Libri > Il Signore degli Anelli e altri
Segui la storia  |       
Autore: HIUGA89    12/09/2012    1 recensioni
Quando l'oscurità pervaderà un'anima pura,
sangue colerà dai suoi occhi e malvagità colorerà le sue labbra.
Questo è ciò che accadrà a chi rinuncerà al candore della propria pelle,
alla luce dei propri capelli,
all'eternità del proprio essere.
Genere: Azione, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aragorn, Haldir, Legolas, Nuovo personaggio
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Legolas lo vide allontanarsi velocemente e se ne sentì tradito. Capiva che la sua preoccupazione non lo riguardava.
Che il suo cuore sia già di proprietà di qualcun altro?
Scosse violentemente la testa per non pensarci, in fondo Haldir era un elfo, un eterno, la menzogna e l’inganno non facevano parte della propria natura.
Se ci fosse stato un altro il tuo orgoglio e il tuo coraggio ti avrebbero spinto a dirmelo non è vero?
In quel momento Aragorn si avvicinò all’amico poggiandogli una mano sulla spalla. Legolas lo guardò riconoscente, sentendosi in colpa per essersi comportato male nei suoi confronti.
“Scusami”
Il ramingo rise.
“Non preoccuparti, non si è razionali quando si è innamorati”
Fece per andarsene, ma Legolas lo fermò poggiandogli una mano sulla spalla.
“No, resta un po’, aspettiamolo insieme te ne prego”
Aragorn annuì, sedendosi per terra. Il principe si mise accanto a lui. Sentiva che dopotutto, chiedere compagnia al compagno significava solamente avere delle braccia pronte a sorreggerlo qual ora Haldir fosse ritornato.
“Non so cosa mi succede amico mio, nei miei occhi sento riflesso il suo nome, non so più come andare avanti, sento che sto perdendo la ragione e in quanto futuro sovrano di Bosco Atro non dovrei averne a sufficienza? Non dirmi che questo è amore, perché io… riesco solo a soffrire”
Aragorn gli prese caldamente le mani guardandolo negli occhi, senza contenere quella passione e quell’impeto proprio della sua razza.
“No Legolas! È proprio questo dell’amore che è bellissimo! Soffrire! Soffrire terribilmente per colei che si ama! Vivere ogni attimo e ogni secondo della tua esistenza nel dubbio e nella disperazione!”
“Non è ciò che mi hanno insegnato”
Il ramingo addolcì lo sguardo accarezzandogli una ciocca di capelli dorate che portò dietro il suo orecchio.
“L’amore e il dolore vanno di pari passo, ma questo non vuol dire che si debba soffrire per forza, perché basta il pensiero di un solo bacio della persona che ami per scacciare ogni preoccupazione, Legolas tu sei un essere magnifico! Tu temi di soffrire come qualsiasi uomo, ma ami come solo un elfo sa amare conoscendo l’immortalità! Non distruggere il vostro amore per paura, non buttare il tuo cuore nelle mani di chi non lo merita”
 Il principe lo guardò intensamente, con gli occhi lucidi, commossi, felici. Aragorn fu colpito dal loro azzurro così chiaro e limpido, dalla riconoscenza che emanavano, dal loro splendore.
Un uomo, di fronte a un essere immortale, non è niente…
“Ti ringrazio infinitamente e…”
Si avvicinò al suo viso per sussurrargli ciò che aveva da dirgli guardandolo intensamente.
“Non sentirti inferiore al mio popolo, tu hai un cuore pieno di speranza e neanche in un’era intera ne ho vista tanta”
Aragorn sorrise dandogli un colpetto sulla gamba. Si alzò lento, pronto per raggiungere gli altri.
“La nostra è una splendida amicizia, e se tutto questo non fosse mai accaduto, forse dovremmo ironicamente ringraziare l’anello per averci uniti”
Risero entrambi di quel cinismo così freddo, eppure realistico.
Grampasso lo accarezzò sulla testa prima di andarsene, rassicurandolo ancora.
“Coraggio, non abbatterti tanto…”
“Non lo farò”
Si sorrisero complici e Legolas se ne restò seduto, cullato dal vento… aspettando pieno di una nuova forza chiamata speranza.
 
Haldir guardò le fronde dei verdi alberi sopra di lui, il sole gli accarezzava a tratti il viso, mentre le sue mani accarezzavano l’erba con delicatezza, come quando era bambino. Sentiva la forza della natura, della terra, uno spirito, un’anima sola che lo circondava. Eppure, tutto quello non era eterno, lui si, sentiva come questo lo stringesse in una morsa invincibile.
