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Autore: Simona_Lupin    14/09/2012    38 recensioni
1977. L'ultima occasione.
L'ultima occasione per respirare la magia di Hogwarts, la casa più bella, nell'ultimo anno di dolce spensieratezza.
L'ultima occasione per James di sgraffignare il cuore di Lily invece di uno stupido Boccino d'Oro.
L'ultima occasione per Lily di dare un due di picche alla Piovra Gigante e concedersi agli sfiancanti corteggiamenti di James.
L'ultima occasione per Sirius di chiudere le porte al suo orribile passato e aprirle a un amore che non ha mai conosciuto.
L'ultima occasione per Remus di far splendere ai raggi di luna la sua anima al posto del sangue delle sue ferite eterne.
L'ultima occasione per Peter di ricevere la luce di un sorriso amico prima di precipitare nell'oscurità del male senza speranza di riemergere.
L'ultima possibilità. Di amare, di lottare, di essere coraggiosi. Di vivere.
L'ultima possibilità di stringere tra le mani la vita di qualche sogno prima di gettarli via, tra le polveri di una guerra senza fine in cui tutti rimarranno prigionieri.
Dal capitolo 12 [Miley/Remus]:
« Tu riesci a mangiare mezza tavoletta di cioccolata in un colpo solo? » si incuriosì Miley, disorientata.
« Mezza tavoletta è una routine ormai assodata » fu la risposta. « Riesco a fare molto meglio. Tu, invece... riusciresti mai a farlo? »
Miley ingoiò il cioccolato e riflettè con calma, poi incrociò le braccia al petto e lo studiò. « Mi stai sfidando, per caso? »
Remus trattenne una mezza risata e scrollò le spalle, senza riuscire a mascherare il divertimento. « Se dicessi di sì? »
« Oh, John, vedrai » rise di rimando lei, guardando prima lui, poi il cioccolato con aria di sfida.
« John? » chiese lui, stranito, inclinando il capo.
« John » ripetè lei, annuendo. « E' il tuo secondo nome, no? Ti sta bene ».
John. Nessuno lo aveva mai chiamato così. Sorrise. Gli piaceva.
Dal capitolo 14 [Lily/James]:
« Come stai? » mormorò Lily a bassa voce, sorridendo ancora.
James annuì, per poi accorgersi che non era una domanda a cui rispondere con un sì o un no e riprendersi.
« Molto... molto bene, grazie » rispose, passandosi una mano tra i capelli. « Sono contento di vederti ».
« E io sono contenta che tu sia vivo » rise lei. « Così potrò realizzare uno dei sogni della mia vita ».
« Cosa? » fece lui, fingendosi ammiccante. « Uscire con me? »
« No » rispose lei, allegra. « Ucciderti personalmente ».
Dal capitolo 20 [Scarlett/Sirius]:
Era la prima volta che la teneva tra le braccia. La strinse a sé, protettivo come non si era mai sentito verso qualcuno, e si chiese perché, perché mai quel momento dovesse finire. Perché fosse destinato a rimanere solo un piccolo sprazzo di gioia isolata in una vita costellata di dolori e flebili attimi di felicità inespressa. Perché per lei non potesse significare quello che significava per lui. Perché non potesse durare solo... solo per sempre.
Genere: Comico, Guerra, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, Nuovo personaggio, Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: James/Lily
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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Capitolo 23

Doni e liti sotto l'albero di Natale



 
 
 
« Ragazzoni, sveglia! Il gallo ha cantato più o meno sette ore fa e se non vi date una mossa a venir giù, sarà il vecchio Charlus ad aprire tutti i vostri pacchi! »
« Oh, Charlus, per l'amor del cielo, non fare il bambino! »
Era la mattina - si fa per dire - di Natale e James, Sirius e Remus sobbalzarono al suono della voce di Charlus amplificata per magia, imprecando sottovoce maledizioni di genere e natura vari e spalmandosi sulle facce da zombie i guanciali ancora caldi per pura disperazione. 
Decisamente, avrebbero preferito una sveglia.
La stanza di James pareva ancor più soffocante del solito, visto che ad occuparla erano ben tre letti. La notte stessa in cui erano arrivati, infatti, quando avevano deciso di continuare con le loro chiacchiere in camera piuttosto che in salotto, James aveva insistito perché dormissero tutti insieme. Avevano rischiato di provocare un baccano terribile trasportando il letto dalla camera di Sirius alla sua, ma alla fine l'operazione era andata in porto e, anche se lievemente stretti, erano riusciti a dormire tranquillamente, infischiandosene della disapprovazione di Dorea per quella sistemazione parecchio discutibile.
Erano passati ormai tre giorni dal loro arrivo a casa Potter e le vacanze procedevano per il meglio. I guanti Lancia Palle di Charlus si erano rivelati un acquisto formidabile e avevano giocato un pomeriggio intero sulla neve, rischiando di uccidersi o mutilarsi con l'inaudita potenza di ogni lancio fino a quando Dorea non era andata a riprenderli, costringendoli a rientrare in casa a suon di minacce che implicavano l'utilizzo di dolorose fatture.
Le compere a Diagon Alley, invece, erano state davvero divertenti. James aveva trascorso l'intera mattinata a rovistare fra gli scaffali di Accessori di Prima Qualità per il Quidditch e aveva insistito per avere la divisa ufficiale del Puddlemore United di cui solo lui conosceva l'utilità. Il negoziante, con aria lievemente perplessa, gli aveva spiegato che le divise delle squadre professionali servivano solamente ad essere messe in vetrina e non potevano essere vendute. James era parso così deluso e infuriato che era uscito fuori dal negozio borbottando sottovoce commenti malevoli sul personale, sbattendosi la porta alle spalle e marciando verso Gambol & Jape: Scherzi da maghi con una tale furia da far pensare che ogni tratto di terreno lo avesse oltraggiato con un imperdonabile sgarbo. Fortunatamente, il vasto assortimento di scherzi del vecchio negozio lo aveva rallegrato, e quando alla fine si erano diretti da Florian Fortebraccio per prendere un gelato e congelare del tutto il suo umore era tornato ottimo come sempre.
Sirius aveva realizzato il suo desiderio più alto e aveva riaddobbato tutto quanto l'appartamento, canticchiando inni natalizi sempre nuovi per celebrare la sua persona che avevano irritato così tanto Dorea da indurla a minacciarlo con una grossa padella stretta in mano a mo' di arma. A Diagon Alley, inoltre, si era premurato di comperare cappelli da Babbo Natale per tutti e un paio di corna da renna per James, motivo per cui avevano litigato una buona mezz'ora.
Anche Remus si stava divertendo un mondo. La cioccolata calda di Dorea era così buona da farlo andare in estasi ogni volta che la assaggiava. Per fortuna, James e Sirius non si facevano problemi a chiederle costantemente di prepararla, così ne bevevano una tazza a tutte le ore del giorno. Una volta, però, Sirius aveva avuto la brillante idea di pianificare uno scherzo che prevedeva una Caccabomba liquefatta nella cioccolata degli amici. Aveva insistito affinché Dorea abbandonasse i fornelli affidandogli le ultime mescolate e aveva versato la cioccolata in tre tazze, mettendone da parte una per lui. A quel punto, aveva estratto la prima Caccabomba dalla grossa confezione che aveva acquistato a Diagon Alley per inserirla in una delle due tazze destinate a James e Remus, ma quella gli era sfuggita di mano ed era esplosa con un boato assordante, macchiando le pareti, il tavolo, il piano da cucina e tutto ciò che era presente in cucina, lui compreso. Quel colpo di genio gli aveva fatto guadagnare una punizione che sarebbe durata da quel giorno fino alla fine delle vacanze di Natale e che difficilmente avrebbe dimenticato.
Insomma, a parte qualche piccolo incidente, le vacanze proseguivano al meglio ed era finalmente giunto il tanto atteso giorno di Natale.
« Odio mio padre » mugugnò James, la voce ancora impastata di sonno mentre si districava tra le coperte con parecchie difficoltà.
Sirius grugnì in segno di approvazione, la testa affondata sotto il cuscino e le coperte che lo mummificavano.
« Dove sono i miei occhiali? » domandò l'altro, senza riuscire a trovarli sul comodino. « Sirius, andiamo, non puoi rubarmeli ogni mattina, e che Pluffe! Dammeli, dai, non fare il pulcioso » si lamentò, rituffandosi sul materasso in attesa che l'amico glieli porgesse.
« Non ricordo più dove li ho messi, mi dispia-... » rispose quello, soffocando il resto della frase in uno sbadiglio. « ... mi dispiace » concluse.
James lo colpì forte con il cuscino, ma lui non si mosse e aggiunse: « Te lo giuro, amico, non me lo ricordo ».
« TROVALI! » urlò James, che cominciava già ad essere nervoso a causa della vista troppo offuscata. « Non riesco neanche a vedere la porta! »
Lui riemerse dall'ammasso di coperte e se le avvolse intorno come un mantello, cominciando a perlustrare la stanza con aria depressa.
« Remus, tu sei sveglio? » domandò James al ragazzo che non vedeva, cercando di scorgere il suo letto, ma con scarsi risultati.
« No » borbottò lui di malavoglia in risposta, senza aggiungere altro.
Il ragazzo sbuffò e fece per parlare, quando un sonoro e sinistro crac raggiunse le sue orecchie, annunciandogli che i suoi occhiali erano stati distrutti per quella che, facendo due conti, doveva essere la trecentoventisettesima volta nella sua vita.
« SIRIUS! » sbraitò, frustrato.
« Calmati » fece quello di rimando, annoiato. « Sono un fottuto mago, idiota, te li riparo. Dammi la bacchetta ».
L'amico gli rivolse un'occhiata intrisa d'odio e gliela lanciò. « Se li riparo con la magia venticinque volte al giorno cominciano a non tornare più completamente a posto, lo sai questo tu, razza di cane che non sei altro? No, dico, lo sai? »
Sirius sospirò e li riparò con un colpo secco di bacchetta, restituendoglieli. « Sono perfetti » gli disse. « E se ti ostini a portare ancora questi occhiali da secchione e a romperli come rompi a me le balle non è colpa mia, d'accordo? » aggiunse, liberandosi del mantello di coperte e restando in mutande.
« Ti ammalerai, deficiente » arrivò la voce di Remus, severa.
« Ah, sei vivo allora » fece quello con noncuranza. « Nah, non c'è tutto questo freddo ».
« Devi vestirti comunque, salame » intervenne James, alzando gli occhi al cielo. « Dobbiamo scendere, ci sono i regali, e la mamma odia vederti camminare nudo per casa ».
Il ragazzo si rassegnò al suo dovere e si mise addosso qualcosa, per poi scendere frettolosamente giù per le scale insieme agli altri.
« Buongiorno, ragazzoni! » fu l'accogliente saluto di Charlus, che allargò le braccia non appena li vide.
« Buon Natale, direi io! » fece Sirius, afferrando un berretto da Babbo Natale ai piedi dell'albero e ficcandoselo in testa.
Il padre ridacchiò allegramente e li lasciò alla loro occupazione, abbandonando a balzelloni la cucina.
« Gran bel mucchio, quest'anno! » commentò James, osservando la moltitudine di regali intorno all'imponente albero di Natale.
Si sedette a terra e diede inizio all'apertura dei suoi doni, afferrandone uno a caso. Era di Scarlett. Lo scartò e si ritrovò fra le mani un enorme libro rettangolare dalla copertina rigida. Era la raccolta ufficiale della storia del Puddlemere United, con tanto di immagini, autografi e interviste ai giocatori che avevano lasciato il segno nel club. Aveva già visto quel cimelio al Ghiriogro pochi giorni prima, ma con suo sommo dolore, non aveva potuto acquistarlo, essendo rimasto a secco di galeoni dopo aver svaligiato mezza Diagon Alley. Si era ripromesso di ordinarlo al più presto, ma Scarlett era riuscita ad esaudire il suo desiderio in anticipo. Guardandolo e sfogliandolo, James quasi pianse di gioia.
« LA SPOSERO'! » urlò, portando il libro in trionfo con un ruggito. « SPOSERO' QUELLA DONNA, LO FARO'! »
Gli amici lo fissarono ad occhi sgranati, certi che il regalo fosse della sua amata Lily. In fondo, cosa avrebbe potuto compromettere quel matrimonio?
« Chi è che sposerai, ragazzone? » arrivò la voce di Charlus dalla cucina. « La tua Lily? »
« No! » fece lui di rimando, ancora colmo di quella feroce euforia. « Scarlett! La sposo, dico davvero! »
Sirius sbuffò, alzando gli occhi al cielo e afferrando anche lui un pacco destinato a lui. « Davvero, Ramoso » disse, « vaffa-... »
« Scherzo, idiota, lo so che è tua! » rise quello, gettandogli addosso la carta lucida che impacchettava il regalo.
Lui gli fece un gestaccio con la mano. Non gli andava bene proprio niente, ma a James poco importava. Avrebbe sposato Lily Evans.
« IO SPOSERO' QUELLA DONNA! » urlò all'improvviso Remus, facendo precipitare le mascelle dei due. « CIOCCOLATINI! UN SACCO DI CIOCCOLATINI! LA AMO! »
Sirius tossicchiò, apprestandosi a slegare il fiocco del pacco che aveva in mano.
« Tutto bene, Felpato? » fece James, sogghignando compiaciuto.
« Benissimo » replicò lui impassibile, rivolgendogli una smorfia, e si rimise al lavoro con quel fiocco.
« Comunque, Lunastorta » riprese l'altro, riflettendo, « credevo amassi sua sorella ».
Remus avvampò e il sorriso sparì dal suo volto. « Io... che cosa? » balbettò, imbarazzato. « E'... che cosa... stupido cervo... lei... io... »
« Tranquillo, Remus » lo rassicurò l'amico, battendo piano sulla sua spalla. « Tranquillo ».
« Oh, a proposito » intervenne Sirius con un ghigno che prometteva guai, « se ti sono piaciuti tanto i cioccolatini di Scarlett, scarta i miei ».
Il ragazzo gli lanciò un'occhiata prolungata e perforante, come se volesse penetrare la sua mente. Dopo un esame approfondito, che Sirius aveva passato senza batter ciglio, Remus si apprestò a scartare il suo regalo che si rivelò essere...
« Cioccolatini alcolici? » domandò esterrefatto. « Ma che cosa diavolo dovrebbe significare? »
Sirius rise e si scostò i capelli che gli ricadevano sugli occhi con uno scatto della testa. « Esattamente questo, santarellino » lo canzonò, annuendo. « Sono ripieni di tutta roba buona, amico, fidati e assaggiali » gli consigliò, prendendone uno lui stesso.
« Mmm » mormorò, estasiato. « Santo Ogden... il mio preferito ».
Rise dell'espressione corrucciata di Remus, e James con lui, rubandogli come l'amico un cioccolatino ripieno di Idromele.
Dopodiché, tornò a ricercare altri regali indirizzati a lui e ne trovò uno dalla carta rosso fiamma. Quando lesse il nome sul bigliettino, un sorriso incredulo gli si dipinse sul volto: Lily. 
Lily gli aveva comprato un dono, Lily aveva pensato a lui, in qualche modo. Era la prima volta che riceveva un suo regalo per Natale, visto che per tutti gli anni precedenti lui si era sempre premurato di farle un pensiero, attendendo invano che lei facesse lo stesso. 
Ma quell'anno era diverso, tutto stava cambiando, e il regalo di Lily ne era la prova.
Lo scartò con mani tremanti e rimase sbalordito da quel che conteneva: una macchina fotografica molto accessoriata, simile a quella di Alice.
Si affrettò ad estrarre il biglietto dalla piccola busta che lo conteneva e lesse ciò che la grafia ordinata di Lily aveva messo su carta.
 
