Prologo.
“Cara
Julie,
è
da tanto, troppo tempo che non ti scrivo e che non ti sento. Dieci
anni fa, l'ultima volta che ti vidi, promisi a me stesso che sarei
stato più presente, eppure adesso rimpiango di non aver
seguito la
mia promessa.
Ho
perso molti momenti della tua vita e mi odio per questo. Se solo
avessi messo da parte i miei interessi, forse adesso saremo insieme e
non dovrei scriverti questa lettera. Ho sempre cercato di fare il
meglio per te, ma alla fine ho bruciato ogni piccolo frammento di
amore che provavi per me. Non so come sia stato capace di fare una
cosa simile e se potessi tornare indietro, credimi, sarei stato un
padre più presente. Ho lavorato giorni, mesi, anni interi
per
garantirti un futuro più florido, ma ho perso di vista il
mio
obiettivo principale e ho finito per distruggere tutto. Non sai
quanto mi dispiace e vivo con la consapevolezza che tu non mi
scuserai mai per quello che ti ho fatto, o forse, per quello che non
ti ho fatto; infatti se fossi entrato anche per un solo momento nella
tua vita avrei potuto interagire con il mondo che ti circonda, invece
ho evitato di ascoltarti e, giorno dopo giorno, la distanza fra noi
si è ingrandita, fino a diventare irraggiungibile.
Ti
invidio, sai? Tu sei sempre stata forte, fin da bambina. Non ti
lasceresti mai sopraffare dal tua dolore, non avresti mai commesso i
miei errori. Sono un codardo. Vi ho abbandonati senza dirvi niente,
sono sparito per anni e vi ho lasciato un vuoto enorme. Ho sbagliato
tutto, non dovrei nemmeno esistere...
Mi
manchi ogni giorno di più ed è la ventesima volta
che provo a
scriverti qualcosa, ma ogni volta mi blocco perché le parole
mi si
fermano in gola. Ogni volta che ripenso al mio comportamento, al tuo
sguardo deluso e a tutta la tristezza che ti ho procurato, non ce la
faccio ad andare avanti e mi viene voglia di buttare tutto all'aria e
ti correre da te. Anche se so che non accoglieresti mai con
felicità.
Quando
mi sento solo provo a immaginarti e ti vedo come una ragazza solare,
splendida e altruista che non smette mai di sorridere. Il tuo
splendido sorriso, uguale a quello di tua madre e ogni secondo sempre
più luminoso. Adesso sarai una signorina, dieci anni fa
avevi appena
compiuto sette anni e forse ancora provavi una forma di sentimento
per me.
Sono
un padre orribile, ma ti prego di ascoltarmi adesso, perché
potrebbe
essere la mia ultima possibilità. Vorrei recuperare il
nostro
rapporto, o meglio, creare uno nuovo, quindi ti prego di accettare il
mio invito: mi piacerebbe davvero che tu venissi qui a Londra per
l'estate. So che è una richiesta avventata, ma ho
già parlato con
Lisa e per lei va bene. Verrà anche tuo fratello Louis, lui
ha già
accettato.
Prima
di decidere ti prego di pensarvi bene, la fretta è una
cattiva
consigliera. Ti prego, dammi un'ultima possibilità, te ne
sarei
eternamente grato. Voi siete il motivo per il quale continuo a
vivere, lascia che vi veda entrambi un ultima volta.
Spero
di rivederti presto, ti voglio un'infinità di bene,
Tuo padre.”
Smisi
di leggere e poggiai distrattamente la lettera sul letto.
Dopo
dieci anni di totale silenzio da entrambi era un brutto colpo per me,
dato che ormai mi ero abituata all'idea di non avere un padre, come
se fosse scomparso improvvisamente senza lasciare traccia.
