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Autore: FairyCleo    14/09/2012    3 recensioni
"Dean Winchester era stato spezzato tante volte: quando era morta sua madre; quando era morto suo padre; quando Sam aveva esalato l' ultimo respiro tra le sue braccia; quando Alastair lo aveva torturato fino a non lasciarne che qualche minuscolo brandello di carne; quando Jo ed Hellen si erano sacrificate per salvare lui e suo fratello; quando Sam aveva sconfitto il Diavolo, sacrificando la propria vita per il bene dell' universo. [...]
Castiel giaceva in quello stato di incoscienza da tre giorni, ormai, e non accennava a destarsi.
Avrebbe potuto fare tenerezza, sembrare la bella addormentata in attesa del bacio del suo principe azzurro, se non fosse stato per le catene che cingevano i suoi polsi.
Quelle, erano l' unica risposta certa che Dean si era dato ad una delle mille domande postesi nell' ultimo straziante periodo: Castiel aveva perso la sua fiducia.
E che un demone lo scuoiasse vivo, non l' avrebbe mai più riconquistata".
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Bobby, Castiel, Dean Winchester, Nuovo personaggio, Sam Winchester
Note: AU | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
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Compiti

Castiel e Colin non avevano avuto molta scelta. Dopo il gentile reclutamento perpetrato da parte di Crowley, erano stati costretti da quest’ultimo a lavorare per lui, sotto sue precise indicazioni. La cosa peggiore, era che il re dell’Inferno aveva fatto capire loro che senza il suo aiuto non avrebbero mai trovato il modo per fermare i Leviatani, e purtroppo sembrava proprio che avesse ragione.
Di Dean non c’era traccia, e non aveva la più pallida idea di dove poterlo trovare. Certo, poteva sempre tornare a casa di Bobby, ma non ne aveva il coraggio. Preferiva continuare per la sua strada e lavorare per il mostro che una volta aveva tradito piuttosto che causare altro dolore ai suoi cari, piuttosto che causare dell’altro dolore a Dean. E poi, Crowley aveva precisato più volte che se non fosse stato per lui, sarebbe stato linciato da quel gruppo di cacciatori inferociti che avevano assistito al suo atto veramente poco eroico e decisamente molto egoista. Cass non riteneva di dover dimostrare gratitudine nei suoi confronti, ma non poteva neppure negare di non avere molta scelta, arrivato a quel punto.

Colin sembrava spaventato ed eccitato allo stesso tempo per l’avventura a cui stava andando incontro. Si rendeva conto dei rischi che avrebbe corso, ma allo stesso tempo avvertiva l’adrenalina scorrergli nelle vene, e aveva come la sensazione di aver già provato sensazioni simili ma di averlo dimenticato.
Quel Crowley non gli piaceva neppure un po’. Il suo modo di parlare, di rivolgersi a loro, di guardarli… Sembrava che volesse possedere Cass solo con la forza del pensiero. L’ex-angelo piaceva da morire a quel bastardo in cappotto. Aveva notato come Castiel si sentisse in soggezione in sua presenza, nonostante cercasse di fare di tutto per non farglielo notare. La priorità dell’ex-angelo era la sua incolumità, lo aveva capito, e la cosa non poteva non farlo gioire. Nessuno si era mai preso cura di lui in quel modo prima di allora.
Gli piaceva Castiel. Gli piaceva trascorrere del tempo insieme a lui. Aveva un sacco di amici, certo, ma nessuno era anche solo lontanamente paragonabile al neo-uomo. Nonostante fosse ancora estraneo a molte delle emozioni umane e a volte avesse qualche difficoltà a riconoscerle, era molto più chiaro, trasparente e sensibile di molte persone che Colin aveva incontrato nella sua vita. Castiel era semplice, gentile, premuroso. A volte, quando non era in grado di comprendere qualcosa, piegava la testa di lato in modo un modo così strano che lo faceva somigliare ad un gattino spaurito e ancora non avvezzo al mondo. In alcuni frangenti, invece, i suoi grandi occhi color del cielo sembravano contenere tutta la conoscenza del mondo, e sembrava quasi che cercassero di ricordare quello che egli era stato un tempo e cosa era stato in grado di fare.
Non doveva essere semplice trovarsi in quella situazione, ma lui non lo avrebbe abbandonato. Nonostante la mente dell’ex-angelo vagasse verso mete ostili, per il momento andava bene così. Finché avesse potuto, lo avrebbe tenuto solo per sé.

