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Autore: SimonWeasley    15/09/2012    5 recensioni
I trentasettesimi Hunger Games stanno per cominciare e Capitol City ne è entusiasta. Ma questa volta non sarà come le altre. Nemmeno gli strateghi e il Presidente potranno fermare la potenza dei Tributi. Nessuno si è mai chiesto perché non si è mai parlato di questa Edizione sui banchi di scuola?
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Presidente Snow
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I rumori sono assordanti ora che il dirigibile si sta alzando. L’aria prodotta dalle pale dell’hovercraft riuscirebbe benissimo a spostarmi se fossi nel suo raggio d’azione. I miei occhi continuano a seccarsi e sono costretto a chiudere ripetutamente le palpebre. I miei vestiti si muovono ondeggiando addosso al mio corpo.
Snow invece sembra impassibile. Gli occhi serpentini e freddi spalancati, la barba bianca e i capelli relativamente lunghi, completamente immobili. I vestiti come incollati.
Dopo tanti anni che lo vedo, riesce comunque a stupirmi. Negativamente.
Si volta nella mia direzione e sussurra parole che non riesco a cogliere. Mi avvicino e gli chiedo di ripetere.
– Gi.. at.. hov..cr.. –  
Non comprendo comunque. Ma ora che il profumo nauseabondo della rosa è stato messo a tacere, sento chiaramente l’odore del suo alito. Sangue.
Indietreggio spaventato.
Snow, senza capirne il motivo o fingendo molto bene, ripete alzando la voce accompagnando la frase con un gesto della mano.
– Gira attorno all’hovercraft –
Cercando di tenere le distanze tra me e il sindaco, mi muovo stando attento a non entrare in un turbine d’aria prodotto dalle ventole. Arrivo alla parte opposta del dirigibile e trovo una scaletta. Guardo il sindaco e lui annuisce. Appena aggrappato, una scarica elettrica mi paralizza e mi impedisce di muovermi. Come incollato sulla scala, raggiungo l’entrata. Un pacificatore mi aiuta ad entrare, mentre la scaletta mi libera da quella morsa. Subito dopo di me, appare il sindaco.
Dopo aver congedato il pacificatore, cammina in direzione di quello che sembra un atrio molto spazioso. Io, incerto sul da farsi, lo seguo. Dopo aver aperto la porta che dà sullo stanzone, Snow fa ancora qualche passo, per poi accomodarsi su una poltrona molto simile a quella del palazzo di giustizia. Ripeto i suoi movimenti e mi trovo a sedermi su una sedia per niente comoda, come fosse riempita di sassi. Sistemo malamente la schiena e, per non incontrare lo sguardo di Snow, fisso le mie gambe e le mie scarpe per qualche secondo. Poi il mio sguardo passa ai vestiti. La maglietta e i pantaloncini sono quelli di David. Mi mordo un labbro pensando al fatto che non glieli potrò mai più restituire. Lo considero come l’ultimo ricordo che avrò di lui.
– Allora, caro Mark –
Un brivido mi percorre la schiena. Quella voce penetrante e illusoria, suadente e manipolatoria. Il profumo della sua rosa va intensificandosi mentre Snow inizia il discorso. Deglutisco. Cerco di stare attaccato alla realtà mentre le sue parole cercano di portarmi in un limbo confusionale.
– Grande onore per te essere un tributo. Saprai sicuramente la gloria che riceveresti se diventassi il vincitore. E sicuramente.. –
– Io non vincerò. Non sarei in grado di uccidere. Nel migliore dei casi verrò ucciso nel bagno di sangue iniziale –
Non so che tattica adottare con Snow. Se iniziassi a mentire lui capirebbe. Inoltre credo che a forza di farmi paranoie per inventare bugie, lui potrebbe manipolarmi più facilmente. Nel dire la verità non trovo nulla di cui potrei pentirmi, dopotutto Snow non è un..
– Capostratega. Sai, Mark, quest’anno sono stato promosso a capostratega –
Perfetto. Ogni cosa sta andando per il meglio. Stavo per confessare al capostratega tutte le mie debolezze. Adesso cosa faccio? Mi sento in trappola. Chiuso in una stanza con Snow, con i suoi occhi freddi puntati su di me. Sento l’impulso di scappare e rivolgo gli occhi al finestrino. L’idea di buttarmi giù è folle. E impossibile, aggiungerei. Faccio un sospiro. Nel frattempo Snow continua.
– Mi sembra di capire che non hai voglia di parlare. Mettiamola in questo modo. Io posso aiutarti –
Le sue parole mi lasciano momentaneamente spiazzato. Snow, vuole aiutarmi? Lo fisso, dritto negli occhi.
– Lei..? – mi blocco.
Sul suo viso compare un ghigno di soddisfazione. Mette una gamba sopra l’atra e chiude le mani su un ginocchio.  
– Posso crearti quella che viene definita come.. immagine, direi. Posso favorire i tuoi punti di forza e eliminare dall’arena ciò che potrebbe causarti notevoli danni –
La prima emozione che provo è gioia. Vedo finalmente una possibilità di vittoria. Per la prima volta. Potrò tornare da David,  gli abiterò vicino e non sarò più costretto a dipendere da lui. Con l’aiuto del capostratega potrò trionfare. Ma un dubbio comincia ad assillarmi.
–  Scusi, ma la sua fama la precede. So che tipo di persona è lei. Cosa vuole in cambio? –  
Questa volta sono i miei occhi a lampeggiare pericolosamente.
