Era sabato mattina e il campionato di quidditch era
iniziato in un giorno di sole, anche se nubi temporalesche avanzavano da est. Il
vento era fantastico, carezzava scope e giocatori infervorando gli
animi.
Dalle tribune, i tifosi si sgolavano per incitare la loro squadra del
cuore.
Dopo quarantacinque minuti, Grifondoro vinse per la cattura del
boccino.
Per Tassorosso due feriti, compreso Flanagan che si era preso la
mazza di Martin sulla testa, "accidentalmente", per i grifoni solo uno e Sedwigh
ne era fortunatamente uscito illeso, nonostante i quattro bolidi che gli erano
soffiati sulla testa per tutta la partita. Al fischio della fine, si buttarono
tutti addosso gli uni sugli altri, a fondo campo.
- Eccoli là...- Bruce
schioccò la lingua, sarcastico - Guarda Tom, è solo un sfogo di desiderio
omosessuale represso. Tutti gli sport lo sono.-
Riddle rise, legandosi meglio
la sciarpa al collo - Ma per favore. C'è anche Lisa là in mezzo.-
- Già
Bruce, abbi un po' di decenza per lei.- bofonchiò Mary J. Lewis.
- Bene, se
non altro abbiamo vinto.- cinguettò Cloe, stracciando le mazzette delle
scommesse di Tassorosso - Ho la mia bella percentuale che spianerò in vestiti
alla prossima uscita a Hogsmade e i soldi per il resto della torre, non avrebbe
potuto andare meglio. Sedwigh si merita un bel ringraziamento.-
- Si, in
natura.- frecciò Madeline divertita.
- Ma piantala!- celiò la biondina - Tom
allora non scommetti sul serio?-
- E farmi lasciare in mutande da te alla
fine dell'anno? No, grazie.-
- Ah, miscredente.- la King si appoggiò alla
sua spalla, parlando con Degona - Allora? Come ti è sembrata la tua partita?
Bello il quidditch eh?-
La piccola Mckay si era sgolata come tutti gli altri,
imprecando ai falli ed esultando ai punti accumulati. Aveva le guance rosse per
lo sforzo e la gioia e sembrava felicissima. - Bellissima partita! Contro chi
giochiamo la prossima volta?-
- Corvonero. La settimana dopo ci tocca contro
le serpi.- la informò Mary - E allora saranno guai!-
- Sono scorretti?-
-
Da matti. Clyde Hillis, il compare di Fabian, è un maledetto infingardo.- rognò
Archie, attaccato a un lecca-lecca - E' il capitano di Serpeverde e gioca da
cercatore. Un vero mastino!-
- Lasciamo perdere quegli idioti.- l'incalzò
Cloe - Dai gente, ci aspetta la torre! Andiamo a festeggiare!-
- Si e io vado
a raccattare Martin e Sedwigh.- sbuffò Bruce, precedendoli alle scale - Chissà
che combineranno negli spogliatoi, Dio! L'anno scorso li ho presi in piedi sulle
panche a fare una sorta di danza propiziatoria mezzi nudi. Mi si è quasi
bloccata la crescita.-
- Che orrore.- tubò Maggie Clark - Ci vediamo a
Grifondoro allora!-
Le feste dei rosso oro erano famose e quella della prima
vittoria non era da meno.
Tutta la torre era in fermento, c'erano strilli e
ovazioni, vere e proprie dichiarazioni di gente che saliva sui tavolini e
ululava al vento la potenza della squadra dei grifoni.
Insomma, dilagava la
spacconeria.
- Siete sempre così qui dentro?- chiese Olivia Andrews, seduta
sul divano accanto al fuoco.
Madeline annuì, con un finto sospiro - Anche
peggio!-
- Si e aspetta di vedere la danza del capitalismo di Cloe!- celiò
Mary, passandole un Burrobirra.
- Quanti galeoni ha tirato su?- chiese Martin
ad alta voce, per farsi sentire.
- Più di centododici!-
- Stronza
malefica.- sibilò Sedwigh, seduto sul tavolino, attorniato da ragazze
cinguettanti - Dov'è?-
- Dietro a qualche angolo a contare i soldi forse.- lo
informò la Nolan - E Tom?-
- Bhò...- il biondo si guardò attorno - Non lo
vedo da un pezzo...sarà con lei.-
- Già.- ghignò Maggie Clark con malizia -
Quanto sono carini!-
- Oddio, non cominciare.- sbuffò Martin - Lasciali in
pace, sei esasperante!-
- Insensibile!- sbottò anche Mary - Lui è così
gentile e carino con lei!-
- Già, peccato che abbia il testosterone bloccato
ai livelli elementari.- ironizzò Sed, alzandosi - Vado a cercarmi le sigarette.
Lasciatemi qualcosa da bere.-
Facendosi un giro in quella marmaglia, Stanford
riuscì a beccarli.
In un angolo, a parlare. Lei contro la parete, Riddle
davanti, come per schermarla dal resto dei presenti.
Che strano che non se ne
fosse mai accorto. Strano davvero.
Si guardavano in un modo che forse
sfuggiva ad entrambi. Ma era fin troppo palese per lui almeno.
- Prima o poi
ti beccheranno sai?- le stava dicendo Tom.
