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Autore: Liberty89    14/09/2012    4 recensioni
Storia Incompleta.
Vexen s’inchinò e scomparve in varco oscuro per riapparire nel suo laboratorio. Si avvicinò alla scrivania e prese in mano una fiala di liquido scarlatto.
-Numero XIII… presto sarai mio…- sibilò il Freddo Accademico con un ghigno divertito.
-dal capitolo 2-
Una long-fic sull'arrivo di Roxas nell'Organizzazione e sul suo addestramento, nonché sulla pazza e misteriosa non-vita che conduce con i suoi compagni.
Par: Akuroku, Zemyx, Vekuroku, XemnasxSaix
Genere: Angst, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi, Crack Pairing | Personaggi: Altro Personaggio, Organizzazione XIII
Note: Lemon, Lime, OOC | Avvertimenti: Incompiuta, Non-con | Contesto: KH 358/2 Days, Contesto generale/vago
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Salve a tutti! Comincio con il prostrarmi davanti a voi per chiedere il vostro perdono per un simile ritardo... purtroppo con questa fic ho difficoltà a scrivere e, sinceramente, preferisco darvi un capitolo degno della vostra lettura e dei vostri commenti, piuttosto che scrivere di corsa qualcosa che prima di tutto non mi soddisfa e che, in secondo luogo, potrebbe non piacervi. In ogni caso, chiedo scusa e prometto di impegnarmi per aggiornare il prima possibile, vita privata permettendo. Non voglio annoiarvi ancora di più, quindi non mi resta che lasciarvi al capitolo! Buona lettura!!!