– Prima di dirti ciò che voglio, propongo una promessa. Voglio che tra noi due non ci siano mai bugie. Tutto ciò che ci diremo sarà sempre e soltanto la verità  –
La verità. È questo che mi chiede. La pura e semplice verità. Reciproca.
– Accetto. Cosa vuole? –  
Comincia la farsa con voce lenta e profonda.
– In questi tempi la politica è un duro compito. Molti incapaci salgono al potere e pretendono di governare un intero stato. Varano leggi, impongono regole, amministrano intere popolazioni. Favoriscono la disparità, tengono il meglio solo per l’élite, apprezzano ciò che è da apprezzare e buttano ciò che è da buttare. Panem ha bisogno di rivoluzione. Ha bisogno di un nuovo leader. Un capo che conduca lo stato verso la pace. Un Presidente che sappia tener sotto controllo la situazione –
Una pace tra i Distretti. È questo che Snow vuole? Vuole compiere un rovesciamento politico, un ammutinamento al potere supremo, un colpo di stato. E io sto diventando una sua pedina. Sto diventando la sua nuova marionetta.
Mi tocca decidere. Burattino negli Hunger Games o in una rivolta? Se rifiutassi, il Sindaco mi eliminerebbe quasi certamente in modo lento e crudele per dare spettacolo a Capitol City. Se accettassi, uscirei sano e salvo dall’arena ma prenderei parte ad un colpo di stato. Sento i suoi occhi posati su di me. Capisco ora di essere la sua preda. Il sindaco ha puntato gli occhi su di me.
– A sua disposizione, a patto che lei preservi la mia incolumità all’interno dell’arena – dico, senza neanche esserne molto sicuro. Voglio soltanto uscirne vivo, per il momento. E seguo le mie priorità.
Il suo viso assume un’espressione indecifrabile. Un sorriso maligno al posto delle sottili labbra. La stessa vacua espressione fredda negli occhi.  Mi sto già pentendo.
– Mark, sapevo che avresti fatto la scelta giusta –
Deglutisco, tornando ad essere il ragazzo insicuro di prima, quello della mietitura.
– Cosa devo fare? –
– Ogni cosa a suo tempo. Ti saranno impartite le prime istruzioni sul treno e per il resto, non dovrai fare altro che attendere –
– Chi sa di questo piano? –
– Ooh, si vede che sei ancora inesperto – Una risata appena accennata lo ferma per un secondo, poi continua in tono estremamente serio – Non posso rischiare di far saltare in aria tutto quanto per la stupidità di un ragazzino. Pochi ne sono a conoscenza e tali devono rimanere. Non parlarne con nessuno e soprattutto non con… –
Un suono lo ferma.
– Avvisiamo il sindaco che siamo giunti a destinazione. Si prepari per l’atterraggio –
Guardo verso il finestrino e mi accorgo che effettivamente siamo arrivati alla stazione. Da sotto la gente ci guarda, alcuni bambini indicano l’hovercraft. Riesco a trovare anche Pamela, Lucy e Evelyn che si guardano intorno con aria spazientita. 
Mi rigiro e il sindaco è sparito. Al suo posto, in piedi c’è un pacificatore. Mi fa segno di alzarmi e mi porta alla scaletta per l’atterraggio. Dopodiché afferro la scaletta e la stessa carica di prima mi immobilizza. Scendo praticamente in parte al treno e quando la scaletta abbandona la morsa, io volo per un paio di metri, ma riesco ad atterrare sulle ginocchia.
Prima di entrare, volgo un ultimo saluto al distretto. Tutta le gente ci saluta come se fosse l’ultima volta che ci avrebbe visto. Tutti a parte David. È fermo e mi sorride. Mi fa un cenno con la mano per dirmi arrivederci. Gli rispondo allo stesso modo e, sotto spinta di Pamela, salgo sul treno.
– Forza, forza! Ma si può sapere dove eri finito? Meno male che non sei arrivato in ritardo, ma hai lasciato da sola la povera Evelyn! –
– La principessa se la cava benissimo da sola, direi –
– Amore mio, ero tanto disperata per te. Come avrei fatto senza il mio migliore amico? –
Il suo tono ironico non provoca altro che ilarità, per tutti i presenti. Anche Lucy scoppia in una fragorosa risata; Evelyn sorride alle sue stesse parole.
Pamela conduce noi tre, tributi e mentore, alle nostre camere. La prima è di Lucy, la seconda mia e la terza di Evelyn. Ci comunica che domani mattina avremo il nostro primo incontro per discutere di strategia e che domani pomeriggio arriveremo alla capitale.
Prima di andare a cena, mi ritiro nella mia stanza. Preferisco stare da solo per riflettere.  Appena entrato, un odore nauseabondo arriva a colpirmi nello stomaco. Percorro il piccolo corridoio che porta al bagno e alla camera da letto. In un vaso di cristallo appoggiato sul pavimento, se ne sta immobile una rosa bianca. Emana un particolare candore, una luce propria. È un avvertimento. Snow mi sta già guardando.


SPAZIO AUTORE
Salve a tutti! Questo capitolo devo dire che non mi piace per niente: è stato scritto di fretta e male! Per di più non sono riuscito nemmeno a descrivere come la pensavo veramente e non ho delineato Snow come doveva essere in realtà! Per favore, lasciatemi una recensione al fine di migliorare. Grazie mille a tutti i lettori!
Mason

  
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