- Ma dai.- Cloe sorrise, con gli
occhi nocciola che le brillavano - Non finché il nostro coscienzioso Capo Scuola
mi copre, no?-
- Ah ecco, ruffiana.- ghignò Riddle, ficcandosi le mani nelle
tasche dei jeans - Mi tieni buono eh?-
- Possiamo sempre fare a metà alla
fine dell'anno.-
- E pure corrompi. Dio, sei terribile.-
- Terribile ma
ricca!- fece sardonica, agitando il sacchetto coi galeoni - Sono un allibratore
serio, sai?-
- Oh, su questo non ci sono dubbi.- sospirò, andando a sedersi
contro la parete dove dopo pochi lo affiancò anche lei, rannicchiandosi al suo
fianco - Allora? Novità? Come va con Clay?-
- Intendi lo studio del Marchio
Nero?- lei inclinò il capo - Ci stiamo lavorando. Per ora mi sta facendo
Focalizzare Piton, che ha il Marchio e il sangue del serpente dell'oblio nelle
vene. Poi andremo sul difficile, Focalizzando solo il Marchio. E poi chi ha solo
il sangue.-
- Sembra difficile.-
- Si, lo è abbastanza ma la
Focalizzazione ormai la mastico bene.-
- Ecco, parlando di questo...- Tom si
guardò attorno, come per controllare se non fossero spiati, poi si piegò su
Cloe, vicino al suo orecchio. Le accelerò i battiti ma quando le disse cosa
voleva, lei allibì.
- Cosa?! Harry lo sa?-
- No, è una sorpresa.-
- Ah,
bella sorpresa!- sbottò lei - Hai rubato i libri a Hermione?-
- No, glieli ho
chiesti e me li ha dati, anzi...mi ha pure dato qualche dritta ma col tuo aiuto
potrei fare molto più in fretta. Allora, che dici? Mi aiuti?-
- Tutte le
sere?-
La King, sebbene non contenta, colse la palla al balzo. Quello era
come un segno del destino.
- Si, tutte le sere se per te va bene.-
Tutte
le sere in camera di Tom. Un sogno!
Annuì, dandosi un contegno anche se
dentro esultava. Quella era l'occasione giusta!
Finalmente avrebbe avuto
un'opportunità!
Harry Potter passò gran parte di quel sabato pomeriggio a
fare su e giù davanti all'ingresso di Hogwarts, braccato da centinaia di
binocoli magici, tutti sulla Torre Oscura, dove i suoi compagni Auror e
direttamente Elettra si divertivano a fargli dare i numeri.
Attendeva una
carrozza che stava riportando a casa l'unica persona al mondo, oltre Sirius, che
poteva capirlo sempre e comunque, in qualunque situazione e inoltre non vedeva
l'ora di riabbracciarla...
La carrozza arrivò alle quattro in punto di
pomeriggio, nera e cupa ma finemente elaborata, proprio quando il sole iniziava
a coprirsi. Quando un valletto smilzo e amorfo aprì lo sportello, ne uscirono
gli occhi bianchi di Lucilla, avvolta in un mantello e con un cappuccio calato
sul viso stupendo.
Harry non perse tempo e corse ad abbracciarla,
stringendola forte.
- Ehi, ehi...- la Lancaster sogghignò, senza apparire
stanca per il lungo viaggio - Come mai quest'accoglienza?-
- Te lo racconto
domani. Sono solo contento che sei tornata.- le disse, carezzandole la schiena -
Com'è andata?-
- Du Croix era di pessimo umore.- gli raccontò la demone,
levandosi il cappuccio e liberando il sinuoso collo da cigno coperto da uno
spesso girocollo di pietre nere e rosate - Sua moglie l'ha piantato e aveva la
casa invasa da termiti.-
- Vampiri.- Potter scosse il capo, scoccando uno
sguardo alla Torre Oscura - Ecco...Luci senti...ti va di fare due passi? Da solo
non potrei, visto che mi trattano come un ritardato, ma se ci sei tu...-
-
Ah, ecco perché.- Lucilla sospirò, prendendogli il gomito e incamminandosi con
lui oltre le mura, verso il lago - Dimmi, prima che ti dica cos'ho scoperto,
cos'è successo di recente?-
- Bhè, a parte un attacco dei licantropi guidati
da un ragazzino fuori di testa, a parte Orloff che vuole venire a parlarmi, tuo
marito che sta perdendo il cervello perché quelli del settimo sono peggio dei
bradipi, Hermione che è più irritabile di giorno in giorno e io, poveretto,
chiuso in gabbia...si, devo dire che va tutto bene.-
- Andiamo. Non mi dirai
che ti sorvegliano davvero a vista.-
- Guarda la torre.-
La Lancaster si
volse e aguzzando gli occhi, allibì leggermente.
- Santo cielo. Che spreco di
energie. Ron per primo dovrebbe sapere che sei in grado di sparire sotto i loro
occhi come e quando vuoi.-
Lui gettò la testa indietro, ridendo finalmente
dopo tanto tempo.
Dio, era vero. Avrebbe potuto sparire quando gli pareva.
Proprio come quando era ragazzino...
Chissà che quel ragazzino non fosse
rimasto in lui, che non si fosse preservato. Integro, incorrotto...
- Hai
detto che Tristan sta allenando i ragazzi del settimo.- sussurrò Lucilla - Come
stanno andando?-
- Sono molto curiosi e vogliono apprendere ma dopo sei anni
di praticamente sola teoria, è difficile mettersi a fare Patronus e combattere
Mollicci, no?-
- Già. Purtroppo con la pace arriva anche l'infondata
sicurezza che la guerra non torni più.-
Raggiunsero il lago e si sedettero su
un tronco caduto, dando le spalle alla Foresta Proibita.
