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Autore: EnricoZapping    13/09/2012    1 recensioni
Si prospettava una normalissima gita.
Inutile dire che non lo sarebbe stata.
Questa è la storia di una nuova avventura semidivina in America, con protagonisti interamente nuovi. Sono passati 8 anni da quando Percy Jackson ha fatto sancire il patto degli déi, e ora un altro evento farà vacillare la pace nel mondo degli déi e degli uomini.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Si prospettava una normalissima gita.
Inutile dire che non lo sarebbe stata.
 
La voce della professoressa Whistle risuonava nell'autobus, spiegando dolcemente ciò che vedevamo dai finestrini. Ok, era la professoressa più buona del mondo, gentile, anche carina, coi suoi capelli lunghi tenuti da un sacco di mollette. Ma la sua voce portava con sé la noia profonda.
 
Austin dormiva. La voce della professoressa per lui era sempre un sonnifero. Già di suo non muoveva un muscolo, ma quella vocina dolce gli faceva sempre chiudere le palpebre.
Ad ogni modo, Austin rimaneva il mio migliore amico. Aveva i capelli castani, lisci, e gli occhi verde intenso, profondi come pochi.
 
Il mio nome è Robert Shane. Sono alto e biondo, tanto per cominciare. E frequento la Glosbury School di New York.
 
O almeno, la frequento quest'anno.
Perché la verità è che ho dei seri problemi a studiare. Mi distraggo sempre, e i guai mi ronzano attorno come le mosche attorno ad una carcassa, tanto per intenderci. Vengo sempre espulso da ogni scuola.
 
Eravamo in giro da parecchio e iniziamo a invidiare Austin. Almeno lui non doveva sorbirsi la lezione! Sbuffai e guardai fuori dal finestrino alla ricerca di qualcosa di interessante. Macché, solo alberi e vecchi edifici di cui poco mi interessava. Non avevo idea di cosa fare. Mi guardai intorno e provai senza riuscirci a seguire la lezione.
 
Finalmente, arrivammo a destinazione, più o meno. Washington.
 
Dopo qualche minuto, scendemmo dall'autobus (incluso Austin, perché l’ho svegliato, sennò era capacissimo di rimanere sull’ autobus). La prof ci condusse, tenendo bene alzata la bandierina gialla come punto di riferimento, alla Casa Bianca.
Ok, non me ne fregava molto neppure di quella, contenti?
Avemmo il grandissimo onore (Bah!) di entrare. Ci accolse una guida turistica dall'aspetto impeccabile.
"Buongiorno, benvenuti alla Casa Bianca, residenza del Presidente degli Stati Uniti, sede del Parlamento Americano e del governo!"
Iniziò a farci vagare di stanza in stanza, in un tour senza fine e senza interesse, almeno per me.
La guida parlava a raffica di presidenti e descriveva le stanze meticolosamente.
 
"Quanto vorrei essere fuori di qui" dissi ad Austin sottovoce.
"Già...Giuro che se non la smette di parlare le ficco un palo in bocca, almeno, forse, si zittirà" mi rispose lui, visibilmente annoiato. Cercava di nascondere gli sbadigli, ma non era molto bravo.
Austin aveva un'espressione del tipo "tiratemi fuori di qui, o giuro che mi butto dalla finestra", e io non avrei esitato a seguirlo.
 
Troppe volte avevo studiato la storia americana, e, anche se la Casa Bianca era la dimora del presidente, di certo non la rendeva più divertente.
Cercai di distrarmi, e il neo peloso della guida era un'ottima distrazione. "Ehi, Austin....Guarda che schifo il porro della guida, lì, sotto il suo nas..." “Voi due, là in fondo, tacete" ci disse Miss Porro 2012, e io non potei fare a meno di trattenere una risata, meno male che questa volta non mi vide.
 
"Avete problemi a seguire, ragazzi?", chiese la guida. "Vi vedo.. molto distratti."
"Ehm, no, perché? E' interessante, sentire la vita del presidente Roosevelt..."
"Veramente stavo parlando di Lincoln", rimbeccò la guida con disapprovazione. Dopodiché si girò, ma posso giurare che aveva un sorrisetto maligno dipinto in volto, come se avesse appena fatto una scoperta molto interessante.
 
Finalmente,dopo altre due ore, la visita era finita, e mentre io e Austin stavamo uscendo dal portone principale, la guida saltò addosso al mio amico con aria omicida. Austin urlò di spavento, mentre io cercavo di scrollare quella donna indiavolata dal suo gracile corpo.
"Ma che le è preso?!"
"Non fate finta di non saperlo, mezzosangue!", ci urlò la guida.
 
Dopodiché, avvenne qualcosa che mi shockò non poco.
La guida iniziò a trasformarsi. Le spuntarono le ali, da pipistrello, con un'apertura alare di quasi un metro e mezzo. Sulle punte delle ali aveva degli artigli, corti ma visibilmente affilati come rasoi, e zanne altrettanto taglienti nella bocca mostruosa. In una "mano", teneva una frusta fiammeggiante.
La classe sembrava non essersi accorta di niente, e procedeva tranquilla e beata verso l'autobus.
Tuttavia, qualcuno sembrava accorgersi dell'assurdità della situazione: la professoressa Whistle. Ce la ritrovammo al nostro fianco. "Fatevi onore", ci disse. Si tolse dai capelli una molletta e me la diede. Dopodiché scappò anche lei sull'autobus, più bianca che mai.
Mi chiesi: 'Che cosa me ne faccio di una molletta?', e prima che completassi il pensiero non stringevo più una molletta, ma un arco dipinto di vernice dorata, e mi resi conto dal peso sulle spalle che avevo anche una faretra in dotazione.
 
La nostra mostruosa guida turistica mi si avventò contro, urlando furiosa, tentando di strapparmi di mano l'arco.
Senza pensarci troppo, incoccai una freccia e la scagliai. Le trappassò la fronte. Mi aspettavo di ritrovarmi fuori un bel cadavere, che magari poi sarebbe stato visto da tutta Washington, e io sarei diventato un qualche criminale omicida. Invece, no. Si polverizzò all'istante, senza battere ciglio.
 
La professoressa Whistle uscì dall'autobus, ancora color mozzarella.
"L'avete... sconfitta? Oh, grandioso!", disse, le mani rivolte al cielo.
"Ehm, ma di preciso, cosa ho sconfitto?", chiesi.
Mi guardò come se avessi appena detto una bestemmia atroce.
Mi si avvicinò all'orecchio.
"Una Furia", bisbigliò.
"COSA?! Una Furia?!?", chiesi, senza prestare cura alcuna al volume della mia voce.
"Ma le Furie sono... delle creature dellla mitologia greca.. O sbaglio?", chiese Austin.
"Esatto.", rispose la professoressa Whistle.
"...Ok, e noi chi siamo?", chiesi io.
"Oh, molto furbo, Shane. L'hai capito subito che anche voi eravate coinvolti. Beh, voi siete dei semidei."
Io e Austin ci scambiammo un'occhiata perplessa e sconvolta, oltre che terrorizzata.

Questa fanfiction è stata scritta con l'aiuto di jenoma97 e Xariod.
  
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