé, la consistenza ruvida e solida delle tegole scure del tetto, gli grattò il palmo della mano.

Draco sbatté le ciglia sulla guancia di Harry, che si riscosse pigramente.

- Ci siamo addormentati? – ansimò Draco. – Harry, hai visto anche tu…? –

Harry si voltò lentamente verso di lui, tirandosi indietro, per riuscire ad incastrare il viso su quello di Draco.

- Forse sì. –

- Era un sogno? –

Harry, questa volta sorrise. – Forse no. –

Draco non se la sentì di rispondere. Se chiudeva gli occhi, riusciva ancora a sentire la traccia di quella vertigine, come le conseguenze di una brutta sbronza. Draco detestava le conseguenze, soprattutto quelle che implicavano il tornare alla realtà di una scuola e di una guerra.

Harry si mosse di nuovo, per mettersi a sedere, e solo in quel momento Draco si rese conto di essere abbracciato a lui. Prima di volare via, non erano stati così, erano stati semplicemente sdraiati uno accanto all’altro, tenendosi per mano.

Erano abbracciati, adesso.

Draco chiuse di nuovo gli occhi, espirò, e lasciò andare.

 

Quasi sempre, è il senno di poi, che ci frega. Probabilmente, già il giorno dopo, Draco si sarebbe pentito di aver volato, con lui, per una notte.

Ma aveva poca importanza. La notte dopo, Harry lo avrebbe portato via con sé, di nuovo.

  
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