Una
parte di me odiava quell'uomo, mentre l'altra -davvero piccola e
nascosta- sognava già di abbracciarlo. Infatti, prima di
lasciarci,
era stato un buon padre. Quando ero piccola stavo sempre con lui ed
ero molto gelosa, mio fratello a malapena riusciva a parlargli. In
quel momento, però, riuscivo soltanto a sentire l'eco
dell'amore che
provavo per lui.
Sospirai
e mi alzai, come se allontanandomi da quel pezzo di carta potessi
allontanare anche i miei pensieri.
Una
leggera pioggia aveva incominciato a tamburellare sul vetro della
finestra, il sole era scomparso fra le nuvole grigie e il vento
continuava a soffiare, provocando rumori striduli che facevano
rabbrividire.
Mi
sentivo a pezzi, la lettera era stata un piccolo passo nel mio
passato e mi aveva ricordato quei pochi momenti -si potevano contare
sulle punte delle dita- di felicità trascorsi con lui. In un
certo
senso mi riscaldavano il cuore e mi sentivo leggermente meglio. Dopo,
però, tornarono quelli in cui mi era mancato davvero ed
era come
se un enorme masso continuasse a schiacciarmi.
Potevo
scegliere, ma non volevo farlo.
Preferivo
lasciare tutto com'era prima, in una tranquillità apparente.
Tornare
da lui sarebbe stato come rivivere nel passato, forse avrei sofferto
ancora e.. non volevo.
La
cosa che mi faceva più male era che mia madre avesse
acconsentito e
che mio fratello accettato senza dirmi niente, come se non
avessi potuto prendere parte alle loro decisioni. O magari l'avevano fatto
perché se me l'avessero chiesto loro avrei risposto con un
'no'
secco.
Poggiai
le mani sulla finestra e tanti piccoli aghi gelidi mi accarezzarono
la pelle. Fuori vi era anche un po' di nebbia e riuscivo a vedere
soltanto i fiori variopinti del mio giardino.
“L'hai
letta?” anche se sarebbe dovuta essere una domanda,
suonò più
come un'affermazione.
Girai
leggermente il viso e notai la sagoma di Louis sulla soglia della
porta. Era venuto per vedere come stavo.
“Sì.”
risposi atona. Ero un'automa, lontana dalla realtà e persa
nella
nebbia che mi circondava.
“Mi
dispiace di non avertelo detto prima, ma lui mi aveva pregato di non
farlo.” adesso era accanto a me, avvicinò anche
lui una mano
alla finestra.
Non
risposi, mi limitai ad annuire.
Sopratutto
io avevo sofferto questa 'perdita', quindi aveva preferito dirmelo di
persona per rendere le cose più.. semplici?
“Dovresti
venire, lui ci tiene.” sussurrò al mio orecchio.
Le
lettere arrivarono lontane e sbiadite.
“Perché?”
chiesi come se non avessi sentito le sue parole.
“Cosa
perché?”
Sospirai
un'altra volta e mi girai completamente per cercare la risposta nei
suoi immensi occhi verdi.
“Perché
non ci ha cercati prima?”
“Non
era pronto.” rispose poggiando una mano sulla mia spalla
destra.
Pronto?
Forse non era cambiato per niente, sarebbe rimasto un vigliacco.
Aveva anche il coraggio di 'non essere pronto' per chiedere scusa e
fare il suo dovere da padre.
Sarebbe
stato meglio continuare a pensare che fosse scomparso
improvvisamente.
“Non
voglio vederlo.” la mia voce era più decisa.
“Lui
vuole rimediare prima che sia troppo tardi..” la risposta di
Louis
arrivò repentina.
“E'
già troppo tardi, ormai lui non significa niente per
me.” dissi
raccogliendo tutta la fermezza che riuscii a recuperare, nonostante
le lacrime che incominciarono a pizzicarmi gli occhi.
“Non
dire questo, sai che lui non ha mai smesso di volerci bene.”
una
leggera nota stridula si avvertì alla fine della frase.
