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Autore: JulieJ    23/11/2012    2 recensioni
Per dieci anni Julie è stata senza suo padre. Un giorno, però, leggerà una lettera che la riporterà alla realtà. Insieme al fratello Louis, infatti, passerà un estate con lui e riscoprirà nuovi aspetti di se stessa e delle persone che la circondano. Dovrà combattere contro nuove emozioni e diventare ancora più forte per proteggersi da un segreto nascosto dentro di lei. Forse, scoprirà anche un nuovo amore.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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01. L'inizio

«I'll hold you tightly, 
I'll give you nothing but truth. 
If you're not inside me, 
I'll put my future in you.» 


Era una casa piccolina, accogliente.
Luminosa al punto giusto, circondata da un giardino ricco di alberi da frutto.
L'avevano acquistata nella periferia di Bath, una piccola cittadina inglese.
Era stata perfetta per loro, soddisfava ogni bisogno ed era stata testimone dei primi passi di Louis e del primo sorriso di Julie. Esteriormente poteva sembrare la classica casa inglese dalle pareti bianche e dalle sembianze fiabesche, ma interiormente era abbastanza moderna.
La stanza che più piaceva alla famiglia era il salotto, dalle pareti bianche e luminoso grazie a due grandi finestre che davano sul giardino. Vi era un caminetto davanti al quale i bambini passavano gran parte del loro tempo, e vicino ad esso, sul divano, i genitori si raccontavano la propria giornata. Una grande libreria ricca di ogni tipo di romanzo era stata situata dietro al divano; un giorno essa sarebbe stata quasi come una migliore amica per Julie.

I due fratelli stavano giocando in giardino mentre la loro mamma sistemava l'aiuola. Era una bella giornata, stranamente il sole aveva deciso di fare capolino fra le nuvole, regalando un po' del suo calore. I colori dei fiori brillavano e sembravano i protagonisti di quel piccolo prato che circondava la casa.
Lou, secondo te starà arrivando?” chiese la bimba, che aveva soltanto otto anni.
Entrambi stavano aspettando il padre, che sarebbe arrivato dall'Australia quel giorno, dato che era il compleanno di Julie. Non lo vedevano da sei mesi e quella lontananza, colmata da qualche telefonata o lettera, finalmente stava per esaurirsi. Eppure, ogni volta che guardavano il piccolo orologio rosso di Louis, il tempo sembrava non passare mai.
Suo fratello maggiore si avvicinò a lei e le stampò un bacio sulla fronte. “Ne sono sicuro.”

Davvero davvero?”
Davvero davvero davvero.”
Julie sorrise, anche se ancora non del tutto convinta, e tornò a concentrarsi sulla sua bambola, continuando però ad avere uno strano presentimento.


“Julie?”
“Mh.”
“Svegliati, siamo arrivati.”
“Che ore sono?”
“Le cinque in punto.”
“Oh, il tempo è passato velocemente.”
“Già, ma solo perché hai dormito per tutto il viaggio. Io, invece, sono stato intrattenuto da una vecchietta che aveva qualche problema con la sua dentiera.”
“Almeno ti ha lasciato il suo numero?”
“Non farmi rispondere male.”
La ragazza rise, stirando le braccia, che per un'ora buona erano state piegate sotto la sua testa.
“Dici che sarà già fuori?” chiese, iniziando a guardare le persone che affollavano la stazione ferroviaria di Londra. Ogni viso era studiato attentamente, perché anche se non lo vedeva da molti anni, non aveva mai smesso di ricordarsi il sorriso e i grandi occhi verdi di suo padre.
“Si, ma non qui davanti. Aveva detto che ci avrebbe atteso fuori.” rispose il ragazzo alzando le spalle.
Anche se non voleva farlo vedere, era preoccupato per la sorella. Dopo che era venuta a conoscenza delle intenzioni di loro padre sembrava diversa, distante. Lui e sua madre la sorprendevano spesso a riflettere e quando le chiedevano cosa avesse, lei sorrideva tristemente e diceva “Niente, va tutto bene.” senza riuscire a convincerlo.
Nemmeno le sue amiche sapevano qualcosa, Julie a loro non aveva detto niente. Sapeva che fosse una ragazza abbastanza introversa, ma non fino a questo punto.
Forse non era convinta della sua decisione? Aveva ancora paura? Si era accorta di quanto gli fosse mancato, nonostante gli anni passati senza lui?
Troppe domande e nessuna risposta.
“Ok. Allora sbrighiamoci a prendere le valigie.” disse Julie alzandosi e infilando nelle tasche dei jeans il suo ipod, mentre Louis prendeva le valigie di entrambi, che erano situate troppo in alto per lei.
“Grazie.” sorrise la sorella.
Il ragazzo si mise la sua felpa e aspettò che lei fece lo stesso, poi presero le loro valigie e le trascinarono fino all'uscita.
Appena toccarono il suolo londinese, una strana sensazione pervase la ragazza, che si bloccò improvvisamente.
“Lou, aspetta un attimo.” disse, fermando l'altro.
“Che succede?” sembrava molto preoccupato.
“Sei sicuro di voler uscire? Siamo ancora in tempo, potremmo prendere un altro treno e tornare a casa.”
Il pensiero che aveva tormentato il ragazzo fino a quel momento era vero: lei non era sicura di voler andare. Infatti, anche se era rivolta al fratello, la domanda sembrava un'ultima richiesta d'aiuto da parte di lei.
“Insomma, non siamo sicuri di cosa ci aspetta.” tentò ancora, stringendo ancora di più la presa.
Il ragazzo fece due passi indietro, liberandosi dalla stretta della sorella, e le posò le mani sulle spalle, fissando i suoi occhi in quelli marroni della ragazza.
“So quanto tu possa essere spaventata e quanto questa situazione sia difficile per te, ma io sono sicuro che ci troveremo bene e che passeremo una bella estate. Non ha mai smesso di volerci bene.” disse sicuro.
Lei era ancora titubante e abbassò lo sguardo. “Davvero?” chiese con lo stesso tono di quando era bambina.
Louis sorrise e le diede un buffetto sulla guancia “Davvero davvero, Juls.”
Julie sorrise e fece un respiro profondo: era quasi convinta. “Va bene, usciamo allora.”

