01. L'inizio
«I'll
hold you tightly,
I'll
give you nothing but truth.
If
you're not inside me,
I'll
put my future in you.»
Era
una casa piccolina, accogliente.
Luminosa al punto giusto,
circondata da un giardino ricco di alberi da frutto.
L'avevano
acquistata nella periferia di Bath, una piccola cittadina inglese.
Era
stata perfetta per loro, soddisfava ogni bisogno ed era stata
testimone dei primi passi di Louis e del primo sorriso di Julie.
Esteriormente poteva sembrare la classica casa inglese dalle pareti
bianche e dalle sembianze fiabesche, ma interiormente era abbastanza
moderna.
La
stanza che più piaceva alla famiglia era il salotto, dalle
pareti
bianche e luminoso grazie a due grandi finestre che davano sul
giardino. Vi era un caminetto davanti al quale i bambini passavano
gran parte del loro tempo, e vicino ad esso, sul divano, i genitori
si raccontavano la propria giornata. Una grande libreria ricca di
ogni tipo di romanzo era stata situata dietro al divano; un giorno
essa sarebbe stata quasi come una migliore amica per Julie.
I
due
fratelli stavano giocando in giardino mentre la loro mamma sistemava
l'aiuola. Era una bella giornata, stranamente il sole aveva deciso di
fare capolino fra le nuvole, regalando un po' del suo calore. I
colori dei fiori brillavano e sembravano i protagonisti di quel
piccolo prato che circondava la casa.
“Lou,
secondo te starà arrivando?” chiese la bimba, che
aveva soltanto
otto anni.
Entrambi
stavano aspettando il padre, che sarebbe arrivato dall'Australia quel
giorno, dato che era il compleanno di Julie. Non lo vedevano da sei
mesi e quella lontananza, colmata da qualche telefonata o lettera,
finalmente stava per esaurirsi. Eppure, ogni volta che guardavano il
piccolo orologio rosso di Louis, il tempo sembrava non passare mai.
Suo
fratello maggiore si avvicinò a lei e le stampò
un bacio sulla
fronte. “Ne sono sicuro.”
“Davvero
davvero?”
“Davvero
davvero davvero.”
Julie
sorrise, anche se ancora non del tutto convinta, e tornò a
concentrarsi sulla sua bambola, continuando però ad avere
uno strano
presentimento.
“Julie?”
“Mh.”
“Svegliati,
siamo arrivati.”
“Che
ore sono?”
“Le
cinque in punto.”
“Oh,
il tempo è passato velocemente.”
“Già,
ma solo perché hai dormito per tutto il viaggio. Io, invece,
sono
stato intrattenuto da una vecchietta che aveva qualche problema con
la sua dentiera.”
“Almeno
ti ha lasciato il suo numero?”
“Non
farmi rispondere male.”
La
ragazza rise, stirando le braccia, che per un'ora buona erano state
piegate sotto la sua testa.
“Dici
che sarà già fuori?” chiese, iniziando
a guardare le persone che
affollavano la stazione ferroviaria di Londra. Ogni viso era studiato
attentamente, perché anche se non lo vedeva da molti anni,
non aveva
mai smesso di ricordarsi il sorriso e i grandi occhi verdi di suo
padre.
“Si,
ma non qui davanti. Aveva detto che ci avrebbe atteso fuori.”
rispose il ragazzo alzando le spalle.
Anche
se non voleva farlo vedere, era preoccupato per la sorella. Dopo che
era venuta a conoscenza delle intenzioni di loro padre sembrava
diversa, distante. Lui e sua madre la sorprendevano spesso a
riflettere e quando le chiedevano cosa avesse, lei sorrideva
tristemente e diceva “Niente, va tutto bene.” senza
riuscire a
convincerlo.
Nemmeno
le sue amiche sapevano qualcosa, Julie a loro non aveva detto niente.
Sapeva che fosse una ragazza abbastanza introversa, ma non fino a
questo punto.
Forse
non era convinta della sua decisione? Aveva ancora paura? Si era
accorta di quanto gli fosse mancato, nonostante gli anni passati
senza lui?
Troppe
domande e nessuna risposta.
“Ok.
Allora sbrighiamoci a prendere le valigie.” disse Julie
alzandosi e
infilando nelle tasche dei jeans il suo ipod, mentre Louis prendeva
le valigie di entrambi, che erano situate troppo in alto per lei.
“Grazie.”
sorrise la sorella.
Il
ragazzo si mise la sua felpa e aspettò che lei fece lo
stesso, poi
presero le loro valigie e le trascinarono fino all'uscita.
Appena
toccarono il suolo londinese, una strana sensazione pervase la
ragazza, che si bloccò improvvisamente.
“Lou,
aspetta un attimo.” disse, fermando l'altro.
“Che
succede?” sembrava molto preoccupato.
