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Autore: Aven90    13/09/2012    1 recensioni
E alla svelta, anche. Capirete presto perché. Riuscirà il nostro popolo a svegliare il Re prima che sia troppo tardi?
NB: Contenuti volgari.
NB: Non è una storia seria, ma fa finta di esserlo. Adoro come le mie storie si mimetizzano.
Genere: Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Coiffeurpolis è appunto, come ci dice la nostra cara regina Joanna, il più grande centro per parrucchieri del mondo, ove tutti, maschi, femmine e idrovolanti fanno nel futuro questo mestiere oltremodo difficile.

Perché se qui sulla Terra basta andare e farsi fare taglio, capelli, barba, oppure una nuova acconciatura; nel pianeta in questione (Londemom) prendevano la questione sul serio, per cui chi faceva il parrucchiere era considerato un eroe e veniva anche agevolato fiscalmente.

Ed è in questo posto che Pip Ino e Vag Ina scesero insieme al loro plotone di figli e di altri sudditi che si erano accodati con loro.

Non erano partiti tutti: metti che nel frattempo il loro pianeta viene conquistato da altri esseri ancora più terribili?

Pip Ino disse “Bene, questa volta attaccheremo questa città insieme, non credo che in un giorno tu riusciresti a conquistarla, dunque io e il mio plotone vi daremo una mano”

Vag Ina “Ma non dovevamo andare direttamente alla capitale? Com’è che ci siamo allontanati?”

Pip Ino cercò una risposta “Perché voglio divertirmi levando vite. Ti sta bene? Oppure ti devo dire che grazie al sangue ti ho potuto regalare quella borsetta?”

Vag Ina fece finta di notarlo in quel momento “AAAAAH! Grazie tesoro!”, e dopo avergli leccato le molte dita (pratica erotica afrodisiaca al massimo) scese sotto terra seguita dai suoi sudditi di quella razza, mentre gli “Angeli” volarono su nel cielo e cominciarono bombardare a tappeto la zona.

Nel frattempo in un salone (uno dei tanti) la vita svolgeva tranquilla: c’erano trentacinque signore e quindici signori sottoposti al taglio dei capelli, e si parlava del più e del meno.

“Oh oh oh. Signora, quell’acconciatura è fantastica”, si complimentò un parrucchiere che sembrava francese, e lo sapete cosa si dice sui francesi.

“Ooooh gwazie, ma l’ha fatta lei!”

“Ooooh lo so, mia signora, ma il mio ego doveva sentirlo”, e si inchinò raccogliendo un sincero applauso dagli altri clienti, che nel frattempo stavano attendendo chi sotto quel coso enorme che si mette sulla testa, chi invece si raccomandava di fare attenzione al taglio degli specifici peli.

“Fa attenzione Nicholas! Nicholas potrebbe farsi male!”, consigliò disperato un cliente uomo.

“Ma com’è che ha chiamato uno dei suoi peli come me?”, chiese distraendosi il barbiere che con la forbice stava cercando con precisione assoluta di tagliare il suo omonimo.

“Ma che c’entra? Hanno tutti dei nomi!”, poi controllò allo specchio e inorridì “AAAAH! INORRIDISCO! NICHOLAS È STATO SPEZZATO! ORA COSA GLI DIRÒ?”

Queste urla attrassero tutti gli altri clienti, che sgarbatamente si alzarono (alcuni non avevano finito, quindi avevano ancora della schiuma di sopra oppure mezzi capelli fatti e mezzi no)e dissero in coro “Che comportamento oltwaggioso. Uccidewe un capello… non si è mai visto; meglio cambiawe awtista”, e l’ultimo chiuse la porta, portando al repentino attacco del Fisco su quel negozio, che in un attimo spogliò quella comunità di barbieri di tutti i loro averi mandandoli del lastrico. Nel giro di quaranta secondi, a che erano pieni di clienti, a che erano tutti lì a guardarsi in mutande dentro un enorme salone vuoto. Un solo errore.

