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Autore: Kysa    30/03/2007    3 recensioni
Terza parte della saga, signori e signore. La battaglia fra Harry Potter e i Mangiamorte subisce nuove mutazioni con l'entrata in scena di personaggi ambigui che minacciano la nuova vita del bambino sopravvissuto, mentre il giovane Tom Riddle, ormai al suo ultimo anno a Hogwarts, rischia di rovinare la sua esistenza per colpa del suo passato. Ancora Harry Potter e i suoi compagni nell'ennesima guerra, in uno sfondo di amori e tragici avvenimenti. Buona lettura.
Genere: Drammatico, Avventura, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Il trio protagonista, Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Era sabato mattina e il campionato di quidditch era iniziato in un giorno di sole, anche se nubi temporalesche avanzavano da est. Il vento era fantastico, carezzava scope e giocatori infervorando gli animi.
Dalle tribune, i tifosi si sgolavano per incitare la loro squadra del cuore.
Dopo quarantacinque minuti, Grifondoro vinse per la cattura del boccino.
Per Tassorosso due feriti, compreso Flanagan che si era preso la mazza di Martin sulla testa, "accidentalmente", per i grifoni solo uno e Sedwigh ne era fortunatamente uscito illeso, nonostante i quattro bolidi che gli erano soffiati sulla testa per tutta la partita. Al fischio della fine, si buttarono tutti addosso gli uni sugli altri, a fondo campo.
- Eccoli là...- Bruce schioccò la lingua, sarcastico - Guarda Tom, è solo un sfogo di desiderio omosessuale represso. Tutti gli sport lo sono.-
Riddle rise, legandosi meglio la sciarpa al collo - Ma per favore. C'è anche Lisa là in mezzo.-
- Già Bruce, abbi un po' di decenza per lei.- bofonchiò Mary J. Lewis.
- Bene, se non altro abbiamo vinto.- cinguettò Cloe, stracciando le mazzette delle scommesse di Tassorosso - Ho la mia bella percentuale che spianerò in vestiti alla prossima uscita a Hogsmade e i soldi per il resto della torre, non avrebbe potuto andare meglio. Sedwigh si merita un bel ringraziamento.-
- Si, in natura.- frecciò Madeline divertita.
- Ma piantala!- celiò la biondina - Tom allora non scommetti sul serio?-
- E farmi lasciare in mutande da te alla fine dell'anno? No, grazie.-
- Ah, miscredente.- la King si appoggiò alla sua spalla, parlando con Degona - Allora? Come ti è sembrata la tua partita? Bello il quidditch eh?-
La piccola Mckay si era sgolata come tutti gli altri, imprecando ai falli ed esultando ai punti accumulati. Aveva le guance rosse per lo sforzo e la gioia e sembrava felicissima. - Bellissima partita! Contro chi giochiamo la prossima volta?-
- Corvonero. La settimana dopo ci tocca contro le serpi.- la informò Mary - E allora saranno guai!-
- Sono scorretti?-
- Da matti. Clyde Hillis, il compare di Fabian, è un maledetto infingardo.- rognò Archie, attaccato a un lecca-lecca - E' il capitano di Serpeverde e gioca da cercatore. Un vero mastino!-
- Lasciamo perdere quegli idioti.- l'incalzò Cloe - Dai gente, ci aspetta la torre! Andiamo a festeggiare!-
- Si e io vado a raccattare Martin e Sedwigh.- sbuffò Bruce, precedendoli alle scale - Chissà che combineranno negli spogliatoi, Dio! L'anno scorso li ho presi in piedi sulle panche a fare una sorta di danza propiziatoria mezzi nudi. Mi si è quasi bloccata la crescita.-
- Che orrore.- tubò Maggie Clark - Ci vediamo a Grifondoro allora!-
Le feste dei rosso oro erano famose e quella della prima vittoria non era da meno.
Tutta la torre era in fermento, c'erano strilli e ovazioni, vere e proprie dichiarazioni di gente che saliva sui tavolini e ululava al vento la potenza della squadra dei grifoni.
Insomma, dilagava la spacconeria.
- Siete sempre così qui dentro?- chiese Olivia Andrews, seduta sul divano accanto al fuoco.
Madeline annuì, con un finto sospiro - Anche peggio!-
- Si e aspetta di vedere la danza del capitalismo di Cloe!- celiò Mary, passandole un Burrobirra.
- Quanti galeoni ha tirato su?- chiese Martin ad alta voce, per farsi sentire.
- Più di centododici!-
- Stronza malefica.- sibilò Sedwigh, seduto sul tavolino, attorniato da ragazze cinguettanti - Dov'è?-
- Dietro a qualche angolo a contare i soldi forse.- lo informò la Nolan - E Tom?-
- Bhò...- il biondo si guardò attorno - Non lo vedo da un pezzo...sarà con lei.-
- Già.- ghignò Maggie Clark con malizia - Quanto sono carini!-
- Oddio, non cominciare.- sbuffò Martin - Lasciali in pace, sei esasperante!-
- Insensibile!- sbottò anche Mary - Lui è così gentile e carino con lei!-
- Già, peccato che abbia il testosterone bloccato ai livelli elementari.- ironizzò Sed, alzandosi - Vado a cercarmi le sigarette. Lasciatemi qualcosa da bere.-
Facendosi un giro in quella marmaglia, Stanford riuscì a beccarli.
In un angolo, a parlare. Lei contro la parete, Riddle davanti, come per schermarla dal resto dei presenti.