I due ragazzi erano partiti da qualche ora, ormai. Crowley voleva che trovassero l’ultima parte della profezia. Stando a quello che diceva la parte in possesso di quest’ultimo unita alla parte in possesso ai Leviatani, per fermali occorrevano il sangue di un angelo caduto, l’osso di un uomo retto, il sangue di una creatura del Purgatorio e il sangue del re dell’Inferno. Per il primo e per l’ultimo non c’erano problemi: il sangue di Cass e quello di Crowley erano stati reperibili, ma non sapevano bene cosa era questo “osso di un uomo retto”. Di certo, l’idea di profanare delle tombe di santi non allettava molto il povero Colin. Per quanto questa avventura lo entusiasmasse, gli sembrava una cosa a dir poco disgustosa. La cosa che preoccupava Castiel, era più che altro la deduzione che aveva fatto Crowley, e che riteneva quasi del tutto certa come la morte. Qualcosa gli diceva che sarebbe stato lui a dover affrontare i Leviatani in prima persona. Sperava solo che il resto della profezia gli dicesse come fare. Era quasi certo che avrebbe rischiato la vita per risolvere la questione, ma a quel punto non gli interessava più. Aveva causato troppo dolore per potersi permettere il lusso di tirarsi indietro.
Lo avrebbe fatto per Dean, Sam, Bobby e Colin. Per una volta, dopo tanto tempo, non voleva più fare niente per se stesso.

*


Ian avrebbe maledetto Dean fino alla fine dei suoi giorni. Era un cacciatore, era coraggioso e secondo molti non aveva paura di niente, ma in verità c’era una cosa che veramente non sopportava, e si trattava dei simpaticissimi, pelosissimi, enormi, orripilanti ragni. Purtroppo per lui, François aveva individuato una cripta in cui era stata sepolta una suora che nella sua vita aveva fatto solo opere buone, e secondo il Winchester, lei sarebbe stata la candidata perfetta per fornire il prezioso osso. Il problema è che questa cripta si trovava in una abbazia abbandonata, e penetrare al suo intero voleva dire attraversare una serie di ragnatele grandi come la tela di Penelope. Da una parte, ringraziava di essere andato da solo – non poteva di certo fare una così magra figura davanti agli altri – ma dall’altra avrebbe tanto voluto usare Dean come spolverino.

“Me la pagherai, prima o poi” – aveva asserito, avanzando cauto onde evitare di imbattersi in qualche sgradevole esserino ad otto zampe – “Me la pagherai cara, Dean Winchester”.

Era davvero singolare il modo in cui i ricordi continuavano a riaffiorare da quando aveva raccontato a Dean di suo fratello. Morgan lo aveva sempre preso in giro per questa sua fobia. Il suo adorato fratellino non capiva come fosse possibile che una persona coraggiosa come lui potesse aver paura di un esserino così piccolo e fondamentalmente innocuo. Era in momenti come quelli che avrebbe voluto averlo vicino, per sentire ancora la sua risata e vedere il suo viso splendere anche nelle situazioni più difficili. Gli mancava da morire. Ma aveva fatto di tutto per evitargli tutto quello, e avrebbe continuato a farlo. Era per il suo bene se lo aveva allontanato. Morgan doveva avere una vita normale. E potete stare certi che avrebbe fatto di tutto purché potesse averla.

Così, con grande fatica e con i nervi a fior di pelle, il nostro Ian era riuscito a raggiungere la cripta, trovando in un batter d’occhio la tomba di suor Mary.

“Suor Mary, ti sarei grato se non mi maledicessi per ciò che sto per fare” – aveva detto, mentre faceva cadere al suolo il pesante coperchio di pietra con l’aiuto di un piede di porco – “Dopotutto, ci stai aiutando a salvare il mondo”.

E, con sicurezza, aveva afferrato il femore sinistro, tirandolo fuori dal sepolcro.
Un istante dopo, però, un urlo spaventoso seguito da una serie di imprecazioni avevano riempito l’aria: sul femore, penetrato da una piccola apertura situata chissà dove, vi era un ragno grosso quanto il palmo di una mano. Il povero Ian, nel vedersi davanti quel mostro orrendo, per un attimo non era morto d’infarto, e aveva cominciato a scuotere il femore a destra e a sinistra, nella speranza di far cadere il mostro e poter uscire da lì al più presto. Fortunatamente per lui, non c’era voluto molto. Il ragno in questione non aveva intenzione di farsi uccidere per un nonnulla, evidentemente, ed era scivolato nel sepolcro, ritornando alla sua pace.
Inutile dire che il coraggioso Ian, l’uomo di ferro, era uscito dall’abbazia in meno di un minuto, stabilendo una sorta di record olimpico.

L’osso dell’uomo retto, o meglio, della donna retta, era stato recuperato, ma ad un prezzo che Ian non aveva calcolato. Ancora con il fiatone, si era diretto verso la macchina che aveva noleggiato, sentendosi finalmente al sicuro.

“Me la pagherai Dean Winchester. Puoi stare più che certo che me la pagherai”.