All’improvviso però arrivò una bomba su quella moltitudine che aveva fatto fallire quella povera gente e morirono tutti, e dire che la signora aveva un’acconciatura fenomenale. Pip Ino rise selvaggio vedendo il cratere che aveva appena fatto “Aahahahaha! Così imparate!”

L’inseparabile Test Adik Az chiese umilmente “Chiedo umilmente che cosa avrebbero imparato”

Pip Ino gli fece il verso falsando la voce con un timbro più scuro “Mi chiedo che cosa avrebbero imparato. Ma è chiaro, no?”, e continuò a distruggere ogni cosa che si muoveva.

Nel frattempo, nel palazzo a forma di capelli di Marge Simpson (considerato il non plus ultra della parrucchieria) arrivò la notizia dell’invasione.

La regina lesse il post it strappato da lei stessa prima di leggerlo era importante “Ah sì. Sono quelli che hanno già distrutto il continente di Aquad e la Squadra Speciale, vero?”

L’ambasciatore si inchinò “Sì, maestosità maestosa”

La regina si seccò e gli buttò un faretto per lampade di sopra “Maestosità maestosamente maestosa! Coglionazzo!”

“Perdono, se quel fatto è fatto io però chiedo scusa”

La regina rispose “Ok, va benissimo. Scenderò io stessa in campo, e vedranno il vero terrore negli occhi”

Nel frattempo, Pip Ino chiese a un passante che stava torturando facendogli uscire organi a caso e facendoli tornare dalla bocca “Stai provando il terrore negli occhi, caro mio?”

Il povero passante era già morto da un pezzo, ma Pip Ino non aveva coscienza di quando uno moriva, e quindi poteva anche accanirsi sul cadavere per giorni prima di rendersi conto dell’avvenuto decesso. Se poi c’era un suo soldato dietro a fare da ventriloquo la situazione si complicava.

“Sì, signore, molto terrore negli occhi fuori dalle orbite”

“Oh molto bene. Adesso te le farò mangiare quelle orbite”

“Ma signore”, disse il suo suddito “Sono i bulbi che devono uscire, non le orbite!”, seccato per l’errore di Pip.

Pip rispose “Scusa tanto, sai!”, e con un raggio laser partente dalla mano distrusse un negozio a caso.

Nel frattempo, se Pip Ino litigava con quelli della sua stessa razza, Vag Ina era invece molto unita con i suoi sudditi modello verme.

“Bene signori! Attacchiamo tutti assieme quel salone che non fa lo sconto!”

E lo fecero tutti, massacrando uno per uno tutti i clienti dentro. Uno di loro disse al proprietario “Ma Monsieur Chiffon! Non ci aveva certo detto che il servizio comprendeva anche la truci dazione in diretta degli altri clienti!”, protestò prima di essere mangiato tutto intero dalle fauci di Scro To, uno dei figli di Vag Ina.

Monsieur Chiffon era intento a fare lo shampoo a una parrucca “Non owa cliente, sono molto impegnato al momonto”, ma una fiammata partita da chissà chi lo disintegrò. Rimasero solo i capelli, fatti a spirale in modo da lasciare intatta la pelata in mezzo.

La talpa gigante che uccise Chiffon si stupì “Maestà Vag Ina! Il mio obiettivo aveva dei capelli favolosi!”

Vag Ina si girò, lasciando perdere un tizio che non voleva morire senza la sua lacca e aveva consigliato a Vag Ina di infilargliela in bocca prima di morire: morire sì, ma con stile. “Cosa? Più dei miei?”e, mettendosi sotto il pavimento, si gonfiò oltremodo e fece scoppiare l’edificio a quattro piani uno dietro l’altro, uccidendo anche un uccello aereo tipico del luogo incaricato a provare a uccidere almeno un demone.

“Perfetto”, disse Vag Ina, “Ora non correte più alcun pericolo”

“Sicuro?”, la regina Frisur IV era appena arrivata sul posto armata di mazza da baseball.

Come si può vedere da una foto che non c’è, Frisur aveva qualche chilo in più della snella Vag Ina che invece aveva solo la gonna come abat-jour, e si scambiarono un sacco di complimenti.

