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Autore: Francy_92    12/09/2012    2 recensioni
[Dal capitolo 11]
«Sei una pessima attrice, lo sai?» disse Nicholas ridendo. Era comunque una risata stanca.
«Perché?»
«“Stamattina mi sono svegliata con una brutta tosse”? Non avevi una scusa migliore?»
«Ehi, non prendermi in giro. È la prima cosa che mi è venuta in mente»
«E il colpo di tosse poi. Sei proprio pessima come attrice, lasciatelo dire»
«Grazie mille. Quasi quasi telefono di nuovo e dico che sto meglio»
«No, scherzavo» disse Nicholas uscendo la testa da sotto il cuscino e prendendo Brianna per i fianchi.
«Grazie per aver mentito»
«Figurati. Tutto per te!»
«Ti amo» le disse Nicholas.
Spero che vi abbia incuriosito almeno un pò... Per scoprire il resto... prego... entrate xD
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 22

 
Brianna era molto brava nel suo lavoro. Era dell’idea che qualcosa o la si fa bene o non la si fa proprio; ma quella era la sua passione. Metteva il cuore nel suo lavoro e voleva che tutto fosse perfetto.
Dopo due settimane in quella casa di moda, Brianna non aveva ancora parlato a Nicholas del suo capo; ma quest’ultimo non le aveva dato motivo di preoccupazione. Restava comunque il fatto che gliene doveva parlare.
Lo avrebbe fatto quella sera stessa.
Per fortuna Nicholas aveva chiesto a suo padre di mandargli la macchina di Brianna, altrimenti lei sarebbe stata costretta a non avere più la sua libertà. Quel giorno, infatti, aveva utilizzato la macchina per andare a lavoro, anche perché Nicholas doveva incontrare gente importante per l’acquisto del locale per il negozio.
Tornata a casa decise di preparare il pranzo. Quel giorno era particolarmente di buon umore.
Prendendo la carne dal frigorifero si sentì molto strana, ma decise di ignorare. Cominciò a cucinare, ma ad un certo punto dovette correre in bagno. Era raro che Brianna vomitasse, ma era successo. Si lavò i denti e si guardò allo specchio: era pallida e gli occhi scavati da profonde occhiaie. Che strano: quella mattina non le aveva proprio notate; forse era troppo in ritardo per potersene accorgere.
Mentre rifletteva sul suo volto, la colpì un altro conato di vomito.
Dopo aver lavato nuovamente i denti andò a distendersi sul letto.
Dopo qualche minuto sentì un rumore di chiavi nella serratura: era Nicholas che ritornava a casa; e lei aveva dimenticato di finire di preparare il pranzo. Nicholas la chiamò ma lei non riusciva a rispondere.
Il ragazzo preoccupato cominciò a guardare in giro ma non la trovò; guardò in cucina e trovandola in quello stato corse a controllare nell’ultima stanza rimasta: la camera da letto.
«Brianna!!» esclamò Nicholas.
«Ehi» disse debolmente lei.
Aveva la testa sotto il cuscino e non riusciva nemmeno a parlare.
«Ma perché non mi rispondevi? Mi hai spaventato»
«Lo so scusa, ma sto male»
«Che hai?» chiese lui sedendosi sul letto accanto a Brianna.
«Non lo so, ma ho vomitato giù due volte. Forse qualcosa che ho mangiato stamattina mi ha fatto male»
«Vuoi che ti porti all’ospedale?»
«Per così poco? No»
«Sono preoccupato»
«Non esserlo» disse lei accarezzandogli la guancia.
Non appena finì di parlare Brianna dovette correre di nuovo verso il bagno.
Nicholas le fu subito dietro, già con le chiavi in mano. La aiutò a sciacquarsi la faccia e le disse «Dai, ti porto all’ospedale, magari ti danno qualcosa per farti stare meglio»
«Si forse è meglio»
Nel giro di pochi minuti erano già in ospedale e quando Nicholas spiegò la situazione, a Brianna fu data una stanza.