“Sei
sicuro di voler uscire? Siamo ancora in tempo, potremmo prendere un
altro treno e tornare a casa.”
Il
pensiero che aveva tormentato il ragazzo fino a quel momento era
vero: lei non era sicura di voler andare. Infatti, anche se era
rivolta al fratello, la domanda sembrava un'ultima richiesta d'aiuto
da parte di lei.
“Insomma,
non siamo sicuri di cosa ci aspetta.” tentò
ancora, stringendo
ancora di più la presa.
Il
ragazzo fece due passi indietro, liberandosi dalla stretta della
sorella, e le posò le mani sulle spalle, fissando i suoi
occhi in
quelli marroni della ragazza.
“So
quanto tu possa essere spaventata e quanto questa situazione sia
difficile per te, ma io sono sicuro che ci troveremo bene e che
passeremo una bella estate. Non ha mai smesso di volerci
bene.”
disse sicuro.
Lei
era ancora titubante e abbassò lo sguardo.
“Davvero?” chiese con
lo stesso tono di quando era bambina.
Louis
sorrise e le diede un buffetto sulla guancia “Davvero
davvero,
Juls.”
Julie
sorrise e fece un respiro profondo: era quasi convinta. “Va
bene,
usciamo allora.”
La
differenza di temperatura fra Bath e Londra non era molta, vi era
sempre un venticello fresco e un sole pallido che sembrava non
vedesse l'ora di nascondersi fra le nuvole.
Gli
alberi erano rigogliosi e di un verde brillante, che contrastava con
il grigiore del cielo. Questo, infatti, rendeva l'atmosfera
malinconica e atona, rispecchiando forse leggermente l'animo di Julie
in quel momento.
Non
lo vedo.” disse la ragazza, dopo aver controllato
accuratamente
tutte le persone che aspettavano fuori l'edificio. Non vi era una
grande folla, per cui era stato facile, ma ciò che la
rendeva
nervosa erano due forze contrastanti che lottavano in lei: la voglia
di vedere il padre, e quella di girare i tacchi e tornare a casa sua.
Un
piccolo pensiero spinoso cominciò a farle pizzicare la
lingua: e se
si fosse dimenticato di venirli a prendere?
“Neanche
io. Aspettiamo un altro po'...” rispose Louis, che al
contrario
della sorella, era molto calmo.
“Secondo
te si è dimenticato?”
“Nah,
lui è sempre in ritardo.” il ragazzo fece
spallucce e si concentrò
sul suo telefono, che continuava a vibrare per i troppi messaggi che
arrivavano.
Julie
si sedette sulla sua valigia, che era resistente abbastanza per
reggerla, e prese dalla borsa la lettera, che date tutte le volte che
l'aveva letta, sembrava molto più antica.
Come
tutte le altre volte, rilesse lentamente ogni lettera, che quasi
conosceva a memoria, e cercò di analizzarla ancora,
poiché alcuni
punti le erano estranei. Per esempio, perché continuava a
ripete che
sarebbe potuta essere la sua ultima occasione? L'aveva chiesto
più
volte a Louis ma lui aveva trovato mille scuse per non risponderle.
Non capiva cosa volesse dire... Forse che dopo sarebbe passato troppo
tempo e che non sarebbe riuscito a recuperare il loro rapporto? Che
si sarebbe dovuto trasferire sulla Luna e sarebbe stato impossibile
raggiungerlo? Aveva una malattia terminale? Lei non poteva saperlo, e
credeva che lo avrebbe scoperto quando sarebbe stato troppo tardi.
Fece
un respiro profondo e si strinse nella sua felpa. Il sole era
completamente scomparso e il vento era fin troppo fresco, le nuvole
non sembravano più bianche come perle, ma avevano preso un
colorito
grigiastro che rispecchiava perfettamente quello della ragazza.
“Ragazzina,
ti dispiacerebbe spostarti da qui?” una voce dolce alle sue
spalle
interruppe bruscamente i suoi pensieri.
Julie
si girò molto velocemente e notò davanti a lei
una strana signora
seduta su una carrozzella e un ragazzo, che dietro di lei, la
guidava.
“S-si,
mi scusi.” fece un balzo e si appoggiò al muro,
dato che il
marciapiede era così piccolo che a stento una ruota della
carrozzella non finiva sulla strada, trafficata di macchine.
“Figurati.”
le rispose la donna, addolcendo la frase con un sorriso.
“Forza
Liam, dobbiamo sbrigarci, se no il pollo si
brucerà!” disse invece
al ragazzo, indicando la strada con l'indice.
“Subito
nonna, ma credo che il pollo sia già senza
speranze.”
La
strana coppietta si allontanò lentamente, mentre Julie
sorrideva.