Capitolo 32: Fragments of Somebody’s memories


Le due chiavi calarono violentemente sulla lama della Masamune, facendo compiere un passo indietro al suo proprietario. Il braccio dell’angelo per un istante tremò sotto la potenza di quel colpo e una goccia di sudore freddo gli scivolò lenta lungo la tempia. Lui, il temibile Sephiroth, cominciava a risentire della stanchezza, mentre il Nessuno ferito e in quel momento “assente” sembrava mosso da una forza inesauribile. Questo pensiero irritò l’argenteo, che rispose all’assalto con una potente spinta, gettando così l’avversario in direzione della parete.
Roxas non reagì in alcun modo, lasciando intendere che vi avrebbe sicuramente sbattuto di schiena, tuttavia, un varco oscuro si aprì all’improvviso alle sue spalle per chiudersi subito dopo averlo inghiottito, come le fauci di un serpente che ingoiano direttamente la preda per digerirla.
Il silenzio scese con un ghigno terrificante nell’ampia sala fatta di metallo, sedendosi comodamente in mezzo ai presenti, in attesa che il custode tornasse per dare nuovamente il via al concerto di lame. I membri rimasti dell’Organizzazione XIII erano col fiato sospeso, preoccupati dalla scomparsa del loro compagno, che dopo fin troppi secondi non accennava a riemergere dal Regno dell’Oscurità.
-Dove sarà finito?- pensò Axel, guardandosi attorno per cogliere la più piccola traccia di un varco e fu sorpreso di trovarla sulla porzione di pavimento vicino alla parete da cui era svanita poco prima.
Il biondo Senza Cuore riemerse lentamente dai viscidi viticci che lo accarezzavano con lascivia e falso amore, contrari a lasciarlo andare. Quando finalmente anche i piedi furono tornati al livello del terreno, il passaggio nero, simile a un vortice di subdole sabbie mobili, anziché richiudersi, si allargò raggiungendo il metro di raggio per poi dividersi in dieci varchi più piccoli da cui uscirono altrettanti Samurai. Fieri come soldati in guerra, incrociarono le lame e si misero in posizione d’attacco, immobili ma pronti a scattare al primo pensiero del loro padrone e posizionandosi a ferro di cavallo intorno a lui.
Senza proferire verbo, Roxas richiamò le chiavi diede il via a una corsa in direzione del suo avversario, lasciando che le punte delle sue armi strisciassero sul pavimento, producendo scintille. L’angelo sorrise e compì un balzo all’indietro per schivare il doppio montante dei due keyblade, però il suo sorriso fu sostituito da una smorfia di disprezzo e rabbia, quando avvertì la lama del grigio soldato privo di cuore trapassargli la gamba sinistra. Troppo concentrato sul biondo, non si era accorto dei movimenti silenziosi dei suoi sottoposti, che ormai l’avevano circondato.
Un secondo Samurai si fece avanti, agile e veloce, alla sua destra, mirando all’arto inferiore corrispondente. La creatura però, sferzò il vuoto e sfregiò due innocenti piume nere, perché Sephiroth era svanito per l’ennesima volta, spostandosi alle sue spalle per colpirlo a sua volta con un fendente orizzontale. Altri due guerrieri piombarono su di lui, arrivando da dietro, mentre il loro compagno cadeva in silenzio e si riduceva in polvere grigia.
Voltandosi rapidamente, l’angelo eseguì un tondo che cancellò immediatamente i Samurai. Quando però, Sephiroth avvertì una violenta spinta in avanti, seguita da un dolore acuto e improvviso al fianco sinistro, non poté fare altro che abbassare lo sguardo con lo stupore dipinto in viso: la lama del Portafortuna l’aveva trapassato dalla schiena ed era uscita dal lato opposto, intrisa di sangue scuro, che ora gocciolava velocemente sul pavimento di metallo, producendo un ticchettio macabro e fastidioso. Sgranò gli occhi, prima di stringerli a causa di un colpo di tosse, con cui gettò altra linfa vitale, per poi voltarsi verso la Chiave del Destino.