 
Nicholas e Brianna non dimenticheranno mai le loro facce quando il medico disse loro «Congratulazioni! Aspettate un bambino»
Nicholas era sbiancato e aveva chiesto al medico «Ne è sicuro?»
«Si sicurissimo. Ma tra poco passa la ginecologa. Vi spiegherà meglio lei»
Brianna guardava Nicholas; più che altro guardava l’espressione sconvolta che gli si era stampata in faccia. Il suo umore oscillava tra la rabbia e la disperazione; tanto che le lacrime cominciarono a scenderle sulle guance.
Quando rimasero soli in quella stanza nessuno disse una parola: rimasero entrambi a fissare un punto nel vuoto. Nicholas, che si era dovuto sedere, sembrava molto sconvolto; Brianna, invece, aveva incrociato le mani sul suo grembo e si rigirava i pollici. Si sentiva quasi in colpa.
Quando entrò la ginecologa c’era un’atmosfera piuttosto pesante. In effetti sembrava essersi eretto un muro tra di loro.
«Oh oh… cosa sono questi musi? C’è un bimbo in arrivo o sbaglio?»
Quella dottoressa sembrava stare sui nervi sia a Nicholas che a Brianna.
«Non lo so ce lo dica lei» rispose in maniera molto acida Brianna.
La dottoressa mise del gel sulla pancia di Brianna e cominciò a premere con la sonda dell’ecografo. Brianna si voltò verso lo schermo, voltandosi nuovamente per cercare lo sguardo di Nicholas rivolto verso di lei, ma niente. Nicholas era di fronte la finestra; aveva le mani appoggiate sul marmo e la testa si muoveva a destra e a sinistra come per dire “no”.
Non ci poteva credere. Nicholas non voleva quel bambino. Nicholas non voleva diventare padre.
La dottoressa aveva distolto Brianna dai suoi pensieri quando disse «Beh, lei è incinta di circa un mese»
«Cosa?!»
«Proprio così. Congratulazioni»
«Grazie» disse Brianna con un filo di voce e facendosi cadere sui cuscini.
Quando la dottoressa li lasciò da soli Brianna trovò il coraggio di parlare «Nicholas, va tutto bene?»
«Ne parliamo a casa? Adesso vestiti»
«Va bene»
Proprio quello che si aspettava.
Proprio quello che ci voleva.
Brianna si sarebbe presa a pugni per non essere stata attenta. Perché era capitato proprio a lei?
Non che avere un bambino era una brutta cosa, ma aveva solo vent’anni!! Che ne sarebbe stato della sua vita? Ovviamente pensava anche a Nicholas. Chissà cosa stava pensando.
Anche durante il tragitto, dall’ospedale a casa, provò a chiederglielo, ma lui non aveva detto una sola sillaba. Niente di niente.
Forse pensava che lei voleva incastrarlo.
Forse pensava di lasciarla.
No, Brianna non poteva credere che lui l’avrebbe lasciata.
Arrivati a casa Brianna andò a pulire la cucina, Nicholas si chiuse in camera da letto.
Passò molto tempo prima che Nicholas uscisse da quella stanza. La trovò rannicchiata sul divano, intenta a guardare un programma di cucina francese.
«Ehi» disse lui.
«Ciao» rispose Brianna.
«Come stai?»
«Meglio grazie» disse sorridendogli.
«Bene»
Seguirono altri momenti di silenzio, imbarazzante silenzio.
«Mi dispiace» cominciò lei.
«Anche a me» disse lui poggiandosi sul muro. «Non è perché io non ti amo, anzi, ma non credo di essere pronto a fare il padre»
«Non potrei essere più d’accordo, però…»
«Mi dispiace Brianna, io non posso farcela!»
«Ma saremo in due; nemmeno io mi sento pronta, ma insieme ce la faremo»
«Non posso» disse lui dirigendosi verso il corridoio.