*


François stava letteralmente impazzendo a furia di fare ricerche su internet. Purtroppo per lui, nonostante il raggio d’azione in cui doveva cercare fosse decisamente ristretto, sembrava che in quel periodo tutti i reperti archeologici del paese avessero deciso di venire fuori in un solo colpo.
E il bello era che erano state ritrovate proprio una serie di tavolette, ma tutte integre, e soprattutto in lingue che gli esperti erano in grado di tradurre.
Il cacciatore cominciava a pensare che se fosse stata trovata da un archeologo i notiziari ne avrebbero parlato giorno e notte, perché appunto si trattava di una tavoletta recante una scritta sconosciuta ai linguisti di tutta America, e il fatto che nessuno ne avesse ancora parlato lo lasciava basito, facendogli pensare di conseguenza che non fossero stati loro a ritrovarla.
Ma, a quel punto, dove poteva trovarsi? Possibile che non esistesse una formula in grado di rintracciare le varie componenti? Forse, se avessero trovato il Profeta… Maledizione, come si faceva a sparire nel nulla non riusciva davvero a capirlo. Sparire sotto il naso dei Leviatani, poi! Un’impresa degna di spiderman!
A quanto sembrava, a lui era toccato il compito più complicato. Sperava solo che Ian e Dean avessero risolto il resto dell’enigma.

*


Aveva chiesto agli altri di lasciarlo solo. Era una cosa che voleva fare senza nessuno attorno. Era una sorta di rituale, di riscoperta di sé, di rivangare un passato che aveva cercato in tutti i modi di cancellare.
Dean Winchester si trovava da solo davanti al bagagliaio della sua bambina, cercando di stabilire il da farsi. Aveva nascosto l’oggetto che avrebbe dovuto recuperare sul fondo, in una busta fatta apposta per riporre i vestiti, sotto una serie di fucili e armamentari vari degni di un cacciatore come lui.
Per una volta, la sua mente non era concentrata su Sam. Per una volta, ogni sua singola cellula era indirizzata verso l’unico a cui non avrebbe voluto pensare, verso colui che aveva deciso di cancellare dalla sua vita.
Aveva preso un bel respiro, ma inutilmente, visto che non era ancora riuscito ad aprire il bagagliaio. Era troppo fresca la sua ferita, doleva ancora in maniera troppo intensa. Eppure, non riusciva a non immaginarselo da solo, spaventato e ferito, infettato dal veleno dei Leviatani. Forse, anche lui stava patendo il suo stesso dolore. Ma, allora, perché aveva deciso di tradirlo e lasciarlo da solo?

“Sei un figlio di puttana Castiel. Sei davvero un figlio di puttana” – aveva detto al vento, quasi con le lacrime agli occhi, mentre finalmente riusciva ad aprire il bagagliaio.

In poche abili mosse, il cacciatore aveva tolto tutto ciò che in quel momento era superfluo, trovandosi davanti all’oggetto dei suoi timori e nello stesso tempo dei suoi desideri.
Eccolo lì, nella famosa busta, il trench sgualcito e macchiato di sangue di Castiel.
Aveva esitato ancora una volta prima di prenderla in mano ed estrarne il contenuto. Si domandava ancora se avesse conservato l’odore che aveva l’ultima volta, l’odore dell’essere che lo aveva salvato, protetto e poi tradito.
E poi, lo aveva fatto. Dean aveva preso fra le mani il trench, e lo aveva avvicinato al viso, inspirandone a fondo l’odore. Era proprio identico all’ultima volta. Era ancora lì, fermo e immutabile, l’odore di Castiel.

“Sappi che non ti ho ancora perdonato, razza di gallinaceo sacro. Ma farò di tutto per trovarti. Farò qualunque cosa”.

Stavolta, quella di Dean non era una minaccia. Era una vera, autentica promessa.

*

Fortunatamente per lui, non doversi mostrare a chi gli stava attorno permetteva a Logan di risparmiare un sacco di energie, energie che stava utilizzando per cercare Castiel e il profeta. Purtroppo per lui, però, la ricerca era fino ad ora stata piuttosto infruttuosa.

I due continuavano ad essergli celati, e non riusciva davvero a capire perché. Era un fantasma! Escludendo le panic room, riusciva ad entrare più o meno ovunque! Il sospetto principale che aveva cominciato a nutrire, era che essi lo avessero percepito in qualche modo, e che avessero fatto una sorta di incantesimo per celarsi ai suoi occhi e ai suoi sensi. Questo, però, non gli permetteva di capire come Kevin avesse fatto a fuggire ai Leviatani. Il mistero si infittiva, e non di poco. La cosa stava diventando molto più complicata di quanto avesse previsto.

