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Autore: Hey_Ashes    12/09/2012    4 recensioni
Un urlo disumano mi lacerò i timpani.
Un urlo che non poteva certamente appartenere al mondo umano, ma difficilmente a quello animale, ne ero sicuro.
Seguì il trambusto delle foglie secche e dei rametti calpestati, mentre l'essere che fino a pochi attimi prima avevo avuto davanti batteva la ritirata nel fitto del bosco, mentre io ero pietrificato dall'orrore.
In uno sprazzo di lucidità vidi chiaramente che si muoveva su due gambe.
(Il raiting cambierà. Oh, se cambierà.)
Genere: Horror, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Frank Iero, Gerard Way
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Ok, ok, ok! Siete libere di lapidarmi, crocifiggermi, darmi fuoco(??? sempre ammesso che a qualcuno piacesse seriamente questa fic) e tutto quello che volete, ma non ho avuto tempo!
Mi dispiace di essere sparita praticamente per due mesi e di ripresentarmi ora con un capitolo così corto, ma è un capitolo importante(?) quindi spero mi perdonerete.
Cercherò di aggiornare periodicamente, promesso!
Ora vi lascio a questo...coso.
Ci becchiamo sotto!
xoxo
Ash

 

3.

 

Inoltrarmi un un bosco di notte. Da solo. Per inseguire un povero pazzo con l'idea di dargliele di santa ragione per le nottate insonni che mi ha fatto passare.

Che cosa da pazzi!

Eppure non riuscivo a fermare i miei piedi, che continuavano a correre verso un luogo che non conoscevo, guidati dai rumori che sentivo a qualche metro di distanza da me.

Non so per quanto tempo corsi, ma quando arrivai in una piccola radura, nascosta dai muri legnosi e scuri degli alberi, i polmoni minacciavano di esplodermi in petto.

Mi chinai, poggiando i palmi delle mani sulle ginocchia, nel disperato tentativo di recuperare quanto più ossigeno il mio apparato respiratorio era in grado di sopportare.

Fu allora che lo vidi.

Penzolava da un albero, le ginocchia piegate a fare presa su un ramo discretamente grosso, e le braccia abbandonate verso il basso che ondeggiavano avanti e indietro con un moto lento che per qualche motivo mi ricordò il rumore ritmico e pacato della risacca del mare.

La punta del naso e alcune ciocche di capelli neri come la pece incrostate di fango secco, la pelle pallida da far paura, a tratti quasi iridescente sotto la luce debole della luna calante di quella notte.

Mi guardava con un'espressione curiosa in viso: il sopracciglio destro lievemente inarcato gli dava un'aria decisamente stralunata, che si accostava perfettamente al suo modo di muoversi.

Qualcosa di molto simile ad un urletto di sorpresa mista a terrore mi sfuggì dalle labbra quando si lasciò scivolare dal ramo, atterrando senza fare rumore sul muschio che ricopriva le sponde del laghetto dopo aver fatto una capriola a mezz'aria da un'altezza di almeno cinque metri.

Il lago.

Lago.

Un lampo di consapevolezza -o qualcosa del genere attraversò la mia mente: mi trovavo sulle sponde di quel lago.

Cercai di mantenere la calma, o quantomeno di dimostrarmi in grado di gestire la situazione: farmi vedere spaventato, per quanto quel ragazzino (avrà avuto all'incirca la mia età) potesse sembrare innocuo, non mi sembrava una buona idea.

Lo tenni d'occhio mentre si spolverava con studiata noncuranza il giubbino di pelle scura per poi alzare gli occhi su di me.

-Uh, ciao.-

Come a confermare le mie ipotesi, anche la sua voce non stonava col resto dell'insieme: melliflua, con un non so che di malsano nell'intonazione.

Rimasi sbigottito per alcuni secondi, deglutendo rumorosamente mentre meditavo accuratamente sul comportamento da adottare.

-Finalmente!-

Lo fissai per altri due secondi, per poi inarcare un sopracciglio.

-Finalmente che?-

Lui arricciò il naso, vagamente infastidito dal taglio pungente della mia risposta.

Alzò le spalle, e trotterellò tranquillamente fino alla sponda del lago dove si sedette sui talloni, immergendo le mani nell'acqua nera e -ci avrei scommesso- gelida.

-Non trattarmi male!- Arricciò il naso di nuovo. Questo, sommato al tono puerile con cui aveva pronunciato quella frase, gli fece assumere un che di veramente infantile.

Mi fece venire i brividi.

Il mio istinto mi diceva di andarmene da lì, e in fretta. Ma non riuscivo a muovermi.

Mi schiarii la voce e mi sforzai di parlare:
-Chi sei?-

O cosa sei, pensai.

Sembrò non ascoltarmi, troppo preso a cercare di acchiappare con le mani un povero pesciolino che nuotava tranquillo sotto il pelo del'acqua.

La cosa inquietante fu che ci riuscì.

Lasciò penzolare il povero animale davanti ai suoi occhi per qualche istante, tenendolo per la coda con il pollice e l'indice e osservandolo interessato.

-Ti piacciono i pesci rossi?- Alzò gli occhi su di me.

Pazzo. Completamente, irrimediabilmente, innegabilmente pazzo.

-Ti ho fatto una domanda.- Ringhiai.

-Ma io non l'ho sentita.- Alzò le spalle e ributtò il pesciolino morente in acqua, per poi osservarlo mentre si nascondeva nelle profondità dello stagno con un guizzo veloce. -A me piacciono, i pesci rossi.-

-Dove abiti?-

Tentai di nuovo: se lui ignorava le mie domande, tanto valeva che io provassi ad evitare le sue osservazioni.

Lui si alzò e si prese il suo tempo per pulirsi le unghie dal fango.

-Che schifo le unghie sporche.- Commentò con una smorfia.

Scossi la testa: quella conversazione non aveva né capo né coda. Mossi un passo all'indietro, tenendo lo sguardo fisso sulla sua figura scura quanto l'ombra che l'avvolgeva.

-Senti, io me ne vado, eh...- Azzardai, preoccupato della sua possibile reazione.

Improvvisamente sembra totalmente interessato: mi si drizzano i peli del collo quando vedo un sorriso inquietante dipingersi sulle sue labbra.

-Tanto torni.-

Scossi la testa: povero illuso. Non avrei rimesso piede in quel bosco nemmeno sotto tortura.

Tanto meno di notte.

-Non credo proprio. Ciao, eh.-

Mi mossi lentamente all'indietro, senza dargli le spalle.

-Ci vediamo, tesoro.- Mi rispose con la stessa voce melliflua e non perfettamente leggibile con cui mi aveva salutato al mio arrivo.

Quando finalmente mi decisi a voltargli la schiena, lo sentii ridere.

Una risatina bassa, di gola, che mi mandò una scarica di brividi di terrore lungo la schiena.

Aspettai di essere abbastanza coperto dal buio, e cominciai a correre.

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Oddio, ma è veramente tanto corto! Vabbè, è quello che sono riuscita a spremere c.c
Oh, e salutate il Gerard della fic!
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