Brianna fece per andargli dietro, ma quando vide le sue valigie si fermò. «Che cosa fai con quelle?»
«Te l’ho detto, non posso farcela. Puoi tenere il bambino se vuoi, ma io non credo di essere in grado di prendermi cura di lui»
«Ma che stai dicendo?» gridò Brianna mentre le lacrime le rigavano le guance.
«Sto dicendo che me ne vado Brianna»
Brianna scoppiò in lacrime, non riusciva più a trattenerle, e dovette poggiarsi alla sedia. «No, Nicholas, non andartene! Non puoi dire sul serio»
«Purtroppo si Brianna»
Nessun abbraccio, nessun bacio, nessun addio… semplicemente una mano di lui sulla spalla di lei, ma a quel punto la rabbia le esplose nel petto «Se davvero uscirai da quella porta, non sei l’uomo che pensavo che fossi. Sei solo un ragazzino che scappa di fronte alla prima vera difficoltà. I tuoi genitori non sarebbero per niente fieri di quello che stai facendo. Stai abbandonando la tua donna, che è incinta. Ti rendi conto? Sei un essere spregevole Nicholas!»
Brianna era davvero arrabbiata, ferita e disgustata.
Nicholas che si era fermato davanti la porta d’ingresso, prese le valigie e uscì di casa.
A quel punto Brianna scoppiò nuovamente in lacrime lasciandosi cadere per terra; mentre Nicholas era corso giù per le scale salendo velocemente in macchina. Una volta entrato cominciò a prendere a pugni lo sterzo.
«Maledizione» esclamò lui. Guardò per l’ultima volta la finestra della cucina, mise in moto e si diresse verso l’aeroporto.
 
Quando i suoi genitori lo videro tornare pensavano si trattasse semplicemente di una visita, ma quando videro la faccia sconvolta e gli occhi rossi e gonfi, capirono che qualcosa non andava.
«Figliolo cos’è successo?» Aveva chiesto il padre.
Nicholas non rispose.
«Nicholas va tutto bene?» questa volta fu la madre a parlare.
«No! Non va bene per niente» ruggì Nicholas chiudendosi nel suo appartamento.
«Nicholas, tesoro, cosa c’è che non va? Puoi parlare con noi, lo sai!»
Nicholas uscì dalla sua stanza spaventando la madre che era troppo vicina alla porta.
«Brianna è incinta!»
«Oh Signore…» disse sua madre cercando una sedia nelle vicinanze.
«Nicholas, che ci fai qui allora?» disse perentorio il padre.
«Non sono pronto per fare il padre. Vado ancora nelle discoteche, un anno fa potevo avere tutte le donne che volevo, e ora mi ritrovo ad essere quasi padre»
«Non sei il figlio che ho cresciuto allora» disse dispiaciuta la madre.
«Abbandonare una ragazza incinta, ritrarsi a degli obblighi che prima o poi ti saresti trovato davanti»
«Facciamo i bagagli; andiamo da Brianna» disse Teresa.
«No!» esclamò Nicholas «Non andrete da nessuna parte. Non impicciatevi nei miei problemi»
«Nicholas, questo non è un problema. La nascita di un figlio non è un problema; quello che tu hai appena fatto è un problema, e bello grave pure» gli disse suo padre.
«Non andrete a Parigi»
«Oh si caro mio!» Questa volta la madre usò un tono di voce un po’ più severo. «E tu verrai con noi»
«No scordatevelo»
«Fa come vuoi, ma che tu lo voglia o no ritornerai da Brianna e da tuo figlio!»
 
Brianna era rimasta a casa per circa una settimana da quando Nicholas l’aveva lasciata. Non aveva nessuna voglia di andare a lavoro. Non le importava perderlo.
Non aveva fatto altro che piangere e si era promessa che si sarebbe presa cura lei del suo bambino. Non aveva bisogno dell’aiuto di Nicholas.