“Io
ho smesso di farlo.” mi voltai e concentrai la mia attenzione
su un
ciuffo di rose bianche. Se avessi continuato a guardarlo in viso
sarei scoppiata a piangere.
“Sai
che non è vero. In un angolo del tuo cuore vi
sarà sempre.” la
sua voce era più vicina e cinse le mie spalle dolcemente.
Sentivo
sulla mia schiena il calore del suo petto e l'odore di casa, di
qualcuno che ti vuole davvero bene e di cui puoi fidarti. Qualcuno
che non ti lascerà mai.
“Ho
paura.” ammisi infine. Paura di alimentare false
speranze in me,
paura di perderlo ancora e paura di crederlo ancora morto.
La
stretta si fece più forte e sentii qualcosa di caldo bagnare
il mio
collo.
“Anche
io, ma non voglio vivere di rimpianti come lui.” non sembrava
che
stesse piangendo, lo stava facendo in silenzio. Sentii altri tre
tocchi, le sue lacrime amare bagnavano anche la mia guancia adesso.
Mio
fratello aveva ragione. Dovevo dimostrare di essere forte, di
sapermela cavare. Una diciassettenne che doveva sopportare il peso di
un masso sul cuore, niente di più difficile. Ma ero sempre
riuscita
ad andare avanti, quindi avrei potuto farcela. Inoltre Louis sarebbe
stato accanto a me e mi avrebbe protetta dal dolore, se questo fosse
venuto a trovarmi ancora. Non avevo più sette anni, ero
adulta in
confronto e mi sentivo meno debole.
Mi
girai e abbracciai mio fratello. Lo strinsi con tutta la forza che
avevo e temetti quasi di soffocarlo.
“Insieme
ce la faremo, lo sai.” sussurrai al suo orecchio.
“Quindi
verrai?” mi chiese speranzoso.
“Sì.”
sorrisi, “Non posso lasciarti solo.”
Cominciai
a piangere anche io, con più foga però. Erano
anni di sentimenti
muti che finalmente liberavo dalla prigione del mio corpo attraverso
quelle perle salate.
Rimanemmo
in silenzio per non so quanto tempo, uno stretto all'altra,
riscaldati da nuovi sentimenti che, piano piano, crescevano nel
nostro cuore.
Le nostre lacrime continuarono a rigare le nostre
guance e ogni volta si univano nasceva una nuova speranza.
COMMENTI DELL'AUTORE(?)
Ehilà,
eccomi qui con la mia prima vera ff c: Bene, ho deciso di
iniziare questa storia perché sinceramente
mi ero stancata di quei racconti senza
trama, spenti e monotoni (...non che il mio sia
degno di Oscar..) quindi ho pensato di
creare dalla ceneri qualcosa di diverso. So
che dal prologo potrebbe sembrare grigio
e tragico, ma pian piano la trama si evolverà e
diventerà meno pesante c:
Parlando dei personaggi, Julie è una
ragazza molto forte
e decisa, ma anche mooolto insicura. Vive in una città
sconosciuta dell'Inghilterra, credo vicino Londra (anche se non penso
che
la nominerò mai)
con sua madre e suo fratello, il mitico Louis Tomlinson dei One
Direction c: (vi prego di non soffermarvi troppo su questo dettaglio
però, dato
che non è la solita storia da bm.)
Qui però ha un anno in più di
Julie, quindi 18! E' molto sensibile e vuole davvero bene alla sorella.
Non
vi svelo niente sul padre e sul fatto che “potrebbe essere la
sua
ultima possibilità”, dato che vi
spiegherò tutto nel prossimo
capitolo, che pubblicherò a breve.
Spero
che vi sia piaciuta e che la lettura non sia stata pesante! Mi
piacerebbe ricevere delle recensioni, anche negative c: Vi
ringrazio di essere stati così pazienti nel leggerla, dato
che non
convince nemmeno me ç.ç
Allora
ci si vece(?) al prossimo capitolo<3