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Autore: sofy the wolf    13/09/2012    0 recensioni
La storia di un Licantropo narrata in prima persona.
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quel giorno riuscii ad affrontare alcuni chilometri in condizioni pietose. Mi trascinai fino alla riva del torrente dal quale ero dovuto fuggire molte ore prima. Ero alla ricerca di un posto tranquillo nel quale distendere le membra stanche e martoriate, chiudere gli occhi, assaporare il silenzio e trovare nuovamente la pace interiore. Mentre fuggivo, alcune ore prima, mi era parso di scorgere una piccola grotta, nascosta dalla fitta vegetazione: si trovava a pochi passi dal fiume e sembrava abbandonata a se stessa, disabitata. O almeno speravo che lo fosse. In quelle condizioni, anche un giovane puma senza esperienza avrebbe avuto la meglio su di me. Il problema consisteva essenzialmente nel trovare il punto in cui sorgeva il rifugio offertomi dalla Natura. Arrivato al fiume mi fermai ad annusare l'aria. Percepii parecchi odori, ma nessuno poteva interessarmi minimamente in quel momento. Dovevo decidere da che parte andare: seguire il fiume lungo il suo corso e scendere a valle, o andare nel verso opposto? Ero quasi certo di aver visto la grotta più a nord rispetto al punto in cui mi trovavo in quel momento. Rimasi per un secondo a meditare, poi mi scrollai e cominciai a zoppicare nel senso opposto rispetto alla corrente. La pendenza c'era e si sentiva. Feci il doppio della fatica senza una zampa, ma c'era qualcosa che non permetteva che mollassi, che mi spingeva e a camminare; forse era la Speranza. Già... la Speranza. L'unica cosa più forte della Paura. Non importava se in quel momento fossi vulnerabile agli attacchi dei predatori: avevo imparato a ridere di fronte alla Morte. Non avevo motivo di nascondermi. Non era certo quello il modo per scamparle. Lei mi avrebbe trovato e avrebbe riso di me, dopo avermi preso. No. Io le passavo davanti. La sfidavo. "Prima o poi toccherà a tutti, no?" E così continuai a zoppicare, tenendo alto lo sguardo che non aveva mei perso l' orgoglio. Faticai tra i boschi e la riva per circa un'ora, prima di trovare il rifugio nascosto. Effettivamente pareva disabitato, ma prima di avventurarmi all'interno controllai se sul terreno vi erano impronte fresche di predatori: tutto era intatto. Entrai dalla stretta imboccatura e capii che il rifugio consisteva in una piccola cavità nella roccia, umida e fredda. Era comunque più di quanto potessi chiedere. Piegai le zampe anteriori e mi lasciai cadere a terra. Ero esausto. Rimasi disteso nella stessa posizione per qualche minuto, giusto il tempo di recuperare un respiro regolare. La ferita bruciava parecchio ed era peggiorata. Non avevo nulla per fasciarla o disinfettarla, e l'unico consiglio che l'Istinto mi diede fu quello di leccarla. Era quello che avevo sempre fatto con ferite anche più gravi di questa, ed erano sempre guarite.
  
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