Solo che non aveva idea di come fare. Era spaventata e adesso pure sola. Mentre guardava la tivù sentì bussare alla porta «E ora chi è?» disse Brianna seccata da quella probabile visita.
Quando aprì si trovò davanti i genitori di Nicholas. Doveva prendere l’abitudine di guardare prima dallo spioncino e poi aprire. Non aveva voglia di vedere nessuno in quel momento, tanto meno i genitori di Nicholas.
«Ciao cara» disse Greg.
«Salve» rispose lei invitandoli ad entrare. «Posso sapere che ci fate qui e soprattutto come avete fatto a trovarmi?»
«Nicholas ci ha dato l’indirizzo» spiegò Teresa.
«Vi ha mandato lui?»
«No, siamo venuti solo per te. Volevamo parlarti»
«Si certo»
Si accomodarono in cucina; per fortuna durante i periodi di depressione Brianna puliva.
«Brianna…» fu Greg a parlare per primo «…sappiamo che nostro figlio si è comportato male, anzi malissimo. Non ci sono parole per spiegare quanto siamo imbarazzati noi per lui, ed è per questo che siamo venuti qui. Vogliamo scusarci a nome suo e poi vogliamo prenderci cura di te»
Durante quel discorsetto Teresa non aveva fatto altro che annuire e stringere la mano di Brianna.
«Grazie, davvero. Ma preferirei cavarmela da sola. Siete gli unici a saperlo. Non ho avvisato nemmeno i miei e per il momento non intendo farlo, quindi vi sarei grata se teneste questa cosa per voi»
«Ma si certo» disse Teresa.
«Grazie. Per quanto riguarda Nicholas, non ho bisogno delle sue scuse. Capisco che è spaventato, lo sono di più io che ho un esserino che mi sta crescendo dentro. Non capisco perché abbia reagito in questo modo»
«Ci dispiace così tanto che ti abbia fatto soffrire»
«Non dovete» disse Brianna cercando di rivolgere ai genitori di Nicholas il sorriso più calmo e “felice” che avesse mai fatto.
«Noi staremo qui a Parigi per qualche settimana, se hai bisogno di qualsiasi cosa sai che puoi sempre chiamarci, a qualsiasi ora»
«Grazie»
Si alzarono e dopo un abbraccio lunghissimo Brianna li accompagnò alla porta. «Grazie per essere venuti»
«Figurati cara, quando vuoi noi siamo qui»
«Grazie» disse lei richiudendo la porta alle sue spalle.
Scivolò per terra e cominciò a piangere. Non aveva nemmeno la forza di alzarsi per andare a letto; in quel momento aveva bisogno di Nicholas, di un suo abbraccio, di sentire la sua voce.
Mentre pensava a Nicholas sentì bussare di nuovo. Si asciugò le lacrime, si alzò e pensando che fossero ancora Teresa e Greg disse «Avete dimen…» Brianna si bloccò di colpo perché si trovò davanti Christian… Il suo capo?!?
«Pensavi fossi qualcun altro?»
«Si. Ma che ci fai qui?»
«Manchi da lavoro da una settimana e mezzo quasi. Che succede?»
«Problemi personali»
«Mi fai entrare?»
Brianna non voleva ma disse di si. Lui era l’ultima persona che si aspettava di vedere e sicuramente la prima a cui doveva dare delle spiegazioni.
«Mi dispiace, dovevo lasciar detto che mi sarei assentata o che mi sarei presa più di una settimana. Se vorrai licenziarmi lo capisco perfettamente»
«Ehi ehi… ferma! Nessuno sta parlando di licenziamento. Ero solo preoccupato e sono venuto a trovarti»
«Ah» disse Brianna. Adesso era in imbarazzo. Non sapeva che altro dire.
«Allora… bella casa»
«Ehm grazie»
Ad un tratto Christian le si avvicinò e le disse «Va tutto bene?»
Brianna cercò di spostarsi, ma c’era il muro dietro di lei. Non poteva scappare.
«Si, va tutto bene»
«Dov’è il tuo ragazzo?»
