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Autore: ChiaKairi    12/09/2012    8 recensioni
Salve a tutti, questa non è la mia prima fanfiction, ma è la prima in assoluto che decido di postare.
Non voglio sprecare troppe parole, ma potrebbe esservi utile sapere che ogni luogo descritto è reale, infatti mi sono ispirata alla mia città di villeggiatura (le foto di mare che inserirò sono state scattate quasi tutte da me e vi aiuteranno ad entrare nella giusta atmosfera).
Questa è una storia di mare, di mistero, di amore e di libertà. E' una storia dove gli Occhi, sono i veri protagonisti.
"Conosci quel suono simile ad un tintinnio, che si percepisce in un posto molto silenzioso? Alcuni dicono che si tratta di una illusione-uditiva causata dalla non possibilità dell’orecchio umano di percepire vibrazioni al di sotto delle frequenze sensoriali. Questo, è completamente sbagliato. Quel tintinnio, copre qualcosa."
Buona lettura e spero di conoscere tante nuove, belle persone qui. :)
Enjoy!
Chiara
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jonghyun, Key, Minho, Onew, Taemin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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8. Undisclosed Desires


Taemin. Taemin.
Taemin.
Quante volte aveva pensato a quel nome, nelle ultime cinque settimane?
Troppe.
Ora Minho sapeva.
Sapeva anche che non era lui che sognava, mentre in quelle notti piene di incubi chiamava uno ‘hyung’. Era Kibum. E la cosa lo infastidiva.
Così come lo infastidiva vederlo sempre scattare in piedi non appena il fratello biondo arrivava da loro, e notare tutti i piccoli gesti che si scambiavano. L’intimità,  che avevano.
Era normale che fosse così, dopo gli anni passati insieme in quell’inferno. Avevano sempre potuto contare solo l’uno sull’altro.
Era normale, ma a Minho dava comunque fastidio.
Lui l’aveva salvato dal mare, lui gli aveva dato vestiti e da mangiare quando Kibum non c’era. Stupidamente, gli sembrava di avere più diritto ad essere considerato da Taemin.
Si rendeva conto che era un’assurdità: poco più di un mese contro diciannove anni.
Ma non poteva farci niente. Gli mancavano le giornate passate in sua compagnia, quelle senza stranezze e senza misteri. Le giornate assolate, trascorse a parlare di niente e a scherzare, solo loro due.
O forse, semplicemente, gli mancava Taemin.
Averlo solo per se. Ora, quando lo sentiva chiamare uno ‘hyung’, aveva sempre timore che stesse cercando Kibum e non lui. E la maggior parte delle volte era così.
Geloso.
Non sapeva cosa significasse quella parola, non era mai stato geloso di nessuno ed esserlo per un altro ragazzo, per un amico, se così poteva definire una persona conosciuta in circostanze sospette poche settimane prima, era semplicemente assurdo.
D’altra parte, cosa non lo era oramai, nella sua vita.
 
Una settimana dopo l’arrivo di Kim Kibum, Minho venne svegliato in piena notte dalla vibrazione del suo cellulare sul comodino. Si voltò sul cuscino, senza la minima intenzione di rispondere.
Pochi minuti dopo, un sussurro lo costrinse a mettersi a sedere.
“Taemin, che fai sveglio?”
“Hyung, bussano alla porta. E’ Jonghyun, ho controllato.”
“Bwo?” Minho guardò l’orologio: faceva le cinque e venti. Imprecò e scese dal letto, scalzo, con solo i leggeri pantaloni di tela che usava per dormire.
Aprì la porta, Taemin alle sue spalle, curioso.
“Che c’è, è successo qualcosa?” chiese Minho, apprensivo. Qualche tempo addietro si sarebbe solo infuriato, ma nelle condizioni in cui erano ora aveva imparato ad aspettarsi di tutto.
Jonghyun lo guardò di sottecchi, l’aria mesta.
“Che c’è?” ripeté ancora Minho.
“Dai, fammi entrare.” Jonghyun scostò l’amico e si andò a sedere sulla poltrona. Non aveva la sua solita aria allegra e baldanzosa, si guardava le mani, mordendosi le labbra.
Minho e Taemin si guardarono con aria interrogativa e si sedettero sul divano davanti a lui.
“Allora?”