“Ti ucciderò! Hai fatto chiudere quasi tutti i miei saloni preferiti, e il restante li ha chiusi tuo marito che sta distruggendo ogni cosa che non gli va a genio! Sembra che questa città gli faccia proprio schifo!”

“Questa città fa schifo! Neanche le pompe dell’acqua mi vanno a genio!”, disse Pip Ino distruggendo una suddetta con la sua gamba da cavallo.

“E dunque? Sei proprio sicura che mi ucciderai per bene?”, Vag Ina era sicurissima di sé ed era convinta di poterla uccidere da sola “Pulletta! Tr Oia! G. Lande! Venite ad aiutarmi!”

Due figli e una suddita. Per la precisazione la dama di compagnia di Vag Ina, accorsero.

“Eccoci madre! Non mi fate sudare troppo perché mi sono lavato poc’anzi col sangue di uno! Molto bono!”, esordì Pulletta.

“Madame! Mi sorprende abbiate chiamato me! Di solito servo da zerbino oppure da poggiapiedi! Oppure si vuole riposare e quindi gradisce che faccia da ventilatore abbronzante?”, chiese Tr Oia.

“Madre, ho ucciso molti abitanti”, disse G. Lande, con la sua voce profonda.

“Sei stato bravo, ma non del tutto”, disse Vag Ina.

“Allora mi abbatterò su la regina!”, e cominciò a sferrare i suoi colpi di spada a forma di spada.

Solo che i suoi fendenti tagliavano l’aere e gli consentivano di possedere più di una spada d’aria, che consegnò ai suoi due compagni.

“Andiamo, miei prodi! Per conquistare questo continente!”

“Non farmi ridere! Devi prima vedertela con questa”  disse la regina facendo swissh con la sua chioma folta e, sollevata la mazza da baseball gialla, cominciò un duello quasi impari, che stava vincendo. Frisur IV aveva anche dalla sua parte il fatto che ad ogni colpo, la mazza da baseball rilasciava polvere al peperoncino che accecava l’avversario.

“Aaaah! Che razza di stregoneria è mai questa, maramalda?”

“Stolto! Non nominare mia madre!”, disse Tr Oia, che si sfogò su di lui. Mara Malda era morta poco tempo prima a causa della sua voglia di spiare i sovrani che si accoppiavano e la sua voglia di gettare un vaso pieno di residui fuoriuscenti dal corpo liquido ogni colta che vedeva una di quelle scene. Era dunque Mara Malda e venne messa a morte, condannandola a guardare filmati sulla giustizia italiana per sempre. Non si seppe più niente di lei. 

Probabilmente si è suicidata perché sa che ci sono più maramaldi di lei.

In poco tempo, G. Lande (la G. puntata non è necessariamente un’abbreviazione nella grammatica della Dimensione Oscura) ebbe anche i suoi compagni contro, perché anche Pulletta si avventò sul fratello credendolo un nemico.

“G. Lande! Hai dunque tradito! Ti ucciderò senza spezzarmi le unghie!”

“Ben detto socio! Non siete tutti malaccio!”, si complimentò la regina!”

“Oh grazie! I suoi capelli sono deeeliziosi!”, la adulò Pulletta.

“Ooooh grazie! Come ti chiami?”

“Pulletta! E lo sa che nel nostro mondo vuol dire “uomo molto virile”?”

“Beh, ma adesso non distrarmi, sto combattendo contro tuo fratello!”, ed evitò un fendente a forma di spada vagante.

“Beh, ma io non volevo certo distrarti, anche no! Volevo solo dire che adesso il nuovo re di questa città è mio padre!”, come lesse nel suo Tablet  un messaggio di suo padre.

Aahahahaha! Quella brutta zitella non ha capito chi è comanda! Alla fine mi sono reso conto che basta volare anziché prendere l’ascensore sempre occupato! E adesso mi sono seduto nello steso posto del culo grosso della regina e me la sto spassando con le sue segretarie! Firmato Pip Ino, Re di Neverland!”