Che strano che non se ne fosse mai accorto. Strano davvero.
Si guardavano in un modo che forse sfuggiva ad entrambi. Ma era fin troppo palese per lui almeno.
- Prima o poi ti beccheranno sai?- le stava dicendo Tom.
- Ma dai.- Cloe sorrise, con gli occhi nocciola che le brillavano - Non finché il nostro coscienzioso Capo Scuola mi copre, no?-
- Ah ecco, ruffiana.- ghignò Riddle, ficcandosi le mani nelle tasche dei jeans - Mi tieni buono eh?-
- Possiamo sempre fare a metà alla fine dell'anno.-
- E pure corrompi. Dio, sei terribile.-
- Terribile ma ricca!- fece sardonica, agitando il sacchetto coi galeoni - Sono un allibratore serio, sai?-
- Oh, su questo non ci sono dubbi.- sospirò, andando a sedersi contro la parete dove dopo pochi lo affiancò anche lei, rannicchiandosi al suo fianco - Allora? Novità? Come va con Clay?-
- Intendi lo studio del Marchio Nero?- lei inclinò il capo - Ci stiamo lavorando. Per ora mi sta facendo Focalizzare Piton, che ha il Marchio e il sangue del serpente dell'oblio nelle vene. Poi andremo sul difficile, Focalizzando solo il Marchio. E poi chi ha solo il sangue.-
- Sembra difficile.-
- Si, lo è abbastanza ma la Focalizzazione ormai la mastico bene.-
- Ecco, parlando di questo...- Tom si guardò attorno, come per controllare se non fossero spiati, poi si piegò su Cloe, vicino al suo orecchio. Le accelerò i battiti ma quando le disse cosa voleva, lei allibì.
- Cosa?! Harry lo sa?-
- No, è una sorpresa.-
- Ah, bella sorpresa!- sbottò lei - Hai rubato i libri a Hermione?-
- No, glieli ho chiesti e me li ha dati, anzi...mi ha pure dato qualche dritta ma col tuo aiuto potrei fare molto più in fretta. Allora, che dici? Mi aiuti?-
- Tutte le sere?-
La King, sebbene non contenta, colse la palla al balzo. Quello era come un segno del destino.
- Si, tutte le sere se per te va bene.-
Tutte le sere in camera di Tom. Un sogno!
Annuì, dandosi un contegno anche se dentro esultava. Quella era l'occasione giusta!
Finalmente avrebbe avuto un'opportunità!

Harry Potter passò gran parte di quel sabato pomeriggio a fare su e giù davanti all'ingresso di Hogwarts, braccato da centinaia di binocoli magici, tutti sulla Torre Oscura, dove i suoi compagni Auror e direttamente Elettra si divertivano a fargli dare i numeri.
Attendeva una carrozza che stava riportando a casa l'unica persona al mondo, oltre Sirius, che poteva capirlo sempre e comunque, in qualunque situazione e inoltre non vedeva l'ora di riabbracciarla...
La carrozza arrivò alle quattro in punto di pomeriggio, nera e cupa ma finemente elaborata, proprio quando il sole iniziava a coprirsi. Quando un valletto smilzo e amorfo aprì lo sportello, ne uscirono gli occhi bianchi di Lucilla, avvolta in un mantello e con un cappuccio calato sul viso stupendo.
Harry non perse tempo e corse ad abbracciarla, stringendola forte.
- Ehi, ehi...- la Lancaster sogghignò, senza apparire stanca per il lungo viaggio - Come mai quest'accoglienza?-
- Te lo racconto domani. Sono solo contento che sei tornata.- le disse, carezzandole la schiena - Com'è andata?-
- Du Croix era di pessimo umore.- gli raccontò la demone, levandosi il cappuccio e liberando il sinuoso collo da cigno coperto da uno spesso girocollo di pietre nere e rosate - Sua moglie l'ha piantato e aveva la casa invasa da termiti.-
- Vampiri.- Potter scosse il capo, scoccando uno sguardo alla Torre Oscura - Ecco...Luci senti...ti va di fare due passi? Da solo non potrei, visto che mi trattano come un ritardato, ma se ci sei tu...-
- Ah, ecco perché.- Lucilla sospirò, prendendogli il gomito e incamminandosi con lui oltre le mura, verso il lago - Dimmi, prima che ti dica cos'ho scoperto, cos'è successo di recente?-
- Bhè, a parte un attacco dei licantropi guidati da un ragazzino fuori di testa, a parte Orloff che vuole venire a parlarmi, tuo marito che sta perdendo il cervello perché quelli del settimo sono peggio dei bradipi, Hermione che è più irritabile di giorno in giorno e io, poveretto, chiuso in gabbia...si, devo dire che va tutto bene.-
- Andiamo. Non mi dirai che ti sorvegliano davvero a vista.-
- Guarda la torre.-
La Lancaster si volse e aguzzando gli occhi, allibì leggermente.
- Santo cielo. Che spreco di energie. Ron per primo dovrebbe sapere che sei in grado di sparire sotto i loro occhi come e quando vuoi.-
Lui gettò la testa indietro, ridendo finalmente dopo tanto tempo.
Dio, era vero. Avrebbe potuto sparire quando gli pareva. Proprio come quando era ragazzino...
Chissà che quel ragazzino non fosse rimasto in lui, che non si fosse preservato. Integro, incorrotto...