“Aspetta, sto pensando a quando sono coglione. Anzi no, non sono solo un coglione, devo essere anche completamente fuori di testa. Cazzo…” si passò le mani fra i capelli corvini, ravviandoli verso l’alto.
Minho non ricordava di averlo mai visto così.
O forse solo una volta.
“A giudicare dalla tua faccia, deve essere una roba grave.”
“Grave? Grave?! Cazzo Minho, è una tragedia!”
“E’ arrabbiato con se stesso, lo sento fino a qui.” Sussurrò Taemin ad un orecchio di Minho. Il ragazzo più grande gli rivolse un’occhiataccia. “Non sto facendo niente, ha un’aura di disperazione addosso che non puoi non notarla!”
In effetti.
“Jjong, dai, che è successo?” chiese ancora Minho, in tono dolce. L’amico lo guardò e sembrava davvero un cucciolo spaesato, con le labbra piene e gli occhi enormi.
“Non posso dirlo. Mi vergogno.”
“Non dire cavolate adesso, spara e basta.”
“No! Aspetta… dammi un minuto…”
“Jonghyun.”
“Ho fatto sesso con Kibum.”
Le bocche di Minho e Taemin si spalancarono. Poi Jonghyun, notando le facce incredule dei due amici, si coprì il viso con le mani ed emise un gemito.
“C… che hai fatto?” esclamò Minho. “Pensavo che tu lo odiassi! Non fate che litigare! Mi avete tirato scemo con i vostri cazzo di litigi, e adesso… e… e la ragazza con cui uscivi, Jessica?”
“Bah! Che c’etra lei! E’ solo un passatempo, lo sai anche tu Minho…”
Taemin emise un singulto. Minho si girò e notò che stava facendo di tutto per non scoppiare a ridere. Gli diede uno scappellotto.
“Ahi, hyung!”
“Cosa ridi?”
“Scusa è che… tutto questo è proprio da Kibum.”
“In che senso?” chiese Jonghyun, gli occhi lucidi.
“Lui è così. Vuole una cosa e se la prende.”
“E doveva volere proprio me? Ma da quando?” Jonghyun imprecò di nuovo e sprofondò nella poltrona.
“Hyung, ma come è successo?” chiese Taemin, e c’era solo divertimento nella sua voce.
“Non lo so… ci stavamo insultando come al solito e poi… bah! Ha fatto tutto lui! Il problema è che non capisco perché io non sia riuscito a fermarmi! E’ assurdo, Minho tu lo sai, io non sono gay… ragazze, a me piacciono le ragazze!”
“Decisamente.”
“Ecco… non so cosa mi è preso… Perché cazzo è così bello, eh? Con quei dannati occhi e…e le labbra! Ma le hai viste le sue labbra? Merda!” Taemin rise ancora.
“Il Maestro ha scelto bene, nel suo caso.”
Jonghyun non faceva che imprecare e Minho lo guardava con aria pensosa, massaggiandosi il mento.
Mentre l’amico parlava di occhi e di labbra, chissà perché gli era venuto subito in mente Taemin.
“Beh? E come è stato?” chiese infine. Jonghyun lo guardò sbalordito. “Che c’è? Ormai la frittata è fatta.”
“Grazie per la sensibilità e il conforto che mi stai dando, eh!” esclamò Jonghyun. “E anche tu, dovresti essere scioccato! Smettila di ridere!”
“Scusa hyung, proprio non ci riesco, mi fai morire…”
Jonghyun sospirò.
“Mi chiede se mi è piaciuto… ah! Ovvio che mi è piaciuto! Che domande del cazzo sono? Per un momento ho pensato che sarei morto da quanto mi stava piacendo! Razza di idiota…” a quel punto sorrise anche Minho.
“Hai bevuto ieri sera?”
“No! Nemmeno una goccia!”
“E allora Kibum ti piace. Fine. Non c’è bisogno di fare troppe scene.”
Jonghyun sembrò sul punto di piangere.
“A. Me. Non. Piace. Quello. Lì.” Puntò il dito contro Taemin. “E tu smettila davvero, o ti faccio smettere io.”
“Scusa, scusa hyung…”
“E’… irritante. Vuole sempre avere ragione e si crede chissà chi! Ha una lingua biforcuta, come un serpente! Non riesci a farlo stare zitto!”