“EH? Ma come osa soffiarmi il posto? Ci ho messo quarantasei anni a modificare la forma di quella sediaccia dalla forma del culo di chi mi ha preceduto, e come osa chiamare Neverland il paradiso dei Coiffeur?”

Ma basta dare un’occhiata tutt’attorno che il paesaggio era magicamente cambiato: al posto dei saloni c’erano banche sanguisughe (era scritto nell’insegna, Sanguisughe Ltd. Concedi a noi di farti un prestito! Solo per questo mese c’è l’offerta promozionale del secolo! Se tardi a pagare una rata, ti chiediamo SOLO un dito, e non tutta la mano! Approfittane, e saprai ANCHE in quale stomaco dei venticinque figli dei sovrani è andato a finire il TUO dito!) e chi faceva il barbiere o il parrucchiere adesso era stato messo ai lavori forzati con tanto di palla al piede.

Tutto guardato a vista da Scro To, libero di frustare tutti quelli che vedeva, siano essi anziani o bambini.

La regina era dunque in trappola: Coiffeurpolis e il suo sogno di avere l’acconciatura perfetta era crollato miseramente alla prima invasione, e per la regina non rimaneva altro che abdicare oppure fare da vibratore personale a Pip Ino.

“NOOOOO! Non potete! E dire che mi fidavo di te!”, si rivolse a Pulletta, il quale stava limandosi le unghie.

“Beh, non puoi biasimare che te stessa! E, a proposito: i tuoi capelli NON HANNO SENSO!”

“AAAAAAAH”, ed esplose, come nessun fendente di G. Lande aveva saputo fare. Per quanto riguarda Tr Oia, ha trovato la pace dei sensi sfruttando la sua storia personale per scopare liberamente.

E così la regina Joanna si scoraggiò non appena seppe come morì la sua cugina di terzo grado scappellando a destra, come se fosse antani.

“Molto bene. Non hai risparmiato nessun particolare, nevvero?”, chiese sprezzante a Buffone, il buffone di corte.

Da non confondere con Cial Trone, figlio di Pip Ino e Vag Ina.

Buffone rispose “No signora, vedo che è in forma smagliante, signora”

“Che bastardo. Sveglialo tu, Sua Maestà, allora, e io mi divertirò facendo battute sarcastiche!”

Buffone sbiancò: non aveva idea di come il re si potesse svegliare, se nemmeno il bordello che aveva fatto per imitare il botto della Regina di Coiffeurpolis aveva funzionato.

“Beh, suggerisco di rispolverare i Cannoni”

Giaro Ktino rispose sprezzante “Quelli non si usano dall’ultima guerra intergalattica con la Galassia di Andromeda, avvenuta e persa 500 anni fa!”

“Lo so.”

“E allora perché lo dici, se sai che non funzionano più e abbiamo divieto tassativo di non usarle più? Eh?”

Joanna si incuriosì, perché Giaro Ktino aveva alzato un sopracciglio, e non era mai un buon segno “Ci nascondi qualcosa?”

“Chi, io? Nooooo”

“E allora preleva questi cannoni, questa stanza diventerà un esempio per gli architetti di corte nel vedere come NON si costruisce”

“Ah, pensavo che già questa stanza era un esempio per loro! Ahahahah!”, rise Buffone, da solo. Neanche Sèlene e Jaspar si misero a ridere, appartati e impauriti dall’imponenza della Regina.

“Bene allora! Smuoviti, e porta questi cannoni”

Giaro Ktino chiamò a sé le due belle statuine e in tre portarono tre cannoni.

Joanna si soddisfò “Esattamente come se li ricordava il mio trisnonno nelle sue memorie andate perdute. Orsù, falle scoppiare”

“Non credo sia una buona idea”, disse Giaro.

“MUOVITI! Oppure non sarai più il benvenuto a corte, e lo sai che tieni il posto solo per le bustarelle che dai a mio marito!”

Suo malgrado, il ciambellano mise la prima palla di cannone e la fece esplodere, solo che al posto suo uscirono molti uccelli morti.