-Questo era per la spalla.- spiegò algido il biondo, fissando il proprio sguardo in quello dell’avversario, per poi estrarre l’arma dal suo corpo con un gesto secco. -Ora, mi ripagherai di tutto il resto.- assicurò, facendosi nuovamente inghiottire da un varco comparso sotto i suoi piedi.
Il guerriero dai lunghi capelli argentei barcollò un istante, portandosi una mano inguantata sulla ferita e guardandola mentre si macchiava di rosso. Dapprima incredulo, egli ghignò, leccandosi le dita, dopodiché scoppiò in una folle e terrificante risata.
-Piccolo Roxas! Sapevo che mi avresti fatto divertire!- urlò, alzando la spada verso il soffitto per scatenare ancora una volta il vortice di fiamme, che divorò in pochi secondi i deboli Samurai rimasti e iniziò a trascinare verso le sue fameliche lingue i quattro Nessuno che osservavano lo scontro.
-Maledizione!- esclamò il Soffio di Fiamme Danzanti, puntando i piedi a terra.
-Cosa facciamo?!- fece Demyx, trattenendo con sé il numero VI.
-Dobbiamo usare un varco e rifugiarci nella stanza accanto!- rispose Xemnas. -Non abbiamo scelta!- aggiunse, aprendo un passaggio davanti a sé e ai compagni che si gettarono immediatamente al suo interno, lasciando che si chiudesse alle loro spalle.
Al contrario, Roxas riemerse dalle tenebre al centro di quel ciclone devastante, in cui l’angelo da una sola ala si credeva al sicuro. Richiamando entrambi i keyblade nelle mani, il biondo scartò attorno al nemico, sorprendendolo con la sua presenza e con il suo doppio fendente portato col piatto delle armi. L’impatto fu duro e rivelò una forza tale da scaraventarlo fuori dal tornado fiammeggiante, che si estinse appena il suo evocatore sbatté contro la parete della stanza.
Sephiroth tossì, sputando nuovamente sangue scarlatto e accasciandosi ancora di più contro il muro e il pavimento, ormai stanco e ferito come non gli succedeva da tempo. Furono i passi lenti del tredicesimo membro dell’Organizzazione a ridestarlo dai suoi pensieri. Lo osservò avanzare con una tranquillità inquietante e si domandò come facesse ancora a muoversi, dopo tutte le energie che a sua volta aveva perso. Terribile come la morte che si china per dare il suo fatale bacio, il biondo si fermò davanti a lui, sollevando il Lontano Ricordo.
-Pagherai per ciò che hai fatto a questo corpo.- sentenziò, senza emozione nella voce. -Pagherai per averlo toccato e violato.-
La lama nera calò velocemente sul condannato, che però, riuscì a fuggire, svanendo nel nulla e lasciando solo un paio di piume al suo posto.
Rise ancora, ormai preda di una strana e pericolosa follia. -Mi sono divertito e la mia attesa è stata ampiamente riempita, forse anche troppo.- disse, voltandosi verso l’ingresso della sala e il corridoio che la precedeva, da cui era chiaramente udibile l’eco di una persona in piena corsa. -Sono spiacente, ma non posso morire per mano tua, creatura dell’Oscurità. La mia esistenza non dipenderà mai dalle mani di qualcuno che non sia Lui.- spiegò, enigmatico.
-Sephiroth!- gridò una voce maschile, accompagnando i passi in avvicinamento.
Il numero XIII si girò nella sua direzione e poi verso la stanza adiacente da cui facevano capolino i suoi compagni. Rimase in silenzio, mentre vedeva Zexion evocare il suo libro già aperto, e una piuma intrisa d’inchiostro con cui iniziò a riempirne una pagina.
-Addio, creatura dell’Oscurità.- concluse l’angelo da una sola ala, senza sorprendersi troppo quando si vide circondato da una fitta giungla e quando alcune liane si gettarono su di lui per impedirgli di muoversi.