Harry sapeva che
Lucilla, dopo essere arrivata a Londra tramite Smaterializzazione, aveva preso
la carrozza per fare un viaggio nei dintorni, durato tre giorni in cui aveva
sentito di tutto e di più. Inoltre, arrivando in carrozza, aveva potuto circuire
la foresta e vedere eventuali segni di mannari nei dintorni.
- Sono ancora
nascosti fra gli alberi, vero?-
Lucilla annuì - Si, c'erano segni
inconfondibili. Graffi sulle cortecce degli alberi, impronte troppo grosse per
essere di semplici lupi. La seconda notte di viaggio mi sono inoltrata nella
parte ovest della foresta e ho trovato un fauno. Dice che stanno facendo razzia
di cervi e caprioli. In tutti ne hanno contati una ventina. Il principe invece
rimane sempre in forma umana.-
- Se vanno avanti così i centauri li
ammazzeranno come cani.- sussurrò Potter, sospirando - Quel ragazzino è molto
leale verso suo padre, non capisce il rischio che corre.-
- Dovremo trovare
una soluzione per lui. Sarà meglio discuterne con Fiorenzo e Hagrid poi dovrebbe
andare a calmarmi. Non credo che a me darebbero ascolto. Quel fauno mi ha
guardata come se fossi il diavolo in persona. Senza contare che Magorian e
Cassandro non sono mai stati famosi per la loro pazienza.- sbuffò sarcastica -
Comunque, venendo a noi...sono arrivata a poco grazie a Du Croix ma ora ho un
nome.- e allungando la mano davanti a sé, dal nulla le apparve sul palmo una
pergamena arrotolata, chiusa da un fermaglio di cera rossa, vecchia, consunta e
sbiadita esattamente come la carta giallognola della pergamena. Il simbolo era
rovinato ma Harry parve riconoscere una corona a otto punte.
- Non è che se
la prendo in mano si sbriciola, vero?-
- C'è questo rischio.- annuì Lucilla -
Vedi, da quando Du Croix è ai ferri corti con la moglie ha lasciato un po'
andare la biblioteca e se tutti i giorni non rifà l'incantesimo di Protezione
dall'Usura del tempo ai suoi scritti, rischia di ridurli tutti in polvere. E
dalla faccia di questa pergamena, che ha solo sessant'anni, direi che dentro a
quella biblioteca non ci sono solo le termiti.-
- Poveretto. Non credevo che
i vampiri se la prendessero tanto per queste cose...-
- Oh, quando si legano
lo fanno per sempre. Quando ci riuniremo domani sera aggiornerò tutti ma sono
sicura di avere il nome della setta. Non posso comprovarla ancora con ogni
visione di Damon ma al cento per cento, sono loro.-
- Dimmi.- la
incalzò.
- Illuminati.-
Il nome venne portato via dal vento. Una
folata li prese in pieno e un fischio lugubre e grasso riecheggiò sul lago,
increspandone la superficie piatta.
Quel nome era scivolato nell'aria come un
rivoletto di veleno, viscido e al contempo pieno di spine.
- Illuminati?-
sussurrò Harry - Ci sono molti gruppi nella storia che si chiamano in questo
modo.-
- Si ma solo quattro furono adepti di una setta magica, gli altri
furono gruppi cristiani che pretendevano di essere illuminati della verità
direttamente da Dio. Negli archivi, almeno secondo quello che mi avete detto
della visione di Damon, ho trovato di un movimento di maghi molto numeroso alla
fine della seconda guerra mondiale che entrò in gioco contro i seguaci di
Grinderwald, il mago del male che ha sconfitto Silente. Pare che a quei tempi
fossero entrati in gioco anche loro, questi Illuminati e le informazioni
raccolte a quel tempo nelle cronache occulte della guerra parlano di un uomo che
comandò gli Illuminati, col volto sfigurato e che per questo portasse sul volto
una maschera.-
- Metà uomo, metà donna. Metà bene e metà male.- sussurrò
Harry.
- Esatto.-
Lucilla si alzò, inspirando e rimettendosi il cappuccio
sul viso - Siamo di fronte a qualcuno che non palesa le sue intenzioni Harry,
anche se quella maschera mi dà alcune idee.-
- Credo che domani sera avremo
molto di cui discutere.- mormorò, alzandosi a sua volta - Ora che siamo soli
però devo chiederti una cosa.-
- Vuoi che ti porti a fare due passi nella
Foresta?- gli chiese serafica.
- Non ancora.- Harry si morse il labbro,
guardando il cielo che si stava facendo plumbeo, dalle sfumatura sfaccettate
come la guancia di una perla nera - Dovresti dirmi...come raggiungere Dark Hell
Manor.-
Lucilla tacque, continuando a camminare al suo fianco.
Harry non
attese la risposta. In silenzio, rimase accanto a lei, stringendola forte al suo
fianco.
Nessuno come lei conosceva la gabbia. L'insofferenza e
l'impotenza.
Eppure i giornali e quei giorni di fine settembre traboccavano
d'incidenti, morti, feriti, Marchi Neri fasulli...
E Tom? Cosa stava facendo
a Dark Hell Manor?
Harry non sapeva di preciso perché dovesse vederlo, cosa
avrebbe dovuti dirgli e chiedergli.
Ma una cosa era certa. Quel nemico li
stava mettendo uno di fronte all'altro, affinché si ammazzassero a
vicenda.
Chi oltre a Lord Voldemort poteva volere la morte di Harry
Potter?
Era passata da poco l'ora di cena quando su Hogwarts il cielo
iniziò a brontolare.
