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Autore: subside_    14/09/2012    10 recensioni
Non importava quanto male facesse, non importava quante sfide avessero perso, o quante occasioni avessero mancato. Non importava che avessero rimpianti che bussavano alle porte del cuore così forte da farle a pezzi, non importava se nessuno riusciva a capirli o se un dolore al ginocchio avrebbe vanificato gli sforzi di una vita intera. Loro erano adolescenti, e l'unica cosa che dovevano fare era vivere al massimo delle loro possibilità.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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3. Welcome to Sydney.



Melanie aspettava quel momento da mesi, ormai. Si era impegnata al massimo perfino a scuola per ottenere il consenso dal padre. Essendo ancora minorenne, lui era piuttosto riluttante riguardo alla cosa, ma alla fine si era convinto.
Lei quasi non riusciva a crederci. Il signor Stewart era sempre così possessivo quando si parlava della sua piccola Mel che le sembrava impossibile il fatto che avesse accettato a lasciarla partire per due mesi senza il suo assiduo controllo.
Ma ne era contenta, senza dubbio. Dopotutto le avrebbe fatto bene un po’ di libertà e di sicuro non si sarebbe continuamente irritata per il comportamento della madre che insisteva a voler entrare nella vita privata di Mel come fosse sua coetanea.
Tornò a casa, il padre era seduto al tavolo della cucina a braccia conserte, forse riflettendo sulle brutte cose che sarebbero potute accadere alla figlia.
La bionda gli scoccò un bacio sulla guancia come per rassicurarlo, prima di recarsi al bagno.
La madre era in camera sua a sistemargli la valigia.
«Mamma, l’ho già preparata ieri» disse annoiata la ragazza mentre si infilava la biancheria.
«Voglio solo controllare che sia tutto apposto.» replicò subito la signora Stewart.
Mel alzò gli occhi al cielo e si infilò anche i jeans e la t-shirt.
Pronta, tornò in cucina trascinando il suo bagaglio
«Andiamo, pà? Lola ci aspetta.» il padre di Melanie la guardò sconfitto, prima di alzarsi e aiutarla a mettere in auto la sua valigia, seguito dalla moglie sorridente.
 
Arrivati fuori il vialetto di casa Bennett, Lola stava già venendo incontro alla grossa Chevrolet nera. Mise a posto anche il suo bagaglio e si accomodò sui sedili posteriori con un gran sorriso.
«Non vedo l’ora di partire» confessò all’amica.
«Ci pensi? Due mesi, solo noi, nessun pensiero, nessun problema. Ancora non ci credo.» rispose subito Mel.
Arrivarono dopo poco all’aeroporto dove c’erano ad aspettarle già Madison insieme alla dolcissima nonna, Amelie e Liam con i genitori, Niall col padre, e Harry.
«Zayn e Louis?» chiese Lola dopo aver salutato tutti i presenti.
L’attenzione di Mel, che fino a qualche secondo prima fissava distrattamente la gente che si dirigeva svelta da una parte all’altra dell’aeroporto, fu subito catturata.
«In ritardo come al solito.» rispose la rossa scuotendo il capo.
«Che ti aspettavi?» ridacchiò Harry.
Niall poggiò la sua chitarra a terra e fissò l’orologio.
«E menomale che son quelli più vicini…» disse preoccupato, rimettendola in spalla.

Soltanto pochi minuti dopo si intravidero i due ragazzi che ridevano avvicinarsi insieme al signor Tomlinson.
«Ehilà» salutarono sorridenti.
 

 



 

«Dai, idioti, andiamo a fare il check-in» disse con un sorriso Mel. 
Si diressero al banco e dopo aver consegnato i documenti e appoggiato i bagagli sul nastro trasportatore, ricevettero i biglietti e poterono passare ai controlli di sicurezza.
Infine, raggiunsero il loro gate.
«Bene, quindi dovremmo salutarci adesso…» ricordò loro il signor Horan.
Ci furono una serie di abbracci e qualche lacrima, ma le cose principali che ciascun genitore ripeteva ai propri figli –la signora Stewart si occupò di Lola mentre il signor Tomlinson di Harry- furono centinaia di raccomandazioni. Insistevano sull’essere prudenti, non ubriacarsi, non fare tardi la notte e non cacciarsi nei guai.
I ragazzi annuirono e subito dopo si rivolsero sguardi furbi e frecciatine.
Sapevano che, in realtà, si sarebbero ubriacati, sarebbero tornati all’alba e quasi sicuramente si sarebbero cacciati in qualche guaio, ma per il momento era meglio tranquillizzare gli adulti.
Mostrarono i loro biglietti alle guardie di sicurezza e si imbarcarono sul loro volo per Sydney.