*


Si era risvegliato su di un comodo divano di pelle bianca. La stanza in cui si trovava, era una splendida suite di un albergo, e affacciava su di una spiaggia dalla sabbia bianca e dal mare calmo e invitante.
Era decisamente un posto perfetto rispetto a quello in cui era stato tenuto da quei mostri, ma si domandava come avesse fatto ad arrivarci. E, soprattutto, che ne era stato della sua famiglia?

“Ti vedo turbato, mio caro Kevin. Cosa c’è? Forse non ti piace questa stanza? Posso portarti altrove, se vuoi!”.

Un uomo dal lungo cappotto nero uscito da chissà dove gli aveva parlato, facendolo sobbalzare. Ne aveva abbastanza di sorprese e di gente che lo prendeva alle spalle.

“Tu-tu chi sei? Dov’è la mia famiglia?” – aveva chiesto Kevin, cercando di mantenere la calma.
“Hai ragione! Che maleducato! Non mi sono presentato! Io sono Crowley, molto lieto” – e si era avvicinato al ragazzo, tendendogli la mano. Anche se con qualche remora, quest’ultimo l’aveva afferrata, pentendosene subito qualche istante dopo. Quel tipo aveva qualcosa di strano. Non aveva ancora capito cosa fosse, ma non gli piaceva affatto.
“Ti vedo turbato! Non devi avere paura di me! Io sono un amico!”.
Ne dubitava, ma era meglio fare buon viso a cattivo gioco.
“Non hai ancora risposto alla mia domanda, però… Dove sono i miei genitori?”.
“Hai ragione… Ma, lascia che ti spieghi come stanno le cose. Sei speciale Kevin, credo che questo tu l’abbia capito. Sei quello che di solito si chiama profeta. Tu, fatti chiamare come meglio credi. Vedi, quelli come te sanno di essere come te solo nel momento in cui la profezia sta per essere rivelata. E, a quanto ne so, tu hai già avuto a che fare con essa… Ho ragione?”.

Quell’uomo sapeva molto, molto di più di quello che avrebbe mai pensato. Questo faceva pensare a Kevin che il realtà volesse la stessa cosa che volevano quei mostri, e che lui stesse interpretando solo la parte del topo intrappolato in una prigione d’oro e di argento.

“La prego, mi faccia andare via. Per favore. Voglio mia madre, mio padre… Rivoglio i miei cari. Sono solo un ragazzo signore… Non me lo merito tutto questo”.
Era così spaventato da aver cominciato a supplicare Crowley di lasciarlo andare. Ma quest’ultimo era di un altro avviso.
“Ragazzo mio, io non ho alcuna intenzione di fare del male a te o ai tuoi cari. Loro sono al sicuro, te lo garantisco”.
“Davvero? Allora puoi farli venire qui?” – in lui si era riaccesa la speranza.
“Sì, ma non ora. Vedi, io, stranamente, sono dalla parte dei buoni, e da questo momento lo sei anche tu. Hai un compito molto speciale amico mio, ovvero quello di tradurre la profezia per permettermi di sconfiggere così quei bastardi che ti hanno rapito e minacciato. I tuoi genitori, però, per ora non possono raggiungerti. Sarebbe troppo pericoloso. Pensa se i Leviatani – questo è il loro nome – ti trovassero di nuovo… Sarebbero implicati anche loro, ho ragione?”.
Doveva ammettere che quel discorso filava sin troppo bene.
“Ma come faccio a sapere che sono al sicuro?”.
“Questo dipende solo dalla fiducia che riporrai in me. Purtroppo non ho le facoltà per mostrarti dove sono, ma posso garantirti che a proteggerli ci sono decine e decine dei miei scagnozzi, e sono pronti a morire per difenderli. Parola d’onore!”.
 
A quel punto, Kevin era stato definitivamente convinto.

“Che cosa devo fare?” – aveva chiesto, deciso.
Crowley non aveva potuto non gioire per quella decisione.
“Attendere che i miei amici ti consegnino la terza parte della tavoletta e tradurla. Dopo, quando tutto sarà finito, ti prometto che sarai libero. Ed io mantengo sempre la parola data”.

Continua…
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E rieccomiii!!
Stavolta con un po’ di ritardo! =)
Mamma mia quante novità!! E stavolta abbiamo anche incontrato il nostro Kevin! Sapete, nel promo dell’ottava serie è davvero carino!! Non vedo l’ora che ricominci! *.*
Ma torniamo a noi! XD
Non la smetterò mai di divagare, mi sa! XD

Ognuno ha cominciato a svolgere i propri compiti, a quanto pare. Che emozione scrivere di Dean che recupera il trench di Cass! Quanto sono meravigliosi quei due insieme? E Ian?? Alla faccia dell’uomo di ferro! Ammetto di essermi “citata”, però! Io sono abbastanza aracnofobica! U.U
Spero comunque che vi sia piaciuto!
Al prossimo aggiornamento amiche mie!
Bacioni
Cleo
   
 
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