I ragazzi erano ancora eccitati per la partita di
quidditch della mattina stessa e mentre a Grifondoro si festeggiava, negli altri
dormitori ci si godeva un sabato sera tranquillo, l'ultimo di quel mese di
settembre. Presto sarebbero iniziati i test e le interrogazioni, mentre quel
giovedì il Calice di Fuoco avrebbe sputato i suoi primi nomi e sarebbe iniziato
il duello interno.
Gli Auror invece si stavano godendo una pausa, fuori in
giardino a godersi l'aria della sera. Tutti tranne una.
Hermione Granger
stava con le mani protese su un giornale, gli occhi dorati chiusi, il respiro
lento e regolare che le gonfiava i polmoni. Le parole della Gazzetta le
sfrecciavano nelle mente, veloci. Le vedeva ancora a fatica ma presto avrebbe
imparato a fermare quelle parole, rosse come marchiate a fuoco sullo sfondo nero
della sua mente.
Per miracolo riuscì a carpire la notizia di un altro
incendio. Nel Linkolnshire.
Lesse di un villaggio attaccato dalle fiamme,
apparentemente per un principio doloso.
Sbuffò e si rimise comoda contro lo
schienale della poltrona, massaggiandosi la testa.
Le faceva un male
terribile. I suoi esercizi le portavano via gran parte delle sue misere energie
e la frustrazione di dover dipendere dagli altri non faceva che fiaccare il suo
orgoglio già abbastanza ferito.
La Torre Oscura era in silenzio, Jeremy e
Alexander erano già a letto.
Elettra invece aveva portato Lucas con lei e gli
altri Auror.
- Dada! Dada bum!-
Hermione fece un mesto sorriso, alzandosi
dalla poltrona. Si concentrò di nuovo, per proiettare i contorni vaghi della
stanza nella sua testa. La sala riunioni dopo la cena era veramente conciata
male, senza considerare che i ragazzi non erano mai stati in grado di riordinare
neanche con l'uso della magia. Harry poi era da Silente, probabilmente a
bestemmiargli dietro. Fauna, Flora, Fiona e Fulva invece erano andate a
Hogsmade, accettando il cambio della guardia con le mamme per correre a comprare
altro latte e pappe in polvere per Lucas e Glory, mentre dei giochi che non
esplodessero per Alexander che estraeva la magia da qualsiasi sonaglino e
formina incantata toccasse.
La Granger raggiunse il box e sentì Glory
allungare le braccine verso di lei.
- Dada bum!- gorgogliò ancora la
piccolina.
- Dada bum?- ridacchiò, tirandosi la figlia fra le braccia - Cosa
significa?-
Glory si aggrappò alla sciarpa di seta che la madre aveva al
collo, mettendosene un lembo in bocca, non prima di aver ripetuto di nuovo
quelle sghembe parole. La strega la cullò dolcemente, canticchiando ma la
piccola continuava a ripetere quella frase, lasciandola perplessa. Non era
inconsueto infatti che le parole della piccola Malfoy significassero ben altro
che inconsulti vagiti di una neonata.
L'ennesimo tonfo al soffitto fece
scuotere il capo alla Grifoncina.
- Maledette tegole.- borbottò seria. Era da
quando erano ricominciati i corsi che quelle tegole cascavano a ogni ora del
giorno e della notte!
Poi, di colpo, un suono fortissimo, un boato che non
era quello di una tegola, arrivò dai piani superiori.
Hermione s'irrigidì
all'istante, mentre Glory puntava gli occhi sulla scala a chiocciola.
- Dada
bum! Cauto!-
Forse intendeva che qualcuno era caduto perché poco
dopo si sentirono dei passi frenetici...
- Oddio.- Hermione serrò i denti,
levò la mano e la sua bacchetta sfrecciò verso di lei.
Dannazione. Sapeva che
sarebbe accaduto!
Lei lì, indifesa, con la bambina!
I passi si fecero più
affrettati quando le arrivarono all'orecchio affinato per necessità anche dei
gemiti.
Gemiti di dolore.
- Aiuto!! C'è nessuno?! Per favore
aiuto!-
Una voce seccata e al contempo allarmata la raggiunse dal piano
superiore - Porca miseria, aiutatemi!-
Coi nervi tesi fino allo spasimo,
Hermione si strinse al petto la bambina e sollevò la bacchetta verso la scala.
Ora i passi si avvicinavano, qualcuno stava correndo.
Dallo stridio sul
legno, qualcuno che calzava scarpe con una suola di gomma...
Un ragazzino che
dava dodici anni sfrecciò giù per la scaletta di legno e metallo, evidentemente
furibondo.
- Chi sei?- l'apostrofò la Granger - Non fare un passo! Come hai
fatto ad arrivare qua?-
Il ragazzino indietreggiò al muro, serrando i denti.
Gli occhi verdeacqua erano lucidi di collera e ansia e i capelli castano chiaro,
quasi biondi, erano bagnati di pioggia, incollati alla fronte.
Anche lui
estrasse una bacchetta, tremando ma non per il freddo. Era bagnato fradicio e
sporco di fuliggine in viso.
Si guardò attorno per un attimo, credendosi in
pericolo, poi tornò a fissare la strega.
- Chi sei?- gli chiese di nuovo
Hermione, minacciosa - Parla o finirai male.-
- Sei tu Hermione Hargrave?- le
chiese, ben sapendo che non aveva potere contro una strega adulta.