 

  

Il viaggio fu abbastanza lungo ma nessuno dei ragazzi si annoiò. Presero qualche birra e cominciarono a chiacchierare, tanto che il tempo sembrò persino passare veloce.
Il primo sbarco fu a Francoforte, dove dovettero aspettare un’ora per prendere il volo successivo.
Imbarcati anche sul secondo aereo, in undici ore arrivarono a Singapore. Nell’attesa dell’ultimo viaggio, fecero un lungo giro per l’aeroporto di Singapore, che era immenso e pieno di boutique occidentali. All’esterno c’era un’aria calda e umida tipica dell’Asia, ma i ragazzi decisero di non allontanarsi e rimasero in aeroporto per il resto delle due ore.

 

Presero anche l’ultimo volo, e rimanevano solo sette ore prima di sbarcare finalmente nella splendida Sydney.
Durante l’ultimo viaggio, Lola, che per tutto il tempo aveva preso posto accanto a Mel, chiese a Louis di lasciarla per un po’ vicino a Zayn. Così il castano si accomodò a lato della bionda, leggermente imbarazzata e piena di istinti omicida verso l’amica.
I due si sorrisero ma erano troppo stanchi per fare casino, per cui si abbandonarono alla musica che echeggiava nel reparto.

 


 

 «Dio, non prenderò più un aereo per il resto dei due mesi.» sussurrò d’un tratto Louis. Mel sorrise.
«Siamo in due.» rispose tranquilla.
Non era intimidita dalla sua presenza, si conoscevano da tempo ormai, ma ultimamente –soprattutto dopo che lui e Eleanor si erano mollati- cominciavano a farle piacere le attenzioni che il ragazzo le dava di tanto in tanto.
«Allora, come va con Eric?» la prese in giro lui.
«Ti prego non parlarmi più di quell’essere bavoso» disse disgustata la ragazza.
Eric era l’ultimo ragazzo con cui Mel era stata e di cui se ne pentì immediatamente dopo esser ritornata a casa con l’intera zona intorno alla bocca ancora umida della sua saliva.
Louis rise forte.
«Dai, non dev’essere stato tanto male» disse tra una risata e l’altra.
«Credimi, lo era. Mio dio» Mel si strinse nelle spalle con un’espressione di disgusto.
Risero insieme, poi la curiosità di Mel e la necessità di assicurarsi che l’amico stesse bene prese il sopravvento. Tornò seria.
«E tu? Come stai?» chiese cercando di essere cauta.
Lo sguardo del ragazzo era perso nel vuoto, ma poi si voltò verso l’amica rivolgendole un sorriso.
«Tutto bene.»disse tranquillo.
Mel alzò un sopracciglio.
«No, davvero. Non voglio più pensarci. E’ soltanto una troia, solo che io l’ho capito troppo tardi.» il tono di voce di Louis era calmo e controllato. Mel gli sorrise teneramente, e il ragazzo si soffermò ad osservare la bionda in ogni suo tratto.
I capelli scompigliati, gli occhi color smeraldo, le lentiggini che addolcivano ancora di più il nasino all’insù e la carnosa bocca a cuoricino. Ricambiò il sorriso sovrappensiero.
«Ordiniamo due birre?» propose la ragazza dopo minuti di silenzio.
«Ma si dai, magari aiutano a far passare il tempo.»
Non ci volle molto affinchè quelle ‘due birre’ divennero quattro e poi sei.
«Ehi, vi state dando voi due, eh?» fece il biondino che spuntò dal sedile davanti.
I due gli risero in faccia e, scuotendo il capo, Niall tornò a sedersi.
Non erano ubriachi, riuscivano a sopportare tre birre ciascuno, erano solo molto più sciolti.
Dopotutto, Louis era sempre stato il più pazzo del gruppo e vederlo così giù non stava bene a nessuno.
«Troia? Quella è una vera e propria puttana! Non mi importa più nulla di lei, figurati. In questo momento magari si starà facendo scopare dal suo amato Josh.» disse ridendo insieme a Mel.
«Dici che gliel’ha già data?» domandò la ragazza divertita.
«Ma sicuro! Già da un pezzo, secondo me.» fece Louis.
«Minchia, è una brava ragazza, dicono!» replicò sarcastica lei. Il castano scoppiò a ridere.
«Si, certo, infatti mi ha fatto aspettare ben due settimane…wow!» ridacchiò.
Louis si alzò, traballò un po’, poi alzò la birra come per brindare.
«Meglio così, no? Almeno posso godermi le australiane.». continuò poi il ragazzo e Mel scosse il capo sorridendo.
«ESATTAMENTE!» urlò Harry due sedili più avanti, da cui si intravedeva solo il suo braccio che teneva alzato con in mano la sua bionda.
«Ve lo scordate.» intervenne Lola ridacchiando. «Non voglio puttanelle in casa mia.»
«Mi stanno bene anche le verginelle» rispose Louis con un largo sorriso.
«Io preferisco roba più violenta, dovrai adattarti Lola cara»contestò il riccio.
«Sticazzi! Te ne vai in hotel, preferisco evitarmi l’orrore di sentirti orgasmare.» fece Mel tirandogli addosso un pezzo di carta arrotolata.
Niall scoppiò a ridere.
«Io Harry lo vedo un tipo da sadomaso» disse scatenando le risate di tutti i ragazzi, Harry compreso.
«Se vuoi provare, biondino… son sicuro che saresti abbastanza soddisfacente.» rispose il riccio leccandosi le labbra e facendogli un occhiolino.
«Puoi dirlo forte» ricambiò il biondo scoccandogli un bacio volante.
«Evitatemi traumi adolescenziali, per favore. Preferisco non venire a conoscenza di certi dettagli» intervenne Lou.
Le persone nei sedili vicini ai loro li guardarono male e i ragazzi scoppiarono a ridere, nascondendosi poi dalla vergogna. 
Il resto del tragitto proseguì tra risate, prese per il culo e tanto divertimento, finchè non crollarono dal sonno e le quattro ore del restante viaggio passarono in un attimo.