Buon Natale, James!
Spero che il regalo ti piaccia. Non sarà proprio l'ultimo modello, ma almeno sarai libero di portarla ad Hogwarts senza problemi.
Non consumare tutto il rullino con gli autoscatti, però, lo so che sei sempre il solito megalomane narcisista.
Fai buone vacanze, Potter, e mandami almeno un gufo, altrimenti penserò che sei passato a miglior vita.
Un bacio (non montarti la testa).
 
Con affetto,
tua Lily.
 
James rilesse quelle quattro righe più di dieci volte, lo sguardo vacuo e qualche ciuffo disparato di capelli corvini sugli occhi. Non riusciva a credere a quel che leggeva. Non riusciva a credere a quel minuscolo 'tua Lily' che brillava sulla pergamena giallastra e attirava il suo sguardo con una potenza straordinaria. Erano le due parole più belle che avesse mai letto e pensò che avrebbe tenuto quel cartoncino sotto il guanciale per il resto della vita.
In quel momento, riuscì a percepire appieno l'aria di Natale, la fragranza della magia intorno a lui. Si sentì felice come un bambino.
« Amico, che ti succede? » domandò Sirius, scrutandolo. « Sembri illuminato da una luce divina. Fammi indovinare... Evans? »
Lui rise e annuì. « Evans » confermò, spostando con cura il pacco da un lato e conservando il biglietto in tasca.
« Che regalo grosso che ti ha fatto » osservò ancora l'altro, studiandolo. « Ha speso un patrimonio per te? Ti sta amando di brutto, fratello ».
James sbuffò, divertito, e cominciò a scartare gli altri pacchetti. Frank gli aveva regalato un set di scherzi di Zonko davvero magnifico, Peter una confezione mega di Api Frizzole, Alan un modellino della sua Comet, mentre Miley un libro intitolato...
« Cosa Fare Quando la Ragazza che ti Piace E' più Interessata al tuo Manico di Scopa che a Te? »
Sirius e Remus scoppiarono a ridere, rotolandosi sul pavimento, e James li fissò, ancora sotto shock per ciò che aveva appena letto.
« Ma io... io sono il più figo della scuola! » si lamentò, mentre le sue certezze si sgretolavano di fronte ai suoi occhi.
Gli amici non gli diedero retta, troppo impegnati a sconquassarsi dalle risate per pensare ad ascoltarlo. Il volume dei loro schiamazzi aumentò quando James, suo malgrado, cominciò a sfogliare il libro e a leggere, l'aria distrutta di chi ha perso tutto ciò che possedeva.
« Però, Remus, sveglia la tua ragazza! » commentò Sirius non appena si fu ripreso, tenendosi una mano sullo stomaco e raddrizzandosi.
Invece di arrossire, quella volta il ragazzo impallidì. « Non è la mia ragazza » ripetè con uno stanco sospiro.
L'amico fece un gesto con la mano a mezz'aria, come se fosse un dettaglio di poco conto. 
« Lo sarà... » borbottò James, ancora totalmente immerso nella lettura del primo capitolo.
« Invece di fare tanto gli spiritosi, aprite i miei regali » fece Remus, con un'aria compiaciuta che ai due non piacque affatto.
Si scambiarono uno sguardo interrogativo e ricercarono i pacchi a loro indirizzati da parte di Remus. Erano impacchettati allo stesso modo.
Quando li scartarono, videro che contenevano due piccole boccette di profumo. 
Sulle targhette vi era scritto: Le Parfum d'Amour - un solo spruzzo e la donna dei vostri sogni cadrà ai vostri piedi. Effetto garantito.
James e Sirius si guardarono, allibiti, senza riuscire a pronunciare neanche una parola. Remus li osservava con aria soddisfatta.
« Puoi... puoi spiegarci? » chiese Sirius con le sopracciglia inarcate. « Che cosa dovrebbe essere? »
« Beh » fece lui, sempre sogghignando, « vi ho visti un po' in difficoltà nel campo amoroso, ultimamente. Allora ho pensato che questo fosse il regalo perfetto. E' una sorta di variante del filtro d'amore, lo stanno brevettando. Eh, già... le parfum d'amour » sospirò. « Fatemi sapere se funziona ».
I due si scambiarono un secondo sguardo sbigottito. Lo sgomento si faceva prepotentemente largo sui loro volti.
« E' impazzito » suppose con evidente perplessità James. « Sì, dev'essere per forza così... povero, vecchio, saggio Lunastorta... »
« Amico » fece invece l'altro, rivolto a un Remus sempre più compiaciuto, « forse hai dimenticato chi siamo noi. Insomma, hai presente Potter e Black? Siamo i playboy più famosi nella storia di Hogwarts! Scriveranno volumi interi su di noi! »
Lui scoppiò a ridere, senza riuscire a trattenersi, e li guardò con infinita compassione. « Siete scaduti peggio dello yogurt, amico » commentò amaramente. « Comunque, dai, era uno scherzo. Vi ho comprato dei veri regali e... oh, non provate quella robaccia, non funziona e non voglio avervi sulla coscienza ».
Loro lo fissarono per un momento, poi risero di cuore, mentre lui Appellava i due regali che sfrecciarono dalla camera di James e rimasero di fronte a lui a mezz'aria, finché lui non li ebbe afferrati e consegnati agli amici.
Sirius divenne l'immagine della felicità non appena scartò un libro che trattava di moto, altra sua grande passione, dalle più antiche agli ultimissimi modelli appena immessi sul mercato. James, invece, esultò con veemenza non appena ebbe scartato un nuovo set di Gobbiglie, suo desiderio da quando, l'estate precedente, Sirius gliele aveva buttate tutte fuori dalla finestra in seguito a una furiosa lite culminata in risse e vendette varie.
« Lunastorta è un mago dei regali » commentò Sirius con allegria. « Non ha fallito neanche quest'anno! »
Mise da parte il dono dell'amico e afferrò il regalo successivo con gioia, notando immediatamente la disordinata calligrafia di Scarlett sul biglietto. Fissò il suo nome per alcuni istanti, sorpreso, e per un attimo lo fulminò l'idea stupida che avesse sbagliato indirizzo, o che magari il gufo addetto alla consegna avesse ingerito alcool al posto di semplicissima acqua pura. Anche se lui le aveva spedito un regalo, non si era minimamente aspettato che lei ricambiasse, ma d'un tratto anche quel pensiero gli apparve incredibilmente sciocco. D'altro canto, malgrado non esistesse un termine adatto a definire il loro rapporto in quel momento, durante quei primi mesi di scuola si erano avvicinati molto, in maniera strana, curiosa, eppure bella, e forse poteva davvero cominciare ad aspettarsi qualcosa da quella ragazza che lo aveva così a lungo ignorato.
Sorridendo curioso, scartò il pacchetto e, non appena vi guardò dentro, rise. Non riusciva a crederci, eppure era molto in stile Scarlett. Non avrebbe davvero potuto desiderare regalo migliore.
« Mutande? » domandò James allibito, scoppiando a ridere un attimo dopo. « E quei disegni sono... bottiglie? »
« Sì! » esclamò Sirius, evidentemente realizzato. « Whisky, Ogden, Acquaviola, Burrobirra, Idromele, vino elfico... c'è tutto! »
Rise di nuovo. Era il dono perfetto, non c'era ombra di dubbio. Erano mutande, da sempre una delle sue più grandi passioni, decorate con disegni di bottiglie, altro suo intramontabile amore, e a comprarle era stata Scarlett Banks. Un connubio incredibilmente azzeccato.
Senza smettere di sorridere, aprì il bigliettino che aveva lasciato scivolare sul pavimento e lesse il suo messaggio.
 