«Non ho nessun ragazzo!» ruggì lei.
«Allora quello con cui ti visto andare via il giorno in cui ci siamo conosciuti era solo un amico?»
«Non devo certo dare spiegazioni a te»
«Si, hai ragione, però hai gli occhi gonfi, i capelli legati e una maglietta che non avresti mai indossato in presenza di altre persone»
Brianna si diede un’occhiata allo specchio lì vicino e pensò “Sono davvero così orribile?”
Christian intuendo quello che le stava passando per la testa la rassicurò «Stai benissimo così, tranne per gli occhi gonfi. Che cos’è successo per aver pianto così tanto?»
«Non mi va di parlarne»
Christian non era certo la persona con cui doversi e potersi confidare, ma Brianna aveva un disperato bisogno di confidarsi, di parlare con qualcuno. Non poteva chiamare la sua amica perché doveva studiare per un esame e non voleva disturbarla.
«Va bene. Ma adesso vestiti. Usciamo»
«Eh? No, assolutamente no!»
«Da quanto non vedi la luce del sole? Non fa bene stare sempre al buio. Hai bisogno di uscire»
«Non vado da nessuna parte»
«Eh dai! Non farti pregare»
«Lo sai che sei il mio capo vero?»
«Si lo so, ma questo non influirà sul nostro lavoro»
«Sicuro?»
«È questo che ti preoccupa?»
«Non dovrei?»
«Si, e lo apprezzo. Perché significa che non hai nessuna intenzione di usarmi per fare carriera»
«Grazie, lo prendo come un complimento» disse Brianna guardandolo di traverso.
«Figurati. Adesso vai a vestirti»
«Agli ordini»
Dopo un paio di minuti Brianna uscì dalla camera da letto. Era ancora il secondo mese di gravidanza, però non voleva che Christian notasse qualcosa, infatti, aveva messo una maglietta piuttosto larga, così non si sarebbe notato nulla.
«Wow, stai benissimo»
«Grazie. Andiamo?»
«Si certo»
Non era un vero e proprio appuntamento, per fortuna. Christian aveva preso dei panini ed erano andati a mangiare in un vasto prato verde vicino la Tour Eiffel.
Molte volte aveva avuto la nausea, ma per fortuna niente di preoccupante, anche se Christian le disse «Stai bene? Sei un po’ strana»
«Si si, sto bene»
«Ok»
Brianna per tutto il tempo non aveva fatto altro che guardarsi intorno, fissava le coppie con un bambino e non poteva che immaginare Nicholas con suo figlio sulle spalle. La colpì una fitta al cuore e delle lacrime cominciarono a scendere sulle guance.
«Brianna, che succede?»
La ragazza cominciò a ridere, era una risata triste e disse «Scusa Christian. Non dovrei essere qui»
Brianna si alzò e si incamminò verso la macchina.
Quando Christian la raggiunse le prese le braccia e la fece voltare. «Mi spieghi che succede?»
In quel momento Brianna non ce la faceva più. Aveva bisogno di parlare. «Sono incinta!»
«Che bello! Congratulazioni!» Christian sembrava davvero felice per lei. Perché Nicholas non aveva reagito in quel modo?
Qualcosa nello sguardo di Brianna gli fece cambiare subito espressione «No?» disse lui.
«No»
«Perché sei così triste? L’arrivo di un bambino è sempre una bella cosa»
«Non per il mio ex fidanzato. Mi ha lasciata e se ne è andato, solo perché ha paura. Ma chi pensa a me? Si è chiesto se anche io ho paura? Insomma, ho un essere che mi cresce dentro e non devo avere paura? Mi toglierei dalla mia stessa pelle se fosse possibile, ma non posso. Devo andare incontro a questa cosa e grazie a lui lo farò da sola»
«Mi dispiace tanto!» disse Christian evidentemente dispiaciuto.