La differenza di temperatura fra Bath e Londra non era molta, vi era sempre un venticello fresco e un sole pallido che sembrava non vedesse l'ora di nascondersi fra le nuvole.
Gli alberi erano rigogliosi e di un verde brillante, che contrastava con il grigiore del cielo. Questo, infatti, rendeva l'atmosfera malinconica e atona, rispecchiando forse leggermente l'animo di Julie in quel momento.
Non lo vedo.” disse la ragazza, dopo aver controllato accuratamente tutte le persone che aspettavano fuori l'edificio. Non vi era una grande folla, per cui era stato facile, ma ciò che la rendeva nervosa erano due forze contrastanti che lottavano in lei: la voglia di vedere il padre, e quella di girare i tacchi e tornare a casa sua.
Un piccolo pensiero spinoso cominciò a farle pizzicare la lingua: e se si fosse dimenticato di venirli a prendere?
“Neanche io. Aspettiamo un altro po'...” rispose Louis, che al contrario della sorella, era molto calmo.
“Secondo te si è dimenticato?”
“Nah, lui è sempre in ritardo.” il ragazzo fece spallucce e si concentrò sul suo telefono, che continuava a vibrare per i troppi messaggi che arrivavano.
Julie si sedette sulla sua valigia, che era resistente abbastanza per reggerla, e prese dalla borsa la lettera, che date tutte le volte che l'aveva letta, sembrava molto più antica.
Come tutte le altre volte, rilesse lentamente ogni lettera, che quasi conosceva a memoria, e cercò di analizzarla ancora, poiché alcuni punti le erano estranei. Per esempio, perché continuava a ripete che sarebbe potuta essere la sua ultima occasione? L'aveva chiesto più volte a Louis ma lui aveva trovato mille scuse per non risponderle. Non capiva cosa volesse dire... Forse che dopo sarebbe passato troppo tempo e che non sarebbe riuscito a recuperare il loro rapporto? Che si sarebbe dovuto trasferire sulla Luna e sarebbe stato impossibile raggiungerlo? Aveva una malattia terminale? Lei non poteva saperlo, e credeva che lo avrebbe scoperto quando sarebbe stato troppo tardi.
Fece un respiro profondo e si strinse nella sua felpa. Il sole era completamente scomparso e il vento era fin troppo fresco, le nuvole non sembravano più bianche come perle, ma avevano preso un colorito grigiastro che rispecchiava perfettamente quello della ragazza.
“Ragazzina, ti dispiacerebbe spostarti da qui?” una voce dolce alle sue spalle interruppe bruscamente i suoi pensieri.
Julie si girò molto velocemente e notò davanti a lei una strana signora seduta su una carrozzella e un ragazzo, che dietro di lei, la guidava.
“S-si, mi scusi.” fece un balzo e si appoggiò al muro, dato che il marciapiede era così piccolo che a stento una ruota della carrozzella non finiva sulla strada, trafficata di macchine.
“Figurati.” le rispose la donna, addolcendo la frase con un sorriso. “Forza Liam, dobbiamo sbrigarci, se no il pollo si brucerà!” disse invece al ragazzo, indicando la strada con l'indice.
“Subito nonna, ma credo che il pollo sia già senza speranze.”
La strana coppietta si allontanò lentamente, mentre Julie sorrideva. Non riusciva a distogliere lo sguardo, quella nonnina le ricordava qualcuno, qualcosa di familiare. Continuava a tornare nella sua mente l'immagine di un focolare e di una piccola manina che teneva stretta un'altra, più grande e rovinata. Si girò verso il fratello, pensando forse che lui si sarebbe ricordato, ma questi non poteva aiutarla, dato che stava parlando con la sua ragazza.
Mentre tentava di ricordare e di capire, notò che il ragazzo si era voltato e la stava guardando.
La ragazza si trovò in imbarazzo e abbassò lo sguardo, facendo finta di non averlo notato.
Iniziò ad osservare le sue scarpe, che improvvisamente erano davvero interessanti, e vi trovava tanti dettagli che non aveva mai notato, come il piccolo cuoricino che una volta vi aveva disegnato sopra, e di cui si era completamente dimenticata.