-È finita Roxas. Lasciati portare al Castello, hai riportato danni gravi.- ordinò la voce del numero IV nella mente del custode, che rispose in modo affermativo, poco prima di chiudere gli occhi e accasciarsi su se stesso, crollando al suolo.
Le voci e la presa degli altri Nessuno lo raggiunsero a tratti, finché la sua coscienza non ricadde nuovamente in un silenzioso oblio.

***

Il primo senso a destarsi dopo tanto tempo, fu il tatto. Il suo corpo, pesante come un macigno e coperto solamente dai boxer, era avvolto in un abbraccio morbido, caldo e soffice. L’olfatto si risvegliò all’improvviso, grazie a un forte ma piacevole odore di lavanda, che gli piacque e lo aiutò a rilassarsi, mentre la sua mente si ergeva lentamente dai fumi di un sonno profondo durato troppo a lungo. A seguire, l’udito, che colse un fruscio provocato dalle sue dita in lieve movimento e un suo frustrato mugugno, fuggito dalle sue labbra schiuse a causa della difficoltà incontrata nel muovere più delle falangi. Infine, le iridi dorate confuse e offuscate, tornarono a guardare ciò che circondava il loro padrone, trovando in ogni piega di quel soffitto a baldacchino qualcosa di conosciuto.
Dopo qualche istante, rivolse il proprio sguardo verso destra e si colmò con la vista della grande luna a forma di cuore, trovandola luminosa e affascinante come mai prima di allora. Completamente preso da quella visione celestiale, non si accorse dell’aprirsi della porta né dei passi che si facevano sempre più vicini.
-Saix? Mi senti?-
Sentendosi chiamare da una voce che tradiva ansia, si girò dalla parte opposta alla finestra e rimase fermo a osservare il nuovo venuto con occhi spenti e stanchi.
-Sir?- domandò con fatica nel soffio che gli concesse la gola riarsa. -Cosa… cos’è… successo?-
-Qual è l’ultima cosa che ricordi?-
A quella domanda, il numero VII tacque per raccogliere i propri pensieri e sgranò gli occhi quando pescò quello giusto. Il guerriero con l’ala nera e il suo mortale vortice di fiamme.
Riportò lo sguardo sul viso del Superiore, trovandolo tremendamente stanco.
-Quanti giorni sono passati?-
-Quasi una settimana…- riferì l’argenteo.
-Credevo di essere spacciato…-
Xemnas tirò un sospiro di sollievo. -Lo credevamo tutti, viste le condizioni in cui ti abbiamo trovato. Per fortuna, Zexion ha saputo essere un ottimo sostituto di Vexen…-
-Perché? È rimasto ferito anche lui?- chiese, celando una nota di curiosità.
L’altro annuì, grave. -Dopo che hai perso conoscenza il guerriero l’ha attaccato, ma non è riuscito a tenergli testa a lungo. Poi siamo arrivati noi e vi abbiamo riportati al Castello.-
-E Roxas?-
-Dorme ancora. Le ferite stanno guarendo, ma lui non dà segno di volersi svegliare.- disse, sedendosi sul bordo del letto. -Ancora mi chiedo come abbia fatto a costringere il guerriero alla resa…-
Incredulo, Saix scattò a sedere istintivamente, pentendosene subito dopo, perché si ritrovò piegato in due, boccheggiante a causa del dolore.
-Attento!- esclamò il numero I, sorreggendolo e aiutandolo a sdraiarsi di nuovo. -Sei impazzito?-
Annaspando in cerca d’ossigeno, il Mago che Danza sulla Luna ignorò il pessimo stato in cui era ridotto e tornò a guardare il compagno. -Raccontami… voglio sapere…-
Presa una lunga boccata d’aria, il Superiore cominciò a riportare gli eventi accaduti nel reattore di Midgar. Non nascose di aver ricordato cosa fossero l’odio e la rabbia quando lo avevano ritrovato inerme, abbandonato in una pozza di sangue che continuava ad allargarsi; riferì del sacrificio di Lexeaus, che aveva procurato ai suoi compagni solamente il tempo per fuggire e portare in salvo i feriti, perché alla fine il guerriero dagli occhi glaciali e l’ala nera si era ripresentato davanti a lui, Zexion, Axel e Demyx.
-Ci stavamo preparando ad attaccarlo, ma inaspettatamente, Roxas è comparso alle sue spalle e ha combattuto con i suoi Samurai, finché non l’ha ferito gravemente. Stava per dargli il colpo di grazia, quando è arrivato qualcun altro, a quel punto il guerriero ha dichiarato la resa e ce ne siamo andati con Roxas privo di sensi e una spalla sanguinante.- spiegò, tornando al suo ragionamento iniziale. -E continuo a chiedermi come ci sia riuscito… era ferito e sicuramente stanco, inoltre…- s’interruppe, meditabondo, puntando gli occhi ambrati sul pavimento, come se vi fosse scritta la soluzione ai suoi quesiti.
-Cos’altro?- domandò Saix.
-…è stato così… spietato da non sembrare nemmeno lui.-
Colto da un sospetto, il numero VII attese che l’altro decidesse di andarsene prima di chiedergli di poter parlare col Burattinaio Mascherato.