“Senti da che pulpito…”
“Minho! Per favore! Io sono venuto qui per chiedere un po’ di conforto! Cavolo, tu non puoi capire come mi sento! Il mio orgoglio è morto! Se-pol-to!”
Intenerito, Minho si andò a sedere su un bracciolo della poltrona e gli mise le mani sulle spalle.
“Scusami hyung… ma se ti fa così schifo, perché l’hai fatto?”
“Ottima domanda, Tae…” rispose Minho. Jonghyun gli diede una gomitata.
“Non è che mi ha fatto schifo il farlo con lui, sono io che mi faccio schifo adesso. Ripeto, io non sono gay.”
“Non c’è bisogno di essere gay, forse non ci hai mai pensato perché in effetti non lo sei, il problema è che se ti è piaciuto, significa che Kibum ti attrae. Non è difficile come ragionamento. Semplicemente non sei gay perché ti piacciono le ragazze, ma Kibum è un’eccezione! Non ti piacciono, i maschi, ti piace Kibum.”
Jonghyun osservò Taemin per un istante.
“Tu dici?”
Il ragazzino biondo annuì e gli sorrise. Jonghyun si rilassò un po’.
“Beh, forse… forse è stato un momento di debolezza. Di sicuro non si ripeterà. Capita a tutti no? E poi… non so bene come siamo finiti sul letto, sinceramente. So solo che un momento prima gli stavo dicendo quanto era insopportabile e quanto odiassi dover divedere casa mia con lui quando, un secondo dopo, mi sono ritrovato sul pavimento con Kibum sopra che mi stava già baciando.”
“Davvero non ti ricordi?” chiese Taemin.
“Per niente.”
“Allora forse ti deve aver dato una spintarella.” E Taemin indicò una sua tempia con un dito. Gli occhi di Jonghyun si accesero.
“Dici che… quel bastardo! Ma sì certo, deve essere stato così!”
“Non fraintendermi hyung, se ti ricordi con esattezza tutto il resto… te lo ricordi?”
“Dire di sì sai, fin troppo bene!”
“Beh, allora vuol dire che ti ha solo dato… un piccolo incentivo. Niente di che, deve essere stato solo un secondo per fare in modo di coglierti di sorpresa e buttarti a terra. Tutto il resto è opera tua, mi dispiace.” Taemin sorrise sornione e Jonghyun tornò a coprirsi il viso con le mani, con un esclamazione frustrata. L’unica speranza di non aver agito di sua volontà, era svanita.
“Cavolo però, Minho! Taemin non si è mai permesso di farti una cosa simile! Ti sembra giusto?”
“Beh, magari avrebbe potuto essere un po’ più delicato…”
“Kibum è sempre diretto, non ha molta pazienza.” Lo giustificò Taemin. “E poi… se proprio vogliamo essere sinceri, anche io ho fatto una cosa più o meno simile a Minho una volta, se questo ti può consolare.”

“BWO?” Minho e Jonghyun esclamarono insieme, increduli. Taemin si morse un labbro e arrossì leggermente.
“Era prima che Kibum arrivasse e io non avevo ancora rivelato niente a Minho-hyung… ma lui insisteva e non sapevo più cosa fare. Quindi l’ho semplicemente cacciato a letto. E il mattino dopo, come avevo sperato, non si ricordava più della nostra conversazione lasciata in sospeso. Tutto qui.”
Minho sbiancò. Se la ricordava eccome quella sera, adesso che ci pensava… come aveva fatto a dimenticarsene! E quindi… anche quello non era un sogno.
Oh. Merda.
“Taemin!” Minho saltò in piedi. “Come… come ti sei permesso!”
“Scusa scusa… non avevo altra scelta! Tu sei così testardo!” Minho fece per dargli un altro scapaccione, ma vedendolo raggomitolarsi sul divano si trattenne.
“Questa non te la perdono!”
“Avanti amico, non essere così! Per lo meno non l’ha fatto per spingerti a… beh. Fare tu sai cosa.”
Ci è andato vicino, dannazione.
 Jonghyun lo afferrò per l’elastico dei pantaloni e lo fece tornare indietro, seduto sul bracciolo.
Taemin lo guardava con le labbra all’infuori e le guance gonfie.
“Smettila, le facce d’angelo non mi ingannano.” Taemin si imbronciò di più.
“Smettila ho detto!”