Sentiva bruciare le guance e le tempie, e una ciocca di capelli continuava a ondeggiare davanti ai suoi occhi. Era ancora appoggiata a quel muro, ne percepiva la ruvidezza con le mani. Il vento la faceva rabbrividire, era sempre più freddo e forte.
Avrebbe voluto alzare lo sguardo e fissare anche lei il ragazzo, per non fare la figura della ragazzina timida, ma non ci riusciva. Sembrava davvero difficile.
Allora trovò una via di mezzo, e alzò gli occhi, iniziando ad osservare il fratello. Era seduto sulla sua valigia, sorrideva anche se sembrava abbastanza malinconico. Forse gli mancava già Eleanor.
Eppure non le bastava, voleva vedere se lui era ancora lì a seguire ogni suo movimento, ogni suo spostamento.
I suoi occhi marroni sembravano essere una parte di quelli della ragazza, come se fossero stati separati e adesso si fossero rincontrati. Erano due buchi neri che l'avevano risucchiata in pieno, facendola perdere in uno spazio immaginario pieno di pensieri. Era per questo che desiderava tanto guardarlo?
Prese un respiro, contò fino a tre, e lo fece.
Ma, davanti a lei, non trovò il ragazzo e la vecchietta, ma un uomo adulto, due occhi verdi e un sorriso che conosceva fin troppo bene.
Mise una mano davanti alla bocca e si mise dritta, le sue mani percepivano l'aria secca e fredda di quel pomeriggio.
“Julie, piccola mia.” disse suo padre, con gli occhi lucidi e le mani strette a pugno.
Le si era fermato il respiro, aveva perso le parole, oppure ne aveva così tante che si annullavano fra loro.
“Quanto mi sei mancata!” continuò lui, facendo un passo verso lei, che però arretrò di uno.
Era davvero lui suo padre? Sembrava diverso, sciupato, come un vecchio ricordo offuscato. Un ologramma che sarebbe scomparso, non appena avesse allungato le mani per abbracciarlo.
Chiuse gli occhi e li riaprì. Era ancora lì.
Abbassò le mani e percepì quella di suo fratello, che si era intrecciata nella sua, trasmettendole un po' di forza attraverso la stretta.
“Papà.” disse soltanto Louis.
“Lou, sei davvero tu?” chiese sorridendo. “Ti ricordavo più piccolo.”
Il ragazzo, senza lasciare la presa, si avvicinò e lo strinse, posandogli una mano sulla schiena.
Lei non poteva vederlo, ma sapeva che anche lui aveva gli occhi lucidi.
“Scusate per il ritardo, si è rotta una ruota e mi sono dovuto fermare per aggiustarla.” spiegò, alzando le spalle in un gesto che lo faceva sembrare buffo.
Louis disse che non si doveva preoccupare e, visto che il padre si stava allontanando per prendere le valigie, si voltò verso la sorella.
“Julie, ci sei?” chiese, stringendo ancora più forte la presa.
Ma Julie era lontana, lontanissima, era in un ricordo. Bloccata, come se la sua anima fosse scivolata via, e fosse rimasto solamente un corpo inerme e distrutto.
“Non farmi spaventare, rispondimi!” disse un'altra volta il fratello, lanciando un'occhiata al padre che sembrava non avesse capito ciò che stava succedendo.
“Lou, io.. io non mi sento bene.” disse, riuscendo a vincere la battaglia contro la paura.
Anche se nella sua mente persisteva la guerra che aveva combattuto per anni.
“Appoggiati a me, respira, dai.” era sollevato, aveva incominciando a pensare che alla sorella stesse per venire un collasso.
Puntò gli occhi nei suoi “Io voglio tornare a casa da mamma.”
La frase che diceva ogni volta che era spaventata.
“Juls, non possiamo tornare a casa. Ormai siamo qui, non si torna indietro. Devi affrontare tutto quello che stai provando, devi vincere.”
“Ma io...”
“Niente ma. Te ne pentiresti, lo so. Adesso l'hai visto, era davanti a te. Non è un sogno, non ti risveglierai senza lui. Quando ne avrai bisogno sarà qui. Non ascoltare la parte codarda della tua mente, io so che vuoi vederlo, vuoi parlargli.”
Un soffio di vento interruppe la scena, fermando il tempo.