L’eternità è una gabbia, una stupida gabbia… padre, madre, fratelli, vi prego perdonatemi, Valar vi scongiuro aiutatemi… non voglio rinunciare a me… Perché odio tutto? Perché?
Il fiero capitano quella volta chiuse gli occhi abbassando la testa e una lacrima gli rigò le guance, pianse silenzioso, sentendosi solo, sentendosi senza alcuna speranza.
Narwain ormai sembrava insensibile, immune alla sua natura, non sentiva l’elfo sotto di lui soffrire, non provava nulla… non più…
Haldir pianse anche per lui, sommessamente, cercando di preservare il suo onore di capitano, la sua fierezza che sembrava averlo abbandonato.
“Narwain…”
“Si amore mio?”
Rise sadico senza percepire alcuna strana inclinazione nella voce dell’eterno.
“Fa male perdere l’anima?”
L’elfo grigio sembrò stupito da quell’affermazione e si rialzò a sedere davanti a lui prendendogli il viso tra le mani.
“Devi dimenticare tutto amore… dimenticati di questa eternità che ci intrappola, dimentica la purezza, accogli il dolore, il dolore è reale, il dolore ti fa vivere, ti fa sentire un mortale, uccidere ti fortifica, ti riempie gli occhi di sangue, elimina il tuo senso di colpa, elimina le tue colpa… esiste solo il corpo, la spada, la carne… e no, non fa male, ti uccide… sentirai un fuoco ardente bruciarti dentro, bruciare la tua essenza e si, ti sentirai morire… ogni volta che uccidi ti sentirai un mortale e allora vivrai! Perché l’eternità non è vivere è restare immutati, per sempre…”
I suoi occhi rossi si illuminarono ancora di più e Haldir se ne sentì attratto, gli piacevano quella parole perché per lui significavano solo tranquillità… eppure una parte di lui sentiva di amare Legolas, sentiva di desiderare giustizia, di restare nel bene. Narwain interruppe i suoi pensieri e poggiò le labbra nere sulle sue, inondandolo di crudeltà e baci.
Haldir umido ancora di pianto lo strinse a se circondandolo interamente con le sue forti braccia. Cercò un conforto che non riusciva a trovare, una pace che sentiva non esserci, eppure continuò a stringerlo, continuò a baciarlo, come in preda al panico. Le sue mani iniziarono ad accarezzargli convulsamente la schiena e dalla bocca uscirono piccoli e soffocati gemiti. Narwain si staccò da quelle labbra inspirando profondamente.
“Oh mio amore, cullami tra le tue braccia, stai con me per sempre… fuori da quella gabbia, stai con me… me lo avevi promesso”
Il capitano lo guardò e gli accarezzò i lunghi capelli neri, non poteva lasciarlo, non poteva, glielo aveva promesso, aveva ragione. Tuttavia Haldir continuava a guardarlo con dolore, sapendo che ciò che lo fissava non erano due lucidi occhi grigi ma tremende pupille color del sangue.
Non posso aggrapparmi al passato, non posso commettere gli stessi errori, non voglio ricadere nelle tenebre, non riuscirai a trascinarmi di nuovo con te…
Forte di quella nuova consapevolezza lo allontanò scostando lo sguardo dal suo.
“No…”
Narwain lo osservò dubbioso.
“No?”
“NO!”
L’elfo si alzò veloce spingendolo via da se, come per allontanare il più velocemente possibile una tentazione troppo forte.
“Non posso, non un’altra volta, non ancora”
Stranamente l’elfo nero sorrise, per niente irato. Si avvicinò a lui e gli prese la testa, regalandogli un dolce bacio a fior di labbra.
“Tu tornerai sempre da me amore mio”
Haldir abbassò la testa senza rispondere e Narwain rise ancora.
“Ci rivedremo presto”
Gli accarezzò la guancia per poi correre all’interno del bosco, lontano, chissà dove…
“Ah e la prossima volta conoscerò l’amante di Aradhel?”
L’eterno lo fissò allontanarsi, ripetendosi quel nome nella testa.
Aradhel…
 
Legolas se ne stava ancora seduto, aspettando il ritorno del capitano. Si sentì mancare pensando alle sue fredde parole che lo avevano allontanato, ma d’altronde, lui stesso era stato duro e per un momento se ne pentì.
Io ti tratto alla pari, da guerriero, non possiamo aspettarci da entrambi modi gentili e delicati, siamo entrambi permeati dalla guerra…
I suoi pensieri furono interrotti da un passo pesante e aritmico che faceva tintinnare a ogni movimento la dura armatura probabilmente in ferro. Legolas non avvertì alcun pericolo e non si voltò, aspettando che lo sconosciuto si rivelasse.