Buon Natale, maniaco del Natale!
Spero che il mio regalo ti piaccia, mi è costato molto comprartelo, e di certo non parlo di denaro, ma di dignità. 
Per il caro Black, però, il playboy più sfigato di tutta Hogwarts (vedi Melanie Cartwright) è davvero il minimo. Con queste addosso farai faville, vedrai, e magari finalmente ti troverai una ragazza fissa che ami te e le tue mutande e non sarai più costretto a lasciare la gente in francese. 
Ripeto: sei stato orribile.
Beh, passa buone vacanze, non ubriacarti e non fare stronzate. Oh, già... dimenticavo che Babbo Natale non esiste.
Un bacio (casto, puro e del tutto immaginario),
 
S.B.
 
Dopo averlo riletto ben cinque volte, Sirius pensò che non avrebbe potuto aspettarsi nulla di più romantico e poetico dalla ragazza insopportabile, arrogante e altezzosa che gli aveva donato un paio di mutande da alcolizzato. E pensò anche che quello era il più bel messaggio che avrebbe mai potuto ricevere e l'unico che Scarlett avrebbe mai potuto scrivere, con il suo solito tono canzonatorio, con la sua immancabile ironia sottile... firmato Scarlett Banks, in ogni singolo particolare. Lo conservò nella tasca dei pantaloni, sorridendo quasi senza rendersene conto.
« Non posso crederci ».
Si voltò e vide che Remus, accanto a lui, aveva un'aria sbalordita e fissava incredulo un libro dalla copertina rigida piuttosto grosso.
« Che succede? » chiesero lui e James in coro, scrutandolo per capire cosa non andasse, ma lui scosse il capo.
« Non posso crederci... » ripetè, poggiando lentamente il libro a terra con un lieve sorriso stordito. « E'... è il regalo di Miley » spiegò.
Gli amici si scambiarono uno sguardo perplesso, più confusi che mai. Un tale shock per un semplice regalo era esagerato, anche per Remus John Lupin.
« Che cosa c'è di tanto assurdo? » domandò James, cercando di riportare un briciolo di ragionevolezza alla conversazione.
Ma Remus scosse di nuovo la testa e il sorriso si ampliò quando guardò prima lui, poi l'altro ragazzo, entrambi preoccupati per la sua salute mentale.
« E' lo stesso romanzo che le ho regalato io » disse, ridendo. « Non è...? Insomma, è strano, non credete? »
I due si guardarono sornioni e risero. Ora era tutto chiaro.
« Ti sembra strano? » rispose Sirius con la massima naturalezza, sorprendendolo. « Si chiama feeling, amico. Semplicemente feeling ».
Lui fece una smorfia scettica e si dedicò invece al biglietto che lei aveva allegato al regalo. La sua grafia era minuscola e incomprensibile e di parola in parola cambiava spesso la forma delle lettere. Sorrise e cominciò a leggere.
 
Caro John,
buon Natale! Spero che ti abbiano riempito di cioccolatosi regali quest'anno e so che mi odierai per averti regalato un inutile libro.
Però, insomma, invece di ingoiare il mio regalo potrai tenerlo... se non lo ritieni una schifezza, certo. Mi sto impappinando.
Beh, ad ogni modo, questo romanzo mi ha fatto subito pensare a te e sapendo che, oltre ad essere un cioccolatomane, sei anche un erudito e colto bibliotecomane, ho pensato che ti sarebbe piaciuto. 
Mi ricorda quello di cui abbiamo parlato quella notte in Infermeria. Avevo promesso che ti avrei insegnato a credere nella bellezza di ogni anima, nella luce di ogni spirito, e spero davvero che questo libro ti convinca almeno un po'.
Fai buone vacanze e non ingozzarti troppo. Ti abbraccio forte.
 
Tua Miley.
 
