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Autore: StefanoReaper    15/09/2012    5 recensioni
L'unica via d'uscita è comprendere le donne e l'amore.
O forse l'unica via d'uscita è uccidere e fregarsene.

Raccolta di scene di vita, storie di ordinaria follia.
L'altra faccia dell'umanità nel suo lato più intenso ed essenziale.
Genere: Angst, Drammatico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: Incompiuta
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Ana passeggiava lungo il viale sterrato saltellando allegramente e facendo ciondolare la lunga treccia fulva. Il sole le illuminava il volto e faceva risplendere la campagna circostante di un'aura particolare, quasi fiabesca. Una leggera brezza estiva faceva danzare le spighe dorate, che apparivano come un invitante mare d'oro in cui immergersi e di cui inebriarsi.
Poco più avanti, dove finivano i campi coltivati e iniziava la campagna incolta, nel terreno si aprivano delle profonde spaccature, nascoste dal grano selvatico. Era un luogo pericoloso; se non stavi molto attento potevi caderci dentro, e rischiavi di farti molto male o addirittura di non riuscire a tornare e rimanere bloccato lì. E Ana lo sapeva. Ma quella mattina quel posto era pervaso da una strana atmosfera. I bambini le sentono queste cose.
Distaccandosi dal viale si immerse nel verde del grano selvatico, che quasi la ricopriva completamente, e andò verso le spaccature. Notò che tutt'intorno ai bordi delle spaccature le spighe erano spezzate, abbattute; qualcuno si era fatto strada. Ma Ana non si fermò troppo a pensare a chi o cosa fosse stato, e perché. Andò avanti verso il ciglio, guardando per terra per non inciampare o pestare qualche vipera. Era pieno di sassi bianchi per terra, e la bambina si mise a tirarli per gioco, o il più lontano possibile o dentro le spaccature. Ma Ana aveva paura di quei profondi buchi che si aprivano come bocche mostruose nella terra nera, e si teneva sempre a distanza dal bordo. Costeggiandolo da una certa distanza riuscì a circuirne una di grosse dimensioni, raccogliendo ogni tanto un sasso tra le alte spighe.
Poi si paralizzò alla vista di qualcosa nascosto nel grano. Pensò di essersi sbagliata. Ma quello che aveva visto era proprio una mano. Tornò con lo sguardo a quel punto, e distinse perfettamente le pallide dita in risalto sulla terra nera.
Con il terrore nello stomaco, ma la curiosità da bambino che la permeava si avvicinò lentamente, senza mai distogliere lo sguardo. Istintivamente, senza pensarci, prese quella mano, e la sollevò.
Poi si sentì gelare.
La pallida mano era legata con del filo spinato, ormai arrugginito dalle intemperie, che si avvolgeva attorno al polso per poi cadere in basso, attorno a un'altra mano.
Si sentì morire. La vista del sangue su quel pallore la terrorizzò, si sentì pervasa dalla morte. Lasciò cadere la mano e scattò in piedi. Non riuscì neanche a urlare. Si voltò e corse via, inciampando più volte e cadendo tra le alte spighe. Teneva la mano sporca di sangue serrata in un pugno che mai avrebbe più voluto aprire. Corse fino a perdere il fiato, fino a sentire le forze mancarle, e cadere rotolando tra le spighe dorate dei campi. Rimase là. Gli occhi chiusi riversavano lacrime, ma non riuscivano a lavare via la morte.

   
 
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