- Hai detto che Tristan sta allenando i ragazzi del settimo.- sussurrò Lucilla - Come stanno andando?-
- Sono molto curiosi e vogliono apprendere ma dopo sei anni di praticamente sola teoria, è difficile mettersi a fare Patronus e combattere Mollicci, no?-
- Già. Purtroppo con la pace arriva anche l'infondata sicurezza che la guerra non torni più.-
Raggiunsero il lago e si sedettero su un tronco caduto, dando le spalle alla Foresta Proibita.
Harry sapeva che Lucilla, dopo essere arrivata a Londra tramite Smaterializzazione, aveva preso la carrozza per fare un viaggio nei dintorni, durato tre giorni in cui aveva sentito di tutto e di più. Inoltre, arrivando in carrozza, aveva potuto circuire la foresta e vedere eventuali segni di mannari nei dintorni.
- Sono ancora nascosti fra gli alberi, vero?-
Lucilla annuì - Si, c'erano segni inconfondibili. Graffi sulle cortecce degli alberi, impronte troppo grosse per essere di semplici lupi. La seconda notte di viaggio mi sono inoltrata nella parte ovest della foresta e ho trovato un fauno. Dice che stanno facendo razzia di cervi e caprioli. In tutti ne hanno contati una ventina. Il principe invece rimane sempre in forma umana.-
- Se vanno avanti così i centauri li ammazzeranno come cani.- sussurrò Potter, sospirando - Quel ragazzino è molto leale verso suo padre, non capisce il rischio che corre.-
- Dovremo trovare una soluzione per lui. Sarà meglio discuterne con Fiorenzo e Hagrid poi dovrebbe andare a calmarmi. Non credo che a me darebbero ascolto. Quel fauno mi ha guardata come se fossi il diavolo in persona. Senza contare che Magorian e Cassandro non sono mai stati famosi per la loro pazienza.- sbuffò sarcastica - Comunque, venendo a noi...sono arrivata a poco grazie a Du Croix ma ora ho un nome.- e allungando la mano davanti a sé, dal nulla le apparve sul palmo una pergamena arrotolata, chiusa da un fermaglio di cera rossa, vecchia, consunta e sbiadita esattamente come la carta giallognola della pergamena. Il simbolo era rovinato ma Harry parve riconoscere una corona a otto punte.
- Non è che se la prendo in mano si sbriciola, vero?-
- C'è questo rischio.- annuì Lucilla - Vedi, da quando Du Croix è ai ferri corti con la moglie ha lasciato un po' andare la biblioteca e se tutti i giorni non rifà l'incantesimo di Protezione dall'Usura del tempo ai suoi scritti, rischia di ridurli tutti in polvere. E dalla faccia di questa pergamena, che ha solo sessant'anni, direi che dentro a quella biblioteca non ci sono solo le termiti.-
- Poveretto. Non credevo che i vampiri se la prendessero tanto per queste cose...-
- Oh, quando si legano lo fanno per sempre. Quando ci riuniremo domani sera aggiornerò tutti ma sono sicura di avere il nome della setta. Non posso comprovarla ancora con ogni visione di Damon ma al cento per cento, sono loro.-
- Dimmi.- la incalzò.
- Illuminati.-
Il nome venne portato via dal vento. Una folata li prese in pieno e un fischio lugubre e grasso riecheggiò sul lago, increspandone la superficie piatta.
Quel nome era scivolato nell'aria come un rivoletto di veleno, viscido e al contempo pieno di spine.
- Illuminati?- sussurrò Harry - Ci sono molti gruppi nella storia che si chiamano in questo modo.-
- Si ma solo quattro furono adepti di una setta magica, gli altri furono gruppi cristiani che pretendevano di essere illuminati della verità direttamente da Dio. Negli archivi, almeno secondo quello che mi avete detto della visione di Damon, ho trovato di un movimento di maghi molto numeroso alla fine della seconda guerra mondiale che entrò in gioco contro i seguaci di Grinderwald, il mago del male che ha sconfitto Silente. Pare che a quei tempi fossero entrati in gioco anche loro, questi Illuminati e le informazioni raccolte a quel tempo nelle cronache occulte della guerra parlano di un uomo che comandò gli Illuminati, col volto sfigurato e che per questo portasse sul volto una maschera.-
- Metà uomo, metà donna. Metà bene e metà male.- sussurrò Harry.
- Esatto.-
Lucilla si alzò, inspirando e rimettendosi il cappuccio sul viso - Siamo di fronte a qualcuno che non palesa le sue intenzioni Harry, anche se quella maschera mi dà alcune idee.-
- Credo che domani sera avremo molto di cui discutere.- mormorò, alzandosi a sua volta - Ora che siamo soli però devo chiederti una cosa.-
- Vuoi che ti porti a fare due passi nella Foresta?- gli chiese serafica.
- Non ancora.- Harry si morse il labbro, guardando il cielo che si stava facendo plumbeo, dalle sfumatura sfaccettate come la guancia di una perla nera - Dovresti dirmi...come raggiungere Dark Hell Manor.-
Lucilla tacque, continuando a camminare al suo fianco.
Harry non attese la risposta. In silenzio, rimase accanto a lei, stringendola forte al suo fianco.
Nessuno come lei conosceva la gabbia. L'insofferenza e l'impotenza.
Eppure i giornali e quei giorni di fine settembre traboccavano d'incidenti, morti, feriti, Marchi Neri fasulli...
E Tom? Cosa stava facendo a Dark Hell Manor?
Harry non sapeva di preciso perché dovesse vederlo, cosa avrebbe dovuti dirgli e chiedergli.