 

      

 
Si svegliarono quando erano ormai atterrati e si ritrovarono con la testa che sembrava potesse scoppiare da un momento all’altro. Era l’alba e tirava un fresco venticello che solleticava loro la pelle.
Doloranti e frastornati, entrarono in aeroporto e decisero di fermarsi al bar per un caffè.
Sydney era meravigliosa, il posto più bello che avessero mai visto, pensarono tutti.



 

Un taxi li accompagnò all’indirizzo che avevano segnato.
La casa non era né troppo grande né troppo piccola, in compenso però aveva una grande piscina in giardino. All’esterno, un anziano signore dai capelli grigi li stava aspettando per la consegna delle chiavi e il resto delle faccende di cui si occuparono gli uomini della casa, mentre le donne si dedicarono alla visita dell’appartamento.
Era molto carino nel complesso, ordinata –sapevano che sarebbe rimasta così ancora per poco- e attrezzata di tutte le comodità.
Quando il signore andò via, i ragazzi si catapultarono all’interno della casa e corsero a scegliersi le stanze.
Ce n’erano cinque, ma loro volevano occuparne soltanto tre. Lola e Zayn presero l’ultima in fondo a sinistra, mentre Liam e Amelie si appropriarono della stanza di fronte. Gli altri cinque decisero che avrebbero dormito insieme in una sola camera, per cui spostarono due letti dalle stanze vuote per riempire quella che era la più grande dell’appartamento.
Sistemati anche i bagagli nelle rispettive stanze, le ragazze cominciarono a fare ordine in cucina, posizionando negli appositi mobili il cibo e tutto il resto, mentre i maschi corsero dritti in piscina.

 


Finite le faccende domestiche, Lola, Madison, Melanie e Amelie li raggiunsero.
«Siamo qui da due ore e amo già questo posto» fece enfatica la mora, abbracciando Liam.
«Abbiamo già deciso il programma per oggi.» le informò Zayn.
«Sentiamo.» chiese curiosa Mel.
«Oggi si fa quel che volete e stasera andiamo in discoteca» rispose subito Louis.
«Dettagliato!» fece sarcastica Lola.
«Non è così, idiota!» intervenne turbato il biondo. «Prima si mangia, poi fate quel che volete e stasera discoteca» precisò, causando a tutti i ragazzi un’espressione da ‘era ovvio’.