- E tu chi
sei?- gli richiese - Non farmi perdere la pazienza! Come diavolo hai fatto ad
arrivare qua?- udì altri gemiti al piano superiore, imprecando - Chi c'è con
te?-
- Senti...sta calma...- il ragazzino strinse di più la bacchetta - Io
non so perché sono qua...mi ci ha portato quell'idiota! Per favore, mi ha detto
di cercare una strega che si chiama Hermione! Sta male, devi aiutarmi! Ci hanno
attaccato e quello stupido è rimasto ferito! Ha un buco gigantesco nello stomaco
e io non so come aiutarlo! Sei tu Hermione o no?-
- Ma di chi parli?-
-
Parlo di mio padre!- sbottò il ragazzino inviperito - Ha detto di chiedere di
questa dannata Hermione! Sei tu?-
- Cosa sei?-
- Cosa sono? Come cosa
sono!? Non vedi? Sono un essere umano!-
- No...- Hermione assunse
un'espressione contrita - Non vedo. Cos'è tuo padre? Chi è?-
- Io sono un
mago e ho dodici anni.- le disse il ragazzino, notando la vacuità del suo
sguardo e continuando a ripetere le stesse cose come un disco rotto - Mio padre
è di sopra. Per favore, aiutami!-
- Insomma ma chi diavolo è?- sbraitò allora
la strega esasperata, tenendosi più stretta Glory, quasi tanto da
soffocarla.
E infine, la soluzione.
Qualcuno urlò da sopra le scale dopo
aver strisciato fino alla rampa, lasciandosi dietro una scia di sangue.
-
Hargrave...per l'amor di Dio, vuoi darmi una mano o no?-
Quella voce. Quel
tono arrogante e insofferente.
Hermione si sentì peggio, anche se
allibita.
Quella voce la conosceva...
- Jeager?- alitò.
-
Stupido!- il ragazzino pestò il piede a terra - Vuoi morire dissanguato? Ma dove
diavolo mi hai portato?-
- A Hogwarts.- sussurrò allora la Grifoncina - A
Hogwarts.-
Jeager William Crenshaw pochi minuti più tardi fece una
smorfia e sibilò una bestemmia, mentre il sangue rosso e denso gli usciva a
fiotti da una ferita all'addome. Imprecò di nuovo, quando Hermione, seduta sul
divano dove lui era sdraiato, gli versò su quello squarcio del whisky. Incurante
dei suoi gemiti e delle sue lagne, la strega gli ripulì la ferita e poi gli
tamponò il tutto con delle stoffe linde e pulite.
- Ah...Cristo Hargrave, fa
piano!- sibilò, mentre lei tastava il suo stomaco.
- Taci.- gli rispose lei,
indifferente - E' dannatamente profonda. E ne hai un'altra sulla schiena. Non
sono un'esperta ma chiunque sia stato ti ha preso in pieno la spina dorsale. Mi
sa che rimarrai paralizzato dalla cintola in giù.-
- Paralizzato?-
Il
ragazzino di prima, seduto sul tavolo, balzò giù sconvolto.
- Come
paralizzato?- urlò con gli occhi sgranati e pieni di paura - E adesso...-
-
Calma.- sbuffò Jeager, agitando la mano - Un paio di settimane e mi rimetterò in
piedi.-
- Ma lei ha detto...-
- Ho detto che queste ferite sono profonde.
Fosse un essere umano completo sarebbe già morto.- chiarì la Grifoncina,
tornando a tamponare lo sfregio sull'addome freddo del mezzo demone. Ogni tanto
però, cercava di capire che tipo fosse il ragazzino che era venuto col demone.
Pareva testardo, dalla voce. Con un tono autoritario, ma al contempo
spaventato - Tu stai bene?- gli chiese la strega.
- Io non ho niente.
Grazie a questo stupido!- sbottò il giovane mago.
- Ti prego taci.- rognò
Crenshaw irritato - Ne ho basta del tuo starnazzare, dammi tregua!-
- Hai una
bella faccia tosta a presentarti qui.- s'intromise Hermione, strappandogli
un'altra bestemmia premendo nuovamente per bloccare l'emorragia - Come diavolo
ti è venuto in mente di presentarti proprio davanti a me eh?-
- Che potevo
fare? Mi hanno dato fuoco al castello, ci hanno attaccato neanche quindici
minuti fa. Mi sono ritrovato attorniato su tutti i fronti e non so neanche come
abbiano fatto a entrare in casa mia. Sta di fatto che hanno cercato di uccidere
me e William.-
- William?- fece Hermione.
- Sono io William.- le disse il
ragazzino.
- Ah.-
Jeager finalmente tacque, fissandola attentamente -
Quando hai perso la vista?-
- A fine agosto. Avrai letto che hanno attaccato
Godric's Hollow. Vedo solo ombre.-
- Si, l'avevo sentito dire.
Guarirai?-
- Si, è questione di tempo. Chi vi ha attaccato?-
-
Mangiamorte. O almeno così mi sembrava fino a quando un bastardo con un mantello
chiaro non mi ha colpito alla schiena con qualcosa di simile a un fulmine.-
- Un fulmine?-
- Si. Aveva un guanto di metallo...o una mano ferrosa, che
gli saliva su tutto il braccio. Mi ha colpito con quello.-
- Questo tizio...-
la Granger serrò la mascella - L'hai visto in faccia?-
- No, era preoccupato
a cercare di restare vivo.- sentenziò il mezzo demone - E a portare al sicuro
quella palla al piede.-
- Palla al piede?- sbottò di nuovo William - Nessuno
ti ha chiesto di occuparti di me!-
- Strano, mi sembrava il contrario quando
i tuoi nobili parenti umani ti hanno piantato davanti a casa mia!-
Il
ragazzino arrossì e si chiuse a riccio, sedendosi in poltrona e dandogli le
spalle.