«Grazie, ma non mi serve la tua carità»
«Ehi, chi è che sta parlando di carità? Vorrei solo aiutarti se me lo permettessi»
«Ci sono già troppe persone che vogliono aiutarmi, ma nessuna di queste è il padre, quindi no grazie!»
«Devi accettare l’aiuto delle persone, perché significa che tengono a te»
«Allora tu tieni a me?»
«Si certo! Non ti conosco perfettamente, ma da come ti comporti in ufficio posso dire che saresti un’amica straordinaria. Tu sei sempre pronta ad aiutare tutti e quando hai bisogno di aiuto non ne cerchi mai. Lascia che qualcuno si occupi di te»
«Non ho mai avuto amici maschi che si occupassero di me, non intendo iniziare ora. Christian, non voglio essere scortese, ma davvero non ho bisogno del tuo aiuto. Probabilmente ritornerò in Italia»
«Come ritorni in Italia?»
«Si. Non posso farcela qui con un figlio»
«Ti prego resta e lasciati aiutare»
«No, adesso portami a casa»
«Va bene»
Tornati a casa Brianna lo ringraziò e salì in casa.
Quella era stata la giornata più brutta e più lunga della sua vita. Non vedeva l’ora di mettersi a letto e non svegliarsi mai più!
Entrò in casa e trovò la luce della stanza da letto accesa. Possibile che l’avesse dimenticata?
Si diresse verso la stanza togliendosi la maglietta, era davvero troppo stanca, voleva solo andare a dormire e il giorno dopo fare finta che in tutto quel periodo non fosse successo niente. Entrò in camera da letto.
«Nicholas»
Ma che ci faceva lì? Nicholas la guardò ed essendosi tolta la maglietta Brianna aveva solo il reggiseno a coprirla. Lo sguardo di lui si sposto sulla pancia, lievemente gonfia. Brianna si coprì e andò a prendere la maglietta che usava per dormire. Non voleva che Nicholas la guardasse.
«Che ci fai qui?»
«Sono venuto a parlarti»
«Non occorre»
Nicholas si alzò e andò verso di lei; quando furono a cinque centimetri di distanza lui le sussurrò «Si invece»
Brianna si allontanò quasi infuriata. «Tu sei venuto qui solo per non sentirti più in colpa, per mettere le cose in chiaro e scappare di nuovo, perciò non occorre che tu sprechi altro fiato. Mi hai fatto capire che non hai intenzione di prenderti cura di tuo figlio, va bene così. Quando è solo una persona ad occuparsi di tutto si ha maggiore controllo. Ritornatene a Milano»
«Mi dispiace tanto essere scappato in quel modo, ma davvero io non me la sono sentita di prendermi una responsabilità così grande»
«E tu credi che io non sono spaventata? Lo sono ancora di più. Sono terrorizzata da quello che saranno questi nove mesi. Ho solo vent’anni Nicholas e già ho quasi un figlio. Non ero e non sono pronta per tutto questo, però è capitato e devo affrontarlo con maturità. Non parlerò di mio figlio come se fosse uno sbaglio»
«Mi dispiace tanto»
«Basta con le scuse. Non possiamo più tornare indietro. Da ora in poi sarà diverso e tu farai sempre parte della nostra vita, sta a te decidere se vuoi occupare questo posto»
«Ma tu mi ci vedi in questo ruolo?»
Brianna pensando a quello che aveva immaginato quel pomeriggio stava per rispondere di si. «Non te lo devo dire io. La domanda non è se ti ci vedi o meno in questo ruolo, ma se sei in grado di assumerti le tue responsabilità; e da come ti sei comportato negli ultimi giorni credo proprio che tu non ne sia in grado»
«Forse è meglio che me ne vada»
Nicholas uscì dalla camera da letto e si diresse verso la porta. Quando Brianna sentì la porta chiudersi si buttò a letto e cominciò a piangere.
Era molto peggio dell’ultima volta che si erano lasciati, e pensare che il giorno dopo avrebbero dovuto festeggiare il loro primo anno insieme.
   
 
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