Una piccola ma forte mano gli si posò sulla schiena.
“Allora?”
La voce rugosa di Gimli lo fece sorridere.
“Che ti succede?”
Non ricevette alcuna risposta e così si sedette accanto a lui sbuffando.
“Voi elfi dovreste pregare e cantare di meno!”
Legolas rise.
“Non stavo né pregando né cantando”
“Oh meglio così, almeno non sarò costretto a rinforzare i paraorecchie del mio elmo”
I due amici si ritrovarono a ridere forte e di gusto, lasciandosi andare e scaricando un po’ di quella tensione che li accompagnava da mesi dall’inizio del viaggio.
Gimli gli posò una mano sulla gamba facendolo tornare serio.
“Noi nani odiamo piangere, è da deboli e soffrire è qualcosa che non ci permettiamo di fare ma… tu hai tutta l’eternità davanti a te, a meno che un orco non ti uccida, cosa di cui sarei tremendamente dispiaciuto…”
Sorrisero ancora.
“Puoi permetterti di farlo almeno una volta”
“Certo mastro nano! Adesso piangerò tra le tue braccia, così ne approfitterai per deridermi ogni secondo”
“Ahah si sarebbe divertente… tuttavia… solo perché sei un guerriero non devi vergognarti di soffrire e soprattutto cerca di ricordare che hai amici che ti sostengono, non pensarci troppo e cerca di essere felice di ciò che invece hai, nonostante quest’assurda guerra”
Era un consiglio sicuramente molto diverso da quello che aveva ricevuto da Aragorn, ma lo apprezzò, lo apprezzò perché anche se l’amico non avrebbe potuto capire il dolore di un uomo innamorato, aveva, in qualche modo, ragione.
In fondo ho ancora molte cose per cui combattere…
Gimli si alzò per ritornare all’accampamento.
“Che fai vieni?”
Legolas scosse la testa.
“Resto un altro po’”
Il nano annuì con un grugnito per poi allontanarsi.
L’elfo restò ancora una volta solo con se stesso, ripensando a tutto ciò che era successo quel giorno. Haldir era molto più grande di lui, forse c’erano delle storie, delle avventure, degli amori che lui non conosceva e che forse avrebbe dovuto pretendere di sapere. Dopo la battaglia al fosso di Helm lo aveva visto cambiato, sembrava convivere con due anime, una iraconda e incontrollabile, l’altra dolce e bisognosa d’aiuto.
Ho forse errato pretendendo sincerità? È nato da così poco tempo questo mio sentimento, eppure non riesco a non pensare ai tuoi occhi così profondi, così belli… tu ti sei aggrappato a me quando stavi per morire, sbaglio? Non sono forse stato io ad aiutarti nel risveglio? E allora perché mi stai allontanando? Chi te lo sta ordinando…
Sarà stato il suo intuito da elfo o il suo istinto, ma sentiva che quel suo comportamento era strano, come manovrato e di sicuro, ora lo comprendeva, non c’entrava nulla con lui.
Che tu stia cercando di proteggermi da qualcosa che per primo ha fatto male a te?
Tante domande e poche e precarie risposte pronunciate solo dalla sua mente. Nulla in quel momento sembrava essere una certezza, tranne il suo legame con Aragorn e con Gimli, tranne la sua missione e in quel momento gli sembrò la cosa più giusta da seguire. Si alzò deciso a dimenticarsi di tutto, lasciando che le cose potessero sistemarsi ed equilibrarsi da sole, quando una voce alle sue spalle lo chiamò e un brivido gli attraversò la schiena.
Haldir lo raggiunse in fretta abbracciandolo e baciandolo. Legolas non rispose a quel gesto inaspettato e se ne restò immobile. Il capitano lo abbracciò ancora più forte cadendo in ginocchio ai suoi piedi.
“Ti prego perdonami, ti prego perdonami, non fammi cadere, ti prego non farmi cadere”
Il principe non capì quelle parole, ma gli accarezzò i capelli con dolcezza, lo consolò e cercò di stargli vicino, ma non poteva permettersi di rimangiarsi ciò che aveva detto e con voce spezzata e tremante cercò di dirglielo.
“Ma… Haldir… questo non cambia… io…”
Haldir si alzò continuando a stringerlo.
“Lo so… e quando sarò pronto ti renderò partecipe di tutta la mia eternità, ma adesso concedimi solo un po’ di conforto, solo un po’ di luce”
Quelle parole erano sincere e Legolas le accolse calde dentro di se, abbracciandolo a sua volta e cercando di infondergli quella luce di cui sembrava avere davvero bisogno.
 
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Il Signore degli Anelli e altri / Vai alla pagina dell'autore: HIUGA89