Non riusciva a distogliere lo sguardo, quella nonnina le ricordava
qualcuno, qualcosa di familiare. Continuava a tornare nella sua mente
l'immagine di un focolare e di una piccola manina che teneva stretta
un'altra, più grande e rovinata. Si girò verso il
fratello,
pensando forse che lui si sarebbe ricordato, ma questi non poteva
aiutarla, dato che stava parlando con la sua ragazza.
Mentre
tentava di ricordare e di capire, notò che il ragazzo si era
voltato
e la stava guardando.
La
ragazza si trovò in imbarazzo e abbassò lo
sguardo, facendo finta
di non averlo notato.
Iniziò
ad osservare le sue scarpe, che improvvisamente erano davvero
interessanti, e vi trovava tanti dettagli che non aveva mai notato,
come il piccolo cuoricino che una volta vi aveva disegnato sopra, e
di cui si era completamente dimenticata.
Sentiva
bruciare le guance e le tempie, e una ciocca di capelli continuava a
ondeggiare davanti ai suoi occhi. Era ancora appoggiata a quel muro,
ne percepiva la ruvidezza con le mani. Il vento la faceva
rabbrividire, era sempre più freddo e forte.
Avrebbe
voluto alzare lo sguardo e fissare anche lei il ragazzo, per non fare
la figura della ragazzina timida, ma non ci riusciva. Sembrava
davvero difficile.
Allora
trovò una via di mezzo, e alzò gli occhi,
iniziando ad osservare il
fratello. Era seduto sulla sua valigia, sorrideva anche se sembrava
abbastanza malinconico. Forse gli mancava già Eleanor.
Eppure
non le bastava, voleva vedere se lui era ancora lì a seguire
ogni
suo movimento, ogni suo spostamento.
I
suoi occhi marroni sembravano essere una parte di quelli della
ragazza, come se fossero stati separati e adesso si fossero
rincontrati. Erano due buchi neri che l'avevano risucchiata in pieno,
facendola perdere in uno spazio immaginario pieno di pensieri. Era
per questo che desiderava tanto guardarlo?
Prese
un respiro, contò fino a tre, e lo fece.
Ma,
davanti a lei, non trovò il ragazzo e la vecchietta, ma un
uomo
adulto, due occhi verdi e un sorriso che conosceva fin troppo bene.
Mise
una mano davanti alla bocca e si mise dritta, le sue mani percepivano
l'aria secca e fredda di quel pomeriggio.
“Julie,
piccola mia.” disse suo padre, con gli occhi lucidi e le mani
strette a pugno.
Le
si era fermato il respiro, aveva perso le parole, oppure ne aveva
così tante che si annullavano fra loro.
“Quanto
mi sei mancata!” continuò lui, facendo un passo
verso lei, che
però arretrò di uno.
Era
davvero lui suo padre? Sembrava diverso, sciupato, come un vecchio
ricordo offuscato. Un ologramma che sarebbe scomparso, non appena
avesse allungato le mani per abbracciarlo.
Chiuse
gli occhi e li riaprì. Era ancora lì.
Abbassò
le mani e percepì quella di suo fratello, che si era
intrecciata
nella sua, trasmettendole un po' di forza attraverso la stretta.
“Papà.”
disse soltanto Louis.
“Lou,
sei davvero tu?” chiese sorridendo. “Ti ricordavo
più piccolo.”
Il
ragazzo, senza lasciare la presa, si avvicinò e lo strinse,
posandogli una mano sulla schiena.
Lei non poteva vederlo, ma
sapeva che anche lui aveva gli occhi lucidi.
“Scusate
per il ritardo, si è rotta una ruota e mi sono dovuto
fermare per
aggiustarla.” spiegò, alzando le spalle in un
gesto che lo faceva
sembrare buffo.
Louis
disse che non si doveva preoccupare e, visto che il padre si stava
allontanando per prendere le valigie, si voltò verso la
sorella.
“Julie,
ci sei?” chiese, stringendo ancora più forte la
presa.
Ma
Julie era lontana, lontanissima, era in un ricordo. Bloccata, come se
la sua anima fosse scivolata via, e fosse rimasto solamente un corpo
inerme e distrutto.
“Non
farmi spaventare, rispondimi!” disse un'altra volta il
fratello,
lanciando un'occhiata al padre che sembrava non avesse capito
ciò
che stava succedendo.
“Lou,
io.. io non mi sento bene.” disse, riuscendo a vincere la
battaglia
contro la paura.
Anche
se nella sua mente persisteva la guerra che aveva combattuto per
anni.
“Appoggiati
a me, respira, dai.” era sollevato, aveva incominciando a
pensare
che alla sorella stesse per venire un collasso.
Puntò
gli occhi nei suoi “Io voglio tornare a casa da
mamma.”
La
frase che diceva ogni volta che era spaventata.
“Juls,
non possiamo tornare a casa. Ormai siamo qui, non si torna indietro.