Remus riguardò la sua firma per un po', sorridendo al pensiero di quel che Miley avrebbe fatto non appena avesse aperto il suo regalo. Quando fece per posarlo, però, notò che dentro l'incarto ve ne era un altro, più piccolo, e si affrettò ad estrarlo, improvvisamente curioso.
Il titolo recitava: Primi Passi per un Pozionista: Come Riuscire a Non Fare Esplodere il tuo Calderone. Una piccola dicitura sul retro della copertina, invece, recava scritto: per apprendisti stregoni dai nove agli undici anni.
Scoppiò a ridere, incredulo e totalmente spiazzato. Miley riusciva a racchiudere dentro di sé tutta la bontà e tutta la crudeltà del mondo in un mix stupefacente che riusciva sempre a strappargli un sorriso. 
Inoltre, non contenta, sulla prima pagina aveva scribacchiato: leggilo da cima a fondo, John, ne hai bisogno. Ti interrogherò al ritorno delle vacanze e scoprirò se non hai studiato. Con affetto, tua prof.
« Amico, basta » fece Sirius, battendogli una potente pacca sulla schiena. « E' da una roba tipo due ore che sorridi come un idiota. Mi stai spaventando ».
Lui lo colpì con il pesante libro sul braccio, alzando gli occhi al cielo, e lui gli rivolse uno sguardo bellicoso e intimidatorio.
« Faremo a botte questo Natale, Lunastorta » gli intimò con sicurezza. « Avrai quel che ti meriti. Faremo a pugni, amico, a pugni come si deve ».
« Felpato, sto scartando il tuo regalo! » fece James zelante sventolando un gran pacco, mentre Remus tornava con aria rassegnata ai suoi regali. « Spero per te che sia buono altrimenti ti appenderò per il mio regalo alla Torre di Astronomia ».
« Che cosa? » fece Sirius, confuso. « Per cos'è che mi appenderai? Senti, Ramoso, nessuno può oltraggiarmi, lo sai beni-... »
« Apri il mio regalo » tagliò corto l'altro, agitando la mano a mezz'aria per poi dedicarsi al voluminoso pacco che teneva sulle gambe.
E dopo averlo scartato, non potè non pensare che Sirius era veramente la persona più figa che avesse mai conosciuto. Senza dubbio.
« Se non fossi così innamorato di Evans e così maschio, virile e assolutamente etero, ti sposerei, Felpato! » ruggì, abbracciando un'enorme custodia di pelle nera che riportava una scritta, ovvero: Kit di Manutenzione per Manici di Scopa. 
« MAMMA! Mamma, mamma, mamma, mamma! Vieni immediatamente, subito! » urlò.
Un attimo dopo, Dorea si precipitò nella stanza con aria preoccupata, accorrendo verso il figlio, i capelli raccolti nel suo solito alto chignon e un carinissimo grembiulino da cucina rosa confetto che le aveva regalato l'amica Charlotte proprio quel Natale .
« Che succede, James? » domandò frettolosamente, chinandosi per guardarlo bene come se potesse recare ferite o portasse i segni di un qualche malanno.
Lui, però, fece un gran sorriso rassicurante e le mostrò la grande custodia. « Guarda cosa mi ha regalato Sirius! » esclamò con immensa gioia.
La madre gli rivolse un'occhiata furente. Tipico di James, farla correre per motivi totalmente futili, ma questo non le impediva di infuriarsi comunque.
« Stavo cucinando » lo rimproverò, aspra. « Mi hai fatta preoccupare, non farlo mai più! »
« Ma mamma » fece lui, deluso dalla mancanza di entusiasmo e sorpreso dal rimprovero inaspettato, « hai guardato bene? Non capisci? »
Lei, spazientita, rivolse lo sguardo alla custodia e parve illuminarsi di colpo, tanto che si chinò nuovamente e la prese tra le mani, contemplandola.
« Tesoro, ma è magnifico! » esclamò, emozionata, e James annuì compiaciuto. « Ti servirà moltissimo... hai ringraziato Sirius? »
Il ragazzo sbuffò. « Mamma » disse paziente, « io e Sirius non ci scambiamo le mutande solo perché lui è troppo geloso delle sue... non ci ringraziamo, noi! » spiegò, mentre l'amico annuiva ad ogni parola con visibile approvazione.
Dorea parve leggermente perplessa, ma accettò la cosa. « Oh, d'accordo » commentò infine. « Se per voi... insomma, se fa parte... va bene » concluse.
E si diresse nuovamente verso la cucina, sistemandosi meglio sulla vita il grembiule.
« Ma dai, Ramoso! » sbottò Sirius all'improvviso, e lui si voltò, sogghignando non appena vide che aveva scartato il suo regalo.
Mutande. Di nuovo. Quella volta arricchite da disegni di Ippogrifi di varie razze allineati lungo il bordo inferiore. Sicuramente di gran classe.
« Ma ti sei messo d'accordo con Scarlett, per caso? » gli chiese, senza sapere se ridere o meno.
James sorrise disinvolto. « Qualcuno una volta ha detto che si chiama feeling » rispose, sottolineando con forza l'ultima parola.
Sirius scoppiò a ridere e si infilò le mutande sulla testa con gran disgusto di Remus. « In effetti » borbottò, tirando a sé un altro pacco, « queste mi mancavano. Godric, credevo di averle proprio tutte, e invece... è la nuova collezione? » s'informò, incuriosito.
« Guarda, non lo so » rispose James distrattamente. « Non seguo la... com'è che avevi detto tu? Ah, già, la... moda mutandosa o quello che era ».
« Parlavo di originalità » lo corresse l'altro, preciso. « Originalità mutandosa. Non è da tutti, sai? »
« Per fortuna... » mormorò Remus tra sé e sé, scuotendo il capo, proprio mentre Charlus faceva il suo ingresso in salotto.
Si sfregò le mani e rivolse un gran sorriso a tutti. « Gran bel bottino questo Natale, ragazzoni! » osservò in tono contento. « Belle quelle mutande, Sirius! » si complimentò poi, pescando una Cioccorana dal mucchio di Remus, che lo guardò storto senza che lui lo notasse. 
« Io ne avevo alcune simili, sai? » proseguì, immerso fra i ricordi. « Con gli unicorni, con le mandragole, con i-... »
« IL PRANZO E' PRONTO! » urlò Dorea dalla cucina, interrompendo il suo monologo.
A quelle parole, James e Sirius fecero cadere le cartacce e i pacchetti che avevano in mano, festeggiando con un sonoro: « Sì! » per poi fiondarsi precipitosamente in cucina, dove li seguirono un altrettanto festante Charlus e un esasperato Remus. Il pranzo di Natale di Dorea era un'istituzione in casa Potter.
« Amo mia moglie » esordì Charlus, accomodandosi a capotavola e massaggiandosi lo stomaco come a volerlo preparare al lauto banchetto che lo aspettava. « Se mi chiedessero di elencare i motivi per i quali l'ho sposata, la cucina sarebbe sicuramente fra i primi tre. Gli altri due, però, miei cari ragazzoni, non posso proprio rivelarveli. Mi dispiace ». Sollevò le spalle con aria dispiaciuta, mentre i figli esplodevano in fragorose risate.
Dorea avvampò e lo colpì forte con lo strofinaccio, inacidita. « Niente dolce di Natale per te » lo rimproverò, tornando ad impiattare il pasticcio di rognone. « Che insolenza inaudita... sempre con queste sciocchezze a tutte le ore del giorno... e stiamo anche ospitando quel povero ragazzo... »
« Remus vive con noi, mamma » gli ricordò James. « Nulla lo sconvolge, dopo tutti questi anni di assolutamente forzata e dura convivenza ».
« Confermo » fece tristemente il ragazzo, annuendo con amarezza con lo sguardo fisso a terra.
La donna gli rivolse un sorriso affettuoso e lo servì per primo, con gran disappunto degli altri due ragazzi che protestarono con veemenza.
« Tappatevi quelle boccacce, voi due » li riprese lei, consegnando loro i piatti. « Non meritate affatto questo delizioso pasticcio di rognone ».
Per tutta risposta, loro risero, fecero scontrare con un tintinnio le forchette a mo' di brindisi e si tuffarono sui piatti fumanti.
« Ma io devo ancora raccontarvi delle mie mutande! » saltò su Charlus, colpito da un'improvvisa illuminazione.
« Fafà, feffafore! » fece James, allargando le braccia in un gesto eloquente.
Dorea lo fulminò con lo sguardo e lui tacque, ingoiando la forchettata di pasticcio. « Risparmiaci! » aggiunse un attimo dopo.
Ma nulla riuscì a dissuadere il padre dal suo intento, e il resoconto dettagliato di tutti gli indumenti intimi indossati da giovane fu solo uno dei tanti argomenti strampalati affrontati a tavola in quel giorno di festa a casa Potter.
 
 
*  *  *
 
 
« MILEY, SE NON TI SVEGLI SUBITO, PRENDO LA MIA FRECCIA D'ARGENTO E TE LA FICCO SU PER IL... »
« Scarlett, tesoro, questo linguaggio non ti si addice per niente. Smettila di urlare in quel modo e lascia in pace tua sorella ».
La ragazza sbuffò esasperata e rivolse un'occhiataccia alla madre. 
Era da circa venti minuti che tentava inutilmente di far alzare sua sorella da quel maledetto letto a cui era così visceralmente attaccata, ma le sue urla e le sue continue minacce non avevano sortito il benché minimo effetto, tanto che Miley, in quel momento, era ancora raggomitolata a riccio sotto il vasto piumone e la moltitudine di coperte, completamente ignara di quel che le succedeva intorno.
Ma Scarlett ne aveva fin sopra i capelli di lei e del suo morboso bisogno di dormire per dodici ore di fila e voleva scartare i suoi regali, cosa che, per tradizione non scritta, doveva fare insieme alla sorella. Decise quindi di barricarsi in camera sua come una furia, senza bussare, ovviamente, e con la seria intenzione di buttarla giù dal materasso con la forza e condurla giù in salotto anche a costo di utilizzare le cosiddette maniere forti.
« MILEY! » ruggì non appena fu dentro, scrollando il gran rigonfiamento sotto il piumone che segnalava la presenza della sorella sotterrata.
Lei mugugnò qualcosa di indistinto e fece emergere la testa dalla massa di coperte, scostandosi i capelli dal viso.
« Che cosa diavolo vuoi? » domandò, scocciata, serrando gli occhi per proteggersi dall'impatto con la luce del sole.
« Che cosa... che cosa voglio, dici? » fece quella sbalordita. « Ti chiedo di svegliarti da trentasei ore! Maledizione, è quasi ora di pranzo! »
Lei sorrise con aria malevola. « Davvero mi chiami da così tanto tempo? » le chiese, ridendo. « Sei un'idiota, ho gettato un incantesimo sulla porta. Lo sapevo che avresti combinato tutto questo casino, fai così ogni anno... dovresti dormire di più, sorella, davvero ».
Scarlett prese un profondo respiro per calmarsi. Da qualche parte in quella stanza, Miley teneva una scorta di Caccabombe segreta. Se non si fosse alzata, avrebbe scovato quelle armi e le avrebbe usate contro di lei senza la minima traccia di pietà. I regali avevano atteso fin troppo.
« Sei tu l'idiota » rispose, crollando con tutto il suo peso sul corpo della sorella che gemette di dolore. « Alzati subito, ci sono i regali ».
Con una forza sovrumana, però, la ragazza la spinse facendola precipitare sul pavimento con un tonfo. « I regali non si Smaterializzano » replicò.
E proprio quando Scarlett, al limite della sopportazione, stava per maturare l'idea di attaccarla con l'arma segreta, suo padre entrò nella camera.
« Buon Natale, Miley! » fece ad alta voce, sorridendo. « Dimostratevi un po' meno il vostro affetto, d'accordo? Di questo passo farete esplodere la casa ».
Scarlett si lasciò andare a un sorriso, ma assunse un'espressione esterrefatta quando Miley sbucò fuori dal letto e corse ad abbracciare l'uomo.
« Buon Natale anche a te, papà! » esclamò, vispa e sveglissima, scoccandogli un sonoro bacio sulla guancia.
« Ma...? » Scarlett era sconvolta. « E' così, allora? Arriva papà e sei su in un baleno? Sei una maledetta bastarda, ecco cosa sei ».
« Non dare della bastarda a tua sorella, tesoro » fece Richard, battendo sulla spalla di entrambe. « Su, andate a scartare i regali ».
Le due si scambiarono uno sguardo di sfida e si spintonarono lungo le scale finché non furono in salotto. Sotto l'imponente albero di Natale adornato di decorazioni in blu e argento vi erano un mucchio di pacchi infiocchettati.
« Che figata, sono un sacco! » disse Miley tutta contenta, lasciandosi cadere sul pavimento insieme alla sorella.
Afferrò due pacchetti vicini e li scartò sorridendo allegra. Erano i regali di Lily e sua sorella, che parevano essersi messe d'accordo su cosa comprarle. Il primo, infatti, conteneva il nuovo disco del suo gruppo preferito, le Sorelle Stravagarie, con dodici brani inediti, mentre il secondo una maglietta con il loro logo, ampia e lunga ben oltre la vita, proprio come amava indossarle lei.
« Ma che roba fantastica! » esultò, abbracciando forte Scarlett. « Grazie, grazie, grazie! »
« E' solo una stupida t-shirt » fece quella, sorridendo. « Datti una calmata. Oh, e quel disco devi prestarmelo, voglio ascoltarlo anch'io! »
« Certo, certo » tagliò corto lei, liberandola dalla stretta, e si dedicò agli altri regali mentre la sorella tirava a sé il primo.
Era molto piccolo, avvolto da una lucida carta nera e privo di un fiocco o di qualsiasi altro ornamento. 
Sul retro del bigliettino allegato vi era il nome di Sirius, scritto con la sua grafia ordinata, elegante e sottile. Scartò prima il regalo e rimase colpita da quel che conteneva. Non se l'era aspettato.
Il ciondolo che solitamente portava al collo, su cui spiccavano le iniziali di entrambi, era adagiato sul fondo di una piccola scatolina. Lo prese in mano. La catena e il cerchio d'acciaio non erano gelidi come avrebbero dovuto essere, ma ancora impregnati del calore della sua pelle.
Tenendo la collana stretta in mano, aprì il biglietto e lesse il suo messaggio, ancora un po' stordita.
 