 

(Più tardi...)

 

Due taxi li accompagnarono alla discoteca più vicina e i ragazzi entrarono nel locale.
«Stasera non voglio ubriacarmi, non mi va» disse Melanie mentre si faceva spazio tra la folla insieme agli altri per raggiungere il bar.
«Oh, nemmeno io.» replicò Lou. «Un quattro bianchi» chiese poi al barista.
Le sue intenzioni, infatti, erano ben altre.
Non ci volle molto affinchè la sobrietà degli altri quattro ragazzi sparisse via lasciando il posto al delirio, seguiti poi da Lola e Madison.
L’obiettivo di Lou era invece quello di trovare qualcuna con cui passare la serata.
E sembrò averla trovata quando si avvicinò ad una bionda alta e snella.

 

«Ciao» gridò il castano nell’orecchio della ragazza, che si voltò verso di lui sorridendogli.
«Hey» rispose lei.
Le intenzioni del ragazzo erano quelle di corteggiarla un po’ prima di portarla in un posto isolato ma quella doveva essere la sua serata fortunata. Capì immediatamente, dallo sguardo che la ragazza gli rivolse, che non aveva bisogno di nessun tipo di approccio: era già sua.
Con una mano le solleticò tutta la lunghezza del braccio fino a raggiungere le sue dita, poi trascinò via la bionda di cui non conosceva nemmeno il nome.
Uscirono dal locale senza dirsi una parola e andarono sul retro buio e desolato.


 

 

 

Louis la spinse contro il muro freddo baciandola con foga e solleticandole la coscia scoperta che poi prese e portò intorno al suo bacino.
I loro respiri si fecero sempre più affannosi e i loro corpi sempre più vicini, spinti l’uno contro l’altro.
Il ragazzo si allontanò dalle sue labbra per baciargli il collo lasciando tracce della sua saliva, lei attorcigliava le sue mani tra i capelli di lui, inarcando la schiena e sollevando il capo.
A nessuno dei due importava conoscere l’altro, così come entrambi volevano soltanto farsi consolare tra le braccia di un estraneo per non pensare ad altro che al desiderio che avevano e che in quel momento stavano placando.
Quando ebbero finito, si ricomposero e Louis riaccompagnò la ragazza nel locale, salutandola con un sorriso quasi innocente per poi tornare al suo gruppo di amici.
Quando lo videro tornare, Liam e Harry fischiarono come per complimentarsi. Louis scosse il capo, rise e andò ad ordinare un cicchetto.
Lola si sedette sfinita accanto a lui.
«Oh dio, non mi sento più le gambe» disse allegramente.
«Sei la solita alcolizzata» la prese in giro. Per un momento prese a sudare freddo rendendosi conto di non aver pesato bene le parole. Sapeva che la madre di Lola aveva problemi con l’alcool e non era il caso di darle dell’alcolizzata.
«Non sono ubriaca, coglione!» rispose la ragazza alzandosi, ma traballò e si aggrappò alla sedia per non cadere. Louis la prese per un braccio e la fece risedere. Probabilmente era troppo ubriaca per prendersela, e ad ogni modo sapeva che l'amico non avrebbe voluto essere offensivo.
«Si, come no. Ora andiamo a casa, eh?»
Lola ridacchiò divertita.
«Tanto tu ti sei fatto la tua bella scopata e sei apposto, no?» disse ridendo come una stupida.
«Uhm, si, è stata abbastanza soddisfacente…» disse vago il ragazzo.
«Ma vaffanculo!» disse lei scoppiando a ridere e cercando invano di tirargli uno schiaffo sulla spalla.
Louis rise, poi si alzò e aiutò l’amica a fare lo stesso.
Si avvicinò a Mel che era la prima persona sobria che si era ritrovato davanti e si avvicinò al suo orecchio.
«Direi che è meglio rientrare, prima che uno di loro vomiti».
Quando la ragazza riconobbe gli occhi color del cielo di Louis, sentì una botta al petto, poi  annuì sorridendo e andò a riferire la cosa ad Amelie.
Uscirono traballanti dal locale, Zayn, Madison e Niall cantavano e Harry quasi litigava con la sua bottiglia di birra vuota, mentre Lola non si reggeva nemmeno in piedi e si aggrappava a Louis. Liam aveva scambiato Amelie per sua madre e continuava a ripeterle che non si sentiva affatto bene e che il giorno dopo non sarebbe andato a scuola.
Chiamarono due taxi e fecero rientro a casa, sfiniti.
Le due coppie si chiusero nelle loro stanze e probabilmente sprofondarono nel sonno quasi immediatamente, così come avevano fatto gli altri tre.
Melanie tirò un sospiro di sollievo.

