PROLOGO
Naran corse fino al pozzo per impedire alla madre di poter tirar su l' acqua prima di lui. Fece scivolare la corda robusta attraverso la carrucola. Nelle profondità del pozzo si udì un tonfo; il bambino seppe che il secchio si stava riempendo. Fece per tirare a se la corda ma era troppo pesaste per lui e lo lasciò senza fiato. Lasciò la corda e fece una smorfia di disappunto, allora s'arrampicò alla corda come avrebbe fatto salendo sullo sgabello. Nell'aria si diffuse un lieve gemito, Naran non gli badò troppo, impegnato com'era nel sollevare il secchio. Con fatica salì ancora un po' sulla corda ruvida. Qualcosa lo punse alla mano e con un gridolino Naran si lasciò cadere a terra.
Un' altro gemito rimbalzò tra le pareti delle case lì intorno; incuriosito s'alzò da terra e corse in torno al pozzo. A metà della sua corsa si dovette fermare poiché fagotto gli bloccava la strada. Si dondolava da una parte all'altra. In quel momento arrivo una donna che si chinò sul fagotto e lo prese con fare materno. Ella guardò all'interno del fagotto, da esso provenne un gridolino di protesta. Naran guardava quella scena con immenso stupore sorpreso che la madre potesse raccogliere qualcosa con così naturalezza. Ella, nel frattempo guardava la piccola creatura che le stava tra le braccia. Aveva grandi occhi neri e profondi , come pozzi di cui non si vede il fondo; la bocca disegnava una smorfia di disappunto. La donna sorrise nel vedere la piccola cercare di divincolarsi dal suo abbraccio. Si voltò verso il figlio che la guardava con sgomento. Riprese il cammino. “ Naran corri a casa e di a tuo padre di tirare fuori la culla; abbiamo un ospite speciale”. Il piccolo corse , superando la madre. Da quel momento la vita di Naran prese una piega diversa.