- E così...è tuo figlio.- ironizzò Hermione a quel punto - Figlio
tuo...di quello che non si mescola con le volgari umane...di quello che
sbandiera ai quattro venti il disgusto verso le miserabili formiche
mortali.-
- Ti prego, non cominciare anche tu.- Crenshaw fece una smorfia -
Ne ho basta di prediche.-
- Dov'è tua madre William?- chiese la strega.
-
La mamma è morta sei mesi fa e suo marito non mi voleva.- spiegò freddamente il
ragazzino.
- Mi dispiace.- sussurrò la Grifoncina.
- A me no. Lo odio
quello.- sibilò William serrando i pugni.
- In effetti è un illustre
imbecille.- disse Crenshaw - Sua madre si chiamava Lara Crofford, mezzosangue.
Era un'Obliviatrice del Ministero.-
- Ha rimediato a uno dei tuoi disastri
immagino.-
- Direi di si. Ma è successo tanto tempo fa.-
- Si, direi di
si.- Hermione fece un mezzo sorriso - E il patrigno chi è?-
- Henry
Mitchell.- sbuffò William con rancore nella voce - Non so bene che lavoro faccia
ma è sempre alla Gringott. Peccato che non ci sia rimasto secco sotto tutto
quell'oro.-
- E la marmocchia?- chiese Jeager, indicando Glory seduta nel
seggiolone.
- Se intendi la marmocchia bionda si chiama Glorya, è mia
figlia.-
- Il miracolo è accaduto.- il mezzo demone sollevò un sopracciglio
con aria sardonica - Il biondo ti ha messa incinta?-
- Purtroppo si.- replicò
lei sarcastica - Proprio come hai fatto tu.-
- Ahah.-
- Senti scusa...-
William, sebbene ancora sulle sue, la fissò attento - Hai detto che questo
ritardato si riprenderà no?-
- Fra qualche settimana.-
- Perfetto. E
adesso che facciamo?-
- William non darmi il tormento. Una cosa per volta
eh?- Jeager era pallido e stanco - Sono immobile dalla cintola in giù, se mi dai
qualche secondo posso pensare.-
- Avresti dovuto farlo prima di farti ridurre
in questo stato!- gli rinfacciò il ragazzino.
- Non mi farei scrupoli a
tapparti la bocca per sempre.- l'avvisò sbuffando.
- Non ne dubito. Devo aver
preso da te visto che anche per me è la stessa cosa!- gli disse William
imbufalito.
- Si, è figlio tuo. Ha decisamente il tuo senso dell'humour.-
Hermione alzò la mano, facendo sollevare dal tavolo un altro bicchiere di
whisky, che porse poi a Crenshaw - Tu però non te ne puoi andare. Devi dirmi su
quel tizio che ti ha attaccato. Devi spiegarmi ogni cosa che ti ricordi su quel
guanto e sul suo aspetto.-
- Potter è sempre di mezzo.- insinuò Jeager - Ecco
perché Lord Voldemort è così di buon umore di recente.-
- E così lavori
ancora per quei bastardi eh?- lo sfidò rabbiosa.
- Ma certo. E secondo te con
tutto quello che mi dà da fare il moccioso perdo tempo con quelli? Ma per
favore. Si trova a casa mia da sei mesi quasi esatti ed è stato un
incubo. E poi ormai ti ho a portata di mano. Considera chiuso il mio
contratto coi Lestrange.-
- La facilità con cui passi da una sponda all'altra
farebbe impallidire anche Giuda.- frecciò lei.
Non poterono riprendere il
discorso perché in quell'istante la porta si aprì ed entrò Harry, l'aria
devastata, sigaretta in bocca e un diavolo per capello. Esattamente come tutti i
giorni.
Quando vide la scena, rimase per un attimo basito.
Poi riprese il
suo naturale self control.
- Malfoy farà i salti di gioia.- disse con un
lieve ghigno - Posso dirglielo io?-
- Taci Harry!- sbuffò Hermione - Dammi
una mano, non vedo niente. Questo idiota è arrivato qui venti minuti fa.-
-
Ciao Potter.- lo salutò Jeager.
- Ciao Crenshaw. Devo aspettarmi i Lestrange
fuori dalla porta che vengono a riprenderti?- gli chiese calmo.
- No. Ho
chiuso mesi fa.-
- Ottimo allora.- tranquillamente l'Auror raggiunse il
divano - Gran brutta ferita.-
- Rimarrà paralizzato per un po'.- lo informò
la strega - Oh e lui è suo figlio William. Ha dodici anni.-
- Hai un figlio?-
il moro osservò il maghetto - Però.-
- William, lui è Harry Potter.- li
presentò Jeager, lasciando suo figlio letteralmente in estasi. Strinse la mano a
Harry e continuò a guardarlo quasi incantato, mentre sistemavano suo
padre.
Ripulirono il sangue che si era sparso ovunque, poi Hermione raccontò
all'Auror dell'attacco, dell'uomo dal mantello chiaro e del guanto di
ferro.
- Hanno ragione Silente e Lucilla.- considerò Potter - Sia per gli
Illuminati che per quel guanto. Hai detto che n'è uscito un fulmine?-
- O
comunque dell'energia distruttrice.- rispose il mezzo demone - Qualcosa di
abbastanza potente per far saltare la barriera protettiva del mio castello.