***

Pandora hearts OST 2 - A shadow

Si guardò attorno e lo capì immediatamente: un sogno. Di nuovo. L’ennesimo in cui viveva momenti già vissuti da qualcun altro, il suo altro.
Il sole splendeva come un diamante nel cielo azzurro, gettando i suoi caldi raggi su quel lembo di terra, circondato dal mare. Seduto sulla sabbia fine e bianca, scrutò l’orizzonte, la cui linea era quasi invisibile, senza un motivo particolare, lasciando che il vento pieno del sapore di salsedine, gli accarezzasse i capelli e il viso. Affondò le dita nella sabbia, sentendola scivolare sulla pelle, come se quel momento fosse reale.
Quello, però, era soltanto un sogno. Un film prodotto da un lato sopito della sua mente, in cui si muovevano i ricordi del suo originale. Una pellicola così piena di suoni, odori e sapori, da sembrare terribilmente vera.
Si sentì chiamare con il nome da cui era nato il suo e si voltò verso sinistra, osservando con occhi stanchi le due persone in avvicinamento. Un ragazzo dai capelli argentati, che riflettevano la luce del giorno, e gli occhi verde mare, accesi di orgoglio: il migliore amico dell’altro. Al suo fianco, una giovane con delle profonde e dolci iridi blu e il viso circondato dalle ciocche rosse: la ragazza che piaceva a lui. Sorridevano, esprimendo tutta la loro sincera gioia per averlo trovato.
-Eri ancora qui a dormire? Sei un pigrone, Sora!- rise lei.
-Mentre tu eri qui a ronfare, io ero dall’altra parte dell’isola a sgobbare come un mulo per costruire la zattera. Mi devi una sfida!- disse l’argenteo, fingendosi serio.
Li guardò come ogni volta, con occhi tristi e delusi, perché di nuovo non riusciva a ricordare i loro nomi. Sapeva bene chi fossero, ma non c’era verso di riportare alla mente la loro identità. L’unica cosa che sapeva e di cui era assolutamente certo, era che la rossa possedeva il cuore che aveva spinto Sora a sacrificare il proprio. E la consapevolezza di non essere in grado di trovare altri ricordi, più importanti o significativi, lo lasciò con un’amarezza sconvolgente. Li osservò continuare il loro discorso come se avesse risposto alle loro frasi, sentendosi un estraneo ma, al contempo, non poteva fare a meno di sentirsi travolto da una terribile e profonda nostalgia. Era una sensazione così intensa da essere quasi soffocante e non poteva mettervi un freno, quindi si alzò in piedi e si mosse per seguirli, diretti all’isolotto su cui sorgeva l’albero di frutti di Paopou, sperando che quel tumulto di emozioni scemasse con il proseguire della storia.
Ad un tratto però, la Chiave del Destino si voltò verso l’interno dell’isola, puntando gli occhi azzurri sul punto in cui si trovava il luogo segreto. Si sentì attratto da qualcosa di indefinito, che pareva esterno a quel mondo fatto di ricordi labili e malinconici, che gli appartenevano e allo stesso tempo lo facevano sentire un ladro, perché non erano suoi. Ignorando i due ragazzi, vi si diresse a passo spedito, bloccandosi proprio sull’entrata della grotta.
-…Roxas…?- chiamò una voce lontana e resa ovattata dal rumore delle onde e dal soffio del vento.
Stupito, il Nessuno rimane immobile col fiato sospeso, poiché era la prima volta che sentiva il suo nome in uno di quei sogni che si susseguivano uno dietro l’altro senza sosta.
-…Roxas!-
Il nuovo e deciso richiamo lo destò dai suoi ragionamenti e lo spinse a riprendere il suo cammino fino al centro della grotta. Si guardò attorno in cerca di un indizio, ma sulle pareti non trovò altro che scarabocchi di ogni forma e dimensione, finché la voce non si fece udire ancora una volta, attirando il suo sguardo sulla porta di legno che stanziava sul fondo di quella sala fatta di roccia. Con una strana determinazione che gli bruciava dentro, il biondo si avvicinò all’uscio apparentemente privo di qualsiasi maniglia o altro oggetto che indicasse il modo per aprirlo e lo toccò, poggiandovi l’intero palmo nudo. Istantaneamente, la porta s’illuminò di una luce bianca ed accecante, che lo costrinse a indietreggiare nuovamente, mentre la voce lo chiamava ancora, facendosi più nitida e insistente, come se non volesse lasciarlo andare. Quando riuscì a posare lo sguardo sul legno, sussultò di sorpresa nel vedere una serratura dai bordi dorati, dove prima c’era il nulla.
Non seppe dire se fu per istinto o per altro che evocò il Lontano Ricordo, puntandolo dritto sulla serratura, che scattò dopo essere stata colpita da un sottile raggio luminoso.
Fu un istante, tutto si accese e la Chiave del Destino serrò gli occhi, mentre le orecchie gli si riempivano di quel richiamo incalzante e preoccupato.