Buon Natale, bella Banks!
Come procede la vita? Scommetto che ti manco da morire, ma sta' tranquilla, questo segreto rimarrà tra noi. Anch'io sento la tua mancanza, dolcezza, tanto che spesso mi autoinsulto nel tentativo di imitarti per cercare di colmare il vuoto nel mio cuore provocato dalla tua lontananza. Adoro l'espressione scettica del tuo viso in questo momento, anche se è ancor più bello il sorriso che hai appena fatto. 
Ma non sentirti troppo emozionata, bella Banks, ho da scrivere ancora qualcosina e non vorrei che le tue lacrime facessero sbavare l'inchiostro.
Ho pensato di regalarti il mio ciondolo perché ero certo che qualsiasi cosa avessi potuto comprarti non ti sarebbe piaciuta, anzi avrei sicuramente combinato un gran casino e tu mi avresti odiato ancor di più di quanto già non fai, mentre questa collana... beh, so per certo che invece ti piace molto. Non l'ho mai tolta da quando l'ho presa alla mia prima visita in Diagon Alley e per me rappresenta tutta la magia e la bellezza del nostro mondo, ma mi ricorda molto anche la sera in cui siamo stati insieme, qualche giorno fa. E' stato bello aprirmi un po' e prendermi cura di te. Davvero.
Divertiti e fai la brava.
 
Sirius.
 
Scarlett sorrise, senza parole. 
Trovava strano che avesse accennato ai momenti trascorsi insieme, forse non era da lui, ma in effetti qualcosa in Sirius era cambiato e non poteva far altro che stupirsi per quel che di nuovo le stava dimostrando. Rilesse le sue parole, ridendo sottovoce per le previsioni del tutto azzeccate che aveva fatto sulle sue reazioni, e si soffermò sulle ultime con particolare attenzione: è stato bello aprirmi un po' e prendermi cura di te...
Aveva avuto il coraggio di scriverlo, mentre lei si era limitata a far finta di nulla e a scrivere un biglietto forse privo di significato, senza osare accennare a quel che era accaduto e a ciò che lui aveva fatto per lei. Si chiese, intimorita, se non avesse fatto uno sbaglio ad inviargli quel dono e quel messaggio, e non aveva la minima idea di quanto a lui, invece, fosse piaciuto tutto ciò.
« Chi ti ha regalato quella collana? » s'incuriosì Miley, osservandola con interesse. « Perché hai quell'espressione? »
« Quale espressione? » domandò lei, riprendendosi. « E'... è il regalo di Sirius. E mi ha scritto... mi ha scritto questo... leggi » le disse, porgendole il biglietto.
La ragazza lesse rapidamente e, quando ebbe finito, rivolse un gran sorriso alla sorella, che la guardò interrogativa.
« E' innamorato cotto di te! » esclamò, sprizzando felicità da tutti i pori e improvvisando un balletto sul posto. « Si legge in ogni parola, in ogni riga! Ma hai letto cosa ti ha scritto? Forse non ti rendi conto dell'importanza di questo cimelio! Oh, santo cielo, vi amate! »
Battè le mani con entusiasmo e strinse il bigliettino al petto, mentre Scarlett la fissava con sguardo vacuo, come se pensasse di essersi persa un passaggio fondamentale della conversazione. Le prese di mano il piccolo rotolo di pergamena e se lo mise in tasca, scuotendo il capo.
« Tu hai qualche problema con il cervello, sorella » commentò saggiamente. « Piuttosto, dammi il tuo regalo ».
Lei glielo porse. Era piuttosto grande, cosa che fece insospettire Scarlett.
« Non ci sarà mica una fornitura a vita di Caccabombe? » fece, scuotendo il pacco per cercare di percepire qualcosa.
Miley sbuffò. « Dopo quello che hai detto, sappi che ho già pronto il regalo per il tuo compleanno » rispose secca, e lei rise.
Quando lo scartò, però, dovette ammettere che Miley si era davvero superata. Era ciò che desiderava da secoli: un Kit di Manutenzione per Manici di Scopa.
« Non è possibile! » esclamò, gioiosa. « O santissimo Merlino, non ci credo! Sei un mito, sorella, grazie! »
« Sono un mito da ben sedici anni, baby » commentò Miley, fingendosi altezzosa. « Mi stupisce che tu te ne sia accorta solo ora ».
Scarlett rise, e la sorella la imitò. « Ma smettila » disse lei, dandole un colpo sul braccio. « James morirà d'invidia quando lo vedrà! »
« Oh, credo proprio di no » fece Miley, intenta a slegare un fiocco, e lei la fissò con aria perplessa. « Anche lui l'ha ricevuto in regalo, sai? Da Sirius. Già. Me l'ha detto Remus » spiegò, poi tornò al suo pacco e riuscì ad estrarre un voluminoso libro. « Non riesco a crederci » disse, atona.
Scarlett diede un'occhiata al libro e sbarrò gli occhi. « Ma dai » disse, incredula. « E' il regalo di Remus? Non... non è lo stesso libro che gli hai comprato al Ghirigoro? Cavoli, è incredibile » rise poi, sinceramente sbalordita dall'accaduto. « Avete feeling, voi due ».
Miley sorrise, senza sapere cosa dire, e si affrettò a leggere il biglietto allegato al pacco.
 
Cara Miley,
buon Natale! Spero che tu ti stia divertendo a casa e che tra una pozione e l'altra riesca a trovare il tempo per un - spero - buon libro.
Non avevo idea di cosa regalarti, perché ero certo che di calderoni e bilance ne avessi abbastanza, ma poi mi sono ricordato di quel giorno, in biblioteca, quando mi hai parlato un po' del genere di romanzi che ami leggere e ho pensato di tentare la sorte e comprartene uno io stesso.
Mi hai parlato della luce che alberga in ogni anima, una volta, e questo libro è dalla tua. Però comincio a capire anch'io, sai? Comincio a credere a te, alle parole di questo libro e non posso che ringraziarti per tutto quello che mi hai insegnato.
Beh, ti auguro buone vacanze, allora. Un abbraccio.
 
Tuo John.
 
« Per un momento ho pensato che fosse quel rompipluffe del tuo amico John Tyler » fece Scarlett, sbirciando il bigliettino oltre la spalla di Miley.
Lei rise e lo ripiegò, accarezzando la superficie della pergamena con un dito. « Non capisco perché mai ce l'hai con lui » rispose, intascandolo. « Insomma, vi stavate frequentando e ha fatto un po' il geloso per delle voci che circolavano e a cui tutti davano credito. Dovresti sentirti lusingata ».
Lei sbuffò, agitando una mano a mezz'aria. « E' un rompipluffe, Miley » disse decisa. « Geloso... non stavamo neanche insieme... Ma wow! » esclamò un attimo dopo, sollevando quello che pareva un semplice abitino.
Guardandolo meglio, però, Miley capì che era un'assai femminile divisa da Quidditch. Era di un color rosso acceso, molto corto e con un gigante numero sette sulla schiena. Il top era stretto e abbastanza scollato sulla schiena, mentre la gonna era svolazzante, ma vi era una pesante calzamaglia in tinta abbinata del tutto coprente. Il tipico regalo che avrebbe reso felice Scarlett, ma che avrebbe fatto inorridire la sorella.
« Sposerò James! » annunciò Scarlett, fuori di sé dalla gioia. « E' meraviglioso! E' meraviglioso! Lo sposerò, alla faccia di quella perenne indecisa di Lily! »
Rise malefica, mentre suo padre entrava nella stanza. « Approvo, tesoro » le disse. « James è l'unico ragazzo al mondo a cui affiderei le mie preziose figlie. Chiunque altro tenti l'impresa, naturalmente, verrà neutralizzato all'istante. Ma posso chiederti il motivo di questa scelta? »
Scarlett continuò a ridere, senza un motivo preciso. « Guarda cosa mi ha regalato! » disse, lanciandogli la divisa.
Lui la portò di fronte agli occhi e parve sconvolto. Guardò la figlia, poi l'abitino e poi ancora la figlia.
« Tu... non... » balbettò. « Non... non hai seriamente intenzione di... di indossarlo, vero? »
Lei lo guardò, sbattendo le palpebre, confusa. « Certo che sì, papà » rispose con disinvoltura. « Perché mai non dovrei farlo? »
« Non dare ascolto a tuo padre, tesoro, brava » fece Charlotte, facendo anche lei il suo ingresso in salotto. « Richard, non fare il padre geloso, è un regalo fantastico. E nostra figlia è un incantevole dono della natura, deve valorizzare la sua bellezza. Cosa che Miley non fa » e lanciò un'occhiata severa alla figlia, che scrollò le spalle con indifferenza e tornò a sfogliare il libro che James le aveva regalato e che aveva appena scartato.
« Non è neanche così scollato » proseguì la donna, strappando dalle mani del marito la divisa, che aveva uno scollo a V sul petto e uno più profondo sulla schiena. Aveva ragione, non era per niente eccessivo, ma solo bello. Ovviamente, però, non agli occhi di Richard, che continuava a fissarlo orripilato.
I genitori si allontanarono, discutendo animatamente sull'abitino, e Scarlett lesse il bigliettino di James, ridendo.
 