Quella barriera l'aveva massa mio padre trecento anni fa e lui era molto più
potente di me. Non so cos'abbiano fatto ma se è davvero quel guanto, potrebbe
far esplodere anche una montagna.-
- Che goduria. Ogni giorno arriva qualche
bella notizia.- soffiò il bambino sopravvissuto con sarcasmo.
- Invece di
stare qua a chiacchierare vai a prendere Degona per favore.- lo zittì
Hermione.
- Dena? Perché?-
- Perché non mi fido di questo demone!- scandì
la Grifoncina.
- Donna di poca fede.- ghignò Crenshaw, sempre più pallido -
Chi sarebbe sta' Degona?-
- La figlia di Lucilla.-
Jeager stavolta serrò
le mascelle - La bambina che sei anni fa mi ha bloccato come niente?-
-
Esatto.- cinguettò Hermione maligna - Adesso mettiti comodo e fa silenzio.
William hai fame?-
- Ma è proprio il caso di andare a prendere Dena? Tristan
non sarà contento.- borbottò Potter, fermo davanti alla porta.
- Bhè, non
sarà neanche contento se per caso questo cretino...- e la strega dette uno
scappellotto leggero sulla testa del ferito -...è venuto qua come cavallo di
Troia, no?-
- Ok, ok! Vado e torno.- ma non dovette muovere neanche un passo
perché non fece in tempo a posare la mano sulla maniglia che la porta si aprì di
botto e quasi ricevette il battente sul naso. Si ritrovò con le bacchette di
Tom, Cloe e Degona puntate addosso. Loro allibirono e lui li fissò come per dire
"E allora?"
- Ecco io...avevo sentito due presenze maligne e...- iniziò la
King quando Tom, sgranando gli occhi blu, la sorpassò ed entrò nella sala -
Jeager! Oddio ma che ti è successo?-
- Ciao ragazzino.- bofonchiò Crenshaw -
Ho avuto visite. E non erano gli scagnozzi di tuo padre.-
- Ma allora
chi...-
- Ehi, un attimo!- sbraitò Cloe - Ma quello è il tizio che ci ha
quasi rotto il collo sei anni fa contro quel basilisco!-
- Che memoria.-
frecciò Jeager a bassa voce.
- Che idiota.- sibilò invece William, seduto a
gambe incrociate.
- Allora?- Riddle se ne infischiava delle vecchie beghe e
andò a prendere una sedia, per mettersi accanto al divano - Cosa diavolo è
successo? Chi ti ha ridotto così?-
- Il tizio con la mano di metallo nelle
visioni di Damon.- gli disse Harry, chiudendo la porta - Ha distrutto la casa di
Crenshaw e poi ha cercato di ucciderlo. Sicuro che non l'avevi mai visto
prima?-
- No, sono mesi che non esco di casa.- rispose il mezzo demone,
facendo un'altra smorfia di dolore.
- Degona, mi fai un favore?- la richiamò
Hermione, facendo galleggiare verso la tavola dei piatti frutta e tramezzini -
Controlla che Jeager non sia qua con cattive intenzioni.-
- Zia...ho promesso
di non farlo...- borbottò la piccola Mckay - Però se proprio insisti...-
-
Mentecatta.- le disse Tom ridendo.
Degona si avvicinò al divano, guardando
attenta Jeager. Non si ricordava di lui, anche se aveva qualcosa di
famigliare.
Capì che era un demone ancora prima di toccarlo. Anche lui aveva
la pelle fredda e liscia come quella di sua madre.
Inoltre emanava il
profumo...del tempo. Un profumo tenue e appena percettibile.
Gli toccò la
fronte con mano delicata e chiuse gli occhi.
- Cosa gli fa?- s'intromise
William, serio - Non gli fa male vero?-
- No, non è nulla d'invasivo.- gli
spiegò Harry - Degona è un'empatica. Legge i sentimenti e i pensieri
altrui.-
Durò poco. Quando la piccola strega levò la mano dai capelli serici
del mezzo demone, sorrideva furbetta.
- Non ha cattive intenzioni. Verso di
noi almeno.-
- Verso chi allora?- chiese Hermione.
- L'idiota che mi ha
ridotto così.- sbottò Jeager snervato - Basta chiedere a me.-
Vennero rifatte
le presentazioni ma William rimase alla larga da Degona.
Da come la guardava
e da come guardava poi le sue spalle, William vedeva Nyssa e allora la
streghetta capì che era come lei. Tese i sensi, sentendo in lui una grande
paura, un forte senso di confusione...
Quando la guardava però, Dena sentiva
che William provava una curiosità spropositata per lei, appena mitigata da un
rancore profondo, antico.
In fondo aveva sangue di demone nelle vene,
nonostante respirasse e avesse sangue caldo.
Mentre il maghetto mangiava,
Harry si trovò a ripensare a quelle coincidenze.
Crenshaw aveva lavorato per
i Mangiamorte. E l'uomo col guanto aveva cercato di ucciderlo.
- Ma cos'è
quel tizio, un vendicatore?- sbuffò impaziente.