Ma una cosa era certa. Quel nemico li stava mettendo uno di fronte all'altro, affinché si ammazzassero a vicenda.
Chi oltre a Lord Voldemort poteva volere la morte di Harry Potter?

Era passata da poco l'ora di cena quando su Hogwarts il cielo iniziò a brontolare.
I ragazzi erano ancora eccitati per la partita di quidditch della mattina stessa e mentre a Grifondoro si festeggiava, negli altri dormitori ci si godeva un sabato sera tranquillo, l'ultimo di quel mese di settembre. Presto sarebbero iniziati i test e le interrogazioni, mentre quel giovedì il Calice di Fuoco avrebbe sputato i suoi primi nomi e sarebbe iniziato il duello interno.
Gli Auror invece si stavano godendo una pausa, fuori in giardino a godersi l'aria della sera. Tutti tranne una.
Hermione Granger stava con le mani protese su un giornale, gli occhi dorati chiusi, il respiro lento e regolare che le gonfiava i polmoni. Le parole della Gazzetta le sfrecciavano nelle mente, veloci. Le vedeva ancora a fatica ma presto avrebbe imparato a fermare quelle parole, rosse come marchiate a fuoco sullo sfondo nero della sua mente.
Per miracolo riuscì a carpire la notizia di un altro incendio. Nel Linkolnshire.
Lesse di un villaggio attaccato dalle fiamme, apparentemente per un principio doloso.
Sbuffò e si rimise comoda contro lo schienale della poltrona, massaggiandosi la testa.
Le faceva un male terribile. I suoi esercizi le portavano via gran parte delle sue misere energie e la frustrazione di dover dipendere dagli altri non faceva che fiaccare il suo orgoglio già abbastanza ferito.
La Torre Oscura era in silenzio, Jeremy e Alexander erano già a letto.
Elettra invece aveva portato Lucas con lei e gli altri Auror.
- Dada! Dada bum!-
Hermione fece un mesto sorriso, alzandosi dalla poltrona. Si concentrò di nuovo, per proiettare i contorni vaghi della stanza nella sua testa. La sala riunioni dopo la cena era veramente conciata male, senza considerare che i ragazzi non erano mai stati in grado di riordinare neanche con l'uso della magia. Harry poi era da Silente, probabilmente a bestemmiargli dietro. Fauna, Flora, Fiona e Fulva invece erano andate a Hogsmade, accettando il cambio della guardia con le mamme per correre a comprare altro latte e pappe in polvere per Lucas e Glory, mentre dei giochi che non esplodessero per Alexander che estraeva la magia da qualsiasi sonaglino e formina incantata toccasse.
La Granger raggiunse il box e sentì Glory allungare le braccine verso di lei.
- Dada bum!- gorgogliò ancora la piccolina.
- Dada bum?- ridacchiò, tirandosi la figlia fra le braccia - Cosa significa?-
Glory si aggrappò alla sciarpa di seta che la madre aveva al collo, mettendosene un lembo in bocca, non prima di aver ripetuto di nuovo quelle sghembe parole. La strega la cullò dolcemente, canticchiando ma la piccola continuava a ripetere quella frase, lasciandola perplessa. Non era inconsueto infatti che le parole della piccola Malfoy significassero ben altro che inconsulti vagiti di una neonata.
L'ennesimo tonfo al soffitto fece scuotere il capo alla Grifoncina.
- Maledette tegole.- borbottò seria. Era da quando erano ricominciati i corsi che quelle tegole cascavano a ogni ora del giorno e della notte!
Poi, di colpo, un suono fortissimo, un boato che non era quello di una tegola, arrivò dai piani superiori.
Hermione s'irrigidì all'istante, mentre Glory puntava gli occhi sulla scala a chiocciola.
- Dada bum! Cauto!-
Forse intendeva che qualcuno era caduto perché poco dopo si sentirono dei passi frenetici...
- Oddio.- Hermione serrò i denti, levò la mano e la sua bacchetta sfrecciò verso di lei.
Dannazione. Sapeva che sarebbe accaduto!
Lei lì, indifesa, con la bambina!
I passi si fecero più affrettati quando le arrivarono all'orecchio affinato per necessità anche dei gemiti.
Gemiti di dolore.
- Aiuto!! C'è nessuno?! Per favore aiuto!-
Una voce seccata e al contempo allarmata la raggiunse dal piano superiore - Porca miseria, aiutatemi!-
Coi nervi tesi fino allo spasimo, Hermione si strinse al petto la bambina e sollevò la bacchetta verso la scala. Ora i passi si avvicinavano, qualcuno stava correndo.
Dallo stridio sul legno, qualcuno che calzava scarpe con una suola di gomma...
Un ragazzino che dava dodici anni sfrecciò giù per la scaletta di legno e metallo, evidentemente furibondo.
- Chi sei?- l'apostrofò la Granger - Non fare un passo! Come hai fatto ad arrivare qua?-
Il ragazzino indietreggiò al muro, serrando i denti. Gli occhi verdeacqua erano lucidi di collera e ansia e i capelli castano chiaro, quasi biondi, erano bagnati di pioggia, incollati alla fronte.
Anche lui estrasse una bacchetta, tremando ma non per il freddo. Era bagnato fradicio e sporco di fuliggine in viso.
Si guardò attorno per un attimo, credendosi in pericolo, poi tornò a fissare la strega.