Sarebbe potuta tornare a casa, mollare tutto, ma non se lo sarebbe mai perdonato.
Aveva provato varie volte a tornare a casa, ma il fratello l'aveva frenata perché sapeva che era giusto.
Adesso doveva prendere le redini della situazione e tentare di essere più lucida. Quella non era Julie, era soltanto una bambina impaurita.
Julie era forte, viva.
Non un burattino mosso dal risentimento.
“Okay.” disse, espirando tutto il marcio che teneva dentro.
“Ne sei sicura?”
“Mai stata così tanto.” e sorrise.
Si abbracciarono, stringendosi forte.
Julie sembrava così indifesa, doveva proteggerla.
Un ultimo sguardo d'intesa, soltanto per far capire a Louis che lei stava bene, e iniziarono a camminare.
Scesero dal marciapiede, uniti da un braccio che il ragazzo aveva poggiato sulle spalle della sorella. Attraversarono la strada, e arrivarono al parcheggio.
“Ragazzi, la macchina è pronta.” disse il padre, che aveva appena finito di caricare le valigie.
I due ragazzi si avvicinarono alla vettura, una vecchia Range Rover. Era la stessa che aveva quando loro erano piccoli, non l'aveva cambiata.
Louis fu il primo a salire, seguito da Julie.
La macchina partì velocemente, e subito entrarono nell'autostrada, non vi era molto traffico.
Fra quaranta minuti sarebbero arrivati a casa del padre, ma intanto Julie non sembrava accorgersi di niente.
Si era trovata per caso in qualche storia?
Dopo dieci anni eccolo lì, a qualche centimetro di distanza, in carne ed ossa -forse più la prima-, e poteva anche parlare con lui. Non sarebbe scomparso, forse sarebbe rimasto.
Era possibile tutto ciò?
Poggiò la testa sulla spalla di Louis, nessuno voleva parlare, perché tanto il silenzio era già pieno di parole.
Ogni parola diventava leggera, superficiale, e scoppiava come bollicine.
Gli sguardi che Tom, il padre, lanciava ai figli, erano per controllare che non fossero solo frutto della sua immaginazione.
Aveva fatto tanti sbagli, ma loro erano la dimostrazione che ancora non tutto era perduto, e avrebbe lottato per questo.
Almeno finché avesse potuto.
Il vento aveva smesso di soffiare, il sole era ritornato a splendere, per illuminare i pensieri di Julie, che non smetteva di fissare il padre.
Louis guardava la mano della sorella, che stringeva un lembo della sua felpa. Lui era il suo appiglio, la sua ancora di salvezza, colui che la riportava sempre a galla.
Anche se aveva promesso a se stessa che sarebbe stata forte, non vi sarebbe riuscita ancora per molto.
Quindi, lui doveva essere quel poco che mancava a lei per non inciampare, la voce che la guidava e il sostegno che le serviva per ricostruire ciò che aveva distrutto.
E lo sarebbe stato.
Chiuse gli occhi, gonfiò i polmoni, e si preparò a combattere.









SPAZIO AUTRICE c:
Okay, okay, okay.. So benissimo che non pubblico un capitolo da settembre e mi sento malissimo, ma per me è stato difficile farlo, per cui avevo molte indecisioni.
Perdonatemi :c
Ho deciso di mettere un flashback per spiegarvi a poco a poco cosa è successo per far spezzare il legame fra Tom e Julie, spero che sia stata una buona idea!
Per il resto... spero che non sia stato troppo smielato e confusionario, *sigh* e soprattutto che vi sia piaciuto!
Ah, vediamo il mio Liamuccio
(<3) che avrà un ruolo moolto importante nella storia, come Louis.
La vecchietta non è proprio così estranea a Julie........ presto scoprirete perché c;
Come vi è sembrato Tom? E' un personaggio molto strano e ci saranno tante cose da scrivere su di lui uu
Beeene, ringrazio le
tre persone che hanno recensito, le tre che hanno messo la storia nelle ricordate, e le due che l'hanno messa nelle preferite....... è per voi che continuo a pubblicare !
Adesso vado, scusandomi ancora per l'immenso ritardo!
Byeee :3

  
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