Joanna inorridì e scappò in un’altra stanza.

Jaspar raccolse un Zagilbo morto e chiese “Tenevi un'allevamento di Zagilbi?”

“Esatto. So che crescevano bene nelle palle di cannone per poi diventare grandiosi uccelli da guerra per scatenarli su Andromeda e avere la mia vendetta, ma purtroppo non posso più. Joanna ne ha terrore invece. Preferirebbe stare seduta sopra un ciglio di un vulcano. Si brucerebbe, ma almeno non avrebbe niente a che fare con i Zagilbi”

Ecco com’è fatto un Zagilbo adulto: è simile al tucano, solo che è giallo, ha diverse piume colorate che possono garantire tre differenti attacchi, un’ala nera, il becco inferiore rossiccio, tre occhi con la pupilla verticale verde e al centro un cannone argenteo.

Ci vollero tre ore prima di convincere Joanna che quello che vide era solo frutto della sua immaginazione, poi, tornata in sé e preso il bambino fatto con Alì (che non aveva mosso un muscolo, né per prendere i cannoni, né per consolare la Regina, tanto ci avrebbe pensato in privato) chiese “Le palle di cannone hanno risvegliato mio marito, il sacro?”

Giaro Ktino rispose inchinandosi “No signora, col cazzo”

Joanna si disgustò “Come osi rivolgerti alla tua padrona in questo modo? Ricordati che sei Ciambellano solo perché mi è piaciuto come fai il sesso”

“In effetti due o tre trucchi me li hanno insegnati gli Zagilbi reali, Maestà”

“COSA?”, impallidì.

Entrò Jaspar, non avevo notato che fosse uscito.

“Signora Maestà! Ci sono due notizie cattive!”

“Spara, Jaspar”, ormai si sedette sul letto con la testa fra le mani e suo figlio le batteva felice.

“C’è uno sciopero dei mezzi e i dimostranti protestano giù a corte lanciando fumogeni!”

“E l’altra?”, Joanna non sopportava gli scioperi, ma tanto le corpulenti guardie reali avrebbero fatto il loro dovere. Nel frattempo, il capo guardia aveva un fischietto in bocce a megafonava :

“Mio padre era conducente di treni, e sono con voi!”, seguito da un boato, ormai minacciavano di entrare.

“E l’altra notizia, Jaspar?”

Jaspar guardò Selène che gli diede il coraggio di dirlo “Dadogàs è stata presa!”

Joanna guardò sconsolata il Re. Sicuramente avrebbe trovato una soluzione, che stava precipitando.

“D’accordo” deglutì con aria stanca “Chiamate i Sacerdoti Reali, voglio un consulto da loro”

Jaspar e Seléne si inchinarono e se ne occuparono loro, mentre Alì, dal suo angolino, diceva “Non vi crucciate, signora. Ci penserò IO a consolarla, aprendovi tre o quattro buchi della conoscenza ancora sconosciuti”

Joanna sorrise “Grazie, Alì, per il tuo conforto”

Jaspar bussò ad una porta con disegnato il disegno di Mago Merlino che con la sua bacchetta lanciava un incantesimo a chi osava bussare.

Jaspar evitò un raggio viola poco rassicurante e disse a Sélene “Non aprono. Non ci sono?”

Sèlene rispose “Ma nooo, sta’ a guardare”, visto che aveva uno zio sacerdote, sapeva come fare.

Il trucco stava nel tenersi a tre passi davanti al porta e dire in latino “Opus Vobis”

E la porta si aprì, facendo vedere un mago vecchio più di Merlino “Desiderate?”

Guardava con occhi da porco la porca Selene.

Jaspar chiese incerto “Potete svegliare il re?”

“Non ho capito”

Seléne si avvicinò e ordinò “Vigilaveris Rex!”

 

Fine Capitolo! Chissà se i Sacerdoti interpellati possono davvero svegliareb il sovrano dormiente! Nel frattempo gliesseri della Diomenzisione Oscura stanno diventando sempre più temibili! Mi chiedo come andrà a finire!

   
 
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