- Chi sei?- gli chiese di nuovo Hermione, minacciosa - Parla o finirai male.-
- Sei tu Hermione Hargrave?- le chiese, ben sapendo che non aveva potere contro una strega adulta.
- E tu chi sei?- gli richiese - Non farmi perdere la pazienza! Come diavolo hai fatto ad arrivare qua?- udì altri gemiti al piano superiore, imprecando - Chi c'è con te?-
- Senti...sta calma...- il ragazzino strinse di più la bacchetta - Io non so perché sono qua...mi ci ha portato quell'idiota! Per favore, mi ha detto di cercare una strega che si chiama Hermione! Sta male, devi aiutarmi! Ci hanno attaccato e quello stupido è rimasto ferito! Ha un buco gigantesco nello stomaco e io non so come aiutarlo! Sei tu Hermione o no?-
- Ma di chi parli?-
- Parlo di mio padre!- sbottò il ragazzino inviperito - Ha detto di chiedere di questa dannata Hermione! Sei tu?-
- Cosa sei?-
- Cosa sono? Come cosa sono!? Non vedi? Sono un essere umano!-
- No...- Hermione assunse un'espressione contrita - Non vedo. Cos'è tuo padre? Chi è?-
- Io sono un mago e ho dodici anni.- le disse il ragazzino, notando la vacuità del suo sguardo e continuando a ripetere le stesse cose come un disco rotto - Mio padre è di sopra. Per favore, aiutami!-
- Insomma ma chi diavolo è?- sbraitò allora la strega esasperata, tenendosi più stretta Glory, quasi tanto da soffocarla.
E infine, la soluzione.
Qualcuno urlò da sopra le scale dopo aver strisciato fino alla rampa, lasciandosi dietro una scia di sangue.
- Hargrave...per l'amor di Dio, vuoi darmi una mano o no?-
Quella voce. Quel tono arrogante e insofferente.
Hermione si sentì peggio, anche se allibita.
Quella voce la conosceva...
- Jeager?- alitò.
- Stupido!- il ragazzino pestò il piede a terra - Vuoi morire dissanguato? Ma dove diavolo mi hai portato?-
- A Hogwarts.- sussurrò allora la Grifoncina - A Hogwarts.-

Jeager William Crenshaw pochi minuti più tardi fece una smorfia e sibilò una bestemmia, mentre il sangue rosso e denso gli usciva a fiotti da una ferita all'addome. Imprecò di nuovo, quando Hermione, seduta sul divano dove lui era sdraiato, gli versò su quello squarcio del whisky. Incurante dei suoi gemiti e delle sue lagne, la strega gli ripulì la ferita e poi gli tamponò il tutto con delle stoffe linde e pulite.
- Ah...Cristo Hargrave, fa piano!- sibilò, mentre lei tastava il suo stomaco.
- Taci.- gli rispose lei, indifferente - E' dannatamente profonda. E ne hai un'altra sulla schiena. Non sono un'esperta ma chiunque sia stato ti ha preso in pieno la spina dorsale. Mi sa che rimarrai paralizzato dalla cintola in giù.-
- Paralizzato?-
Il ragazzino di prima, seduto sul tavolo, balzò giù sconvolto.
- Come paralizzato?- urlò con gli occhi sgranati e pieni di paura - E adesso...-
- Calma.- sbuffò Jeager, agitando la mano - Un paio di settimane e mi rimetterò in piedi.-
- Ma lei ha detto...-
- Ho detto che queste ferite sono profonde. Fosse un essere umano completo sarebbe già morto.- chiarì la Grifoncina, tornando a tamponare lo sfregio sull'addome freddo del mezzo demone. Ogni tanto però, cercava di capire che tipo fosse il ragazzino che era venuto col demone. Pareva testardo, dalla voce. Con un tono autoritario, ma al contempo spaventato - Tu stai bene?- gli chiese la strega.
- Io non ho niente. Grazie a questo stupido!- sbottò il giovane mago.
- Ti prego taci.- rognò Crenshaw irritato - Ne ho basta del tuo starnazzare, dammi tregua!-
- Hai una bella faccia tosta a presentarti qui.- s'intromise Hermione, strappandogli un'altra bestemmia premendo nuovamente per bloccare l'emorragia - Come diavolo ti è venuto in mente di presentarti proprio davanti a me eh?-
- Che potevo fare? Mi hanno dato fuoco al castello, ci hanno attaccato neanche quindici minuti fa. Mi sono ritrovato attorniato su tutti i fronti e non so neanche come abbiano fatto a entrare in casa mia. Sta di fatto che hanno cercato di uccidere me e William.-
- William?- fece Hermione.
- Sono io William.- le disse il ragazzino.
- Ah.-
Jeager finalmente tacque, fissandola attentamente - Quando hai perso la vista?-
- A fine agosto. Avrai letto che hanno attaccato Godric's Hollow. Vedo solo ombre.-
- Si, l'avevo sentito dire. Guarirai?-
- Si, è questione di tempo. Chi vi ha attaccato?-
- Mangiamorte. O almeno così mi sembrava fino a quando un bastardo con un mantello chiaro non mi ha colpito alla schiena con qualcosa di simile a un fulmine.-
- Un fulmine?-
- Si. Aveva un guanto di metallo...o una mano ferrosa, che gli saliva su tutto il braccio. Mi ha colpito con quello.-
- Questo tizio...- la Granger serrò la mascella - L'hai visto in faccia?-
- No, era preoccupato a cercare di restare vivo.- sentenziò il mezzo demone - E a portare al sicuro quella palla al piede.-
- Palla al piede?- sbottò di nuovo William - Nessuno ti ha chiesto di occuparti di me!-
- Strano, mi sembrava il contrario quando i tuoi nobili parenti umani ti hanno piantato davanti a casa mia!-
Il ragazzino arrossì e si chiuse a riccio, sedendosi in poltrona e dandogli le spalle.