Devi affrontare tutto quello che stai provando, devi vincere.”
“Ma
io...”
“Niente
ma. Te ne pentiresti, lo so. Adesso l'hai visto, era davanti a te.
Non è un sogno, non ti risveglierai senza lui. Quando ne
avrai
bisogno sarà qui. Non ascoltare la parte codarda della tua
mente, io
so che vuoi vederlo, vuoi parlargli.”
Un
soffio di vento interruppe la scena, fermando il tempo.
Sarebbe
potuta tornare a casa, mollare tutto, ma non se lo sarebbe mai
perdonato.
Aveva
provato varie volte a tornare a casa, ma il fratello l'aveva frenata
perché sapeva che era giusto.
Adesso
doveva prendere le redini della situazione e tentare di essere
più
lucida. Quella non era Julie, era soltanto una bambina impaurita.
Julie
era forte, viva.
Non
un burattino mosso dal risentimento.
“Okay.”
disse, espirando tutto il marcio che teneva dentro.
“Ne
sei sicura?”
“Mai
stata così tanto.” e sorrise.
Si
abbracciarono, stringendosi forte.
Julie
sembrava così indifesa, doveva proteggerla.
Un
ultimo sguardo d'intesa, soltanto per far capire a Louis che lei
stava bene, e iniziarono a camminare.
Scesero
dal marciapiede, uniti da un braccio che il ragazzo aveva poggiato
sulle spalle della sorella. Attraversarono la strada, e arrivarono al
parcheggio.
“Ragazzi,
la macchina è pronta.” disse il padre, che aveva
appena finito di
caricare le valigie.
I
due ragazzi si avvicinarono alla vettura, una vecchia Range Rover.
Era la stessa che aveva quando loro erano piccoli, non l'aveva
cambiata.
Louis
fu il primo a salire, seguito da Julie.
La
macchina partì velocemente, e subito entrarono
nell'autostrada, non
vi era molto traffico.
Fra
quaranta minuti sarebbero arrivati a casa del padre, ma intanto Julie
non sembrava accorgersi di niente.
Si
era trovata per caso in qualche storia?
Dopo
dieci anni eccolo lì, a qualche centimetro di distanza, in
carne ed
ossa -forse più la prima-, e poteva anche parlare con lui.
Non
sarebbe scomparso, forse sarebbe rimasto.
Era
possibile tutto ciò?
Poggiò
la testa sulla spalla di Louis, nessuno voleva parlare,
perché tanto
il silenzio era già pieno di parole.
Ogni
parola diventava leggera, superficiale, e scoppiava come bollicine.
Gli
sguardi che Tom, il padre, lanciava ai figli, erano per controllare
che non fossero solo frutto della sua immaginazione.
Aveva
fatto tanti sbagli, ma loro erano la dimostrazione che ancora non
tutto era perduto, e avrebbe lottato per questo.
Almeno
finché avesse potuto.
Il
vento aveva smesso di soffiare, il sole era ritornato a splendere,
per illuminare i pensieri di Julie, che non smetteva di fissare il
padre.
Louis
guardava la mano della sorella, che stringeva un lembo della sua
felpa. Lui era il suo appiglio, la sua ancora di salvezza, colui che
la riportava sempre a galla.
Anche
se aveva promesso a se stessa che sarebbe stata forte, non vi sarebbe
riuscita ancora per molto.
Quindi,
lui doveva essere quel poco che mancava a lei per non inciampare, la
voce che la guidava e il sostegno che le serviva per ricostruire
ciò
che aveva distrutto.
E
lo sarebbe stato.
Chiuse
gli occhi, gonfiò i polmoni, e si preparò a
combattere.
SPAZIO
AUTRICE c:
Okay, okay, okay.. So benissimo che non
pubblico un capitolo da settembre e mi sento malissimo, ma per me
è
stato difficile farlo, per cui avevo molte indecisioni.
Perdonatemi
:c
Ho
deciso di mettere un flashback per spiegarvi a poco a poco cosa
è
successo per far spezzare il legame fra Tom e Julie, spero che sia
stata una buona idea!
Per il resto... spero che non sia stato
troppo smielato e confusionario, *sigh*
e soprattutto
che vi sia
piaciuto!
Ah, vediamo il mio Liamuccio (<3)
che
avrà un ruolo moolto importante nella storia, come Louis.
La
vecchietta non è proprio così estranea a
Julie........ presto
scoprirete perché c;
Come vi è sembrato Tom? E' un personaggio
molto strano e ci saranno tante cose da scrivere su di lui uu
Beeene, ringrazio le tre
persone
che hanno recensito, le tre
che
hanno messo la storia nelle ricordate, e le due
che l'hanno messa nelle preferite....... è per voi che
continuo a
pubblicare !
Adesso
vado, scusandomi ancora per l'immenso ritardo!
Byeee
:3