Amore mio, meraviglia ineguagliabile, portatrice di gioia, gran figa,
buon Natale! Come stai? Ti manca il tuo bellissimo James, non è vero? Ah, beh, mi rivedrai presto e potrai rifarti gli occhi.
Come vanno le vacanze? Zia Charlotte mi ama ancora o il ritorno di Richard dalla terra dei canguri l'ha distratta dal suo vero amore?
Spero che il mio regalo ti piaccia. Quando l'ho visto mi si sono illuminati gli occhi e l'ho subito immaginato addosso a quell'incanto che sei tu, così l'ho comprato. Sirius impazzirà quando te lo vedrà indosso, ne sono sicuro. Mi sa proprio che lo inviterò ai prossimi allenamenti...
Beh, fai buone vacanze con la tua fantastica famiglia assurda e abbraccia i tuoi da parte mia.
Ti voglio tanto bene e ti mando mille bacini. A proposito, quando ci rivediamo ne pretendo una dose extra. A prestissimo.
 
Tuo per sempre,
James il Magnifico.
 
« Sempre il solito idiota... » commentò, ridendo. « Vado subito a provarlo! » e si dileguò, salendo la scala per entrare in camera sua.
Dopo alcuni minuti, durante i quali Miley si dedicò alla degustazione di mezza scatola di Calderotti, ridiscese per farsi ammirare dal resto della famiglia.
« Allora? » chiese, ruotando su se stessa per farsi guardare meglio. « Come mi sta? »
« Figa, mi piace » fece Miley, annuendo con forza.
La ragazza sorrise radiosa, mentre la madre si avvicinava per studiarla più attentamente.
« Bello, davvero bello, tesoro » fu il suo commento, mentre le sistemava la gonna. « Non farlo vedere a tuo padre, però » aggiunse poi, sottovoce. « Non vogliamo fargli passare un brutto Natale, non è così? » e si allontanò con un vago sorriso, controllando che il marito fosse ancora in cucina e dicendo ad alta voce: « Le patate sono pronte, Rich? »
Scarlett e Miley risero, e la prima si affrettò a ritornare in camera per cambiarsi ed evitare scenate di gelosia da parte del padre.
Tornò dopo poco, insieme alla sorella, e iniziò ad aiutare la madre con gli ultimi preparativi in cucina.
« Vediamo un po' cosa abbiamo qui » borbottò Miley, avvicinandosi ai fornelli. « Mmm... roast beef. Brava, mamma ».
Le diede un colpetto sulla spalla, poi si rivolse alla sorella con un sorriso radioso e le fece: « Ricordami un po' qual è la missione di oggi, Big Banks ».
La ragazza, per tutta risposta, le battè un cinque ed esclamò con forza: « Mangiare fino a scoppiare! »
E lo fecero. Lo fecero davvero.
 
 
*  *  *
 
 
La mattina di Natale, Lily fu svegliata dai genitori che bussavano alla porta della sua camera.
Inizialmente le fu difficile riuscire a capire cosa stesse succedendo, che giorno fosse o dove si trovasse. Quei rumori avevano interrotto un sogno confuso e insensato in cui James le chiedeva di sposarla e Voldemort impartiva la sua benedizione. Gli stupidi dettagli del sogno svanirono non appena tentò di ricordarli, ma decise di scacciare via i pensieri e lasciare il letto caldo. Si infilò le pantofole ai piedi e aprì la porta, sorridendo ai genitori.
« Buon Natale » borbottò, stropicciandosi gli occhi e soffocando uno sbadiglio. Si avvicinò al padre e gli scoccò un bacio sulla guancia, e lui rispose scompigliandole i capelli con un sorriso.
« Anche a te, Lils » fece sua madre amorevole, stringendola a sè, e lei le lanciò un'occhiataccia che la fece sorridere. « Oh, già » disse, battendosi il palmo della mano sulla fronte, « detesti essere chiamata Lils. Perdonami, tesoro » e le scoccò un bacio fra i capelli disordinati.
« Esatto » rispose, cominciando a incamminarsi verso il salotto. « Merlino, ho un nome di quattro lettere, non c'è bisogno di diminuitivi! »
I genitori risero, per poi dirigersi entrambi verso la cucina e lasciarla da sola in salotto. 
Alcuni dei pacchi ai piedi dell'albero di Natale erano già stati aperti, ma la maggior parte erano ancora chiusi e infiocchettati. Petunia doveva averli aperti mentre lei ancora dormiva, ma pensò che fosse stato meglio così.
Durante quei primi giorni di vacanza non si erano rivolte quasi mai la parola. Lei sbucava fuori dalla sua camera solo a pranzo e a cena, ma non fiatava mai, neanche con i genitori, e si affrettava a vuotare il piatto per allontanarsi e non dover guardare nessuno negli occhi. Quando Caroline aveva proposto di uscire e fare compere natalizie tra le vie babbane, lei aveva rifiutato senza neanche prendersi la briga di accampare una scusa e Lily aveva chiesto alla madre di disdire tutto, decidendo invece di trascorrere il pomeriggio in camera sua a leggere. 
Nei giorni seguenti, però, si era detta che non poteva sprecare i giorni di vacanza che aveva a disposizione per stare in famiglia chiusa in camera solo per colpa della mancanza di partecipazione di Petunia, e aveva cominciato a rimanere più tempo in compagnia dei genitori, di solito raggomitolata sul divano del salotto con una tazza di cioccolata calda stretta in mano, aiutando la madre con le pulizie della casa o rimanendo a parlare al parco vicino casa con suo padre di pozioni, incantesimi e tutto ciò che riguardava quel mondo che lo affascinava in maniera eccezionale.
Non avrebbe badato più di tanto a sua sorella e non avrebbe rovinato l'ennesimo Natale a tutta la famiglia. Allo stesso tempo, però, si era ripromessa di tentare con lei per l'ultima volta, magari cercando di venirle incontro come in realtà aveva sempre fatto, senza apparire prevenuta, con la speranza che lei facesse altrettanto. Dopotutto era Natale e avrebbe dato a se stessa e alla sorella un'ultima occasione per sistemare le cose.
Gettando un'ultima occhiata ai pacchi già scartati, si accoccolò sul pavimento gelido, stringendosi nel pigiama di lana pesante, e cominciò ad avvicinare qualche regalo. Il primo che scartò fu quello di Remus, che le aveva regalato un libro, com'era tradizione tra loro, mentre Scarlett le aveva donato un grazioso cappello di un colore molto simile ai suoi occhi che le era piaciuto moltissimo. Mary aveva optato per una confezione mega di scherzi magici assortiti con l'augurio che li utilizzasse dal primo all'ultimo contro sua sorella, mentre Alice le aveva regalato una trousse molto accessoriata che Lily di sicuro non avrebbe mai usato. Emmeline, invece, aveva impacchettato una scatolina che conteneva una penna d'oca affilata e ricca di decorazioni e pietruzze luminose, molto elegante e dall'aria costosa. Una piuma che certamente non andava utilizzata per uno squallido compito di Aritmanzia.
Mise da parte tutti questi pacchetti e ne afferrò un altro. Sulla targhetta vi era il nome di James. 
Non rimase stupita, poiché lui le aveva sempre inviato dei regali, anche se quello era stato il primo anno in cui lei aveva contraccambiato, e lo scartò curiosa. Nel momento in cui strappò la carta e aprì la scatola trattenne il fiato per poi scoppiare a ridere, incredula. Il primo pensiero che attraversò la sua mente fu che l'avrebbe picchiato alla babbana non appena lo avesse visto, ma subito dopo riflettè sul fatto che da lui non avrebbe potuto aspettarsi nulla di molto più sofisticato. Perché non è che un completino intimo in pizzo rosso fuoco fosse un regalo troppo di classe, ma magari era una questione di punti di vista.
Scocciata e divertita allo stesso tempo, lesse il breve biglietto che aveva allegato al pacco.
 
Cara Evans,
buon Natale! Spero che le tue vacanze vadano alla grande, anche se sono certo che senti molto la mia mancanza. Perchè io lo so, mia bella Lily, di mancarti molto, e sappi che questo vale anche per me.
Allora... vogliamo parlare del regalo? Bello, vero? 
Sono sicuro che avrai ricevuto tanti libri, oggetti carini, dolci e robe varie, ma credo che nessuno (per fortuna) ti abbia fatto un regalo del genere. Beh, diciamo solo che mi sono fatto guidare dal tuo fascino da bomba sexy che, è inutile dirlo, apprezzo non poco.
Mi piacerebbe tantissimo vedere la tua faccia in questo momento, forse tanto quanto vederti questo delizioso completino addosso, ma confido nel fatto che, prima o poi, accadrà anche questo.
Ti auguro buone feste e ti mando un grande bacio, profondamente grato alla distanza che ci separa visto che in questo modo non potrai affatturarmi.
 
With love,
your love.
 
Lily rise, scuotendo il capo mentre metteva da parte il bigliettino e il regalo, con la seria intenzione di nasconderlo per bene agli occhi del padre. Afferrò uno degli ultimi pacchi da scartare e, con sua enorme sorpresa, scoprì che anche quello apparteneva a James. Si chiese se si trattasse di un errore o, magari, se potesse essere una delle sue solite burle, come se il completino intimo non gli fosse già sembrato abbastanza. Lo scartò con estrema lentezza, cauta, pronta a tutto anche se non aveva un'idea che fosse una su ciò che l'incarto multicolor potesse contenere, e quello che trovò fu un libro dalla rilegatura in pelle, uno di quei romanzi di avventura che non si stancava mai di leggere. Era strano che James avesse indovinato così prodigiosamente il suo genere di lettura preferito, ma sospettò che ci fosse di mezzo lo zampino di Remus. O forse, James conosceva più cose su di lei di quanto immaginasse.
Vi era un altro bigliettino allegato e si affrettò a leggerlo.
 