- E così...è tuo figlio.- ironizzò Hermione a quel punto - Figlio tuo...di quello che non si mescola con le volgari umane...di quello che sbandiera ai quattro venti il disgusto verso le miserabili formiche mortali.-
- Ti prego, non cominciare anche tu.- Crenshaw fece una smorfia - Ne ho basta di prediche.-
- Dov'è tua madre William?- chiese la strega.
- La mamma è morta sei mesi fa e suo marito non mi voleva.- spiegò freddamente il ragazzino.
- Mi dispiace.- sussurrò la Grifoncina.
- A me no. Lo odio quello.- sibilò William serrando i pugni.
- In effetti è un illustre imbecille.- disse Crenshaw - Sua madre si chiamava Lara Crofford, mezzosangue. Era un'Obliviatrice del Ministero.-
- Ha rimediato a uno dei tuoi disastri immagino.-
- Direi di si. Ma è successo tanto tempo fa.-
- Si, direi di si.- Hermione fece un mezzo sorriso - E il patrigno chi è?-
- Henry Mitchell.- sbuffò William con rancore nella voce - Non so bene che lavoro faccia ma è sempre alla Gringott. Peccato che non ci sia rimasto secco sotto tutto quell'oro.-
- E la marmocchia?- chiese Jeager, indicando Glory seduta nel seggiolone.
- Se intendi la marmocchia bionda si chiama Glorya, è mia figlia.-
- Il miracolo è accaduto.- il mezzo demone sollevò un sopracciglio con aria sardonica - Il biondo ti ha messa incinta?-
- Purtroppo si.- replicò lei sarcastica - Proprio come hai fatto tu.-
- Ahah.-
- Senti scusa...- William, sebbene ancora sulle sue, la fissò attento - Hai detto che questo ritardato si riprenderà no?-
- Fra qualche settimana.-
- Perfetto. E adesso che facciamo?-
- William non darmi il tormento. Una cosa per volta eh?- Jeager era pallido e stanco - Sono immobile dalla cintola in giù, se mi dai qualche secondo posso pensare.-
- Avresti dovuto farlo prima di farti ridurre in questo stato!- gli rinfacciò il ragazzino.
- Non mi farei scrupoli a tapparti la bocca per sempre.- l'avvisò sbuffando.
- Non ne dubito. Devo aver preso da te visto che anche per me è la stessa cosa!- gli disse William imbufalito.
- Si, è figlio tuo. Ha decisamente il tuo senso dell'humour.- Hermione alzò la mano, facendo sollevare dal tavolo un altro bicchiere di whisky, che porse poi a Crenshaw - Tu però non te ne puoi andare. Devi dirmi su quel tizio che ti ha attaccato. Devi spiegarmi ogni cosa che ti ricordi su quel guanto e sul suo aspetto.-
- Potter è sempre di mezzo.- insinuò Jeager - Ecco perché Lord Voldemort è così di buon umore di recente.-
- E così lavori ancora per quei bastardi eh?- lo sfidò rabbiosa.
- Ma certo. E secondo te con tutto quello che mi dà da fare il moccioso perdo tempo con quelli? Ma per favore. Si trova a casa mia da sei mesi quasi esatti ed è stato un incubo. E poi ormai ti ho a portata di mano. Considera chiuso il mio contratto coi Lestrange.-
- La facilità con cui passi da una sponda all'altra farebbe impallidire anche Giuda.- frecciò lei.
Non poterono riprendere il discorso perché in quell'istante la porta si aprì ed entrò Harry, l'aria devastata, sigaretta in bocca e un diavolo per capello. Esattamente come tutti i giorni.
Quando vide la scena, rimase per un attimo basito.
Poi riprese il suo naturale self control.
- Malfoy farà i salti di gioia.- disse con un lieve ghigno - Posso dirglielo io?-
- Taci Harry!- sbuffò Hermione - Dammi una mano, non vedo niente. Questo idiota è arrivato qui venti minuti fa.-
- Ciao Potter.- lo salutò Jeager.
- Ciao Crenshaw. Devo aspettarmi i Lestrange fuori dalla porta che vengono a riprenderti?- gli chiese calmo.
- No. Ho chiuso mesi fa.-
- Ottimo allora.- tranquillamente l'Auror raggiunse il divano - Gran brutta ferita.-
- Rimarrà paralizzato per un po'.- lo informò la strega - Oh e lui è suo figlio William. Ha dodici anni.-
- Hai un figlio?- il moro osservò il maghetto - Però.-
- William, lui è Harry Potter.- li presentò Jeager, lasciando suo figlio letteralmente in estasi. Strinse la mano a Harry e continuò a guardarlo quasi incantato, mentre sistemavano suo padre.
Ripulirono il sangue che si era sparso ovunque, poi Hermione raccontò all'Auror dell'attacco, dell'uomo dal mantello chiaro e del guanto di ferro.