 

«Bene, vado a cambiarmi» sussurrò poi a Lou, che annuì mentre la ragazza si dirigeva al bagno.
Si infilò il pigiama e quando tornò in stanza trovò il castano a petto nudo, con indosso solo i pantaloni, coricato sul letto che avevano deciso fosse di Mel e le braccia incrociate dietro la nuca.
La ragazza si avvicinò al letto cercando di non far rumore.
«Quello è il mio letto» disse piano fissandolo con aria di sfida.
«Lo so. Ti va di dormire assieme?» domandò il ragazzo tranquillo.
Melanie si irrigidì e le gambe cominciarono a tremarle, il cuore batteva così forte che a momenti sarebbe potuto scappare via dal suo petto. Cercò di mantenere la calma e sembrare del tutto normale.
«Ma che cazzo ti sei fumato?» chiese poi.
Louis alzò gli occhi al cielo.
«Non voglio portarti a letto, tranquilla.»la rassicurò lui mettendosi a sedere.
Mel fu stupita dalla calma e naturalezza con cui l’amico parlava della cosa. Lei, al contrario, stava morendo d’imbarazzo.
«Io ho fame, e tu?» il castano interruppe i suoi pensieri contorti.
«Tazza di latte?» propose lei.
Louis sorrise alzandosi in piedi.
«Perfetto» rispose prendendole il viso in una mano, baciandole una guancia e dirigendosi in cucina.
La ragazza prese un lungo respiro prima di seguirlo.

 

Bevvero il latte caldo a bordo piscina, sdraiati sul lettino a fissare le stelle. Cominciava a fare piuttosto freddo e quando Mel si strinse nelle spalle massaggiandosi velocemente le braccia per scaldarsi, Louis si tolse la sua felpa e la avvolse intorno a lei.
«No, tranquillo… così avrai freddo tu.» cercò di dire.
«Nah, sono abituato a peggio» fece lui distratto. «Vieni qui» le disse prima di avvolgere un braccio intorno alla sua spalla e stringerla a sé per tenerle caldo. Mel appoggiò la sua testa sul petto dall’amico, abbandonandosi a quel momentaneo benessere, e si addormentò così.
Louis la osservò mentre dormiva, pensando che era la ragazza più dolce che avesse mai conosciuto. Più dolce persino di Eleanor.
Si maledisse per aver fatto quel paragone perché non appena il nome della sua ex ragazza attraversò i suoi pensieri, questo fu seguito da numerosi ricordi.
Strinse Mel ancora più forte, come per aggrapparsi a lei per sfuggire alle lacrime, e prese sonno anche lui.































 

Sciaaaaaaao :) Scusate se ci ho messo troppo tempo a pubblicare il terzo capitolo, in realtà lo avevo finito già da un pò ma mi seccava mettermi a cercare le immagini. Poi è cominciata pure la scuola quindi diventa tutto più complicato, infatti credo che dal prossimo capitolo o saranno ridotte o non ci saranno proprio più, perchè è difficile trovare una foto che rappresenti proprio quello che stavi cercando di descrivere.
Ad ogni modo, poi si vedrà, per il momento, ecco qui il terzo capitolo. Che ve ne pare? 
Non vorrei essere stata troppo volgare, volevo solo rendere l'idea di com'erano fatti i ragazzi. Spensierati, con un'esagerata voglia di libertà, affiatati, anche un pò scurrili -le ragazze comprese-, ma proprio per evidenziare il fatto che non sono le solite ragazze che 'ommioddio hai detto una parolaccia! quanto sei poco femminile!' no, loro sanno essere camioniste, eleganti, maschiacci e provocanti allo stesso tempo. 
E' questo che vorrei riuscire a rendere. Spero il 'messaggio' sia arrivato :)
Ps. su twitter ho cambiato nickname, adesso sono @amoressja :)

 

  
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