Cara Evans,
se tutto va secondo i piani, questa dovrebbe essere la seconda volta in cui ti auguro un buon Natale. Ma visto che ti amo, questo mi pare anche il minimo.
E' un po' strano il regalo di quest'anno, lo so bene, ma è proprio quest'anno ad essere davvero strano. Tu che hai smesso di chiamarmi Potter, di urlarmi addosso insulti sempre più originali, di picchiarmi e affatturarmi, anche se con le dovute eccezioni. Siamo cambiati. Tu, io, tutti noi, anche se per fortuna sono riuscito a mantenere la mia bellezza impareggiabile e la mia travolgente simpatia completamente intatte.
Ecco perché questi regali un po' particolari. Il pacco stronzo, chiamiamolo così, per farti infuriare da morire e trasformarti nella solita pericolosa Evans, così stronzo che magari ti ha fatto infiammare le guance di rabbia e di vergogna, se assistevano alla scena anche i tuoi. Poi il regalo semplice, mirato, che mi ha fatto scervellare un po', ma che spero ti piaccia davvero. E ho ancora qualcos'altro per te, Lily.
Vai a pagina 304 prima di continuare a leggere.
 
Lily indugiò, scorrendo con lo sguardo le righe appena lette con un sorriso, poi riprese il libro fra le mani e fece come James le aveva detto.
Lì, dove la pagina 304 si univa alla successiva, era adagiato il bracciale che si era accorta di aver perduto alla festa di Lumacorno. La catenina sottile in oro, la lavorazione antica, proprio quello che James le aveva ritrovato già una volta. Se lo allacciò al polso e, con dita tremanti, riprese il biglietto e proseguì.
 
Avevo promesso che l'avrei ritrovato. E non potevo tradire la promessa.
Lo cercherò tutte le volte che lo perderai, tanto ho il presentimento che succederà di nuovo, visto quanto sei sbadata, Evans. Cos'è, hai la testa fra le nuvole? Chi c'è tra i tuoi pensieri? Devo diventare geloso?
Beh, divertiti in questi giorni e passa un buon Natale. Non vedo l'ora di rivederti.
Ti abbraccio, Lily.
 
Con affetto,
tuo James.
 
Rimase a fissare la sua firma per un po' con un sorriso incerto sulle labbra. Quel che James aveva fatto per lei era meraviglioso e non se l'era aspettato. Rileggendo le sue parole, pensò per un momento che anche a lei sarebbe tanto piaciuto rivederlo, perché era innegabile che quando James non era fra i piedi, la sua mancanza si avvertiva in maniera davvero evidente. La sua risata fragorosa, le sue dita che frugavano perennemente i capelli scompigliati, gli occhiali sempre un po' storti sul naso lungo e diritto e il nodo della cravatta rosso e oro allentato sulla camicia perennemente fuori posto...
« Lily, hai finito con quei regali? »
La voce roca di suo padre la fece sussultare e spezzò il filo dei suoi pensieri. Il libro le volò via dalle mani, ma non ci badò e si lanciò verso il pacco ancora aperto che conteneva il completino intimo; vi ammassò sopra della carta appallottolata e si voltò, scostandosi i capelli dagli occhi. 
Jack la guardava con aria sperduta.
« Tutto bene, tesoro? » domandò, scrutando la sua espressione disinvolta con aria sospettosa. « C'è... qualcosa che non va? »
« No! » trillò lei, scuotendo vigorosamente il capo. « No, ma certo che no, è tutto okay... ehm... cosa volevi? Dimmi pure ».
Sorrise serena, sistemandosi i capelli su una spalla e poi sull'altra. Se suo padre fosse riuscito a mettere gli occhi sul pacco stronzo di James, sarebbe stata la fine. Si azzardò a lanciare un'occhiata alle sue spalle e potè constatare con sollievo che fra le cartacce non si intravedeva nulla.
« Il pranzo è quasi pronto » rispose il padre, ancora non del tutto rassicurato. « Sbrigati con gli ultimi pacchi ».
Lei annuì frenentica e lo guardò andar via, senza distogliere gli occhi da lui finché non si fu chiuso la porta alle spalle. Dopodiché, sguainò la bacchetta dalla tasca del pigiama e fece sparire il delizioso regalo di James con l'intenzione di gettarlo fra le fiamme alla prima occasione. O forse no.
In quel momento, un rumore di passi la fece voltare nuovamente. Petunia aveva appena varcato la soglia del salotto, un pacco infiocchettato alla buona stretto in mano e una lunga treccia bionda che le ricadeva sulla schiena. Si avvicinò con aria impassibile, senza una parola, e porse il pacco a Lily, che la fissò.
« Buon Natale » disse, senza la minima traccia di un sorriso.
La sorella, invece, parve illuminarsi di gioia. « Buon Natale anche a te » rispose, allegra. « Grazie del regalo. Ti sono piaciute le scarpe? »
Cominciò a scartare il pacco, gettandole occhiate ogni due secondi in attesa che rispondesse. Le aveva regalato un paio di eleganti tacchi color pesca, la sua tonalità di rosa preferita, con la speranza che le piacessero e che trovasse qualcosa da abbinarvi.
« Sì » replicò lei dopo un attimo di esitazione. « Sono del mio colore preferito » osservò, cercando di apparire distaccata.
Lily annuì con entusiasmo. « Sì, lo so » rispose, sorridendo. « Le ho comprate per questo. Ti è sempre piaciuto questo colore, sin da piccola ».
Petunia le rivolse un'occhiata penetrante e la studiò a lungo, stupita. « E te ne sei ricordata? » le domandò, il capo inclinato.
Il sorriso della ragazza si allargò se possibile ancor di più. « Ma certo » rispose con semplicità, e le parve di intravedere un accenno di sorriso incurvare le sue labbra rigide e sottili, anche se scomparve così in fretta che pensò seriamente di averlo solo immaginato.
Dopo averla guardata qualche altro momento, Petunia se ne andò e Lily rimase a fissarla fin quando non fu sparita, per poi rivolgere nuovamente la sua attenzione al pacco, che si rivelò contenere una sciarpa di lana pesante di un colore che ricordava vagamente una Gelatina Tuttigusti+1 al gusto di vomito. Felice comunque che la sorella le avesse comprato qualcosa, puntò la bacchetta verso l'ammasso di pacchi e cartacce e li fece sparire, in modo che si depositassero nella sua stanza al piano di sopra. Dopodiché, si diresse in cucina.
La stanza era piuttosto afosa a causa dei fornelli ancora accesi, ma il calore che aleggiava era piacevole. Era piuttosto piccola, ma graziosa e meticolosamente ordinata, anche grazie all'aiuto di Petunia che adorava dare una mano alla madre con le pulizie quotidiane della casa quando tornava a Cokeworth.
Lily si accomodò sulla solita sedia dallo schienale rigido e alto, di fronte alla sorella che, per un qualche motivo, evitò accuratamente il suo sguardo, mentre Caroline serviva dei piatti di stufato bollente e si accomodava alla destra di Petunia.
Durante il pranzo si dimostrò stranamente propensa al dialogo, anche se preferiva fissare il suo piatto piuttosto che Lily quando la ragazza le rivolgeva una domanda. Le parve un buon segno, come se in qualche modo le stesse inviando dei segnali, e sperò con tutta se stessa di coglierli bene. Si sentì molto più leggera e sollevata, e questo la aiutò molto nel provare ad avere la prima conversazione civile con lei da quando era tornata a casa.
« Allora, come va al lavoro? » le domandò dopo un po', curiosa. « Rimarrai qui per molto? »
Petunia, infatti, lavorava come dattilografa in un ufficio a Londra e di solito tornava a Cokeworth solo per le vacanze e per qualche visita ai genitori, ma andava via molto presto.
« Mi hanno concesso due settimane di ferie, perciò resterò un po' più del solito » rispose, affondando il cucchiaio nella fetta di torta alla crema. « Anzi, a proposito di questo... verrà qui Vernon a cena, uno di questi giorni. Io andrò a casa sua dopo Capodanno ».
« Chi è Vernon? » domandò Lily a bruciapelo, prima che i genitori potessero anche solo aprire bocca per parlare. « Hai un ragazzo? »
Lei la fissò, le labbra sottili ritratte e tese. « Sono fidanzata, sì » replicò, abbassando lo sguardo.
« E da quando? » fece l'altra, sbalordita. Non l'aveva mai sentita parlare di nessun Vernon e di nessun ragazzo. « Perché non me l'hai detto? »
« L'ho conosciuto sul lavoro, siamo fidanzati da un po' » rispose lei, evitando accuratamente di rispondere alla seconda domanda.
La sorella parve profondamente offesa. Se Petunia non le raccontava neanche di avere un ragazzo, chissà di quante altre cose non era a conoscenza.
« Perché quella faccia? » chiese lei, scrutandola con il lungo collo piuttosto irrigidito. « Non credi che io possa avere un fidanzato? »
Lily aggrottò le sopracciglia in un'espressione confusa e stupita. « Cosa diavolo significa? » esclamò, senza capire il motivo di quella strana domanda. « Certo che puoi avere un ragazzo, perché non dovresti? Mi hai fraintesa... ero solo meravigliata, visto che non me l'hai mai accennato ».
Si rivolse ai suoi genitori e chiese loro: « Voi lo sapevate? » guardando prima l'uno poi l'altra con il suo sguardo penetrante.
Loro si scambiarono una rapida occhiata e annuirono. Fu la madre a prendere la parola, cauta, mentre Petunia la studiava con attenzione.
« Ce lo aveva raccontato, sì » confessò, a malincuore. « Ce lo ha presentato un paio di mesi fa, mentre eri a scuola. Però ci ha chiesto di non dirti nulla, perché... beh, voleva essere lei a raccontarti tutto e... sicuramente lo avrebbe fatto presto, tesoro. Non è vero, Tunia? » aggiunse incalzante, rivolta alla figlia.
La ragazza non diede segno di aver sentito e continuò a fissare il piatto ormai quasi del tutto vuoto. Lily la guardava spaesata.
« Se non ti ho parlato di Vernon, ho i miei buoni motivi » fece dopo qualche secondo, lo sguardo ora fisso su quello della sorella. 
E in quel momento, a Lily apparve tutto molto più chiaro. 
Petunia stava continuando a comportarsi come aveva cominciato a fare da bambina. Da quando Lily aveva scoperto di essere una strega, lei aveva tentato in ogni modo di tenerla lontana dalla sua vita, di non permetterle più di rovinarla come aveva sempre fatto, secondo il suo parere, da quel momento in poi. Il suo unico desiderio era stato quello di continuare a vivere una vita normale, senza strampalate scuole di magia o orribili piante parlanti, senza stupide bacchette magiche o libri svolazzanti... senza la sorella che aveva ormai deciso di abbandonare.
Per questo, forse, aveva trovato in Vernon Dursley il ragazzo ideale. Il fidanzato che aveva sempre sognato, con un lavoro normale, un auto normale, un aspetto normale e nulla che fosse anche solo un po' fuori dall'ordinario. Un ragazzo che Lily, ne era certa, non avrebbe mai saputo apprezzare.
« Sentiamo, allora » la provocò, squadrandola con risentimento. « Scommetto di conoscerli già tutti, questi stupidi motivi ».
Petunia non parve scomporsi più di tanto. « Tu non ci sei mai stata » replicò con freddezza. « Quand'è che avrei dovuto dirtelo? »
Lily esplose in una risata priva di gioia e i genitori la fissarono. Parevano preoccupati e avevano lasciato cadere le posate sui piatti per osservarle, tesi.
« Spero che tu stia scherzando » disse lei, incredula. « Io frequento una scuola, Petunia, oppure hai dimenticato anche questo? »
La ragazza sorrise amaramente. « Oh, ma certo » disse, annuendo lentamente. « La tua amata scuola di matti... beh, se eri rinchiusa lì tutto il tempo come potevo raccontarti di Vernon? Eri così impegnata, con i tuoi intrugli e i tuoi doveri da capoclasse o quello che è... »
« Non fare la stupida » la interruppe Lily, inviperita. Quel discorso non aveva né capo né coda ed era pronta a smontarlo in quattro e quattr'otto, in modo da farle capire le assurdità di cui stava parlando con tanto rancore. « Non mi hai mai spedito una lettera in tutti questi anni, né hai risposto a quelle che inizialmente ti ho inviato io. Non ti è più importato nulla di me, da quando sono stata ammessa ad Hogwarts, quindi non tirare fuori queste sciocchezze ».
Petunia strinse con forza le labbra, momentaneamente spiazzata. Ricordava ancora i gufi che erano planati in camera sua facendola strillare di terrore, le lettere che le aveva scritto piene zeppe di richieste mai esaudite, i fogli di pergamena colmi di affetto mai ricambiato... Dopo un po', naturalmente, Lily aveva smesso di tentare e nessun gufo aveva più fatto irruzione in camera sua, portando lettere da quella scuola di pazzi che aveva tanto desiderato frequentare. Il loro rapporto si era logorato fino a spezzarsi del tutto e a lei nulla era importato della preoccupazione e dell'amore fraterno che Lily non aveva mai smesso di nutrire nei suoi confronti, nulla era importato di tutte le domande che aveva rivolto ai genitori su di lei nelle sue lettere, per avere notizie sulla vita di quella sorella che aveva avuto timore di perdere davvero... a lei nulla era importato di Lily, dal giorno in cui lei aveva appreso di essere una strega.
« Ti vergogni di quello che sono, ecco qual è il vero problema » proseguì lei, notando il suo silenzio. « Tu ti vergogni di me, Petunia ».
« Io non voglio che la tua anormalità rovini il mio rapporto con Vernon! » ribattè l'altra con forza.
Lily tacque e deglutì. Doveva incassare il colpo un'altra volta. Doveva accettare l'idea che sua sorella la considerasse un'anormale e nulla di più.
« Allora lo ammetti » disse in tono glaciale. « Cos'è, tu e il tuo Vernon avete paura che il mostro cattivo rovini la vostra bolla di perfetta normalità? Bene, non m'importa. Non voglio conoscerlo, non voglio vederlo, puoi anche fare finta che io non esista, come fai sempre, d'altra parte. Non m'importa più ».
Spinse indietro la sedia e si alzò da tavola, ma udì chiaramente i passi di Petunia seguirla, e si voltò di nuovo.
« A te non è mai importato nulla » le disse, bloccandosi a un metro di distanza da lei. « Niente di niente, di tutta la mia vita! »
Ma Lily scosse il capo, facendo ondeggiare i lunghi capelli rosso scuro. « Sei stata tu ad allontanarti da me! » ribattè con fermezza. « Sei stata tu a far finta che io non fossi tua sorella fino a crederci davvero, sempre tu a rendere il nostro rapporto un inferno! » Sospirò, desiderando solamente salire in camera e chiudersi dentro per poter esplodere. « Io non ho mai voluto questo, Tunia. Lo sai anche meglio di me ».
Lei fece per parlare, ma Lily la interruppe nuovamente. « Non voglio più ascoltarti » disse, decisa. « Ma ascoltami bene tu, perché io non rinnegherò mai quello che sono e se non ti sta bene, io non posso più farci niente. Sono una strega, Petunia, e tutta questa gelosia non ha senso. Non ho scelto io cosa essere, è successo. Mi incolpi di un qualcosa che non ho deciso io, ma sappi che sono stanca di correrti dietro, perché tu non ragioni e non tieni abbastanza a me da superare quello che provi! Ho sempre pensato che fosse una cosa stupida, ma è da anni che andiamo avanti così e sento che non cambierai mai idea. Sono stanca di stare male per te, ma non c'è nulla che posso fare per rimediare a quello che è successo, e se volevi liberarti di me, beh, ce l'hai fatta, finalmente ».
Le voltò le spalle e corse lungo le scale, chiudendosi in camera e gettandosi sul letto.
Si sentiva svuotata, come se avesse rigettato tutto quel che aveva dentro e non fosse riuscita a trattenere nulla. Sapeva che se avesse ceduto alle lacrime quella sensazione non avrebbe fatto che rafforzarsi, ma non riuscì a resistere al bruciore che le pizzicava gli occhi e non potè far altro che asciugare le lacrime bollenti nel momento esatto in cui sgorgavano fuori dagli occhi.
Pianse e strinse forte il cuscino contro il petto, ricordando una per una le parole che Petunia aveva pronunciato... era come riavvolgere il nastro di uno di quei dischi babbani, ma era un gioco che faceva male. Non voleva ricordare, non voleva odiare la sorella per cui un tempo aveva nutrito immenso affetto... e infatti odiarla, come cercare di capirla, era impossibile, e Lily era stanca di provare, di sperare e di correre dietro a un desiderio che non si sarebbe mai realizzato. Quegli ultimi giorni di tensione e trepidazione si tramutarono in lacrime copiose e incontrollabili che bagnarono la stoffa del cuscino fra le sue braccia e fu con voce rotta che pregò la madre di non entrare quando bussò alla porta della stanza. Si odiò per il dolore che le stava procurando, ma tentare di parlare dell'accaduto in quel momento le pareva un'impresa troppo dura per poter essere affrontata e la voglia di abbracciarla fu vinta dal bisogno incredibilmente forte di stare da sola.
Si rannicchiò su se stessa, fragile come appare chiunque quando ha un volto umido di lacrime, fragile davvero, perché ne aveva sopportate tante.
Desiderava disperatamente andare via... e quella volta lo avrebbe fatto davvero.