- Che sia quello che vuole,
basta che ci stia alla larga.- sentenziò la Grifoncina, dopo aver portato Glory
nella culla e averla cullata fino a farla addormentare - Però ha commesso un
errore.-
- Non è riuscito a uccidermi.- Jeager li osservava attento - Avete
idea di cosa vogliano?-
- No. Non hanno mai rivendicato nulla. Hanno solo
cercato di far incolpare Voldemort.- spiegò Potter, facendo tremare William che
non era abituato a quel nome - Credo che voglia farci scontrare.-
- Per poi
uccidervi con comodo quando siete stanchi...ingegnoso...-
- C'è poco da
ridere Jeager.- sbuffò la Granger - Continuano a piovere morti e feriti, per non
parlare di quel casino in Scozia. Ora capisco però come possano aver ridotto
tutto in macerie.-
- Wizloon però era spaccata in due dall'interno nelle
visioni di Damon.- sussurrò Cloe - Com'è possibile?-
- Ah, non lo so. Non lo
so più.- Harry si passò le mani fra i capelli - Ma che casino.-
- Inoltre
Lord Voldemort non è uno che si fa fregare impunemente il nome.- continuò il
ferito, dolente - Come ha fatto a uscire? Credevo aveste distrutto tutti i
Veli.-
- Ne abbiamo mancato uno. Proprio sotto al nastro naso.-
- E adesso
il tuo paparino ti rivuole a casa immagino.- soffiò Jeager, verso Tom -
Giusto?-
Riddle annuì, infastidito.
- Quando compi diciassette anni? Non
che a Voldemort freghi, sia chiaro.-
- Il quattordici dicembre.-
- Bhè, se
non altro la figlia di Lady Lancaster può captare ogni vibrazione negativa. Viva
gli empatici.-
- Katrina ha fatto la fine che meritava.- sibilò Tom.
- Non
ne dubito. Non mi è mai stata simpatica.-
- Crenshaw, tagliamo corto.-
s'intromise Hermione, dopo essersi versata del the - Allora, sei immobile per
due settimane se non di più. Non possiamo mandarti via perché sei una mina
vagante, e ovunque andrai tu, quelli t'inseguiranno, quindi sei un pericolo per
tutti quelli che ti circondano.-
- Gentile mezzosangue.-
- Saresti al
sicuro ad Azkaban.- propose la Grifoncina.
- Cosa? Un accidente!- sbraitò il
mezzo demone - Non ci vado in quella fogna!-
- Non ha tutti i torti.- si
schifò Harry - Herm non possiamo farlo stare qua?-
- Qua?- Hermione e Cloe
avevano la bocca a palla.
- Si, qua. Se ci sto io, potrà starci anche lui no?
Magari per sdebitarci ci darà una mano.- cinguettò Potter sarcastico, scoccando
un'occhiata obliqua a Jeager - E' forte, potrebbe esserci utile. E poi c'è anche
suo figlio, perché rischiare?-
- Bhè, il bambino passa ma lui mi urta!-
berciò la Granger.
- Stessa cosa da parte mia.- rognò anche Jeager - Ma sono
immobile e anche se posso usare la magia tranquillamente, William sarebbe in
pericolo. In fondo è il luogo più sicuro al mondo...se questo aggettivo vale a
qualcosa di questi tempi.-
- Bene, perfetto.- Harry si sfregò le mani,
divertito. Alla grande! Tutto andava come nei suoi piani! Appena Jeager si fosse
ripreso avrebbe potuto Smateriarizzarlo ovunque avesse voluto! Era mezzo
demone!
Ah, che goduria! Addio prigione!
- Un attimo...come mai tu non
sei qui a scuola?- se ne uscì Cloe di colpo, fissando William.
- Mia madre mi
dava lezioni a casa.- spiegò il ragazzino - C'è stato un editto anni fa che non
vuole figli di demoni in questa scuola e poi il mio patrigno non voleva che la
cosa si sapesse. Il Ministro Orloff è uno degli azionisti della Gringott.-
-
Oh, Silente farà i salti di gioia.- tubò Harry perverso, esattamente come
Hermione - Ehi William, ti va di andare a lezione?-
- A lezione? Ma non hai
sentito?- brontolò il ragazzino ansioso - Ho sangue di demone nelle vene.-
-
Si ma anche Degona è studentessa qua.- spiegò Hermione - Il preside Silente
cerca sempre di far entrare chi può.-
- Già. Noi abbiamo un'amica vampira.-
rise Tom.
- Così mentre tuo padre si riprendere, tu puoi stare con gli
altri.- continuò la Granger - Che ne dici?-
- Fra stare con questo imbecille
e fra una marmaglia di ragazzi non saprei proprio.- sibilò il maghetto con
sarcasmo pungente - Non voglio che si sappia cosa sono però.-
- Tranquillo,
non si vede proprio.- frecciò Jeager.
- E mano male!- sbottò suo figlio - Ci
mancava che nascessi con corna e coda!-
- Mi hai preso per un miserabile
demone impuro? Occhio a come parli.-
- Scusi tanto, vostra altezza.- disse
William fra i denti - Va bene, fatemi parlare con questo preside!- e dicendolo,
scoccò una breve occhiata verso Degona, per distoglierla subito.
Tornando a
Grifondoro, la piccola Mckay però aveva una strana sensazione.
La voce di
William gli rimbombava nella testa, senza lasciarla. Si addormentò pensando a
lui e a cosa sarebbe successo ora che l'uomo col guanto di Minegon aveva
cominciando a buttare giù i loro alleati o quasi come pedine di un
domino.
Nell'aria serpeggiava silenzio, una finta e ipocrita
sicurezza.
Come le aveva detto Damon, alcuni adulti erano bravi solo nel
cercare di non vedere.
Bravi nell'evitare di ascoltare e sentire col
cuore.
Se non altro in quella scuola c'era un bambino che non sarebbe mai
cresciuto.
Sorrise e girandosi fra le coperte, chiuse finalmente gli
occhi.
La speranza aveva la forma di un fulmine smeraldino.
Un fulmine che
illuminava il buio...anche nei punti più lontani.
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