“Minho, ti vedo agitato… forse adesso intuisci come mi sento?” gli disse Jonghyun, allusivo.
“Nessuno di loro due doveva permettersi, questo è certo.”
“Hyung tu non è che mi avessi lasciato molta scelta… mi eri salito sopra!” la testa di Jonghyun scattò verso l’amico, sospettosa, e Minho si sentì avvampare.
Stai zitto, ti uccido.
“Volevo spiegazioni e ne avevo tutti i diritti.”
“Testardo.”
“Traditore.”
“Non è vero!”
“Basta, mi sembrate me e… quello là.” Jonghyun si mise in mezzo.
“A proposito, dove l’hai lasciato?” chiese Minho, rendendosene improvvisamente conto. Jonghyun ci pensò su, spaesato.
“Oh… nel letto. Dormiva.”
“Ma che maleducato, te ne sei andato così?” esclamò Minho.
“Che dovevo fare scusa, manco ci ho pensato!”
“Torna subito da lui, prima che si svegli!”
“Ma neanche morto io non mi ci voglio più avvicinare a quel… quel…” niente, non gli veniva la parola. “Io non ci sto più da solo con una vipera del genere!” concluse infine.
“Mi sembri un bambino che fa i capricci.” Sospirò Minho, irritato. “Muoviti!” lo spinse per le spalle ad alzarsi e lo trascinò alla porta.
“No Minho aspetta, aspetta… almeno vieni con me! Vieni con me, dai…”
“Assolutamente no, io non c’entro.”
“Non farmi tornare! Chissà cosa mi costringerà a fare!”
“Tranquillo hyung, non ti farà niente. E comunque io me ne accorgerei. Anche prima me ne sono accorto.” Jonghyun ebbe uno scatto e Minho lo trattenne dall’avventarsi verso il più piccolo.
“E non hai fatto niente? Sei rimasto lì imbambolato!”
“Mi fido di Kibum, sapevo non ti avrebbe costretto a fare niente che non fosse stato piacevole per entrambi.”
“Dannato… altro che angelo! Sono due vipere! Lo vedi Minho? Due vipere!”
“Lo so, lo so… adesso vai, eh.”
“Mi cacci via così… dopo tutti questi anni.” Minho rise e Jonghyun con lui, mentre si spintonavano, uno per chiudere la porta, l’altro per rientrare.
“Idiota. Prenditi le tue responsabilità!”
“Te ne pentirai! Ti mancherò!...”
“Sicuro.”
Minho riuscì a chiudere la porta con un tonfo e girò la chiave.
 
Era stata un’idea di Taemin ed erano andati a correre.
Tutti e quattro.
Dire che c’era un’atmosfera strana, era un eufemismo.
Jonghyun se ne stava in disparte, a tracciare cerchi sconnessi sulla sabbia. Taemin e Kibum erano seduti vicini e ridevano, persi nel loro mondo. Minho riprendeva fiato, perché ovviamente aveva corso molto più degli altri. Non appena il suo respiro tornò regolare, si sedette fra Jonghyun e Taemin.
Si sentiva già più rilassato, i muscoli meno tesi, la mente più sveglia. Era sera e non si soffocava più.
Piacevole.
Kibum si comportava come se niente fosse successo, decisamente a suo agio. Jonghyun invece faceva di tutto per ignorarlo e se ne stava zitto, per i fatti suoi.
“Yeobo… non fare così, su!” lo canzonò Kibum, ridendo ancora per la battuta appena scambiata con Taemin. Jonghyun guardò altrove.
“Dai… mica ti mangio!”
“Sparisci, lasciami in pace.”
“Jognhyun, non credi di essere un po’ tragico?” gli disse Minho, divertito.
“Tu pensa per te.” Kibum allora si alzò, pulendosi il sedere con le mani, e camminò sinuoso fino al ragazzo. Gli si inginocchiò vicino ed iniziò a parlargli piano, inclinando il viso per farsi guardare. Ma Jonghyun si rifiutava.
“E’ solo questione di tempo, ma lo sa anche lui.” Disse Taemin a Minho, mentre i due li lasciavano discutere.
“Cosa sa?”
“Che si sta innamorando di Kibum. A me Kibum- hyung l’ha detto prima, che gli piace.”