-Oh, finalmente.-
La prima cosa che vide, quando tornò in sé, fu un’iride grigio-blu, seria e concentrata, affiancata da un lungo ciuffo di capelli, che nascondeva la sorella.
-…Zexion…?- pronunciò a fatica, a causa della bocca impastata e la gola secca.
Il Nessuno più anziano annuì, porgendogli un bicchiere d’acqua fresca e aiutandolo a bere con piccoli sorsi. Stanco e confuso, il biondo si lasciò sollevare e sdraiare senza opporsi, cercando di aiutare con la poca forza che era riuscito a mettere nelle braccia tremanti, che faticavano a reggere il suo peso.
-Era ora che ti svegliassi, è già qualche giorno che ci proviamo.- lo informò il Burattinaio Mascherato, sedendosi sulla sedia posta accanto al letto e accavallando le gambe.
-Allora… eri tu che mi chiamavi dal luogo segreto…- rispose Roxas, posando lo sguardo sul collega, che gli restituì un’occhiata confusa. -Sognavo e all’improvviso ti ho sentito…-
-Cosa stavi sognando?-
-L’isola…- confessò senza timori. -…e sembrava così reale… il vento, la sabbia e il mare… soprattutto il mare, con il suo suono e il suo profumo.- continuò con nostalgia, spostando l’attenzione sul soffitto bianco. -Sai, mi piacerebbe andarci… per vedere se tutto è come l’ho sognato, oppure ancora più bello di come mi è sembrato…-
Il numero VI ascoltava in silenzio, celando i propri pensieri al compagno. Roxas stava iniziando a percepire il cuore del suo originale, nonostante fossero due persone distinte, e questo poteva rivelarsi un problema, specialmente il suo desiderio di visitare il mondo natio del custode del keyblade. Inconsciamente, la Chiave del Destino stava cercando di riottenere ciò che non aveva più, così lontano da sembrare irraggiungibile e al contempo così vicino da dare l’impressione di poter essere acciuffato semplicemente allungando il braccio.
-Dimmi Zexion…- lo chiamò il biondo. -…che ne è stato della missione? Dopo che Sephiroth mi ha portato in quella stanza, non ricordo nulla… solo brevi flash di Vexen che tentava di medicarmi, poi è tutto vuoto…-
Il Burattinaio Mascherato non chiese come sapesse il nome di quel terribile guerriero, immaginando che lo avesse trovato in uno dei ricordi del suo originale. -Facendo qualche ricerca, io, Demyx e Axel, abbiamo scoperto il guerriero era originario del mondo in cui vi trovavate, ma quando siamo arrivati per aiutarvi, abbiamo trovato Saix e Vexen in pessime condizioni, tu, invece, eri al sicuro nella stanza accanto, privo di sensi a causa della ferita alla spalla e della stanchezza, da quel che ci ha raccontato Vexen l’altro giorno.- iniziò, cambiando l’ordine delle gambe accavallate e incrociando le braccia.
-Siete venuti tutti?- chiese l’altro, incredulo.
-Quel guerriero non era da sottovalutare.- disse solamente. -Nonostante ci fossimo tutti, alcuni sono rimasti feriti abbastanza gravemente e Lexeaus si è sacrificato per permetterci di fuggire. A quel punto, Xemnas ha mandato avanti i feriti, insieme a qualcuno che potesse occuparsi di loro immediatamente, ed è rimasto indietro con me, Demyx e Axel, che nonostante fosse ferito a sua volta, non ha voluto sentire ragioni.-
Scosso dalla piega presa dal racconto, il numero XIII tentò di alzarsi a sedere, ma fallì miseramente anche solo nel cercare di sollevarsi. -Axel… come sta?-
-Ora sta decisamente meglio, gli ci sono voluti solo tre giorni per riprendersi. Adesso è in missione con Marluxia.-
Roxas cacciò un sospiro colmo di sollievo alla notizia e si rilassò nuovamente. -Cos’è successo dopo?-
-Stavamo venendo a recuperarti per andarcene, quando il guerriero ha distrutto la prigione di roccia creata da Lexeaus, probabilmente stanco, ma ancora in grado di fronteggiarci. Prima che potessimo fare qualsiasi cosa però, sei comparso tu.- narrò, puntando le sue iridi in quelle incredule del giovane.
-…io?- domandò, titubante, ottenendo un assenso. -Come… io non…-
-Lo so che non ti ricordi, infatti credo che in quel momento tu fossi manovrato. Persino Xemnas si è accorto che c’era qualcosa di diverso nel tuo modo di combattere.- riferì, tenendo per sé la conversazione avuta con Saix il giorno prima, in cui il numero VII aveva raccontato dei segni di stranezza che aveva colto nel custode: silenzioso, preciso, instancabile e spietato.
-Cos’ho fatto?- si azzardò a chiedere Roxas, quando ebbe ritrovato la voce.
-Hai combattuto contro di lui e grazie all’aiuto dei Samurai, sei riuscito a costringerlo ad arrendersi.- disse Zexion con voce piatta. -Alla fine sei crollato, molto probabilmente per la stanchezza, ma anche la perdita di sangue alla spalla deve averti prosciugato tutte le energie. Abbiamo temuto di vederti sparire per la perdita di sangue, per questo ti dicevo che è da giorni che proviamo a svegliarti. È capitato che ti agitassi nel sonno, speravamo che ci sentissi, ma sembra che solo oggi la mia voce sia arrivata fino a te.-
La Chiave del Destino tacque, con la mente in completo subbuglio, confuso come non mai per l’insieme di fatti avvenuti. Ancora una volta era stato manipolato e di nuovo si chiese chi fosse il Senza Cuore capace di controllarlo con tanta maestria, in più, ora erano subentrati quei sogni, invitanti e nostalgici, che chiedevano soltanto di essere resi una realtà tangibile. Sospirò, posando il proprio sguardo verso destra, trovando la finestra spalancata sul cielo nero di quel mondo al confine del Nulla, illuminato da un perlaceo cuore che andava ingrandendosi ogni giorno di più. Infine, posando di nuovo gli occhi azzurri all’interno della stanza, la vide e ne rimase incantato: la sua piantina era cresciuta ancora, fiera e forte, aveva dato vita a nuove foglie dalla forma a goccia e, lungo il gambo erano spuntate delle piccole spine, mentre in cima, bellissimo e prezioso come un anello al dito di una sposa, svettava il bocciolo finalmente aperto, mostrandogli di essere una rosa dal profumo dolce. I petali rossi screziati di blu, come se fossero stati schizzati da un colpo di pennello, le davano un aspetto sensuale e ribelle, degno del carattere di chi gliel’aveva donata. Notò che la corolla era nascosta dai petali centrali, piccoli e tinti di viola, per i quali non era ancora giunto il momento della schiusa.
-…è bellissima…- mormorò trasognato, guadagnandosi un impercettibile sorriso del collega.
-È vero.- concordò il numero VI, alzandosi per dirigersi nel bagno adiacente alla camera da letto. -Dobbiamo cambiare la fasciatura…- spiegò, davanti all’occhiata incuriosita del biondo. -Non ti muovere, torno subito.-
Annuendo appena, Roxas tornò ad ammirare quel piccolo spettacolo di colori e vita e lentamente si rilassò, pensando che giorno dopo giorno, quella piccola rosa, sarebbe diventata ancora più bella.