Note della Malandrinautrice: Salve! Come state? *coro di 'male' molto fragoroso* Eh, già, anche a me è iniziata la scuola. Proprio oggi. E il mio prof di filosofia è matto da legare. Ma a parte questo, veniamo al capitolo.
Intanto, beh, mi dispiace per il ritardo, ma ho avuto dei problemi e mi è risultato molto difficile da realizzare. Ovviamente, non mi piace neanche, ma a voi il giudizio. E, a questo proposito, credo capirete da voi che a causa della scuola gli aggiornamenti rallenteranno. E sempre per la stessa ragione, purtroppo non potrò dilungarmi esageratamente - come faccio sempre e come mia sorella non smette di farmi notare - nelle risposte alle recensioni, anche se OVVIAMENTE risponderò a tutti con enorme piacere. Credo sia veramente il minimo che io possa fare per voi, perché vi adoro e mi date il massimo.
Ma passiamo al contenuto di questo capitolo.
Beh, povera Lily, vero? E' stato davvero terribile dover scrivere quella lite. Fra parentesi, le informazioni su Petunia le ho ricavate dai contenuti speciali di Pottermore riportati da Jo The Queen. (?)
Bene... in realtà non so cosa dire, immagino che lo abbiate capito. Come al solito, per qualsiasi dubbio ci sono.
Beh, vi posto qualche immagine, direi! Innanzitutto, la 'mia Petunia' è l'attrice Kelly MacDonald, ecco una sua foto: 
http://oi48.tinypic.com/xg9nb6.jpg.

Poi, magari le avrete già viste, ma vi posto le foto della nostra bellissima Nina Dobrev/Scarlett Banks al Wizarding World of Harry Potter, con la Mappa del Malandrino (e cosa avrebbe potuto scegliere se non la magistrale creazione del suo raga-... ok, del suo non ancora ragazzo...?) e sotto l'insegna di Hogsmeade: http://oi47.tinypic.com/2qxvy83.jpghttp://oi50.tinypic.com/ay6jxk.jpg. Proprio figa lei, sì.
E infine, questo è il magnifico, splendido, meraviglioso, magistrale, bellissimo... ok, questo è il sensazionale disegno di Miley Banks creato da una lettrice (anche lei magnifica, splendida...):
 http://oi46.tinypic.com/24dn75z.jpg. L'artista (perché di questo si tratta) è la iuwefhneridklm 
candycola.
Bene, passo ai ringraziamenti! Beh... oddio, siamo ritornati ai fasti del passato? Cavoli, non credevo che avremmo nuovamente raggiunto la trentina e invece... TRENTADUE recensioni! Io non so davvero cosa dire, ma sapete che sono commossa. Lo sapete perché le mie svenevoli risposte sono sempre più lunghe dei vostri fantastici commenti, ahahahahah!
Beh, ringrazio anche i 142 delle preferite, i 39 delle ricordate e i 187 delle seguite... mamma mia, QUANTI SIETE?
Mando un bacio enorme a tutti e auguro un buon anno scolastico agli studenti come me! Ciao!


Simona_Lupin
   
 
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