- Hanno ragione Silente e Lucilla.- considerò Potter - Sia per gli Illuminati che per quel guanto. Hai detto che n'è uscito un fulmine?-
- O comunque dell'energia distruttrice.- rispose il mezzo demone - Qualcosa di abbastanza potente per far saltare la barriera protettiva del mio castello. Quella barriera l'aveva massa mio padre trecento anni fa e lui era molto più potente di me. Non so cos'abbiano fatto ma se è davvero quel guanto, potrebbe far esplodere anche una montagna.-
- Che goduria. Ogni giorno arriva qualche bella notizia.- soffiò il bambino sopravvissuto con sarcasmo.
- Invece di stare qua a chiacchierare vai a prendere Degona per favore.- lo zittì Hermione.
- Dena? Perché?-
- Perché non mi fido di questo demone!- scandì la Grifoncina.
- Donna di poca fede.- ghignò Crenshaw, sempre più pallido - Chi sarebbe sta' Degona?-
- La figlia di Lucilla.-
Jeager stavolta serrò le mascelle - La bambina che sei anni fa mi ha bloccato come niente?-
- Esatto.- cinguettò Hermione maligna - Adesso mettiti comodo e fa silenzio. William hai fame?-
- Ma è proprio il caso di andare a prendere Dena? Tristan non sarà contento.- borbottò Potter, fermo davanti alla porta.
- Bhè, non sarà neanche contento se per caso questo cretino...- e la strega dette uno scappellotto leggero sulla testa del ferito -...è venuto qua come cavallo di Troia, no?-
- Ok, ok! Vado e torno.- ma non dovette muovere neanche un passo perché non fece in tempo a posare la mano sulla maniglia che la porta si aprì di botto e quasi ricevette il battente sul naso. Si ritrovò con le bacchette di Tom, Cloe e Degona puntate addosso. Loro allibirono e lui li fissò come per dire "E allora?"
- Ecco io...avevo sentito due presenze maligne e...- iniziò la King quando Tom, sgranando gli occhi blu, la sorpassò ed entrò nella sala - Jeager! Oddio ma che ti è successo?-
- Ciao ragazzino.- bofonchiò Crenshaw - Ho avuto visite. E non erano gli scagnozzi di tuo padre.-
- Ma allora chi...-
- Ehi, un attimo!- sbraitò Cloe - Ma quello è il tizio che ci ha quasi rotto il collo sei anni fa contro quel basilisco!-
- Che memoria.- frecciò Jeager a bassa voce.
- Che idiota.- sibilò invece William, seduto a gambe incrociate.
- Allora?- Riddle se ne infischiava delle vecchie beghe e andò a prendere una sedia, per mettersi accanto al divano - Cosa diavolo è successo? Chi ti ha ridotto così?-
- Il tizio con la mano di metallo nelle visioni di Damon.- gli disse Harry, chiudendo la porta - Ha distrutto la casa di Crenshaw e poi ha cercato di ucciderlo. Sicuro che non l'avevi mai visto prima?-
- No, sono mesi che non esco di casa.- rispose il mezzo demone, facendo un'altra smorfia di dolore.
- Degona, mi fai un favore?- la richiamò Hermione, facendo galleggiare verso la tavola dei piatti frutta e tramezzini - Controlla che Jeager non sia qua con cattive intenzioni.-
- Zia...ho promesso di non farlo...- borbottò la piccola Mckay - Però se proprio insisti...-
- Mentecatta.- le disse Tom ridendo.
Degona si avvicinò al divano, guardando attenta Jeager. Non si ricordava di lui, anche se aveva qualcosa di famigliare.
Capì che era un demone ancora prima di toccarlo. Anche lui aveva la pelle fredda e liscia come quella di sua madre.
Inoltre emanava il profumo...del tempo. Un profumo tenue e appena percettibile.
Gli toccò la fronte con mano delicata e chiuse gli occhi.
- Cosa gli fa?- s'intromise William, serio - Non gli fa male vero?-
- No, non è nulla d'invasivo.- gli spiegò Harry - Degona è un'empatica. Legge i sentimenti e i pensieri altrui.-
Durò poco. Quando la piccola strega levò la mano dai capelli serici del mezzo demone, sorrideva furbetta.
- Non ha cattive intenzioni. Verso di noi almeno.-
- Verso chi allora?- chiese Hermione.
- L'idiota che mi ha ridotto così.- sbottò Jeager snervato - Basta chiedere a me.-
Vennero rifatte le presentazioni ma William rimase alla larga da Degona.
Da come la guardava e da come guardava poi le sue spalle, William vedeva Nyssa e allora la streghetta capì che era come lei. Tese i sensi, sentendo in lui una grande paura, un forte senso di confusione...
Quando la guardava però, Dena sentiva che William provava una curiosità spropositata per lei, appena mitigata da un rancore profondo, antico.
In fondo aveva sangue di demone nelle vene, nonostante respirasse e avesse sangue caldo.
Mentre il maghetto mangiava, Harry si trovò a ripensare a quelle coincidenze.
Crenshaw aveva lavorato per i Mangiamorte. E l'uomo col guanto aveva cercato di ucciderlo.
- Ma cos'è quel tizio, un vendicatore?- sbuffò impaziente.