E così Sephiroth è stato battuto ù.ù Se non avete capito chi è il tizio che stava arrivando, vi dico che è Cloud. Come ripetono entrambi fino alla nausea in KH2, la loro vita non può concludersi prima di un loro scontro. Quando si dice una fissazione ù.ù
Ormai ci stiamo dirigendo verso le battute finali della fic, non so quanti capitoli mancano al finale, ma dal prossimo comincerà l'ultimo atto. Eh già ù.ù
Roxas ha iniziato a percepire chiaramente i ricordi di Sora e questo ha risvegliato in lui desideri pericolosi. Cosa succederà? Lo saprete nel prossimo capitolo ù.ù
Alla prossima! See ya!




L'angolino dedicato a voi ù.ù

Lizzie Sora: Gemellina mia bella <3 Sono contenta che il capitolo precedente ti sia piaciuto! Nah, non potevo ammazzare Axel, altrimenti finiva la fic, ti pare? ù.ù Poi, il fatto che comunque qualcuno è morto, è irrilevante ù.ù Spero che la conclusione dello scontro ti sia piaciuta :3 A presto Gemellina <3

CantanteMaledetta: Ciao cara :3 alla fine il grande Sephiroth si è piegato di fronte all'immensa forza di Roku-chan ù.ù che ovviamente è tornato a casa in fin di vita xD Prometto che non succederà più! *si ricorda cosa prevedono i prossimi capitoli* Ehm... se capita ancora una volta sola, ti arrabbi? <.< Comunque spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto! Ciauuu!! *fuggisce in un altro universo*

Glilvia: Macciao :3 Tranquilla, io non mi dimentico mai delle mie fic ù.ù Sephiroth è stato conciato per le feste, spero che la cosa sia stata di tuo gradimento ù.ù Fammi sapere cosa pensi di questo capitolo, mi raccomando! Ciauuuu :3

julietta22: Ciao :3 Grazie mille per i complimenti u/////u E così vuoi scene più focose tra Axel e Roxas? Stai tranquilla che arriveranno, altrimenti questa non sarebbe una fic AkuRoku a tutti gli effetti, ti pare? ù.ù Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto :3 A presto!!!



Quindi siamo giunti ai ringraziamenti finali. Come l'altra volta non so chi si sia aggiunto, chi sia andato via, chi abbia cambiato nick e tutto il resto... *il Banditore le fa notare che ha nominato tutto il nominabile* Oh, ma quanto rompi! *schiocca le dita e lo fa cadere nella botola* Così impari, scocciatore ù.ù Dunque, tirando le somme: ringrazio chi ha messo la fic tra le preferite, chi l'ha inserita tra le seguite, chi l'ha messa tra le ricordate e chi si è affezionato così tanto da metterla in più di una categoria ù.ù Poi, ringrazio in anticipo chi leggerà e con un immenso bacione dolcerrimo chi commenterà <3 E ricordatevi che io vi adoVo tutti x3 Alla prossima cari!
See ya!
  
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