“Davvero? Non l’avrei mai pensato. Jonghyun ha avuto tante ragazze, ma non l’ho mai visto così.”
“Ancora non lo ammette a se stesso, è normale. Lo accetterà.” Minho annuì, incrociando le gambe.
“Jonghyun fa tanto il duro, ma è un pezzo di pane. Mi fa tenerezza.”
“Anche tu.” Taemin lo guardava. Minho deglutì.
“Che… che c’è?”
“Va bene! Va bene hai vinto tu, ok? Adesso puoi spostarti almeno un pochino, per favore?” gridò Jonghyun, attirando la loro attenzione. La risata cristallina di Kibum risuonò sopra il fruscio delle onde. Il ragazzo biondo gli si sedette vicino e gli poggiò la testa su una spalla, come un gatto che fa le fusa. Jonghyun, dopo qualche istante, gli passò un braccio attorno alla vita.
Minho e Taemin si ritrovarono a sorridere.
“Datemi una macchina fotografica, vi prego, questa scena davvero è strana.” Rise il ragazzo più grande.
“Perché? Io sono così felice per loro. Non c’è niente di più naturale che amarsi.” Il tono di Taemin si era fatto più profondo.
“Io non so cosa significhi. Ho avuto tante ragazze, ma non ho mai amato nessuno.”
“Nemmeno io hyung. Ma tu almeno avrai avuto i tuoi genitori, da amare.” Minho non riuscì a trattenere una risata amara.
“No Taemin… nemmeno loro.” Gli accarezzò la testa e tornò a osservare il mare, segno che quel discorso era chiuso.
“Allora dobbiamo porcelo come obiettivo: entro… uhm… tre mesi, dobbiamo avere qualcuno da amare. Ok?” Minho guardò il ragazzino e la determinazione nel suo sguardo.
“Taemin… non si può progettare una cosa del genere.”
“Sì ma, hyung, se non facciamo così non cambierà mai niente…”
“E Kibum? Tu hai lui.”
“Quello è un amore diverso, lo sai… e poi adesso Kibum-hyung ha Jonghyun.”
Minho sospirò.
“Allora, lo facciamo questo patto?” insistette Taemin, come se fosse una cosa davvero importante. Minho gli sorrise e lo attirò a sé, prendendolo per la nuca. Il ragazzino subito gli strinse le braccia sottili attorno al corpo e affondò il viso nel sua t-shirt.
“A volte mi sembri davvero un bambino…” il ragazzo biondo non si mosse.
“Io non sono come Kibum-hyung. Non sono sicuro di me stesso come lui. Vorrei tanto poter essere così…” Minho si intenerì ancora di più e gli scompigliò i capelli.
“Tu vai bene così, credimi.” Gli occhi di Taemin scintillarono nel buio.
“Grazie. Sai hyung, quando sono con te non ho nemmeno più paura del mare, adesso.” Minho sentì il ragazzino rilassarsi fra le sue braccia, sospirando profondamente. “Fa rumore, ma se c’è la tua voce riesco a distrarmi. Mi piace la tua voce.”
Minho rise, ascoltandosi. Non aveva mai pensato al suo timbro vocale. Era profondo. Gli pose le mani ai lati del viso e lo allontanò per poterlo guardare.
 “Hyung…”
“Niente onorifici.”
“Minho… io non so come dirtelo ma, credo…”
Taemin esitò un istante.
Poi si girò di scatto, e lo stesso fece Kibum, a pochi passi di distanza. Quando anche Minho e Jonghyun si voltarono, una figura avanzava verso di loro, solitaria, a passi lenti ma decisi, il capo chino.
Aveva capelli folti e lisci, era di statura media. Sembrava un ragazzo, dall’abbigliamento: una canottiera nera e dei pantaloni larghi. Minho notò che doveva essere parecchio magro, a giudicare dalla vita stretta.
“Chi…” Taemin e Kibum erano già in piedi: i loro occhi erano azzurri e scintillavano nel buio.
Con una stretta al petto, si alzò.
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Salve a tutti! Stasera mi voglio sbilanciare e aggiorno ancora!
Questa capitolo mi sta particolarmente simpatico, spero piaccia anche a voi :)
Il titolo è tratto da una canzone dei Muse.
Grazie a tutti quelli che mi stanno leggendo, lasciatemi qualche commentino se vi va!
Byeee
Chiara
  
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