- Che sia quello che vuole, basta che ci stia alla larga.- sentenziò la Grifoncina, dopo aver portato Glory nella culla e averla cullata fino a farla addormentare - Però ha commesso un errore.-
- Non è riuscito a uccidermi.- Jeager li osservava attento - Avete idea di cosa vogliano?-
- No. Non hanno mai rivendicato nulla. Hanno solo cercato di far incolpare Voldemort.- spiegò Potter, facendo tremare William che non era abituato a quel nome - Credo che voglia farci scontrare.-
- Per poi uccidervi con comodo quando siete stanchi...ingegnoso...-
- C'è poco da ridere Jeager.- sbuffò la Granger - Continuano a piovere morti e feriti, per non parlare di quel casino in Scozia. Ora capisco però come possano aver ridotto tutto in macerie.-
- Wizloon però era spaccata in due dall'interno nelle visioni di Damon.- sussurrò Cloe - Com'è possibile?-
- Ah, non lo so. Non lo so più.- Harry si passò le mani fra i capelli - Ma che casino.-
- Inoltre Lord Voldemort non è uno che si fa fregare impunemente il nome.- continuò il ferito, dolente - Come ha fatto a uscire? Credevo aveste distrutto tutti i Veli.-
- Ne abbiamo mancato uno. Proprio sotto al nastro naso.-
- E adesso il tuo paparino ti rivuole a casa immagino.- soffiò Jeager, verso Tom - Giusto?-
Riddle annuì, infastidito.
- Quando compi diciassette anni? Non che a Voldemort freghi, sia chiaro.-
- Il quattordici dicembre.-
- Bhè, se non altro la figlia di Lady Lancaster può captare ogni vibrazione negativa. Viva gli empatici.-
- Katrina ha fatto la fine che meritava.- sibilò Tom.
- Non ne dubito. Non mi è mai stata simpatica.-
- Crenshaw, tagliamo corto.- s'intromise Hermione, dopo essersi versata del the - Allora, sei immobile per due settimane se non di più. Non possiamo mandarti via perché sei una mina vagante, e ovunque andrai tu, quelli t'inseguiranno, quindi sei un pericolo per tutti quelli che ti circondano.-
- Gentile mezzosangue.-
- Saresti al sicuro ad Azkaban.- propose la Grifoncina.
- Cosa? Un accidente!- sbraitò il mezzo demone - Non ci vado in quella fogna!-
- Non ha tutti i torti.- si schifò Harry - Herm non possiamo farlo stare qua?-
- Qua?- Hermione e Cloe avevano la bocca a palla.
- Si, qua. Se ci sto io, potrà starci anche lui no? Magari per sdebitarci ci darà una mano.- cinguettò Potter sarcastico, scoccando un'occhiata obliqua a Jeager - E' forte, potrebbe esserci utile. E poi c'è anche suo figlio, perché rischiare?-
- Bhè, il bambino passa ma lui mi urta!- berciò la Granger.
- Stessa cosa da parte mia.- rognò anche Jeager - Ma sono immobile e anche se posso usare la magia tranquillamente, William sarebbe in pericolo. In fondo è il luogo più sicuro al mondo...se questo aggettivo vale a qualcosa di questi tempi.-
- Bene, perfetto.- Harry si sfregò le mani, divertito. Alla grande! Tutto andava come nei suoi piani! Appena Jeager si fosse ripreso avrebbe potuto Smateriarizzarlo ovunque avesse voluto! Era mezzo demone!
Ah, che goduria! Addio prigione!
- Un attimo...come mai tu non sei qui a scuola?- se ne uscì Cloe di colpo, fissando William.
- Mia madre mi dava lezioni a casa.- spiegò il ragazzino - C'è stato un editto anni fa che non vuole figli di demoni in questa scuola e poi il mio patrigno non voleva che la cosa si sapesse. Il Ministro Orloff è uno degli azionisti della Gringott.-
- Oh, Silente farà i salti di gioia.- tubò Harry perverso, esattamente come Hermione - Ehi William, ti va di andare a lezione?-
- A lezione? Ma non hai sentito?- brontolò il ragazzino ansioso - Ho sangue di demone nelle vene.-
- Si ma anche Degona è studentessa qua.- spiegò Hermione - Il preside Silente cerca sempre di far entrare chi può.-
- Già. Noi abbiamo un'amica vampira.- rise Tom.
- Così mentre tuo padre si riprendere, tu puoi stare con gli altri.- continuò la Granger - Che ne dici?-
- Fra stare con questo imbecille e fra una marmaglia di ragazzi non saprei proprio.- sibilò il maghetto con sarcasmo pungente - Non voglio che si sappia cosa sono però.-
- Tranquillo, non si vede proprio.- frecciò Jeager.
- E mano male!- sbottò suo figlio - Ci mancava che nascessi con corna e coda!-
- Mi hai preso per un miserabile demone impuro? Occhio a come parli.-
- Scusi tanto, vostra altezza.- disse William fra i denti - Va bene, fatemi parlare con questo preside!- e dicendolo, scoccò una breve occhiata verso Degona, per distoglierla subito.
Tornando a Grifondoro, la piccola Mckay però aveva una strana sensazione.
La voce di William gli rimbombava nella testa, senza lasciarla. Si addormentò pensando a lui e a cosa sarebbe successo ora che l'uomo col guanto di Minegon aveva cominciando a buttare giù i loro alleati o quasi come pedine di un domino.
Nell'aria serpeggiava silenzio, una finta e ipocrita sicurezza.
Come le aveva detto Damon, alcuni adulti erano bravi solo nel cercare di non vedere.
Bravi nell'evitare di ascoltare e sentire col cuore.
Se non altro in quella scuola c'era un bambino che non sarebbe mai cresciuto.
Sorrise e girandosi fra le coperte, chiuse finalmente gli occhi.
La speranza aveva la forma di un fulmine smeraldino.
Un fulmine che illuminava il buio...anche nei punti più lontani.

 

 

 

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